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2009 - Cc-Ti

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Ospite<br />

Intervista di Lisa Pantini con il Professor Rico Maggi, Vice-Decano Facoltà di Scienze Economiche, Università della Svizzera Italiana –<br />

Lugano, e Direttore dell’IRE – Istituto Ricerche Economiche<br />

12 <strong>Ti</strong>cino Business<br />

Per la cresciTa le chiusure<br />

sono seMPre un rischio<br />

Il protezionismo visto da Rico Maggi<br />

In tutta Europa e persino negli USA è riemersa<br />

forte la voglia di protezionismo: rischio o<br />

legittima difesa delle economie nazionali?<br />

“Per fortuna il protezionismo non sembra<br />

davvero riprendere forza, salvo eccezioni<br />

come per l’acciaio negli USA. Ma sono<br />

esattamente gli Stati Uniti che non possono<br />

permettersi davvero un protezionismo visto<br />

la loro dipendenza dalla Cina. Per il resto, il<br />

protezionismo è una politica ingenua con un<br />

orizzonte temporale breve perché non considera<br />

le ritorsioni degli altri Paesi. Serve per<br />

guadagnare popolarità tra il proprio elettorato<br />

oggi e diminuisce il benessere domani. Se<br />

tutti proteggono i loro mercati, tutti importano<br />

di meno e dunque crollano le esportazioni.<br />

Il rischio di prolungare la crisi e grande”.<br />

Con la crisi hanno ripreso vigore statalismo e<br />

nazionalismo, sono fenomeni reattivi momentanei<br />

o si è innescata una nuova tendenza?<br />

“Un parere sul nazionalismo lo lascio a chi<br />

è qualificato. Per quanto riguarda lo statalismo,<br />

gli ultimi decenni, contraddistinti da<br />

un aumento del benessere in tutto il mondo<br />

dovuto a liberalizzazione e globalizzazione,<br />

hanno cambiato il ruolo dello Stato. La<br />

politica si è spostata dalla macroeconomia<br />

verso la microeconomia, cioè la regolamentazione<br />

dei mercati e la ridistribuzione delle<br />

ricchezze aumentate. Ora, con la crisi tornano<br />

i tempi della macroeconomia. Il pericolo<br />

è che i debiti accumulati con la politica di<br />

salvataggio attuale prolunghino la crisi, creino<br />

nuovi interventi e così inneschino una spirale<br />

negativa di peggioramento economico e<br />

statalismo – un coppia purtroppo classica”.<br />

Rico Maggi<br />

In una fase recessiva come quella che stiamo<br />

vivendo come conciliare l'esigenza di tutelare<br />

in qualche modo le economie nazionali<br />

con la difesa del commercio e degli scambi<br />

internazionali?<br />

“Come Paese piccolo con un’economia basata<br />

sulle esportazioni c’è poca scelta: rimanere<br />

competitivi con una politica fiscale<br />

adeguata e una politica monetaria prudente.<br />

Si deve dunque insistere sullo commercio<br />

estero libero e allo stesso tempo partecipare<br />

in modo attivo e critico alla regolamentazione<br />

della mobilità internazionale dei capitali”.<br />

Alcuni sostengono che si sia ormai avviato<br />

un processo di deglobalizzazione, la ritiene<br />

un'ipotesi verosimile?<br />

“Penso proprio di no. La crisi attuale spinge<br />

tutte le economie competitive a sfruttare<br />

ancora di più il fatto di essere competitive,<br />

cercando nuovi mercati, e ottimizzando la<br />

produzione”.

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