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2009 - Cc-Ti

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Attualita`<br />

di Angelo Geninazzi, Coordinatore di economiesuisse per la Svizzera italiana, Federazione delle imprese svizzere<br />

20 <strong>Ti</strong>cino Business<br />

il 29 Novembre tutti alle urNe:<br />

per evitare la DistruzioNe<br />

Di oltre 10'000 impieghi<br />

Vietare qualunque esportazione o transito di<br />

materiale bellico per promuovere la pace nel<br />

mondo e fungere da esempio per altri Stati.<br />

Questo è lo scopo, apparentemente nobile,<br />

dell’iniziativa “Contro le esportazioni di<br />

materiale bellico” depositata il 27 settembre<br />

2007 dal GSsE (Gruppo per una Svizzera<br />

senza Esercito) sulla quale dovrà pronunciarsi<br />

il prossimo 29 novembre il popolo svizzero.<br />

Ma come spesso capita, l’apparenza inganna<br />

e l’iniziativa potrebbe sfociare in un danno<br />

economico irreparabile nonché in una minaccia<br />

per la nostra sicurezza<br />

A repentaglio 10'000 posti di lavoro<br />

Uno studio del BAK di Basilea, commissionato dal Segretariato<br />

di Stato dell’economia (SECO), ha valutato le possibili<br />

conseguenze economiche in caso di un’accettazione<br />

dell’iniziativa. Un divieto di esportare priverebbe l’industria<br />

svizzera dell’armamento della propria base esistenziale<br />

costringendo le 550 PMI a mettere la chiave sotto<br />

lo zerbino o a trasferire la ricerca e la produzione. Lo studio<br />

del BAK valuta a 5'100 gli impieghi direttamente in<br />

pericolo mentre nel suo messaggio, il Consiglio federale<br />

raddoppia questa cifra tenendo conto anche delle conseguenze<br />

negative sul commercio di beni a duplice impiego<br />

(sia civile che militare) e dei prodotti civili. Queste ultime<br />

due categorie, sebbene non siano menzionate nel testo<br />

dell’iniziativa, subirebbero gravi perdite in seguito all’impossibilità<br />

di sfruttare le sinergie tra beni militari e civili.<br />

Dunque, a farne le spese sarebbero le piccole imprese di<br />

tutta la Svizzera ed oltre 10'000 posti di lavoro.<br />

Oltre un milione di franchi<br />

Da 100'000 a 1 milione di franchi<br />

Da 50'000 a 100'000 franchi<br />

I Cantoni più colpiti<br />

Dagli stessi iniziativisti: “occorre un piano sociale”<br />

I promotori dell’iniziativa chiedono che la Confederazione<br />

sostenga per 10 anni le regioni e le imprese colpite. Gli<br />

economisti del BAK valutano i costi di questa operazione<br />

ad oltre 500 milioni di franchi (380 milioni per gli aiuti<br />

richiesti e 150 milioni relativi alla diminuzione dei contributi<br />

alle assicurazioni sociali e delle entrate fiscali). Tuttavia<br />

l’utilità di questo “piano sociale” viene messa fortemente<br />

in dubbio. Risulterebbe infatti difficile creare degli impieghi<br />

nel settore civile in mancanza di una domanda corrispondente.<br />

E nei rari casi in cui questo sarebbe possibile, non si<br />

farebbe che trasferire il problema: le imprese sovvenzionate<br />

dovrebbero spostarsi su mercati funzionanti tentando di<br />

scacciare a loro volta concorrenti da quel mercato.<br />

Minacciata la sicurezza<br />

Oltre alle argomentazioni di tipo prettamente economico<br />

occorre tenere conto che la perdita dell’industria della di-

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