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2009 - Cc-Ti

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Strong Opinion<br />

di Franco Ambrosetti, Presidente della <strong>Cc</strong>-<strong>Ti</strong><br />

4 <strong>Ti</strong>cino Business<br />

In rIsposta a ronny BIanchI<br />

Pubblichiamo questa lettera che il Presidente Ambrosetti<br />

indirizza a Ronny Bianchi, in merito ad un suo intervento<br />

apparso su “La Regione <strong>Ti</strong>cino” del 19 dicembre 2008<br />

Egregio Signor Bianchi,<br />

ho letto con molto interesse il suo articolo “A<br />

volte ritorniamo con squilli di tromba” al quale<br />

rispondo volentieri perché mi dà l’opportunità<br />

di chiarire, spero una volta per tutte, la posizione<br />

della <strong>Cc</strong>-<strong>Ti</strong> e quella mia di economista,<br />

in materia di politica economica. Desidero<br />

anzitutto fugare i dubbi sulla nostra presunta<br />

conversione alle teorie keynesiane: non c’è nessuna<br />

conversione né virata di 180° perché non<br />

abbracciamo fede alcuna. La <strong>Cc</strong>-<strong>Ti</strong> è un’istituzione<br />

che s’ispira al liberalismo economico, non<br />

al liberismo indipendentemente dal significato<br />

che si vuole attribuire a questo termine di origine<br />

crociana. Abbiamo sostenuto molte volte<br />

che un liberalismo senza socialità è un non senso.<br />

Tra libertà e uguaglianza privilegiamo, è vero,<br />

la prima, ma non trascuriamo quest’ultima.<br />

A noi tocca il compito di difendere in primo<br />

luogo la creazione di ricchezza, senza la quale<br />

sarebbe impossibile assicurare la socialità.<br />

Questo a volte ci mette in contrasto con chi<br />

privilegia la redistribuzione della ricchezza,<br />

ma tutto ciò si inserisce in un sano gioco delle<br />

parti di un sistema democratico. Aggiungo che<br />

la <strong>Cc</strong>-<strong>Ti</strong> da sempre ha una posizione inequivocabile<br />

sull’etica capitalistica, sostiene il libero<br />

mercato e la concorrenza purché sia garantita<br />

da un’efficace antitrust e authorities nei settori<br />

più sensibili. Si è battuta con fermezza contro<br />

monopoli e i loro privilegi e innumerevoli volte<br />

abbiamo sostenuto pubblicamente che il profitto<br />

non è un fine ma un mezzo, essendo il fine<br />

garantire il futuro dell’azienda.<br />

Questi pochi accenni alla nostra politica economica<br />

stanno a confermare che la nostra associazione<br />

non è ideologizzata. Non giudichiamo<br />

le idee in funzione della loro provenienza, bensì<br />

in base al loro valore intrinseco. Un concetto<br />

non è per noi di sinistra o di destra, è buono<br />

o no. In <strong>Ti</strong>cino ciò è inusuale per non dire<br />

dannoso, ma noi non siamo schierati, non apparteniamo<br />

a nessuna delle troppe fazioni che<br />

costellano il mondo politico e i suoi intrallazzi.<br />

Non siamo un’associazione di categoria, ma<br />

l’associazione mantello dell’economia ticinese,<br />

come tale affrontiamo le problematiche economiche<br />

in modo pragmatico e disinteressato.<br />

Siamo indipendenti, autonomi, non seguiamo<br />

logiche partitiche. Sostenere che la nostra politica<br />

per 15 anni è stata masoniana è come<br />

affermare che Marx fosse leninista invece del<br />

contrario. Vuol dire che non abbiamo saputo<br />

spiegarci. Noi riteniamo la signora Masoni uno<br />

dei migliori ministri delle finanze degli ultimi<br />

decenni, proprio perché ha in parte applicato<br />

quelle riforme che a gran voce avevano reclamato<br />

dagli scranni del Parlamento il dott. Papa,<br />

Adriano Cavadini e Claudio Camponovo durante<br />

mezzo secolo.<br />

Veniamo a Keynes. Il grande economista liberale,<br />

e sottolineo liberale, per noi non è la Bibbia,<br />

come non lo è il monetarismo o la nuova scuola<br />

macroeconomica classica di Robert Lucas. Non<br />

crediamo ai dogmi, non pensiamo che qualcuno,<br />

in economia (come nella vita, del resto) sia<br />

possessore della verità. Se essere di destra,<br />

dove spesso ci collocano, vuol dire condividere<br />

le politiche economiche di Blair, Clinton e di<br />

Zapatero, ebbene, allora siamo di destra. Poi,<br />

qualcuno mi spiegherà cosa sia la sinistra. E<br />

cosa si vuol intendere per riformismo.<br />

La crescita nel lungo periodo dipende dall’aumento<br />

di capacità produttiva e dagli incrementi<br />

di produttività dei fattori di produzione (lavoro e<br />

investimenti), dall’innovazione tecnologica, dalle<br />

qualità imprenditoriali degli attori principali.<br />

A breve, la crescita dipende dalle variazioni della<br />

domanda sulla quale si può influire in modo<br />

stabilizzatore con interventi di politica monetaria<br />

e fiscale. In questo ambito c’è un ruolo per<br />

lo Stato e un ruolo per il privato. Lo Stato faccia<br />

ciò che sa fare meglio e lasci ai privati ciò che<br />

essi sanno fare meglio.<br />

Concludo quindi sottolineando che le teorie<br />

keynesiane, pensate per gestire i cicli congiunturali,<br />

sono tuttora valide purché non si ripetano<br />

gli errori degli anni ’70, quando i Governi<br />

le consideravano “una manopola che poteva<br />

essere girata per controllare il ritmo dell’economia”<br />

(Samuelson). Ricordo che gli sgravi<br />

fiscali da noi sostenuti, sono, come i sussidi,<br />

misure fiscali contemplate nella dottrina keynesiana.<br />

Noi favoriamo la scelta degli sgravi<br />

perché avvantaggiano sia la domanda che l’offerta,<br />

stimolano sia il consumatore che le imprese.<br />

Quindi: nessuna conversione, una cosa<br />

difficile per chi è laico e antidogmatico come<br />

me, solo un pensiero per l’interesse del Paese<br />

vicinissimo a una recessione di cui nessuno sa<br />

stimare la profondità e la durata. Il mercato se<br />

possibile, lo Stato se necessario, dice Giulio<br />

Tremonti in ossequio al principio di sussidiarietà.<br />

Il Cantone ha competenze economiche solo<br />

in ambito di politica fiscale. Agisca nell’ambito<br />

delle sue competenze. Con coraggio e determinazione.<br />

Quando le entrate crescevano non<br />

si è ridotto il debito, è tardi per preoccuparsi.<br />

Ripianare il debito ora equivarrebbe a sostituire<br />

una gomma bucata mentre l’auto sta andando

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