143 Anno XVIII - 2008 - Marina Militare
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Internazionale abbia risposto al problema<br />
con la volontà di consolidare, stabilizzare<br />
e confermare la centralità dello Stato come<br />
pietra angolare dell’ordine internazionale.<br />
Gli Stati che sono falliti, i loro confini e la<br />
loro personalità giuridica non sono contestati.<br />
Essi non hanno smesso di partecipare ad<br />
organizzazioni internazionali e, comunque, le<br />
loro relazioni diplomatiche sono rimaste intatte.<br />
Ancorché siano impossibilitati nello stipulare<br />
nuovi trattati, quelli già in vigore rimangono<br />
in forza.<br />
Vi è stato comunque un veloce adattamento<br />
della politica comunitaria internazionale al<br />
problema e sono in aumento gli Stati controllati<br />
ed amministrati da organi dell’ONU (come,<br />
ad esempio, la Cambogia), sempre più efficaci<br />
nell’assicurare la supervisione sul “cessate<br />
il fuoco”, distruzioni di armi, ripresa della<br />
routine ed inserimento di nuovi rappresentanti<br />
statali 34 .<br />
Inoltre, in relazione ad interventi umanitari,<br />
come raccomandato dalla Commission of<br />
Global Governance 35 , l’impiego dell’articolo<br />
39 e dell’articolo 2 - paragrafo 7 - della<br />
Carta dell’ONU è sempre più frequente, con<br />
conseguente intervento in caso di violazione<br />
sistematica dei diritti umani o “del diritto<br />
internazionale tout court, sopperendo ad<br />
una carenza istituzionale del sistema: così il<br />
Consiglio di Sicurezza può legittimamente<br />
ritenere, ad esempio, che costituiscano una<br />
minaccia alla pace la politica di apartheid o<br />
una situazione di guerra civile nella quale non<br />
è neppure identificabile uno Stato” 36 .<br />
LE CAUSE DEL “FALLIMENTO”<br />
Uno Stato arriva al fallimento per motivi<br />
storici, economici e sociali sia interni che<br />
esterni. Ma, soprattutto, è la concatenazione di<br />
questi fattori che porta al risultato di uno Stato<br />
“in dissesto”.<br />
Cause Endogene<br />
Il fattore umano è, di certo, uno degli elementi<br />
che più comunemente sono riscontrati quando<br />
si esaminano le cause del fallimento di una<br />
Nazione. Soprattutto in Africa si è spettatori di<br />
un totale fallimento della leadership, che diventa<br />
un ostacolo insormontabile allo sviluppo:<br />
sistemi politici a partito unico e dittature militari<br />
degenerano in tirannia, nelle quali “l’enorme<br />
concentrazione di potere politico ed economico<br />
nello Stato lo ha trasformato in Stato vampiro<br />
o illegale” 37 . Le istituzioni statali diventano<br />
quindi ostaggio di una ristretta cerchia di<br />
uomini che si arricchiscono, lasciando il resto<br />
della popolazione nella povertà, malnutrizione,<br />
vessazione ed, in generale, nella totale assenza<br />
dei beni che dovrebbero essere garantiti<br />
dal Governo. Lo Zimbabwe ne è uno degli<br />
esempi più efficaci, dove l’84enne dittatore<br />
Robert Mugabe infierisce sulla popolazione<br />
conducendo scellerate campagne come quella<br />
denominata murambatsvina (lavando la feccia),<br />
inaugurata nel 2005 per liberare più di 100.000<br />
abitazioni urbane; l’effetto che ne seguì fu<br />
devastante, con la morte di quasi la metà della<br />
popolazione lasciata senza riparo e cibo nelle<br />
campagne 38 .<br />
Le tirannie possono essere, a loro volta, il<br />
motivo principale – ma non l’unico – delle<br />
ribellioni condotte da gruppi etnici/religiosi/<br />
tribali che si oppongono al regime o all’elite<br />
al potere. Tali conflitti degenerano spesso<br />
in vere e proprie guerre interne che portano<br />
lo Stato al fallimento. L’origine di queste<br />
forme di ribellione è generalmente legata allo<br />
sfruttamento delle risorse che sono concentrate<br />
nella zona contesa 39 . Caso emblematico<br />
è il Sudan, sconquassato da movimenti<br />
indipendentisti sia nella regione meridionale<br />
che nel Darfur dove i pastori stanziali si sono<br />
ribellati al governo, egemonizzato da gruppi<br />
arabi, per far valere i propri diritti sulle poche<br />
risorse che interessano l’intera fascia sudanosaheliana.<br />
Cause Esogene<br />
Se il fallimento è determinato in buona parte<br />
da problematiche endogene, è opportuno<br />
sottolineare che spesso è rilevabile una<br />
componente esogena che favorisce, in qualche<br />
modo, il crollo di uno Stato.<br />
33 Daniel Thürer, op. cit..<br />
34 ONU, Supplement to an Agenda for Peace, New York, 1995, pag. 11.<br />
35 Commission on Global Governance, Our Global Neighbourhood, Oxford, 1995.<br />
36 Faraone Arturo, Cenni di Diritto Internazionale e appunti di Diritto Internazionale Marittimo, Venezia, ISMM, gennaio 2005,<br />
pag. 20.<br />
37 Ayittey George B.N., “L’aiuto che serve”, Aspenia nr. 29/2005, pag. 76.<br />
38 Johnson R.W., “Zimbabwe: the case for intervention” in Current History - Africa, maggio 2007,pag. 233.<br />
39 Per un elenco esaustivo di esempi, motivi ed effetti derivanti dalle contese tra gruppo egemone e ribelli per lo sfruttamento delle<br />
risorse naturali, Le Billon Philippe, Fuelling war: natural resources and armed conflict, Adelphi Paper nr. 373, New York, IISS,<br />
2005.