“All clocks were stopped” - Istituto Comprensivo Carpineto Romano

Assessorato alle Politiche Culturali e Turismo
i.c. “Leone Xiii”
cArpineto romAno
Anno Scolastico 2010-2011
“All clocks were stopped”
Lo scoppio deL’38 neLLe cronAche
AmericAne AustrALiAne
neozeLAndesi ed oLAndesi deLL’epocA
a cura di stefano Gelsomini

“All clocks were stopped”
Lo scoppio deL’38 neLLe cronAche
AmericAne AustrALiAne
neozeLAndesi ed oLAndesi deLL’epocA
a cura di
stefano Gelsomini
Andrea Lepre
domenico campagna
Gabriele conti
matteo d’Arcangeli
simone cacciotti

Una comunità è tale quando riesce a preservare la memoria delle sue gioie e dei
suoi drammi affidandone ai giovani il compito di trasmissione alle generazioni
future. Questo piccolo lavoro è un po’ questo: i nostri ragazzi hanno saputo farci
rivivere le drammatiche giornate di quell’inverno di settantadue anni fa, quando
nel gelo di un mattino il lutto e il dolore colpì i nostri nonni. E non c’è famiglia
in cui i racconti di quanto accadde non siano stati evocati a tavola, ricordando
un fratello, uno zio o un amico. Ma non solo, ci hanno fatto scoprire anche cosa
i nostri emigranti hanno potuto sapere, quali notizie poterono leggere, facendoci
solo immaginare i drammi e le sofferenze di chi oltreoceano altro tipo di informazioni
non aveva, che queste scarne cronache. È bello che questo lavoro veda
la luce a scuola e nella nostra scuola, testimonianza della validità dell’impianto
educativo che offre ai nostri figli.
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Quirino Briganti
(Sindaco Carpineto Romano)
Questa pubblicazione descrive un avvenimento drammatico per l’intero territorio
dei Monti Lepini e della Valle del Sacco. E’ un lavoro di ricerca svolto su testi
giornalistici dell’epoca in lingua inglese, che ci riporta allo scoppio dello stabilimento
della BPD di Colleferro dove lavoravano centinaia di persone.
Per la stesura della pubblicazione, coordinata dal Prof. Stefano Gelsomini, è stato
utilizzato un approccio multidisciplinare; gli studenti si sono infatti dovuti cimentare
con la storia, la lingua inglese, il giornalismo e la ricerca sui motori di
ricerca del web.
D’altra parte questa pubblicazione ha anche il merito di evidenziare il valore educativo
della cosiddetta storia locale, molte volte definita minore, che invece può
aiutare i nostri ragazzi a comprendere i fenomeni di sviluppo e di cambiamento
sociale che hanno caratterizzato il territorio.
Erano gli anni dell’espansione dell’industrializzazione pesante che sembrava essere
l’unico modello di sviluppo e che invece con il passare del tempo si è dimostrato
un modello perdente oltre che distruttivo visto che ha contribuito in maniera
sostanziale all’inquinamento totale dell’intera Valle del Sacco.
Bisogna quindi ringraziare questi ragazzi per l’impegno e soprattutto augurarci
che a questo lavoro ne seguano molti altri.
Matteo Battisti
Assessore alla Pubblica Istruzione

La seguente pubblicazione trae spunto dalla tragica esplosione della fabbrica di
Colleferro avvenuta nel 1938. Si tratta di un lavoro che offre ai ragazzi un’occasione
di conoscenza e approfondimento di fatti storici della nostra zona, accaduti
oltre settant’anni fa dei quali ormai anche gli ultimi testimoni stanno scomparendo
e che hanno colpito molte famiglie della nostra comunità; un testo che
si lascia apprezzare anche dal punto di vista didattico per la novità ed il rigore
dell’approccio storiografico, la validità dell’impostazione multidisciplinare che
ha coinvolto italiano, storia, inglese, informatica, qualità che ben si attagliano
ad una scuola stimolante ed innovativa, anche sotto il profilo motivazionale per
i ragazzi.
Prof. Marco Saccucci
(dirigente scolastico I.C. “Leone XIII” - Carpineto Romano)
E’ un bel lavoro. Lo è perché grazie alle moderne tecnologie, ed a questa mirabile
manifestazione di come esse possano essere sapientemente utilizzate, è stato possibile
ricostruire l’evento storico dello “Scoppio del ’38” in maniera inedita.
E’ un bel lavoro perché, partendo da un punto di vista “nuovo”, tanto più lontano
geograficamente, quanto più vicino dal punto di vista informativo, recupera,
ad oltre settant’anni di distanza, le emozioni, la concitazione, il dramma di quel
funesto evento.
E’ un bel lavoro perché la documentazione sulla quale si basa viene proposta
esattamente com’è stata rinvenuta, in lingua inglese, con la cadenzata traduzione
che sembra far rivivere quei tragici momenti, con la medesima ansia di chi l’ha
vissuta.
E’ un bel lavoro perché a farlo sono stati dei ragazzi delle scuole medie, i “nostri”
ragazzi…, che troppo spesso bistrattiamo, e che invece sono stati capaci di realizzare
questo prezioso volumetto che, ne sono sicuro, vedrà diverse ristampe.
E’ un bel lavoro perché è “l’uovo di Colombo” al quale “Colombo” non aveva
pensato. Perché, se questi ragazzi non ci avessero pensato, se ne sarebbe sentita la
mancanza nelle librerie degli appassionati e soprattutto in quelle pubbliche del
nostro comprensorio.
E’ un bel lavoro perché consacra, nel suo “piccolo”, e se ve ne fosse ancora il bisogno,
l’importanza della “storiografia” fatta dai giornalisti e non solo dagli storici,
spesso impegnati più a fornire informazioni filtrate che non a raccontare i fatti
senza l’uso di improbabili chiavi di lettura…
E’ un bel lavoro; da leggere, e da far leggere, con attenzione e da custodire gelosamente...
Giulio Iannone
(direttore Cronache Cittadine – Colleferro)
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Colleferro, gennaio 1938. Il paese non esisteva sulle mappe, città di fondazione
segreta il cui cuore pulsava per la produzione di armi ed esplosivi. Colleferro,
gennaio 1938. Il paese sanguina e piange i suoi primi morti, spazzati via dal vento
dell’esplosione. La notizia è grave e non può essere tenuta nascosta. Le veline
governative fanno trapelare qualcosa, i primi dati, poi più nulla. Dagli archivi
dei giornali americani, australiani e neozelandesi, ora messi in digitale su internet,
rispuntano le cronache di quei giorni drammatici che i nostri concittadini,
emigrati in quelle lontane terre hanno letto. Il nostro lavoro inizia con l’articolo
del corrispondente del giornale australiano “The Argus”, forse uno dei pochi ad
avere fonti indipendenti dalle veline ufficiali sulla tragedia e che denuncia come
ai giornali italiani fosse stato impedito di parlarne fino all’arrivo di comunicati
ufficiali.
“100 Killed in explosions. Italian disaster munitions factory in flames. Many others
injured.
“The Argus” Independent Cable Service. Rome, Sunday. Three tremendous explosions
yesterday in a munitions factory at Segni, 40 miles from Rome, are believed to have
caused at least 100 deaths. Official reticence makes a computation of the death roll
uncertain. Early estimates ranged from 50 to 500 deaths. Eye-witnesses claim that
100 bodies have been recovered and that many other victims were blown to pieces.
It is believed also that at least 100 persons were injured. A fire added to the horror
of the explosions. Many inhabitants of the town have fled to the hills. Police restrain
relatives. The first explosion occurred at 7.35 a.m and the second at 8.11 a.m. Then
the fire broke out, and the third explosion occurred soon afterwards. Wives and relatives
of the workers rushed to the factory after the first explosion, but the police held
them back. Directors and staff supervisors dashed into the building and ordered the
workers to leave. Several officials were killed in the second explosion. The danger of
an explosion in the vast underground powder stores drove all but a handful of rescuers
from the immediate vicinity until the cellars had been flooded. Late last night firemen
were still fighting the fire. Many blown to pieces eyewitnesses claim that hundreds of
bodies have been recovered, that many other victims were blown to pieces, and that
others were charred. Hundreds of wounded were treated and 100 ambulances were
rushed to Segni. The full extent of the disaster has not been disclosed yet by the Government.
Only a brief official communique has been issued. The communique stated
that some workers had been killed and 34 had been slightly wounded. It blamed a
worker for the disaster, and stated that the explosion was caused by an explosion in a
tube of compressed air. It is regarded as certain that more casualties will be revealed.
The disaster would have taken even more fearful toll had the explosions not occurred
at a slack time, when the day shift was replacing the night shift. The factory employed
1,500 workers. Il Duce leaves wedding. Signor Mussolini was attending the wedding
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of a niece when he heard the news. He left immediately for the scene. The King and
Queen also went to Segni. They inspected the ruins for half an hour. The factory was
operating mainly for the fulfilment of State orders, and was working at full capacity
in the manufacture of hand grenades and aerial bombs. Italian newspapers were
not permitted to mention the disaster until the brief official communique was issued
hours later. Police and soldiers formed a cordon round the area. The inhabitants of
Segni fled to the hills in fear of further explosions. The Fascist militia set up kitchens
and prepared food for the fear-stricken people 1 ”.
Seguì la censura governativa che impedì alla stampa italiana di pubblicare notizie
che non fossero quelle “ufficiali”. Sul luogo del disastro accorsero il re Vittorio
Emanuele III, la Regina Elena, il Duce, il Principe Colonna, Governatore
di Roma, e Achille Starace, segretario generale del Partito Fascista per rendersi
conto dell’accaduto: la città di Colleferro era stata gravemente danneggiata, centinaia
i feriti e decine i morti. Dalle corrispondenze si evince come la scena fu
rapidamente occupata da Mussolini, mentre al Re, per la sua sicurezza, fu impedito
di avvicinarsi al luogo del disastro, così come ai mezzi carichi di forniture
mediche perché privi di permessi. Il Governo fece di tutto affinché la fabbrica
fosse riaperta quanto prima e la produzione riprendesse al più presto. La causa
dell’esplosione fu identificata nell’errore di un operaio.
1 The Argus, (Camberra – Australia), 31/01/1938 “100 persone uccise in alcune esplosioni. Fabbrica di munizioni
italiana in fiamme. Molte altre persone ferite. “The Argus”Independent Cable Service. Roma, domenica. Tre tremende
esplosioni ieri in una fabbrica di munizioni a Segni, 40 miglia da Roma, si ritiene abbiano causato almeno cento morti.
La reticenza ufficiale rende incerto il calcolo delle vittime. Le prime stime oscillavano da 50 a 500 morti. Testimoni
oculari affermano che 100 corpi sono stati recuperati e molte altre vittime sono state ridotte in pezzi. Si pensa inoltre che
almeno 100 persone sono rimaste ferite. Un incendio si è aggiunto all’orrore delle esplosioni. Molti abitanti della città
sono fuggiti sulle colline. La polizia blocca i parenti. La prima esplosione è avvenuta alle 7.35 e la seconda alle 8.11.
Successivamente è scoppiato l’incendio e la terza esplosione è avvenuta poco dopo. Le mogli e i parenti degli operai si sono
precipitati verso la fabbrica dopo la prima esplosione, ma la polizia li ha trattenuti. I dirigenti e i sorveglianti si sono
precipitati nell’edificio e hanno ordinato agli operai di andare via. Diversi impiegati sono rimasti uccisi nella seconda
esplosione. Il pericolo di un’esplosione nei vasti magazzini sotterranei di polvere da sparo ha fatto allontanare tutti, a
parte un manipolo di soccorritori, dalle immediate vicinanze fino a quando gli scantinati non sono stati allagati. Ieri, in
tarda notte, i vigili del fuoco stavano ancora lottando contro il fuoco. Testimoni oculari affermano che sono stati ritrovati
centinaia di corpi, che molte altre vittime sono state ridotte in pezzi e altre carbonizzate. Sono stati curati centinaia di feriti
e 100 ambulanze sono accorse a Segni. La reale entità del disastro non è stata ancora rivelata dal Governo. È stato emesso
solo un breve comunicato ufficiale. Il comunicato diceva che alcuni operai erano rimasti uccisi e 34 leggermente feriti.
Attribuiva la responsabilità del disastro a un operaio e affermava che lo scoppio era stato causato da un’esplosione in un
tubo di aria compressa. Si dà per certo che si scopriranno più vittime. Il disastro avrebbe fatto un numero di vittime ancora
più spaventoso se le esplosioni non fossero avvenute in un momento di inattività, nel passaggio dal turno di notte al turno
di giorno. La fabbrica impiegava 1500 operai. Il Duce abbandona il matrimonio. Il Signor Mussolini stava partecipando
al matrimonio di una nipote quando ha ricevuto la notizia. Egli si è recato immediatamente sul luogo. Anche il Re e la
Regina sono andati a Segni. Hanno ispezionato le macerie per mezz’ora. La fabbrica stava operando soprattutto per eseguire
ordini di Stato e lavorava a pieno ritmo nella produzione di bombe a mano e bombe di aereo. I giornali italiani non sono
stati autorizzati a menzionare il disastro fino all’uscita, ore dopo, del breve comunicato ufficiale. Polizia e soldati hanno
formato un cordone intorno all’area. Gli abitanti di Segni sono fuggiti sulle colline per paura di nuove esplosioni. La
milizia fascista ha allestito cucine e preparato del cibo per la gente spaventata”.
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“Terrific explosions munitions factory. Italian disaster apparently result of carelessness.
Rome, January 31 - It is believed that 50 persons were killed and 300 injured
as the result of terrific explosions at the Segni munitions factory, near Tivoli. Police
and soldiers have formed a cordon round the works. The first explosion occurred in a
concrete building where hand grenades and aeroplane bombs were stored. This caused
a greater explosion in two neighbouring sheds, followed by a third and final explosion.
All parts of the town were damaged. Almost every window was shattered, and doors
far distant were torn off their hinges. It is stated officially that the explosion appears to
be the result of carelessness on the part of a worker who caused a cylinder of compressed
air to explode. It is feared that the dead as the result of the explosion will exceed 100
and that the injured will be nearly 1000. Difficulty is being experienced in accurately
enumerating the sufferers, owing to the ruins of the buildings, in which the rescuers
are still digging, and the flooding of cellars in the vicinity of the disaster to prevent
further explosions. Heavy rain at night was in time to extinguish the last smouldering
embers. Troops for a long time prevented carloads of medical supplies reaching the
stricken area, as the persons in charge of the cars did not possess permits. The casualty
list was lessened as the first explosion, which occurred before 8 a.m., when the night
shift was departing, prevented day workers from going in, pending investigation, during
which the second and mud worse explosion occurred.” 2
“From 300 to 400 persons were believed killed and injured today in a series of explosions
which blasted one of Italy’s greatest munitions factory. Frantically working rescue
crew had been able to drag but nine bodies from the wreckage. Firemen believed
many more would be found when they were able to penetrate the smouldering ruins.
Stores of wool used in making high explosives were burning in the cellars and prevented
further rescue works. Whole town in wrecked. Two minor explosions occurred
at 7.35 a.m., and 7.50 a.m. before the huge blast at 8.03 a.m. Just as the day shift
was relieving the night workers. Segni, a town of 10.000 people 38 miles southeast of
Rome, suffered widespread damage. Many roofs were shaken down and virtually all
2 Evening Post (Wellington – New Zealand), 31 Gennaio 1938: “Tremende esplosioni in una fabbrica di munizioni.
Tragedia in Italia apparentemente per una distrazione. Roma, 31 Gennaio. Si pensa che 50 persone siano rimaste uccise e
300 ferite, questo è il risultato della terribile esplosione alla fabbrica di munizioni di Segni, vicino Tivoli. Polizia e soldati
hanno formato un cordone attorno alla zone. La prima esplosione è avvenuta in un edificio dove bombe a mano e bombe
di aeroplano erano immagazzinate. Questo ha causato una esplosione più forte in due capannoni vicini, seguita da una
terza esplosione finale. Tutte le parti della città sono state danneggiate. Quasi ogni finestra è stata fracassata, e porte molto
distanti scardinate. È stato affermato ufficialmente che l’esplosione sembra essere il risultato della distrazione da parte di
un operaio che ha causato l’esplosione di un cilindro di aria compressa. Si teme che i morti che risultano dall’esplosione
superino i 100 e che le persone ferite non siano meno di 1000. E’ difficile contare esattamente tutti i feriti, a causa del crollo
degli edifici nei quali i soccorritori stanno ancora scavando, e dell’allagamento degli scantinati in vicinanza del disastro per
evitare altre esplosioni. Nella notte la pioggia abbondante ha fatto in tempo ad estinguere gli ultimi tizzoni che covavano
sotto le braci. Per molto tempo le truppe hanno impedito ai carichi di forniture mediche di raggiungere l’area colpita perché
i responsabili dei mezzi non erano in possesso dei permessi. L’elenco delle vittime è stato ridotto perché la prima esplosione,
avvenuta prima delle 8 del mattino, quando il turno di notte stava finendo, ha evitato che gli operai giornalieri entrassero,
in attesa di indagini, ed è in quel momento che è avvenuta la seconda esplosione, molto peggiore dell’altra”. Una versione
più breve è apparsa su “The Canberra Times”, “The Sidney Morning Herald” dello stesso giorno. Su Northern Standard
del 01/02/1938
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windows in the town were blown out. Merchandise was dumped all over the floors of
of the stores as shelves collapsed. ……. A communique announcing the disaster gave
no definite casuality figures but said there were “some dead and dozens injured”. King
Vittorio Emanuele and Queen Elena hurried from Rome to the scene of the tragedy.
They were accompanied by the Governor of Rome. Premier Benito Mussolini was
expected to take personal charge of the rescue work. Thirty-nine squadrons of firemen
were rushed from Rome and other surrounding towns to fight the blaze started by the
blasts which destroyed three small concrete buildings” 3
Gli operai travolti dall’esplosione avevano le facce gialle per l’acido picrico: “Another
communique says that nine bodies so far have been recovered, and 200 of the
injured have been identified. It adds that one section of the plant will be out of action
for three months, and the remainder will resume work next week. Many slightly
injured survivors were taken in military lorries to Rome. Their bandaged faces were
yellow with picric acid. ..… The flooding was carried out by 20 fire engines under
the authority of Signor Mussolini, who hastened from the wedding of a niece, whom
he gave away…. King Victor Emanuel also hurried to Segni, but was stopped by the
cordon of troops because of a fear of renewed explosions” 4
Il rumore delle tre esplosioni fu tremendo: “The noise of the explosion was heard,
for 40 miles…” 5
Non ci fu nei primi momenti sicurezza sul numero di morti e feriti: “...Red Cross
officials said, and War Ministry asserted the total of killed and injured still was
undetermined...” 6 con cifre che oscillavano a seconda delle fonti: “...It is feared
that hundreds of persons have been killed or injured in a series of terrific explosions
3 The Register Guard (Eugene, Oregon – Usa) 29/01/1938. “Fra le 300 e le 400 persone si crede siano rimaste uccise o
ferite oggi in una serie di esplosioni che hanno distrutto una delle più grandi fabbriche di munizioni d‘Italia. Lavorando
freneticamente, le squadre di soccorso sono state capaci di recuperare nove corpi dalle rovine. I vigili del fuoco ritengono che
molti di più saranno rinvenuti quando avranno la possibilità di entrare tra le rovine fumanti. Depositi di lana usata nella
produzione di potenti esplosivi sono bruciati nei sotterranei ed hanno impedito ulteriori operazioni di salvataggio. L’intera
città è sconvolta. Due esplosioni minori sono avvenute alle 7.35 del mattino e alle 7.50 prima della gigantesca esplosione
delle 8.03, proprio quando il turno della mattina stava dando il cambio ai lavoratori della notte. Segni, una città di
10.000 abitanti 38 miglia a sudest di Roma, ha riportato ingenti danni. Molti tetti sono crollati e praticamente tutte le
finestre della città sono esplose. Le merci si sono riversate sui pavimenti dei negozi, perché gli scaffali sono crollati. ……...
Un comunicato annunciante il disastro non fornisce cifre definitive, ma dice che ci sono stati “alcuni morti ed una dozzina
di feriti”. Il Re Vittorio Emanuele e la Regina Elena sono accorsi da Roma sulla scena del disastro. Erano accompagnati dal
Governatore di Roma. Il Premier Benito Mussolini si è fatto direttamente carico dei lavori di soccorso. Trentanove squadre
di Vigili del Fuoco sono corse da Roma e da altri paesi circostanti per combattere le fiamme partite dall’esplosione che ha
distrutto tre edifici di calcestruzzo”. una versione più breve apparve lo stesso giorno su “The Reading Eagle”, “Rock
Hill Herald”, “Nashua Telegraph”, “Ludington Daily News” e “The Portsmouth Times”.
4 “The Sideny Morning Herald” (Sidney – Australia) 31/01/1938: “... Un altro comunicato dice che fino ad ora sono
stati recuperati nove corpi e identificati 200 feriti. Aggiunge che una parte dell’impianto resterà fuori uso per tre mesi e il
resto tornerà in funzione la prossima settimana. Molti sopravvissuti, feriti lievemente, sono stati portati a Roma su camion
militari. I loro volti bendati erano gialli a causa dell’acido picrico. … L’allagamento è stato effettuato attraverso 20 autopompe
su autorizzazione del Signor Mussolini che si è precipitato sul posto abbandonando il matrimonio di una nipote …
Anche il Re Vittorio Emanuele è corso a Segni, ma è stato fermato dal cordone di truppe per paura di nuove esplosioni”.
5 “The Mercury” (Hobart – Australia) 31/01/1938: “Il rumore dell’esplosione si è sentito per 40 miglia…”
6 “Lewiston Evening Journal” (Lewiston Maine – Usa) 29/01/1938: “funzionari della Croce Rossa hanno detto e il
Ministro della Guerra ha affermato che il calcolo complessivo dei morti e dei feriti è ancora indeterminato…:”
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which occurred over a 30 minute period at the Segnj munitions factory, near Tivoli,
today. Late tonight nine bodies had been recovered and 200 injured persons had been
identified. Dead and dying persons are constantly being found in the wreckage. A
strong cordon of soldiers has been set in a wide area around the factory… The blasts
were heard over a radius of 40 miles…Survivors and doctors, however, fear that it is
much more serious, and that the dead will exceed hundreds and the injured persons
will approach thousands..” 7
Dalle descrizioni della fabbrica e del paese emerge l’orrore: “The plant was built
within the past six years as part of Italy’s armament program....Thousands of townspeople
watched the fire from a distance, held back by lines of Carabinieri. Detachments
of the constabulary guarded business houses to prevent looting. Company officials
said the first blast ripped the explosive buildings just as men were going to work.
The explosive section is separated by hills from others of the plant in which manufactured
other munitions. The company director, Scribani Rossi, went to the scene
to direct salvage work and high Rome police officials were called from the wedding
of premier Mussolini’s niece, Rosa Mussolini, to give aid. The blast broke telephone
comunications between Segni and Rome. ….. The injured were pouring in to Rome
hospitals for treatment. Every available ambulance was mobilized to rush them here.
The explosions was heard from 40 miles. Police and soldiers immediately threw a
cordon around the works. Officials, launching a speedy investigations, maintained
a strict secrecy..... Many persons were injured by flying splinters of glass and the tiles
hurtled from the rooftops of the neighboring buildings by the force of the blast...” 8
Carabinieri e Polizia a stento riuscirono a fermare madri, mogli e fidanzate che
volevano notizie: “....Residents of the central section of the city, where the brunt of
the damage was experienced, were forced to evacuate their shattered home. All clocks
within a wide radius were stopped by the blasts. Premier Benito Mussolini, hurried
from Rome, ...was persuaded, however, not to venture beyond the safety line drawn
more than a mile away from the factory. Police cordons held back wives and mothers
who hysterically sought to search the flaming ruins for missing workmen.... The superintendent
of the Bomprini Parodi Delfino factory built some six years ago to speed
7 “The advertiser” (Adelaide – Australia) 31/01/1938; “Western Argus” (Kalgoorlie – Australia) 01/02/1938: “... Si
teme che centinaia di persone siano rimaste uccise o ferite in una serie di terribili esplosioni avvenute oggi, nell’arco di
più di 30 minuti, presso la fabbrica di munizioni di Segni, vicino Tivoli. In tarda notte sono stati recuperati nove corpi
e identificati 200 feriti. Si continuano a trovare morti e moribondi tra le macerie. Si è schierato un robusto cordone di
soldati in una vasta area intorno alla fabbrica… Gli scoppi si sono sentiti in un raggio di oltre 40 miglia … Sopravvissuti
e medici, comunque, temono che la cosa sia molto più grave e che i morti saranno più di cento e i feriti migliaia…”
8 “Youngstown Vindicator” (Youngstown, Ohio – Usa) 29/01/1938: “L’impianto è stato costruito negli ultimi sei anni
come parte del programma di armamento italiano …. Migliaia di cittadini hanno guardato il fuoco da lontano, tenuti
indietro da cordoni di Carabinieri. Reparti di Polizia sorvegliavano le palazzine degli uffici per prevenire i saccheggi. Funzionari
della industria ufficialmente hanno detto che la prima detonazione ha coinvolto i capannoni degli esplosivi proprio
mentre gli uomini si stavano recando al lavoro. La sezione degli esplosivi è separata da colline dalle altre parti dell’impianto
nelle quali si producono altre munizioni. Il direttore della Compagnia, Scribani Rossi, è giunto sul posto per dirigere le
operazioni di salvataggio e alti funzionari della questura di Roma sono stati chiamati dal matrimonio della nipote del
Premier Mussolini, Rosa Mussolini, per portare aiuto. L’esplosione ha interrotto le comunicazioni telefoniche tra Roma e
Segni. ….. I feriti si sono riversati negli ospedali di Roma per le cure. Ogni ambulanza disponibile è stata fatta accorrere
qui. L’esplosione è stata udita a 40 miglia di distanza. Polizia ed esercito immediatamente hanno formato un cordone
attorno alla fabbrica. I funzionari, che hanno fatto partire rapide indagini, mantengono uno stretto riserbo. … Molte
persone sono state ferite da schegge volanti di vetro e dalle tegole dai tetti degli edifici vicini per la forza dell’esplosione”,
versione più breve in “Lawrence Daily Journal World”.
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Italy’s rearmament program, told Mussolini the number of the casualties would have
been much larger had he not order the plants evacuated after the first explosion” 9
A Colleferro il tempo si fermò sull’ora dell’ultima tremenda esplosione: “The worst
munitions factory explosion in Italy’s recent history today killed at least 15 workers
…., leaving Segni’s business section devastated as by an earthquake. Firemen toiling to
extinguish fierce flames in the powder plant ruins were certain they would find additional
bodies when the heat and acrid fumes were quelled enough to permit thorough
search. Soldiers, policemen and fire fighters were the only occupant of the shattered area
in this town of 10.000 inhabitants. The first of three explosions came at 7.35 a.m.,
spreading panic. Living amid power and ammunition plants the town’ s inhabitants
knew what the deep subterranean rumble portended. Many of them, fearful for relatives
working in the factory, dashed into streets already littered with broken glass and
roof tiles. A second explosion 15 minutes later was fallowed by a terrific blast at 8.03
which destroyed the munitions plant. Residence roof crashed, injuring householders
inside. Outside stairways collapsed and doors splintered from their hinges. All clocks
in Segni were stopped. The windows were blown from a roadside chapel two-thirds of
a mile away. The explosions ceased after the third one, but flames spread underground
where tons of wool used in making high explosives were stored. Authorities feared
further blasts and kept all but rescue workers a mile from the smoking debris. Police
lines held back wives and mothers searching for missing relatives. One hysterical girl
broke through but was led back by the guards. ….All roads to Segni were closed to
the ordinary traffic to make way for firefighting apparatus, ambulances, truck-loads
of troops, physicians, and trucks carrying medical supplies....... The powder plant,
situated in a valley almost surrounded by hill, was built almost entirely underground.
Several others buildings in which fertilizers and chemical products were manufactured
stood within a mile radius of explosions. All were damaged so extensively that works
was halted. Segni’s main residential section is more than two miles from the scene of
the blasts. Rescuers said about 30 persons were employed in the powder works, but that
probably more than 40 were present, since the day and night shift were just changing.
About 12.000 persons are employed in plants of the vicinity” 10
9 “The Telegraph Herald” (Dubuque, Iowa – Usa) 30/01/1938: “I residenti della parte centrale della città, dove si sono
subiti i danni maggiori, sono stati costretti ad evacuare le loro case distrutte. Tutti gli orologi entro un ampio raggio si
sono fermati sull’ora delle esplosioni. Il Premier Benito Mussolini, accorso da Roma, …è stato convinto, tuttavia, a non
avventurarsi oltre la linea di sicurezza posta a più di un miglio dalla fabbrica. Cordoni di Polizia tengono indietro moglie
e madri che istericamente cercano di trovare tra le rovine in fiamme i lavoratori dispersi. ..Il responsabile della fabbrica
Bomprini Parodi Delfino, costruita sei anni fa per accelerare il programma di riarmo dell’Italia, ha riferito a Mussolini
che il numero delle vittime avrebbe potuto essere maggiore se non avesse ordinato di evacuare la fabbrica dopo la prima
esplosione”. Anche sul “Prescott Evening Courier”.
10 “Reading Eagle” (Reading, Pennsylvania – Usa), 30/01/1938: “La peggiore esplosione in una fabbrica di munizioni
nella recente storia italiana ha ucciso almeno 15 operai …. lasciando il settore economico di Segni devastato come da un
terremoto. I Vigili del Fuoco, faticando ad estinguere le fiamme feroci nelle rovine dell’impianto di polvere da sparo sono
certi di trovare ulteriori corpi quando i fumi caldi ed acri saranno domati abbastanza da permettere accurate ricerche.
Soldati, poliziotti e Vigili del Fuoco sono stati i soli occupanti dell’area devastata di questa città di 10.000 abitanti. La
prima delle tre esplosioni è avvenuta alle 7.35 del mattino, seminando il panico. Vivendo vicino ad impianti di esplosivi e
munizioni, gli abitanti del paese sapevano che cosa preannunziasse quel profondo rombo sotterraneo. Molti di loro, spaventati
per i parenti che lavorano in fabbrica, si sono precipitati nelle strade cosparse di vetri rotti e tegole dei tetti. Una seconda
esplosione 15 minuti più tardi fu seguita da una terribile esplosione alle 8.03 che ha distrutto l’impianto di munizioni.
I tetti degli edifici sono crollati, ferendo le famiglie all’interno. All’esterno le scale sono collassate e le porte sono uscite dai
cardini. Tutti gli orologi di Segni si sono bloccati. Le finestre di una cappella sul ciglio della strada sono saltate in aria a due
terzi di miglio di distanza. Le esplosioni sono cessate dopo la terza, ma le fiamme si sono propagate nei sotterranei, dove
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La Facoltà di Medicina dell’Università di Roma sospese le lezioni e la Croce Rossa
aiutò nelle opere di soccorso ai feriti: “....Hospitals in surroundings town and
Rome were jammed with first aid cases. Classes at the University of Rome medical’s
school were suspended when physicians and surgeons were mobilized. Tank trucks of
water were dispatched from the capital to augment the small city’s dwindling supply....
the plant’s superintendent told Mussolini the casualties would have been much
greater if he had not ordered the evacuation of the plants immediately after the first
detonation. The number of injured was set a 200 by Red Cross figures, but many others
were known to have been hurt though they did not require hospital attention” 11
tonnellate di lana usate per produrre potenti esplosivi erano stoccate. Le Autorità, temendo ulteriori scoppi, hanno tenuto
tutti, tranne le squadre di soccorso, un miglio dalle macerie fumanti. Un cordone di polizia ha tenuto indietro mogli e
madri che cercavano i loro cari dispersi. Una ragazza in piena crisi isterica è riuscita ad oltrepassare ma è stata rimandata
indietro dalle guardie. …Tutte le strade per Segni sono state chiuse al traffico ordinario per aprire la via ai mezzi dei vigili
del fuoco, alle ambulanze, ai camion delle truppe, ai medici e ai mezzi carichi di forniture mediche… La fabbrica della
polvere da sparo, situata in una valle quasi circondata da colline, è stata costruita quasi interamente sottoterra. Diversi
altri edifici nei quali sono prodotti fertilizzanti e prodotti chimici, sono situati nel raggio di un miglio dall’esplosione.
Tutti sono stati danneggiati in modo così grave che la produzione è stata sospesa. La principale zona residenziale di Segni
è ad oltre due miglia dal luogo delle esplosioni …. I soccorritori hanno detto che circa 30 persone erano impiegate nella
lavorazione della polvere ma che probabilmente più di 40 erano presenti, visto che era proprio il momento del cambio tra
il turno di giorno e di notte. Oltre 12.000 persone sono impiegate negli impianti vicini…..”. Una versione più breve in
“ The Spokesman Rewiew”.
11 “Herald-Journal” (Spartanburg, South Carolina – Usa) 30/01/1938: “..gli ospedali nei paesi vicini e a Roma sono stati
affollati per gli interventi di pronto soccorso. Si sono sospese le lezioni alla Facoltà di Medicina dell’Università di Roma
quando medici e chirurghi sono stati mobilitati. Autobotti d’acqua sono state inviate dalla Capitale per sopperire alla diminuzione
della fornitura della piccola città. …Il soprintendente dell’impianto ha detto a Mussolini che le vittime avrebbero
potuto essere di più se egli non avesse dato l’ordine di evacuare gli impianti immediatamente dopo la prima esplosione.
Il numero dei feriti è stato fissato a 200 dalle cifre della Croce Rossa, ma molti altri si sa che sono stati feriti anche se non
si sono fatti ricoverare in ospedale….”. Versioni più brevi su “Spokane Daily Chronicle”, “Ellensburg Daily Record” e
“The Leader-Post” del 29/01/1938 e su “The Portsmouth Times” del 30/01/1938
- 13 -

Nelle strade i Carabinieri erano schierati per mantenere l’ordine: “....300 carabinieri
also were brought from the capital to care for the wounded and help patrol
streets of Segni. Tonight Segni was practically deserted except for Carabinieri”. 12
La causa del disastro fu rapidamente individuata nell’errore di un operaio: “Cause
assigned. Sparks from steel chisel. (Received February 1, 11.30 a.m.) Rome, January
31. A communique says that the Segni explosion was due to a foreman causing sparks
by using a steel chisel instead of a copper one to open a cylinder of compressed air”. 13
Subito nei comunciati ufficiali si sottolineò come gli impianti sarebbero ripartiti
al più presto: “A communique which was issued last evening stated that nine bodies
so far had been recovered and 200 injured had been identified. It added: ‘One section
of the plant will be out of action for three months, The remainder will resume
operations next week’” 14
La censura si fece subito pesante: “Europe’ s armaments race took another heavy toll
of life today when a violent explosion rocked the huge munitions works near Tivoli
with a death list that may run into hundreds. Meager reports that filtering through a
government censorship said that at least 100 mangled bodies were taken from the ruins
a short time after the first explosion …..Most of the factory, that employed 12.000
persons was destroyed. ….danger of additional explosions seriously handicapped the
work rescuers ... Italian newspapers were forbidden to publish any news concerning
the blast pending release of an official communique” 15 e si protrasse per molti giorni:
“Explosion disaster. Secrecy still in Italy. Independent Cable Service. Rome, Monday
- ……. Army and police authorities continue to impose a ban of secrecy apart
from the brief communique which was issued several hours after the disaster. The
communique did not disclose the death roll. When King Victor Emmanuel arrived at
the scene he saw 19 corpses near the entrance gates. Evidently they were the bodies of
workers who had been trying to escape. Relatives are still awaiting news of the missing.
The military cordon round the factory was lifted yesterday, and half a division of
soldiers returned to barracks. Electric services are operating again”. 16
12 “Miami Daily News” (Miami, Florida – Usa) 30/01/1938: “…300 Carabinieri sono stati inviati dalla Capitale in
aiuto ai feriti e per svolgere compiti di polizia nelle strade di Segni. Stanotte Segni era praticamente deserta tranne che per
la presenza dei Carabinieri…”
13 “Evening post” (Weelington – New Zealand) 1/02/ 1938: “Individuata la causa: la scintilla provocata da uno scalpello
d’acciaio. (Ricevuta febbraio 1,11:30 a.m.) Roma, gennaio 31. Un comunicato dice che il responsabile dell’esplosione di
Segni è un caposquadra che ha provocato delle scintille usando uno scalpello d’acciaio invece che di rame per aprire un
cilindro ad aria compressa”. Analoga versione apparve su “The Sidney Morning Herald” dello stesso giorno. Su “The
Canberra Times”, “The Mercury”, “The West Australian”, “Cairns Post”, del 02/02/1938. La fusione di più agenzie
appare sul “Western Mail” del 03/02/1938
14 “The Courier-Mail” (Brisbane – Australia) 31/01/1938 e “The West Australian” (Perth – Australia) e “Cairns Post”
(Cairns –Australia) dello stesso giorno. “Un comunicato emesso ieri sera affermava che fino ad ora sono stati recuperati
nove corpi e identificati 200 feriti. Aggiungeva: ‘Una parte dell’impianto resterà fuori uso per tre mesi, il resto tornerà in
funzione la prossima settimana”.
15 “Miami Daily News” (Miami, Florida – Usa) 29/01/1938: “La corsa agli armamenti in Europa ha pagato un altro
pesante tributo di vite oggi quando una violenta esplosione ha scosso i lavori di un’enorme fabbrica di armi vicino a Tivoli
con una lista di morti che potrebbe correre oltre il centinaio. Rapporti insufficienti che filtrano dalla censura governativa
dicono che almeno 100 corpi maciullati sono stati estratti dalle rovine poco dopo la prima esplosione …… Gran parte della
fabbrica, che impiega 12.000 persone, è stata distrutta ….. Il pericolo di ulteriori esplosioni ha seriamente rallentato i
lavori dei soccorritori ….. Ai giornali italiani è stata vietata la pubblicazione di qualsiasi notizia riguardante l’esplosione
in attesa dell’uscita di un comunicato ufficiale”
16 “The Argus” (Camberra – Australia), 01/02/1938: “Disastrosa esplosione. Ancora riserbo in Italia. Independent Cable Service
Roma, lunedì – …….Esercito e forze di polizia continuano ad imporre un obbligo di segretezza, tranne che per il breve comunicato
emesso svariate ore dopo il disastro. Il comunicato non rivelava l’elenco dei morti. Il Re visita le vittime. Quando il Re
Vittorio Emanuele è giunto sul luogo ha visto 19 cadaveri vicino i cancelli d’entrata. Si trattava evidentemente dei corpi dei lavoratori
che avevano cercato di fuggire. I parenti sono ancora in attesa di notizie degli scomparsi. Il cordone militare intorno alla
fabbrica è stato eretto ieri e metà della divisione di soldati è tornata nelle caserme. I servizi elettrici sono di nuovo operativi”.
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Il conto dei morti a distanza di pochi giorni si fermò a 37: “Segni explosion.
(Received February 3, 12.05 p.m.) It is officially announced that 37 were killed by
the Segni explosion. A terrific explosion occurred in the Segni munition factory near
Tivoli. The first explosion occurred in a concrete building where hand grenades and
aeroplane bombs were stored. This caused a greater explosion in two neighbouring
sheds, followed by a third final explosion. All parts of the town were damaged. Almost
every window was shattered, and doors far distant were torn off their hinges” 17 ed
ebbe inizio il pietoso ufficio dell’identificazione dei corpi: “Eighteen dead explosion
victims identified. Rome, January 31. A communique announces that there are
18 dead in the explosion at the Segni munitions factory near Tivoli. Those so far
identified include a workwoman, a chemist, three clerks, and 13 workmen” 18
Gli scampati alla tragedia furono ospitati in scuole “….De dakloozen zijn gisteren
door fascistiche hulptroepen van voedsel voorzien en vooloopoig ondergebracht in de
schoolgebouwen van Anagni en Valmontone” 19 o presso famiglie, mentre si andava
ricostruendo il paese e la corrente elettrica faceva ritorno: “Secrecy in Italy big
explosion. Rome. January 31. - ….At least 300 workers who were seriously injured,
have been accommodated in houses in surrounding villages, where they are being
nursed. The dead have been taken to their home villages”. 20
Sul luogo del disastro arrivò il Duce, che abbandonò rapidamente il matrimonio
della nipote: “Il Duce drove to Tivoli at breakneck speed immediately after the
wedding of his niece Rosa to Giovanni Teodorani, Italian journalist…..” 21 passeggiò
tra le rovine: “...The premier visited the scene in the mid-afternoon and then walked
through the center of the town, inspected the widespread damage.... the full story of
the disaster was hidden in the smoking mass of hot debris which defied the flood of
water poured on it by firemen. The concrete sheds which were destroyed had been
built largely underground....” 22 e parlò con alcuni dei sopravvissuti: “....As soon as
17 “Evening Post” (Wellington - New Zealand) 03/02/1938: “Esplosione a Segni. (Ricevuto il 3 febbraio alle ore 12.05.
p.m.)È stato ufficialmente annunciato che 37 persone sono rimaste uccise nell’esplosione di Segni. E’ accaduta una terribile
esplosione nella fabbrica di Segni vicino a Tivoli. La prima esplosione è avvenuta in un edificio di calcestruzzo,dove erano
immagazzinate granate e bombe di aereoplano. Ciò ha causato un’esplosione ancora più forte in due capannoni vicini
seguiti da una terza esplosione finale. Tutte le parti della città sono danneggiate. Quasi tutte le finestre sono state fracassate,
e porte molto distanti sono state scardinate”. In breve anche su “The Sidney Herald” del 03/02/1938 e su“The West
Australian”, “Cairns Post”, del 04/02/1938
18 “The Mercury” (Hobart – Australia) 01/02/1938; “The West Australian” (Perth – Australia) 01/02/1938: “Identificate
diciotto vittime dell’esplosione, 31 gennaio. Un comunicato annuncia che ci sono 18 morti nell’esplosione della
fabbrica di munizioni di Segni, vicino Tivoli. Quelli identificati fino ad ora sono un’operaia, un chimico, tre impiegati e
13 operai”.
19 “Utrechtsch Nieuwsblad” 31/01/1938: “I senza tetto, ieri, sono stati riforniti di cibo dalla milizia fascista e alloggiati
nelle scuole di Anagni e Valmontone”
20 “Barrier Miner” (Broken Hill – Australia) 02/02/1938: “Riserbo sulla grande esplosione in Italia. Roma, 31 gennaio. -
… Almeno 300 operai, gravemente feriti, sono stati alloggiati nelle case dei paesi limitrofi, dove vengono accuditi. I morti
sono stati portati nei loro paesi di origine”.
21 “Miami Daily News” (Miami, Florida - Usa) 29/01/1938: “….il Duce ha guidato a folle velocità verso Tivoli immediatamente
dopo il matrimonio della nipote Rosa con Giovanni Teodorani, giornalista italiano….”
22 “Spokane Daily Chronicle” (Spokane, Washington – Usa) 29/01/1938. “…Il Premier ha visitato la scena della tragedia
a metà pomeriggio e poi ha camminato per il centro della città, ispezionando i danni ingenti. La scena completa del disastro
era stata nascosta nella massa fumante dei detriti caldi che hanno sfidato il diluvio d‘acqua versatovi sopra dai pompieri.
I capannoni di cemento, che sono stati distrutti, erano costruiti in gran parte sottoterra”.
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he arrived Mussolini questioned one of the head engineers whose head was swathed in
bandages. “Have you enough water?” the Premier asked. He then ordered the flooding
which necessitated suspension of the search of the bodies...the correspondent walked
down the main street of Segni and founded desert except for the Carabineers” 23
Le immagini del Duce a San Pietro il giorno del matrimonio sono riportate da
un settimanale illustrato australiano: “Mussolini (background) attended the wedding
of his niece, Rosa Mussolini, to SignorTeodorani at St. Peter’s Church, Rome. II
Duce left hurriedly to rush to the scene of a munition works explosion at Segni” 24 , su
internet sono rintracciabili anche i video della cerimonia 25
Il calcolo dei danni si attestò su una cifra oscillante tra i 35 ed i 40 milioni di lire
dell’epoca: “Premier Benito Mussolini tonight personally took charge of emergency
measures to prevent further destruction of the huge powder depots which blasted between
30 an 40 workers to death today and injured about 500 others and caused
damage for $2.000.000. Engineers cautiously released flood waters into the smouldering
ruins temporarily holding up the search of bodies in the Bomprini Paroni
Delboni (sic, nda) Powder factory. This was designed as a safety measures to prevent
further loss of life and property in the most costly disaster in recent Italian history......
The blasts rocked the entire countryside …..So difficult and dangerous was the task of
removing bodies that only ten had been recovered by evening when premier Mussolini
ordered all cellars in the immediate vicinity flooded to prevent further explosions....
In addition to about 150 workers, it was estimated 300 soldiers and a number of
civilians were injured by glass and flying fragments. A reliable source estimated the
damage between 35.000.000 and 40.000.000 lire (approximately $2.000.000).
King Victor Emmanuel and Queen Elena were among the first to arrive from Roma,
after a 30 miles motor trip. They took an active part in aiding the wounded. Shortly
afterwards Premier Mussolini arrived with Achille Starace, secretary general of the
Fascist Party, and Prince Colonna, Governor of Rome”. 26
23 “The Bend Boulletin” (Bend, Oregon – Usa) 29/01/1938: “Non appena arrivato, Mussolini ha fatto domande ad uno
dei capi ingegneri il cui volto era avvolto nelle bende. “Avete acqua a sufficienza?” ha chiesto il Premier. Egli ha quindi
ordinato l‘allagamento che ha richiesto la sospensione della ricerca dei corpi. … Il corrispondente ha camminato per la
strada principale di Segni e l’ha trovata deserta, tranne che per i Carabinieri”.
24 “The Courier Mail” (Brisbane – Australia) 16/02/1938: “Mussolini presenzia alle nozze di sua nipote, Rosa Mussolini,
con il signor Teodorani nella chiesa di San Pietro a Roma. Il Duce è andato via in fretta per correre sulla scena dell’esplosione
di una fabbrica di munizioni a Segni”. Didascalia della foto dell’uscita degli sposi dalla basilica.
25 In lingua italiana: www.mediatecaroma.it, http://camera.archivioluce.com; in lingua inglese: http://www.britishpathe.com;
26 “The Sunday Morning Star” (Wilmington, Delaware – Usa 30/01/1938 – si tratta dell’unico articolo trovato che
porti il nome dell’autore, Ralph Forte ): “Il Premier Benito Mussolini stanotte si è fatto carico personalmente delle misure
d’emergenza per prevenire ulteriori distruzioni degli enormi depositi di polvere da sparo che oggi hanno fatto saltare in
aria, uccidendoli, 30 o 40 operai, ferito altri 500 e causato danni per oltre 2.000.000 di dollari. Gli ingegneri hanno per
precauzione gettato un mare d’acqua sulle rovine fumanti sospendendo temporaneamente la ricerca di corpi nella fabbrica
Bomprini Parodi Delfino. Si tratta di una misura di sicurezza adottata per prevenire ulteriori perdite di vite e proprietà nel
più costoso disastro della recente storia italiana. L’esplosione ha fatto tremare l’intero territorio. Così complesso e rischioso
è stato il compito di rimozione dei corpi che solo dieci sono stati recuperati prima di sera quando il premier Mussolini ha
ordinato che tutti i sotterranei nelle immediate vicinanze fossero allagati per evitare ulteriori esplosioni. …..In aggiunta ai
circa 150 operai, si stima che 300 soldati e un numero di civili siano stati feriti da vetro e frammenti volanti. Una fonte
affidabile ha stimato il danno tra i 35.000.000 e i 40.000.000 di lire (approssimativamente 2.000.000 di dollari). Re
Vittorio Emanuele e la Regina Elena sono stati tra i primi ad arrivare da Roma, dopo un viaggio in auto di 30 miglia. Essi
hanno avuto una parte attiva nei soccorsi ai feriti. Poco dopo è giunto il Premier Mussolini con Achille Starace, segretario
generale del Partito Fascista, ed il Principe Colonna, Governatore di Roma”.
- 16 -

Tra le maglie della censura filtra anche la descrizione della Bpd: “The factory is a
powder plant at Segni Scalo, the lower part of Segni. It has been working on a 24-h
schedule and was being worked at full capacity at the time of the blast” 27
Nella tragedia vi fu anche un ulteriore risvolto drammatico. Quasi negli stessi
giorni due sorelle di una delle vittime dell’esplosione, l’ing.Paolo Zanoletti, morirono
travolte da una valanga sulle Alpi: “Turin, Italy, feb.3 – (UP) The body of
miss Rosina Zanoletti, buried Saturday in a snow avalanche near Claviere, while
she was skiing with her sister Anna Maria, and four young men from Milan, was
recovered by a rescue party. The entire party of skiiers were buried. The two young
women were killed. The body of Anna Maria was recovered Monday. The sisters’ fate
was made more tragic because their only brother was killed in the powder explosion at
Segni almost at the same time they died”. 28 Nello stesso giorno in cui pubblicava
i necrologi dei tre fratelli, “Il Corriere della Sera” annunciava il ritorno della normalità
a Colleferro: “Il lavoro ripreso a Colleferro. I morti sono 37. Segni 2 febbraio
– Negli stabilimenti di Colleferro è stato ripreso il lavoro in quasi tutti i reparti. Il
numero delle vittime, tra cui i travolti dalle macerie ed i morti in seguito a ferite, sale
a 37. La popolazione è tornata nelle proprie case” 29 .
27 “The Toledo News-Bee” (Toledo, Ohio – Usa) 29/01/1938: “La fabbrica è uno stabilimento di polvere da sparo presso
Segni Scalo, la parte bassa di Segni. Lavora su turni di 24ore e stava lavorando al massimo della sua capacità nel momento
dell’esplosione”
28 “The Toledo News-Bee”, (Toledo, Ohio – Usa) 03/02/1938: “Torino, Italia, 3 febbraio – (UP) Il corpo di Rosina Zanoletti,
sepolta sabato da una valanga vicino Claviere mentre sciava con sua sorella Anna Maria e quattro giovani di Milano,
è stato recuperato da una squadra di salvataggio. L’intero gruppo di sciatori è rimasto sepolto. Le due giovani donne sono
morte. Il corpo di Anna Maria è stato recuperato lunedì. Il destino delle due sorelle è reso ancora più tragico dal fatto che il
loro unico fratello è rimasto ucciso nell’esplosione di polvere da sparo a Segni quasi nello stesso momento della loro morte”.
29 “Corriere della Sera”, 03/02/1938, pg.8
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Appendice.
Cinque settimane dopo, il senatore Leopoldo Parodi-Delfino così ricordava
l’immane tragedia sulle pagine della rivista “La chimica e l’industria”, rendendo
omaggio ai morti nella roboante prosa dell’epoca:
“Tragedia alla Bombrini Parodi-Delfino di Colleferro
Il 29 gennaio u. s. alle 8 di mattina, i grandiosi Stabilimenti della Bombrini Parodi-
Delfino, in Colleferro, furono funestati da un grave e tragico sinistro per lo scoppio
avvenuto in un importante reparto degli stabilimenti: quello del tritolo. Il pauroso
scoppio - che causò la morte di parecchi valorosi tecnici ed operai e che portò danni
rilevanti anche ad altri fabbricati dello stabilimento - era stato preceduto di una
ventina di minuti da un altro di assai minore entità che aveva gettato l’allarme fra
il personale. Il Direttore, parecchi Dirigenti, Tecnici ed operai accorsero immediatamente
sul luogo dove quel primo scoppio aveva dato inizio ad un incendio che andava
sviluppandosi. Al primo accorrere si trovò in fiamme un’alta colonna che faceva parte
della lavorazione del tritolo e intorno ad essa si concentrarono gli sforzi dei pompieri
dello stabilimento, dei tecnici ed operai per tentare di isolare il fuoco dal resto della
lavorazione dove, necessariamente, era presente una quantità abbastanza rilevante
di tritolo dovuto alla produzione giornaliera. Con coraggio e calma ammirevoli, gli
operai pompieri e gli altri tutti presenti sul posto si prodigarono sino all’ultimo istante
fino a che, cioè, non avvenne lo scoppio pauroso. E, purtroppo, gran parte di quelli
che erano nelle vicinanze immediate del centro dell’esplosione trovarono eroica morte.
Morte eroica perché essi erano consci del grave pericolo e pur tuttavia lo affrontarono
con quello slancio di puro idealismo dal quale furono sempre guidati nel loro lavoro
quotidiano. La loro morte - prova suprema di spirito di fratellanza fra tecnici e operai
- fu anche dimostrazione di morale elevatissimo spinto molto al di là del proprio
dovere, di sentimento di dedizione completa alla causa della Patria, giacché al fine
della prosperità dello stabilimento è interamente collegato quello supremo della difesa
della Nazione. Essi erano e si dimostrarono veri soldati del clima fascista. Noi non
possiamo né vogliamo fare distinzione fra gli atti di eroismo dei singoli caduti, perché
tutti di pari valore, e tutti ugualmente meritevoli della massima riconoscenza sia
dei camerati che della Patria tutta. Vogliamo solo accennare, per l’elevatissimo senso
di attaccamento alle sorti dell’Azienda, a qualche caso di umili operai i quali - già
terminato il loro turno di lavoro e già trovandosi nelle loro rispettive case e fuori di
stabilimento – al primo segnale di allarme, senza esitare vi ritornarono e vi lasciarono
la vita.
Così l’operaio Loreto SACCO, di servizio dalle 22 alle ore 6 del mattino, e addetto
alla lavorazione del tritolo, ritornò immediatamente e volontariamente sul posto,
pensando che operai particolarmente pratici del Reparto dovessero essere di più sicuro
aiuto all’opera dei pompieri.
Il guardiano Luigi GALLORI, dopo il suo servizio di 12 ore, ugualmente smontato
- 18 -

dal lavoro alle 6 del mattino, e trovandosi quindi in procinto di godersi il meritato
riposo, al primo piccolo colpo accorse immediatamente sul luogo.
Nello ANTONINI, già facente parte, un anno fa, del corpo dei pompieri di fabbrica,
ma attualmente in servizio militare nei ranghi del R. Esercito, trovandosi, per
una breve licenza, presso i suoi genitori, volle accorrere sul luogo del sinistro insieme
ai suoi ex compagni di lavoro, e purtroppo vi lasciò la sua giovanissima e generosa
vita. Esempi, questi, che debbono giustamente avere la precedenza su altri perché
forniti dalla modesta ma forte classe di operai che avevano mirabilmente compreso
e assimilato l’intima natura del clima fascista al quale, indivisibilmente, è legata la
sorte dei nostri Stabilimenti. E qui vogliamo dare un cenno dei nostri laureati, Chimici
ed Ingegneri, nonché degli impiegati Periti Industriali, i quali trovarono eroica
morte nel supremo adempimento del dovere.
Ing. Mario ALESSANDRINI, di anni 27, laureato a Roma in ingegneria industriale
nel 1935; reduce dalla gloriosa campagna etiopica alla quale prese parte.
Iscritto al P.N.F. dal 21 aprile 1933. Smobilitato nel 1937, venne ai nostri Stabilimenti
nell’aprile 1937 e fu addetto all’Ufficio Tecnico, alla elaborazione di studi
e progetti. Egli dava al suo lavoro, che svolgeva con grande diligenza e perizia, un
carattere di perenne gaiezza e di slancio e idealismo giovanile, guadagnandosi in breve
tempo la fraterna benevolenza ed amicizia di tutti i colleghi e insieme la stima e
la fiducia dei superiori. Nel momento del primo scoppio, accorse insieme ai pompieri
e fu visto a fianco di questi esporsi a quel grave pericolo come già si era esposto sulle
ambe etiopiche.
Dr. Don Carlo DE ANGIOY, di anni 37, figlio della generosa terra sarda, laureatosi
a Pisa nel 1924; squadrista e fascista della prima ora e decorato del brevetto
della Marcia su Roma; Tenente di Complemento delle Armi Navali e Comandante
dei premarinari della G.I.L., e Fiduciario della Confederazione Fascista Lavoratori
dell’Industria del Gruppo di Colleferro. Egli per cinque anni prese parte come tecnico
e poi come direttore di Stabilimento alla costruzione della diga artificiale di Coghinas
in Sardegna e degli annessi Stabilimenti chimici per la produzione di Ammoniaca
e Prodotti nitrici. Nel 1933 egli fu assunto alle dipendenze della Società Bombrini
Parodi-Delfino e dopo una breve attività presso il Laboratorio Centrale fu addetto
alla lavorazione del Nitrocotone e successivamente a quella delle Polveri di lancio,
diventando poi V. Capo Reparto di questo Gruppo importante di lavorazioni. Col
suo carattere profondamente buono egli comprendeva come pochi l’anima dei suoi più
umili lavoratori per quali oltre essere severo Capo fu sempre un vero amico e sostegno,
aiutandoli in moltissime occasioni. E l’operaio istintivamente sentiva e ricambiava
questo intimo affetto seguendolo fedelmente ove lo comandava. Dei Superiori fu un
disciplinato dipendente; dei Colleghi un amico sincero e carissimo. Anch’egli accorse,
semivestito, dalla sua abitazione e per numerose testimonianze risulta come egli, nella
immediata vicinanza della torre in fiamme, calmava ed incitava nello stesso tempo gli
- 19 -

operai e pompieri per ottenere la massima efficacia nella loro opera di salvataggio.
Ing. Giulio DELLA VALLE, di anni 35. Iscritto al P.N.F. dal 29 ottobre 1932,
laureato a Torino nel 1927 come ingegnere elettrotecnico. Dopo essere stato per qualche
tempo alle dipendenze della Soc. Fiat fu assunto nei nostri Stabilimenti nel
1935. Prima come addetto all’Ufficio Tecnico progettò e seguì con meticolosità e
rara perizia la costruzione di alcuni impianti; poi, appunto perché pratico già di
impianti, fu destinato in aiuto al Capo Reparto Caricamento proiettili, ove ugualmente
applicò la sua meticolosa cura alle macchine e al materiale delicato che doveva
trattare. Di una bontà d’animo eccezionale, uomo di poche parole, ma nello stesso
tempo equilibratissimo e sempre pronto a portare il suo aiuto dove questo si appalesasse
necessario. Appassionato alpinista e sportivo vi si dedicava con entusiasmo ogni
qualvolta il suo lavoro glielo permetteva. A fianco dei suoi amici e colleghi fu uno
dei primi ad essere presente sul luogo del sinistro. Passò dalla vita alla morte silenziosamente
come è vissuto.
Dr. Giovanni INARDI, Tenente di Complemento di Artiglieria da Campagna;
iscritto al P.N.F. dal 1934. Laureatosi a Roma nel 1922 in Chimica. Dapprima fu
occupato presso la Soc. Terni, e poi presso la Soc. Montecatini negli Stabilimenti di
Merano, occupandosi della sintesi dell’ammoniaca e dell’acido nitrico, del carburo di
calcio e della calciocianamide. Assunto dai nostri Stabilimenti nel 1935 egli prestò
servizio dapprima presso il Laboratorio Centrale occupandosi di importanti studi
per materie prime di nuovi esplosivi; in seguito fu Capo di qualche lavorazione
sperimentale in scala semindustriale sempre in dipendenza del Laboratorio Centrale.
All’inizio del 1937 egli fu trasferito alla Fabbrica Esplosivi e precisamente al
Reparto Tritolo in aiuto al Capo Reparto. Animato da grandissima buona volontà
e fornito di buone conoscenze tecnologiche, collaboratore disciplinato, di carattere
profondamente buono, egli si applicava sempre ed ovunque con tutto zelo e passione.
Anch’egli, come tutti gli altri, è stato visto fino agli ultimi istanti al centro dell’incendio,
esponendosi con ammirevole coraggio e anzi temerità al supremo sacrificio
della sua vita.
Dott. Giuseppe ORIO, di anni 31, iscritto al P.N.F. dal 21 aprile 1933. Sottotenente
di Complemento di artiglieria pesante campale. Si laureò a Torino nel 1930
in chimica. Fu impiegato presso l’A.C.N.A. prima a Cengio e poi a Cesano Maderno,
e nel 1937 fu assunto allo Stabilimento di Colleferro. Già nelle sue precedenti
occupazioni Egli ebbe occasione di occuparsi di problemi di esplosivi e precisamente
della lavorazione del Tritolo ed in seguito di quella della Pentrite. Assunto dalla nostra
Società, si rendeva utilissimo nel nostro Laboratorio Centrale nei lavori di studi
di nuovi esplosivi autarchici e vista la sua ottima attitudine per simili lavori, la sua
buona preparazione tecnica e scientifica, fu trasferito presso la Fabbrica Esplosivi ove
diede a nuove lavorazioni di grande importanza nazionale tutta la sua passione ed il
suo entusiasmo per portarle alla massima perfezione. In vista del pericolo, al mattino
- 20 -

fatale, fece fermare la sua lavorazione, anch’essa non priva di pericolo, ordinando ai
suoi operai di mettersi al sicuro mentre Egli stesso volle raggiungere di corsa il Reparto
in fiamme con la speranza di poter collaborare nello scongiurare il pericolo. Particolare,
questo, di ammirevole coscienza della propria responsabilità collegata ad una
completa abnegazione per la propria vita.
Ing. Paolo RONCATO, di anni 37. Laureatosi in ingegneria chimica a Milano nel
1924, fu assunto nei nostri Stabilimenti nel 1927. Giovane di grandissimo valore,
di mai saziato desiderio di studio, si occupò di tutti i problemi fisici e balistici concernenti
le molteplici attività delle nostre Fabbriche. Egli organizzò con rarissima
perizia molti controlli delle lavorazioni ed impresse negli studi di nuovi esplosivi e di
nuovo munizionamento una nota della sua seria e dotta preparazione scientifica. Era
altrettanto buon chimico, fisico balistico ed ingegnere ed incessantemente studiava
per raggiungere sempre maggior perfezione. Dei colleghi giovani sempre volonteroso
aiuto; dei colleghi anziani fidato amico egli ha lasciato nella vita degli Stabilimenti,
come in quella della comune famiglia di tutti i collaboratori, un vuoto immenso e
difficilmente colmabile. Fu visto uno dei primissimi accorrere sul luogo del pericolo
dove, per la sua grande pratica, sperava di poter essere di particolare aiuto. Pur riconoscendo
il grave, anzi gravissimo pericolo, restava a fianco dei suoi colleghi fino
all’ultimo istante.
Ing. Paolo ZANOLETTI, di anni 30. Tenente in congedo del Genio; iscritto al
P.N.F. dal 1° gennaio 1928, si laureò in ingegneria industriale a Milano nel 1932.
Terminati i suoi studi universitari Egli, desiderando temprare le sue forze magnifiche
e perfezionare le sue conoscenze tecniche, passò un anno come operaio meccanico in
una delle più grandi officine della Germania. Terminato questo periodo di completa
preparazione entrò a far parte dei nostri Stabilimenti, e si rese utilissimo nel montare,
installare ed avviare un reparto delicato per la lavorazione dei proiettili. Quindi
egli passò all’Ufficio Tecnico dove, come Capo Reparto negli studi e progetti di nuovi
impianti abbracciò l’attività di tutti i nostri Stabilimenti. Il suo ridente carattere e la
sua giovanile passione per il lavoro facevano prevedere per lui una magnifica carriera.
Nel fatale mattino Egli, sapendo il suo Dirigente assente dagli Stabilimenti, corse al
luogo del pericolo per sorvegliare e indirizzare a maggiore efficacia l’opera dei pompieri,
trovandovi eroica morte.
Oltre questi sette giovani laureati è doveroso ricordare i nomi di quattro tecnici diplomati
che con slancio eroico e pronto al massimo sacrificio vollero fino agli ultimi
istanti stare a fianco dei loro Capi. Questi sono:
Geom. Aldo BERTARELLI, assistente edile, di anni 26, Sottotenente di Artiglieria
in congedo, iscritto al P.N.F. dal 28 ottobre 1934; assunto nel 1936.
Per. Chim. Ind. Elio GUERCI, di anni 27, Capo nucleo del Fascio di Colleferro,
iscritto al P.N.F. dal 21 aprile 1929; addetto al Laboratorio Chimico Reparto Polveri
da lancio.
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Sig. Cicerone MASTROIANNI, diplomato della Scuola Chim. di Arpino, di anni
46, iscritto al P.N.F. dal 29 ottobre 1932; assunto nel 1916. Capo lavorazione presso
i miscugli acidi della Fabbrica Prodotti Chimici.
Per. Ind. Edmondo TAMBURI, di anni 32, iscritto al P.N.F. dal 22 febbraio 1927,
Capo Manipolo M.V.S.N., Comandante manipolo 118 Legione Volsca, Sottotenente
in congedo del Genio R. T. Assunto nel 1930. Assistente edile presso l’Ufficio Tecnico.
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Mentre scriviamo queste brevi, tristi note, dopo trascorse cinque settimane dal sinistro,
la nostra mente ed il nostro cuore quasi si rifiutano di ammettere la tremenda
realtà; e noi ci chiediamo ancora se non siamo vittime di un angoscioso incubo, tanto
vivi e parlanti abbiamo davanti ai nostri occhi quei carissimi, indimenticabili compagni
di lavoro. E tuttavia quando l’animo nostro, ben conscio della dolorosissima
realtà, si sofferma a considerare il fato crudele che li ha strappati a noi, li vediamo
questi compagni tutti; quei nostri devoti operai - circonfusi da un aureo alone di
sublime eroismo - così sereni nel loro superiore sentimento del dovere compiuto, così
alti nell’affetto e nell’ammirazione di tutti, che comprendiamo bene essere questa la
manifestazione più vera, più bella di ciò che è vita, quella cioè che ne esprime, ne
esalta, ne porge altissima al cospetto di tutti la purezza di un gesto sublime. Sono Essi
i veramente vivi, ancora più vivi di noi. E noi ci inchiniamo reverenti e commossi
davanti a tanto sacrificio che ne ha fatto scolpire i nomi in lettere luminose nel cuore
di tutti noi e nell’Albo d’oro dei Figli eroici della Patria Fascista.
(Ing. Leopoldo PARODI-DELFINO) 30
30 Dal volume: “La chimica italiana”, Padova 2008, pp.195-198
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La storia della drammatica esplosione della fabbrica di Colleferro, che nel 1938
sconvolse tutta la comunità dei Monti Lepini e della Valle del Sacco, è raccontata
in questo piccolo lavoro svolto da alcuni allievi di seconda media dell’Istituto
Comprensivo “Leone XIII” di Carpineto Romano, traducendo le cronache giornalistiche
in lingua inglese pubblicate sui giornali americani, australiani, neozelandesi
ed olandesi, che i nostri emigrati oltreoceano poterono leggere in quei
giorni, temendo per parenti o amici che lavoravano nella fabbrica. I testi sono
stati trovati attraverso una ricerca sui siti
http://news.google.com/archivesearch;
http://trove.nla.gov.au;
http://paperspast.natlib.govt.nz/cgi-bin/paperspast
http://www.hetutrechtsarchief.nl
che offrono gratuitamente la consultazione del materiale d’archivio. Molte testate
giornalistiche più celebri di quelle consultate hanno sicuramente anche altro
materiale, ma online si ha la sola possibilità di scaricare gli articoli a pagamento,
cosa che non ci ha permesso la consultazione, ma che offre agli storici la possibilità
di poter approfondire ulteriormente.
Inoltre, è possibile vedere il matrimonio di Rosa Mussolini, matrimonio cui il
Duce presenziò il 29 gennaio 1938, giorno della esplosione su:
www.mediatecaroma.it,
http://camera.archivioluce.com;
http://www.britishpathe.com.
I ragazzi hanno anche scoperto l’incredibile storia delle sorelle Rosina ed Anna
Maria Zanoletti, morte negli stessi giorni del fratello Paolo, ingegnere alla Bpd
di Colleferro, e la testimonianza scritta dall’ing. Leopoldo Parodi-Delfino poche
settimane dopo lo scoppio sull’esplosione.
Didatticamente, il lavoro dei ragazzi è stato quello di ricercare su internet le fonti,
saperle leggere, tradurre dall’inglese ed inserirle correttamente in un quadro
storico locale. Si ringraziano Giuseppe Ferrazza per la copertina e la veste grafica
del libro e i professori Simona Pistilli e Matteo De Simone per aver collaborato
alla sua realizzazione.
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Prof. Stefano Gelsomini

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Ing. Filippo Scribani Rossi
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