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2009 - Cc-Ti

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fesa svizzera porterebbe il nostro Paese in una situazione<br />

di totale dipendenza dall’estero. Le industrie attuali non<br />

sopravvivrebbero con le sole forniture per il mercato interno.<br />

Di conseguenza, l’esercito svizzero sarebbe costretto<br />

a rifornirsi esclusivamente presso produttori esteri. Una<br />

situazione, che in talune circostanze potrebbe rilevarsi<br />

problematica.<br />

L’iniziativa è inutile<br />

Le armi non sono delle merci convenzionali. Per questo<br />

motivo, in Svizzera le esportazioni di materiale di difesa<br />

sono sottoposte a disposizioni legali tra le più severe<br />

nel confronto internazionale. Le nostre autorità esaminano<br />

individualmente ogni domanda d’esportazione, per<br />

ogni singolo prodotto e Paese. I criteri d’autorizzazione<br />

tengono conto della stabilità della regione o della situazione<br />

del Paese di destinazione – rispetto del diritto<br />

internazionale, rispetto dei diritti dell’uomo –. Non viene<br />

autorizzata nessuna esportazione verso i Paesi che si<br />

trovano in fase di conflitto e verso i Paesi più poveri – in<br />

<strong>Ti</strong>Bu_0911_infometa_213x152_c.pdf 20.10.<strong>2009</strong> 17:17:56<br />

base alla Legge sul materiale bellico (LMB) e alla Legge<br />

sul controllo dei beni a duplice impiego (LBDI) –. La<br />

Svizzera fa anche parte di quattro organi internazionali<br />

di controllo delle esportazioni di materiale bellico, che<br />

riuniscono circa 40 Stati industrializzati - Gruppo dei<br />

fornitori nucleari (GFN), Regime di controllo della tecnologia<br />

relativa ai missili (RCTM), Gruppo d’Australia (contro<br />

la proliferazione delle armi biologiche e chimiche) e<br />

Accordo di Wassenaar.<br />

Non da ultimo, occorre sottolineare che le esportazioni<br />

svizzere rappresentano una parte estremamente piccola<br />

del commercio mondiale di armi (0,7%). La maggioranza<br />

delle nostre esportazioni di materiale di difesa (76%) è<br />

destinata a 25 Paesi europei ed occidentali che, come la<br />

Svizzera, sono affiliati ai quattro organi internazionali di<br />

controllo delle esportazioni.<br />

L’iniziativa insomma raggiunge ben poco se non una distruzione<br />

deliberata di posti di lavoro, faticosamente e<br />

costosamente salvati con i tre pacchetti anticrisi, decisi<br />

da Governo e Parlamento.<br />

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