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2009 - Cc-Ti

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un anno fa la tendenza era chiaramente quella di un<br />

aumento della stessa aliquota, tanto che qualcuno paventava<br />

il ritorno al 12%...<br />

Inoltre è un riconoscimento per chi, lottando quotidianamente,<br />

riesce ancora a realizzare utili (cosa decisamente<br />

non scontata di questi tempi), contribuendo<br />

così in modo sostanziale a tenere in piedi il Cantone.<br />

Inaccettabile che queste aziende siano definite con<br />

grande disinvoltura ladri da chi ha lanciato il referendum<br />

contro lo sgravio sulla base di uno slogan che<br />

parla apertamente di furto di soldi pubblici. Ci si scandalizza<br />

(a torto o a ragione) per la campagna sui minareti<br />

e passa inosservato che chi produce ricchezza e<br />

permette quindi anche il versamento dei molti sussidi<br />

ed aiuti vari che contraddistinguono il nostro Cantone<br />

sia trattato da ladro. Se così stanno le cose, siamo fieri<br />

di rappresentare i ladri. Ma a parte questo aspetto che<br />

ben illustra il livello della discussione politica odierna,<br />

la nostra preoccupazione va ben oltre la votazione del<br />

27 novembre. Il rischio concreto è che, comunque vada,<br />

di fiscalità e di compiti e spese dello Stato non si<br />

parli più per vent’anni. Vincessero i referendisti questo<br />

pericolo è scontato, ma anche se lo sgravio dovesse<br />

essere accettato dal popolo, non è escluso che si dirà:<br />

“avete avuto lo sgravio ed ora zitti per l’eternità”. Questo<br />

va assolutamente evitato, perché, come già detto<br />

più volte, il nostro Cantone necessita di un approccio<br />

coordinato d analisi seria delle entrate e delle uscite,<br />

delle risorse a disposizione e di quelle potenzialmente<br />

rafforzabili. Senza un lavoro di questo genere, andremo<br />

avanti per anni a colpi di misure isolate, con discussioni<br />

infinite e perderemo ancora molti treni, mentre<br />

gli altri galoppano e ci ritroveremo nell’impossibilità di<br />

recuperare una competitività degna di questo nome.<br />

Non a caso, proprio per sottolineare questa esigenza<br />

di riflessione globale sul sistema fiscale ticinese, abbiamo<br />

organizzato, il prossimo 12 novembre presso<br />

Villa Negroni a Vezia, un incontro-dibattito sullo studio<br />

redatto dalla SUPSI e curato dal Professor Marco Bernasconi<br />

sull’imposizione delle persone fisiche. È una<br />

prima occasione di confronto per abbozzare quella che<br />

potrebbe essere una politica finanziaria strutturata.<br />

Un’altra sfida essenziale da non perdere è quella che<br />

concerne i rapporti con Berna. Oltre alla deputazione<br />

ticinese alle Camere federali, abbiamo assolutamente<br />

bisogno di una figura che sia costantemente presente<br />

nella Capitale federale e che lavori a stretto contatto<br />

con l’amministrazione, cioè laddove si prendono mol-<br />

te decisioni o dove comunque vengono poste le basi<br />

fondamentali per quello che poi Consiglio federale e<br />

l’Assemblea federale decideranno. La questione di per<br />

sé non è troppo complicata, ma il nostro timore è che<br />

la politica passerà ancora anni a discutere sulle varie<br />

sfaccettature di un rappresentante del genere, facendo<br />

ancora una volta prevalere gli interessi di parte a quello<br />

generale e bloccando quindi ogni decisione seria. Ci<br />

vogliono un coraggio e un’umiltà che oggi probabilmente<br />

non ci sono e nel frattempo partiranno ancora<br />

molto altri treni che il <strong>Ti</strong>cino perderà. Riteniamo quindi<br />

che, se in tempi ragionevolmente brevi il Cantone non<br />

riuscirà ad esprimere un suo “ambasciatore” nel senso<br />

descritto, gli ambienti economici procederanno per<br />

conto, designando un loro rappresentante che curerà<br />

in primis ovviamente gli interessi dell’economia. Se<br />

questo poi non piacerà a tutti, non sarà un problema<br />

nostro.<br />

Dulcis in fundo (si fa per dire...), ancora qualche parola<br />

sul completamento della galleria autostradale del<br />

San Gottardo, che non ci stancheremo mai di ribadire<br />

come tema fondamentale per la competitività del nostro<br />

territorio. In un recente incontro con il Consigliere<br />

federale Moritz Leuenberger è emerso chiaramente che<br />

l’autorità federale sta valutando con serietà ed attenzione<br />

la possibilità della realizzazione del secondo tubo<br />

chiesta da alcuni parlamentari federali ticinesi. Due tubi<br />

monodirezionali sarebbero compatibili con i dettami<br />

costituzionali introdotti dall’Iniziativa delle Alpi. Sarebbe<br />

buona cosa abbandonare per una volta le divisioni<br />

ideologiche e compattarsi su un’idea del genere per<br />

non lasciarsi scappare l’occasione di realizzare un progetto<br />

che è nell’interesse di tutti i ticinesi. Le condizioni<br />

rispetto alla votazione popolare negativa di qualche<br />

anno fa sono decisamente cambiate e la prospettiva<br />

della chiusura prolungata della galleria è disastrosa. A<br />

meno che, sempre citando il nostro Presidente Franco<br />

Ambrosetti, non si voglia diventare a tutti gli effetti<br />

una provincia italiana. Sarebbe interessante porre il<br />

popolo ticinese di fronte a queste due alternative. Mi<br />

sembra di poter dire che l’esito sarebbe scontato e<br />

che finalmente avremmo un collegamento autostradale<br />

all’altezza delle nostre esigenze e dei nostri diritti.<br />

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