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2009 - Cc-Ti

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Il tema<br />

di Alessio Del Grande<br />

lo stato e la crIsI<br />

Il Presidente francese Sarkozy che si fa fotografare mentre<br />

sfoglia “Il Capitale”; il ministro tedesco delle Finanze Peer<br />

Steinbrück, quello che ce l’ha tanto con il fisco svizzero,<br />

che rilancia la teoria marxista quale risposta ai problemi<br />

della globalizzazione; un altro tedesco, il regista Alexander<br />

Kluge, che promette di girare un film sul “Capitale”. Se<br />

la crisi ha tirato fuori dalle soffitte della storia anche il<br />

vecchio Carlo Marx, il vero, grande ritorno è quello dell’economista<br />

John Maynard Keynes, già eletto dal quotidiano<br />

francese Le Figaro, «uomo dell’anno <strong>2009</strong>». Le sue teorie<br />

sul ruolo e il peso dello Stato, come antidoto alla recessione,<br />

sono di nuovo di moda, sebbene alla prova dei fatti,<br />

e dell’economia, si siano dimostrate del tutto inefficaci e<br />

persino controproducenti. Ma oggi tutti invocano Sir John,<br />

tutti si appellano agli interventi dello Stato contro il liberismo<br />

sfrenato che avrebbe portato il mondo intero sull’orlo<br />

del tracollo economico.<br />

Davvero strana questa crisi, inquinata com’è da una componente<br />

ideologica che sembra prevalere nettamente sulle<br />

conseguenze reali del rallentamento economico, sul suo<br />

impatto nella vita di tutti i giorni. In questi ultimi mesi,<br />

a leggere i titoli dei giornali e le analisi di tanti profeti di<br />

sventura, ci sarebbe stato da spararsi già da un pezzo.<br />

Un incessante bombardamento di annunci catastrofici e<br />

allarmi continui: Borse che crollano, consumi ridotti al lumicino,<br />

fallimenti imminenti, disoccupazione galoppante,<br />

soldi che mancano, banche collassate, esportazioni ferme<br />

e patatrac dei mercati. Insomma, la vigilia di una Grande<br />

Depressione. Qualche mese fa, negli USA, epicentro del<br />

terremoto dei subprime, Peggy Noonan, editorialista del<br />

Wall Street Journal, scriveva: “I media americani ci martellano<br />

tutti i giorni con la seconda Grande Depressione:<br />

la chiamano crisi, cataclisma, collasso totale. Ma poi esci<br />

di casa e tutto è identico agli anni scorsi: stessi americani<br />

dall’aspetto affluente, stessi carrelli strapieni, stessa gente<br />

soprappeso”. Una riflessione che vale per ogni Paese dove<br />

il circo mediatico ha drammatizzato e amplificato all’inverosimile<br />

la crisi, deformandone la portata reale e tratteggiando<br />

giorno dopo giorno cupi scenari di fame e miseria.<br />

Il Natale 2008 doveva essere il Natale dello scontento,<br />

del crollo dei consumi, senza soldi per i regali e senza<br />

nemmeno tanta voglia di farne per paura della Depressione<br />

prossima ventura, è stato, invece, una festa come tutti gli<br />

altri anni: carrelli pieni nei supermercati, negozi affollati e<br />

vendite al di sopra delle aspettative. In <strong>Ti</strong>cino, una catena<br />

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