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2009 - Cc-Ti

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Strong Opinion<br />

di Franco Ambrosetti, Presidente della <strong>Cc</strong>-<strong>Ti</strong><br />

4 <strong>Ti</strong>cino Business<br />

Discorso D’apertura<br />

Della 92 esima assemblea Della cc-ti<br />

L’Assemblea generale della <strong>Cc</strong>-<strong>Ti</strong> si è tenuta il 9 ottobre scorso<br />

presso l’Hotel De La Paix di Lugano<br />

In questi anni di Presidenza alla <strong>Cc</strong>-<strong>Ti</strong><br />

ci è capitato a più riprese di affrontare<br />

momenti difficili, problemi delicati,<br />

di vivere vicissitudini che richiedevano<br />

sforzi e fatiche ma mai prima d’ora<br />

avevamo sperimentato situazioni come<br />

quelle attuali così complesse per forma,<br />

per sostanza e portatrici di conseguenze<br />

gravi nel lungo periodo. Stiamo<br />

attraversando la più dura e più profonda<br />

recessione dal ‘29 in poi il sistema<br />

bancario è stato a un minuto dall’implodere.<br />

È successo altre volte in passato<br />

e sempre con le stesse modalità, come<br />

scrive Rogoff (economista di Harvard)<br />

vale a dire, un aumento vertiginoso dei<br />

prezzi immobiliari, finanziati con aumento<br />

altrettanto vertiginoso del debito.<br />

Ogni volta il problema della bolla,<br />

mentre si gonfiava ha prodotto la cosiddetta<br />

sindrome del “questa volta è<br />

diverso”. Nello studio, pubblicato con<br />

il titolo “Eight centuries of financial folly”,<br />

Rogoff evidenzia di che natura siano<br />

fatte le crisi bancarie e quanto durino.<br />

Illustra dettagliatamente il calo drastico<br />

del prezzo degli immobili e di altri attivi,<br />

la disoccupazione in forte aumento<br />

durante la discesa del ciclo che dura<br />

anni. Il debito statale che esplode, il<br />

PIL che brutalmente scende e impiega<br />

molti anni a tornare come prima. È<br />

quello che è successo in questa crisi.<br />

Se si considera solo il dopoguerra per lo<br />

studio il tempo di ripresa del PIL è di 4<br />

anni. Ne sono passati quasi due per cui<br />

c’è da sperare che già l’anno prossimo<br />

il PIL ricomincerà a crescere. Prima in<br />

America poi in Europa. Ma ci vorranno<br />

tempi lunghi per riassorbire la disoccupazione<br />

perché soprattutto in Europa la<br />

crescita sarà contenuta.<br />

Quanto al perché queste crisi avvengano<br />

da 8 secoli a questa parte la rispo-<br />

sta di Rogoff può essere riassunta in<br />

questo modo:<br />

1) l’essere umano tende ad essere ottimista;<br />

2) l’uomo ha la memoria corta. Pochi<br />

ricordano ad esempio, il crollo di<br />

Creditanstalt, grande banca austriaca<br />

nel 1931, i cui effetti devastanti<br />

sono considerati simili a quelli del<br />

crollo di Lehmann Brothers nella crisi<br />

attuale .<br />

I sostanziosi interventi di Governi e Banche<br />

centrali tesi a sostenere il sistema<br />

finanziario e a fornirlo di liquidità hanno<br />

certamente evitato il peggio. Tuttavia<br />

quasi ovunque la liquidità è servita soprattutto<br />

a risanare i bilanci disastrati<br />

degli istituti di credito e relativamente<br />

poco è defluito verso l’economia reale,<br />

provocando inizialmente una stretta<br />

creditizia (credit crunch), che frattanto<br />

si è allentata e in Svizzera, per altro,<br />

non è mai stata veramente acuta. Il miglioramento<br />

economico generale, anche<br />

per il nostro Paese, sarebbe tuttavia più<br />

rapido se non si stesse assistendo a<br />

nuove forme di mercantilismo (neo colbertismo)<br />

ben descritte dal Prof. Barone<br />

Adesi in un articolo, per cui invece<br />

di introdurre regole chiare nel sistema<br />

finanziario, regole che danneggerebbero<br />

la propria piazza finanziaria, i Governi<br />

tentennano e tendono ad essere<br />

protezionistici per paura di favorire la<br />

concorrenza di altri Paesi. Questi brevi<br />

accenni sull’andamento economico generale,<br />

sufficienti a destare gravi preoccupazioni,<br />

come se non bastasse,<br />

sono amplificati da una serie di problematiche<br />

che riguardano i rapporti della<br />

Svizzera con i Paesi più importanti per<br />

la nostra economia: segreto bancario e<br />

fiscalità. Che uno dei Paesi più ricchi<br />

del mondo si lasci mettere in un angolo

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