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2009 - Cc-Ti

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Attualita`<br />

di Angelo Geninazzi, Coordinatore di economiesuisse per la Svizzera italiana, Federazione delle imprese svizzere<br />

20 <strong>Ti</strong>cino Business<br />

COnCOrrenza fiSCale. la manO<br />

inviSibile per COntenere lO StatO<br />

La concorrenza tra le piazze economiche<br />

è una realtà che, soprattutto<br />

in questo difficile periodo per<br />

l’economia, si manifesta con una<br />

certa evidenza. Basti pensare alle<br />

pressioni sempre maggiori per un<br />

alleggerimento del segreto bancario<br />

o alle intenzioni della vicina penisola<br />

di mettere in atto uno scudo fiscale<br />

per favorire il rientro dei capitali depositati<br />

all’estero. La Svizzera, piccola<br />

nazione con un elevato grado di apertura della propria<br />

economia, non può sottrarsi a questa competizione. Non<br />

sarebbe corretto ridurre la competitività di una regione<br />

o una nazione alla sola pressione fiscale, dimenticando<br />

che l’attrattività economica passa per numerosi altri fattori<br />

come l’accessibilità, la posizione geografica, o le condizioni<br />

quadro politiche. Resta però il fatto che la fiscalità<br />

gioca un ruolo importante quando si tratta di diventare,<br />

o nel caso della Svizzera, di restare competitivi a livello<br />

internazionale.<br />

L’iniziativa del Partito socialista<br />

Il 6 maggio 2008, il Partito socialista svizzero ha presentato<br />

un’iniziativa popolare con lo scopo di frenare la concorrenza<br />

fiscale tra i Cantoni, argomentando che si starebbe<br />

assistendo ad una corsa sfrenata al ribasso delle aliquote<br />

di imposizione, la quale minerebbe eccessivamente il<br />

margine di manovra dell’ente pubblico. Secondo il PS, sarebbero<br />

diverse le conseguenze negative riconducibili alla<br />

concorrenza intercantonale: crescenti disparità regionali,<br />

una diminuzione delle prestazioni statali e una tassazione<br />

insufficiente dei redditi elevati. Concretamente l’iniziativa<br />

esige un’aliquota minima del 22% per i redditi superiori<br />

ai 250'000 franchi e un’imposizione della sostanza che<br />

supera i due milioni di franchi pari al 5‰ del patrimonio.<br />

Nella prospettiva di una consultazione popolare, si tratta<br />

dunque di capire se e come la concorrenza fiscale intercantonale<br />

si ripercuote sul benessere della Svizzera, quali<br />

conseguenze porta con sé e se gli argomenti avanzati dei<br />

proponenti dell’iniziativa sono giustificati. A questo proposito<br />

economiesuisse ha commissionato uno studio al Prof.<br />

Lars P. Feld dell’Università di Heidelberg in Germania, il<br />

quale giunge a diverse conclusioni piuttosto interessanti.<br />

Lo studio<br />

La teoria economica del federalismo fiscale sostiene che<br />

in un contesto competitivo, le collettività locali (i Cantoni,<br />

rispettivamente i Comuni) sottostanno ad una pressione<br />

che li porta a soddisfare maggiormente le esigenze dei<br />

propri cittadini. Dall’altra parte, la mobilità di questi ultimi<br />

permette loro di spostarsi liberamente secondo le<br />

proprie preferenze o necessità. È stato anche dimostrato<br />

che un sistema fiscale dinamico è un terreno fertile<br />

per le innovazioni da parte delle entità pubbliche. E se<br />

un’innovazione si rivela interessante per un Cantone o un<br />

Comune, questa potrà essere introdotta anche da parte<br />

di altre collettività o ad un livello giurisdizionale più alto.<br />

Passando dalla teoria alla realtà, si constata che l’esistenza<br />

di una viva concorrenza tra i Cantoni a livello di sistema<br />

fiscale e delle prestazioni si ripercuote positivamente<br />

sull’efficienza della fornitura di servizi pubblici. Dallo<br />

studio emerge, sorprendentemente, che le persone fisiche<br />

reagiscono maggiormente agli incentivi fiscali rispetto alle<br />

persone giuridiche. Inoltre la concorrenza fiscale in Svizzera<br />

porta sì ad una diminuzione dell’attività statale ma a<br />

nessun crollo dello stato sociale e a pochi effetti sulla ridistribuzione<br />

dei redditi. Per contro, in un regime competitivo,<br />

si assiste ad un netto aumento della produttività del lavoro<br />

mentre altri effetti positivi riguardano l’indebitamento:<br />

questo risulta mediamente minore grazie alla concorrenza<br />

fiscale. Non da ultimo vi è da ritenere che la concorrenza<br />

fiscale intercantonale influenza positivamente la posizione<br />

della Svizzera nel contesto internazionale.<br />

L’iniziativa non colpisce direttamente tutti i Cantoni<br />

I limiti alla concorrenza fiscale, proposti nel testo dell’iniziativa<br />

non concernono quei Cantoni dove già oggi vengono<br />

applicate aliquote superiori. Questo è soprattutto il caso<br />

della Svizzera romanda, ma anche del <strong>Ti</strong>cino. Come mostrano<br />

le seguenti due illustrazioni, che riprendono i dati<br />

del 2008, un’armonizzazione fiscale andrebbe soprattutto<br />

a scombussolare le politiche dei Cantoni della Svizzera<br />

centrale e orientale che attualmente cercano di aumentare<br />

la propria attrattività con una politica fiscale attiva.<br />

Le conseguenze dell’iniziativa fiscale del PS<br />

Secondo Feld, un’eventuale accettazione dell’iniziativa ridurrebbe<br />

o addirittura annullerebbe i diversi vantaggi della<br />

concorrenza fiscale, in particolare i guadagni in efficienza<br />

e rafforzerebbe la perequazione finanziaria. I meccanismi<br />

di quest’ultima, indurrebbero i diversi governi a spese eccessive<br />

e di conseguenza ad un aumento del debito pubblico<br />

per poter beneficiare maggiormente della ridistribuzione<br />

dei fondi. La concorrenza fiscale si tradurrebbe così in una<br />

concorrenza per le sovvenzioni. Insomma, la mano invisibile,<br />

in questo contesto un po’ diverso da quello dei tempi di<br />

Smith, serve per contenere chi alle spese non tira un freno.<br />

Per chi fosse interessato alla versione integrale dello studio<br />

(disponibile in francese o tedesco) può scaricarlo all’indirizzo<br />

www.economiesuisse.ch/web/it/pubblicazioni/studi/pages/<br />

default.aspx o rivolgersi a angelo.geninazzi@economiesuisse.ch<br />

oppure chiamare il numero +41 91 922 82 12.

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