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2009 - Cc-Ti

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Strong Opinion<br />

di Franco Ambrosetti, Presidente della <strong>Cc</strong>-<strong>Ti</strong><br />

4 <strong>Ti</strong>cino Business<br />

Dati economici e percezione<br />

Nel 2002, la maggioranza dei Paesi UE decide di<br />

adottare l’Euro come moneta rinunciando a quella<br />

nazionale, lira, marco, franco francese e così<br />

via, trasferendo di fatto la sovranità monetaria<br />

alla Banca Centrale Europea. Girando per i Paesi<br />

europei, anche noi svizzeri ci rendiamo conto<br />

che i prezzi di beni e servizi che consumiamo<br />

sono aumentati, di molto, e in concomitanza con<br />

l’introduzione della moneta unica. Ma nell’inverno<br />

2002 le statistiche ufficiali dei principali Paesi<br />

UE non hanno registrato balzi in su dell’indice<br />

aggregato dei prezzi al consumo. Come mai? Ricordiamo<br />

anzitutto che l’inflazione si misura su<br />

un aggregato composto da un ampio campione di<br />

prezzi al consumo, il cosiddetto paniere: il tasso<br />

di inflazione è la media risultante dall’aumento<br />

dei prezzi dei beni e servizi contenuti nel paniere.<br />

Cosa è successo per cui ciò che i consumatori<br />

pensano e sentono non è stato in alcun modo<br />

registrato nei dati statistici ufficiali? La causa<br />

principale sta nella differenza tra l’inflazione cosiddetta<br />

reale, quella degli istituti preposti alla<br />

sua misurazione e l’inflazione percepita. Con un<br />

briciolo di presunzione che deriva dal fatto di essere<br />

esponenti del mondo scientifico, i funzionari<br />

responsabili ci spiegano che l’aumento dei prezzi<br />

è quello che dimostrano le statistiche. Quella è la<br />

realtà. Il resto sono sensazioni, pareri personali.<br />

Noi però percepiamo un forte aumento dei prezzi<br />

perché influenzati, non dalla media ufficiale ma<br />

da ciò che paghiamo per i beni che acquistiamo<br />

più spesso: giornale, pizza, caffè al bar, spesa al<br />

supermercato, in alcuni paesi servizi bancari, alberghi<br />

e ristoranti, affitti e mercato immobiliare, e<br />

così via. Gli economisti hanno ragione. L’inflazione<br />

è un dato scientifico. Come la febbre. Inoppugnabile.<br />

Quindi la domanda è: se le statistiche sono<br />

uno strumento al servizio del cittadino a cosa<br />

servono se poi non riflettono la realtà percepita?<br />

Se una pizza, che costava 10'000 Lire oggi costa<br />

9 euro, il giornale un euro al posto di 1’000-1’500<br />

Lire, a cosa ci serve un paniere che contiene una<br />

realtà diversa da quella percepita dalla maggioranza<br />

dei cittadini? Il percepito è importante perché<br />

influenza in molti paesi le richieste salariali<br />

dei lavoratori e dei sindacati che li rappresentano,<br />

gli aggiornamenti delle pensioni (Italia) e così di<br />

seguito. Penso sia giunto il momento di rispettare<br />

maggiormente la percezione delle persone invece<br />

di minimizzare usando il paravento dei dati ufficiali.<br />

Gli economisti guadagnerebbero in credibilità<br />

e affidabilità se introducessero un approccio<br />

più umanistico ai problemi economici di questo<br />

tipo includendo in qualche modo anche il “percepito”<br />

nella valutazione di dati economici popolari,<br />

come l’inflazione e altre grandezze, ove ciò sia<br />

possibile. Nella filosofia il concetto di percezione<br />

ha un ruolo fondamentale in particolare per quanto<br />

attiene alla teoria della conoscenza. Il problema<br />

centrale, essendo la percezione il punto di incontro<br />

tra mente e mondo, tra esterno e interno, è a<br />

sapere se siano giustificate le credenze percettive.<br />

Non ci addentreremo nella problematica filosofica<br />

che si allarga ai campi dell’epistemologia,<br />

della psicologia, della filosofia della mente e della<br />

metafisica. Ci basti sapere che il mondo filosofico<br />

si occupa attivamente della percezione mentre il<br />

mondo economico e quello politico la snobbano,<br />

dimenticando che c’è anche un aspetto etico. Tra<br />

i principi di un liberalismo moderno di tipo anglosassone<br />

c’è quello della massima felicità, a tal<br />

punto che la Costituzione americana ha incluso<br />

fra i diritti naturali e inalienabili dell’uomo “la ricerca<br />

della felicità”. A noi basterebbe, come dice<br />

Popper, ridurre l’infelicità e ciò è direttamente<br />

legato alla percezione del costo della vita. C’è un<br />

problema di prezzi reali e uno di prezzi percepiti,<br />

che pur senza rendere giustizia al rigore scientifico<br />

guidano le nostre scelte, condizionano la<br />

vita di molti cittadini, preoccupano madri, mogli,<br />

nuclei familiari, insomma influiscono fortemente<br />

sulla qualità di vita delle famiglie. Va da sé che<br />

redditi e prezzi essendo strettamente legati si basano,<br />

nel loro andamento, su criteri oggettivi. Ma<br />

se gli economisti ci dicessero che il paniere alla<br />

base della misurazione dell’inflazione, tiene conto<br />

anche delle percezioni, conferendo per esempio<br />

maggior peso ai beni, che più influiscono nel quotidiano,<br />

sarebbe un passo avanti. Ne risulterebbe<br />

un’inflazione più alta per la zona Euro, con tutte<br />

le conseguenze che ciò comporterebbe, ma più<br />

vera. Lo Stato guadagnerebbe in credibilità, l’euro<br />

non sarebbe più il capro espiatorio di tutti i mali<br />

che affliggono l’Europa e giustizia sarebbe fatta<br />

per coloro che da anni si sentono ingannati dalle<br />

statistiche ufficiali.<br />

Noi ci occupiamo di economia e qui ci fermiamo.<br />

Ma è evidente che il rispetto della percezione,<br />

essendo soggettiva, individuale, viene squalificata<br />

nella concezione filo collettivista e comunitaria<br />

delle democrazie europee (non gli USA). Ciò vale<br />

un po’ per tutti i campi in cui i numeri vengono<br />

opposti alla realtà percepita dalla gente, penso<br />

alla criminalità, gli omicidi sono diminuiti del 5%,<br />

i furti del 20%, ecc. ove nonostante i dati ufficiali<br />

una donna ha paura a girare di notte da sola. Oppure<br />

quando si parla di clima, di simulazioni del<br />

nostro mondo fra 20 anni, confermando il trionfo<br />

del numero sulla mente e i sentimenti.<br />

Forse una rivalutazione del percepito, tenere in<br />

maggiore considerazione opinioni e considerazioni<br />

soggettive renderebbe le scienze economiche<br />

più vicine a colui per cui sono nate: l’essere<br />

umano.

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