2009 - Cc-Ti

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10.06.2013 Views

Attualita` di Daniela Lepori, Avenir Suisse Daniela Lepori 24 Ticino Business Generazione Di “precari”: per ora SoLo un fenomeno meDiatico? Sito della ditta X: „nessun posto vacante“. Telefonata presso l’azienda Y “al momento siamo al completo”. Risposta alla candidatura presso l’impresa Z “non abbiamo posizioni aperte”. La crisi economica tocca anche il singolo individuo alla ricerca di un impiego. Al giovane digiuno d’esperienza non resta quindi che buttarsi alla ricerca di stages che soprattutto in questo momento sembrano avere la meglio sui posti fissi e così entrare a far parte a pieno titolo della “Generation Praktikum”, “generazione 1000” oppure “genération précaire”? Ma si può veramente parlare di un’intera generazione di eterni precari che alla soglia dei 30 anni percepisce, se tutto va bene, l’equivalente di 1000 euro al mese? Nei media sentiamo e leggiamo spesso notizie che riportano come il mondo del lavoro sia diventato paurosamente più flessibile e che essere giovane e laureato faccia quasi sempre rima con precariato. Stando ai dati di Eurostat riferiti al 2007 riguardanti l’intera popolazione attiva, circa un terzo degli spagnoli ha firmato un contratto a tempo determinato, mentre in Italia, Francia e Germania il numero di “precari” oscilla intorno al 13/14%. Invece secondo la Rilevazione sulle forze di lavoro in Svizzera (RIFOS) nel 2008 poco più dell’8% degli elvetici era sotto contratto a tempo determinato. Si può quindi constatare anche in Svizzera un trend di “generazione stages” tra i nostri neolaureati o è solo una percezione mediatica? Andando a leggere le cifre del lavoro a tempo determinato tra i giovani, secondo l’Ufficio Federale di Statistica negli ultimi 15 anni non è stato riscontrata una vera e propria tendenza in questa direzione: i neolaureati che occupavano un posto di lavoro a tempo determinato oscillavano infatti tra l’11 e il 15%. Queste cifre includono però anche i diplomati in diritto che per ottenere la patente di avvocato sono obbligati a svolgere un periodo di praticantato. Se si tralasciassero i giuristi si arriverebbe pertanto ad una cifra tra il poco meno del 6 fino all’8% di stagisti. I laureati più colpiti dalla “praticantite” si sono per lo più formati nelle branche umanistiche e sociali, hanno cioè optato per una materia generalista che normalmente ha meno applicazioni pratiche di altre. D’altra parte se si volesse invece analizzare la quantità di posti di stages offerti mancano totalmente le cifre e spesso i giornalisti elvetici che hanno voluto puntare il dito verso una società che sforna precari si sono basati sulle cifre di praticanti che hanno trovato occupazione presso l’Amministrazione Federale: dieci anni fa la Confederazione metteva a disposizione solo 42 posti di stages, oggi sarebbero quasi 300. A mio avviso alla società in generale tocca rivedere un minimo la sua opinione nei confronti degli stages (di qualità s’intende) e degli stagisti in generale che altro non sono, in un paese fedele e orgoglioso della sua formazione duale come il nostro, che una specie di “brevi apprendistati” e “apprendisti” in un mondo industrializzato dove il livello d’istruzione è in continua evoluzione. Non è quindi opportuno sottovalutare stages e stagista quando oggigiorno il pratico rappresenta spesso un passaggio obbligato e voluto prima di occupare un posto fisso. L’odierno stagista deve infatti sapersela sbrigare da solo, vedere e imparare in poco tempo perché spesso non si hanno purtroppo troppe risorse a disposizione da investire nella sua formazione. Per una ditta è pertanto interessante poter contare su un giovane che per esempio lavora ad un determinato progetto portando nuove idee indipendenti e creative nell’azienda e che informa riguardo allo stato attuale della ricerca nelle scuole universitarie. Nel caso di uno stage “allround” invece, il praticante magari indeciso tra diversi settori ha la possibilità di toccare con mano differenti realtà e stringere utili contatti. D’altro canto la ditta ha l’occasione di vedere all’opera potenziali talenti. Sia nel caso di un lavoro a progetto che di uno stage “allround” vi sono sia per l’azienda che per lo stagista elementi ambivalenti: in una società super flessibile il voler o meno legarsi gli uni agli altri è bilaterale, si tratta quindi di una prova di flessibilità e di compatibilità per entrambi insomma. Doris Leuthard in base al terzo pacchetto di misure di stabilizzazione economica ha dichiarato che la Confederazione stanzierà nel 2010 12 millioni di franchi per aiutare le ditte a favorire l’entrata nel mondo del lavoro ai giovani senza esperienza. Per tamponare le conseguenze della crisi avremo anche noi una generazione di precari che sostituirà a lungo termine la generazione “posto fisso”? Vedremo. Sì quindi agli stages purché abbiano una durata limitata nel tempo, che abbiano obiettivi chiari nel senso che entrambe le parti possano approfittarne e che siano remunerati in modo adeguato.

Attualita` arcobaLeno azienDaLe anche aLL’uSi Il progetto "SostA... verso un Ateneo sostenibile" ha come obiettivo la responsabilità ambientale, economica e sociale dell'Università della Svizzera italiana. Gli obiettivi specifici del progetto sono il miglioramento dell'efficienza energetica, l'introduzione ed il rafforzamento dei criteri di sostenibilità nella gestione quotidiana e negli acquisti, la sensibilizzazione del corpo docenti e degli insegnanti, l'orientamento dell'USI verso un modello di sostenibilità. Nel 2008, grazie all’iniziativa del Direttore amministrativo Antoine Turner, viene lanciata una fase pilota del progetto presso l’Accademia di architettura di Mendrisio, fase pilota che riscuote un ottimo successo. Da qui la decisione di estendere il programma anche al Campus di Lugano. Quattro sono i temi principali sui quali si basano le attività di SostA: acqua, energia, carta e mobilità. L’introduzione di arcobaleno aziendale per tutti i dipendenti del Campus di Lugano con uno sconto del 37,5% (12.5% quota parte USI e 25% quota parte arcobaleno aziendale) rappresenta una delle iniziative cardine del progetto. “arcobaleno aziendale – racconta Michele Balmelli, coordinatore del progetto SostA per il Campus di Lugano – è un primo deciso passo verso la mobilità sostenibile. Intervenendo in modo diretto e tangibile sui dipendenti ci consente di far conoscere, promuovere ed utilizzare i mezzi pubblici e quindi sensibilizzare alla sostenibilità. L’introduzione della misura, a partire da questo mese di settembre, è stata di facile implementazione anche grazie all’ottima esperienza avuta a Mendrisio ed il riscontro dei collaboratori è già sin d’ora molto positivo”. In che modo state comunicando le iniziative legate alla sostenibilità? “Abbiamo creato un sito dedicato a SostA (www.sosta.usi.ch), ricco di informazioni e consigli, dove sono raccolte ed elencate le diverse opportunità legate alla sostenibilità. Inoltre abbiamo realizzato un volantino informativo al quale si aggiungerà, nei prossimi mesi, una campagna con cartelloni e manifesti. Relativamente ad arcobaleno aziendale siamo poi molto attivi a livello di mailing presso i nostri dipendenti. La comunicazione attualmente sta svolgendo un ruolo centrale nella sensibilizzazione di tutta la comunità USI.” L A S C E LTA G I U S TA P E R L A S U A A Z I E N D A ARCOBALENO A Z I E N D A L E panoramica Con l’importante ambito della formazione di alto livello (grazie ad USI e SUPSI), si amplia ulteriormente il ventaglio di settori coinvolti nel progetto arcobaleno aziendale. A tutt'oggi sono oltre ottanta le aziende, industrie o istituti che hanno aderito al progetto o sono interessati a farlo. Tra questi: Comuni, assicurazioni, banche, attività commerciali, cliniche ed ospedali, alcune società attive nell’industria e grandi distributori. Alcune iniziative adottate, oltre ad arcobaleno aziendale? “Per esempio lo studio di un sistema di monitoraggio dei consumi energetici, l’implementazione di un sistema di gestione di stampa e raccolta carta, la stampa dei flyer istituzionali con inchiostri vegetali su carta prodotta secondo criteri ecocompatibili, la partecipazione alla campagna nazionale Anti Littering organizzata dall'IGSU (Gruppo d’interesse ambiente pulito) per sensibilizzare al problema dei rifiuti nelle aree pubbliche.” Quali sono i prossimi passi previsti, pensando in particolar modo alla mobilità? “I prossimi interventi saranno mirati ad analizzare la situazione gestionale dei posteggi del Campus e dei tragitti in modo da poter introdurre ulteriori misure ad hoc. Inoltre continueremo la sensibilizzazione all'impiego dei trasporti pubblici grazie a tabelle comparative dei costi del trasporto privato rispetto a quello pubblico. In futuro sarebbe estremamente interessante poter estendere il concetto di arcobaleno aziendale a tutta la popolazione USI.” L’USI svolge quindi un ruolo importante… “Come istituto formativo abbiamo il dovere di impegnarci per favorire la sostenibilità in ogni sua forma. Cerchiamo di aumentare la sensibilità verso questo tema investendo in prima linea le nostre energie perché crediamo di poter contribuire, a lungo termine, con piccoli passi, a realizzare questo obiettivo!” 25

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di Daniela Lepori, Avenir Suisse<br />

Daniela Lepori<br />

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Generazione Di “precari”:<br />

per ora SoLo un fenomeno meDiatico?<br />

Sito della ditta X: „nessun posto vacante“. Telefonata<br />

presso l’azienda Y “al momento siamo al completo”.<br />

Risposta alla candidatura presso l’impresa Z “non abbiamo<br />

posizioni aperte”. La crisi economica tocca anche<br />

il singolo individuo alla ricerca di un impiego. Al giovane<br />

digiuno d’esperienza non resta quindi che buttarsi alla<br />

ricerca di stages che soprattutto in questo momento<br />

sembrano avere la meglio sui posti fissi e così entrare<br />

a far parte a pieno titolo della “Generation Praktikum”,<br />

“generazione 1000” oppure “genération précaire”?<br />

Ma si può veramente parlare di un’intera generazione di<br />

eterni precari che alla soglia dei 30 anni percepisce, se<br />

tutto va bene, l’equivalente di 1000 euro al mese? Nei<br />

media sentiamo e leggiamo spesso notizie che riportano<br />

come il mondo del lavoro sia diventato paurosamente<br />

più flessibile e che essere giovane e laureato faccia quasi<br />

sempre rima con precariato. Stando ai dati di Eurostat<br />

riferiti al 2007 riguardanti l’intera popolazione attiva,<br />

circa un terzo degli spagnoli ha firmato un contratto a<br />

tempo determinato, mentre in Italia, Francia e Germania<br />

il numero di “precari” oscilla intorno al 13/14%. Invece<br />

secondo la Rilevazione sulle forze di lavoro in Svizzera<br />

(RIFOS) nel 2008 poco più dell’8% degli elvetici era<br />

sotto contratto a tempo determinato.<br />

Si può quindi constatare anche in Svizzera un trend di<br />

“generazione stages” tra i nostri neolaureati o è solo una<br />

percezione mediatica?<br />

Andando a leggere le cifre del lavoro a tempo determinato<br />

tra i giovani, secondo l’Ufficio Federale di Statistica<br />

negli ultimi 15 anni non è stato riscontrata una vera<br />

e propria tendenza in questa direzione: i neolaureati<br />

che occupavano un posto di lavoro a tempo determinato<br />

oscillavano infatti tra l’11 e il 15%. Queste cifre includono<br />

però anche i diplomati in diritto che per ottenere la<br />

patente di avvocato sono obbligati a svolgere un periodo<br />

di praticantato. Se si tralasciassero i giuristi si arriverebbe<br />

pertanto ad una cifra tra il poco meno del 6 fino<br />

all’8% di stagisti. I laureati più colpiti dalla “praticantite”<br />

si sono per lo più formati nelle branche umanistiche<br />

e sociali, hanno cioè optato per una materia generalista<br />

che normalmente ha meno applicazioni pratiche di altre.<br />

D’altra parte se si volesse invece analizzare la quantità<br />

di posti di stages offerti mancano totalmente le cifre e<br />

spesso i giornalisti elvetici che hanno voluto puntare il<br />

dito verso una società che sforna precari si sono basati<br />

sulle cifre di praticanti che hanno trovato occupazione<br />

presso l’Amministrazione Federale: dieci anni fa la<br />

Confederazione metteva a disposizione solo 42 posti di<br />

stages, oggi sarebbero quasi 300.<br />

A mio avviso alla società in generale tocca rivedere un<br />

minimo la sua opinione nei confronti degli stages (di<br />

qualità s’intende) e degli stagisti in generale che altro<br />

non sono, in un paese fedele e orgoglioso della sua formazione<br />

duale come il nostro, che una specie di “brevi<br />

apprendistati” e “apprendisti” in un mondo industrializzato<br />

dove il livello d’istruzione è in continua evoluzione.<br />

Non è quindi opportuno sottovalutare stages e stagista<br />

quando oggigiorno il pratico rappresenta spesso un passaggio<br />

obbligato e voluto prima di occupare un posto<br />

fisso. L’odierno stagista deve infatti sapersela sbrigare<br />

da solo, vedere e imparare in poco tempo perché spesso<br />

non si hanno purtroppo troppe risorse a disposizione da<br />

investire nella sua formazione. Per una ditta è pertanto<br />

interessante poter contare su un giovane che per esempio<br />

lavora ad un determinato progetto portando nuove<br />

idee indipendenti e creative nell’azienda e che informa<br />

riguardo allo stato attuale della ricerca nelle scuole<br />

universitarie. Nel caso di uno stage “allround” invece,<br />

il praticante magari indeciso tra diversi settori ha la<br />

possibilità di toccare con mano differenti realtà e stringere<br />

utili contatti. D’altro canto la ditta ha l’occasione<br />

di vedere all’opera potenziali talenti. Sia nel caso di un<br />

lavoro a progetto che di uno stage “allround” vi sono sia<br />

per l’azienda che per lo stagista elementi ambivalenti:<br />

in una società super flessibile il voler o meno legarsi gli<br />

uni agli altri è bilaterale, si tratta quindi di una prova<br />

di flessibilità e di compatibilità per entrambi insomma.<br />

Doris Leuthard in base al terzo pacchetto di misure di<br />

stabilizzazione economica ha dichiarato che la Confederazione<br />

stanzierà nel 2010 12 millioni di franchi per<br />

aiutare le ditte a favorire l’entrata nel mondo del lavoro<br />

ai giovani senza esperienza. Per tamponare le conseguenze<br />

della crisi avremo anche noi una generazione<br />

di precari che sostituirà a lungo termine la generazione<br />

“posto fisso”? Vedremo.<br />

Sì quindi agli stages purché abbiano una durata limitata<br />

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entrambe le parti possano approfittarne e che siano remunerati<br />

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