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foto Mauro Topini - Campo de'fiori

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di<br />

M.Cristina Caponi<br />

Bram Stoker’s Dracula, Usa. Regia:<br />

Francis Ford Coppola. Interpreti: Gary<br />

Oldman, Winona Ryder, Antohony<br />

Hopkins, Keanu Reeves, Cary Elwes,<br />

Bill Campbell, Sadie Frost, Richard E.<br />

Grant, Monica Bellucci, Tom Waits.<br />

Sceneggiatura: James V. Hart.<br />

Fotografia: Michael Ballhaus.<br />

Produzione: Columbia Pictures,<br />

America Zoetrope, Osiris Film<br />

Production. Distributore: Columbia.<br />

Genere: Horror, drammatico. Durata:<br />

128 minuti.<br />

L’estate è alle porte. Purtroppo con l’arrivo<br />

della calda stagione, la programmazione<br />

all’interno del circuito cinematografico è<br />

sempre più scarsa e deludente.<br />

Per rinfrescarci, allora, spolveriamo un<br />

bell’ horror d’annata: Dracula di Bram<br />

Stoker e rendiamo, in tal modo, omaggio<br />

all’autore de Il Padrino e Apocalipse Now.<br />

Nel 1480 il cristiano Drakul si batte contro<br />

i Turchi ma, appreso del suicidio dell’amata<br />

moglie, rinnega Dio e diviene un vampiro.<br />

Secoli dopo, a Londra, incontra Mina e<br />

nota in lei un’inaudita somiglianza con la<br />

consorte defunta.<br />

In un turbine d’eros e tanatos, la manichea<br />

lotta contro le forze del male si risol-<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 17<br />

DRACULA<br />

di Bram Stoker<br />

verà a favore del bene e Dracula perirà.<br />

Dracula, ovvero un uomo che volle sottrarsi<br />

alla caducità mortale, a cui la natura<br />

umana lo aveva predestinato. E il nosferatu,<br />

il non-morto delle leggende esoteriche<br />

sembra in parte esservi riuscito, aggiudicandosi<br />

una nicchia nel gran calderone<br />

dell’immaginario collettivo. A rinverdire i<br />

fasti dell’aristocratico vampiro transilvanico,<br />

intervenne nel 1992 una barocca opera<br />

filmica tratta dal romanzo di Bram Stoker<br />

e diretta dal cineasta Francis Ford<br />

Coppola.<br />

Nel prologo, si può intravedere una narrazione<br />

singolare data da due canali di<br />

comunicazione: l’immagine e la voice over,<br />

che si compenetrano fra loro come tessere<br />

di un gran mosaico. Dopo simile proemio,<br />

il lungometraggio adotta una forma<br />

diaristica e l’azione si trasferisce nella<br />

Londra di fine ‘800. Dalle ossessive tonalità<br />

rossastre che contraddistinguono i paesaggi<br />

rumeni si passa, di colpo, alla netta<br />

preponderanza cromatica di toni bluastri,<br />

visibile nelle sequenze ambientate nella<br />

city londinese. Ma la vermiglia tinta tornerà<br />

più volte lungo la pellicola come paradigma<br />

dello stesso Dracula e di un sesso<br />

avvelenato e necrofilo di cui egli è il profeta.<br />

In tale pellicola, Coppola “vampirizza” vari<br />

generi e stili filmici dando luogo a singolari<br />

ibridazioni (vedasi come esempio la<br />

scena dell’assalto alla diligenza sul modello<br />

di Ombre rosse). Sempre a livello visivo,<br />

il regista strizza l’occhio ad un classico<br />

della cinematografia espressionista tedesca<br />

come Nosferatu. Difatti, grazie alla<br />

sapiente illuminazione di Ballhaus, l’ombra<br />

del luciferino conte giganteggia lungo le<br />

mura del cupo maniero, fino a lasciare il<br />

suo corpo e avvicinarsi minaccevole alle<br />

vittime. Tra i protagonisti, il personaggio<br />

maggiormente delineato è quello della<br />

dolce Mina: ella riassume in sé le fobie<br />

sessuali dell’età Vittoriana e si pone, al<br />

principio, come doppio antitetico della sua<br />

maliziosa amica Lucy.<br />

Nel corso del plot, Mina cesserà di essere<br />

per gli uomini solo un oggetto passivo di<br />

sguardo e diverrà un vero deus ex machina<br />

della vicenda; infatti, sarà proprio lei a<br />

colpire a morte l’oramai inerte vampiro,<br />

ponendo fine al malefico anatema.<br />

La sequenza più intrigante è, tuttavia,<br />

esplicitamente metacinematografica e<br />

connessa allo statuto artistico della fabbrica<br />

dei sogni, che il regista ironizza facendo<br />

pronunciare alla sua eroina la frase “se<br />

cercate la cultura, visitate un museo”.<br />

Infine, nonostante il film goda di un cast<br />

stellare, di un budget di milioni di dollari e<br />

si sia accaparrato ben tre oscar, rimane un<br />

semplice blockbuster in cui uno stile trasbordante<br />

cozza con il kitsch più puro, fino<br />

a rasentare il ridicolo.

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