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2009 - Cc-Ti

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Editoriale<br />

di Luca Albertoni, Direttore della <strong>Cc</strong>-<strong>Ti</strong><br />

Lo studio sulla competitività dei Cantoni<br />

recentemente pubblicato da Credit<br />

Suisse, “Qualità della localizzazione:<br />

quale regione è più attrattiva?” (www.<br />

credit-suisse.com:443/upload/news-live/000000021952.pdf),<br />

ha pesantemente<br />

bastonato il <strong>Ti</strong>cino, relegando il nostro<br />

Cantone nelle retrovie della classifica delle<br />

regioni attrattive dal punto vista economico.<br />

Come sempre, studi del genere danno<br />

una visione solo parziale della realtà del<br />

terreno, come del resto correttamente indicato<br />

anche da chi ha realizzato lo studio,<br />

che si è concentrato solo su un ridotto<br />

numero di indicatori. È ovvio che, per la<br />

nostra collocazione geografica, il <strong>Ti</strong>cino<br />

risulti penalizzato rispetto ad altre regioni<br />

elvetiche se per giudicarne ad esempio la<br />

raggiungibilità o le possibilità di reclutamento<br />

di personale specializzato ci si limita<br />

al contesto svizzero, escludendo le aree di<br />

frontiera italiane. Si tratta di scelte legittime<br />

di chi deve condurre un'inchiesta del<br />

genere, ma è giusto sottolineare tali limiti,<br />

per evitare di imbastire ragionamenti sulla<br />

base di parametri solo in parte indicativi.<br />

Detto questo, non si può però semplicemente<br />

ignorare quanto emerso dalle analisi<br />

di Credit Suisse, perché, al di là delle<br />

nude cifre e delle situazioni difficilmente<br />

misurabili (si pensi alla nozione di qualità<br />

di vita in generale), esse fotografano comunque<br />

alcune situazioni che possono e<br />

devono fungere da stimolo soprattutto in<br />

un'ottica futura. Come non riflettere sulle<br />

valutazioni di natura fiscale? Oppure sulle<br />

considerazioni concernenti le vie di comunicazione?<br />

O su quanto riguarda la formazione?<br />

Si tratta di fattori essenziali per la<br />

competitività di qualsiasi territorio che devono<br />

continuamente essere esaminati ed<br />

aggiornati, indipendentemente da studi più<br />

o meno attendibili ed approfonditi. In altre<br />

parole, non dovrebbero essere necessarie<br />

inchieste penalizzanti per risvegliare le<br />

coscienze su elementi così fondamentali,<br />

soprattutto per un Cantone come il nostro,<br />

periferico e costantemente alla ricerca di<br />

una collocazione nel contesto nazionale<br />

ed internazionale. Purtroppo, la tendenza<br />

molto ticinese all’auto-lesionismo ci porta<br />

Le varie facce DeLLa competitività<br />

troppo spesso a dimenticare questi fattori<br />

per concentrarci piuttosto su quanto riesce<br />

a creare spaccature e divisioni e gli esempi<br />

non mancano. Basti pensare all’imminente<br />

votazione sul mini-sgravio alle aziende, le<br />

infinite diatribe sulle aperture dei negozi,<br />

l’opposizione di principio alla risoluzione<br />

dell’annoso e pericolosissimo problema<br />

della galleria autostradale del San Gottardo,<br />

l’ormai assurda discussione che impedisce<br />

di dotare il Locarnese (seconda realtà<br />

economica cantonale) di un collegamento<br />

stradale degno di questo nome, ecc.. Una<br />

maggiore compattezza di tutti gli attori, soprattutto<br />

in tempi difficili come quelli attuali,<br />

darebbe senza dubbio maggiore forza<br />

al nostro Cantone in termini di stabilità,<br />

elemento assolutamente fondamentale di<br />

tutta la discussione sulla concorrenza fra<br />

regioni. Le aziende (ma non solo…) hanno<br />

infatti bisogno di certezze per investire e<br />

dare continuità alle proprie attività. È quindi<br />

essenziale una certa prevedibilità della<br />

politica, non evidentemente nel senso di<br />

un noioso appiattimento del dibattito e di<br />

una soppressione delle opinioni altrui, ma<br />

piuttosto di una sana discussione oggettiva<br />

basata su idee e fatti concreti, priva<br />

di veti incrociati dettati da motivazioni poco<br />

comprensibili o comprensibili ma poco<br />

giustificabili. Questo è senz’altro uno dei<br />

punti centrali su cui occorre lavorare per<br />

migliorare la posizione del nostro Cantone<br />

e poter sopravvivere in un contesto di concorrenza<br />

nazionale ed internazionale ormai<br />

estremamente agguerrita.<br />

Che il treno della concorrenza corra a piena<br />

velocità è del resto ampiamente dimostrato<br />

(e non è una novità) nell’ambito fiscale. Sono<br />

numerosi i Cantoni che hanno mantenuto<br />

o migliorato la loro situazione dal punto<br />

di vista fiscale, mentre il <strong>Ti</strong>cino è bloccato<br />

da battaglie ideologiche che impediscono<br />

una discussione coerente su eventuali strategie<br />

da adottare in tale contesto. E non<br />

mi riferisco solo agli sgravi fiscali, bensì<br />

ad una politica fiscale di ampio respiro e<br />

strutturata, che analizzi e non si limiti a<br />

mettere in contrapposizione la fiscalità delle<br />

imprese e delle varie categorie delle persone<br />

fisiche. Ciò non può però ovviamente<br />

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