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2009 - Cc-Ti

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Editoriale<br />

di Luca Albertoni, Direttore della <strong>Cc</strong>-<strong>Ti</strong><br />

6 <strong>Ti</strong>cino Business<br />

Novità e vecchie abitudiNi<br />

Sulla copertina di <strong>Ti</strong>cino Business di questo<br />

mese campeggia il nuovo logo della <strong>Cc</strong>-<strong>Ti</strong>,<br />

che dalle prossime settimane identificherà<br />

la nostra associazione, speriamo per lungo<br />

tempo. Come sempre, operazioni del genere<br />

necessitano di un certo lasso di tempo per<br />

essere “digerite”, ma siamo convinti che l’aggiornamento<br />

del glorioso “marchio” utilizzato<br />

dall’inizio degli anni novanta sia un ulteriore<br />

importante tassello nell’ottica di un adattamento<br />

della <strong>Cc</strong>-<strong>Ti</strong> alle più moderne forme e<br />

strategie di comunicazione. Per coerenza con<br />

l’acronimo in vigore dalla fine del 2007, ossia<br />

<strong>Cc</strong>-<strong>Ti</strong> al posto di <strong>Cc</strong>ia-<strong>Ti</strong>, anche gli indirizzi<br />

del sito internet e della nostra posta elettronica<br />

sono stati adattati, per cui www.cc-ti.ch e<br />

info@cc-ti.ch saranno i nuovi punti di riferimento.<br />

Per facilitare il periodo transitorio,<br />

resteranno comunque ancora attivi per qualche<br />

tempo anche i “vecchi” indirizzi elettronici.<br />

Questa novità accompagna anche una<br />

scelta di tipo redazionale della nostra rivista,<br />

che intende in futuro dare maggiore spazio ad<br />

esempi positivi di aziende che si battono ed<br />

ottengono buoni risultati anche in momenti<br />

difficili. Già la rubrica “Vita dei soci” costituisce<br />

una vetrina interessante, ma riteniamo doveroso<br />

consacrare ulteriore spazio a chi lavora<br />

alacremente, malgrado il pessimismo dilagante.<br />

Ovviamente le aziende sono molte e gli<br />

spazi a disposizione limitati, per cui si tratta<br />

di presentare situazioni che possano essere<br />

rappresentative di diverse realtà aziendali,<br />

senza la pretesa di essere esaustivi. Comunque,<br />

per chi volesse mettersi a disposizione<br />

per una testimonianza positiva, le porte sono<br />

spalancate.<br />

Dopo questa doverosa introduzione un po’ auto-celebrativa<br />

e concernente novità a nostro<br />

avviso stimolanti, è purtroppo inevitabile fare<br />

riferimento anche ad alcune cattive abitudini,<br />

che periodicamente tornano a fare capolino<br />

nella discussione politica ticinese. Una cattiva<br />

abitudine è quella trita e ritrita di sparare<br />

su ogni atto volto ad alleggerire la pressione<br />

fiscale sulle aziende. L’altra cattiva abitudine<br />

è quella di gridare al lupo prima ancora che<br />

esso sia stato avvistato, anche solo in lontananza.<br />

Basti pensare al grande e forse eccessivo<br />

risalto dato alle presunte irregolarità sui<br />

cantieri ticinesi e al lavoro nero.<br />

Sulla questione fiscale, ci troveremo presumibilmente<br />

a dover combattere un referendum<br />

contro la diminuzione di mezzo punto<br />

percentuale dell’imposizione dell’utile aziendale,<br />

previsto dal Consiglio di Stato nella serie<br />

di misure pensate per affrontare l’attuale e<br />

futura difficile situazione congiunturale. La<br />

posizione della <strong>Cc</strong>-<strong>Ti</strong> è già stata chiaramente<br />

espressa nei mesi passati e non occorre ripeterla<br />

più di tanto. È una misura le cui ricadute<br />

effettive devono reggere alla prova dei fatti,<br />

ma va comunque sostenuta, soprattutto perché<br />

chi la contesta si sbilancia in affermazioni<br />

inaccettabili, secondo cui che le aziende contribuirebbero<br />

sempre meno al finanziamento<br />

della spesa pubblica. Quindi andrebbero tassate<br />

maggiormente. Di fronte ad argomenti<br />

del genere è persino superfluo sottolineare chi<br />

crea ricchezza, paga imposte e balzelli vari,<br />

versa salari a loro volta soggetti ad imposta,<br />

ecc.. Certo è che battaglieremo fino in fondo<br />

per difendere non solo lo sgravio fiscale, ma<br />

anche e soprattutto la dignità delle aziende,<br />

che con la loro operosità tengono in piedi un<br />

sistema che andrebbe urgentemente rivisto e<br />

modernizzato.<br />

La seconda vecchia abitudine ha portato a dare<br />

per certe pesanti irregolarità sui cantieri ticinesi<br />

(inceneritore di Giubiasco e Alptransit),<br />

prima ancora delle verifiche su effettive violazioni.<br />

Nessuno mette in dubbio la necessità di<br />

controlli severi ed efficaci, che del resto vanno<br />

anche a favore della stragrande maggioranza<br />

delle aziende che lavorano onestamente e<br />

che sono quindi minacciate da una pericolosa<br />

concorrenza sleale. Ma proprio per questo<br />

non sono accettabili messaggi fuorvianti che<br />

inducono a credere che tutte le imprese agiscano<br />

furbescamente ed in palese contrasto<br />

con le norme esistenti, perché questa non è la<br />

realtà. Anche la statistica sul lavoro nero pubblicata<br />

qualche settimana fa a livello federale<br />

non chiarisce nulla, al di là delle cifre sparate<br />

nei media. Dai dati sembra emergere una situazione<br />

di lavoro nero diffusissimo e ormai<br />

sistematico, quando sappiamo bene che sono<br />

troppo diversi i sistemi di controllo nei vari<br />

Cantoni, per cui non è possibile stabilire una<br />

tendenza generale credibile. Inoltre, le recenti<br />

modifiche legislative richiedono un tempo<br />

d’adattamento e la chiara distinzione fra le<br />

violazioni vere e proprie e quelle commesse<br />

involontariamente proprio perché il nuovo sistema<br />

non è ancora stato assimilato. Ma forse<br />

è chiedere troppo ed è per questo che siamo<br />

costantemente in prima linea per difendere i<br />

diritti dei nostri associati.

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