foto Mauro Topini - Campo de'fiori
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<strong>Campo</strong> de’ fiori 23<br />
ampo de ’ fiori<br />
Palazzo Alberti<br />
sita dove si trova attualmente il giardino di<br />
Palazzo Manni. Nel 1441 venne affidata ai<br />
frati francescani del vicino convento, che, a<br />
loro volta, la consegnarono alla Misericordia.<br />
Ancora in piedi nel 1816, oggi é appena visibile<br />
il muro di cinta e alcuni resti delle antiche<br />
colonne. Eretta tra la chiesa di Santa<br />
Croce, chiamata in realtà chiesa del<br />
Crocifisso, la più antica del complesso e alla<br />
quale era annesso l’ospedale dei<br />
Convalescenti, e l’ex Palazzo della Comunità,<br />
la cui torretta della porta d’ingresso, che<br />
mantiene ancor oggi lo stemma, fu trasformata<br />
in campanile, per opera dei Padri<br />
Agostiniani, presenti ad Orte già dal 1278, è<br />
la chiesa di Sant’Agostino, in funzione dal<br />
1335. Tracce di affreschi rinascimentali sono<br />
presenti sulle sue pareti. Di notevole pregio è<br />
un crocifisso ligneo del Quattrocento e l’altare<br />
della Madonna del Rosario, realizzata nel<br />
1571 per mano del pittore Giorgio da Orte. Di<br />
particolare importanza anche l’altare della<br />
Cappella di Sant’Egidio, opera dell’architetto<br />
Veramici, anche lui ortano. Nel 1479 l’originaria<br />
chiesa di san Gregorio, databile,<br />
secondo la lastra di peperino in basso a<br />
destra sulla facciata, al IX secolo, crollò e fu<br />
ricostruita sulle sue stesse fondamenta. La<br />
chiesa e il monastero di Santa Maria di<br />
Loreto furono costruiti nel 1641, per volontà<br />
delle ultime due sorelle della prestigiosa<br />
famiglia Roberteschi. Sita nell’area<br />
dell’Ospedale dei raccomandati, la chiesa è<br />
tott’ora in funzione, mentre il monastero<br />
venne smesso al tempo di Napoleone.<br />
Frequentato un tempo da eremiti, il<br />
Santuario della Santissima Trinità ospitò<br />
San Bernardino di Siena nel 1426, che<br />
diede il nome al monte sul quale si erge.<br />
Scavato nel tufo, su una collina di fronte alla<br />
cittadina di Orte, conserva al suo interno<br />
affreschi risalenti al<br />
XIV e XV secolo, tra<br />
cui un dipinto della<br />
Madonna, donato<br />
alla città dall’autore<br />
Taddeo di Bartolo.<br />
Ivi venne poi<br />
costruito un Convento,<br />
oggi abbandonato,<br />
al contrario<br />
della chiesa, che tuttavia<br />
viene aperta<br />
soltanto in caso si<br />
festività solenni.<br />
Altro santuario è<br />
quello di Santa Maria<br />
delle Grazie,<br />
costruito nel 1521<br />
su una piccola cappella,<br />
esistente lì già<br />
da circa quattrocento<br />
anni. Nel 1579 fu<br />
affiancato il monastero<br />
dei padri<br />
Gerolimini, che divenne seminario e che fu<br />
ceduto alle monache Benedettine nel 1957.<br />
Orte è inoltre provvista di tre Musei. Il<br />
Museo Diocesano e d’Arte Sacra ha sede<br />
presso l’antica chiesa di San Silvesrto, il più<br />
vecchio edificio di tutta la città (metà dell’XI<br />
secolo), al centro dell’abitato. Alcuni ritrovamenti<br />
provengono da chiese locali giudicate<br />
non idonee per la loro conservazione. Tra di<br />
essi va sicuramente menzionato il prezioso<br />
frammento di mosaico della Madonna<br />
Bizantina, riconducibile, addirittura, al 705-<br />
707, dell’oratorio di Giovanni VII in San<br />
Pietro. Le tavole con fondo dorato del XII-XVI<br />
secolo testimoniano che pittori di scuola altolaziale,<br />
ma anche senese e umbra, lavorarono<br />
per diverso tempo a Orte. Altro oggetto<br />
degno di menzione è la Croce reliquiario di<br />
Vannuccio di Viva da Siena, firmata e datata<br />
1352. Il Museo delle Confraternite<br />
Riunite di Orte, invece, si trova nella sacrestia<br />
della chiesa di Santa Croce e conserva<br />
una bara del Cristo morto risalente al 1625 e<br />
altri suppellettili utilizzati, ancora, per la<br />
solenne processione del Venerdì Santo. Il<br />
Museo Civico Archeologico Comunale,<br />
infine, si trova nell’antica chiesa di<br />
Sant’Antonio e al suo interno sono esposti<br />
rinvenimenti degli scavi archeologici del territorio<br />
di Orte.<br />
Passeggiando per il centro si possono ammirare<br />
numerosi palazzi di importanti famiglie<br />
ortane, ben conservati. Palazzo Alberti<br />
alla Rocca fu eretto sulle rovine della stessa<br />
Rocca, costruita dal marchese Pietro, fratello<br />
di Papa Giovanni X (914-928), in seguito<br />
ad una fuga da Roma. La sua posizione<br />
era inaccessibile, poiché si erigeva su una<br />
rupe scoscesa ma fu occupata dagli Ungari,<br />
che la fecero diventare, per gli ortani, il simbolo<br />
della tirannia, spingendoli, così, ad una<br />
prima distruzione, non appena gli invasori se<br />
ne andarono. Venne ricostruita per opera del<br />
Cardinale Albornoz, che aveva il compito di<br />
restaurare il potere pontificio negli stati della<br />
Chiesa. Dopo lo Scisma d’Occidente, nel<br />
1417, Martino V la assegnò al nipote Antonio<br />
Colonna. Ma quattro anni dopo, alla morte<br />
del Pontefice, i cittadini, infuriati, la distrussero<br />
definitivamente. Verso la fine del XVI<br />
secolo, parte di quel territorio venne acquistato<br />
dalla famiglia Alberti di Arezzo, che vi<br />
costruirono, tra il 1598 e il1602, uno dei cinque<br />
propri palazzi della città. Dell’antica<br />
Rocca, infatti, rimangono solamente i sotterranei<br />
e l’ampio piazzale. La facciata è classicheggiante,<br />
con linee severe ed eleganti e in<br />
una sala, al piano nobile, sono ancora visibili<br />
affreschi del XVII-XVIII secolo. Della stessa<br />
famiglia era una residenza estiva piuttosto<br />
vasta, terminata di costruire nel 1701, chiamata<br />
Casino degli Alberti, dove si possono<br />
ancora ammirare ritratti dei più importanti<br />
personaggi della famiglia. Il Palazzo<br />
Comunale è già attestato a partire dal 1295<br />
e si affaccia sulla piazza di Santa Maria, dove<br />
sfociano le strade delle sette contrade. Sulla<br />
facciata sono distinguibili lo stemma di Papa<br />
Clemente VII Medici sulla destra, quello di<br />
Paolo III Farnese a sinistra e al centro, sopra<br />
il vecchio portale d’ingresso, l’antico stemma<br />
della città di Orte, costituito dal ponte a cinque<br />
arcate, sormontato dalle chiavi pontificie.<br />
Sulla destra della sede comunale, sorse,<br />
nei primi anni del XVII secolo, il Palazzo<br />
dell’orologio, denominato inizialmente<br />
Palazzo del Podestà. Sul lato sinistro della<br />
piazza, botteghe di artigiani e notai popolavano<br />
i portici, sostenuti da robuste colonne e<br />
capitelli romanici, affiancati dal Palazzo<br />
Neri-Roberti, già esistente nel 1305. Il<br />
Palazzo Roberteschi, il cui nucleo originario<br />
risale al XII secolo, subì ristrutturazioni<br />
tra il ‘400 e il ‘500, che gli conferirono le<br />
attuali forme rinascimentali. Il Palazzo<br />
Nuzzi fu eretto agli inizi del Settecento dal<br />
Cardinale ortano Ferdinando Nuzzi, Prefetto<br />
dell’Annona e Vescovo di Orvieto, su progetto<br />
dell’architetto Carlo Fontana. Con alcune<br />
sale ancora affrescate, a partire dall’Unità<br />
d’Italia divenne sede comunale. La casa di<br />
Giuda ha la classica struttura medievale e<br />
deve il suo nome al proprietario, un traditore<br />
della comunità, al quale vennero confiscati i<br />
beni. In seguito a lavori di consolidamento<br />
della rupe è stata scoperta una rete sotterranea<br />
di cunicoli, scavati nel tufo, formata<br />
da una galleria principale, da cui si<br />
dipartono una serie di diramazioni laterali.<br />
S. Silvestro