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2009 - Cc-Ti

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Ospite<br />

Intervista con l’Avv. Fulvio Pelli, Presidente del Partito liberale radicale svizzero e Consigliere nazionale, di Lisa Pantini<br />

il segreTo bAncArio non verrà messo<br />

in discussione, l’AuTonomiA dellA<br />

svizzerA dev’essere rispeTTATA<br />

Come interpretare gli attacchi, le sollecitazioni e le pressioni da<br />

parte di Stati Uniti e Unione Europea alla Svizzera sul segreto<br />

bancario e sulla fiscalità? Si tratta veramente di una guerra economica,<br />

come sostenuto, ad esempio, dalla Finma? Quali strategie<br />

può adottare il Governo federale per superare questa situazione?<br />

“Fra Svizzera ed Unione Europea, così come fra Svizzera e Stati<br />

Uniti, esistono relazioni contrattuali molto precise in materia<br />

di scambio di informazioni a scopo d’inchiesta: essi prevedono<br />

che tale scambio avvenga pure per violazioni di leggi fiscali,<br />

ma solo se di una certa gravità. Con l’UE abbiamo concordato<br />

anche il prelievo di una ritenuta alla fonte. Né gli Stati Uniti, né<br />

l’UE hanno disdetto tali accordi, che la Svizzera ha sempre rispettato.<br />

Essi rimangono quindi vincolanti per le parti, malgrado<br />

l’aumento dei livelli di aggressività che alcuni Paesi manifestano<br />

nei confronti del nostro. Vista l’assenza di disdette e di violazioni<br />

degli accordi, per potere agire nei nostri confronti, dando seguito<br />

alle minacce che ci sono state rivolte ed in particolare a quella di<br />

mettere il nostro Paese su di una lista nera, quei Paesi devono<br />

trovare una giustificazione plausibile. Francia e Germania hanno<br />

a tale scopo lanciato a fine febbraio un appello che vuole fare<br />

fissare lo standard minimo del contenuto degli accordi di doppia<br />

imposizione dei Paesi del G20 con altri Paesi, quindi anche con<br />

la Svizzera, al cosiddetto standard dell’OCSE. Tale regola, non<br />

vincolante per i Paesi dell’OCSE medesima (quindi anche per la<br />

Svizzera) prevede che l’assistenza amministrativa debba essere<br />

concessa anche nei casi meno gravi di violazione delle leggi<br />

fiscali, quelle che la Svizzera definisce “sottrazioni”. L’appello<br />

chiede ai servizi dell’OCSE di preparare una lista (nera) dei paesi<br />

che non rispettano lo standard citato e agli altri paesi del G20 di<br />

disdire gli accordi di doppia imposizione sottoscritti con quegli<br />

Stati. Il Consiglio federale ha ad inizio marzo annunciato la sua<br />

disponibilità a ridiscutere le prassi di collaborazione, ma nel<br />

contempo confermato che il segreto bancario non verrà rimesso<br />

in discussione e che la nostra autonomia in materia deve essere<br />

rispettata. Ha anche incaricato un gruppo di esperti di approfondire<br />

le varie opzioni possibili per migliorare la collaborazione<br />

con gli altri Paesi nel campo della lotta all’evasione fiscale, sia<br />

perfezionando i criteri dell’assistenza amministrativa che il sistema<br />

di prelievo alla fonte. Questa strategia mi sembra corretta<br />

e credo che sarebbe nell’interesse di tutti, compresi in Paesi<br />

dimostratisi più aggressivi, iniziare delle trattative, piuttosto che<br />

formulare minacce”.<br />

È possibile un aggiornamento del segreto bancario che preveda<br />

maggiori “concessioni”? Che cosa significa e in che misura andrebbero<br />

adottate queste agevolazioni?<br />

“Il PLR ha annunciato a fine febbraio la sua ferma volontà di<br />

ribadirne la legittimità. Esso è espressione di una concezione<br />

del rapporto fra Stato e cittadino che riserva a quest’ultimo<br />

una sfera d’azione privata, anche in campo economico. Non è<br />

in alcun modo pensabile, per il PLR, che in Svizzera le banche<br />

possano direttamente trasmettere all’autorità fiscale dati<br />

riguardanti i loro clienti. E se ciò non vale per il fisco svizzero,<br />

non può di certo avere per quello straniero. Il PLR è però favorevole<br />

ad un miglioramento dell’imposizione alla fonte dei<br />

redditi dei cittadini stranieri che hanno depositato patrimoni<br />

nel nostro Paese. In questo campo la Svizzera può fare delle<br />

concessioni, ma deve anche pretendere dei cambiamenti, poiché<br />

la cosiddetta euro ritenuta oggi tassa redditi di cittadini<br />

stranieri in modo più pesante di quanto lo fanno gli Stati d’origine.<br />

Una trattativa potrebbe dunque portare ad una ridefinizione<br />

del prelievo alla fonte, nell’interesse di tutti”.<br />

Secondo lei ha un senso la richiesta della Lega dei <strong>Ti</strong>cinesi<br />

di ancorare il segreto bancario nella Costituzione svizzera? Il<br />

segreto bancario ne uscirebbe rafforzato o non vi è il rischio<br />

di creare un’ulteriore provocazione dagli effetti concreti molto<br />

limitati?<br />

“Questa proposta è già stata formulata nel passato dall’UDC a<br />

livello nazionale. Il segreto bancario in Svizzera è regolato nella<br />

Legge bancaria, dal Codice penale e indirettamente anche per<br />

il tramite di accordi internazionali. La sua base legale è quindi<br />

già molto chiara. Un'eventuale sua modifica sarebbe senza<br />

alcun dubbio sottoposta a voto popolare, vista la rilevanza del<br />

tema. Si può anche ipotizzare di modificare il livello della base<br />

legale, codificando il segreto bancario nella Costituzione, ma<br />

un tale cambiamento non modificherebbe in nessun modo la<br />

situazione attuale, poiché né la nostra costituzione né le nostre<br />

leggi penali possono imporre ad altri Stati un comportamento<br />

maggiormente riguardoso nei nostri confronti. Piuttosto che<br />

perderci in esercizi giuridici di valenza solo nazionale, direi<br />

che dovremmo impegnarci in azioni diplomatiche di livello internazionale,<br />

cercando utili alleanze. Servirebbe certo di più”.<br />

Sicuri di non dover finanziare la previdenza<br />

professionale con contributi supplementari?

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