2009 - Cc-Ti
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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Valentino Benicchio, imprenditore, CEO dell’azienda Royal Tag SA e Presidente PLR distretto Lugano Valentino Benicchio la crisi, l’econoMia Ticinese e il ruolo di un MercaTo aPerTo Il protezionismo visto da Valentino Benicchio In Ticino da tempo ormai, ma soprattutto più recentemente sotto i colpi della crisi, si manifestano tentazioni e appelli al protezionismo, per tutelare l'economia cantonale. Come giudica questo fenomeno? “Si tratta di un fenomeno assolutamente comprensibile. Nei momenti di difficoltà economica è normale che ci sia un moto di chiusura per difendere le proprie posizioni. Di fatto è però un atteggiamento controproducente, dato che frena quello che è l’elemento essenziale per poter misurarsi in un mercato che ormai è sempre più aperto – a beneficio dei consumatori, non dimentichiamolo – che è lo spirito di competizione, quello spirito che porta a rimettersi costantemente in gioco, sviluppando innovazioni che permettono di rimanere con successo sul mercato”. In che modo e in che misura si può sostenere l'economia cantonale senza chiusure commerciali o per il mercato del lavoro? “Rendendo maggiormente attrattivo l’insediamento e il mantenimento di attività imprenditoriali nel nostro cantone. Le famose «condizioni quadro» che dobbiamo mantenere competitive considerata la concorrenza territoriale sempre più aspra, sia a livello internazionale, ma anche a livello intercantonale. Ad esempio l’abbassamento del carico fiscale 10 Ticino Business per le imprese previsto nell’ambito delle misure anticrisi dovrebbe essere definitivo e non provvisorio come attualmente previsto. Gli imprenditori cercano condizioni chiare e durature nel tempo. Con il fisco ballerino non si migliora la competitività del nostro Cantone”. La concorrenza commerciale e quella dei «padroncini» italiani non possono rappresentare sul lungo termine una concorrenza pericolosa per la nostra economia? “Sul lungo termine sono convinto che ci sarà un maggior equilibrio tra i due lati della frontiera, per cui in realtà, ribaltando i termini della questione, ritengo si possa anche trattare di un’opportunità per i «padroncini» svizzeri che hanno accesso estremamente facilitato ad un mercato, quello delle province a noi vicine, molto interessante da un punto di vista di cifre e di ricchezza. Non dobbiamo dimenticare che per un indipendente svizzero è molto facile lavorare in Italia fino a 90 giorni all’anno, esattamente come lo è per gli italiani in Svizzera. Per agevolare gli artigiani svizzeri, soprattutto nel corto termine, si potrebbe valutare la creazione di un supporto strutturato, che dia tutte le informazioni necessarie (formulari, IVA, esportazione attrezzatura di lavoro, ecc.) ma che possa anche fornire magari qualche dritta su come muoversi su un mercato che comunque conosce logiche diverse”. Dalla sua esperienza d'imprenditore a cavallo tra Ticino e Italia, che insegnamenti trarre? “Il Ticino ce l’ho nel cuore. La scelta di realizzare un nuovo progetto industriale – che comporta investimenti importanti e la creazione di una quindicina di posti di lavoro qualificati – è però legato anche al fatto che il Ticino offre delle ottime condizioni per attività ad alto valore aggiunto. Non è stato d’altronde nemmeno molto difficile convincere i miei partner italiani, che sono anche azionisti – imprenditori, sull’opportunità di insediare in Ticino l’attività. È chiaro che però dovrò costantemente dimostrare che la scelta è stata quella giusta …”

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