143 Anno XVIII - 2008 - Marina Militare
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pericolo consiste invece in tutte quei fenomeni<br />
collaterali che nascono proprio dall’incapacità<br />
di controllare il proprio territorio. Come ha ben<br />
evidenziato l’ex-presidente USA Jimmy Carter,<br />
i failed States possono diventare rifugio per<br />
leader terroristici. Sono quindi il terreno fertile<br />
per traffico di droga, riciclaggio di denaro,<br />
la diffusione di malattie infettive, degrado<br />
incontrollato dell’ambiente, flusso di masse di<br />
rifugiati ed immigrazione clandestina 49 .<br />
Terrorismo transnazionale<br />
In questi giorni si sente spesso parlare di<br />
“terrorismo transnazionale”, ossia di una<br />
politica del terrore che non ha confini geografici<br />
e si sviluppa praticamente in tutte le latitudini e<br />
longitudini del globo. Questi gruppi terroristici<br />
– Al-Qaeda e movimenti affiliati in primis -<br />
trovano negli Stati falliti un (forse) involontario<br />
complice 50 , sfruttando il poco controllo sul<br />
territorio per stabilire “rifugi, basi operative,<br />
connessioni con la criminalità organizzata<br />
traffici illegali” 51 , oltre che reclutare adepti tra<br />
i giovani disperati senza lavoro e con scarsa<br />
educazione che trovano forza e sicurezza<br />
all’interno di organizzazioni terroristiche 52 .<br />
Immigrazione clandestina<br />
All’inizio del 1997 sullo schermo radar<br />
delle Unità della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> Italiana in<br />
pattugliamento in Adriatico si affollavano<br />
una miriade di piccole tracce, provenienti<br />
dalla costa albanese e dirette verso l’Italia.<br />
Era la rappresentazione della disperazione<br />
che ha spinto migliaia di persone a scappare<br />
da un paese sull’orlo del fallimento. Questo<br />
esempio è solo la prova tangibile che<br />
l’immigrazione clandestina da paesi collassati<br />
è un altro fenomeno collaterale che porta con<br />
sé l’intrinseca emergenza del trasferimento di<br />
individui pericolosi, non solo per un’eventuale<br />
connessione a reti terroristiche, ma anche<br />
per l’aumento della criminalità nel territorio<br />
ospitante. Difatti, il mancato controllo dei<br />
propri confini da parte della nazione fallita<br />
assieme all’assenza di una efficace politica di<br />
limitazione del fenomeno porta al decadimento<br />
di uno dei due filtri che dovrebbero, in qualche<br />
modo, limitare la migrazione clandestina 53 .<br />
Statistiche ufficiali confermano che l’Africa, in<br />
particolare quella sub-sahariana ove maggiore<br />
è la concentrazione di Stati falliti, è destinata<br />
a diventare la protagonista nei flussi migratori<br />
nel Mediterraneo, una delle principali vie di<br />
ingresso per l’Europa dove ogni anno entrano<br />
clandestinamente dalle 400 alle 500 mila<br />
persone 54 .<br />
Attività criminale<br />
Lo scarso controllo dello Stato sul proprio<br />
territorio ha, ovviamente, riflesso sulla<br />
possibilità di condurre attività criminali su vasta<br />
scala, dal riciclaggio di denaro, all’evasione<br />
fiscale e frodi. Le testimonianze di questa<br />
azione criminale, che è spesso connessa con<br />
i gruppi terroristici, sono emerse in Liberia,<br />
Sierra Leone, Congo ed Afghanistan 55 , giusto<br />
per citarne alcuni.<br />
I traffici illeciti attraverso le maglie larghe di<br />
uno Stato fallito sono la fonte di guadagno<br />
per le organizzazioni criminali: la produzione<br />
e contrabbando di armi, ad esempio, è<br />
particolarmente florida nell’africa subsahariana,<br />
con oltre 38 “aziende” riportate<br />
nell’ultimo Small Arms Survey 56 . Inoltre, le<br />
bande locali riescono ad avvalersi delle risorse<br />
naturali del territorio, quali diamanti, oro ed<br />
altri metalli preziosi nonché petrolio, spesso<br />
estraendoli in maniera clandestina.<br />
Il commercio di droga rimane uno dei traffici<br />
illeciti più proficui. Secondo il World Drug<br />
Report redatto dall’United Nations Office on<br />
Drugs and Crime (UNODC) 57 , il 92% dell’eroina<br />
proviene dall’Afghanistan, “leader” anche nella<br />
produzione di oppiacei. Per entrambe le droghe,<br />
il secondo produttore mondiale è il Myanmar.<br />
Ancora, il cannabis, diffuso in tutto il mondo,<br />
vede tra i principali produttori l’Afghanistan ed<br />
il Pakistan.<br />
La connessione tra coltivazione di narcotici e<br />
Stati falliti è quindi evidente: da una parte gli<br />
49 Carter Jimmy, “The human right to peace”, Global Agenda 2004.<br />
50 Questi paesi possono essere definiti come “sponsor passivi del Terrorismo”. Byman Daniel, “Passive Sponsor of Terrorism”, Survival<br />
vol. 47 nr. 4 inverno 2005-2006, pagg.117-144.<br />
51 Natalizia Gabriele, “Stati Uniti – una nuova mappa per il Pentagono” del 18/11/05, www.geopolitica.info, 16/01/08.<br />
52 “Preventing State Failure to Combat Terrorism”, Background Guide, Stanford Model United Nations Conference, 2004.<br />
53 L’altro filtro/barriera è costituito dal controllo dei confini da parte del Paese di accoglienza “attraverso una politica di controllo di:<br />
frontiere, permessi di soggiorno, concessione quote di ingresso e sistema di repressione e prevenzione, etc.”. Gnosis, “Clandestino<br />
& criminale pregiudizi e realtà”, www.sisde.it, 22/01/08.<br />
54 Desiderio Alfonso, “Se vai in cerca d’Eldorado”, Limes nr. 3/2004, pag 53.<br />
55 Rotberg Robert I., “Nation-State failure: a recurring phenomenon?”, intervento al workshop inaugurale per il NIC 2020 project,<br />
06/11/03, www.dni.org, 24/01/08.<br />
56 Stohl Rachel e Myerscough Rhea, “Sub-Saharan small arms: the damage continues”, Current History Africa, mag. 07, pag. 213.<br />
57 UNODC, World Drug Report 2007, giugno 2007, www.un.org, 17/01/08.<br />
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