2009 - Cc-Ti

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10.06.2013 Views

Strong Opinion di Franco Ambrosetti, Presidente della Cc-Ti 4 Ticino Business Una riforMa per crescere in teMpi di crisi Il bombardamento quotidiano di proclami mediatici concernenti la crisi economica, che investe il mondo intero, non accenna a diminuire così come crescono sensibilmente le preoccupazioni dei vari leader mondiali tesi a tranquillizzare l’opinione pubblica con massicci interventi anticiclici, che non si erano più visti, per tipologia e soprattutto per entità finanziaria, dopo il crollo del ‘29. Pur avendo opinioni a volte discordanti, su un punto concordano la gran parte dei leader politici occidentali, sul fatto cioè che in momenti di crisi come questo si presenta l’occasione di affrontare riforme strutturali che altrimenti sarebbero difficili, se non impossibili. In Svizzera la crisi che ha colpito duramente il comparto finanziario si sta estendendo all’economia reale come mostrano i recenti dati negativi delle esportazioni. Il Consiglio federale sta intervenendo in modo che ci sembra appropriato. Il Cantone, dal canto suo, ha in cantiere tutta una serie di misure che a breve verranno illustrate nella loro completezza. Sappiamo bene che il margine di manovra di una piccola Repubblica come la nostra è alquanto limitato in rapporto alle autonomie che le sono concesse e a causa del pesante indebitamento che ci trasciniamo. Tuttavia c’è spazio per intervenire su consumo e investimenti e forse anche per agire su un raggio più ampio. Mi spiego meglio. Tra i problemi più gravi e più complessi che affliggono gli Stati occidentali è prioritario il finanziamento di AVS e casse pensioni. La discussione sull’allungamento dell’età pensionabile è delicata e trova molti ostacoli, non solo ideologici. Probabilmente la soluzione potrebbe essere quella di un pensionamento flessibile, tra i 60 e i 67 anni, con modalità da studiare. Non è semplicissimo dal profilo finanziario, ma un pensionamento à la carte risolverebbe molti problemi. Si tratta però di materia di competenza federale che esce dalle nostre competenze. A livello cantonale la questione potrebbe essere affrontata iniziando dall’altro capo del problema, quello delle nascite. Uno dei motivi principali per cui oggi si fanno meno figli è che le donne sono costrette a scegliere tra carriera e maternità. Finché il mondo economico non risolve questo dilemma non c’è una vera parità di diritti tra uomo e donna. A poco serve la parità di salari se poi, una volta messi al mondo i bambini, si rinuncia al lavoro perché non c’è nessuno che li accudirebbe fino all’età pre-scolastica. La soluzione sta nella creazione di asili nido gratuiti vicini agli agglomerati in cui si concentrano le aziende. Si potrebbe applicare lo stesso sistema introdotto a suo tempo per la creazione di centri per apprendisti costituiti con finanziamenti statali parziali. Un asilo nido non è un grande costo per le aziende. Le imprese medie e medio-grandi avranno interesse ad allestirli all’interno dei propri spazi, quelle piccole potranno consorziarsi per avere la massa critica necessaria. Lo Stato parteciperebbe sia al finanziamento della struttura o della gestione o di entrambe le cose. Insomma, un’idea da sviluppare che offrirebbe alla donna la possibilità di non dover scegliere tra lavoro e maternità, e alle aziende il modo per non perdere quelle valide collaboratrici che oggi escono forzatamente dal circuito lavorativo. Tanta conoscenza e competenze specifiche vanno perse in questa maniera. Il recupero di manodopera femminile qualificata è inoltre una misura anticiclica strutturale e di largo respiro perché è produttiva, essendo il PIL composto in massima parte di lavoro. È difficile trovare un provvedimento strategico che contribuisca alla soluzione parziale di ben tre problematiche in contemporanea: quella dei diritti delle donne, quella delle nascite in calo e quella del finanziamento degli istituti pensionistici: con evidenti vantaggi per la crescita economica, sociale, culturale del Paese e costi contenuti. Il Ticino, che a volte, nel bene e nel male, fa da rompighiaccio a livello nazionale (legge antifumo, socialità sviluppatissima, sensibilità ecologica e così via) avrebbe la possibilità di profilarsi, ancora una volta, come promotore di un’idea innovativa che servirebbe a prendere quattro piccioni con una fava: diritti femminili, più nascite, mezzi finanziari per AVS e crescita economica sul lungo periodo.

Fonte di energia L’acqua, indispensabile alla vita, è inoltre una preziosa fonte di energia. Stoccata nei bacini di accumulazione permette di produrre elettricità, a seconda del bisogno. Altre fonti rinnovabili di produzione sono gli impianti solari, quelli geotermici, l’energia eolica e la biomassa. In una società sempre più ingorda di elettricità, il consumo razionale si impone quale una delle principali fonti di risparmio energetico. Per il bene di tutti, ambiente compreso! LUCE ALLE IDEE 5

Strong Opinion<br />

di Franco Ambrosetti, Presidente della <strong>Cc</strong>-<strong>Ti</strong><br />

4 <strong>Ti</strong>cino Business<br />

Una riforMa per crescere<br />

in teMpi di crisi<br />

Il bombardamento quotidiano di proclami<br />

mediatici concernenti la crisi economica, che<br />

investe il mondo intero, non accenna a diminuire<br />

così come crescono sensibilmente le<br />

preoccupazioni dei vari leader mondiali tesi<br />

a tranquillizzare l’opinione pubblica con massicci<br />

interventi anticiclici, che non si erano<br />

più visti, per tipologia e soprattutto per entità<br />

finanziaria, dopo il crollo del ‘29.<br />

Pur avendo opinioni a volte discordanti, su un<br />

punto concordano la gran parte dei leader politici<br />

occidentali, sul fatto cioè che in momenti<br />

di crisi come questo si presenta l’occasione<br />

di affrontare riforme strutturali che altrimenti<br />

sarebbero difficili, se non impossibili.<br />

In Svizzera la crisi che ha colpito duramente<br />

il comparto finanziario si sta estendendo<br />

all’economia reale come mostrano i recenti<br />

dati negativi delle esportazioni. Il Consiglio<br />

federale sta intervenendo in modo che ci<br />

sembra appropriato. Il Cantone, dal canto<br />

suo, ha in cantiere tutta una serie di misure<br />

che a breve verranno illustrate nella loro completezza.<br />

Sappiamo bene che il margine di<br />

manovra di una piccola Repubblica come la<br />

nostra è alquanto limitato in rapporto alle autonomie<br />

che le sono concesse e a causa del<br />

pesante indebitamento che ci trasciniamo.<br />

Tuttavia c’è spazio per intervenire su consumo<br />

e investimenti e forse anche per agire su<br />

un raggio più ampio. Mi spiego meglio.<br />

Tra i problemi più gravi e più complessi che<br />

affliggono gli Stati occidentali è prioritario il<br />

finanziamento di AVS e casse pensioni. La<br />

discussione sull’allungamento dell’età pensionabile<br />

è delicata e trova molti ostacoli, non<br />

solo ideologici. Probabilmente la soluzione<br />

potrebbe essere quella di un pensionamento<br />

flessibile, tra i 60 e i 67 anni, con modalità<br />

da studiare. Non è semplicissimo dal profilo<br />

finanziario, ma un pensionamento à la carte<br />

risolverebbe molti problemi. Si tratta però<br />

di materia di competenza federale che esce<br />

dalle nostre competenze. A livello cantonale<br />

la questione potrebbe essere affrontata iniziando<br />

dall’altro capo del problema, quello<br />

delle nascite. Uno dei motivi principali per<br />

cui oggi si fanno meno figli è che le donne<br />

sono costrette a scegliere tra carriera e<br />

maternità. Finché il mondo economico non<br />

risolve questo dilemma non c’è una vera parità<br />

di diritti tra uomo e donna. A poco serve<br />

la parità di salari se poi, una volta messi al<br />

mondo i bambini, si rinuncia al lavoro perché<br />

non c’è nessuno che li accudirebbe fino<br />

all’età pre-scolastica. La soluzione sta nella<br />

creazione di asili nido gratuiti vicini agli agglomerati<br />

in cui si concentrano le aziende. Si<br />

potrebbe applicare lo stesso sistema introdotto<br />

a suo tempo per la creazione di centri<br />

per apprendisti costituiti con finanziamenti<br />

statali parziali. Un asilo nido non è un grande<br />

costo per le aziende. Le imprese medie e<br />

medio-grandi avranno interesse ad allestirli<br />

all’interno dei propri spazi, quelle piccole potranno<br />

consorziarsi per avere la massa critica<br />

necessaria. Lo Stato parteciperebbe sia al finanziamento<br />

della struttura o della gestione<br />

o di entrambe le cose. Insomma, un’idea<br />

da sviluppare che offrirebbe alla donna la<br />

possibilità di non dover scegliere tra lavoro<br />

e maternità, e alle aziende il modo per non<br />

perdere quelle valide collaboratrici che oggi<br />

escono forzatamente dal circuito lavorativo.<br />

Tanta conoscenza e competenze specifiche<br />

vanno perse in questa maniera. Il recupero di<br />

manodopera femminile qualificata è inoltre<br />

una misura anticiclica strutturale e di largo<br />

respiro perché è produttiva, essendo il PIL<br />

composto in massima parte di lavoro. È difficile<br />

trovare un provvedimento strategico che<br />

contribuisca alla soluzione parziale di ben tre<br />

problematiche in contemporanea: quella dei<br />

diritti delle donne, quella delle nascite in calo<br />

e quella del finanziamento degli istituti pensionistici:<br />

con evidenti vantaggi per la crescita<br />

economica, sociale, culturale del Paese e<br />

costi contenuti.<br />

Il <strong>Ti</strong>cino, che a volte, nel bene e nel male,<br />

fa da rompighiaccio a livello nazionale (legge<br />

antifumo, socialità sviluppatissima, sensibilità<br />

ecologica e così via) avrebbe la possibilità<br />

di profilarsi, ancora una volta, come promotore<br />

di un’idea innovativa che servirebbe a<br />

prendere quattro piccioni con una fava: diritti<br />

femminili, più nascite, mezzi finanziari per<br />

AVS e crescita economica sul lungo periodo.

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