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2009 - Cc-Ti

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Contromano<br />

di Alessio del Grande<br />

contro la recessIone,<br />

BIsoGna usare la leva FIscale<br />

Non sarebbe di certo cascato il mondo se il Parlamento<br />

nel dibattito sui preventivi <strong>2009</strong> avesse approvato la<br />

richiesta della Lega e dell’UDC di anticipare l’entrata in<br />

vigore della nuova legge sulla doppia imposizione delle<br />

imprese. Un rifiuto assai indicativo della cultura fiscalista<br />

che domina la politica di un Cantone dove, a differenza<br />

di altri, ci si appresta a fronteggiare le minacce recessive<br />

aumentando, anziché diminuendo, la pressione dell’erario<br />

su cittadini e imprese. Difatti, sebbene nel preventivo<br />

<strong>2009</strong> sia stato attenuato l’aumento del carico fiscale,<br />

congelando, ad esempio, la progressione a freddo, per i<br />

contribuenti la stangata resta, poiché saranno chiamati a<br />

pagare di più per il valore locativo e per numerose tasse<br />

causali su servizi e concessioni di largo uso. Milioni di<br />

franchi sottratti dai redditi dei cittadini e delle aziende,<br />

diminuendo così la possibilità di spesa, di risparmio e<br />

d’investimento.<br />

Se il <strong>Ti</strong>cino resta immobilizzato nel dogma della “simmetria<br />

dei sacrifici”, gli altri Cantoni proseguono decisi nel<br />

tagliare tasse e imposte. Dai Grigioni ad Uri, da Zurigo a<br />

San Gallo, Appenzello Interno, Giura, Vaud, Friborgo o Nidwaldo,<br />

negli ultimi mesi è stato un rincorrersi nell’alleggerire<br />

le aliquote per persone fisiche e giuridiche. Tagli al<br />

cui confronto gli sgravi proposti mesi fa dalla Lega erano<br />

davvero un’inezia. Davanti a questa agguerrita concorrenza<br />

fiscale il <strong>Ti</strong>cino è rimasto fermo al palo, perdendo<br />

così attrattività per le imprese e sottovalutando il fatto<br />

che da noi il 5% dei contribuenti appena paga il 45%<br />

delle imposte. Si tratta di persone che con molta facilità<br />

potrebbero spostarsi altrove. Dove si pagano meno tasse.<br />

Probabilmente siamo uno dei pochi Paesi al mondo dove<br />

alla crisi si risponde torchiando i cittadini. Negli USA il<br />

nuovo Presidente Obama, tra le altre misure per rilanciare<br />

l’economia, si appresta a varare un gigantesco piano di<br />

sgravi fiscali, mille dollari a famiglia, per quanti guadagnano<br />

meno di 250’000 dollari all’anno. Sconti fiscali su<br />

stipendi, pensioni, utili aziendali reinvestiti, investimenti<br />

e sugli acquisti di beni durevoli sono stati pure previsti<br />

nei pacchetti antirecessivi di molti Paesi.<br />

Nemmeno Berna brilla per la sua strategia fiscale. Anche<br />

un esponente storico del radical liberalismo ticinese come<br />

Pier Felice Barchi, sottolineando recentemente dalle<br />

colonne della Regione, i rischi della “frenesia collettiva”<br />

che invoca l’interventismo pubblico e i pericoli del keynesianismo<br />

di ritorno, ha ricordato che una delle poche<br />

8 <strong>Ti</strong>cino Business<br />

e sicure strade da percorrere per limitare l’impatto della<br />

recessione è quella di un’amnistia fiscale: “A livello federale<br />

è immaginabile – scriveva – una misura anticiclica<br />

che sarebbe certamente efficace: un’amnistia fiscale –<br />

per decreto federale urgente – da attuare senza soverchie<br />

complicazioni burocratiche. Un tale provvedimento<br />

farebbe venire a galla centinaia di milioni di franchi, che<br />

stimolerebbero i consumi e sarebbero immessi nel ciclo<br />

economico della produzione e degli investimenti”. Ma<br />

purtroppo, sottolineava Barchi, l’amnistia fiscale generale<br />

è ancora un tabù, soprattutto per i partiti di sinistra,<br />

secondo cui sarebbe immorale poiché premierebbe chi<br />

evade il fisco. “Spero che i nostri parlamentari a Berna<br />

riprendano quel postulato che il <strong>Ti</strong>cino ha formulato come<br />

iniziativa cantonale, ma rimasta congelata”. È lo stesso<br />

augurio espresso a più riprese da un grande esperto di<br />

questioni tributarie come il professore Marco Bernasconi<br />

che da tempo insiste sulla necessità di un’amnistia fiscale,<br />

considerato anche che sono passati 40 anni dall’ultimo<br />

provvedimento del genere in Svizzera che allora fece<br />

riemergere qualcosa come 11,5 miliardi di franchi. Oggi<br />

si stima che si potrebbero riportare alla luce capitali per<br />

20 miliardi di franchi.<br />

Ma per l’iniziativa promossa dal <strong>Ti</strong>cino ci sono poche<br />

chance. Secondo il Parlamento federale essa è ormai<br />

superata dall’amnistia parziale prevista dalla nuova legge<br />

che dovrebbe entrare in vigore quest’anno. In realtà<br />

si tratta, però, di un mini condono che interessa più gli<br />

aspetti penali individuali, che non quelli di una politica<br />

fiscale di largo respiro.<br />

In mancanza d’altro bisognerà, dunque, accontentarsi<br />

della recente proposta del Consiglio federale di eliminare<br />

gli “oneri fiscali inutili” – uno sgravio da 500 milioni per<br />

le aziende attive in Svizzere, che però non pare piacere<br />

tanto ai Cantoni – e del nuovo regime d’imposizione per i<br />

coniugi: sgravi per le famiglie, che nelle intenzioni di Berna<br />

potranno aumentare le deduzioni per i figli, da 6’100<br />

a 8’000 a franchi, a partire se tutto va bene dall’anno<br />

prossimo. Certo meglio che niente, ma un’amnistia fiscale<br />

generale in questa delicata fase congiunturale avrebbe<br />

tutt’altro impatto sulle famiglie, sulle imprese, ma anche<br />

sulle casse dello Stato, poiché molti contribuenti avrebbero<br />

la possibilità di rimettersi in regola col fisco.

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