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2009 - Cc-Ti

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Biblioteca liberale<br />

di Alessio del Grande<br />

1989: la caDuta Del muro.<br />

la fiNe Del ‘900 e Del<br />

comuNismo<br />

La rivoluzione ungherese del 1956, la Primavera di Praga del<br />

1968, e la caduta del Muro di Berlino, 9 novembre 1989,<br />

che segna la fine dei Governi socialisti o delle cosiddette<br />

democrazie popolari dell’Est europeo, e con essi il crollo<br />

anche di quasi tutti i regimi dei Paesi satelliti che nel mondo<br />

facevano capo all’Impero sovietico.Tra il giugno e il dicembre<br />

di vent’anni fa per l’Europa comincia un’altra storia.<br />

Il 4 giugno del 1989, dopo una lunga ondata di scioperi, in<br />

Polonia si tengono le prime elezioni semilibere, vince Solidarnosc<br />

il sindacato-movimento cattolico di Lech Walesa, tre<br />

mesi dopo il Paese sarà guidato dal primo Governo democratico<br />

dell’Est; il 23 agosto una catena umana lunga 600<br />

chilometri unisce Tallinn, Riga e Vilnius, le capitali degli Stati<br />

baltici che uno dopo l’altro dichiarano la loro indipendenza<br />

dall’Unione sovietica; ad ottobre si scioglie il Partito comunista<br />

ungherese, che rinasce come Partito socialista e con un<br />

programma di riforme tra cui anche elezioni democratiche;<br />

il 9 novembre dopo aver sostituito il Presidente Erich Honecker<br />

con Egon Grenz, il Partito comunista della Germania<br />

orientale decide di aprire la frontiera con l’Ovest: decine<br />

di migliaia di cittadini superano la linea di confine, crolla il<br />

muro di Berlino, l’anno seguente si riunifica la Germania. Il<br />

10 novembre viene deposto il dittatore bulgaro Zhivkov, nel<br />

giugno del ’90 ci saranno le prime elezioni democratiche; il<br />

28 dello stesso mese anche in Cecoslovacchia viene abolito<br />

il Governo del partito unico e s’indicono elezioni democratiche,<br />

nel 1993 si arriva alla divisione dello Stato tra Ceca<br />

e Slovacchia; il 25 dicembre in Romania la rivolta popolare<br />

travolge la dittatura di Nicolae Ceausescu, giustiziato assieme<br />

alla moglie dopo un processo sommario. Un inarrestabile<br />

effetto domino che avrà come sanguinoso epilogo la guerra<br />

civile seguita al disfacimento della Jugoslavia del maresciallo<br />

<strong>Ti</strong>to. Sei mesi per un’incredibile accelerazione della storia,<br />

lucidamente analizzata da Enzo Bettiza nel suo ultimo libro<br />

“1989” (edito da Mondadori), che ripercorre, da testimone<br />

diretto e gran conoscitore di quei Paesi, anche i passaggi<br />

chiave di quell’anno ancora poco indagati dagli studiosi.<br />

Nessuno aveva supposto, ricorda Bettiza, che i problemi<br />

dell’Est e del socialismo reale si sarebbero palesati nel Paese<br />

in cui la dittatura “più perseverante e immarcescibile”<br />

aveva murato vivi 17 milioni di tedeschi: “Una dittatura che<br />

aveva combinato la tradizione autoritaria russa con quella<br />

prussiana applicandole entrambe, nella macchina del Muro,<br />

nei sotterranei e negli archivi della Stasi (la polizia segreta<br />

della Germania democratica, ndr) nell’indottrinamento e<br />

nell’uniforme dei Vopos, con minuziosa puntigliosità nazionalsocialista”.<br />

Per Bettiza, che ha già alle spalle numerosi<br />

saggi sul mondo comunista, in quella data si racchiude la<br />

fine del Novecento. Che sia stato un secolo breve o tragicamente<br />

sin troppo lungo, felice per l’incredibile progresso tecnico,<br />

scientifico e sociale oppure drammaticamente infelice<br />

perché insanguinato da due guerre mondiali,<br />

dittature e distruzione atomica, certo è che<br />

la caduta del muro e la riunificazione della<br />

Germania segnano non solo per l’Europa,<br />

ma per il mondo intero, una svolta senza precedenti: tramonta<br />

il comunismo che si accartoccia su stesso, sul fallimento<br />

economico e sociale di quella che doveva essere una società<br />

più giusta, e vince la libertà, scompare l’economia pianificata<br />

col suo impianto ideologico e si afferma l’economia capitalistica<br />

col suo modello di democrazia politica. Un rivolgimento<br />

così radicale da spingere qualcuno a parlare persino di “Fine<br />

della storia”.<br />

Quando nell’ottobre del 1989, Michail Gorbaciov tenne a<br />

Berlino il discorso celebrativo per i quarant’anni della Repubblica<br />

democratica tedesca, pochi seppero leggere tra le sue<br />

parole, pochi riuscirono ad intuire l’incredibile metamorfosi<br />

che stava maturando nell’Est comunista. Nell’Europa di allora<br />

si festeggiava sì la glasnost e la perestrojka del leader<br />

russo, ma si temevano anche repentini cambiamenti degli<br />

equilibri geopolitici. Anzi, come ricorda Bettiza, la riunificazione<br />

tedesca non piaceva affatto a Inghilterra, Italia e<br />

Francia, la si guardava con quel timore ben sintetizzato da<br />

una furbesca battuta del presidente francese Mitterand, il<br />

quale diceva di amare talmente la Germania che preferiva<br />

averne due.<br />

“Passerà alla storia la favola di un 1989 come anno conclusivo<br />

di una guerra sommersa “vinta” dall’Occidente democratico<br />

contro l’Oriente comunista. Niente di più esagerato o,<br />

quantomeno, superficiale. Il comunismo era morto di comunismo<br />

– nota Bettiza –. L’Occidente non solo aveva fatto poco<br />

o niente per affrettarne la fine, ma, al contrario, con generosi<br />

sussidi all’URSS, applausi e promesse a Gorbaciov, inviti alla<br />

prudenza ai tedeschi, ai polacchi, ai croati, aveva fatto di<br />

tutto per conservare e mantenere il più a lungo possibile le<br />

cose come stavano: la Germania divisa, la Jugoslavia unita,<br />

la Polonia calma, l’Unione Sovietica foraggiata e tranquilla.<br />

L’unico che, all’epoca, dava l’impressione di muoversi come<br />

un veggente fra una marea di ciechi era il perspicace pontefice<br />

che veniva dal freddo, che teneva il passo alla storia<br />

e non dava mostra di temere l’imminente cataclisma. Karol<br />

Wojtyla era il solo a volere che precipitasse al più presto ciò<br />

che stava per precipitare sulla Vistola e di là dalla Vistola”.<br />

<strong>Ti</strong>tolo: “1989 – La fine del Novecento”<br />

Autore: Enzo Bettiza<br />

Editore: Mondadori<br />

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