143 Anno XVIII - 2008 - Marina Militare

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2 - per il Nord Europa ritardi del 95% e aumenti dei prezzi del 55%.; - il Nord America (costa orientale) tra i 3 bacini di riferimento risulterebbe il meno colpito, realizzando in negativo ritardi per il 50% e aumenti dei costi del 40%; - per Mediterraneo e Nord Europa l’opzione dell’estrazione di petrolio dal fondo marino, considerata in certe zone economicamente non vantaggiosa a causa di esosi costi di estrazione, verrebbe sicuramente rivalutata. Dall’analisi sviluppata il dato preoccupante è senza dubbio quello riferito al Mediterraneo. Tra le nazioni di questa regione l’Italia ricopre sicuramente la posizione meno vantaggiosa. Una prima precauzione in tal senso è già stata adottata. Come emergerà dai dati statistici resi disponibili dalla Capitaneria di Porto sezione distaccata di Comparare Siracusa presso il pontile di Santa Panagia, l’Italia ha compiuto la scelta strategica di rifornirsi principalmente di greggio dal Mar Nero. 14. DWT sta per deadweight tonnage (capacità di carico), ovvero il massimo peso in tonnellate che una petroliera può caricare relativamente alla sua marca estiva (E) (Plimsoll line) dato dalla somma del carico, dell’equipaggio, del bunker, e dei pesi morti come ad esempio pitture,cavi, attrezzature varie. 15. CBS sta per Capo di Buonasperanza.
Petrolio: analisi di medio termine Lo scenario della chiusura di un chockepoint internazionale pone la questione se sia opportuno rivalutare la ripresa della costruzione di superpetroliere da più di 500000 DWT o a puntare ad altri bacini d’estrazione (Mar Nero). La risposta alla domanda coincide con questa seconda opzione alla luce delle seguenti riflessioni: - è cambiata la strategia dei trasporti, in quanto l’utenza viene raggiunta capillarmente attraverso l’integrazione di porti, autostrade, ferrovie, oleodotti. La globalizzazione economica e finanziaria punta ad una competitività esasperata che mira a spazzare via i colli di bottiglia nella distribuzione di benessere e ricchezza. Essa non può fermarsi di fronte alla chiusura di un chokepoint; Infatti la realizzazione dell’oleodotto (da 4,8 milioni di bbls/d), che attraversa da est ad ovest la penisola arabica da Jubail sul Golfo Persico a Yanbu sul Mar Rosso, permetterebbe di alleviare gli effetti di un embargo petrolifero (che si realizzerebbe automaticamente con la chiusura di Bab el Mandeb); - secondo l’opzione del percorso alternativo che prevede il doppiaggio del CBS, essendo più lungo di 3000 nm, non po- tendo raddoppiare le flotte mercantili nel giro di pochi anni, potrebbe sembrare auspicabile disporre di petroliere che, con sempre maggiori capacità di trasporto, possano abbattere il lievitamento del costo dei noli; - secondo questo ragionamento le petroliere di medio taglio diverrebbero obsolete e si assisterebbe alla crisi di una delle più importanti capacità strategiche della sovranità nazionale sul mare, il settore della cantieristica navale. Vittime di questo sconcertante scenario diverrebbero quelle nazioni il cui PIL dipende sensibilmente dal fatturato della cantieristica navale di piccola-media stazza. Infatti, per quanto riguarda il ritorno in auge delle superpetroliere, non tutti i cantieri sarebbero in grado di impegnarsi nella costruzione di superpetroliere attraverso un opera di reverse engeneering. Concludendo, per quanto attiene l’aspetto dell’interruzione della fornitura di greggio dal Medio Oriente a causa della chiusura di Bab el Mandeb, questo problema verrebbe aggirato con il ricorso simultaneo all’oleodotto e ad un aumento di domanda per la fornitura di crude oil presso i centri di estrazione del Mar Nero e secondariamente 2
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