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foto Mauro Topini - Campo de'fiori

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6<br />

Quando, agli inizi<br />

del Novecento, il<br />

chimico statunitense<br />

di origini<br />

belghe, Leo<br />

Hendrik Baekeland,<br />

ottenne, per<br />

condensazione<br />

del fenolo con l’aldeide<br />

formica, un<br />

complesso organi-<br />

di Alfonso Tozzi co che da lui<br />

prese il nome di<br />

bachelite, non avrebbe certo immaginato<br />

che cento anni dopo il prodotto della sua<br />

invenzione, trasformandosi nel tempo,<br />

sarebbe stato immortalato in collezioni ed<br />

esposto in musei.<br />

Progenitori di questa straordinaria invenzione<br />

furono certamente: l’inglese<br />

Alexander Parkes il quale, nel 1861, realizzò<br />

una sostanza ottenuta dalla fusione di<br />

nitrato di cellulosa, naftalina e canfora,<br />

“flessibile, resistente all’acqua, colorabile,<br />

facile da lavorare” che chiamò “parkesina”,<br />

l’americano John Wesley Hyatt, un giovane<br />

tipografo alla costante ricerca di nuovi<br />

materiali a basso costo, creatore nel 1869<br />

della “celluloide” ottenuta con un composto,<br />

sempre a base di nitrato di cellulosa,<br />

ed infine nel 1899 i tedeschi Ernst Prische<br />

e Adholph Spitteler i quali, mescolando<br />

caseina e formaldeide, creano la “galatite”,<br />

aprendo così la via all’era neoplastica.<br />

Nei primi anni di vita la materia plastica,<br />

parkesina, celluloide, galatite, bakelite,<br />

servì quasi esclusivamente per imitare il<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

IL FASCINO MALIZIO<br />

SEDUCE ANCHE I COL<br />

un nuovo genere di antiquariato<br />

legno, l’ambra, la giada, la madreperla, l’avorio,<br />

il corallo ed ogni altro materiale<br />

costoso. Successivamente si realizzò della<br />

bigiotteria in materiale plastico, veri e propri<br />

“gioielli” di un certo pregio, creati spesso<br />

ad opera di grandi artisti e designer.<br />

La maggior parte di questi manufatti servì<br />

al puro consumo: quando si guastavano o<br />

semplicemente stancavano, li si buttava<br />

via.<br />

Ora, però, queste cose, rarefattesi col<br />

tempo, sono diventate materia di ricerca e<br />

di entusiasmante collezionismo, addirittura<br />

di culto se si pensa che per un oggetto di<br />

parkesina dell’era vittoriana, i collezionisti<br />

inglesi, e non solo loro, sarebbero disposti<br />

a corrispondere migliaia di sterline.<br />

I molti italiani e i moltissimi stranieri che si<br />

dedicano a questo tipo di raccolta, limitano,<br />

generalmente, le loro collezioni fino<br />

alla prima metà del secolo scorso: ricercano<br />

particolarmente oggetti fabbricati negli<br />

anni Venti e Trenta, quasi tutti trascurano,<br />

per ora, i prodotti in PVC dell’ultima generazione.<br />

Fra i grandi collezionisti italiani, un posto<br />

notevole lo occupa la veneta Anna<br />

Rabolini, la quale è riuscita a mettere<br />

insieme una raccolta di esemplari che<br />

vanno dalle ochette agli occhiali, ai portapenne<br />

da scrivania, ai pettini, ai portasigarette,<br />

ai fermacapelli, alle spille, ai rasoi a<br />

serramanico dei barbieri e ai tanti altri<br />

oggetti, tutti anteguerra e presenti con<br />

grande successo in una memorabile<br />

mostra che la Rabolini tenne per la prima<br />

volta a Palazzo Fortuny a Venezia negli<br />

anni Ottanta.<br />

Collezionista illustre del settore è il grande<br />

artista Renzo Arbore che vanta una bella<br />

raccolta di radio, molte delle quali in bakelite<br />

come la famosa Allocchio Bacchini del<br />

1940.<br />

Altri collezionisti italiani: Lando Lazzerini di<br />

Follonica, la romana Roberta Giannini la<br />

quale si dedica particolarmente alla raccolta<br />

di cucchiaini di plastica, il bresciano<br />

Aldo Bontempi affascinato dalle penne stilografiche<br />

Waterman’s, Mont Blanc e<br />

Parker dal 1890 al 1960, Paolo Lamandini<br />

di Sasso Marconi attratto dalle fiches dei<br />

casinò e Luigi Biglia di Borgosesia ricercatore<br />

di radio degli anni Venti, solo per<br />

citarne alcuni.<br />

E’ opportuno concludere queste note<br />

segnalando che a Pont Canadese, alla con-<br />

fluenza delle Valli dell’Orco e della Soana,<br />

esiste, realizzato dalla Sandretto<br />

Metalmeccanica, il “Museo delle Materie<br />

Plastiche” fra i più importanti del mondo,<br />

l’unico, degno di questo nome, in Italia.<br />

Nelle grandi sale di questa benemerita istituzione<br />

sono ordinatamente esposti<br />

migliaia di reperti: è possibile quindi conoscere<br />

ed ammirare i primi oggetti in celluloide,<br />

ebanite, caseina formaldeide, bakelite,<br />

PVC, polistirolo: dischi, microfoni,<br />

apparecchi radiofonici, <strong>foto</strong>grafici del<br />

periodo compreso fra gli anni Trenta e<br />

Sessanta ed inoltre telefoni in resina<br />

fenoaltea, uno dei primi esemplari di televisore<br />

americano del 1940, nonché scatole,<br />

occhiali, oggettistica varia.

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