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143 Anno XVIII - 2008 - Marina Militare

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Nel corso del 47° Corso Normale recentemente<br />

conclusosi, un paio di frequentatori<br />

impegnati su temi diversi nel campo<br />

dell’analisi strategica sono giunti ad una serie<br />

di deduzioni che, lette in maniera complementare,<br />

convergevano verso un punto<br />

di vista molto prossimo. E’ il caso appunto di<br />

due elaborati frutto delle fatiche del Capitano<br />

di Corvetta Calvetti e del T.V. Quondamatteo: il<br />

primo dedicato al tema dei “failed states” e il secondo<br />

un consueto “caso paese” relativo però ad una delle<br />

entità statuali più evanescenti della scena internazionale<br />

degli ultimi 15 anni , la Somalia. E’ fin troppo evidente<br />

come l’attenzione della Comunità Internazionale negli<br />

ultimi anni, soprattutto quelli in cui il sistema internazionale<br />

è passato dalla chiarezza strategica della guerra<br />

fredda alla più indecifrabile frammentazione, si sia appuntata<br />

sulle fonti dell’instabilità dei sistemi regionali<br />

quali causa di inevitabili scosse telluriche indirette anche<br />

nelle zone come il mondo occidentale usualmente<br />

caratterizzate da maggiore stabilità e ordine. La lista dei<br />

“failed states”, gli stati falliti così come quello dei “weak<br />

states” , gli stati deboli, e di tutte quelle entità statuali già<br />

nel baratro o sull’orlo del baratro del caos istituzionale,<br />

politico e sociale, è continuamente aggiornata e tenuta<br />

sotto stretta osservazione. Gli esperti di settore sono<br />

infatti consapevoli di come i livelli dei problemi e le<br />

dinamiche relative non siano sempre facilmente separabili<br />

e che ciò che avviene a livello locale e regionale può<br />

trasferirsi d’incanto sul livello globale portando con sé<br />

tutta una serie di problemi di non immediata e semplice<br />

soluzione. L’argomentazione potrebbe sembrare puramente<br />

accademica se l’osservazione attenta delle vicende<br />

locali in paesi come il Sudan, il Chad o il Pakistan non<br />

ci riportasse nell’evidenza della pratica applicazione del<br />

principio. Si tratta di paesi che vivono una permanente<br />

condizione di insicurezza istituzionale in bilico fra<br />

colpi di stato e rivolte popolari o, come nel caso della<br />

Somalia, privi di un vero e proprio apparato politico<br />

amministrativo perché nelle mani di capi clan o signori<br />

della guerra. Nell’analisi strategica relativa a questo<br />

paese del corno d’africa la crisi permanente che lo atta-<br />

La BUSSOLA<br />

naglia da anni è vista nella sua dimensione<br />

globale prendendo in esame le presumibili<br />

conseguenze che scaturirebbero dalla<br />

chiusura dello Stretto di Bab el Mandeb<br />

qualora la crisi assumesse dimensioni<br />

ancora più significative. Si tratterebbe<br />

di conseguenze sul piano dei trasporti<br />

marittimi, in particolare delle forniture<br />

energetiche per l’Europa ma anche per l’intero<br />

sistema della portualità italiana che vedrebbe ridotte ulteriormente<br />

le quote di merci scambiate. Mentre elaboriamo<br />

questo numero dell’Osservatorio le forze speciali<br />

della <strong>Marina</strong> Francese sono state costrette ad intervenire<br />

nel Golfo di Aden per liberare alcuni ostaggi nelle<br />

mani di pirati somali; a dimostrazione che l’instabilità<br />

istituzionale politica e sociale si esprime anche nella sua<br />

forma di instabilità “marittima” sulla quale la comunità<br />

internazionale si domanda come intervenire.<br />

La puntualità delle analisi che qui proponiamo non<br />

manca di fare riferimento anche ad un nuovo concetto<br />

geopolitico quello di “Cindoterraneo” 1 che, lungi dall’essere<br />

nato all’interno delle nostre mura, prende però<br />

le mosse, per estensione geografica e politica, da quel<br />

“Mediterraneo Allargato” tanto caro all’IGM che ormai<br />

è stato però superato nei fatti e nelle intenzioni del nostro<br />

sistema paese.<br />

Per i molteplici aspetti trattati ci è sembrato dunque interessante<br />

proporre questo numero dell’Osservatorio<br />

come monografico pubblicando i due lavori citati nella<br />

loro versione integrale comprensiva delle parti allegate<br />

cui normalmente, solo per motivi di spazio, siamo costretti<br />

a rinunciare. I due elaborati che, come abbiamo<br />

detto sono da leggersi in maniera complementare, rispondono<br />

ad un taglio di analisi che racchiude in sé l’essenza<br />

della didattica della strategia propria del nostro<br />

Istituto basata sulla convinzione che i fatti geopolitici<br />

e le vicende connesse agli spazi marittimi siano parti<br />

componenti dell’analisi strategica indissolubilmente<br />

correlati e che, come tali, impongono un approccio il<br />

più globale possibile.<br />

1 Concetto geopolitico introdotto da Alessandro Politi nel rapporto “Nomos e Khaos “ 2006 a cura dell’Osservatorio Scenari<br />

Strategici e di Sicurezza di Nomisma

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