2009 - Cc-Ti

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10.06.2013 Views

Strong Opinion di Franco Ambrosetti, Presidente della Cc-Ti 4 Ticino Business Nebbia meNo fitta? La buona notizia è che le previsioni economiche, tra apocalittiche e catastrofiche quali erano solo qualche settimana fa, sono ora assestate tra il dramma e l’incertezza con qualche punta di leggero ottimismo. L’incertezza, che dovrebbe essere d’obbligo quando si parla del futuro, è il primo sintomo che qualcosa sta migliorando per cui fare previsioni più nere del buio galattico, diviene rischioso per la reputazione dei professionisti del disfattismo. Leggo titoli come “il peggio è passato”, “le borse hanno toccato il fondo”, sento dichiarazioni del tipo “non siamo fuori, ma va meglio”, “il peggioramento rallenta”, insomma la certezza (e beato chi ce l’ha) che il mondo economico stesse crollando è ora sostituita da una sensazione di vaghezza, di dubbio, di incertezza, appunto, sul divenire della nostra economia. Alcune grandezze economiche sostengono questa ipotesi: l’inflazione bassa, tassi d’interesse pure, alcune banche, stabilizzate, fanno utili. Svariati settori vanno ancora bene (food, pharma) pur guadagnando meno, altri si stanno consolidando come Fiat- Chrysler, segno tipico di reazione che i più astuti e capaci colgono con tempismo per affrontare crisi sistemiche come quella dell’auto che per troppi anni ha prodotto in esubero. Tuttavia, le borse sono traballanti e una ripresa dei valori azionari sarà piuttosto a forma di W che V. Una prima conclusione, pur affrettata che possa sembrare, è che a forza di gridare al lupo, questo, terrorizzato, non si è fatto vedere. Ciò è positivo da un lato, negativo però se si calcolasse il costo provocato dalla perdita di fiducia dei consumatori per effetto degli strilli. So di ripetermi, ma è ormai assodato che a smerciare scenari apocalittici si fanno ben più affari che a proporre la felicità, come insegna Vanna Marchi. Le cassandre non finiscono mai in prigione, alla peggio diventano iettatori, mentre chi vende miracoli, che hanno le stesse probabilità di realizzarsi delle profezie di Nostradamus, non rischiano di fare la fine di Cagliostro. Siamo una strana società che crede nelle lozioni per far crescere i capelli, alle mirabolanti qualità delle creme anticellulite, al 13 che porta sfortuna, alle virtù miracolose della papaya al mattino per cui non c’è da stupirsi che continuino ad esistere, anche nel terzo millennio, personaggi come Madoff (che ha truffato 40 miliardi di dollari) o più semplicemente funzionari di banca che ti promettono la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Ci sarebbe da fare qualche seria riflessione su questo stato di cose! La brevità della memoria finanziaria, la dabbenaggine e un po’ di nichilismo sono gli ingredienti essenziali del cocktail esplosivo che predispone l’animo umano alla bidonata. Tornando a noi, constatiamo che attualmente stiamo vivendo una recessione, una di quelle toste, che durano più a lungo, ma pur sempre recessione. Dato che nessuno ha sganciato ordigni atomici per distruggere l’economia e bombardamenti di meteoriti non se ne sono visti, c’è da presumere che lo sconquasso regalatoci nostro malgrado dal mondo finanziario resti prevalentemente a casa loro, pur avendo conseguenze pesanti per l’economia reale; che per ora procede combattendo e districandosi dalla palude delle strette creditizie (che non ha provocato) in attesa che la nebulosa che ci sovrasta, quella finanziaria, si consolidi o svanisca. A breve, penso, assisteremo a timide riprese, a crescite contenute probabilmente dal 2010 in poi. A lungo termine vedremo cosa ci riserva l’onda lunga della crisi finanziaria, le cui conseguenze essendo imprevedibili potrebbero variare fra iperinflazione e depressione (come dire puoi scegliere tra la purga e le formiche fritte) o solo un ulteriore rallentamento. Sarà uno tsunami, un’onda gigantesca o una serie di cavalloni che tanto deliziano i surfisti? Chi può dirlo! Una cosa è certa: da questo marasma della finanza usciremo diversi. Il mondo non sarà più quello di prima, nel bene e nel male; gli interventi statali faticheranno a far retromarcia, i moralisti di mestiere, che sono anche peggio dei nichilisti, già si attivano per imporre nuove, severe e inderogabili regole che ripuliscano il sudiciume che insozza il mondo della finanza. Dimenticando, purtroppo che questa crisi non è nata per mancanza di regole, ma per il fallimento clamoroso e indecente di un intero sistema preposto al loro controllo. Quando una banca svizzera usa una sua struttura preposta all’investment banking per fare private banking negli USA invitando i clienti a frodare il fisco, le regole che c’erano, le ha non solo ignorate ma calpestate con una buona dose di spocchia e strafottenza. E il conto, prima o poi, lo pagheremo, noi cittadini. Ciò di cui abbiamo bisogno è un sistema di controllo che vigili e sanzioni, l’opposto quindi di ciò che la Commissione federale delle banche (CFB), ha fatto per anni usando il suo potere, per colpire i ladri di polli, mentre gli elefanti distruggevano il villaggio della finanza svizzera. Chi vivrà, vedrà, si suol dire. Una frase da grulli perché è ovvio che i morti vedano malissimo. È il “cosa” vedremo di questo nuovo mondo che mi preoccupa. Einstein diceva che non si può risolvere un problema con il modo di pensare di chi il problema l’ha creato. A me pare che nella finanza e dintorni, pochi sono quelli che dopo aver causato la rovina del sistema se ne sono andati. Certo, licenziare l’esercito che ha perso la guerra, non è molto saggio. Ma sostituire le teste pensanti invece sì. Non mi pare che ciò avvenga nella dimensione opportuna. Voi siete tranquilli?

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Strong Opinion<br />

di Franco Ambrosetti, Presidente della <strong>Cc</strong>-<strong>Ti</strong><br />

4 <strong>Ti</strong>cino Business<br />

Nebbia meNo fitta?<br />

La buona notizia è che le previsioni economiche,<br />

tra apocalittiche e catastrofiche quali erano solo<br />

qualche settimana fa, sono ora assestate tra<br />

il dramma e l’incertezza con qualche punta di<br />

leggero ottimismo. L’incertezza, che dovrebbe<br />

essere d’obbligo quando si parla del futuro, è<br />

il primo sintomo che qualcosa sta migliorando<br />

per cui fare previsioni più nere del buio galattico,<br />

diviene rischioso per la reputazione dei<br />

professionisti del disfattismo. Leggo titoli come<br />

“il peggio è passato”, “le borse hanno toccato<br />

il fondo”, sento dichiarazioni del tipo “non<br />

siamo fuori, ma va meglio”, “il peggioramento<br />

rallenta”, insomma la certezza (e beato chi ce<br />

l’ha) che il mondo economico stesse crollando<br />

è ora sostituita da una sensazione di vaghezza,<br />

di dubbio, di incertezza, appunto, sul divenire<br />

della nostra economia. Alcune grandezze economiche<br />

sostengono questa ipotesi: l’inflazione<br />

bassa, tassi d’interesse pure, alcune banche,<br />

stabilizzate, fanno utili. Svariati settori vanno<br />

ancora bene (food, pharma) pur guadagnando<br />

meno, altri si stanno consolidando come Fiat-<br />

Chrysler, segno tipico di reazione che i più astuti<br />

e capaci colgono con tempismo per affrontare<br />

crisi sistemiche come quella dell’auto che per<br />

troppi anni ha prodotto in esubero. Tuttavia,<br />

le borse sono traballanti e una ripresa dei valori<br />

azionari sarà piuttosto a forma di W che<br />

V. Una prima conclusione, pur affrettata che<br />

possa sembrare, è che a forza di gridare al lupo,<br />

questo, terrorizzato, non si è fatto vedere. Ciò è<br />

positivo da un lato, negativo però se si calcolasse<br />

il costo provocato dalla perdita di fiducia dei<br />

consumatori per effetto degli strilli.<br />

So di ripetermi, ma è ormai assodato che a<br />

smerciare scenari apocalittici si fanno ben più<br />

affari che a proporre la felicità, come insegna<br />

Vanna Marchi. Le cassandre non finiscono mai<br />

in prigione, alla peggio diventano iettatori, mentre<br />

chi vende miracoli, che hanno le stesse probabilità<br />

di realizzarsi delle profezie di Nostradamus,<br />

non rischiano di fare la fine di Cagliostro.<br />

Siamo una strana società che crede nelle lozioni<br />

per far crescere i capelli, alle mirabolanti qualità<br />

delle creme anticellulite, al 13 che porta sfortuna,<br />

alle virtù miracolose della papaya al mattino<br />

per cui non c’è da stupirsi che continuino ad<br />

esistere, anche nel terzo millennio, personaggi<br />

come Madoff (che ha truffato 40 miliardi di dollari)<br />

o più semplicemente funzionari di banca<br />

che ti promettono la moltiplicazione dei pani e<br />

dei pesci. Ci sarebbe da fare qualche seria riflessione<br />

su questo stato di cose! La brevità della<br />

memoria finanziaria, la dabbenaggine e un po’<br />

di nichilismo sono gli ingredienti essenziali del<br />

cocktail esplosivo che predispone l’animo umano<br />

alla bidonata. Tornando a noi, constatiamo<br />

che attualmente stiamo vivendo una recessione,<br />

una di quelle toste, che durano più a lungo, ma<br />

pur sempre recessione. Dato che nessuno ha<br />

sganciato ordigni atomici per distruggere l’economia<br />

e bombardamenti di meteoriti non se ne<br />

sono visti, c’è da presumere che lo sconquasso<br />

regalatoci nostro malgrado dal mondo finanziario<br />

resti prevalentemente a casa loro, pur avendo<br />

conseguenze pesanti per l’economia reale; che<br />

per ora procede combattendo e districandosi<br />

dalla palude delle strette creditizie (che non ha<br />

provocato) in attesa che la nebulosa che ci sovrasta,<br />

quella finanziaria, si consolidi o svanisca.<br />

A breve, penso, assisteremo a timide riprese, a<br />

crescite contenute probabilmente dal 2010 in<br />

poi. A lungo termine vedremo cosa ci riserva<br />

l’onda lunga della crisi finanziaria, le cui conseguenze<br />

essendo imprevedibili potrebbero variare<br />

fra iperinflazione e depressione (come dire puoi<br />

scegliere tra la purga e le formiche fritte) o solo<br />

un ulteriore rallentamento. Sarà uno tsunami,<br />

un’onda gigantesca o una serie di cavalloni che<br />

tanto deliziano i surfisti? Chi può dirlo! Una cosa<br />

è certa: da questo marasma della finanza usciremo<br />

diversi. Il mondo non sarà più quello di<br />

prima, nel bene e nel male; gli interventi statali<br />

faticheranno a far retromarcia, i moralisti di mestiere,<br />

che sono anche peggio dei nichilisti, già si<br />

attivano per imporre nuove, severe e inderogabili<br />

regole che ripuliscano il sudiciume che insozza il<br />

mondo della finanza. Dimenticando, purtroppo<br />

che questa crisi non è nata per mancanza di regole,<br />

ma per il fallimento clamoroso e indecente<br />

di un intero sistema preposto al loro controllo.<br />

Quando una banca svizzera usa una sua struttura<br />

preposta all’investment banking per fare<br />

private banking negli USA invitando i clienti a<br />

frodare il fisco, le regole che c’erano, le ha non<br />

solo ignorate ma calpestate con una buona dose<br />

di spocchia e strafottenza. E il conto, prima o<br />

poi, lo pagheremo, noi cittadini.<br />

Ciò di cui abbiamo bisogno è un sistema di controllo<br />

che vigili e sanzioni, l’opposto quindi di<br />

ciò che la Commissione federale delle banche<br />

(CFB), ha fatto per anni usando il suo potere,<br />

per colpire i ladri di polli, mentre gli elefanti<br />

distruggevano il villaggio della finanza svizzera.<br />

Chi vivrà, vedrà, si suol dire. Una frase da grulli<br />

perché è ovvio che i morti vedano malissimo. È<br />

il “cosa” vedremo di questo nuovo mondo che<br />

mi preoccupa. Einstein diceva che non si può<br />

risolvere un problema con il modo di pensare di<br />

chi il problema l’ha creato. A me pare che nella<br />

finanza e dintorni, pochi sono quelli che dopo<br />

aver causato la rovina del sistema se ne sono<br />

andati. Certo, licenziare l’esercito che ha perso<br />

la guerra, non è molto saggio. Ma sostituire le<br />

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