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2009 - Cc-Ti

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alla base di questo buco nell’acqua sono diversi ma soprattutto<br />

la mancanza di considerazione delle dinamiche<br />

nel settore dei trasporti. Occorrerebbe piuttosto orientarsi<br />

maggiormente a soluzioni che tengano conto del<br />

mercato (ad esempio con una revisione dei prezzi del<br />

tracciato) che non può, e i risultati lo stanno a dimostrare,<br />

essere semplicemente “trasferito” da un vettore di<br />

trasporto all’altro tassandone uno e favorendo (relativamente)<br />

l’altro.<br />

In nome dei trasporti pubblici, tutto è lecito<br />

Il modello svizzero si ispira inoltre al concetto di un’offerta<br />

di trasporti pubblici che si crea la propria domanda. I<br />

risultati sono sotto gli occhi di tutti: la quota di mercato<br />

del trasporto pubblico è tra le più alte d’Europa ed un<br />

numero sempre maggiore di utenti approfitta dell’offerta.<br />

Un buon successo, se non si considerano le crescenti<br />

sovvenzioni pubbliche che hanno mantenuto negli ultimi<br />

anni il grado di copertura del finanziamento, soprattutto<br />

nei trasporti cittadini, poco al di sopra del 50%; dunque,<br />

per ogni franco speso dal consumatore, l’ente pubblico riversa<br />

lo stesso importo per la copertura dei costi. Questo<br />

meccanismo perverso risulta ancora più inadeguato se<br />

si ritiene che buona parte dei contributi statali utilizzati<br />

per finanziare i trasporti pubblici, provengono dalle tasse<br />

stradali, in particolare dalle sovrattasse sui carburanti<br />

e dunque sono pagati dagli utenti della strada. Questa<br />

ridistribuzione dei fondi da un vettore di trasporto ad<br />

altri, non tiene conto di regole economiche elementari<br />

come il principio di causalità, per il quale chi beneficia<br />

di una prestazione deve esser chiamato alla cassa per garantirne<br />

il finanziamento. Che in futuro questo approccio<br />

cambi, è da mettere in dubbio fortemente. Nei prossimi<br />

25 anni, il progetto Ferrovia 2030 prevede l’investimento<br />

di ulteriori 21 miliardi di franchi. A questo proposito<br />

il Consiglio federale ha già ipotizzato un aumento della<br />

sovrattassa sui carburanti. Insomma, il futuro, non lascia<br />

presagire grandi cambiamenti. Anche perché tutti i 21<br />

miliardi verranno investiti per migliorare… indovinate un<br />

po’, i collegamenti interni.<br />

Il federalismo – il rovescio della medaglia<br />

La struttura federale del nostro Paese, spesso fatica ad<br />

adattarsi ai rapidi mutamenti socio-economici, soprattutto<br />

dovuti ai cambiamenti macroeconomici a livello<br />

europeo. Nel caso dei trasporti questa lacuna si manifesta<br />

in tutta la sua dimensione. La costruzione di grandi<br />

infrastrutture stuzzica l’appetito dei rappresentanti delle<br />

varie regioni e dei Cantoni implicati nella politica federale,<br />

facendo loro perdere la visione d’insieme, approccio<br />

fondamentale per l’organizzazione efficiente di un sistema<br />

di trasporti. Così si riescono a spiegare, ad esempio,<br />

le costruzioni nel deserto come la galleria del Lötschberg<br />

che collega il Vallese all’Oberland bernese, il tunnel<br />

della Vereina che unisce Klosters all’Engadina bassa, o<br />

ancora, lo sviluppo della rete autostradale sottoutilizzata<br />

del Canton Giura. Queste opere non rientrano in nessun<br />

piano lungimirante, non sono spiegabili razionalmente<br />

bensì sono frutto di un’intensa attività di lobbying dei<br />

Cantoni e degli enti interessati. Il costo, sopportato dal<br />

contribuente svizzero, è probabilmente quello da pagare<br />

per la coesione del nostro Stato multiculturale e particolarmente<br />

attento alle minoranze.<br />

Il <strong>Ti</strong>cino, caso emblematico<br />

Il nostro Cantone è più sensibile di altri alle problematiche<br />

viarie e spesso subisce più di altri gli errori di pianificazione<br />

a livello federale. Così, il mancato raddoppio<br />

della galleria del San Gottardo, bocciato con l’”Iniziativa<br />

Avanti” alcuni anni orsono, si rivela un ostacolo sempre<br />

maggiore per l’economia e il turismo ticinese, che non<br />

da ultimo perde la propria attrattività proprio a causa<br />

dell’inaffidabilità del collegamento stradale con i centri<br />

economici oltr’Alpe. Anche la discussione e la relativa<br />

bocciatura della Variante 95, progetto per il collegamento<br />

del locarnese alla rete nazionale autostradale, illustra<br />

la difficoltà di conciliare il nostro sistema politico con<br />

l’efficienza del settore dei trasporti. Non furono tanto gli<br />

argomenti degli oppositori a convincere gli elettori contrari,<br />

né quelli dei favorevoli a convincere chi approvò il<br />

progetto: si è trattato di una mera questione geografica,<br />

con i diretti implicati favorevoli e il resto del Cantone<br />

scettico su una spesa che a breve termine non riusciva<br />

a giustificarsi completamente. Ed ecco che, alle soglie<br />

del nuovo decennio, il traffico aumenta costantemente<br />

mentre l’infrastruttura è cambiata solo marginalmente<br />

rispetto a 20 anni fa.<br />

È pur vero che nel frattempo, in cantiere si è messa la<br />

“Vedeggio-Cassarate”, galleria che attraversa la collina<br />

dei Comuni di Comano, Cureglia e Porza, collegando la<br />

valle del Vedeggio ad Ovest (svincolo autostradale di Lugano<br />

Nord) con la valle del Cassarate ad est (Comune di<br />

Canobbio). Un progetto senz’altro interessante che tuttavia<br />

è stato contagiato dai mali già riscontrati nel progetto<br />

di Alptransit. Infatti, al momento della progettazione non<br />

è stato sviluppato definitivamente alcun concetto integrante<br />

per smistare il traffico ai portali (soprattutto Est)<br />

della galleria. Mancanze queste, tipiche di un mercato<br />

politico che si orienta su periodi nettamente più brevi rispetto<br />

a quelli richiesti dalla pianificazione di un sistema<br />

di trasporti.<br />

In generale, come nel resto della Svizzera, sembra mancare<br />

una politica chiara e trasparente, che consideri tutti<br />

gli interessi in gioco e tenga conto dell’interdipendenza<br />

tra i vari vettori di trasporti. Non si può e non si devono<br />

portare avanti separatamente i discorsi relativi agli investimenti<br />

in trasporti pubblici e quelli nel trasporto privato,<br />

vedi trasporto stradale. Inoltre, una politica efficiente e<br />

sostenibile può richiedere talvolta delle misure a breve<br />

termine impopolari e per taluni incomprensibili.<br />

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