GEOCENTRO/magazine - Fondazione Geometri

PROTAGONISTI
Il “carapace”
di Arnaldo Pomodoro
Tenuta Castelbuono
in Bevagna
RILIEVI
“CatOne”
Natanti automatici
per rilievi idrografi ci
ed ambientali
EVENTI FIG
FIG Working Week 2012
“Knowing to manage
the territory, protect
the environment,
evaluate
the cultural heritage”
ZOOM
Il gioco
del biliardo
tra fi sica
e geometria
di Fabio Margutti
anno IV
MARZO - APRILE 2012 numero20

Dall’esperienza ventennale in
materia di ICI e altre
imposte immobiliari...
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(IMU) per gli immobili posseduti
► Calcolo delle detrazioni applicabili su base mensile
secondo la situazione familiare di ciascun soggetto
(importi detraibili, figli conviventi)
► Gestione delle riduzioni ed esenzioni secondo le
ultime disposizioni di legge (immobili storici/artistici;
terreni e fabbricati rurali in comunità montane ecc.)
► Gestione completa rateizzazione per abitazione
principale
► Importazione dati da visura catastale in formato PDF
► Calcolo degli acconti IMU utilizzando le aliquote di
legge con codici tributo di cui alla Risoluzione 35/E
dell’Agenzia delle Entrate del 12/04/2012
► Calcolo del valore per i fabbricati del Gruppo D e
stima del valore per le aree fabbricabili
► Stampa del nuovo Modello F24 approvato con
provvedimento AdE del 12 aprile 2012
► Stampa della Dichiarazione IMU (non appena
approvato il nuovo modello)
software per il calcolo dell’Imposta
Municipale Propria
Altre caratteristiche
► Calcolo automatico del valore imponibile
dell’immobile sulla base della rendita, della
categoria, del coefficiente di rivalutazione, del
moltiplicatore catastale e della quota e dei mesi di
possesso, secondo le ultime disposizioni di legge
► Coefficienti di cui al Decreto MEF 5 aprile 2012,
pubblicato sulla GU n. 85 del 11 aprile 2012
► Memorizzazione di tutti i documenti prodotti per
futura consultazione
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GEOCENTRO/magazine
Periodico bimestrale
Anno IV N. 20
Marzo - Aprile 2012
DIRETTORE
RESPONSABILE
Franco Mazzoccoli
f.mazzoccoli@cng.it
COMITATO
Fausto Amadasi
Carmelo Garofalo
Leo Momi
Bruno Razza
Mauro Cappello
Lucia Condò
Gianfranco Dioguardi
Stig Enemark
Franco Laner
Norbert Lantschner
Pier Luigi Maffei
Franco Minucci
Elisabetta Savoldi
Marco Simonotti
Antonella Tempera
COORDINAMENTO
REDAZIONE
Claudio Giannasi
A.D. e IMPAGINAZIONE
Filippo Stecconi
Francesca Bossini
www.landau.it
EDITORE
Fondazione Geometri Italiani
Via Barberini, 68
00187 Roma
Tel. 06 42744180
Fax: 06 42005441
www.fondazionegeometri.it
STAMPA
artigraficheBoccia
www.artigraficheboccia.it
Carta interni:
riciclata Cyclus Print gr. 100
RESPONSABILE
TRATTAMENTO DATI
Franco Mazzoccoli
PUBBLICITÀ
Fondazione Geometri Italiani
Via Barberini, 68
00187 Roma
Tel. 06 42744180
Fax: 06 42005441
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ABBONAMENTI 2012
Annuo: euro 50
Un numero: euro 10
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e versamento a:
Banca Popolare di Sondrio
Intestato a:
Fondazione Geometri Italiani
Codice IBAN: IT27 F056 9603 2270
0000 2132 X22
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COPYRIGHT
È vietata la riproduzione,
anche parziale, di articoli,
fotografie e disegni
senza la preventiva autorizzazione
Autorizzazione del Tribunale di
Roma n. 250 del 29 maggio 2003
7 EDITORIALE
Prospettive
e riflessioni
di Franco Mazzoccoli
8 EVENTI FIG
FIG Working Week 2012
“Knowing to manage
the territory, protect
the environment,
evaluate
the cultural heritage”
12 First FIG Young
Surveyors Conference
“Knowing to create
the future”
15 Voluntary Guidelines
on the Responsible
Governance of Tenure
of Land, Fisheries and
Forests in the context
of national food security
MARZO - APRILE 2012
8
12
20
27
31
20 CIPAG/STRUMENTI
GRETAeasy
e il Dossier
del fabbricato
Due applicazioni
avanzate per il lavoro
dei professionisti
di Vincenzo Acunto
24 RECENSIONI
“Land Administration
for Sustainable
Development”
I. Williamson, S. Enemark,
J. Wallace, A. Rajabifard
di Elisabetta Savoldi
27 AMBIENTE
ViviLago
Primo studio italiano
per la promozione
di un sistema lacustre
di Stefano Corsi
31 PROGETTI
Parco della Sila
L’Orto botanico
di Cupone accessibile
a disabili e non vedenti

34 ZOOM
Il gioco
del biliardo
tra fisica
e geometria
di Fabio Margutti
41 PROTAGONISTI
Il “carapace”
di Arnaldo Pomodoro
Tenuta Castelbuono
in Bevagna
48 PERCORSI URBANI
Palazzo Pepoli
Museo multimediale
della Storia di Bologna
53 CITTà INTELLIGENTI
Carlo Ratti
Progettare
le smart cities
59
68
34
41
53
57 INNOVAZIONE
A Torino
la prima cabina
telefonica intelligente
59 ROBOTICA
“RomeCup 2012”
Il mondo dei robot
tra alta tecnologia
e didattica del futuro
64 SISTEMI
Galileo
Il sistema europeo
per la navigazione
satellitare
68 FORMAZIONE
Trabucchi
Artorigenerazione
come chiave di lettura
di Franco Laner
76
76 RILIEVI
“CatOne”
Natanti automatici
per rilievi idrografici
ed ambientali
80 GEOGRAFIA
Mappamondi
La sfera terrestre
fra le mani
83 IMPIANTI
Impianti
e sistemi elettrici:
parametri fondamentali
tecniche
di rappresentazione
ed analisi della potenza
Seconda lezione
di Mauro Cappello
Per questo numero si ringrazia
Vincenzo Acunto
Stefano Corsi
Luigi La Gatta
Fabio Margutti
Online
La rivista è consultabile agli indirizzi
web: www.fondazionegeometri.it,
www.cng.it, www.cassageometri.it
Sezione “Geocentro”

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1
2

EDITORIALE
Prospettive
e riflessioni
di Franco Mazzoccoli
Direttore di GEOCENTRO/magazine
Sul Dizionario della lingua italiana, alla voce “Prospettiva”,
si legge: “E’ la visione che si ha di un fatto in rapporto ai
punti di vista dai quali si prende in considerazione”.
Molta dimestichezza con la prospettiva, come geometria
descrittiva, l’hanno i progettisti per graficamente
rappresentare e visualizzare oggetti, strutture, edifici
e quant’altro. Rappresentazione geometrica basata
anch’essa sui punti di vista. In sostanza la prospettiva
permette di viaggiare nel futuro, di visualizzare cose che
pensi e ti aiuta a realizzarle.
Ma per pensare nuove cose bisogna modificare se stessi,
formandosi continuamente in maniera molto rigorosa,
convinti che la formazione e l’educazione sono il cuore
dell’evoluzione che ci deve accompagnare in un migliore
futuro.
Inutile non affermare che ogni generazione ha il timore
per il proprio futuro. Timore che oggi stiamo vivendo
anche per la crisi finanziaria globale e ai diversi Piani e
Programmi di necessaria crescita e sviluppo.
Uno sguardo si posa sulle intuizioni e sulle attività da
valorizzare, specialmente per i giovani, in una Società
che continua rapidamente ad evolversi. Con la necessità
di dover passare ormai da una “cultura già fatta” alla
“cultura da fare”. Prendendo per questo le distanze da
sguardi privi di prospettiva.
Questo numero di GEOCENTRO/magazine ha
dedicato ampio spazio alla Settimana di Lavoro e
Conferenza 2012 della FIG (Federazione Internazionale
Geometri) ed alla prima Conferenza Internazionale
dei giovani Geometri svoltesi in Roma dal 4 al 10
maggio, dove, sono state anche presentate da Alexander
Müller, Assistant Director General Natural Resources and
Environment Department FAO (Organizzazione delle
Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura),
le Linee Guida Facoltative sulla regolamentazione
responsabile del Diritto di possesso dei terreni, zone di
pesca e foreste.
Una Settimana di sguardi sul mondo colmi di
prospettive per permetterci di realizzare quella cultura
che costantemente è “da fare”. Servendoci, in questo,
anche dei contenuti proposti da I. Williamson, S.
Enemark, J. Wallace, A. Rajabifard, autori del testo
“Land Administration for Sustainable Development”,
“che parla di territorio, ma non si tratta semplicemente
della terra in cui camminiamo. E’ invece il modo in cui la
gente concepisce il luogo in cui vive …”.
Parlando di “sguardi”, nel Parco della Sila, l’Orto
botanico è accessibile a disabili e non vedenti attraverso
guide con file audio e mappe tattili. Una realizzazione
che consente una diversa lettura prospettica.
Suggestiva e ambiziosa è l’idea di Arnaldo Pomodoro
nella progettazione della nuova Cantina della famiglia
Lunelli, ispirata dal “carapace” che ha richiesto lo studio
di nuove tecnologie e soluzioni strutturali del tutto uniche
per realizzare un’opera architettonica che si inserisce in
una rapportata natura circostante.
Studiati sguardi, punti di fuga … e geometria … sono alla
base del gioco del biliardo. Gioco spiegato e raccontato da
Fabio Margutti, autore del libro “Il biliardo universale”.
Altra esperienza quella del Professor Luigi La Gatta, nel
Liceo Scientifico presso il collegio dei Gesuiti di Napoli
Istituto Pontano, circa le lezioni di come il gioco del
biliardo possa essere un fertile esempio e strumento per
insegnare la geometria ed affascinare i giovani studenti.
Ancora sguardi … tanti possono essere rivolti dai lettori
agli altri articoli per scoprire temi ed argomenti con
interessanti prospettive e conseguenti riflessioni.
Buona lettura.
7

8
EVENTI FIG
FIG Working Week 2012
“Knowing to manage
the territory, protect
the environment,
evaluate
the cultural heritage”
Rome, Italy 6-10 May 2012
Address of the President of the International Federation of
Surveyors CheeHai Teo at the Opening Ceremony of the
2012 Working Week and Conference
On behalf of all participants, I like to thank President
Napolitano and the Government of Italy as well as Mr.
Alemanno, the Mayor of the Eternal City, Rome for their
hospitality and support for this year’s Working Week that
includes the First FIG Young Surveyors Conference. Our
thanks also to Mr. Polillo, Honorable Deputy Minister
of Economy Italy and Mr. Fanelli, Honorable Deputy
Minister of Environment Italy for their support.
We must also thank Food and Agriculture Organization of
the United Nations for their contribution and partnership.
FAO is the institutional Partner for this year’s Working
Week.
We also thank United Nations Human Settlement
Programme and its Global Land Tools Network for
their contribution and partnership. We have in our
midst representatives of grassroots organizations, namely
Huairou Commission, International Land Coalition and
Slum Dwellers International, whose participation here
this week has been facilitated by GLTN. Then, the allied
societies from the Joint Board of Geospatial Information
Societies who are also present here this week.
I must not forget Trimble Navigation as well as ESRI for
their continued sponsorship and together with the FIG
Foundation, continuing investing in building sustainable
futures within our Profession.
I also like to thank all CNG/GL's members and Boards
in the Provinces and their Presidents, Cassa Italiana di
Previdenza ed Assistenza dei Geometri Liberi Professionisti
(the Italian Surveyors Social Security Fund) for their
contribution.
My appreciation and thanks to President Fausto Savoldi,
President of Consiglio Nazionale Geometri e Geometri
Laureti Italy, Mr. Enrico Rispoli, his Secretary General,
his National Board and members of his local organizing
committee for all the effort and hard work in making this
week the most attended Working Week for FIG.
Most of all, I want to thank our entire membership, our
member associations, our corporate members, our affiliate
members and our academic members, all presenters,
session chairs, participants and accompany persons for
your contribution and participation to what is already an
exciting week.
Ladies and Gentlemen,
We are in a rapidly changing environment and good
governance of our land and the seas, our natural and built
environment, its resources and assets remain paramount.

We are witnessing a new generation of web and mobile
services, such as online maps and location based services
that are stimulating an increasing interest and use of our
sciences and technologies in society today.
Information, with both geographic and temporal context,
is increasingly being used to find, say a restaurant, to ensure
emergency services arrive at incidents in time, to support
the formulation of policies, for evidence based decisions, to
ensure that services are better targeted to citizens needs as
well as to empower citizens and communities to manage
their communities and administer their spaces more
effectively.
With global initiatives on managing all information
spatially, on voluntary guidelines on the Responsible
Governance of Tenure of Land, Fisheries and Forest, on
spatially enabling governments and societies, towards
greater transparency and good governance, towards
wholeof-government effectiveness and efficiencies in
citizen-centric delivery systems, the usefulness of surveying
(its science, is technologies, its practices) in addressing the
developmental and economical challenges of the times is
recognized. Our Profession and our Federation is at a
historic moment.
The Profession is now firmly in the continuum paradigm.
We embraced the Continuum of Land Rights, we know we
must adopt a continuum of approaches, a continuum of
technologies and technological sophistication, a continuum
of accuracies. We understand that we have to progress
beyond securing tenure rights for all into land valuation and
taxation, land development and construction and the land
market. We need to move into the next Paradigm where
we are inclusive and innovative, where we will be required
to embrace Open Standards; Interoperability (of systems,
institutional and legislation); culture of collaboration
and sharing; avoidance of duplication; incorporation of
volunteered information; developing enabling platforms
and delivering knowledge from information and data
from different scales, purposes and origins.
There need to be structural changes in the institutional,
legislative and professional domains.
Ladies and Gentlemen
The surveyor today and tomorrow, whether we are working
on land or in the seas, into construction or properties and
real estate, we must be in the business of providing solutions
with our data, information and knowledge. Our profession
is a real world people centric profession, ours is a creative
and constructive profession. And we must continue to be so.
During these times, it is important that we are engaging
in idea generation, conceptualization and constructive
development, engaging in the creative processes that inspire
9

10
ANNO IV | n. 20 | MARZO - APRILE 2012
the young, that which is innovative, that generates new
approaches and opportunities, including that which
has never before existed. We must devise fit-for-purpose,
affordable, appropriate and applicable approaches as we
seek to be part of the solution the world expects from our
Profession in addressing the challenges humanity faces
today.
Ladies and Gentlemen,
I am told that if we really wanted to enter into the spirit of
this day, I should not have addressed you. We should simply
Settimana di Lavoro e Conferenza 2012 della FIG
Federazione Internazionale Geometri
Cerimonia inaugurale
Discorso di CheeHai Teo, Presidente della FIG
A nome di tutti i partecipanti, desidero ringraziare il
Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano,
il Governo Italiano, ed anche Gianni Alemanno,
Sindaco di Roma Città Eterna, per l’ospitalità concessaci
ed il supporto alla Settimana di Lavoro programmata,
che comprende la prima Conferenza FIG dei Giovani
Geometri. Ringrazio inoltre Gianfranco Polillo
Sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle
Finanze e Tullio Fanelli Sottosegretario del Ministero
dell’Ambiente per la loro attenta partecipazione.
Devo inoltre ringraziare l’Organizzazione per
l’Alimentazione e l’Agricoltura delle Nazioni Unite
per il contributo e la partnership. La FAO è partner
istituzionale di questa edizione della Settimana di
Lavoro.
Il Programma di Insediamento Umano (Human
Settlement Programme) delle Nazioni Unite e la sua
Rete Globale di Strumenti Rurali (Global Land Tools
Network) contribuisce notevolmente, quale partnership.
Partecipano anche Rappresentanti di Organizzazioni di
base quali: la Huairou Commission, l’International Land
Coalition e la Slum Dwellers International, supportati da
GLTN (Global Land Tool Network). Questa settimana
ha visto partecipanti anche le società riunite del Comitato
Congiunto delle Società Informatiche Geospaziali (Joint
Board of Geospatial Information Societies).
A Trimble Navigation ed ESRI, sono rivolti i sentimenti
della più viva gratitudine per il sostegno, che, insieme
alla Fondazione FIG, continuano ad investire sul futuro
sostenibile della nostra professione.
Ringrazio inoltre tutti i Presidenti dei Collegi Provinciali
dei Geometri e Geometri Laureati ed in particolare la
Cassa Italiana di Previdenza dei Geometri.
Particolare è la mia gratitudine rivolta a Fausto
be listening to music of two of the world’s better-known
composers. This day, in 1833, Johannes Brahms was born
in Germany. And in 1840, Peter Illyich Tchaikovsky was
born in Russia. An incredible birthday pair – I must say.
I have no choice but to hope that at least my words will
also be music to your ears! Have a wonderful evening and
a great week.
With this, it is my distinct privilege to declare the 2012
FIG Working Week and Conference OPEN!
Thank you.
Savoldi Presidente del Consiglio Nazionale Geometri e
Geometri Laureati, ed al Segretario del CNG/GL Enrico
Rispoli, ed ai componenti tutti dell’intero Consiglio; ai
componenti del comitato organizzatore. Tutti loro hanno
svolto un impegnativo e duro lavoro per realizzare questa
Settimana di Lavoro FIG con tantissimi partecipanti.
Altro e non ultimo sentito grazie, è rivolto alla nostra
intera base sociale, alle associazioni, ai soci aziendali,
ai soci affiliati e ai soci accademici, a tutti i relatori, ai
presidenti di sessione, ai partecipanti e gli accompagnatori
che vivranno questa settimana che già si preannuncia
esaltante.
Signore e signori,
viviamo in un ambiente che cambia rapidamente e rimane
di vitale importanza, una buona regolamentazione delle
nostre terre e dei nostri mari, del nostro ambiente naturale
ed artificiale, delle proprie risorse e dei propri beni.
Stiamo assistendo all’avvento di una nuova generazione
di servizi web e mobili, quali mappe online e servizi
localizzati che stimolano un interesse e un’applicazione
crescenti delle odierne scienze e tecnologie.
L’informatica, in un contesto sia geografico che
temporale, viene sempre più spesso utilizzata, ad
esempio, per trovare un ristorante, per garantire che
i servizi di emergenza giungano per tempo sui luoghi
degli incidenti, per supportare la formulazione di
politiche, per le decisioni basate su prove concrete, per
garantire che i servizi siano più mirati alle esigenze dei
cittadini, nonché per dare ai cittadini ed alla comunità
la possibilità di gestirsi internamente e amministrare i
propri spazi con una maggiore efficienza.
Con iniziative globali dedicate alla gestione spaziale di
tutte le informazioni, alle Linee Guida Facoltative sul
diritto di possesso di terreni, zone di pesca e foreste, su
strumenti spaziali per governi e società per una maggiore
trasparenza e buon governo, un’efficienza ed efficacia
a livello di governo intero nei sistemi di assistenza
orientati ai cittadini, si riconosce l’utilità della figura del

Geometra (le sue conoscenze, la sua cultura, la pratica
e la tecnologia) nell’affrontare le sfide di sviluppo ed
economiche di oggi. La nostra professione e la nostra
Federazione si trovano davanti a un momento storico.
La professione è oggi saldamente collocata nel paradigma
della continuità. Abbiamo sposato la continuità dei diritti
sui terreni, sappiamo di dover adottare una continuità di
approcci, una continuità di tecnologie e di raffinatezza
tecnologica, una continuità di precisione. È chiaro che
occorre passare oltre la garanzia dei diritti di possesso per
tutti e arrivare alla valutazione e tassazione dei terreni,
allo sviluppo e alla costruzione rurale, al mercato dei
terreni. Dobbiamo procedere al paradigma successivo,
quello dell’inclusione e dell’innovazione, che ci richiede
di adottare standard aperti; interoperabilità (di sistemi,
istituzioni e leggi); cultura della collaborazione e della
condivisione; prevenzione dei doppioni; integrazione
delle informazioni volontarie; sviluppo di piattaforme
operative e generazione di conoscenza dalle informazioni
e dai dati provenienti da dimensioni, finalità e origini
diverse.
Sono necessari cambiamenti strutturali nei domini
istituzionali, legislativi e professionali. Come Geometri
“di oggi e di domani”, operando sulla terra o sul mare, nel
settore edilizio o in quello delle proprietà e immobiliare,
il nostro compito rimane quello di fornire soluzioni
attraverso i nostri dati, le nostre informazioni e le nostre
conoscenze. La nostra professione è autenticamente
centrata sulle popolazioni mondiali, la nostra è una
professione creativa e costruttiva. Deve continuare ad
essere così.
Di questi tempi, è importante impegnarsi alla ricerca di
nuove idee, nella concettualizzazione e nello sviluppo
costruttivo, impegnarsi nel processo creativo che ispira
i giovani, poiché ciò che è innovativo genera nuovi
approcci e opportunità, tra le quali alcune mai esistite
prima. Occorre definire approcci mirati, convenienti,
appropriati e applicabili, poiché desideriamo essere
parte della soluzione che il mondo si aspetta dalla
nostra professione nell’affrontare le sfide che attendono
l’umanità al giorno d’oggi.
Mi dicono che, se avessimo davvero voluto entrare nello
spirito di questa giornata, non avrei dovuto fare questo
discorso. Avremmo dovuto semplicemente ascoltare
la musica di due tra i compositori più noti al mondo.
Oggi, nel 1833, in Germania nasceva Johannes Brahms.
Nel 1840, in Russia nasceva Piotr Illyich Tchaikovsky.
Incredibile coincidenza di avvenimenti.
Non posso far altro che sperare che almeno le mie parole
siano come musica per le vostre orecchie! Vi auguro di
trascorrere una splendida serata e un’ottima settimana.
Per quanto detto, dichiaro la Settimana di Lavoro e
Conferenza FIG 2012 aperta.
Ringrazio voi tutti per l’attenzione prestatami.
11

12
EVENTI FIG
First FIG Young
Surveyors Conference
“Knowing to create
the future”
4–5 maggio 2012
Cassa Italiana di Previdenza
ed Assistenza dei Geometri
Liberi Professionisti
La prima Conferenza Internazionale dei giovani Geometri
si è tenuta nei giorni 4–5 maggio nella prestigiosa sede
della Cassa di Previdenza dei Geometri ed ha visto 122
partecipanti provenienti da diverse nazioni del mondo.
Gli obiettivi della Conferenza sono stati raggiunti grazie
all’opportunità di parlare del loro futuro e di stimolare la
possibilità di vivere un’esperienza portata ad accrescere le
loro esperienze sull’attività del Geometra nei diversi Paesi.
La necessità di organizzare un incontro di Giovani
Geometri di nazionalità diverse si era palesata come
strumento effi cacissimo di coesione e di diff usione dello
spirito associativo in occasione del VI Congresso della
FIG tenutosi nel 1938 in Roma.
Un’incredibile coincidenza che vede a distanza di 74
anni Roma essere sede nella quale si realizza la prima
Conferenza dei Giovani Geometri.
La Federazione da sempre si è preoccupata di stabilire
rapporti e scambi internazionali fra i gruppi dei Giovani
Geometri, ponendo la FIG come anello di congiunzione
per il loro ingresso alla vita professionale.
I risultati di questa prima Conferenza dimostrano la
necessità che i giovani hanno di incontrarsi, mostrare e
discutere sulle loro ricerche, aspettative ed esperienze da
vivere e condividere con altri professionisti, in virtù di un
incessante fenomeno di globalizzazione.
Sono stati raccolti risultati ed impressioni attraverso delle
veloci interviste a taluni Partecipanti - provenienti da
diverse nazioni - ponendo loro le seguenti domande:

1. La tua nazione di provenienza?
2. Quale attività eserciti?
3. Quale il tuo percorso di studi?
4. La professione di Geometra è regolamentata nella
tua nazione?
5. Quale il futuro della tua attività?
6. Quali i risultati e le impressioni della tua
partecipazione a questo evento?
1. Grecia
2. Sono in parte professionista ed anche ricercatore
universitario.
3. Ho studiato da Geometra ed ho conseguito la laurea
in Geometria Geodetica con GPS.
4. La professione di Geometra è rappresentata
dall’istituzione: Hellenic Association of Rural and
Surveying Engineers.
5. Spero che nei prossimi cinque o sei anni la situazione
economica del mio Paese possa migliorare o
stabilizzarsi. Personalmente cercherò di crescere
a livello professionale espandendo le mie aree di
interesse verso l’attività catastale, trovando una nuova
strada nella professione.
6. Buono. Questo Evento concretizza un network atto al
miglioramento per molti Paesi, attraverso lo scambio
di esperienze lavorative e per lo status professionale
che varia da Paese a Paese, ed ho la possibilità di
mostrare agli altri cosa sta avvenendo in Grecia
riguardo la mia professione.
1. Turchia
2. La professione di Ingegnere Geomatico.
3. Un percorso universitario della durata di quattro anni;
poi ho conseguito una seconda Laurea specialistica
della durata di due anni. E proseguirò il percorso
universitario con un Dottorato.
4. Sì, con un programma di certificazione che si ottiene
superando un esame. Solo con questa certificazione
puoi operare per il Catasto o per altre amministrazioni
similari. Per ottenere la certificazione, devi aver lavorato
almeno per cinque anni presso un’amministrazione
statale o un’azienda privata.
5. Al momento sono fortemente impegnata a conseguire
il dottorato, ed in seguito approfondirò il tema
dell’Ingegneria Geomatica.
6. È la prima volta che ho partecipato ad un evento
internazionale, mi è veramente piaciuto per aver
incontrato tanti giovani colleghi ed aver scambiato
idee ed opinioni. La mia risposta: evento bello,
bellissimo anche per aver scoperto una location al
centro di Roma.
1. Indonesia
2. Sono Geometra ed anche insegnante universitario
e nel contempo studente di dottorato, attualmente
assistente a Bangkok.
3. Ho seguito dei Corsi scolastici ed Universitari e poi
un master di Geomatica con la specializzazione in
gestione del territorio.
4. Sì, devi essere registrato al Ikatan Surveyor Indonesia
(Associazione di Geometri Professionisti).
5. Nel futuro credo che la tecnologia mostrerà le sue
infinite potenzialità offrendo un’opportunità per
molti in quanto il fine di ciò che stiamo costruendo
passa proprio attraverso la creazione di un ponte tra
persone e terra e vogliamo preservare l’ambiente, il
nostro mondo, perché senza ambiente non avremmo
lavoro.
6. Ho partecipato ad altri incontri ma questa prima
Conferenza dei Giovani la trovo davvero una grande
esperienza. Perché ora inizio a pensare che ho anche
dei colleghi della mia stessa età che hanno la mia stessa
energia che ho dimostrato nella mia presentazione.
Questo è il punto dal quale possiamo iniziare a
sviluppare il nostro futuro. Da questa occasione
ufficiale sottolineando che i giovani Geometri sono
molto attivi e strettamente coesi. Da questo fenomeno
di coesione dobbiamo iniziare, perché vediamo
chiaramente che tutti noi vogliamo maggiore azione,
questa è la mia ottica… E proprio con la coesione e
lavorando insieme avremo il nostro futuro.
1. Hong Kong
2. Sono Geometra, impiegata in un’Istituzione statale.
3. Ho conseguito il Diploma di Geometra e in Geomatica,
ed ho sostenuto l’esame per la registrazione.
4. Sì, bisogna sostenere un esame per la registrazione ed
aver maturato un anno di esperienza lavorativa.
5. Probabilmente vedo che i giovani Geometri e i senior
hanno tutti grande passione, vogliono nel futuro
migliorarsi, ed anche se il periodo è difficile intendono
combattere sempre.
6. È la prima volta che partecipo ad un evento che mi ha
impressionato positivamente.
1. Nigeria
2. Sono Geometra e lavoro in una delle istituzioni di
Surveyors.
3. Ho conseguito la laurea triennale in Ingegneria
Geomatica e la necessaria abilitazione, dopo aver
superato un esame sui temi che vanno dal Catasto
all’Ingegneria alla Geomatica.
4. Sì, per praticarla è necessario registrarsi all’Albo dei
Geometri.
13

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ANNO IV | n. 20 | MARZO - APRILE 2012
5. Vedo che attualmente il Governo della Nigeria
dimostra un sempre crescente interesse verso la
professione del Geometra. Ci stiamo muovendo già in
direzione del passaggio dall’analogico al digitale, così
da avere in tutte le attività, uniformità e univocità di
dati come punto di riferimento.
6. Sono estremamente soddisfatto e penso che se
iniziamo in questo modo, se in realtà questo non è
che l’inizio, allora il futuro per noi sarà certo roseo
e attraverso questa conferenza così professionale il
futuro non potrà che riservarci aspetti positivi.
I Geometri che hanno risposto alle domande della nostra
intervista hanno nei loro Paesi le Istituzioni Nazionali dei
Geometri che di seguito riportiamo:
Greece
• Hellenic Association of Rural and Surveying
Engineers
c/o Technical Chamber of Greece
Directorate of European Affairs & International
Relations
Department of European Affairs
4, Nikis Str. 10563 Athens - GREECE
Hong Kong SAR, China
• The Hong Kong Institute of Surveyors
Suite 801, 8th Floor, Jardine House
1 Connaught PlaceCentral
HONG KONG SAR - CHINA
• The Hong Kong Institution of Engineering
Surveyors
P.O. Box 79 Tsuen Wan
HONG KONG SAR - CHINA
Nigeria
• Nigerian Institution of Estate Surveyors and
Valuers
Plot 759 Independence Avenue
Bassan Plaza Central Business District - Abuja
• Nigerian Institution of Surveyors
P.M.B. 763 Garki - Abuja
Visiting address:
251 Herbert Macaulay Way, 3rd Floor
Millenium Builder’s Plaza - Abuja
• The Nigerian Institute of Quantity Surveyors
No 20, 4th Avenue (Sa’adu Zungur Avenue)
Gwarimpa - Abuja
Turkey
• TMMOB Harita ve Kadastro Mühendisleri Odasi
Chamber of Surveying Engineers of Turkey
Sümer Sokak no. 12/10
Yenisehir
Kizilay
06440 Ankara -TURKEY
Indonesia
• Ikatan Surveyor Indonesia
30/F Menara Kadin
Jl. HR Rasuna Said Blok X-5, Kav 2-3
Jakarta INDONESIA

EVENTI FIG
di Alexander Müller
Assistant Director General
Natural Resources
and Environment Department FAO
La FAO ha un accordo di collaborazione (Memorandum
of Cooperation) con la FIG dal 2002 e apprezza
le attività di partnership svolte da allora tra le due
organizzazioni nel settore del diritto di possesso. Molte
delle aree tecniche e strategiche affrontate dai Geometri
sono, naturalmente, al centro del lavoro della FAO sul
diritto di possesso. Recentemente, la FAO ha accolto
con particolare favore la partnership FIG nel proprio
impegno globale dedicato alla stipulazione di accordi
circa le Linee Guida Facoltative sulla regolamentazione
responsabile del diritto di possesso di terreni, zone
di pesca e foreste. In seguito all’adozione di tali linee
guida, prevista dal Comitato sulla Sicurezza Alimentare
Mondiale (CFS - Committee on World Food Security)
per il giorno 11 maggio 2012, queste rappresenteranno
il primo strumento completo globale dedicato al diritto
di possesso e approntato sulla base di negoziazioni
intergovernative.
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16
ANNO IV | n. 20 | MARZO - APRILE 2012
Le Linee Guida Facoltative sono multi-settoriali e
multi-disciplinari, poiché trattano il diritto di possesso
di terreni, zone di pesca e foreste e sono applicabili alle
aree rurali e urbane. Possono essere utilizzate da diversi
stakeholder per migliorare la regolamentazione del
diritto di possesso. L’obiettivo generale è contribuire alla
sicurezza alimentare, allo sviluppo sociale ed economico
e alla gestione sostenibile dell’ambiente. La FAO e i suoi
partner lavorano sulla regolamentazione del diritto di
possesso dal 2005. Il consenso circa la necessità di una
guida è in crescita a livello globale, con un aumento della
domanda (urbanizzazione, biocarburanti, produzione
alimentare su larga scala, ecc.) e una diminuzione
dell’offerta (cambiamenti climatici, deterioramento
del terreno, usurpazione marina, catastrofi, ecc.) che
mettono sotto pressione le risorse naturali, incidono sulla
sicurezza alimentare e modificano gli accordi sul diritto
di possesso. Prove di una cattiva regolamentazione del
diritto di possesso, compresa la corruzione, si trovano in
tutte le regioni e incidono sui sistemi sia legislativi che
consuetudinari. Il Barometro Globale della Corruzione
di Transparency International per il 2009, cofinanziato
dalla FAO, ha rilevato che il 15% delle persone che
usufruiscono di servizi rurali ha affermato di aver pagato
tangenti; il 34% considera molto grave il problema
della corruzione delle autorità rurali. Gli studi TI/FAO
evidenziano una chiara e forte relazione negativa tra gli
alti livelli percepiti di corruzione rurale e i bassi livelli di
crescita, investimenti, sviluppo e produzione agricola. I
poveri sono i più vulnerabili alla corruzione e alla cattiva
regolamentazione, poiché non dispongono della capacità
di tutelare i propri diritti su terreni, zone di pesca e
foreste.
Cosa sono le Linee Guida Facoltative?
Linee Guida Facoltative sulla regolamentazione
responsabile del diritto di possesso di terreni, zone di
pesca e foreste nel contesto della sicurezza alimentare
nazionale. Principi e pratiche internazionalmente
accettate per guidare la preparazione e l’implementazione
di politiche, leggi e azioni relative alla regolamentazione
del diritto di possesso: definiscono i principi,
rappresentano un punto di riferimento, sono facoltative,
non sostituiscono leggi o trattati. Le Linee Guida
Facoltative ricavate dalle negoziazioni intergovernative
sono in numero molto ridotto e sono state approntate
al fine di rispondere a richieste specifiche su questioni
critiche da parte degli organi direttivi della FAO.
Esse definiscono principi, raccomandazioni e pratiche
internazionalmente accettate (ad esempio, diritto
all’alimentazione e gestione responsabile delle zone di
pesca). Sono facoltative e non costituiscono obblighi
legalmente vincolanti né sostituiscono leggi, trattati e
accordi esistenti. Attraverso la guida e il supporto allo
sviluppo di adeguati quadri di regolamentazione, le
Linee Guida mirano a garantire trasparenza, equità e
sicurezza nell’accesso, nel controllo e nel trasferimento
di terreni, zone di pesca e foreste.
Contenuto delle Linee Guida Facoltative
Parte 1: Preliminari,
Parte 2: Questioni generali,
Parte 3: Riconoscimento legale e allocazione dei diritti e
dei doveri di possesso
Parte 4: Trasferimenti e altre variazioni dei diritti e dei
doveri di possesso
Parte 5: Amministrazione del diritto di possesso
Parte 6: Risposta ai cambiamenti climatici e alle emergenze
Parte 7: Promozione, implementazione, monitoraggio e
valutazione
Le Linee Guida Facoltative su 30 pagine di testo
negoziato, strutturato in sette Parti, contenente un
totale di 26 paragrafi. Il testo è disponibile nei siti web
della FAO e del Comitato sulla Sicurezza Alimentare
Mondiale in lingua araba, cinese, inglese, francese, russa
e spagnola. La struttura del testo segue una progressione
logica: dai principi generali, alla guida tecnica specifica
all’implementazione e valutazione.
Le Parti da 3 a 6 trattano rispettivamente i diritti e i
doveri di possesso:
• Come vengono riconosciuti legalmente
• Come avvengono i trasferimenti e le variazioni
• Come vengono amministrati
• Come devono essere trattati in situazioni specifiche
di cambiamento dinamico dovute a emergenze, ecc.
Parte 1 e Parte 2 - Principi generali e principi di
implementazione:
• RICONOSCERE E RISPETTARE i legittimi
titolari del diritto di possesso e i loro diritti.
• TUTELARE i legittimi diritti di possesso contro le
minacce.
• PROMUOVERE E AGEVOLARE il godimento
dei legittimi diritti di possesso.
• FORNIRE accesso alla giustizia per affrontare le
violazioni.
• PREVENIRE contenziosi circa il possesso, conflitti
e opportunità di corruzione.
Le Linee Guida Facoltative sono introdotte e guidate da
una serie di principi generali concordati che enfatizzano
la dimensione di rilevanza per i diritti umani del

documento. Nella seconda parte del documento
vengono individuati dei principi trasversali, integrati
dove opportuno nei successivi paragrafi tecnici. I
principi essenziali di implementazione comprendono
dignità umana, non discriminazione, uguaglianza e
giustizia, uguaglianza tra i sessi, approccio olistico e
sostenibile, consultazione e partecipazione, stato di diritto,
trasparenza, responsabilità, miglioramento continuo.
Parte 3 - Riconoscimento legale:
Tutele; terreni, zone di pesca e foreste pubbliche;
popolazioni indigene e altre comunità; possesso
informale
Il contenuto tecnico dettagliato delle Linee Guida
Facoltative si trova nelle parti 3-6. La parte tecnica
tratta le aree tecniche al cuore della regolamentazione
del diritto di possesso di terreni, zone di pesca e foreste,
molte delle quali rappresentano aree di competenza e
pratica significative per i Geometri. I paragrafi tecnici
comprendono raccomandazioni specifiche circa buone
pratiche, processi, tutele e norme. La Parte 7 riguarda
la promozione, l’implementazione, il monitoraggio e la
valutazione delle Linee Guida Facoltative.
Lo sviluppo delle Linee Guida coinvolge diverse
partnership, compresa quella con FIG e alcune delle sue
Associazioni aderenti, attraverso un accurato processo
di consultazione globale e inclusivo. 10 riunioni di
consultazione regionali, 4 CSO e una del settore privato
si sono svolte in tutto il mondo (vedi mappa) tra il 2009
e 2010, riunendo oltre 1.000 persone provenienti da
circa 130-150 Paesi e da tutti i gruppi di stakeholder
Parte 4 - Trasferimenti:
Mercati, investimenti, consolidamento del terreno,
restituzione, riforme redistributive, espropriazione e
compensazione
Parte 5 - Amministrazione:
Registri dei diritti di possesso, valutazione, pianificazione
spaziale regolata, risoluzione dei contenziosi, questioni
transnazionali
Parte 6 - Risposte:
Cambiamenti climatici, catastrofi naturali, conflitti
relativi al possesso
Parte 7 - Promozione, implementazione, monitoraggio
e valutazione
(rappresentanti governativi, CSO, settore privato,
istituti accademici, organizzazioni internazionali).
Le consultazioni hanno preso in esame le questioni
e le azioni da includere nelle VG, consentendo così la
realizzazione di una valutazione. La fase di stesura ha
tenuto conto degli esiti delle riunioni di consultazione e
di una consultazione elettronica globale. La prima bozza
è stata pubblicata nel giugno 2011.
Il Comitato sulla Sicurezza Alimentare Mondiale ha
istituito un Gruppo di Lavoro Aperto (Open Ended
Working Group) incaricato di condurre le negoziazioni
e presieduto dagli Stati Uniti. L’OEWG ha tenuto una
riunione preliminare e si è successivamente riunito in tre
sessioni nei mesi di luglio e ottobre 2011 e marzo 2012.
Alle negoziazioni hanno preso parte 98 Stati membri,
l’UE e organizzazioni della società civile e del settore
privato. Le negoziazioni si sono svolte in un’atmosfera
positiva, inclusiva e costruttiva. Si sono stabilite delle
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ANNO IV | n. 20 | MARZO - APRILE 2012
buone relazioni tra i membri e i partecipanti del CFS. La
bozza finale negoziata delle Linee Guida Facoltative verrà
inviata per il recepimento al Comitato sulla Sicurezza
Alimentare Mondiale in occasione della 38° sessione
straordinaria del giorno 11 maggio 2012.
Risultato epocale:
• Testo pertinente a livello globale, adeguato e
accettato
• Dialogo tra gli attori globali, regionali e nazionali
• Aumento della consapevolezza, sviluppo delle
capacità, appoggio
• Reti e partnership
• Slancio
La regolamentazione del diritto di possesso rappresenta
ora il quadro entro cui vengono affrontate le sfide
legate al possesso. Il Direttore Generale della FAO ha
salutato la fine delle negoziazioni come un risultato
epocale, il primo strumento globale e completo sul
diritto di possesso approntato attraverso consultazioni
intergovernative. Il significato globale della bozza finale
negoziata delle Linee Guida Facoltative deriva dal suo
contenuto, ma anche, in modo cruciale, dal processo
di partnership che ne ha consentito lo sviluppo. La
bozza finale negoziata delle Linee Guida Facoltative
rappresenta un testo rilevante, appropriato e accettato a
livello globale. Esiste un forte senso di appartenenza tra
i Paesi membri, la società civile e gli altri interessati. Lo
sviluppo delle Linee Guida Facoltative ha dato visibilità
globale al tema della regolamentazione del diritto di
possesso e ha riunito gli stakeholder secondo modalità
che non hanno precedenti. Il processo ha posto una
solida base per l’implementazione di attività collegate
alla regolamentazione del diritto di possesso.
Miglioramento della regolamentazione del diritto di
possesso
A livello nazionale:
• Supporto alla creazione di piattaforme nazionali
inclusive
• Supporto alla valutazione congiunta della situazione
attuale
• Aiuto nell’identificazione e nella gestione delle
priorità (ad es. quadro politico e legale, procedure,
tecnologia, capacità, ecc.)
A livello regionale:
• Lavoro finalizzato alla creazione di sinergie con le
iniziative regionali (ad es. l’Iniziativa di politica
rurale dell’Unione Africana)
A livello globale:
• Contributo alla creazione di partnership a tutti i
livelli al fine di supportare l’impegno
• Supporto allo sviluppo di sistemi di valutazione e
monitoraggio
Il Comitato sulla Sicurezza Alimentare Mondiale
promuove e richiede l’implementazione delle Linee
Guida Facoltative ed esorta tutti gli stakeholder
(compresi i Geometri e altre figure professionali
interessate) ad attivarsi in questo importante lavoro, sia
individualmente che attraverso delle partnership.
La FAO sta elaborando piani e mobilitando impegno,
buona volontà e risorse con partner esistenti e nuovi
per garantire che le Linee Guida Facoltative possano
procedere, una volta recepite, verso un appoggio
all’implementazione. Tali attività si svolgeranno a tutti i
livelli; in risposta alle richieste dei Paesi membri a livello
nazionale; congiuntamente alle partnership a livello
regionale e globale.

Consapevolezza in aumento
• Diffusione delle VG
• Esortazione agli attori circa l’utilizzo delle VG
• Supporto all’implementazione da parte dei Paesi in
funzione delle proprie priorità e circostanze nazionali
Rafforzamento delle partnership
• Partnership forti, aperte e trasparenti
• Sinergia con le iniziative globali e regionali
• Monitoraggio e valutazione
• Contributo nell’identificare e affrontare le aree
prioritarie e a monitorare i progressi
Nei prossimi mesi, la FAO sarà impegnata a lavorare
sulle aree prioritarie, mentre vengono realizzati piani
dettagliati a supporto dell’implementazione delle Linee
Guida Facoltative. La FAO si augura che altri stakeholder
e partner siano interessati a partecipare a tali processi,
nonché a elaborare piani propri. Inizialmente, la priorità
verrà data a un’ampia diffusione e a un rafforzamento
delle partnership, nonché alle modalità di intervento su
monitoraggio e valutazione.
Sviluppo delle capacità
• Guide di implementazione tecnica
• Consulenza nell’elaborazione di politiche, interventi
guidati, promozione delle “best practice”, offerta di
approcci innovativi
• Agevolazione tecnica
• Risposta alle esigenze specifiche dei Paesi
Promozione di un lavoro pratico integrato tra diversi
attori, settori e discipline.
L’implementazione delle Linee Guida Facoltative
richiederà un sostanziale e diffuso supporto per lo
sviluppo delle capacità; un progetto che vede già in corso
i preparativi all’interno della FAO con l’approntamento
di guide tematiche selezionate di implementazione
tecnica. Il supporto ai Paesi nel soddisfare le proprie
aspirazioni prioritarie di conformità con le Linee Guida
Facoltative richiederà capacità tecniche che possano
mettere in grado di rispondere alle esigenze di supporto
tecnico. Dato la varietà di stakeholder coinvolti nel
settore della regolamentazione del diritto di possesso e
dell’impulso supplementare dato a tale opera grazie alle
Linee Guida Facoltative e altre iniziative correlate dei
partner, si prevede che la garanzia di coordinamento
e trasparenza divenga una questione sempre più
importante per assicurare uno sfruttamento efficace
ed efficiente delle risorse. La FAO sta lavorando con i
propri partner per approntare documenti di riferimento
utilizzabili da una grande varietà di attori (compresi
responsabili strategici, dirigenti e personale delle agenzie
governative, specialisti del settore privato e membri
delle organizzazioni della società civile) a supporto
dell’implementazione delle Linee Guida Facoltative.
Tali Guide Tecniche di Implementazione sono in via di
preparazione dal 2011 e trattano in dettaglio le questioni
sollevate dalle Linee Guida Facoltative, ma potranno
essere finalizzate unicamente dopo il recepimento delle
Linee Guida Facoltative stesse. Le Guide Tecniche di
Implementazione sono documenti tecnici approntati
dalla FAO e dai propri partner, sottoposti a revisione
paritaria, con il vantaggio di un’ampia partecipazione
di partner e gruppi di esperti. A differenza delle Linee
Guida Facoltative, tuttavia, non intendono essere
documenti approvati mediante negoziazione.
Le Guide di Implementazione Tecnica in corso di
preparazione coprono una vasta gamma di aree
importanti: silvicoltura, zone di pesca, sesso, popolazione
indigena, investimenti agricoli e, come guida
complementare, è in preparazione una guida di supporto
per l'acqua, sebbene questa non venga espressamente
trattata nelle Linee Guida Facoltative, date le particolari
difficoltà e sfide che si pongono dal punto di vista del
diritto di possesso. Tali guide verranno terminate e
pubblicate nei prossimi mesi del 2012, in seguito al
recepimento delle Linee Guida Facoltative da parte
del Comitato sulla Sicurezza Alimentare Mondiale. Si
prevede che nuove guide verranno richieste e approntate
in futuro, sia a livello globale che più specificamente nel
contesto di regioni circoscritte. La portata e la natura
dei compiti racchiusi nelle Linee Guida facoltative per la
regolamentazione responsabile del diritto di possesso di
terreni, zone di pesca e foreste rappresentano una sfida
per tutti noi. Si tratta di una sfida che gli stakeholder
delle comunità rurali, delle zone di pesca e delle foreste
devono affrontare, se desideriamo realizzare i nostri più
ampi obiettivi di sviluppo, gli Obiettivi di Sviluppo del
Millennio (Millennium Development Goals) e altri. Ci
rendiamo tutti conto che le partnership rappresentano
un aspetto fondamentale per l'implementazione e il
miglioramento della regolamentazione del diritto di
possesso. Sono già state definite delle forti partnership.
La FAO è ansiosa di proseguire queste collaborazioni e
di impegnare nuovi attori nel processo. I Geometri sono
esortati a rimanere una parte importante e crescente di
questo processo dinamico.
Il nostro particolare invito: “UNITEVI AL PROCESSO!”
Newsletter VG:
Iscrizioni all’indirizzo VG-tenure@fao.org
Sito web: www.fao.org/nr/tenure
19

20
CIPAG/STRUMENTI
GRETAeasy
e il Dossier
del fabbricato
Due applicazioni
avanzate per il lavoro
dei professionisti
di Vincenzo Acunto
“Tra cinque anni non ci saranno più aziende Internet
Oriented. Quelle che non saranno in rete non esisteranno
più”. Craig Barret Presidente e Ceo Gruppo Intel
Tenendo presente questa pessimistica affermazione del
Presidente del maggior produttore al mondo di processori
è nata, nel 1999, la piattaforma GRETA®, un nuovo modo
di lavorare per GROMA (Società di proprietà della CIPAG
– Cassa Italiana di Previdenza ed Assistenza dei Geometri
Liberi Professionisti, presieduta da Fausto Amadasi)
che l’ha progettata e sviluppata “in house”. Progettare
e lavorare con internet non è più solo una questione di
immagine, ma è ormai divenuta di sopravvivenza.
Un nuovo modo di lavorare: GRETA® ed INTERNET
La rapida evoluzione tecnologica ha portato ad un sempre
maggior uso di internet, applicazioni Web e dispositivi
mobili come telefonini e palmari. La forza di internet sta
soprattutto nel fatto di consentire una comunicazione
biunivoca, in cui il singolo utente diventa protagonista.
Il segreto, è dunque quello di coinvolgerlo, sollecitarlo,
invitarlo, correggerlo, in una parola “trattenerlo” in
collegamento e guidarlo verso una rotta programmata.
Su Internet ci si aspetta un’informazione in tempo reale
ed una rapida comunicazione. Da qui l’enorme successo
di chat ed e-mail. Perciò è essenziale l’aggiornamento
continuo ed immediato delle informazioni, qualunque
esse siano, con la possibilità di richiamare subito quelle di
cui si ha bisogno e ricercarle velocemente con un motore
di ricerca “intelligente”.
Le conseguenze sono molteplici, ad esempio: una migliore
e più rapida comunicazione.
Ai “vecchi” canali di comunicazione, quali il telefono,
la posta e il fax, si sono affiancati l’e-mail sia interna che
esterna, il sito web, le mail list con le news aziendali, le
applicazioni Web ed in molti casi l’SMS.
In generale la distanza tra i soggetti tende a diminuire, le
risposte sono più veloci e sempre più mediate da sistemi
informatici.
GRETA® 2.2 (versione beta 2012)
GRETA è uno strumento di lavoro, una soluzione
completa ed integrata per la gestione dei processi e della
comunicazione, non “chiusa” o “standardizzata”, ma
“aperta” e pronta ad essere adeguata, su misura alla singola
organizzazione del cliente.
Con semplicità, GRETA®, memorizza informazioni,
dal testo ai filmati, ai documenti scansionati; gestisce
moduli WEB, comunica con tutti i più moderni
mezzi di trasmissione, fornisce una piattaforma per la
protocollazione, per il call center e per l’implementazione
di qualunque processo; il tutto graficamente intuibile!
Con la nuova versione 2.2 (beta 2012) GRETA è stato
adattato alle esigenze del singolo professionista che può
utilizzarlo per la gestione del proprio portafoglio clienti.
Il cuore di GRETA®
GRETA® si basa su un archivio liberamente personalizzabile
da parte dell’utente e da un motore di esecuzione di
WorkFlow anch’esso liberamente modificabile.
Il motore anagrafico può creare moduli web per
memorizzare informazioni in pochi minuti, organizzare le
informazioni in strutture ad albero e renderle disponibili
per la consultazione agli utenti configurati, il tutto con
una gestione della sicurezza avanzata e granulare.
Il motore documentale può disegnare dei moduli,
come contratti o richieste di intervento, o digitalizzare
e protocollare documenti cartacei in ingresso e uscita,
configurare chi, e in che modo poi, li potrà vedere.
Il motore delle attività ricorrenti permette di registrare
delle scadenze, come pagamenti e/o operazioni da eseguire
una sola volta o ripetutamente ad un dato intervallo, e
controllare che queste vengano correttamente eseguite.

Il modulo Anagrafico
Con questo modulo è possibile disegnare delle maschere
direttamente via web.
Se l’obbiettivo è gestire abitazioni è possibile definire
oggetti come: Abitazione, Palazzine, Scale, Unità Abitative,
Stanze. Ma anche caldaie, impianti di condizionamento,
ascensori, ecc., fino a postazioni lavoro o letti, come nel
caso di cliniche.
In più il motore anagrafico permette di definire quali
sono le relazioni tra gli oggetti, quindi ad esempio, un
appartamento contiene stanze ed è a sua volta contenuto
in una palazzina. La caldaia è a sua volta composta da
centrale e componenti Fan-Coil che sono contenuti nelle
stanze sopra individuate, ecc.
Il modulo Documentale
Basato sulla stessa tecnologia che permette di costruire la
base dati iniziale, il motore documentale permette di creare
moduli, come la richiesta di intervento manutentivo. I
documenti sono divisi in sezioni, con obbligatorietà e
diverse autorizzazioni per utente.
Aggiungere un “semplice” campo, come ad esempio un
secondo indirizzo e-mail, ad una applicazione classica
richiede l’intervento di un informatico qualificato,
un lavoro di analisi e soprattutto tempo e denaro; con
GRETA® lo si può fare autonomamente da parte di
chi ne ha la responsabilità, in pochi minuti ed essere
immediatamente operativi.
Il modulo WorkFlow
Rappresenta il vero cuore di GRETA®.
Partendo dalla teoria dei WorkFlow WIDE, GRETA®
permette di disegnare un processo aziendale graficamente,
specificando chi dovrà fare, quando, ed in che modo
avverrà la comunicazione.
In questo modo è possibile implementare processi
complessi come una richiesta di intervento manutentivo,
ma anche esplicitare e rendere semplici processi marginali
o di altro tipo.
La mappatura dei processi permette di sapere esattamente
come la propria struttura/organizzazione risponderà a
sollecitazioni esterne o interne in quali tempi e modi e
con quali mezzi di comunicazione seguendo un comune
processo di “qualità”.
GRETA® si occupa di sorvegliare e controllare l’esecuzione
dei processi, segnalando le anomalie e inviando le
21

22
ANNO IV | n. 20 | MARZO - APRILE 2012
comunicazioni necessarie a chi deve intervenire, partendo
da modelli pre-impostati.
È ad esempio possibile indicare che alla fine del processo
di pagamento di fattura passiva è necessario avvertire il
fornitore dell’avvenuto pagamento. È possibile indicare che
l’avvertimento deve essere fatto per e-mail, quali devono
essere i modelli di testo da usare e che allegati includere.
GRETA® invierà l’e-mail, ma a differenza di una e-mail
classica, questa rimarrà per sempre associata alla fattura,
come l’indicazione di chi ha autorizzato il pagamento e
chi lo ha materialmente eseguito.
L’interfaccia
GRETA® si presenta all’utente in modo diverso, particolare,
rispetto alle applicazioni comuni.
Lo scopo dell’interfaccia è rappresentare uno strumento
il più possibile semplice e funzionale, personalizzabile nel
logo e nell’impostazione grafica.
Per questo motivo, invece di complessi menu, l’area di
lavoro è divisa in Attività da svolgere, Attività svolte,
Nuove attività ed Attività ricorrenti.
La lista delle Nuove attività, specifica per le mansioni
dell’utente, permette di iniziare un nuovo lavoro. Ad
esempio la segreteria potrà protocollare una fattura in
entrata o attivare una richiesta di intervento manutentivo.
La lista delle Attività eseguite permette di tenere traccia
del lavoro svolto fino a quel momento da qualsiasi attore
del processo.
Per ogni attività è previsto un tempo massimo di
esecuzione, la possibilità di indicare persone o gruppi di
persone che devono svolgerlo e le eventuali e-mail, o fax o
SMS da inviare, con un modello preimpostato.
Fermo restando che il processo collocato sul web può
essere seguito collegandosi da qualsiasi parte del mondo.
La comunicazione
GRETA® permette di comunicare tra colleghi con la
pagina personale, all’esterno con e-mail, fax, posta, SMS
o altro.
L’archivio è consultabile anche con tablet o palmare, per
avere, ad esempio, la possibilità di vedere in qualsiasi posto
e momento, lo stato di un’attività.
Un grande vantaggio consiste nella memorizzazione
delle informazioni, quindi le e-mail sono associate al
documento/processo ed è così possibile a distanza di
tempo controllare i messaggi inviati e ricevuti.
La rivoluzione del concetto di lavoro
La maggior parte delle aziende o dei professionisti
acquistano una procedura informatica ed adeguano
la propria struttura a questa. GRETA® non si propone
di cambiare il modo di lavorare, non sono le persone e
photo©shutterstock.com/palmaria

le organizzazioni che devono adeguarsi a GRETA®, è il
contrario.
Chiarezza ed Economicità
Grazie all’esplicitazione dei processi, è possibile fare
chiarezza sul da farsi in tutte le fasi del lavoro quotidiano.
Sapere cosa viene fatto, in che tempi e da chi, in modo
da poter successivamente intervenire per migliorare le
prestazioni aziendali con un’unica applicazione informatica
anziché numerose, dispendiose e diverse applicazioni .
Il disegno interno dei processi diventa il prezioso knowhow
aziendale di GROMA messo a disposizione dei
singoli professionisti.
Il Dossier del fabbricato (una carta d’identità on line su
storia e stato degli edifici)
Varie Amministrazioni Comunali italiane, alcuni anni fa,
avevano istituito il così detto “Fascicolo di Fabbricato” allo
scopo di effettuare un controllo a tappeto sulle condizioni
di sicurezza del patrimonio edilizio esistente. Il comune di
Roma, nel 1999, impose che tutti gli edifici del territorio
comunale fossero dotati del proprio Fascicolo contenente
informazioni fondamentali per la valutazione dello stato
di sicurezza (statica, impiantistica, ecc.) dell’immobile.
Ciò rappresentava un’occasione importante per la
valutazione dello stato di conservazione, degli edifici anche
di quelli storici, che rendeva possibili valutazioni nonché
controlli efficaci e capillari, indirizzando l’attenzione, la
cura e la manutenzione ordinaria o straordinaria, laddove
fossero risultate maggiormente necessarie.
Se da un lato l’istituzione del Fascicolo rappresentava
un’efficace opera di informazione e responsabilizzazione dei
proprietari, dall’altro esso portava alla formazione di una
banca dati digitalizzata di vastissime proporzioni e con un
buon grado di approfondimento, contenente informazioni
riguardanti la conformazione, lo stato di conservazione e
la storia di ogni singolo edificio. È evidente come questo
risultava, pertanto, anche un importante strumento per
ogni intervento di restauro e di consolidamento che si
fosse reso necessario nel tempo.
GROMA, fin dal 2000, con la sua piattaforma GRETA
(collocata su web) aveva realizzato la digitalizzazione di
quello che oggi viene definito il “dossier del fabbricato”.
Un faldone “virtuale” che permette di conoscere lo stato
di fatto di un immobile con il suo corredo documentale,
ma anche gli interventi che sono stati compiuti su di esso
con pregi e difetti. Il “dossier del fabbricato” è diventato
un’applicazione autonoma dal GRETA che permetterà
una gestione unitaria e completa di tutte le informazioni
riguardanti i fabbricati e gli immobili in genere.
Le schede realizzate sono conformi alle linee guida
generali per la costituzione di un fascicolo immobiliare
secondo la circolare del Min. dell’Economia (n. 106063
del 9/07/2010) ma possono essere comunque adattate
a diverse esigenze, più o meno complesse a seconda
dell’utilizzo.
Il “dossier del fabbricato” comprende informazioni relative
alla sicurezza, alla situazione progettuale, urbanistica,
ottenendo uno strumento fondamentale per una corretta
e programmata opera di prevenzione e di manutenzione
del fabbricato.
Grazie agli “alert” la documentazione inserita non rimarrà
una fotografia statica, ma sarà gestita in maniera dinamica
e sempre in anticipo alle scadenze con l’aggiornamento
che terrà traccia di tutte le modifiche e gli adeguamenti
strutturali ed impiantistici eventualmente introdotti nel
tempo.
Il “dossier del fabbricato” completo di tutti i suoi elaborati,
costituisce un compendio organico “on line”, integrato ed
informatizzato di tutte le informazioni necessarie per la
conoscenza del singolo edificio, di fondamentale ausilio
per il professionista, ma anche per il proprietario nonché
per le autorità pubbliche di competenza che potranno
accedere con password dedicata (visore).
23

24
RECENSIONI
“Land Administration
for Sustainable
Development”
I. Williamson, S. Enemark,
J. Wallace, A. Rajabifard
di Elisabetta Savoldi
Non è certo agevole scrivere la recensione di un volume
composto ad otto mani e che approfondisce con competenza
ed evidente passione un argomento di rilievo come quello
della gestione del territorio. Aspetti tecnici, storico-legali
ed amministrativi: tutto viene preso in considerazione.
I 14 capitoli, suddivisi in 5 sezioni e corredati da un
utilissimo glossario 1 e da un’imponente bibliografia,
trovano un’esauriente presentazione nella postfazione ad
opera di Jack Dangermond, Presidente della casa editrice
specializzata che ha pubblicato l’opera.
Postfazione
Comunemente, quando si dice “geografia” 2 si pensa al
territorio.
Non ci vuole molto per stabilire una connessione tra i
sistemi di rilevamento meramente “topografico” e quelli
che riguardano il territorio stesso da un punto di vista più
generale: entrambi stanno alla base di una efficace gestione
di quest’ultimo.
1 Chiarisce tutto la presentazione: “Questo glossario spiega
come i vari termini vengano utilizzati in questo volume. Non
necessariamente le definizioni sono corrette da un punto di
vista tecnico in ogni singolo sistema legislativo, dato che ciascun
significato varia a seconda del luogo ed assume connotazioni
specifiche in base alla storia ed all’uso che ne viene fatto
localmente. Il nostro scopo è piuttosto quello di illustrare un
generale significato (peraltro in continuo mutamento) delle
locuzioni, basandoci sulla terminologia internazionalmente
accettata nel settore”.
2 [Ndt] il termine “geografia” va inteso in senso etimologico come
“scienza della rappresentazione del territorio”.
ESRI Press Academic. Redlands, California (USA) 2010
Il LAS (Land Administration System) ha, a sua volta, lo
scopo di fornire una guida per la gestione sostenibile del
territorio in qualsiasi area del Mondo.
Questo volume ha voluto aggiungere contributi di
attualità da parte di eminenti esperti, al fine di render
conto di come siano mutati, nel corso del tempo, i metodi
di questa gestione.
Se un tempo ci si limitava al confronto tra documenti del
Registro Catastale, ora la rilevanza di dati condivisi in
questo settore assume per certo un’importanza unica per
un cambiamento globale.
Tutti i progressi nelle tecnologie che riguardano la gestione
dello spazio hanno contribuito positivamente, a loro volta,
alla corretta gestione del territorio. Ciò ha significato e
significa sviluppo. Uno sviluppo, va sottolineato, equo e
sostenibile.
Il libro è basato sul pensiero di Hernando de Soto (scrittore
ed economista peruviano che ha sottolineato come sia
possibile riconoscere potere e diritti ai poveri tramite il
conferimento di diritti di proprietà).
Riduzione della povertà nel Mondo, uguaglianza tra i sessi
e giustizia sociale sono temi importanti in questo volume:
esso vuole essere la dimostrazione di come certezza del
diritto fondiario e gestione del territorio siano alla base di
un reale cambiamento della società.
Parliamo di territorio, ma non si tratta semplicemente della
terra su cui camminiamo. È invece il modo in cui la gente
concepisce il luogo in cui vive.
La “gestione del territorio” non riguarda solo il territorio:
riguarda la gente, le persone che lo vivono.
Questo libro vorrebbe spiegare il perché serve approfondire

conoscenze in questo settore al fine di promuovere il bene
comune.
Vengono presentati 10 principi di base per la gestione
del territorio. Viene inoltre fornito un “manuale pratico”
per l’attuazione delle procedure certificabili come “best
practice” nel campo dei diritti proprietari, dell’estimo,
degli usi civici e dei progetti di sviluppo.
Infine, lo scopo è tracciare un percorso attraverso il quale
il sistema della gestione del territorio possa far fronte alle
sfide che deve affrontare: solo così si può pensare a sviluppo
economico, giustizia sociale, protezione dell’ambiente e
stato di diritto.
Questo è un libro per chi vuole saperne di più sulla teoria e
le procedure della gestione del territorio: in fondo si tratta
del mercato immobiliare e del mondo in cui viviamo.
È vero: la “terra” è un bene commerciale a tutti gli effetti.
Tuttavia è anche qualcosa a cui siamo legati nell’animo; è
anche una fonte di risorse; è una vera e propria misteriosa
meraviglia della natura.
Spero che questo libro vi piacerà (molti eminenti
universitari hanno voluto condividere le loro competenze
ed il loro sapere nella speranza di “rendere il mondo un
luogo migliore”) 3 .
Non è un caso se nella seconda riga di questa recensione
si è parlato di “evidente passione”. La parola chiave che
caratterizza l’introduzione al volume è, con buona pace di
John Lennon, “imagine”.
Gli autori pongono sin dal principio una questione di
fondo: “pensate ad un mondo privo di qualsiasi regola
per la gestione del territorio, ad un mondo dove i diritti
di proprietà non siano garantiti, dove non vi sia alcuna
certezza riguardo ai confini, dove manchi totalmente
anche solo il concetto di Piano Regolatore”.
“I sistemi di Gestione del Territorio (LAS) sono stati
concepiti al fine di fornire infrastrutture di base che
consentano di attuare politiche e strategie efficaci in
quest’ambito. Lo scopo è solo uno: quello di garantire
uguaglianza sociale, crescita economica e tutela
dell’ambiente”.
È un dato di fatto: in molti Paesi in via di sviluppo il
sistema fondiario si basa su informazioni frammentarie,
scarsamente documentate e difficilmente reperibili.
Tuttavia, è piuttosto nei Paesi industrializzati che,
nonostante la presenza di sofisticate tecnologie che
consentono la condivisione via telematica di tutte le
informazioni (cfr. ICT), la mancata corretta gestione del
territorio ha contribuito a creare la crisi economica attuale.
“Per farla semplice, l’informazione riguardo al territorio
ed alle strategie operanti nel mercato fondiario che può
3 [Ndt]:“make a world a better place”
essere ricavata dai LAS gioca un ruolo cruciale in qualsiasi
sistema economico”.
Ma veniamo ai contenuti della Prefazione:
“Il libro si rivolge ad ogni tipo di lettore. Coloro che
non hanno alcuna esperienza e non sono pratici dei
LAS possono trovar utile allargare le loro conoscenze nel
campo della proprietà fondiaria, del mercato immobiliare
e delle implicazioni ambientali e sociali della gestione del
territorio. Politici e pubblici amministratori possono trarre
vantaggio da questo testo, dal momento che hanno a che
fare con problemi di sviluppo economico, di gestione
dell’ambiente e delle risorse, di strategie per la diminuzione
della povertà, di equità sociale e di promozione dei diritti
delle fasce più povere (soprattutto nella prospettiva di uno
sviluppo sostenibile). Chi gestisce il territorio e lavora nel
settore può trarre beneficio nell’approccio, sia teorico, sia
pratico, volto a migliorare o riformare i LAS. Infine, anche
la comunità accademica - docenti, studenti universitari
o dottorandi - possono trovarlo un testo utile alla
comprensione della teoria e della pratica: non solo vengono
presi in considerazione i singoli spetti della gestione del
territorio. Il tentativo è anche quello di esplorare i risvolti
istituzionali e gli aspetti tecnici della programmazione,
della messa in opera e della gestione dei LAS. […]
L’impostazione del volume è stata dettata dal lavoro
condotto da Jan Williamson e Stig Enemark nel corso di
ben tre decenni. All’inizio si trattava solamente di render
conto della loro attività professionale. Entrambi avevano
una solida esperienza in ambito catastale: Williamson nel
campo istituzionale dei Paesi di tradizione anglosassone;
Enemark nei sistemi di gestione del territorio nell’ambito
dei Paesi dell’Europa continentale. Entrambi hanno
convenuto sulla necessità di una forte base a livello
giuridico (fornita dalla Wallace, avvocato di spicco nel
settore). Tutti hanno riconosciuto la necessità di un
supporto di tipo tecnico: in questo Rajabifard, esperto di
SDI e GIS ha giocato un ruolo fondamentale. Va detto
però che il libro è, a tutti gli effetti, il prodotto di una piene
collaborazione tra gli autori e che tutti loro si ritengono
pienamente responsabili dell’intero testo”.
Illuminante una definizione: “un libro pratico con forti
ed universali basi teoretiche, volto ad esplorare i modi di
gestione con i quali la gente si pone in relazione con il
territorio”.
Apertamente dichiarato è il tema portante del volume:
porre in atto strategie di gestione del territorio che
consentano di affrontare i cambiamenti ai quali il Mondo
sta andando incontro. Nel caso di Paesi in via di sviluppo:
lotta alla povertà, miglioramenti dell’economia, sostenibilità
ambientale, gestione di un’urbanizzazione in costante
aumento. Nel caso di Paesi industrializzati: aggiornamento
e cooperazione a livello dei vari Organi amministrativi
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26
ANNO IV | n. 20 | MARZO - APRILE 2012
ed applicazione efficace delle informazioni riguardanti
il territorio ai fini della gestione delle emergenze, della
protezione ambientale, delle strategie economiche, ecc.
Il volume vuol essere un prezioso ausilio in entrambi i casi:
ogni Paese è unico ed ha le proprie specifiche esigenze.
Tuttavia, nell’amministrazione del territorio, esistono 10
criteri di base applicabili ovunque.
Non si tratta dell’“uovo di Colombo”: la gestione del
territorio trova le sue radici nei Sistemi Catastali, nei
Registi Fondiari, in tutti i documenti che hanno sempre
mirato a garantire un “diritto sulla terra”.
Il punto fondamentale è questo: se fornire un valido schema
per una gestione sensata del territorio 4 è fondamentale, il
sistema catastale rappresenta il motore, il punto di leva dei
LAS.
Con una simile ambizione, è ovvio che il testo si presenta
estremamente vario.
“Il libro sviluppa vari temi, e così si distacca nettamente da
altri testi in materia.
L’argomento principale riguarda l’adozione di procedure
certificate per la costituzione dei LAS attraverso strumenti
tradizionali, professionali ed innovativi in base alle esigenze
4 Sempre tenendo in considerazione i 4 punti cardine
dell’amministrazione fondiaria: diritti proprietari, estimo, usi
civici, progetti di sviluppo.
di ciascun Paese. Un altro punto centrale: utilizzare le
normali procedure di gestione del territorio come chiave
per comprendere e migliorare i sistemi operativi.
Questo testo costituisce, inoltre, un’indagine sul rapporto
tra gestione del territorio e mercato fondiario (settore
chiave nella maggior parte dei Paesi del Mondo).
Le conclusioni del volume sottolineano l’importanza della
gestione del territorio: la società deve essere messa in grado
farle fronte. I Governi si servono dello spazio come un
mezzo per fornire una struttura a dati che finiscono con il
coinvolgere settori come la Salute, i Trasporti, l’Ambiente,
l’Immigrazione, le Tasse, la Difesa ed il Quando queste
informazioni vanno rese disponibili alla cittadinanza
affinché prenda parte attiva alle richieste che le vengono
fatte”.
È inutile dirlo: non si tratta di un libro “neutrale”. Il
coinvolgimento etico e morale di questi Professionisti è
forte.
Lasciamo parlare gli Autori:
“Una disciplina come Teoria e pratica della gestione del
territorio non fornisce LA risposta a tutte le molteplici e
complesse domande che il mondo moderno ci pone. Le
nostre opinioni susciteranno dibattiti e siamo certi che
questo volume rappresenta solo un piccolo passo nel
cammino di questa materia. Siamo aperti a qualsiasi
suggerimento; anzi vi incoraggiamo ad aiutarci nel
costruire un sistema migliore”.
Ian Williamson
Geometra laureato libero professionista. Docente di Rilievo e Topografia all’Università di Melbourne (Australia). Noto per la
sua competenza nell’ambito della gestione del territorio, del Catasto e delle SDIs (Spatial Data Infrastructures), sia da un punto
di vista tecnico, sia per quanto riguarda gli aspetti politico-istituzionali necessari per elaborare tali infrastrutture.
Stig Enemark
Geometra libero professionista. Ex-Presidente della FIG. Docente di Gestione del Territorio presso l’Università di Aalborg
(Danimarca). La sua vasta esperienza è imperniata sul legame tra gestione del territorio e formazione delle competenze, anche
a livello governativo, relative a tale campo.
Jude Wallace
Legale esperta di Diritto Fondiario. Assistente nel Dipartimento di Geomatica dell’Università di Melbourne (Australia).
L’intera sua carriera è stata dedicata ad esplorare gli aspetti del diritto fondiario in differenti contesti geo-politici. Le sue
competenze spaziano da questioni legate alla gestione del territorio nei Paesi industrializzati alla pianificazione di strategie a
favore dei poveri nei Paesi in via di sviluppo.
Abbas Rajabifard
Geometra laureato libero professionista. Presidente della GSDIA (Global Spatial Data Infrastructure Association). Professore
associato nel Dipartimento di Geomatica dell’Università di Melbourne (Australia). Tecnico esperto nei Sistemi di elaborazioni
dei dati topografici (SDIs) che stanno alla base dei LAS. (Land Administration Systems).

AMBIENTE
ViviLago
Primo studio italiano
per la promozione
di un sistema lacustre
di Stefano Corsi
Dipartimento DEMM dell’Università di Milano
Il progetto ViviLago nasce dalla collaborazione tra
il Cobat-Consorzio Nazionale Raccolta e Riciclo e il
GeSDiMont – “Centro Interdipartimentale di Studi
Applicati per la Gestione Sostenibile e la Difesa della
Montagna” con l’obiettivo di valorizzare e promuovere il
territorio lariano attraverso il marketing territoriale.
Nel corso dei tre anni del progetto il gruppo di lavoro
dell’Università degli Studi di Milano, coordinato dal
professor Mario Polelli, ha analizzato le caratteristiche del
territorio lariano evidenziando e talvolta riportando alla
luce le valenze storiche, ambientali, sociali, economiche,
produttive e turistiche che hanno rappresentato la
base conoscitiva necessaria per strutturare un piano
di marketing territoriale approfondito e valutare le
potenzialità e gli scenari di sviluppo collegati alle politiche
territoriali.
Infatti non è possibile mettere in atto una strategia di
marketing territoriale senza una conoscenza approfondita
del territorio che rappresenta il “prodotto” che si intende
promuovere.
L’analisi territoriale passa soprattutto attraverso
l’individuazione e lo studio di elementi caratterizzanti
che siano, e siano stati anche in passato, fulcro dello
sviluppo locale e motivo di condivisione e interscambio
tra le popolazioni.
Tutto ciò rappresenta l’oggetto di uno studio che ha
individuato nel marketing territoriale lo strumento
conoscitivo, operativo e comunicativo più efficace alla
valorizzazione del Lario. Come tutti gli strumenti
anche il MT ha subito nel corso del tempo una serie
di declinazioni e interpretazioni che hanno adattato
Laureato in Scienze e Tecnologie agrarie presso l'Università
degli Studi di Milano.
Nel 2008 consegue il Dottorato di Ricerca in Innovazione
tecnologica per le Scienze agroalimentari ed ambientali.
Professore a contratto di Estimo rurale. Nel 2009 ha svolto
docenza presso il Master annuale CNR "Gestione delle
biomasse e dei processi per la produzione di energia".
Ha partecipato a numerosi progetti di ricerca regionali e
di Ateneo.
È autore di diverse pubblicazioni trattate da riviste
internazionali e nazionali.
e talvolta sconvolto le finalità per cui il MT è nato, in
funzione delle esigenze specifiche, anche strumentali, dei
territori e delle amministrazioni, ma anche dell’estrazione
tecnica e culturale di chi era chiamato a stendere un piano
di MT. Il progetto ViviLago ha cercato di concentrare
l’attenzione sulla finalità principale del MT, cioè la
promozione del territorio a supporto dello sviluppo locale,
anche grazie agli strumenti di comunicazione che sono
parte integrante del MT, senza rinunciare a un approccio
scientifico basato su indicatori sintetici, analisi statistica
e strumenti di valutazione per accrescere la conoscenza
del territorio e migliorare l’interpretazione dei comparti
produttivo e ambientale.
Mentre nella maggior parte dei casi il MT ha come oggetto
una realtà amministrativa definita (provincia, comunità
montana, comune, ecc.), in questo caso si riferisce invece
a un territorio, il Lario, suddiviso in due province e con
una realtà estremamente complessa e multifocale.
La prima peculiarità che si può individuare è in termini
che potremmo definire funzionali; laddove infatti il
MT è riferito a una provincia, diventa automaticamente
uno strumento di implementazione e di indirizzo che si
allaccia alla pianificazione tradizionale (PTCP), strategica
(Piani strategici) e settoriale (piani rifiuti, cave, ecc.). Il
MT del Lario è invece uno strumento di collegamento
e integrazione che si prepone l’obiettivo di valorizzare e
promuovere, attraverso le leve del marketing, un territorio
spazialmente definito.
Una seconda differenza sostanziale è la complessità del
territorio lariano. Se in Italia gli ambiti territoriali anche
amministrativamente definiti, come le province, nascono
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ANNO IV | n. 20 | MARZO - APRILE 2012
dal compromesso di realtà geografiche, ma anche
economiche, produttive, ambientali e culturali diverse
e talvolta difficilmente conciliabili, il MT del Lario si
confronta con un contesto multifocale caratterizzato
da due centri urbani, nonché capoluoghi di provincia
(Como e Lecco), che gravitano nell’area metropolitana
estesa di Milano, comuni montani dell’Alto Lario molto
vicini al confine svizzero e alla Valtellina, aree intermedie
di difficile collocazione.
Infine la terza specificità è di tipo strutturale, poiché il
presente lavoro non è stato svolto, o commissionato,
dalle amministrazioni locali, ma dal Cobat. Se da un
lato questo potrebbe essere letto come un punto di
debolezza in considerazione delle maggiori difficoltà di
coinvolgimento degli enti locali, dall’altro assume una
grande originalità in funzione della totale indipendenza
dalla pressioni politiche e dei settori produttivi che
qualunque amministrazione si trova a fronteggiare e che
in ogni caso influenzano le scelte del pianificatore.
Senza in questo senso voler fare una questione di merito,
il MT del Lario è uno studio del tutto autonomo e super
partes, mirato unicamente alla promozione del territorio.
Tutte queste caratteristiche ci hanno portato a definire un
MT “su misura” con connotazioni procedurali atipiche,
mirate ad approfondire la componente interpretativa
preliminare al fine di poter iniziare un dialogo con
i soggetti locali nel rispetto delle differenze locali e
settoriali, mantenendo al contempo una visione d’insieme
per la promozione del territorio.
Il primo aspetto che si è tentato di chiarire è stato
l’individuazione dell’oggetto del MT, ossia del territorio
da trasformare in “prodotto”.
In questa fase di ricognizione generale ci siamo resi conto
che il Lario è un luogo ben identificato e sostanzialmente
definito nell’immaginario collettivo. La realtà geografica
il cui elemento comune è il lago è uno stereotipo fatto di
città, natura, montagne, cultura, dotato di un modello
coerente e unitario.
Quindi alla suddivisione amministrativa e alle differenze
geografiche si contrappone un territorio che ha nel lago
il suo baricentro, ai “non-luoghi” che talvolta possono
essere definiti anche da confini amministrativi si
contrappone un luogo con identità, storia, tradizioni,
cultura, appartenenza.
Il Lago e in modo particolare il Lario è un fattore
unificante della società e dell’ambiente lombardo, che
ha costituito nel tempo una fonte di risorse che sono un
elemento di richiamo per le popolazioni che abitano le sue
sponde. In primo luogo è un serbatoio idrico necessario
all’agricoltura, all’industria e agli usi civili delle
popolazioni, delle coste e della pianura. Nelle condizioni
attuali in cui l’acqua sta diventando una risorsa scarsa, la

photo©shutterstock.com/Rene Hartmann
sua tutela è una necessità assoluta che non riguarda solo
le limitazioni alla fruizione, ma anche la qualità chimicofisica
e la preservazione del sistema idrografico anche con
logiche di lungo periodo.
Inoltre il Lario è sempre stato una via di comunicazione
fondamentale grazie anche al sistema di canali che porta
le sue acque fino a Milano. Sempre di più la via fluviale
viene riscoperta e utilizzata in funzione complementare
rispetto alle vie di comunicazione tradizionali (gomma
e rotaia).
Non meno importanti sono le attività produttive sorte
in prossimità del Lario e l’attrattività turistica di antica
tradizione. In passato sono state fondamentali l’industria
del ferro e quella della seta, le produzioni vitivinicole,
ma anche oggi sono numerose le attività agricole, con
la riscoperta dei prodotti tipici, quelle industriali e
artigianali.
Per quanto concerne il turismo, il Lario è stato una delle
prime mete di chi si spostava in estate dalle città per
cercare condizioni climatiche favorevoli e anche adesso
costituisce una meta molto ricercata non solo dal turismo
locale, ma anche da quello internazionale.
Infine non devono essere dimenticati i fattori umani,
culturali e ambientali che rappresentano lo spirito che
identifica il territorio e l’immagine che di esso viene
percepita all’esterno.
Queste caratteristiche sono probabilmente percepite più
all’esterno che all’interno del territorio stesso; se infatti
a livello locale sono più forti le spinte campanilistiche,
a livello nazionale e forse ancora di più internazionale il
Lario gode di notorietà e apprezzamento (in particolare
in termini turistici). Anche in questo senso il MT si
propone come strumento di promozione bidirezionale,
all’esterno per l’attrazione degli investimenti, all’interno
per la creazione di un sentimento di appartenenza e di
condivisione.
Un ultimo problema da affrontare è stato poi la
localizzazione dello studio preliminare del MT, poiché
il Lario non è un territorio ufficialmente delimitato
e, come tale, la sua estensione è indefinita. Si è optato
per considerare solo i comuni rivieraschi, ben consci
che questo possa rappresentare un limite alla corretta
comprensione del territorio, ma d’altro canto convinti
che i comuni bagnati dal lago abbiano caratteristiche
distintive inequivocabili.
Non è questa la sede per entrare nel merito delle specifiche
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ANNO IV | n. 20 | MARZO - APRILE 2012
del progetto o dei risultati tecnici cui siamo giunti, ma
una sintetica descrizione del lavoro svolto può essere utile
per capire di quali strumenti il territorio può fruire grazie
al progetto ViviLago.
In primo luogo abbiamo ritenuto che un territorio sia il
risultato dei processi che lo hanno generato e in particolare
dell’evoluzione storica delle sue comunità. Il marketing
territoriale s’incentra sull’attrazione di domanda e
investimenti, pertanto l’analisi dei settori produttivi deve
partire dalla conoscenza del modello socioeconomico nei
quali le produzioni si sono evolute. È stata quindi svolta
un’analisi della storia delle produzioni industriali delle
due sponde del lago, vicine ma differenti per risorse e
specializzazioni.
I diversi settori produttivi sono poi stati oggetto di
un’analisi approfondita che ha portato alla formulazione
di un indicatore sintetico, l’Indicatore di Competitività
Territoriale che ha lo scopo di fornire un’immagine
immediatamente comprensibile del territorio e della sua
capacità competitiva per un confronto interno, ma anche
per il confronto con i principali competitori territoriali,
che è definito Benchmarking.
Il Benchmarking è stato messo in atto analizzando le
caratteristiche dei territori bagnati dai principali laghi
del Nord Italia, per definire punti di forza e debolezza
sintetizzati nell’analisi Swot (Strenght, Weakness,
Opportunities and Threats), acronimo inglese che sta per
Forze, Debolezze, Opportunità e Minacce.
La competitività risulta un concetto astratto se non è
confrontato con la sostenibilità degli interventi e delle
attività che si svolgono nel territorio. Per questo motivo
è stata calcolata l’Impronta Ecologica, una metodologia
condivisa che misura l’impatto delle attività umane sul
territorio. I risultati dell’impronta ecologica sono stati
estremamente interessanti poiché hanno evidenziato la
difficile gestione dei piccoli comuni montani in confronto
ai più popolosi comuni dell’area pedemontana.
In ultima istanza è stato analizzato l’impatto del settore
turistico che rappresenta la maggiore opportunità di
sviluppo del Lario, ma che può incrementare l’impatto
territoriale andando a sommarsi con gli effetti negativi
della attività già presenti nel territorio.
È stata quindi valutata la carrying capacity, ossia la capacità
del territorio di sopportare le pressioni determinate dai
flussi turistici.
Come si può notare i risultati sono molteplici e si prestano
a interpretazioni diverse, ma sono indubbiamente
un argomento su cui incentrare il dialogo tra enti,
rappresentanti della società civile, imprese, associazioni
culturali e ambientaliste per stabilire e condividere le
future linee per lo sviluppo sostenibile di uno dei territori
più belli del Nord Italia.
INDICATORE DI COMP. TERRITORIALE
133 - 210
210 - 283
283 - 331
331 - 380
380 - 447
Confini Provinciali
Lago di Como
IMPRONTA ECOLOGICA
2.867 - 3.34
3.34 - 4
4 - 4.579
10 5 0 10
6 0 6 12

photo©Ente Parco Nazionale della Sila
PROGETTI
Parco della Sila
L’Orto botanico
di Cupone
accessibile
a disabili
e non vedenti
Situato all’interno del Parco Nazionale della Sila, una
delle aree più suggestive ed integre dal punto di vista
ambientale della Calabria, l’Orto botanico accessibile
a disabili e non vedenti del Centro Visita Cupone
rappresenta un’interessante esperienza di progettualità
al servizio dell’inclusione sociale. Un’iniziativa premiata
dai risultati (1.500 presenze di persone non vedenti nel
2009) che, attraverso l’ideazione e l’attivazione di appositi
servizi, consente l’organizzazione e l’opportunità di una
vacanza funzionale alle esigenze specifi che di persone
diversamente abili.
Collocato a una quota di m. 1.156 s.l.m a ridosso del
lago Cecita, in comune di Spezzano della Sila (CS),
dall’omonimo fi ume che vi scorre, Cupone lega la sua
memoria storica alle lunghe contese territoriali tra
Demanio e privati cittadini defi nitesi solamente nel
maggio del 1876.
Successivamente, alla corposa formazione pura di pino
laricio, a densità colma, con esemplari monumentali
ancora in vita, alla quale si alternano aree pascolative, fa
riscontro, fi n dai primi decenni del XX secolo, un oculato
programma di sfruttamento delle risorse.
Dapprima solo segheria, produce poi, con appositi
impianti, colofonia ed essenza di trementina,
concludendo l’esperienza economico-produttiva con
attività di falegnameria per diventare, da ultimo (con
l’adattamento degli spazi intorno alla segheria demaniale
e dei plessi accessori) un Centro dedicato all’educazione
ambientale. Una struttura con sentieri naturalistici,
osservatori faunistici, museo, giardino geologico, che
annovera la fl ora essenziale autoctona del territorio del
parco e all’interno del quale l’Orto botanico consta
ancora di una zona umida, nonché di una roccaglia acida
che riproduce la vegetazione caratteristica dell’altipiano
silano diversifi cata nell’esposizione a Sud con pino laricio
e a Nord con faggio e abete bianco, fra massi erratici di
granito.
Il percorso
Corre per i 350 metri del suo sviluppo su traversine di
legno delimitate da una staccionata con corrimano. Il
paesaggio è quello montano della Sila e le presenze vegetali
con le quali interagire sono 115 specie autoctone della
fl ora montana calabrese – dalla Potentilla all’Astragalo
calabro – disposte in terra o in vaschette a seconda delle
dimensioni e del genere.
Tutte le piante sono accompagnate da schede in braille e
con caratteri marcati per gli ipovedenti. L’Orto botanico
occupa una superfi cie di 10.400 mq, quasi interamente
pianeggiante, ed è stato realizzato all’interno delle Foreste
Demaniali ricadenti nel perimetro del Parco Nazionale
della Sila.
Il sentiero (i cui lavori di adeguamento sono stati realizzati
con il contributo dell’Assessorato all’Ambiente della
Provincia di Cosenza e dei funzionari dell’Associazione
Provinciale Ciechi di Cosenza) reca tutte le accortezze
31

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ANNO IV | n. 20 | MARZO - APRILE 2012
necessarie per essere percorso da persone diversamente
abili sia in termini motori che sensoriali, in particolare da
paraplegici, non vedenti e ipovedenti. Infatti questi ultimi
sono guidati sul sentiero attraverso un passamano che lo
percorre interamente sul lato sinistro, dove unitamente
alle specie vegetali, sono stati posti appositi segnali,
schede scritte in linguaggio “Braille” per non vedenti,
schede con caratteri visibili agli ipovedenti e delle aree
per la sosta. E all’ingresso, è stato posizionato un plastico
dell’intera aria, realizzato in marmo, per consentire agli
utenti la facile localizzazione delle strutture presenti.
Guida con file audio e mappe tattili
Particolarità innovativa e, soprattutto di grande utilità,
i file audio mp3 esplicativi delle varie essenze realizzati
per la guida al percorso, coincidenti con i 116 punti di
stazionamento previsti per ogni specie, e scaricabili da
internet, all’interno del sito del Corpo Forestale dello
Stato.
La guida, così predisposta, contiene la descrizione
delle caratteristiche botaniche, l’ecologia, gli usi, le
controindicazioni e piccole curiosità riguardanti le
specie rappresentate nell’Orto Botanico. I file si possono
ascoltare con un normale lettore mp3, scorrendo con i
tasti avanti e indietro. Presso il Centro Visita Cupone
sono comunque disponibili venti lettori mp3 per chi ne
faccia richiesta.
Per incrementare i già notevoli livelli di fruizione per i
non vedenti, il Parco Nazionale della Sila intende dotarsi
a breve di ulteriori pannelli in braille che esplicitino
le caratteristiche naturalistiche dei siti individuati,
posizionandoli lungo percorsi pianeggianti.
Inoltre, è previsto l’acquisto di sei mappe tattili da istallare
all’ingresso dei siti in modo da far conoscere agli utenti
non vedenti lo spazio nel quale andranno a muoversi. La
mappa tattile è una rappresentazione in rilievo, studiata
per favorire l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e
delle fonti di pericolo indirizzata in particolare a persone
non vedenti ed ipovedenti, pertanto è strumento utile per
favorire l’accessibilità e la fruibilità di luoghi pubblici o
aperti al pubblico, ai sensi del D.P.R. n.503 del 24 luglio
1996.
Il Sistema Vettore
L’Ente Parco, poi, intende dotarsi anche di un sistema di
orientamento plantare, denominato “Sistema Vettore”, in
grado di garantire una maggiore autonomia e sicurezza
alle persone con difficoltà visiva nei loro spostamenti
come dimostrato dagli innumerevoli test di verifica e
collaudo condotti ed effettuati dall’Unione Italiana dei
Ciechi e degli Ipovedenti e dagli enti ed associazioni ad
essa collegate.
Gli elementi modulari che compongono il percorso, dotati
di scanalature (onde) appositamente studiate per forma,
spaziatura, altezza e raggio del rilievo, permettono ai nonvedenti
ed ipovedenti di raggiungere una destinazione
photo©Ente Parco Nazionale della Sila

photo©Ente Parco Nazionale della Sila
attraverso il senso tattilo - plantare e manuale (il bastone
bianco), l’udito e il contrasto di luminosità.
Il semplice sistema, dotato di soli due codici di base,
consente di individuare con facilità il percorso, le svolte
ad angolo, le inversioni al senso di marcia, linee di
attenzione, dando al piede una elevata percezione tattile di
difficile dissuasione ponendolo in una costante situazione
di “allerta”, “di non riposo” grazie all’apposita altezza
ed al raggio dei rilievi. Ispirato a pochi e chiari principi
progettuali (universalità segnica, sicurezza, durabilità),
questo prodotto consente infinite applicazioni in esterni
ed interni.
Il Sentiero della solidarietà
Altra interessante iniziativa all’interno del Parco è il
Sentiero della solidarietà “Donato Campagna”, un
percorso montano di 3 chilometri realizzato dal CAI
(Club Alpino Italiano) e dal CSV (Centro Servizi al
Volontariato) di Cosenza sempre nel comune di Spezzano
Piccolo in Sila, che consente l’accesso a “I Giganti della
Sila” anche ai disabili.
Il Parco Nazionale della Sila
Un’iniziativa nata dall’idea di abbattere le barriere naturali
che impediscono l’accesso alla montagna ai portatori di
handicap mettendo a disposizione un percorso attrezzato,
opportunamente segnalato e reso sicuro, che, pur
conservando le caratteristiche di “wilderness”, elimina gli
ostacoli naturali di fruibilità.
Il sentiero (che percorre una sterrata agricola messa a
disposizione dall’architetto Maria Pontoriero Campagna,
proprietaria del fondo) parte dalla piccola stazione di
“Righio” delle Ferrovie della Calabria e si snoda tra dolci
colline per un percorso di km. 2,6 fino alle sponde del
laghetto dell’Ariamacina.
I destinatari dell’iniziativa, ragazzi diversamente abili
deambulanti su carrozzine, sia organizzati in gita collettiva,
sia singoli con accompagnatore, possono così trascorrere
da qualche ora ad una giornata immersi nel verde della
montagna silana a 1.300 metri s.l.m. ai margini di uno
stupendo laghetto montano, ammirando la flora estiva
e primaverile e la fauna costituita dai numerosi uccelli
acquatici dell’oasi dell’Ariamacina.
Istituito insieme al relativo Ente nel 2002, il Parco ricomprende i territori già dello “storico” Parco Nazionale della Calabria
(1968).
All’interno dell’area di 73.695 ettari custodisce uno dei più significativi sistemi di biodiversità e tre dei sei bacini artificiali
presenti sull’altopiano silano. La sua superficie boschiva molto ampia (circa l’80% del totale) è costituita principalmente da
faggete e pinete del tipico pino silano, il Laricio. La fauna, stanziale e migratoria, è numerosa e varia. I rilievi più alti sono il
monte Botte Donato (mt.1928), in Sila Grande, ed il monte Gariglione (mt.1764) in Sila Piccola.
Sono presenti villaggi rurali, turistici, nonché beni artistici e culturali e tre Centri Visite. Oltre a quello di “Cupone”, le
strutture in località “Monaco” in comune di Taverna e limitrofo al Villaggio Mancuso e in località “Buturo-Casa Giulia” in
comune di Albi.
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ZOOM
Il gioco
del biliardo
tra fi sica
e geometria
di Fabio Margutti
“Toc... stung... stung... stung... tac... frrrrrrr... è un suono,
musica!” così recitava in un vecchio fi lm “Io, Chiara e lo
Scuro” il protagonista Francesco Nuti, mentre racconta il
gioco del biliardo alla splendida Giuliana De Sio. Quanti
sono rimasti impressionati dall'abilità di Francesco, detto
“il Toscano”, e del pluricampione Marcello Lotti, detto
“lo Scuro”?
Fascino e mistero hanno da sempre caratterizzato
l'attenzione degli appassionati del gioco del biliardo ed
in generale dei cultori delle geometrie: “Come ha fatto?!
Sembra incredibile la precisione con la quale è uscito
brillantemente da quella situazione ostica di gioco!”. Facce
sorprese ed estasiate, quasi fosse un gioco di prestigio, una
magia.
Attorno a questo alone di mistero, in realtà, si celano delle
regole geometriche ben defi nite, che gettano le basi per la
comprensione dei fenomeni più o meno complessi che si
verifi cano all'interno del tavolo verde.
Da sempre appassionato, ho deciso, da circa venti anni,
di studiare tali fenomeni applicando il metodo scientifi co
tramandatoci da Galileo Galilei: osservare i fenomeni
attraverso la sperimentazione, raccogliere le informazioni,
estrapolare le regole di base.
Ho cominciato così ad eff ettuare prove su prove ed a
popolare i miei database di numerose informazioni,
servendomi come unità di misura per identifi care queste
traiettorie di particolari punti di riferimento denominati
diamanti, che per convenzione internazionale vengono
marcati ad apposite distanze sulla parte in legno delle
sponde di ogni biliardo delle diverse specialità: pool,
carambola, birilli e boccette. I diamanti permettono di
intercettare ed individuare le traiettorie.
In linea di principio, muovendo una biglia lungo una
qualsiasi diagonale primaria, all’impatto con la prima
sponda si determina un percorso secondario, subordinato,
ben defi nito, relativo alla risposta della biglia con le
successive sponde. Ogni punto di questo percorso
rappresenta un potenziale arrivo della traiettoria madre
di partenza.
Tra le tante ipotesi da fare è cercare di capire cosa pone
in relazione queste traiettorie primarie rispetto ad un
medesimo arrivo. Ad esempio ci si potrebbe domandare
come sia possibile indirizzare una biglia da qualunque
posizione di partenza verso l’angolo opposto (punto di
arrivo posto all’intersezione delle sponde).
Analizzando grafi camente le possibili traiettorie ci si
rende conto che le traiettorie convergono in maniera più
o meno accentuata verso un punto esterno al biliardo, un
centro di convergenza.
Tale punto esterno rappresenta sostanzialmente il
riferimento astratto verso cui indirizzare una biglia,
al fi ne poi di determinare la traiettoria secondaria che
termina nell’arrivo desiderato.
Il principio di punto o centro di convergenza (abbreviato,
PC) può essere traslato concettualmente a tutti gli arrivi
nel tavolo da biliardo, ottenendo quindi una mappatura
esterna al biliardo di centri di convergenza. Estendendo
quindi il concetto alla molteplicità dello spazio esterno
nasce il bisogno di ricercare quanti più punti possibili
esterni al biliardo stabilendo le correlazioni di arrivo, e
la conseguente necessità di ordinarli e raggrupparli in
base alle modalità di esecuzione più pratiche del gioco
del biliardo.
Si ottengono così zone o insiemi di punti di convergenza

per esecuzioni di una, due, tre, o molteplici sponde.
Il passo successivo è cercare di confrontare le traiettorie
reali con quelle ideali-geometriche, o in altre parole
i centri di convergenza pratici con quelli geometrici.
Se non corrispondenti, i loro scostamenti potrebbero
informarci circa i fenomeni fisici (quali rotazionali
dovuti ad attriti volventi e radenti delle biglie rispetto al
piano di gioco e lungo le sponde stesse) che “alterano”
le traiettorie puramente geometriche. Non dovrebbe
stupirci una situazione del genere dal momento che il
biliardo è un sistema fisico. Pertanto le biglie sono oggetti
materiali, soggette alle consuete leggi della fisica classica
newtoniana.
Difatti, come si può osservare in Figura 1 il punto di
convergenza ideale (PCi), speculare, è piuttosto alterato
rispetto al punto di convergenza effettivo (PCe).
Studi condotti attraverso una fotocamera ad alta
frequenza di fotogrammi (fino a 10.000 fps) dal PhD
David Alciatore, professore associato della facoltà di
ingegneria della Colorado State University, evidenziano
il comportamento di una biglia che colpisce la sponda di
un generico biliardo, costituita da un particolare tipo di
gomma elastica a profilo triangolare ricoperta da tessuto.
All’impatto è possibile osservare la deformazione della
sponda che, inarcandosi, accoglie un’intera porzione della
biglia. In tal modo la biglia ruota attorno a tale superficie
di contatto per essere successivamente riflessa nel piano
di gioco.
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Questa dinamica ci permette di affermare che la biglia
non viene respinta con un’angolazione perfettamente
speculare all’angolo d’incidenza (salvo nei casi limite di
impatti perfettamente perpendicolari o perfettamente
paralleli) (Figura 2).
Inoltre, negli istanti immediatamente successivi
all’uscita, la biglia sviluppa sul piano di gioco le rotazioni
verticali acquisite lungo il tragitto che comportano una
deviazione di traiettoria.
Si comprende in tal modo perché il PCi ed il PCe non
possano coincidere: l’urto anelastico sulla sponda e le
rotazioni di sviluppo della biglia deviano la traiettoria
effettiva a dispetto di quella puramente geometrica.
Un PCe è soggetto anche a determinate condizioni o
parametri. Variazioni di forza alterano leggermente il
PCe, così come variazioni di effetti verticali o laterali
impartiti alla biglia. In un sistema fisico non tutti i
PCe consentono di rappresentare stabilmente un arrivo.
Parliamo quindi di PCe potenti e di PCe deboli.
Nel gioco ci affideremo decisamente alla ricerca di quei
parametri che rendono un PCe quanto più forte possibile.
Nell’esecuzione del tiro 3sponde ad esempio l’utilizzo
dell’effetto impartito alla biglia battente stabilizza
maggiormente un PCe, rendendolo in questo modo
forte. Questo è il motivo per cui questa tipologia di
esecuzione ha più probabilità di riuscita qualora venga
affrontata con effetto laterale, piuttosto che senza effetto.
In questo caso parliamo di effetto a favore, cioè di una
rotazione laterale che “aiuta” la biglia a ruotare attorno
alla sponda. Quindi per un’esecuzione da destra verso
sinistra l’effetto a favore è dato a sinistra della biglia.
Sostanzialmente l’utilizzo dell’effetto sulla biglia
battente bilancia e stabilizza la traiettoria secondaria
successivamente alla prima sponda, intervenendo
positivamente nelle traiettorie frontali ed in misura
minore in quelle laterali dove la biglia tende ad allargarsi
per i sopracitati fenomeni di “scivolamento” postsponda.
La risultante globale è appunto una traiettoria
più stabile.
Rimanendo in tema di 3sponde vediamo come nasce un
sistema di riferimento.
Inquadrando la forza del tiro entro un certo intervallo di
possibilità, valutiamo quale effetto impartito rende più
stabile un PCe, relativo all’arrivo desiderato.
Dagli studi che ho condotto ho potuto dedurre che la
quota di taglio migliore da utilizzare potrebbe essere
quella del taglio laterale massimo all’equatore. Purtroppo
però tale effetto non è sempre di facile applicazione, e
risente soprattutto della vicinanza della biglia battente
alla prima sponda.

In definitiva, ai fini pratici, la quota migliore è risultata
essere quella dei 2/3 di effetto a favore che individua un
giusto compromesso tra angolazioni di entrata e spinta
del tiro. Ponendo come obiettivo di arrivo i punti sulla
sponda lunga (quella opposta alla sponda lunga di mira)
osserviamo che i PCe si intercettano lungo un asse
esterno al biliardo, grossomodo parallelo a tale sponda.
Con questa operazione abbiamo raggruppato in base ai
parametri di una forza (moderata) e taglio (2/3 a favore)
i PCe in una zona precisa dello spazio.
Questi PCe rappresentano l’insieme dei punti di
convergenza per indirizzare la biglia battente nel
corrispettivo arrivo (Figura 3).
L’operazione successiva è sviluppare un sistema di
riferimento (algebrico, geometrico o mnemonico) capace
di farci “visualizzare” i PCe che per definizione sono
puramente virtuali.
A tale riguardo ci vengono in soccorso quei marcatori di
cui abbiamo accennato nell’introduzione dell’articolo,
detti diamanti, che sono disegnati lungo la parte in
legno delle sponde.
In pratica rendiamo i diamanti il mezzo di riferimento,
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quasi coordinate cartesiane attraverso cui individuare
i PCe esterni al biliardo: il prolungamento di una
traiettoria che passa attraverso due diamanti intercetterà
sicuramente un PCe.
Dopo aver sviluppato tale teoria in maniera matematica,
mi sono dedicato allo studio di un sistema privo di
operazioni algebriche, che si è dimostrato più redditizio ai
fini pratici poiché elimina i calcoli puramente matematici
e mantiene fresche le energie mentali necessarie per il
resto.
La tecnica più brillante e se vogliamo anche più
affascinante ed universale è di stabilire una diagonale di
riferimento per ogni arrivo e determinare il suo coefficiente
di convergenza. Lo sviluppo matematico di un PC
potente rispecchia una dinamica ad andamento lineare,
ed all’interno di un piano cartesiano è rappresentabile da
un’equazione lineare, di primo grado. In altre parole, da
un qualsiasi punto del biliardo è possibile, estrapolando
una sola diagonale di riferimento che intercetti ogni PCe,
ricavare tutte le altre traiettorie attraverso il predefinito
coefficiente di convergenza (CC%, valore espresso in
percentuale).
Poiché la relazione di profondità tra la diagonale di
riferimento è in rapporto di 1 a 2, possiamo fissare il
coefficiente di convergenza ad un 50%.
L’SMG (acronimo di Sistema Margutti Geometrico) dice
che per intercettare tali PC da qualsiasi posizione del
biliardo basta congiungere il punto mediano (CC50%)
tra il centro della biglia battente e l’origine della diagonale
di riferimento, e traguardare il vertice del riferimento di
mira.
Tornando sulla biglia battente con uno spostamento
perfettamente parallelo, tale traiettoria ci permetterà
di individuare la diagonale convergente verso il PCe
desiderato.
Poiché i PCe del 3sponde si trovano perfettamente paralleli
rispetto alla sponda lunga di mira, fissando un’origine
comune per ogni diagonale di riferimento il CC rimane
costante al 50%. In altre parole, memorizzando le
diagonali di riferimento da un’origine comune e relative al
corrispettivo punto di arrivo, grazie ad una predeterminata
convergenza (in questo caso del 50%), possiamo ricavare
la corretta diagonale che indirizza la biglia verso il relativo
arrivo da qualsiasi punto di partenza del biliardo. (Figura
4)
Estendendo il concetto a tutti gli altri arrivi nel biliardo
otteniamo un sistema predittivo perfetto, che permette di
elaborare qualsiasi esecuzione, valutando la potenza dei
PCe, variando semplicemente i riferimenti di Partenza, di
Mira ed relativo CC%.
Grazie a tali studi ho potuto anche dimostrare
l’inadeguatezza dei sistemi di riferimento finora in

photo©shutterstock.com/buruhtan
circolazione, primo fra tutti quello che viene denominato
“Angolo50”, e purtroppo ancor oggi accettato ed adottato
dalla maggior parte dei giocatori internazionali. In origine
denominato “sistema diamante”, poiché fu, nei primi
anni del ‘900, la pietra miliare dell’utilizzo dei diamanti
come tecnica di riferimento, si basa su una relazione
algebricamente non corretta. Confrontando le diagonali
ricavate attraverso l’SMG e l’Angolo50 si ottengono quelle
discrepanze che il secondo sistema deve necessariamente
accomodare con dei mezzi di compensazione (in punti di
diagonale o variazione di quantità di effetto).
Sinceramente, nascendo come tecnica empirica, priva di
un fondamento logico, era anche difficile la comprensione
degli errori. Negli ultimi anni invece molti appassionati
e cultori del gioco del biliardo stanno rivalutando tali
metodologie pseudopredittive a favore di sistemi più
concreti e dimostrabili.
Il gioco del biliardo nel corso degli anni sta conquistando
l’attenzione di tantissimi appassionati, grazie anche al
contributo di persone qualificate che dedicano tempo
ai fini di una ricerca più scientifica. In Italia mi piace
ricordare Ruggero Winkler Crotti, il Dr. Girolamo
Sansosti e l’Ing. Aldo Mancini, e Maurizio Cavalli,
redattore di diverse riviste del settore. È sicuramente
grazie ai loro sforzi ed a quello di tanti altri promotori
internazionali che il biliardo sta facendo passi da gigante.
Fabio Margutti
Nato a Rieti nel 1974, dopo aver frequentato il Liceo scientifico si è laureato
in Scienze Biologiche, presso l’università degli Studi di Perugia.
Di professione biologo, presso il proprio laboratorio di analisi cliniche, studia
per passione il biliardo dal 1995.
È autore di diversi articoli e del libro “Il biliardo universale” (Aracne editrice,
Roma 2005).
Ha collaborato con varie riviste del settore ed è stato per due anni responsabile
della sezione tecnica della rivista online “BiliardoWeb Magazine”, di cui è
stato cofondatore.
Istruttore Federale, a livello agonistico milita nella categoria di eccellenza “Master”. Ha vinto diversi tornei individuali
Regionali ed Interregionali, e tra i diversi titoli figurano anche una Coppa dei Campioni (Regione Lazio) ed un Campionato
Nazionale a Squadre di Serie B (con la squadra “Lazio Biliardi”), entrambi conseguiti nel 2008. Attualmente è Campione
Regionale della Regione Lazio.
Il suo indirizzo mail è: margutti@ilbiliardouniversale.it - Sito internet: www.ilbiliardouniversale
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Il biliardo e l’insegnamento della geometria
Su come il gioco del biliardo possa essere un fertile esempio e “strumento” per insegnare la geometria, il professor Luigi La
Gatta dice e consiglia:
“Ero ai primi anni del Liceo Scientifico C. Colombo di Marigliano (Na), quando un mio compagno di scuola mi avvicinò
al gioco del biliardo, insegnandomi non solo come impugnare una stecca, ma anche trucchi, sponde, tiri ed udite udite: la
geometria; si avete capito bene, la geometria.
Un noto politico direbbe: ma che ci azzecca la geometria con il biliardo? E invece c’entra e come! Infatti si parla di teoria del
triangolo isoscele. Per anni sono stato, e lo sono tutt’ora, un dilettante della stecca, ma un bel dì facendo zapping sulla TV, mi
soffermo su una partita di biliardo, in cui le traiettorie delle palline formano dei triangoli isosceli.
E fu a quel punto che si accese la famosa lampadina. In quel tempo ero docente, (lo sono tutt’ora), di Matematica al 1° anno del
Liceo Scientifico presso il collegio dei Gesuiti di Napoli Istituto Pontano e mi accingevo a illustrare ai miei studenti le proprietà
dei triangoli ed in particolare dei triangoli isosceli. Allora mi è venuta l’idea di ‘indorare la pillola’ utilizzando il biliardo nella
didattica della matematica. I ragazzi di oggi sono così tecnologici ma poco inclini allo studio della matematica ed in particolare
della geometria.
La geometria è poco amata, dai discenti dei primi anni del liceo, perché richiede logica, abnegazione, sacrificio, concentrazione,
rigore, studio metodico e non superficiale; non è un caso se un famoso filosofo dell’antichità scrisse: “Non entri sotto questo tetto
chi non conosce la geometria”.
L’idea era quella di coniugare il gioco del biliardo con lo studio della geometria, di mescolare sacro e profano.
Martin Gardner, il decano dei divulgatori di matematica, presentando una raccolta di saggi, ha insistito sul valore del
divertimento nell’insegnamento della matematica con queste parole:
“Un insegnante di matematica, indipendentemente da quanto ami la sua materia e da quanto vigore metta nel suo desiderio di
comunicarla, deve sempre affrontare una difficoltà soverchiante: come tenere svegli gli studenti. Mi è sempre sembrato che il modo
migliore per rendere interessante la matematica agli studenti e ai profani sia quello di accostarvisi con uno spirito giocoso. Sta di fatto
che il miglior modo di tener sveglio uno studente è presentargli giochi matematici interessanti, enigmi, trucchi, battute, paradossi,
modelli, o una qualsiasi delle centinaia di cose che gli insegnanti ottusi tendono a evitare perché paiono loro frivole”.
Decisi allora di seguire il consiglio di Gardner, e novello Cristoforo Colombo, mi inoltrai a vele spiegate nel mare di Internet,
alla ricerca di informazioni più dettagliate di questo sport scoprendo, o meglio riscoprendo, che la geometria è parte integrante
del biliardo.
Ho avuto modo così, di esaminare una vasta letteratura sul gioco del biliardo e delle sue applicazioni in matematica e fisica. Un
esempio per tutti può essere il proporre dei problemi di gioco prima di introdurre le isometrie, e non semplicemente definirle
e descriverle, come quello che si presenta nel gioco del biliardo, quando si vuole che la biglia colpita segua un certo percorso.
La ricaduta di tale gioco nella didattica quotidiana della geometria euclidea è stata più che positiva, per cui consiglio di
comprare un bel biliardo e di metterlo in un’aula della scuola avendo cura di apporre la scritta laboratorio di geometria (sala
biliardo) e se i vostri studenti sbuffano al solo udir parole quali: angoli, bisettrici, altezze, mediane, ecc… portateli in sala
biliardo.
Ai miei colleghi inoltre dico: non adiratevi se i vostri studenti affermano che barba che noia, che barba che noia, ma ricordate:
calma e gesso!”.

photo©Antonia Mulas
PROTAGONISTI
Il “carapace”
di Arnaldo Pomodoro
Tenuta Castelbuono
in Bevagna
“Questo progetto, commissionato dalla Famiglia Lunelli,
per la Tenuta Castelbuono di Bevagna rappresenta per me
un’esperienza completamente nuova perché si è trattato
di fare un’opera che fosse allo stesso tempo architettonica
e sculturale. Da un lato l’esigenza funzionale per la
produzione e conservazione del vino e dall’altro quella di
ideare una forma di forte impatto visivo per il pubblico
che viene a visitare la grande cantina e a degustare il vino.
II progetto nasce dalla visita e dallo studio dei
luoghi: la tenuta è immersa in un ambiente naturale
straordinariamente suggestivo che ricorda i paesaggi
raffigurati nei quadri degli artisti del Rinascimento, che
sono tipici anche del Montefeltro dove io sono nato. Il
mio intervento quindi non doveva disturbare la dolcezza
delle colline dove si estendono i vigneti, anzi doveva
integrarsi perfettamente con l’ambiente. Ho avuto l’idea
di una forma che ricorda la tartaruga, simbolo di stabilità
e longevità che, con il suo carapace rappresenta l’unione
tra terra e cielo.
Un elemento sculturale a forma di dardo che si conficca
nel terreno sottolinea l’opera nel paesaggio. È una
“freccia” che svetta con valore di riferimento per chi si
avvicina alla costruzione e, al tempo stesso, rappresenta
l’attività dell’uomo e il legame con la terra. In questo
modo la visione esterna dell’opera è di immediata e
naturale continuità con l’ambiente, in una perfetta e
armonica simbiosi”.
Arnaldo Pomodoro
Arnaldo Pomodoro nel “carapace”
Nelle parole del Maestro, la genesi e il “concept” dell’opera
da lui ideata per la Famiglia Lunelli proprietaria delle
Cantine Ferrari, e situata nel comune umbro di Bevagna.
Opera per la cui progettazione e realizzazione è stato
incaricato lo Studio degli architetti Giorgio e Luca
Pedrotti che ha avuto il compito di tradurre in scala
architettonica le intuizioni di Arnaldo Pomodoro.
La suggestiva e ambiziosa idea dello Scultore per la nuova
cantina (i cui lavori sono stati avviati nel 2006 e sono
in via di conclusione) ha posto sin da subito molteplici
sfide da affrontare per far collimare il linguaggio artistico
a quello architettonico.
Nell’iter progettuale, costantemente supervisionato
dall’Artista attraverso disegni, modelli e modelli al vero,
sono stati approfonditi ed individuati materiali e tecnologie
innovative per interpretare al meglio e trasferire la forza
espressiva del linguaggio in strutture architettoniche che
potessero coniugare le grandi dimensioni dell’opera con
la massima perfezione di forme e superfici dalla forte
matericità che ne caratterizzassero linee e dettagli.
Il “carapace”
L’elemento sicuramente più complesso dell’opera –
come illustrato dagli architetti Giorgio e Luca Pedrotti
– è rappresentato dal “carapace” che fin dalla sua genesi
ha richiesto lo studio di nuove tecnologie e soluzioni
sia strutturali che decorative assolutamente uniche:
innanzitutto la scelta per la struttura portante è ricaduta
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su di un sistema di archi a tre cerniere in travi reticolari
di legno lamellare.
Il “carapace” è costituito da una cupola a pianta ellittica
di dimensione 35 x 28 metri divisa lungo l’asse maggiore
da un grande costolone che ne definisce l’orientamento e
da dodici grandi appoggi a terra che ne fanno intuire la
struttura interna celata da una copertura in rame segnata
da profonde nervature da cui si intravvede la materia che
le ha generate; l’elemento “dardo” a base triangolare con
altezza di 18 metri, si staglia nel morbido paesaggio umbro
come elemento di forte richiamo e grande suggestione.
Modellino del “carapace”
I primi disegni del “carapace” di Arnaldo Pomodoro
Disegni preparatori di Arnaldo Pomodoro

photo©Antonia Mulas
Lo sviluppo di una tale struttura è stato possibile grazie alla
scansione digitale di un modello in scala 1:20 realizzato
dal Maestro Pomodoro sulla cui base sono stati adattati
e conformati i dodici semi archi che costituiscono gli
appoggi a terra della cupola e il grande costolone centrale
di 35 metri di diametro realizzato in tre grandi elementi
incernierati tra loro.
La sfida più complessa è stata quella di coniugare una
struttura che fosse quanto più coerente alle forme
immaginate dal Maestro, rispettando le rigide normative
sismiche, che garantisse ampia flessibilità alla realizzazione
della particolare copertura e dell’ancor più complessa
volta d’intradosso interna; il legno infatti si è dimostrato
più versatile alle modifiche in corso d’opera, ha dato
ottime risposte dal punto di vista sismico nel sopportare le
dilatazioni differenziali dovute alla dimensione dell’opera
ed alla sovrapposizione di varie tecnologie e materiali
quali il fiberglass, finiture materiche, intonaci speciali su
reti nervate e stirate ed il manto di copertura in rame
aggraffato.
Per assecondare al meglio le linee curve della pianta e della
sezione del “carapace” e garantire l’idea del Maestro di
poter avere una vista a 360 gradi sul paesaggio circostante
dall’interno della cupola, la luce è stata fatta filtrare in
modo discreto e morbido attraverso le chiusure fra i
pilastri con un sistema di serramenti realizzati e studiati
appositamente. Per ottenere tale risultato per i vetri
Costruzione del “carapace” in legno lamellare
perimetrali è stata utilizzata un’apposita tecnologia con
vetri curvi di grosso spessore accostati e giuntati senza
profili verticali, contenuti con profili metallici superiori
ed inferiori poco visibili e con lastre accostate fra loro “a
secco”.
Tale soluzione ha permesso di inquadrare, fra pilastro e
pilastro, squarci di paesaggio senza interruzioni di profili:
l’effetto finale è quello di un tamponamento vetrato
continuo che permette una perfetta interazione tra lo
spazio interno e quello esterno, mettendo ancor più in
evidenza i grandi appoggi a terra della struttura.
Uno degli aspetti più innovativi e complessi della
realizzazione è sicuramente il manto copertura, dove
Pomodoro ha immaginato che l’estradosso della cupola
fosse squarciata lasciando emergere forti superfici
verticali di frattura in cui fosse possibile intuire la
materia primordiale generatrice dell’opera; sono state
pensate lastre di rame realizzate su delle matrici create
appositamente dello scultore.
Per ottenere tale risultato l’unica soluzione è stata l’utilizzo
della metodologia della “galvanizzazione” immergendo le
matrici precedentemente realizzate in fiberglass rivestite
di un sottilissimo strato di argento con la funzione
di disarmante in grandi vasche per il trasferimento
elettrolitico del rame fino al raggiungimento dello
spessore di 6/8 decimi di millimetro.
Tali lastre sono state poi “cotte”, con attrezzatura
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ANNO IV | n. 20 | MARZO - APRILE 2012
appositamente realizzata, allo scopo di rendere il rame
duttile ma resistente alle piegature per il montaggio
con aggraffatura sull’ultimo tavolato del pacchetto
della copertura. Al di sotto del manto in rame infatti
è stato studiato un sistema di tetto ventilato a più
strati con importanti pacchetti di coibentazione per
evitare problemi di condensa e di dilatazioni termiche
differenziali tra rame e legno: degno di nota è il fatto che
per la copertura non è stato fatto altro che adattare un
sistema tradizionale di “tetto freddo” ad una copertura
assolutamente anticonvenzionale.
La pavimentazione interna ed esterna al “carapace” è stata
realizzata, in accordo con Arnaldo Pomodoro, in porfido
trentino con pezzature speciali a “spacco”: l’artista
insieme agli architetti ha personalmente selezionato le
singole lastre appena cavate con la colorazione ruggine,
una tonalità abbastanza rara per il porfido. Tali materiali
e colori evocano, come la superficie scabrosa del manto
di copertura in rame, echi di antiche ere ancora presenti
che ci consentono di ottenere risultati materici di grande
forza espressiva.
L’aspetto sicuramente più affascinante dell’interno del
“carapace” è la volta della cupola che fino a un’altezza
di 10 metri è stata immaginata dal Maestro Pomodoro
come una vera e propria scultura in scala architettonica:
mutuando l’esperienza della sala d’armi del Museo
Milanese Poldi Pezzoli, l’Artista ha immaginato una volta
caratterizzata da forti elementi scultorei che aggettano
dal soffitto verso il visitatore. La volta si presenta infatti
frastagliata da forme tipiche del linguaggio del Maestro
per la cui realizzazione sono stati impiegati intonaci
speciali su reti nervate e stirate fissate ad una struttura
leggera in tubi di alluminio stampato, la cui installazione
è stata personalmente diretta sul cantiere da Pomodoro in
persona e dal suo collaboratore Dialmo Ferrari.
In questa fase la presenza in cantiere del Maestro è stata
fondamentale per poter ottenere lo standard di perfezione
richiesto. Tutta la finitura dell’intonaco è stata realizzata
a mano con speciali strumenti che hanno permesso un
effetto di finitura variegata e similissima alle texture
tipiche delle sculture del Maestro. L’intonaco è composto
da una miscela al 90% di rame.
All’interno della volta è stato allocato un sistema di
illuminazione incassato molto suggestivo che dona
ulteriore vita e movimento all’opera.
Al centro dello spazio coperto dal “carapace” il Maestro
Dettaglio dell’interno della cupola
photo©Antonia Mulas

ha studiato un grande arredo-scultura che oltre a creare
un'ulteriore suggestione di forme all’interno dello spazio,
è di fatto il cuore funzionale dell’opera contenendo tutto
ciò che occorre a lavorare all’interno della scultura: il
grande mobile è stato infatti dotato di ripiani, cassetti,
spazi per lo stoccaggio delle bottiglie, una piccola
cucina per la preparazione delle degustazioni, un desk
di accoglienza per clienti e fornitori e tutto quanto
necessario ad un vero e proprio ambiente di lavoro.
L’arredo è stato realizzato in pannelli sagomati curvi in
laminato rosso.
Si sottolinea infine la realizzazione di una suggestiva
scala a spirale realizzata in calcestruzzo armato con un
raffinatissimo sistema di casserature in legno realizzato
a mano pezzo per pezzo, questo ziqqurath, come ama
definirlo Pomodoro, conduce dal livello visitatori alla
“barricaia” interrata dove vengono affinati i vini in uno
spazio ellittico a volta illuminato da elementi a parete
appositamente studiati dal Maestro Pomodoro che si
configurano come dei forti tagli da cui fuoriesce una
delicata luce. Lo spazio magico creato internamente alla
scala, permette ad una ventina di visitatori, degustazioni
suggestive attorno ad una imponente “mensa” circolare in
acciaio corten e porfido.
L’interno della cupola. Fase terminale dei lavori
La barricaia
Per il “ dardo” le valutazioni statiche, le spinte dinamiche
del vento ed il grado di sismicità della zona hanno portato
ad una soluzione mista di cls armato su platea e pali con
sovrapposta una struttura reticolare leggera in traliccio
di acciaio funzionale anche quale supporto dei pannelli
in fiberglass colore rosso ancorati in modo “labile” per
assorbire le dilatazioni e movimenti differenziali dei
diversi materiali in gioco.
La realizzazione della parte produttiva della cantina,
completamente interrata, è stata completata nel 2009
mentre il “carapace”, che costituisce la copertura allo
spazio di accoglienza dei visitatori, ed il “dardo” sono in
fase di rifinitura.
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ANNO IV | n. 20 | MARZO - APRILE 2012
Tali sfasature di programma erano previste in funzione
della complessità delle soluzioni tecnico-costruttive
che hanno comportato delicate sperimentazioni e la
realizzazione di numerose campionature al vero per
verificare materiali di finitura e collaudarne la loro messa
in opera.
La particolarità di questo progetto sta proprio in questo
aspetto: la quasi totalità delle lavorazioni è stata pensata
appositamente per le specifiche esigenze dell’artista:
ogni fase è stata caratterizzata dalla standardizzazione
di elementi unici disegnati, appositamente dal Maestro
Pomodoro e rese fattibili dai vari progettisti e dalle varie
ditte intervenute. Ogni particolare è stato studiato ad
hoc: dalle strutture, alle lastre in rame della copertura,
dai serramenti alle griglie di raccolta dell’acqua, dalle
pavimentazioni in porfido ed acciaio alle finiture degli
intonaci interni.
Ultimo aspetto è lo studio degli esterni: il noto paesaggista
Ermanno Casasco ha saputo creare un’ambientazione
unica per il “carapace”, realizzando un terreno artificiale
movimentato da piccole colline piantate con essenze locali
che conferiscono all’ambiente un effetto estremamente
naturale e non studiato e che con il ciclo delle stagioni
Alessandro, Marcello, Camilla e Matteo Lunelli con Arnaldo
Pomodoro alla presentazione del “carapace”
si dipingono delle più svariate colorazioni per arrivare
al rosso intenso delle viti di sagrantino che in ottobre
infiammano il territorio circostante coltivato.
L’opera realizzata è di fatto un inno alla produzione del
vino, la prima opera d’arte all’interno della quale si può
vivere, produrre e lavorare, la prima architettura in grado
di coniugare arte e produzione allo stesso tempo.
Il “carapace” immerso nei vigneti di Sagrantino
Marcello Lunelli e Arnaldo Pomodoro
in una riunione di cantiere
photo©Pierpaolo Metelli

Arnaldo Pomodoro
Nasce a Morciano di Romagna nel 1926. A undici anni si trasferisce a Rimini, dove frequenta la scuola media e poi l’Istituto
Tecnico per Geometri. Alla conclusione della Seconda guerra mondiale ottiene il diploma di Geometra e s’iscrive alla Facoltà
di Economia e Commercio dell’università di Bologna.
Successivamente lavora al Genio Civile di Pesaro, con incarico di consulenza per la ricostruzione di edifici pubblici (attività
che svolgerà sino al 1957) e dal 1949 frequenta l’Istituto d’arte di Pesaro manifestando interesse per la scenografia e iniziando
a creare i primi gioielli con la tecnica di fusione in negativo su osso di seppia, appresa nella bottega di un orafo pesarese.
Insieme al fratello Giò e a Giorgio Perfetti forma, nel 1952, il gruppo 3P, e con loro realizza gioielli, monili e oggetti d’uso.
Nel 1954 si trasferisce a Milano (città in cui vive a lavora tutt’ora) dove si inserisce nell’ambiente artistico ed intellettuale
della città e incontra personaggi come Igor Stravinskij, Alberto Burri, Emilio Villa e Asger Jorn del Gruppo CoBrA e l’anno
successivo espone le prime opere di scultura in una personale alla Galleria del Naviglio.
Nel 1961 e 1962, fa parte con Lucio Fontana ed altri del gruppo informale “Continuità”, grazie al quale raffina una propria
cifra stilistica, esprimendo la propria arte nell’equilibrio tra le geometrie esterne e i meccanismi interni delle sue opere
monumentali, più adatte alle sue capacità espressive di quelle di dimensioni ridotte, che non gli permettono di indagare
all’interno del soggetto rappresentato.
Realizza nel 1963 la sua prima Sfera e nello stesso anno riceve il Premio Internazionale per la Scultura alla Biennale di San
Paolo del Brasile. Successivamente, la sua scultura Sfera grande (3,50 metri di diametro), esposta sul tetto del padiglione
italiano dell’Expo a Montreal, viene collocata a Roma di fronte al Ministero degli Affari Esteri.
Sono gli anni della piena affermazione professionale che gli varrà numerosi e prestigiosi riconoscimenti a livello internazionale.
Nei decenni successivi le sue opere vengono esposte in tutto il mondo e tra, queste, la scultura “Sfera con sfera”, nel 1997, viene
collocata all’esterno della sede delle Nazioni Unite di New York.
È socio onorario dell’Accademia di Brera, di Milano, dal 1993, e nel 1994 ha ricevuto il Premio della Presidenza del Consiglio
dei Ministri. Per i meriti conseguiti nell’ambito della sua attività artistica, è stato inoltre eletto Accademico Ordinario dalla
prestigiosa Accademia delle Arti del Disegno di Firenze e ha ricevuto diverse onorificenze tra le quali, nel 2005, la Medaglia
d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte, conferita dal Presidente della Repubblica.
Crediti del progetto
• Progetto architettonico e direzione lavori
Studio Architetti Giorgio e Luca Pedrotti – Trento
• Progetto impianti tecnici:
Unitec group srl – Ingegner Oscar Nichelatti Trento
• Progetto illuminotecnico:
Studio Architetto Barbara Balestreri – Milano
• Progetto paesaggistico:
Studio Ermanno Casasco – Milano
• Calcoli Statici
Studio Ingegner Fausto Rossi – Follonica (GR)
• Coordinatore della sicurezza
Geometra Fabio Fusi – Follonica (GR)
• Realizzazioni edili
Impresa Giomarelli – Turrita di Siena
• Opere in legno lamellare
Holz Albertani s.p.a – Sellero (BS)
• Impianti termoidraulici ed enologici
Ditta Sordato – Monteforte d’Alpone (VR)
• Impianti elettrici
Ditta Valeri – Foligno
• Vetri curvi
Viraver Technology s.r.l. – Vanzo di S. Pietro
Viminario (PD)
• Serramenti curvi
BAESSO s.r.l. Villanova di Camposanpietro – (PD)
• Lastre in rame su disegno di Pomodoro
Elettroformature Venete mediante processo
elettrolitico
• Lattonerie in rame
Eurocoperture S.r.l. – Pergine Valsugana (TN)
• Pavimentazioni in porfido
Consorzio Cavatori Produttori Porfidi – Albiano
(TN)
• Arredamenti
Falegnameria Magil di Giorgio e Marco Leonardelli,
Civezzano (TN)
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PERCORSI URBANI
Palazzo Pepoli
Museo
multimediale
della Storia
di Bologna
Il Museo della Storia di Bologna, felice connubio di cultura
e multimedialità, nato dal restauro dello storico Palazzo
Pepoli da poco conclusosi e aperto ai visitatori all’inizio
dell’anno, è l’ultimo tassello e il completamento di Genus
Bononiae. Un caso unico al mondo, in quanto sistema
museale unitario costituito da sedi diff use nel centro storico
di una città, Bologna, di valore urbanistico-architettonico
e di particolare qualità ambientali che, per la eccezionale
dotazione di portici, è da molti anni segnalata nella World
Heritage List dell’UNESCO.
Con quello che è probabilmente il suo pezzo più pregiato
e certamente il più innovativo, Genus Bononiae, progetto
nato nel 2003 su iniziativa della Fondazione Cassa di
Risparmio di Bologna per sviluppare, attraverso interventi
di recupero e di restauro del patrimonio architettonico, una
nuova concezione di museo all’interno del centro storico
della città, raggiunge una dimensione notevole anche a
livello europeo dal punto di vista delle superfi ci occupate,
delle collezioni esposte e dei servizi off erti al pubblico.
L’intero percorso, che include otto sedi, copre, infatti,
una superfi cie di circa 20.000 mq, di cui 15.000 destinati
ad attività espositive, culturali e museali. Le collezioni
comprendono 15.000 opere d’arte, sculture, disegni
e incisioni; 60.000 unità per quanto concerne i fondi
fotografi ci; 115.000 volumi antichi e moderni (che
includono 1.904 cinquecentine e 3.435 seicentine); 563
strumenti musicali, dal XVI secolo a tutto il XX secolo.
La sede
Il nuovo Museo della Storia di Bologna è ospitato a
Palazzo Pepoli, antica dimora di quella che in epoca
medievale fu una delle famiglie più importanti della
città. Risultato di numerose addizioni e stratifi cazioni
architettoniche cominciate nel Trecento e conclusesi solo
nel 1723, il palazzo si presenta all’esterno come un forte
austero mentre all’interno è una raffi nata dimora dove
oggi, accanto al fascino delle sale, delle tappezzerie e degli
arredi d’epoca, trova posto un percorso museale dedicato
alla storia, alla cultura e alle trasformazioni vissute dal
capoluogo emiliano-romagnolo.
Dalla Felsina etrusca fi no ai nostri giorni, le alterne vicende
della comunità locale sono raccontate in modo innovativo
e dinamico, con tecniche espositive scenografi che ed
interattive per molti versi inedite nel nostro Paese.
Oltre duecento opere e oggetti in esposizione provengono
dalle collezioni della Fondazione Carisbo, il resto proviene
da altri musei cittadini e da collezioni private. La storia
della città viene ripercorsa nel suo sviluppo architettonico,
artistico, scientifi co, sociale alternando diversi linguaggi.
Sale in cui la centralità è riservata alle opere e al messaggio
grafi co affi ancano ambienti interattivi con ricostruzioni
scenografi che, tappeti multimediali e installazioni
immersive. Il tutto secondo il principio su cui si è basato
l’allestimento del museo: la separazione rigorosa tra
contenitore (le stanze di Palazzo Pepoli) e contenuto
photo©Paolo Righi – Meridiana Immagini

photo©Paolo Righi
(l’apparato museografico), in modo che il racconto possa
dispiegare in tutta la sua forza il potenziale comunicativo e
il decoro delle sale la sua fascinazione.
I lavori di recupero e restauro e l’allestimento
Decenni di improprie destinazioni avevano reso Palazzo
Pepoli Vecchio praticamente irriconoscibile, occultando e in
parte compromettendo – con pavimentazioni sovrapposte,
divisori, controsoffitti e pannellature – gli splendidi partiti
decorativi della sua ultima stagione barocca e ne avevano
sfigurato irrimediabilmente l’originaria corte centrale.
Nel 2003 l’architetto Mario Bellini si aggiudica il concorso
di progettazione a inviti per la trasformazione del palazzo
nel Museo della Storia di Bologna bandito dalla Fondazione
Cassa di Risparmio della stessa città.
Nel 2005 il progetto inizia prendendo in considerazione il
grave stato di degrado del palazzo che presenta ancora le
tracce delle sue origini gotiche.
L’operazione si preannuncia subito complessa e delicata.
Si rende necessario un importante consolidamento
strutturale che interessa gli archi gotici del piano terra, la
totalità dei soffitti a volta portante, la messa in sicurezza
della grande sala delle feste al piano nobile – in precario
equilibrio statico – e le coperture esterne.
A seguire comincia il recupero di tutte le sale del palazzo,
liberandole dalle superfetazioni incongrue, integrando e
restaurando i decori plastici e pittorici che si erano, anche
se talvolta in piccola parte, fortunatamente tutti conservati.
Da ultimo un deciso intervento architettonico, la “Torre
del tempo”: “una torre-ombrello di vetro e acciaio - spiega
Mario Bellini – che recupera e reinventa la corte che così
riacquista dignità e funzione. Come una lanterna magica
inondata dall’alto di bianca luce naturale che via via scende
e smaterializza in pura trasparenza. Quasi un’epifania che
fa riflettere sull’imprevedibile scorrere del tempo. Ma
anche una scelta strategica che rende possibile e fluido
l’intero percorso di visita, di cui proprio la torre e la corte
diventano l’epicentro”.
Il restauro, assieme a una meditata scelta di materiali
innovativi (per esempio il pavimento in resina nera con
inclusioni metalliche argentee e dorate) ha svelato un
palazzo della cui “bolognese” bellezza e dignità si erano
perse le tracce.
“Il destino dei Palazzi – ancora l’architetto Bellini – a volte,
è come quello degli uomini. Rischiano di essere dimenticati
e di precipitare in un degrado irreversibile. Palazzo Pepoli
Vecchio, che rischiava questa sorte, oggi torna invece a
mostrarsi e mostrare la grande storia di Bologna, di cui esso
stesso è ora ridiventato parte cospicua in modo del tutto
nuovo e sorprendente. Un museo della città e per la città
allestito rispettando (e separando) contenitore e contenuto
per esaltarne, in complice autonomia, significato e bellezza.
Protagonisti dell’allestimento sono dei grandi contenitori
– che appare riduttivo definire vetrine ma che hanno,
piuttosto, il sapore di metafisici oggetti fuori scala di
memoria “dechirichiana” – collocati nelle sale secondo
ritmi propri e geometrie altre rispetto a quelle delle sale
stesse e della loro sequenza”.
All’interno di questi grandi volumi trasparenti, le opere
esposte sono inquadrate da gabbie tridimensionali che
individuano per ciascuna di esse uno spazio proprio,
permettendone inoltre l’ottimale illuminazione, con
tecnologia LED miniaturizzata.
Grandi pannelli retro-illuminati con immagini e testi,
posti anch’essi all’interno delle vetrine, trasformano la
comunicazione grafica in uno spettacolo per gli occhi e la
mente.
Gli spazi amministrativi ed i laboratori didattici occupano
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ANNO IV | n. 20 | MARZO - APRILE 2012
il piano mezzanino. Il piano terra del palazzo è in parte
dedicato agli spazi per l’accoglienza che connettono,
attraverso lo snodo della corte coperta, la sequenza
espositiva delle isole tematiche dal piano terra al piano
nobile.
Il percorso espositivo
Il racconto del museo inizia sin dallo spazio di ricevimento,
con la riproduzione in scala 1:1 della grande Mappa
di Bologna, affrescata nella Sala Bologna del Palazzo
Apostolico Vaticano, raffigurante la città nel 1575. Si tratta
della più grande mappa urbana mai realizzata sotto forma
di affresco, cui fanno eco, nelle sale successive, importanti
dipinti del XVI secolo che presentano diversi aspetti della
topografia cittadina, unitamente ad altri preziosi apparati
cartografici.
La riproduzione della mappa, ad opera di Factum
Arte, è frutto di un rilevamento digitale fotografico e
tridimensionale della intera parete cinquecentesca che ha
consentito la fedele restituzione di ogni particolare della
superficie affrescata e del suo supporto architettonico,
impiegando strumenti tecnologici su misura e finiture
manuali allo scopo di fornire un manufatto artigianale di
grande importanza e qualità per la conoscenza dell’originale
e per la sua stessa conservazione.
Questa prima sezione (“La città dipinta”) conduce alla
corte coperta di 650 mq, dove è collocata la “Torre del
tempo” di Bellini (15 metri altezza e 13 metri il lato della
pianta quadrata) che offre al visitatore un’esposizione forse
inattesa di materiali relativi al particolare ruolo assunto
dalla città di Bologna nella storia della misurazione del
tempo.
Da lì il visitatore può scegliere se seguire la sequenza
espositiva dettata dalla successione delle stanze dell’edificio
che propongo i diversi passaggi della storia millenaria della
città, oppure farsi sedurre, in un succedersi di esperienze
visive, di percezioni indotte da un uso sperimentale
dell’ambiente storico, dai percorsi tematici.
Accessibilità e multimedialità
Attento al comfort del visitatore, il museo (6.103 mq
la superficie totale di cui oltre 3.000 mq di superficie
espositiva) è interamente accessibile a disabili; il lettering
consente un'agevole lettura anche a persone ipovedenti; le
numerose sedute presenti diventano più frequenti mano a
mano che il percorso si snoda lungo le 34 sale espositive;
sono previsti spazi di ricevimento, sosta e transito; i
dispositivi video sono installati con apparati di diffusione
sonora che agevolano l’ascolto individuale senza interferire
con il resto dell’ambiente.
Pur essendo un museo in cui la centralità è riservata
alla collezione e al messaggio grafico (parole scritte e
immagini), Palazzo Pepoli offre al visitatore, specialmente
nei percorsi tematici, numerose e importanti esperienze
digitali e multimediali.
Innanzitutto è l’unico museo italiano con un Teatro
Virtuale (a cura del CINECA di Bologna) per la visione di
filmati stereoscopici in 3D.
Per l’occasione è stato specificamente prodotto un filmato
in cartoni animati 3D sulla storia di Bologna il cui
personaggio guida (un immaginario etrusco di nome APA)
è doppiato da Lucio Dalla con la regia di Giosuè Boetto.
L’allestimento del Teatro offre una visione “immersiva”
con occhialini 3D, proiettori che consentono una visione
di altissima qualità e suggestione, grazie anche a un
sofisticato impianto sonoro.
photo©Paolo Righi

photo©Francesco Radino
Adiacente al Teatro Virtuale si trova lo Spazio Multimediale
caratterizzato da un lungo tappeto interattivo che propone
un’emozionante passeggiata virtuale per le strade di
Bologna: su diverse tipologie di pavimentazioni storiche,
riprese in molteplici condizioni atmosferiche, compaiono,
a sorpresa, notizie di cronaca locale raccolte tramite feed
RSS dai siti della stampa quotidiana bolognese. Il “tappeto”
conduce a una Sala che ospita al centro una Colonna multitouch,
dove tre monitor “touchscreen” di grande formato
consentono al visitatore di consultare una dettagliata
cronologia della storia cittadina e un’ampia videoteca che
raccoglie tutti i filmati presenti nel museo.
Il racconto del museo utilizza ampiamente postazioni video
integrate nella presentazione grafica, consistente in grandi
pannelli retroilluminati che, a loro volta, integrano i diversi
oggetti esposti. Il visitatore è accompagnato nei punti
chiave del percorso da volti noti della musica, dell’arte, della
storia e della cultura in generale: incontra le mini-fiction a
tema storico di Massimo Valerio Manfredi, le riflessioni
storico-artistiche di Philippe Daverio, le interpretazioni di
Giorgio Albertazzi. Inoltre nella Sala denominata “Parlano
i Bolognesi” sono raccolte interviste video con molti
personaggi della vita culturale, sociopolitica, musicale
letteraria e artistica bolognese contemporanea, tra cui
Francesco Guccini, Umberto Eco, Loriano Macchiavelli,
Romano Prodi e altri. Tutti i contenuti sono consultabili
mediante “touchscreen”.
La Sala della Musica propone un’installazione video
incentrata sul tema dell’esame di Mozart all’Accademia
Filarmonica di Bologna, con proiezioni che coinvolgono
l’intero ambiente caratterizzato da una preziosa tappezzeria
e da un elegante decoro settecentesco. Questo utilizzo
“globale” degli spazi architettonici storici del Museo si
riscontra anche in alcune Sale dove anche sui soffitti a volta
sono proiettate suggestioni visive di grande formato.
Le Sale dedicate agli Etruschi e alla Incoronazione di Carlo
V a Bologna nel 1530 presentano un’analoga integrazione
tra scenografie di tipo teatrale e contenuti digitali attraverso
grandi proiezioni, evocative di ambienti naturali (nel caso
degli Etruschi) oppure dell’atmosfera che si crea intorno ad
un evento storico di portata mondiale (incoronazione di
Carlo V).
Ma forse la Sala di maggiore suggestione è quella dedicata
al tema di Bologna “Città delle acque” dove l’invenzione
allestitiva ingloba un’installazione multimediale progettata
da Studio Base 2. Nella ricostruzione di un canale che
scorre al buio, sotto le strade della città, realizzato con
l’utilizzo di ampie superfici specchianti e con un sofisticato
sistema di illuminazione a fibre ottiche, che riproduce
l’effetto della lampada di Wood, viene proiettato un
tappeto multimediale interattivo e una serie di clip video
la cui comunicazione dei contenuti sulla storia del sistema
idraulico bolognese si intreccia con elementi ludici che
rendono l’esperienza della Sala di particolare efficacia.
Infine un’installazione multimediale interattiva di
particolare complessità è dedicata alla Storia dell’Università
di Bologna, trattata mediante l’elemento ‘libro’.
L’installazione presenta la parola con la fisicità di una libreria
antica e la versatilità dei nuovi media, grazie ai quali i volumi
consultabili aggregano le loro informazioni per crearne
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ANNO IV | n. 20 | MARZO - APRILE 2012
di nuove, in una sorta di libreria ideale. L’installazione è
infatti composta da due lastre retroproiettate, disposte una
di fronte all’altra. Sulla superficie retrostante, il visitatore
vedrà riprodotta una libreria antica, da cui automaticamente
si estrarranno i libri che verranno aperti sulla superficie
antistante, così da mostrarsi e parlare ai visitatori con voci,
rumori, filmati e fotografie.
Crediti del progetto
• Progetto architettonico, restauro e allestimento
Architetto Mario Bellini – Milano, con: Architetto
Giorgio Origlia (progetto architettonico), Architetto
Giovanni Cappelletti (progetto di allestimento)
• Grafica
Architetto Italo Lupi – Milano, con: Alessandro
Farina, Blandine Minot
• Direzione Lavori
Ingegner Marco Bruni – Studio Bruni Gandolfi,
Bologna, (fino a maggio 2009, Ingegner Alessio
Zanichelli)
La Sala della Cultura, che conclude il percorso, costituisce
uno dei luoghi di maggiore suggestione dell’intero museo,
con l’esposizione dei preziosi busti delle dodici donne
di Casa Fibbia, protagoniste della storia, della cultura
e dell’arte della città, a fare da prestigiosa cornice a una
sala predisposta per conferenze, presentazioni di libri e
cerimonie
Co-Direttore Lavori:
Geometra Claudio Gandolfi – Studio Bruni Gandolfi
• Realizzazione interventi architettonici
Impresa opere civili:
C.E.S.I.
Direttore cantiere:
Geometra Michele Dalmonte – C.E.S.I
Capo cantiere:
Geometra Gianluca Domenicali – C.E.S.I
• Responsabile procedimento
Geometra Giovanni Grilli
photo©Francesco Radino

CITTà INTELLIGENTI
Carlo Ratti
Progettare
le smart cities
“Quanto sta accadendo a livello urbano è simile a ciò che
è accaduto vent’anni fa nella Formula Uno. Fino ad allora
il successo su un circuito era attribuito principalmente
alla meccanica dell’auto e alle capacità del pilota. Poi
si è sviluppata la telemetria. L’auto è stata trasformata
in un computer monitorato in tempo reale da migliaia
di sensori, diventando ‘intelligente’ e più flessibile nel
rispondere alle condizioni di gara.
In modo analogo, nei dieci anni passati le tecnologie digitali
hanno preso piede nelle nostre città, formando la struttura
portante di infrastrutture intelligenti a larga scala. Fibre
ottiche a banda larga e reti di telecomunicazione senza fili
supportano cellulari, smartphone e tablet che sono sempre
più alla portata di tutti. Allo stesso tempo banche dati
liberamente accessibili – soprattutto governative – stanno
rivelando ogni tipo di informazione, e punti di accesso
e schermi pubblici facilitano il compito a persone con e
senza conoscenze informatiche. Se si aggiunge una rete
in continua crescita di sensori e tecnologie di controllo
digitale, il tutto tenuto insieme da computer economici e
potenti, le nostre città si trasformeranno in un computer
a cielo aperto”.
Così si esprime Carlo Ratti, architetto italiano e direttore
del SENSEable City Laboratory del Massachusetts
Institute of Technology, sul presente (e ovviamente
sull’immediato futuro) delle città del mondo.
Nelle grandi metropoli americane, asiatiche e australiane,
ma anche nei centri urbani europei che, da ormai un
decennio, hanno avviato programmi e progetti innovativi
in campo urbano, la rivoluzione digitale sta cambiando
oggi, in un tempo estremamente contratto, il nostro
modo di vivere così radicalmente come la rivoluzione
industriale ha fatto quasi due secoli fa.
E in prima fila nella ricerca e progettazione di soluzioni
in grado di migliorare, grazie alle tecnologie digitali, la
qualità della vita nei centri urbani c’è proprio la struttura
diretta da Ratti che in pochi anni è diventata leader a
livello mondiale nell’investigazione creativa del rapporto
tra le persone, le nuove tecnologie e la città.
Il lavoro del Laboratorio tocca diversi settori: dalla
pianificazione urbana fino all’architettura e al design
attraverso l’ingegneria, l’informatica e le scienze sociali al
fine “catturare” la natura multi-disciplinare dei problemi
urbani. SENSEable City Lab., in sintesi, cerca di creare
applicazioni che consentano ai cittadini di fare scelte che
si traducono in una condizione urbana più vivibile.
Nato 2004, le attività del Laboratorio sono cresciute
rapidamente raggiungendo nel 2009 (grazie alla
collaborazione di 63 ricercatori) il completamento di
35 progetti a cui si aggiungono oltre 160 pubblicazioni
scientifiche. Con un crescente seguito sui media di tutto
il mondo le ricerche del SENSEable City Lab. sono state
esposte dalle principali istituzioni culturali mondiali, tra
cui la Biennale di Venezia, il MoMA, Saragozza 2008
World Expo, la Architectural League di New York, il
Museo del Design di Barcellona, il MIT Museum e il
Canadian Centre for Architecture.
Uno dei punti di partenza per il lavoro del Laboratorio
è l’utilizzo intelligente, in chiave progettuale, della
grande quantità di dati che sta emergendo all’interno
degli agglomerati urbani per rendere programmabili
infrastrutture efficienti che coinvolgano le persone
consentendole di ottimizzare la vita di una città.
Alcuni dei progetti recenti ideati dal SENSEable City
Lab. sono particolarmente significativi per comprendere
il livello di intelligenza che è possibile raggiungere.
“Trash Track” rivela quanta spazzatura viaggia nel
sistema di trattamento dei rifiuti di una città, indicando
come creare una «catena di distruzione» (invece che
di rifornimento) più efficiente. Etichette elettroniche
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ANNO IV | n. 20 | MARZO - APRILE 2012
che trasmettono informazioni lungo reti cellulari sono
attaccate a campioni di spazzatura per capire dove vanno
a finire.
In un test a Seattle – come illustrato dalla documentazione
del Laboratorio – sono stati tracciati oltre 2.000 campioni
del genere, inclusi materiali riciclabili come vetro, metallo
e plastica; rifiuti pericolosi come batterie ricaricabili;
oggetti elettronici come monitor. Alcuni hanno viaggiato
per gli Stati Uniti (la cartuccia di una stampante ha
percorso 6.152 chilometri). Alcuni sono finiti nei luoghi
previsti dalla legge, altri no. Il risultato mostra come
minimizzare le emissioni di anidride carbonica attraverso
il trasporto più efficiente dei rifiuti. Inoltre Seattle
potrebbe sfruttare queste informazioni per incoraggiare i
cittadini a riciclare di più o a smaltire i materiali pericolosi
in modo corretto.
Un altro progetto, “LIVE Singapore”, usa dati in tempo
reale registrati da numerosi dispositivi di comunicazione,
microcontrollori e sensori nell’ambiente urbano per
analizzare lo stato della città momento per momento. I
risultati mostrano nuovi modi di interpretare e rendere
più efficiente la città, in ultima analisi aiutano le persone
a viverla come mai prima.
Il software a piattaforma aperta di “LIVE Singapore”
consente di sviluppare applicazioni diverse in modo
interattivo. Il lavoro è partito con applicazioni che
suggeriscono ai pendolari come rientrare a casa più
velocemente, e ai cittadini come ridurre il consumo
energetico del quartiere e come procurarsi un taxi quando
un temporale si sta abbattendo sull’isola e tutti i mezzi
sembrano scomparsi.
Il potenziale per un ulteriore sviluppo di queste
infrastrutture – spiega il SENSEable City Lab. – è
notevole, e una buona parte può essere messa in moto
attraverso sistemi intelligenti. Non sorprende quindi che
molte grandi aziende, come IBM, Cisco Systems, Siemens,
Accenture, Ferrovial e ABB, guardino con attenzione allo
spazio urbano.
Progettare dal basso
Uno degli assunti più interessanti del lavoro del “Lab”
è la spinta a procedere “dal basso”, ovvero partendo dai
cittadini. “Invece di concentrarsi sull’installazione e il
controllo di hardware di rete – ha scritto recentemente
Carlo Ratti – le amministrazioni, le aziende tecnologiche
e i loro consulenti di progettazione urbanistica possono
sfruttare un approccio ‘dal basso verso l’alto’ per creare
città ancora più intelligenti in cui siano le persone a
produrre i cambiamenti.
Con strutture di supporto adeguate, i cittadini possono
affrontare problemi come il consumo energetico, il
traffico, l’assistenza sanitaria e l’istruzione in modo più
efficace di quanto farebbero con norme centralizzate.
Inoltre gli abitanti in rete possono usare l’intelligenza
distribuita per dare forma a nuove attività e a un nuovo
tipo di cittadinanza attiva”.
Un inizio ideale, secondo il Direttore del SENSEable
City Lab, è sfruttare la gamma crescente di dispositivi
personali intelligenti che tutti noi usiamo e impiegare le
persone come sensori della città, invece di contare solo su
sistemi formali integrati nelle infrastrutture.
La funzione del traffico su Google Maps è un buon
esempio. Invece di costruire una costosa rete di appositi
sensori lungo le strade, Google interroga costantemente
una grande rete di volontari anonimi i cui dispositivi
cellulari riportano lo stato dell’ultima ora, rivelando
così dove il traffico è scorrevole, rallentato e bloccato.
L’informazione è inviata agli automobilisti attraverso
applicazioni di mappatura in diversi modi: strati colorati
che indicano la velocità del traffico, stime dei tempi
di percorrenza che indicano i ritardi o un fattore per
determinare percorsi alternativi. Questi dati consentono
agli utenti di analizzare la rete di circolazione della città
in tempo reale e capire quanto tempo è necessario per
andare dal punto A al punto B. E scegliere il percorso
migliore sulla base delle osservazioni di persone come
loro, invece di essere dirette da ingegneri del traffico.
Altro esempio in tal senso, Parigi, che nel 2009 aveva
meno di una decina di stazioni di monitoraggio
dell’ozono. Al fine di espandere notevolmente questo
flusso ufficiale di dati, il progetto “Green Watch”, diretto
da esperti di Internet, ha distribuito 200 apparecchi
intelligenti ad altrettanti parigini. Questi apparecchi
rilevavano i livelli di ozono e di rumore delle persone
che li indossavano durante le loro attività quotidiane, e i
continui rilevamenti erano condivisi pubblicamente sulla
rete attraverso il motore Citypulse.
Nel corso del primo test, in un solo quartiere della città
sono state fatte oltre 130.000 rilevazioni e l’esperimento
ha mostrato che una rete di rilevamento a base popolare
può essere messa in azione in un istante e a un costo
molto più basso rispetto a quello necessario per espandere
le vecchie stazioni fisse della città.
Un caso emblematico di come i cittadini possono
essere coinvolti pienamente nel monitoraggio di fattori
importanti per la vita delle città attraverso sensori per le
reti a base popolare inseriti in oggetti di uso quotidiano
come telefoni, veicoli, abiti è il progetto «Copenhagen
Wheel» (disco rosso), realizzato dal SENSEable City
Lab per la capitale danese, che ha trasformato in veicoli
intelligenti le tradizionali due ruote, consentendo la
raccolta di preziose informazioni.
Biciclette modificate, con la ruota posteriore che le
trasforma in ibridi elettrici e un disco rosso “intelligente”

photo©studio carlorattiassociati | walter nicolino & carlo ratti /photo©SENSEable City Laboratory - Massachusetts Institute of Technology
“Copenhagen Wheel”
che cattura l’energia della frenata della bicicletta
immagazzinandola come riserva, grazie ad appositi
sensori registrano dati (come quelli relativi al traffico) e li
inviano allo smartphone del ciclista da cui possono essere
messi online. Ricevono, inoltre, tutte le informazioni sul
traffico, il tempo ed altro, e registrano la strada percorsa
consentendo di tenere la contabilità di un sistema di
miglia come quello delle linee aeree, che poi premia chi fa
più chilometri in bici.
Un altro modo di mettere i cittadini al posto di guida
è munire edifici, piazze e perfino sculture di sensori e
Padiglione d’acqua digitale
a Saragozza
attuatori integrati. Questi apparecchi permetteranno ai
passanti di determinare il comportamento delle città. Per
esempio, il Padiglione d’acqua digitale a Saragozza, in
Spagna (realizzato dallo studio carlorattiassociati|walter
nicolino & carlo ratti) è una scultura pubblica i cui muri
sono fatti di getti d’acqua che reagiscono alla presenza di
persone. Quando i pedoni camminano nell’area, i getti
si attivano e si disattivano consentendo di passare senza
bagnarsi.
Questo mondo programmabile si estenderà oltre la città
fisica. Oggi, per esempio, molte città offrono servizi di
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ANNO IV | n. 20 | MARZO - APRILE 2012
assistenza telefonica chiamando un determinato numero,
che fornisce ai cittadini rapido accesso alle informazioni
e ai servizi del governo cittadino, nonché la possibilità di
inoltrare rapporti su questioni di vita quotidiana. Questi
sistemi si evolveranno in contenitori di informazioni
simili a Wikipedia e consentiranno ai cittadini di fare
gruppo e aiutarsi reciprocamente. Senza contare che
interfacce informatiche più naturali consentiranno ai non
tecnici, ai disabili e a coloro che non hanno conoscenze
informatiche di partecipare più pienamente alla vita della
città, rendendola ancora più intelligente.
Una sfida per i progettisti
In una fase così fertile, ma altrettanto complessa,
secondo Carlo Ratti (impegnato, con il suo Studio, nel
progetto “Ciudad Creativa Digital” a Guadalajara, in
Messico, iniziativa promossa dal governo partendo dalla
riqualificazione di un antico quartiere storico) importante
dovrebbe essere il ruolo dei sindaci ma anche di architetti,
progettisti ed esperti di tecnologie nel dare forma a città
davvero intelligenti, attraverso l’impiego e l’integrazione
delle grandi risorse ingegneristiche degli approcci dall’alto
Carlo Ratti
con le innovazioni delle iniziative a base popolare.
Le amministrazioni di città anche molto diverse come
New York, Londra, Singapore e Parigi – spiega il
ricercatore e architetto italiano – stanno facendo i primi,
timidi passi, rendendo pubblici alcuni dati. Queste risorse
stanno spingendo le imprese a produrre applicazioni che
incontrano i bisogni dei cittadini. Ma non è chiaro come
faranno a sostenere questi sforzi. Coloro che sviluppano
questi sistemi a base popolare ci mettono creatività e
impegno, ma è necessario che imprese e politici sostengano
i grandi sistemi che derivano dalle innovazioni.
È anche compito delle autorità ascoltare i cittadini ed
elaborare insieme a loro la visione della propria città
intelligente. Ogni comunità affronta situazioni specifiche
e uniche, come specifiche e uniche sono le risorse da
impiegare. Alcuni esperimenti locali si tramuteranno in
“migliori pratiche”, insiemi di dati, modelli informatici
e visualizzazioni che si potranno riproporre ovunque, ma
molte delle soluzioni urbane migliori saranno proprio
come le realtà urbane migliori: uniche, locali e irripetibili.
Architetto, Ingegnere e Agit-Prop, Carlo Ratti, classe 1971, è titolare dello
studio carlorattiassociati | walter nicolino & carlo ratti di Torino e direttore
del MIT SENSEable City Lab di Boston. Laureato presso il Politecnico di
Torino e l’École Nationale des Ponts et Chaussées a Parigi, consegue un
PhD presso l’Università di Cambridge, UK.
Ratti ha partecipato ad oltre 200 diverse pubblicazioni ed il suo lavoro è
stato esposto alla Biennale di Venezia, al Design Museum di Barcellona, al
Science Museum di Londra, al GAFTA di San Francisco ed al Museum of
Modern Art di New York. Il progetto per il Digital Water Pavilion è stato nominato da Time Magazine una delle migliori
invenzioni dell’anno 2008.
Nel giugno 2007 il Ministro della Cultura Italiano ha nominato Carlo Ratti membro dell’Italian Design Council. Tra gli
altri riconoscimenti a livello internazionale, è stato incluso nella selezione di Thames&Hudson per 60 innovatori negli ultimi
60 anni, e Fast Company l'ha inserito nella lista dei «50 Most Influential Designers in America».
È membro del World Economic Forum Global Agenda Council for Urban Management, oltre ad essere program director
dello Strelka Institute for Media, Architecture and Design di Mosca e curatore del BMW Guggenheim Pavilion 2012 a
Berlino.
Tra i lavori recenti nell’ambio della progettazione, insieme al Partner dello Studio, Walter Nicolino, figurano i concorsi per
una città di nuova fondazione in Messico, Mosca e Arabia Saudita e per il nuovo parco di City-Life a Milano; il progetto
di riqualificazione dell’Ex Manifattura Tabacchi di Rovereto; la progettazione di 1000 case di emergenza in Sri-Lanka;
l’ampliamento del Cafè Trussardi alla Scala a Milano e la realizzazione del Digital Water Pavilion per l’Expo 2008 nella città
di Saragozza in Spagna.

INNOVAZIONE
A Torino
la prima cabina
telefonica intelligente
Il prototipo è stato istallato a Torino, in Corso Duca degli
Abruzzi, davanti al Politecnico. È il primo esemplare della
cabina telefonica del futuro realizzata da Telecom Italia,
in partnership con Ubi Connected.
Subito soprannominata “cabina intelligente” o 2.0,
facendo riferimento al linguaggio di internet, pensata
per offrire, oltre al servizio telefonico tradizionale, anche
numerosi servizi dedicati ai cittadini e ai turisti, vuole
rappresentare, dal punto di vista del design, un innovativo
esempio di infrastruttura urbana che coniuga tradizione e
nuove tecnologie.
Dalle linee essenziali, la nuova postazione, lanciata in via
sperimentale, oltre a consentire di effettuare chiamate
telefoniche, è, infatti, dotata di display con modalità
“touchscreen” per accedere a informazioni e servizi di
pubblica utilità, turismo, mobilità, commercio, tempo
libero, social networking e servizi online per gli studenti
del Politecnico di Torino.
La nuova cabina hi-tech è stata ideata pensando anche
all’ecosostenibilità, alla mobilità elettrica e alla sicurezza
secondo il modello della “città intelligente”. Munita di
un pannello fotovoltaico che contribuisce al fabbisogno
energetico della postazione, ospita una centralina per il
rilevamento dell’inquinamento atmosferico, un sistema
di videosorveglianza collegabile alla sala controllo della
Polizia Municipale e avrà, nelle immediate vicinanze, sei
colonnine predisposte alla ricarica delle biciclette e degli
scooter elettrici.
A 60 anni dalla sua prima apparizione in Italia, quindi,
la cabina telefonica si evolve trasformandosi in uno
strumento multimediale aperto e flessibile, pronto ad
accogliere servizi e applicazioni personalizzabili sulla
base delle specifiche esigenze locali, creando così un forte
legame tra il territorio e il mondo della rete.
In quest’ottica Telecom Italia ha già avviato un “contest”
per stimolare e accogliere nuove idee da studenti,
“developer” e progettisti e dal popolo del web e sta
finalizzando un accordo con il Politecnico di Torino per
collaborare nel percorso di ricerca sulla reinterpretazione
della cabina telefonica. Il trial, esteso ad altre città italiane,
durerà per tutto il 2012.
La Cabina Intelligente è parte integrante del progetto
“Torino Smart City” che la città ha adottato, ponendo il
criterio della sostenibilità come unità di misura delle sue
scelte nei prossimi dieci anni. Una linea di azione che
attraversa tutti gli aspetti della gestione della città, con
un focus preminente sui trasporti, sulla produzione e sul
consumo di energia, sul ruolo delle nuove tecnologie nella
semplificazione delle azioni quotidiane dei cittadini e del
loro rapporto con la Pubblica Amministrazione.
Semplice, connessa a banda larga, innovativa, votata
alla sostenibilità, la cabina intelligente sposa in pieno la
filosofia delle “Smart Cities” e inizia a porre le basi di
questa ambiziosa sfida collettiva. Partire da oggetti urbani
di uso comune - oggi la cabina intelligente, domani le
fontanelle, le panchine, i cassonetti, le facciate degli
edifici, i chioschi e le edicole - per farne strumenti nuovi,
“smart”, al servizio dei cittadini e della loro qualità della
vita. Oggetti in grado di cambiare, grazie alla tecnologia
e al design, l’aspetto e il modo di vivere delle nostre città.
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ANNO IV | n. 20 | MARZO - APRILE 2012
Una delle prime cabine
telefoniche stradali
installate a Milano nel
1952 (Archivio storico
Telecom Italia)
La storia della cabina telefonica
La prima cabina telefonica stradale fu installata in piazza
San Babila a Milano il 10 febbraio 1952 per iniziativa
della concessionaria Stipel. La struttura in metallo e vetro
è una caratteristica che restò pressoché invariata nel corso
dei decenni successivi.
In precedenza i telefoni pubblici erano quasi esclusivamente
installati nei Posti Telefonici Pubblici (PTP), oppure
venivano ospitati presso esercizi commerciali come bar,
edicole, ristoranti.
“Non sei mai solo quando sei vicino a un telefono”. Questo
il “claim” utilizzato dalla SIP, alla fine degli anni Settanta,
nella campagna dedicata alla telefonia pubblica in cui
spiccava l’immagine di una cabina telefonica di color
giallo installata all’aperto. Nel corso di quel decennio le
cabine telefoniche, box in materiale metallico con ante
e pareti in vetro trasparente, diventarono familiari nel
paesaggio italiano.
Nel 1971 le cabine telefoniche erano solo 2.500, l’anno
successivo il loro numero raddoppiava per arrivare alla
fine degli anni ’70 a quota 33.000 unità. Il telefono aveva
conquistato la strada.
Negli anni successivi furono gradualmente sostituite,
in Italia come anche in molti altri Paesi del mondo, da
chioschi aperti dotati di telefono.
La diffusione della cabina pubblica stimolò negli anni
Settanta la produzione di gettoni, che subì un incremento
senza precedenti. Il gettone in Italia era stato introdotto
nel 1927.
A partire dalla seconda metà degli anni Settanta, ai
gettoni e alla moneta si affiancò progressivamente l’uso
di carte telefoniche prepagate. Le prime schede, in via
sperimentale, furono utilizzate nel 1976.
Inizialmente erano schede magnetiche di tipo verticale,
di colore giallo-blu, che non venivano restituite dagli
apparecchi all’esaurimento del credito. Nell’arco di un
decennio si diffonde la carta “orizzontale”, sempre a banda
magnetica, che veniva restituita anche dopo l’esaurimento
del credito, diventando in breve tempo oggetto da
collezionismo.

ROBOTICA
“RomeCup 2012”
Il mondo dei robot
tra alta tecnologia
e didattica del futuro
Negli anni ’40 del secolo scorso, il famoso studioso e
scrittore di fantascienza Isaac Asimov definì le tre Leggi
della robotica che, oltre a diventare le basi di alcuni
celeberrimi titoli del genere come “Io, robot”, hanno
ispirato esperti di robotica, intelligenza artificiale e
cibernetica:
Prima Legge Un robot non può recare danno a un essere
umano, né può permettere che, a causa del suo mancato
intervento, un essere umano riceva danno.
Seconda Legge Un robot deve obbedire agli ordini
impartiti dagli esseri umani, a meno che questi ordini
non contrastino con la Prima Legge.
Terza Legge Un robot deve salvaguardare la propria
esistenza, a meno che questa autodifesa non contrasti con
la Prima o la Seconda Legge.
Anche secondo questi principi, oggi, nella seconda decade
del ventunesimo secolo, i robot, dopo le applicazioni in
campo industriale, sono entrati a fare parte di numerose
altre sfere dell’attività umana, dalla medicina alla sicurezza,
all’esplorazione spaziale e terrestre. Apprestandosi a fare
il loro ingresso nella vita quotidiana, con significativi
risvolti negli ambiti dell’assistenza, dell’educazione e
didattica, nonché del gioco, componente, questa, che
accompagna l’uomo dall’inizio delle civiltà.
Un’occasione importante per illustrare questa affascinante
e nuova realtà è stata l’ultima edizione della “RomeCup
2012”, manifestazione svoltasi, in marzo, nella Capitale,
che ha visto la presenza di numerose scuole italiane,
centri di ricerca e aziende che, con i loro prototipi, hanno
lanciato la “sfida” dell’innovazione tecnologica e sociale.
Il robot “Snif Snif”
Sfida che, grazie al lavoro della Rete multi-settoriale di
robotica educativa (alla quale hanno aderito oltre 50
soggetti pubblici e privati operanti nel settore), potrebbe
essere presto raccolta dal Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca.
Promossa dalla Fondazione Mondo Digitale (con il
supporto di STMicroelectronics e il contributo di diversi
soggetti, tra i quali, Comau Robotic, Enea, Expomed)
l’iniziativa è stata ricca di spunti proponendo un’area
dimostrativa con i progetti delle realtà italiane più
avanzate del settore, laboratori didattici per studenti di
diverse età, workshop e momenti di approfondimento e le
suggestive gare dei robot.
L’area dimostrativa
40 i prototipi robotici presentati. L’Enea - Agenzia
Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo
economico sostenibile, ha proposto la testa stereoscopica
subacquea, il sottomarino “Venus” per sorveglianza
ambientale e archeologia subacquea e “Prassi”, lo
“studioso” degli ambienti terrestri. Ma anche sistemi di
ausili alla deambulazione per persone normodotate o con
disabilità visiva. Un sistema formato da tre componenti:
emettitori installati nell’ambiente, ricevitore consegnato
all’utente e sistema di controllo generale.
Grande attenzione hanno ricevuto i pesci robot, costituiti
da strutture meccaniche rivestite da pelli artificiali in
lattice, in grado di raggiungere effetti di straordinaria
somiglianza e dotati di sensori che permettono di
muoversi autonomamente, riproducendo i movimenti
tipici della specie.
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ANNO IV | n. 20 | MARZO - APRILE 2012
Pesci robot (realizzati da Expomed) che i visitatori hanno
potuto “pilotare” attraverso appositi touch screen nelle
vasche.
Dagli studenti dell’ultimo anno del corso in Product
Design dell’Istituto Europeo di Design (IED) è stato
invece presentato un robot da loro progettato e destinato
alle persone anziane e non autosufficienti, sia per uso
domestico (per aiutare nell’attività quotidiana e per fare
esercizi fisici riabilitativi in autonomia), sia per la degenza
in ospedale (per assistere i pazienti, le loro famiglie e
operatori sanitari), per la riabilitazione.
Sempre nell’ambito dell’assistenza, il sistema “indossabile”
per sostenere la deambulazione (progetto Evryon)
presentato dal Campus Bio-medico di Roma; “I-DO”,
il robot che è in grado di sorvegliare e intrattenere;
“NiceOne”, che sa relazionarsi con le persone, parlare,
muoversi come un essere umano e maneggiare oggetti;
“Nu-Way” un robot promozionale mobile che distribuisce
biglietti da visita, e depliant ma soffre la solitudine
e se rimane isolato fa di tutto per attirare l’attenzione;
“Guendavall” (realizzato dagli studenti dell’ITIS Vallauri
di Fossano - Cuneo) che entra in funzione dopo la
ricreazione per coadiuvare il personale ATA nella raccolta
di tovagliolini, carta da pizza, fazzoletti, carte di caramelle
abbandonati ed è in grado di adattarsi a diverse tipologie
di servizi: dalla raccolta ecologica alla sistemazione di
libri negli scaffali della biblioteca d'Istituto e perfino al
trasporto dei quotidiani in classe.
Grazie a un progetto europeo realizzato con l’ESA,
illustrato durante la manifestazione, gli studenti dell’ITIS
Fermi di Roma stanno per lanciare un robot satellite
nello spazio, alla distanza di un chilometro dalla Terra,
per effettuare rilevamenti sperimentali (temperatura,
umidità, pressione). I dati saranno spediti dallo spazio in
telemetria in wi fi su un portatile. Il satellite robotizzato
rientrerà con un atterraggio pilotato grazie ai paracaduti
di parapendio motorizzati e comandati da terra.
Il Politecnico di Torino ha proposto il “quadricoptero” che
può volare autonomamente con telecamere incorporate
per il monitoraggio di zona e per interagire con il mondo
esterno. E, in anteprima, un prototipo di terra, una ruota
che potrà viaggiare sulla superficie lunare.
Simpatici, oltre che utili, i due prototipi presentati
dall’ITIS Volta di Frosinone realizzati su piattaforma
Arduino. “Girasole” misura la temperatura di un ambiente
e la visualizza su un display. Quando si trova a riposo
orienta il pannello fotovoltaico verso la fonte luminosa
di maggiore intensità per la ricarica della batteria. “Snif
Snif” è un rilevatore di gas “emotivo”. Se non rileva gas
prosegue con faccia sorridente, altrimenti si ferma, inizia
a suonare, modifica l'espressione facciale e inverte il senso
di rotazione seguendo la traccia.
Il pesce robot, struttura
Le competizioni
Secondo lo spirito “L’importante non è vincere, ma
imparare”, nei tre giorni di gare si sono confrontati 71
team provenienti dalle scuole di dieci regioni, dalla scuola
primaria alla secondaria di secondo grado, composti
da studenti, docenti, genitori, che hanno avuto modo,
durante e dopo le competizioni, di condividere conoscenze
e soluzioni tecnologiche adottate.
Quattro le categorie che hanno caratterizzato le
competizioni. Per la categoria “Soccer” sono scesi in
campo i robot calciatori che giocano in modo autonomo,
cioè senza essere telecomandati, con palleggi, passaggi e
goal, grazie ad un pallone speciale, in grado di emettere
raggi infrarossi.
La partita si svolge in due tempi di 10 minuti con un
pausa di 5 minuti. Per individuare la palla (RoboSoccer
Ball) i robot usano speciali sensori e, al fine di evitare urti
tra le pareti dei campi e tra gli stessi giocatori, emettono
impulsi ultrasonici e calcolano il tempo di ritorno
dell’impulso per determinare la distanza di un eventuale
ostacolo.

I robot calciatori
Una bussola elettronica (Compass) fornisce al computer
di bordo l’orientamento del robot per la navigazione e per
evitare l’autogol. Alcuni robot sono dotati di meccanismi
meccanici e pneumatici per il trattenimento (Roller) e
calcio della palla (Kicker).
Nella seconda categoria (“Rescue”) hanno gareggiato,
invece, i robot soccorritori programmati per intervenire
in ogni situazione di emergenza, dai terremoti agli attacchi
terroristici. Camminano tra le macerie, salgono le scale e,
grazie a sensori speciali, riescono a individuare le vittime
affiancando gli uomini nelle operazioni di soccorso più
complesse.
Il loro campo di gara è articolato su più livelli, collegati
da un corridoio inclinato o rampa, con una pendenza
inferiore ai 25 gradi e pareti di almeno 10 cm di altezza.
Le dimensioni delle camere e delle porte di accesso, così
come i materiali di rivestimento (linoleum, moquette
ecc.) sono definiti dal regolamento di gara. Il percorso
da seguire (a labirinto) è una linea nera tracciata sul
pavimento. Sul percorso i robot trovano diversi ostacoli,
detriti, dossi ecc. che devono riuscire a superare per
individuare e raggiungere la vittima da soccorrere (“zona
rossa”). La gara ha inizio ponendo il robot all’ingresso
della prima “stanza” e avviandolo manualmente. Il
soccorritore deve esplorare le tre stanze in 8 minuti. Il
percorso di gara è considerato concluso con successo se il
robot riesce a portare la vittima nella zona di salvataggio
(“Evacuation Point”), secondo il piano di evacuazione.
Affascinante anche la competizione dei robot esploratori
(categoria “Explorer”) programmati per muoversi
autonomamente alla ricerca di sorgenti luminose collocate
in posizione fisse e sconosciute all’interno di un campo di
gara. Riescono ad evitare gli ostacoli, ad individuare la
posizione di luci (explorer junior), gas o suoni (explorer
senior) e a segnalarne la presenza emettendo un segnale
luminoso o acustico.
I robot danzatori (categoria Dance) ballano a ritmo
della musica, eseguono coreografie o interpretano storie
a tema. Possono esibirsi da soli o in squadra mettendo in
scena veri e propri spettacoli, che catturano lo spettatore
per la precisione e la “naturalezza” dei movimenti.
Nell’esibizione, che prevede sequenze di movimenti
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ANNO IV | n. 20 | MARZO - APRILE 2012
Robot soccorritore, prototipo
L’Ape giocherellona

strettamente legati alla musica, i robot sono tenuti a
muoversi rispettando tempi e ritmi. La giuria valuta la
coreografia e la sincronizzazione dei movimenti con
la musica. All’esecuzione possono partecipare anche i
“componenti umani” del team e vengono considerati
come “oggetti di scena”.
I robot possono essere di qualsiasi dimensione, fino a
4 metri di altezza, e devono essere controllati in modo
autonomo, cioè non devono essere collegati ad un
computer o un dispositivo di gestione, comprese le fonti
di energia. Durante la performance, qualsiasi robot sulla
pista può comunicare con un altro robot della stessa
squadra, ma la fonte della comunicazione deve essere a
raggi infrarossi (IR), ultrasuoni, o Bluetooth.
I robot e la didattica
Il mondo della scuola ed in particolare gli studenti
sono stati i protagonisti di “RomeCup”. Tra i tanti
progetti presentati nei Laboratori dedicati alle scuole,
particolarmente significativi, data l’età, quelli realizzati
per i più piccoli. Come l’Ape giocherellona (Secondo
Circolo didattico di Eboli - Salerno) che si muove su un
piano quadrettato (quadrati con lato di 15 cm) e fa dei
passi spostandosi da una casella all’altra. Caselle dove sono
indicate lettere dell’alfabeto, numeri, animali o fiori che
il bambino deve raggiungere comandando il movimento
dell’ape con i pulsanti. Inventando e raccontando una
storia mentre il simpatico robottino si muove.
Con il progetto “Robot-Jingles” (Museo Civico di
Rovereto e Luca Brunoro) i bambini, seguendo la traccia
di una filastrocca, sperimentano un cammino che prevede
alcuni passaggi. Poi programmano un robot perché
effettui lo stesso percorso. Un piccolo automa dotato di
due ruote motrici, come un triciclo, che può spostarsi
I numeri della RomeCup 2012
• 40 i prototipi robotici nei 19 stand dell’area
dimostrativa
• 2.000 gli studenti che hanno partecipano ai
laboratori e visitato gli stand dell’area dimostrativa
• 16 i laboratori didattici attivati per le diversa età, da
6 a 19 anni, e i vari indirizzi di istruzione
• 250 i docenti coinvolti
• 71 i team in gara (studenti delle scuole)
• 70 gli anni di differenza tra il progettista più giovane
in avanti, curvare e ruotare su se stesso. I bambini lo
programmano digitando tre tasti differenti per i possibili
movimenti (avanti, destra, sinistra) e verificano poi se
la sequenza di comandi corrisponde al comportamento
desiderato.
Grazie alla visione stereoscopica in 3D i più giovani
scoprono, poi, le profondità del “Mare nostrum”. Sofisticati
pesci robot, forniti di telecamere e sensori, esaminano
gli animali malati, spiaggiati o in via di estinzione che
popolano le vasche curative per essere poi riportati nel
loro ambiente naturale con l’ausilio di ricercatori e
biologi marini. In questo progetto di Expomed - Expò
del Mediterraneo, tecnologie avanzatissime proiettano
immagini virtuali delle varie specie appartenenti alla
fauna mediterranea.
A cura del “Marco Polo” 81° Circolo didattico Roma,
infine, un laboratorio realizzato in collaborazione con
l’Università Politecnica delle Marche e la Scuola di
Robotica di Genova che ha stimolato la creatività dei
bambini chiamandoli a costruire un “robot - pupazzo”
con materiali semplici non strutturati e secondo un fine
stabilito nel rispetto delle “Tre Leggi della Robotica” di
Asimov, invitandoli poi ad elaborare una storia sui robot
costruiti.
Nel corso della manifestazione sono stati presentati
anche i primi manuali di robotica educativa per la
scuola, un modello didattico attraente e divertente per
l’apprendimento attivo. I due volumi, “Primi percorsi
e giochi interattivi” e “Competizioni: un percorso
formativo con Micromondi Ex Robotica e Lego NXT”,
curati dall’esperto Michele Baldi, sono pubblicati dalla
Fondazione Mondo Digitale. Dedicati alla scuola
primaria e alla secondaria di primo grado, possono essere
usati già dalle ultime classi della scuola dell’infanzia.
(categoria dance) e il più anziano: una signora di 80 anni
alla guida di un umanoide nella sfida ai calci di rigore
• 50 e più i firmatari dell’accordo per la Rete multi-settoriale
di robotica educativa
• 20 e più le diverse categorie di soggetti che aderiscono
all’alleanza ibrida per la robotica educativa (università,
aziende, scuole, associazioni, fondazioni, centri di ricerca
ecc.)
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SISTEMI
Galileo
Il sistema europeo
per la navigazione
satellitare
Con i due recenti lanci e i successivi previsti nel corso
di quest’anno, Galileo, il sistema satellitare globale di
navigazione civile sviluppato dall’Europa come alternativa
al Global Positioning System (NAVSTAR GPS),
controllato dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti,
si avvia, finalmente, alla fase operativa.
Partito ufficialmente nel 2003 grazie ad un accordo tra
l’Unione europea e l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), il
programma, che aveva visto il lancio, negli anni seguenti,
dei primi due satelliti di prova (soprannominati “Giove
A” e “Giove B”, dall’inglese, “Galileo In-Orbit Validation
Element”), aveva poi subito ritardi, dovuti a ragioni di
carattere economico, che parevano metterne a rischio
l’attuazione. Sul finire del 2011, invece, con il lancio del 21
ottobre dal Centro di Kourou, nella Guyana Francese, dei
primi due satelliti “operativi” (“PFM” e “FM2”) Galileo,
come si suole dire, a ripreso decisamente quota. E, secondo
quanto affermato dai responsabili della Commissione
Europea, sarà operativo dal 2014, per raggiungere la fase
a regime, che prevede la messa in orbita e in funzione dei
30 satelliti che compongono la costellazione di Galileo,
nell’anno successivo. Satelliti, i cui nomi, saranno quelli
di bambini selezionati, via via, attraverso un apposito
concorso di “disegno spaziale”, come l’italiana Antonianna
Semeraro, Thijs e Natalia, provenienti da Belgio e Bulgaria,
ai quali sono stati intitolati i due lanciati in ottobre.
Il programma Galileo
Il programma (che deve il suo nome allo scienziato Galileo
Galilei) si articola in tre fasi: fase di progetto e sviluppo,
comprendente la definizione, lo sviluppo e la validazione
in orbita di 2-4 satelliti e di alcune delle principali basi di
controllo a terra; fase di validazione in orbita, che prevede il
completamento della costellazione e del segmento di terra;
fase commerciale, con la piena operatività del sistema.
La fase di definizione completata nel 2003, ha prodotto
le specifiche base del sistema. La fase di validazione verrà
portata a termine con lo sviluppo ed il testing di quattro
satelliti e del segmento di terra (ground stations e control
center).
Come primo passo, verrà ultimata la missione GIOVE
(dall’inglese, Galileo In- Orbit Validation Element),
la quale impiega oltre al segmento di terra i due satelliti
GIOVE-A e GIOVE-B (che diventeranno poi quattro nella
fase finale detta IOV, dall’inglese In-Orbit Validation) i
quali implementano in modo pienamente rappresentativo
l’intera costellazione di 30 satelliti.
Al termine della fase IOV, per Galileo inizierà il
dispiegamento completo, che prevede la copertura
dell’intera rete di terra e il lancio dei restanti 26 satelliti
che completeranno la costellazione.
Caratteristiche e componenti del sistema
Le principali caratteristiche che fanno di Galileo un
sistema all’avanguardia e di grande utilità sono:
• una maggiore precisione nella geo-localizzazione
degli utenti rispetto a quella attualmente fornita dal
NAVSTAR GPS;
• un aumento della copertura globale dei segnali
inviati dai satelliti, soprattutto per le regioni a più alte
latitudini;
• un’alta disponibilità del segnale nelle aree urbane;
• una certificata affidabilità, supportata anche dall’invio
del messaggio di integrità che avverte immediatamente
photo©European Space Agency

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l’utente di eventuali perdite di integrità nel segnale
della costellazione o, viceversa, ne conferma l’esattezza
del segnale ricevuto;
• una elevata continuità di servizio che, essendo
indipendente dagli USA, potrà funzionare sempre e
non verrà disattivato senza preavviso (come successo
in tempi di guerra per il GPS).
Inoltre, sebbene il sistema sia stato pensato per essere
completamente indipendente ed autosufficiente, sarà
compatibile ed interoperabile con il sistema GPS e le
sue caratteristiche saranno tali da non interferire con
il funzionamento del GPS (principio di compatibilità)
potendo, anzi, anche essere utilizzato congiuntamente con
questo (principio di interoperabilità).
Il sistema Galileo, come si legge nella documentazione
dell’ESA, prevede componenti globali, regionali e locali.
La componente globale è il cuore del sistema e consiste nei
satelliti e nei segmenti di controllo e di missione da terra.
Il nucleo del segmento di terra di Galileo è costituito da
due centri di controllo (GCC, Galileo Control Centres).
Ciascuno di essi avrà sia funzioni ‘di controllo’, che
saranno supportate da un Segmento di Controllo a terra
(GCS, Ground Control Segment) dedicato, sia funzioni
‘di missione’, che verranno supportate da un Segmento di
Missione a terra (GMS, Ground Mission Segment). Il GCS
si occuperà della gestione dei satelliti e della manutenzione
della costellazione, mentre il GMS si occuperà della
navigazione e del segnale di tempo.
Per monitorare i segnali di navigazione di tutti i satelliti,
il GMS farà uso di una rete complessiva di 30 (almeno
nominalmente) stazioni di ricezione (GSS, Galileo Sensor
Stations) in banda L. L’elemento primario del GSS è il
Ricevitore di Riferimento (Reference Receiver). I dati
raccolti dal GSS saranno distribuiti ai due GCC in modo
continuo, attraverso una rete di telecomunicazioni estesa
che farà uso di satelliti e di collegamenti terrestri, con
ciascun link duplicato per garantire la ridondanza.
Le strutture del GMS per l’elaborazione dei dati nei
due GCC produrranno messaggi sulla navigazione e
sull’integrità dei segnali che dovranno essere inviati ai
satelliti della costellazione attraverso una rete di stazioni
dedicate (ULS, Up-Link Stations) funzionanti in banda C.
I segnali di navigazione sono generati a bordo dei satelliti
del sistema Galileo e trasmessi agli utenti in banda L.
La costellazione satellitare sarà controllata dalle strutture
dei GCS nei GCC e supportate da una rete mondiale di
stazioni funzionanti in banda S addette alla telemetria e ai
comandi a distanza (TT&C, Telemetry and Telecommand
stations).
La componente regionale di Galileo può comprendere un
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ANNO IV | n. 20 | MARZO - APRILE 2012
certo numero di strutture (ERIS, External Region Integrity
Systems) implementate e gestite da organizzazioni, paesi
o gruppi di paesi non Europei al fine di ottenere servizi
di integrità indipendenti da Galileo, per esempio con lo
scopo di soddisfare i vincoli legali relativi alle garanzie del
sistema.
Le componenti locali possono essere utilizzate per rafforzare
localmente le performance di Galileo. Le prestazioni
risulteranno migliorate, poiché la distribuzione dei segnali
di navigazione potrà raggiungere anche luoghi dai quali
non sia possibile ricevere direttamente le comunicazioni
satellitari. Le componenti locali saranno portate a termine
dai fornitori di servizi come valore aggiunto.
I ricevitori
Tre tipi di ricevitori saranno utilizzati nella fase IOV di
Galileo, in relazione alle diverse necessità del processo di
sviluppo dell’intero sistema e alla copertura dell’intervallo
dei segnali e dei servizi che saranno offerti:
• ricevitori dei segnali trasmessi dai primi satelliti;
• dispositivi di test per la ricezione da parte dell’utente,
per la validazione del sistema e la distribuzione del
segnale;
• ricevitori ad altissima prestazione e affidabilità, per le
stazioni di ricezione a terra.
I ricevitori elaborano i dati trasmessi dai satelliti per
determinare la posizione. Estraggono le misure che
indicano la distanza dell’utente da ciascuno dei satelliti.
Decodificano anche i dati di navigazione di Galileo, che
contengono informazioni fondamentali per calcolare la
posizione dell’utente, come la posizione dei satelliti e gli
errori degli orologi di bordo quantificati dal segmento di
terra e regolarmente inviati alla costellazione.
Le frequenze usate dai satelliti vanno da 1,1 a 1,6 GHz, un
intervallo di banda particolarmente adeguato per i servizi
di comunicazione e di navigazione.
Ognuno dei satelliti Galileo trasmetterà 10 diversi segnali
di navigazione, mettendo Galileo in condizione di offrire
servizi aperti (OS), di sicurezza (SOL), commerciali (CS) e
regolamentati da istituzioni pubbliche (PRS).
Galileo avrà anche un segnale di ‘integrità’, per assicurare
la qualità dei segnali ricevuti.
Il segnale di Galileo garantisce un’accuratezza che può
spingersi fino a un 1metro, con servizi a valore aggiunto per
i quali si potrà raggiungere in tempo reale un’accuratezza
di soli 10 centimetri
I servizi offerti
Il sistema Galileo è stato concepito come una applicazione
nucleo sopra alla quale ogni altra applicazione deve essere
implementata. L’impiego di Galileo riguarda una serie di
servizi integrati: può spaziare dall’utilizzo nel campo dei
trasporti (aerei, su rotaia, marittimi, stradali, pedonali), al
sincronismo, alla sorveglianza, come supporto alla legge,
per applicazioni ingegneristiche, scientifiche, ambientali
ed anche ricreative. Il suo influsso condizionerà anche
aziende nel settore bancario, energetico, assicurativo, delle
telecomunicazioni, del turismo e agricolo.
Open Service (OS)
L’Open Service (OS), o servizio base, fornirà servizi di
posizionamento, temporizzazione e navigazione accessibili
gratuitamente a chiunque. Rivolto al mercato di navigazione
di massa (applicazioni per il pubblico ed a servizi di
interesse generale) sarà in concorrenza diretta col sistema
statunitense GPS e le sue future evoluzioni. I ricevitori
predisposti consentiranno un’accuratezza inferiore ai 4
metri orizzontalmente e 8 metri verticalmente. L’OS non
offrirà però alcun servizio di integrità.
Commercial Service (CS)
Il Commercial Service (CS), o servizio commerciale, sarà
un servizio criptato e consentirà, dietro pagamento, di avere
un’accuratezza inferiore al metro; ciò si configurerà come
un valore aggiunto all’OS. Il CS potrà essere completato
da stazioni a terra per portare l’accuratezza ad un valore
inferiore ai 10 cm. Esso offrirà anche servizio garantito
di ranging e timing per usi professionali. L’accesso sarà
controllato a livello del ricevitore mediante l’uso di chiavi.
Public Regulated Service (PRS) e Safety of Life Service
(SoL)
Il Public Regulated Service (PRS) e il Safety of Life
Service (SoL) anch’essi criptati, offriranno un’accuratezza
comparabile con il servizio Open Service. Il loro
scopo principale è la robustezza contro i disturbi e il
rilevamento affidabile dei problemi entro 10 secondi.Sono
specificatamente progettati, rispettivamente, per operatori
di sicurezza (polizia, militari, ecc) dell’Unione Europea e
degli stati membri e applicazioni strategiche per la sicurezza
nei trasporti aerei, marittimi e ferroviari (controllo del
traffico aereo, atterraggio automatizzato di velivoli, guida
dei treni, navigazione di navi, ecc).
Il PRS permetterà lo sviluppo di applicazioni protette
nell’Unione Europea e potrà essere un importante
strumento per migliorare i mezzi usati dall’UE per
lottare contro le esportazioni illecite e l’immigrazione
clandestina. Il SOL garantirà anche l’integrità (Integrity)
e l’ autenticazione (Authentication), ma solo su richiesta
dell’utente. Questi servizi richiedono l’uso di ricevitori più
sofisticati rispetto all’OS.
Search and Rescue Support Service (SAR)
Un ulteriore sotto servizio offerto sarà il Search and Rescue

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Support Service (SAR), o servizio di ricerca e salvataggio,
che fornirà assistenza al sistema COSPAS-SARSAT
per la gestioni di allarmi e la localizzazione di utenti in
pericolo al fine di assistere le operazioni di soccorso. Il SAR
Il principio della navigazione guidata da satellite
verrà usato rilevando radiofari di emergenza (Emergency
Beacons) e rispondendo ad essi con degli opportuni
messaggi di risposta (Return Link Messages) nel contesto
del messaggio del SoL.
La navigazione satellitare individua con precisione un luogo misurando la distanza tra alcuni satelliti e un ricevitore. Il
ricevitore ricava le informazioni di tempo dai satelliti e determina la propria posizione calcolando quanto dista da un certo
numero di satelliti.
Alla base del calcolo risiede la misura dell’intervallo di tempo impiegato dai segnali per viaggiare dai satelliti al ricevitore.
Per individuare correttamente la propria posizione, il ricevitore ha bisogno di segnali di almeno quattro satelliti per la
navigazione.
L’accuratezza nella determinazione della posizione dipende dall’accuratezza nella misura del tempo. Solo gli orologi atomici
consentono di disseminare un’informazione di tempo al livello di accuratezza necessario, dell’ordine di qualche miliardesimo
di secondo. Gli orologi sono dunque uno degli elementi tecnologici più rilevanti a bordo dei satelliti Galileo e contribuiscono
in modo determinante alla definizione degli standard internazionali del tempo. Poiché la misura effettuata dal ricevitore
dell’intervallo di tempo impiegato dai segnali per viaggiare dai satelliti al ricevitore, è migliorabile nel caso in cui si includa
anche il segnale di un quarto satellite, nella selezione del numero dei satelliti e delle loro orbite è stata posta una particolare
attenzione.
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FORMAZIONE
Trabucchi
Artorigenerazione
come chiave di lettura
di Franco Laner
Professore ordinario di Tecnologia dell’architettura
all’Università Iuav di Venezia, da anni tiene un corso di
“Tecnologia delle costruzioni di legno”.
I trabucchi sono costruzioni lignee che si protendono
dalla riva verso il mare Adriatico. Alcuni rimangono
saldamente ancorati agli scogli, altri osano avanzare per
decine di metri. Sono macchine per la pesca stanziale
con rete quadrata.
Difficile, anche per un automobilista distratto, che
percorra la vecchia Adriatica nel tratto Ortona, Vasto,
Termoli, non essere attratti dai trabucchi.
Trabucchi sono anche visibili sulla costa garganica. Ridotti
di numero, perché in disuso o perché definitivamente
spazzati dalle onde, oppure segnati da qualche irriducibile
resto, quelli che rimangono restituiscono essenzialità
costruttiva e funzionale, apparentemente senza margine
di sicurezza a meno di non disvelarne il “tecnema”,
ovvero la concezione strutturale, materiali e tecnologie
sottese solo ad un’apparente precarietà.
Oltre alla staticità costruttiva, molte altre potrebbero
essere le questioni che queste singolari costruzioni di
legno sollevano. Le possiamo vedere come patrimonio
culturale-etnologico da salvaguardare, oppure ci si può
chiedere quale sia l’origine di questa macchina, di cui
è incerto anche il nome (qualcuno lo chiama trabocco),
oppure se ne può cogliere la sottile bellezza che ha fatto
scrivere molti letterati e ispirato artisti. Si potrebbe
indagare anche sul loro funzionamento per prendere i
pesci o discutere sull’attuale distorto uso che ora viene
fatto di quelli malamente restaurati.
Purtroppo ogni manufatto, quando, per cause esterne,
come il cambiamento dei modelli economici e di vita,
esaurisce la sua funzione – pesca per uso familiare e piccola
vendita del superfluo in questo caso – è condannato ad
un inevitabile degrado e progressiva dimenticanza.
Sinceramente credo che a poco servano tutti gli
accanimenti terapeutici per prolungare la loro vita
ed anche le più alte motivazioni conservative. Il forte
richiamo alla tradizione, alla cultura materiale, alla
salvaguardia, alla memoria storica non sono sufficienti e
poco senso hanno anche nuove leggi per il loro recupero.
Anzi qualche volta le norme sono più devastanti del lento
degrado: consentendone il recupero, anche a fronte di
incentivi economici e contributi a fondo perduto, si corre
il rischio di finalizzare l’uso del trabucco ad altri scopi,
come per attracco o come deposito di barche o “luogo di
merende”.
Ingrandendo la piccola cabina, rinforzando le strutture, il
possesso del trabucco comporta l’acquisto di un esclusivo
posto al sole e al mare, che però non ha più niente a che
vedere col trabucco originario, né per destinazione, né
per modalità di costruzione.
Nemmeno restaurare un trabucco per esibirlo a turisti
di bocca buona mi pare una buona idea, in quanto
comporterebbe la costruzione di improprie sovrastrutture
per la sicurezza e comunque sarebbe sempre qualcosa di
forzato, carico di nostalgia un po’ ipocrita di chi sempre
ricorda i tempi di quando Berta filava e che si stava meglio
quando si stava peggio.
Cosa fare dunque se non si vuole che i trabucchi
scompaiano dalla memoria e dalle coste ed al contempo
non siano solo dei simulacri di se stessi o appunto, posti
al mare per merende fra amici?

Auspicare un ritorno ad un’economia antica per cui la
pesca coi trabucchi diventi ancora remunerativa, mi
sembra oggi impossibile.
Io non ho risposta. La vita riserva proprio questo evento
inevitabile ed ineludibile: la morte.
Anche le cose materiali, che noi classifichiamo nel regno
minerale, similmente a quello animale e vegetale, mi pare
seguano uguale destino finale, forse perché le abbiamo
caricate di vitalità. Possiamo far di tutto per prolungarne
l’esistenza, ma dobbiamo anche rassegnarci alla loro fine.
Invece, ciò che può rimanere in “eterno” è la loro
descrizione. Non tanto quella visibile: per ciò bastano
buone foto o altri moderni mezzi di congelamento
dell’immagine, quanto piuttosto di ciò che non si vede.
In questo caso dobbiamo far ricorso a tutta la nostra
capacità interpretativa per capire e disvelare l’essenza
costruttiva di questi manufatti, ovvero dobbiamo
esplicitarne il “tecnema”.
Ciò che fa del trabucco la sua singolarità non è solo
ciò che appare e che induce alla meraviglia e fa scrivere
pagine toccanti e bellissime a poeti e scrittori, a
cominciare da D’Annunzio, o ciò che esalta l’architettura
vernacolare, fino a farla assurgere alle più alte espressioni
creative, quanto piuttosto la concezione strutturale,
ovvero quell’insieme di atti mentali che si inverano
successivamente in opere materiali.
Si rivendica dunque uno spostamento conservativo.
Noi possiamo tramandare e conservare l’atto mentale,
concettuale, spirituale, questo sì non degradabile.
Il “tecnema” costruttivo dei trabucchi – non intendo
esauriente questa mia interpretazione, ma questo è il
terreno del confronto – sta tutto in alcune categorie,
sicuramente sedimentate lentamente dall’osservazione
atavica del comportamento dei trabucchi nei confronti
del mare, la cui forza è, alla lunga, incontrastabile.
Si tratta appunto di stabilire un rapporto con la natura:
se ho fiducia – fiducia illuministica – nella capacità
dell’intelligenza e dei mezzi tecnici di poter contrastare
e regimare la natura, costruirò un manufatto forte ed
indistruttibile. Se invece ammetto che la natura sia più
forte, andrò con essa a patti. La scelta per i trabucchi
appartiene senz’altro a quest’ultima filosofia.
I trabucchi infatti non hanno scelto la forza per opporsi
alla forza.
Il modello dunque non sarà quello della vecchia quercia
che si oppone alla violenza del fiume per la sua intrinseca
resistenza e possanza, quanto quello del giovane virgulto
che si piegherà alla piena e appena sarà passata la furia, si
rialzerà e riprenderà vigore.
Vorrei fermarmi ancora un attimo su questi concetti,
anche per giustificare l’artorigenerazione che ho usato nel
titolo.
Trabucchi abruzzesi e garganici. Ancor oggi segnano la costa
adriatica e la caratterizzano. Non sfidano la riconosciuta forza
del mare e del vento, ma vanno con essa a patti, per duttilità ed
accettano anche la distruzione di parti, poi facilmente ricostruibili.
Quasi una sorta di artoricostruzione e artorigenerazione
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ANNO IV | n. 20 | MARZO - APRILE 2012
Riguardiamo i trabucchi con gli occhi e la penna del
Vate, che li descrive nel “Trionfo della morte”, romanzo
ambientato a S. Vito, il paese abruzzese delle ginestre
sull’Adriatico e ricco di trabucchi.
Per D’Annunzio il trabucco è una strana macchina da
pesca, tutta composta di tavole e travi, simile ad un ragno
colossale. E più oltre:… proteso sugli scogli, simile ad un
mostro in agguato, con i suoi cento arti, il trabucco aveva
un aspetto formidabile…
Lucertole e salamandre ed anche altri rettili hanno una
proprietà – tutta da capire e studiare anche per terapie
umane: staminali e nanotecnologie sono da questo punto
di vista promettenti – che qualora sia loro amputato un
arto, hanno la capacità di farlo ricrescere.
Il trabucco ha la stessa capacità.
Qualora la forza dei marosi ne spezzi un’antenna, ne
recida i ritti d’appoggio, poco male. Esso è concepito per
la facile riparazione e ricostruzione. Non si pretende di
vincere la natura, ma con essa si è scelto di andare a patti,
arrendersi e rigenerarsi però con facilità.
Questo è l’arcano strutturale del trabucco: rinunciare
a vincere con la presunzione di essere più forte, ma
accettare la forza della natura, contrastarla per ciò che sia
possibile, ma alla fine fare in modo che, persa la partita,
sia facile rigenerarsi.
Come dunque rendere “duttile” questa struttura? Intanto
opponendo alla furia del vento e del mare la minor
superficie possibile. I pali devono essere pochi e sottili,
minimi i tavolati, essenziali le antenne, minimale il
capanno.
Tutti gli elementi saranno fra loro legati, mai chiodati
o bullonati. La legatura, pur serrando, garantisce piccoli
movimenti ai legni uniti, mentre il bullone, che ne
trapassa il corpo, spacca il legno, se troppo sollecitato.
Anche i controventamenti sono assai rari, perché, come
si capisce, tutta la struttura si deve flettere, deformarsi ed
assecondare le sollecitazioni esterne.
Al limite si può anche rompere. Anzi la rottura è prevista
Pianta e prospetto di un trabucco di Fossacesia (Chieti). Questo
sintetico articolo sui trabucchi è frutto anche del contributo
dell’arch. Carla D’Uva (tesi col sottoscritto del 2004). Le foto
dell’articolo sono degli architetti Carla e Giuseppe D’Uva

Particolare di una antenna di un trabucco garganico a Vieste, loc.
S. Francesco
Trabucco di Rocca S. Giovanni recentemente ricostruito. Si noti la
selva di ritti, l’impiego di putrelle e bulloni, le croci di S. Andrea
per controvento. Materiali e concezione strutturale che riflettono
una moderna mentalità di resistenza, difforme dall’originaria
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ANNO IV | n. 20 | MARZO - APRILE 2012
e la riparazione di parti fa proprio parte della normale
gestione del trabucco. La riparazione è sempre facile,
perché semplice è l’assemblamento e poveri e facilmente
rinvenibili sul posto i materiali da costruzione. Come se
del grande mostro proteso verso il mare, il trabucco ne
possedesse anche la capacità autoriproduttiva: se perde
una zampa, continua a vivere, aspettando la ricrescita
dell’arto perso….
Tutto ciò che ci allontana dal fine della duttilità, diventa
inutile e dannoso orpello. La croce di S. Andrea, ad
esempio, espediente per irrigidire una struttura, non
può essere ammessa. È di gran lunga preferibile il
ricorso a stralli, ancorati a scogli, che non offrono alcuna
superficie di spinta al vento e alle onde. Così come
non sono ammessi bulloni, a cui oggi si fa ricorso per
le unioni legno-legno. L’ingrandimento della cabina,
aumenta la superficie esposta al vento e quindi la forza
orizzontale. Anche l’infittirsi dei pali, coll’intento di
aumentare la resistenza, crea nuove occasioni di impatto
delle sollecitazioni orizzontali. La passerella che porta al
trabucco è fatta di assicelle così ridotte da rendere difficile
il passaggio, ma di minimo impatto per le sollecitazioni
marine.
Fra le specie legnose, la preferenza va data alla robinia, che
è resistentissima. Recenti prove su di una dozzina di specie
legnose, hanno dimostrato l’assoluta differenza meccanica
della robinia, che a trazione si rompe con valori attorno
a 2.500 kg/cm 2 (cinque volte più dell’abete). L’impiego
della robinia è avvenuto probabilmente di recente, in
concomitanza con la costruzione della ferrovia. Si sa
infatti che questa specie (importata dal Nord America da
J. Robin nel 1601) è assai adatta a consolidare scarpate e
terreni di riporto e per queste caratteristiche è stata molto
impiegata lungo le linee ferroviarie. Prima dell’impiego
della robinia è stato usato il castagno, meno resistente,
ma assai durevole, specie nelle zone di bagnasciuga.
Trabucco di Punta Turchino a S. Vito (Ch). La funzione di
controventamento dei trabucchi è svolta da stralli ancorati alla
terraferma o a scogli. Rarissimo il ricorso a croci di S. Andrea

Esempio di stralli per controvento dei trabucchi ben ancorati alla
terraferma
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ANNO IV | n. 20 | MARZO - APRILE 2012
Trabucco di Punta Guardiano. È uno dei
trabucchi più tentacolari, con antenne protese
in ogni direzione. A questi trabucchi si riferiva
D’Annunzio quando ne “Il trionfo della morte” li
descrive come ragni protesi nell’Adriatico
La povertà dei materiali contrasta con la ricchezza
dell’arcano costruttivo. La concezione strutturale
dei trabucchi, originale ed intelligente, non
è soggetta al degrado e si può conservare per
sempre. Più problematica è la conservazione
materiale!
Trabucco a Rocca S. Giovanni, a nord di punta
Cavalluccio

Il trabucco è dunque il risultato di intenzioni strutturali
molto sofisticate. Proprio nell’esilità e duttilità della
struttura è racchiuso l’arcano della sua essenza costruttiva,
di difficile disvelamento se si usassero categorie esplicative
moderne o modelli strutturali abituali.
Fra i tanti corollari che da questa visione discendono,
vorrei considerare almeno uno.
Si intervenga a restaurare solo dopo aver capito. Questa
Trabucco di Punta
Turchino a S. Vito
(Ch)
La rete di pesca
dei trabucchi è
quadrata. Sullo
sfondo il trabucco
di Torre Monte a
Peschici
semplice regola è comunque di non facile attuazione,
perché capire è un atto di modestia, più che di
applicazione di algoritmi e modelli strutturali avanzati,
che però nulla hanno a che fare con categorie mentali
del passato o con concezioni strutturali tradizionali o
non più in uso.
Altrimenti è meglio che il mare, lento giardiniere,
cancelli anche i segni degli ammirevoli trabucchi.
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76
RILIEVI
“CatOne”
Natanti automatici
per rilievi idrografi ci
ed ambientali
“CatOne” è una famiglia di piccoli natanti-robot
(catamarani) polivalenti in grado di eff ettuare, in
totale o parziale autonomia, missioni di vario genere in
sostituzione di natanti operati da personale umano. Per
questo risultano particolarmente adatti a situazioni che
richiedano attività ricorrenti molto ripetitive, di lunga
durata o in ambienti critici quali bacini a rischio frana o
contaminati.
L’effi ciente gestione della missione, le ridotte dimensioni,
la facilità di trasporto ed il bassissimo fabbisogno
energetico ne esaltano la limitazione dei costi operativi.
Compatibilmente con i limiti di peso ed ingombro i robot
sono in grado di ospitare a bordo e trasportare una ampia
varietà di sensori ed apparecchiature che, a seconda
delle esigenze, ne permettono l’impiego in numerosi
e diversifi cati settori operativi, dalla idro-geologia alla
topografi a, dal campo militare a quello del monitoraggio
ambientale. A titolo di esempio si possono considerare le
seguenti applicazioni:
• rilievi batimetrici e correntometrici
• localizzazione di perdite in canali irrigui
• acquisizioni di immagini/fi lmati in superfi cie e
subacquei
• raccolta di campioni d’ acqua
• acquisizione dati ambientali
• disseminazione di traccianti per rilievi ottici (es.
aerei) di mappature dinamiche
Caratteristiche di riferimento
Oltre alla capacità di operare in autonomia, altre
caratteristiche peculiari dei “CatOne”, che li rendono
anche particolarmente adatti ad operare in presenza di
formazioni algali e in aree naturalistiche e faunistiche
protette sono:
• minimo pescaggio
• assenza di eliche immerse
• zero emissione di inquinanti (grazie alla propulsione
di tipo elettrico)
• bassa rumorosità
• virtualmente nessuna perturbazione della
conformazione naturale dei bassi fondali e
della relativa fl ora/fauna, grazie al ridottissimo
dislocamento, all’assenza di eliche immerse e alla
limitata velocità di esercizio
La scelta dei sistemi/sensori di bordo è, di volta in volta, il
risultato di una approfondita analisi dei requisiti operativi.
Questi possono richiedere varianti anche signifi cative alla
confi gurazione del natante. Per tale ragione è stata posta
molta attenzione alla modularità dell’insieme.
Semplicità di montaggio, unitamente a dimensioni e pesi
contenuti, ne rendono molto agevole la movimentazione
a terra e la gestione tanto che il numero di operatori
necessari è ridotto ad una sola persona.
Parzialmente smontati in pochi minuti, i natanti possono
essere agevolmente trasportati anche sul tetto di una
automobile berlina e, altrettanto rapidamente, messi in
funzione.
I dati che seguono vanno intesi come riferimento di
massima. La dipendenza confi gurazionale dalle specifi che
applicazioni li rende, infatti, suscettibili di variazioni
anche signifi cative.
• Dimensioni natanti: 1,7-1,9 m (lunghezza) x 1,0-1,2
m (larghezza)

• Pescaggio: 5-10 cm.
• Peso a vuoto: 12-15 Kg.
• Carico utile: 12-25 Kg
• Propulsione: elettrica, senza eliche immerse
• Autonomia massima: otto ore (assicurata da batterie
Litio-polimeri ad elevata densità energetica) se
necessario estendibile
• Velocità di crociera: 5-6 Km/h
Sistema di controllo
Esso rappresenta l’elemento pregiato del robot, che gli
conferisce autonomia e flessibilità operativa. È composto
da:
1. una stazione di controllo di terra, attraverso la
quale l’operatore definisce il percorso e pianifica la
missione su display interattivo con modalità semplici
ed intuitive.
Una volta attivato, il natante procede in autonomia
nell’effettuazione del piano previsto dalla missione.
Un sistema di data link, connesso alla stazione di
bordo, permette all’operatore che lo desideri di
mantenere sotto controllo l’avanzamento della
missione e, se necessario, di intervenire con
opportune variazioni.
2. un sistema computerizzato di navigazione di bordo
che attua in autonomia la missione utilizzando come
riferimento dati acquisiti da sensori GPS.
Nel caso di campagne di misura particolarmente onerose
in termini di superficie da presidiare o di tempi molto
stretti è possibile considerare l’operatività contemporanea
di più natanti che si suddividono i compiti, comunque
controllati dalla medesima stazione di terra.
Il sistema è infatti concepito per essere utilizzato
individualmente oppure in gruppi di più unità,
intendendo con questo che un singolo operatore con una
singola stazione di controllo di terra può gestire sino a
3 (numero incrementabile in sviluppi futuri) natanti.
L’intervento dell’operatore è limitato alla definizione delle
missioni dei singoli natanti ed alla loro messa in acqua ed
avvio. In caso di necessità si può estendere a correzione
durante l’esecuzione del lavoro.
Oltre ad aumentare proporzionalmente al numero di
natanti impiegati la resa temporale del sistema (es. ettari
di scansione nell’unità di tempo) tale soluzione riduce i
costi operativi complessivi.
Applicazioni di “CatOne” al monitoraggio della dinamica
dello stato ambientale
Una razionale valutazione sulle potenzialità di
utilizzo dei sistemi “CatOne” in un caso specifico
potrà essere effettuata soltanto sulla base di una più
approfondita conoscenza dei requisiti tecnici oltre che dei
condizionamenti logistico-operativi connessi.
Ipotesi di possibili impieghi:
• Rilievo batimetrico a mezzo scansione sonar, pre e
post rimozione (dragaggio) dei sedimenti del fondo
• rilievi correntometrici a mezzo sistemi ADCP
(Doppler)
• acquisizione di immagini video (del fondale, della
superficie lagunare e della fascia costiera)
• disseminazione puntuale di traccianti sulla superficie
(da monitorare nel tempo con acquisizione di
immagini aeree)
• raccolta di campioni d’acqua in punti definiti
• dispersione in acqua di eventuali prodotti chimici
• raccolta di dati chimico/fisici dello stato dell’acqua
in modalità semistatica, in sostituzione di stazioni
fisse. Questo potrebbe risultare interessante laddove
fosse necessario un campionamento su una griglia di
punti la cui densità renda impraticabile l’impianto
di stazioni fisse, oppure ove questo fosse impedito
dalla profondità del fondale o da altre restrizioni
(vedi navigabilità). In questa modalità il natante
potrebbe essere equipaggiato da un pannello
solare (la cui integrazione è in corso di studio) ed
operare continuativamente per giorni, mantenendo
la posizione assegnata e spostandosi da un punto
di rilievo all’altro secondo uno schema temporale
prestabilito.
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78
ANNO IV | n. 20 | MARZO - APRILE 2012
PORTABLE CONTROL DEVICE
OHMEX Sonarlite
Portable Singlebeam
Echosounder
DIRECT STEER (option)
LEIKA GRZ4
360° Prism
Reflector
GPS SAT
Echosounder Transducer
OPTICAL LASER
TRACKING
Rear boxes
LEFT: BATTERIES
RIGHT: AUTOPILOT
Front box
PAYLOAD
LEIKA
Total Station
LEIKA GPS
RTK Rover Station
OHMEX Sonarlite
Portable Singlebeam
Echosounder
GPS SAT
DGPS Correction
Echosounder Transducer

“CatOne”
I catamarani robotizzati “CatOne” sono stati concepiti, sviluppati, dalla società aerRobotix di Torino e presentati nel corso
della FIG Working Week 2012 con la collaborazione e il supporto della società Geo Survey di Biella, ditta operante nel settore
topografico che ha utilizzato i natanti nel corso di diverse campagne di rilievi idrografici.
Geo Survey
Studio tecnico nato dalla volontà di riunire più competenze professionali mirate alla consulenza e gestione di rapporti
interdisciplinari opera nei settori topografico, catastale e servizi. In particolare, per quanto riguarda la topografia, svolge
rilievi con strumentazione tradizionale e strumentazione satellitare GPS, creazioni di sottoreti di inquadramento legate a reti
IGM, poligonali, livellazioni di precisione, rilievi di inquadramenti aereofotogrammetrici, rilievi di piani quotati, sezioni
trasversali d’alveo, batimetria, tracciamenti e monitoraggi oltre ad attività topografiche relative ad applicazioni catastali e di
cantieristica. Compongono la struttura i professionisti:
• Alberto Romano, Geometra, Responsabile Attività Topografiche e Catastali e Legale rappresentante dello studio
associato.
Nato a Biella il 9 giugno 1970, diplomato presso l’Istituto per Geometri “Vaglio Rubens” nel 1989, tre anni dopo
consegue l’abilitazione alla libera professione di Geometra con esame di Stato a Biella. Dal 1993 è iscritto all’Albo dei
Geometri della Provincia di Biella.
• Alberto Bongianino, Architetto I., Responsabile settore informatico, Sviluppo software, grafica e rilievi topografici.
Nato a Biella l’11 aprile 1977, si diploma presso il locale Liceo Scientifico “A. Avogadro”. Nel 2001 consegue il Diploma
Universitario in Edilizia presso il Politecnico Di Torino. Acquisita l’abilitazione alla libera professione di Architetto
Iunior con esame di Stato a Torino nel 2003, dall’anno successivo è iscritto all’albo degli Architetti sezione B della
Provincia di Biella.
• Corrado Rossetti, Geometra, Responsabile attività catastali, Grafica e rilievi topografici.
Nato a Biella il 6 ottobre 1979, diplomato presso il locale Istituto per Geometri “Vaglio Rubens” nel 1998, consegue
l’abilitazione alla libera professione di Geometra con esame di Stato nel 2001. È iscritto all’Albo dei Geometri della
Provincia di Biella dal 2004.
aerRobotix
Costituita nel febbraio 2010, incentra l’attività ingegneristica high tech su problemi specifici per i quali non risultino
immediatamente disponibili soluzioni sul mercato o che, comunque, non siano del tutto mature e consolidate.
Quello dei natanti robotizzati “unmanned” (Unmanned Surface Vehicle, USV) autonomi (con back-up a comando remoto)
è l’ambito nel quale per primo si concretizza la capacità di integrazione di aerRobotix, come sottoinsieme della specifica
esperienza acquisita nel settore aerospaziale.
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GEOGRAFIA
Mappamondi
La sfera
terrestre
fra le mani
Secondo la più accreditata ricostruzione storica, il primo
mappamondo fu costruito dal cartografo, astronomo e
navigatore tedesco Martin Behaim nel 1492, alla vigilia
della scoperta dell’America. Realizzato a Norimberga,
il famoso “Erdapfel” (mela terrestre), ora conservato al
museo nazionale della città tedesca, era ricco di disegni
fantastici e leggende, sintetizzando inevitabilmente, pur
nella sua forma innovativa, le approssimative cognizione
geografiche dell’epoca.
Grazie alle successive scoperte geografiche dei secoli
successivi il mappamondo (dal latino “mappae mundi”,
mappa del mondo), che i cartografi antichi chiamavano
anche “globo”, andò, via via, perfezionandosi diventando
sempre più preciso, trasformandosi poi in uno strumento
diffuso per la didattica e la comprensione della geografia
di base.
Ancora oggi, nonostante l’avvento delle nuove
tecnologie digitali e virtuali che consentono di produrre
rappresentazioni del pianeta non solo “totali” ma anche
completamente matematizzate e quindi fortemente
versatili per l’utilizzo in ambito scientifico, il mappamondo
resta un prodotto “classico” che ha mantenuto intatto il
suo fascino.
È l’unica rappresentazione realistica della terra, priva
delle distorsioni e degli adattamenti delle carte in piano,
e, rispetto alle visioni che si possono ottenere grazie ai
supporti informatici, rimane l’unico modo per “osservare”,
tenendola fra le mani, una sfera terrestre.
Sulla sfera di un mappamondo sono rappresentati – e
possono quindi facilmente venire appresi – molti dei
fondamentali concetti della geografia e dell’astronomia
quali: le distanze, i fusi orari e il cambio dell’ora, paralleli
e meridiani (longitudine e latitudine), rotazione della
terra sul suo asse, inclinazione dell’asse, differenza tra
Stato e Paese, i nomi delle diverse Capitali, e, grazie al
doppio effetto dei modelli con luce, anche la differenza
che intercorre tra la rappresentazione geografica fisica e
quella politica.
Oggetto “caldo”, corporeo, è ancora in grado di evocare
l’apprendimento scolastico, il viaggio, l’avventura, le
esplorazioni, la storia della scienza, le migrazioni umane,
i progressi della comunicazione e dei trasporti e infondere
valori positivi, come uno spirito sovranazionale di unità
e fratellanza tra popoli, un senso di avvicinamento e di
comunione con luoghi e Paesi lontani.
Luce anti-paura per l’infanzia, strumento di
apprendimento, oggetto d’arredo, il suo ciclo di vita e
il suo uso si armonizzano con il ciclo di vita di chi lo
possiede e grazie ai molteplici utilizzi possibili all’interno
di una casa, essendo praticamente infrangibile, la sua vita
è spesso molto lunga.
Dalla produzione “artigianale” al mercato globale
Esistono oggi versioni del mappamondo appositamente
progettate per i bambini con apparecchiatura a basso
voltaggio, cartografie facilitate o giochi annessi che
trasformano il globo geografico didattico in un vero e
proprio giocattolo. Anche tecnologicamente avanzato,

con globi parlanti, oppure dotati di tastiera per effettuare
ricerche e molto altro.
Eppure, ancora negli anni ’50 del secolo scorso, prima
dell’avvento delle materie plastiche, la realizzazione di
mappamondi avveniva con l’applicazione di 12 spicchi di
carta (numero che poteva variare a seconda della grandezza
del globo) su di una sfera rigida in vetro o cartone, come
spiega Riccardo Donati, Amministratore Delegato di
Tecnodidattica Spa (Gruppo formatosi dall’integrazione
di due storiche aziende italiane prima concorrenti – la
Tecnodidattica di Genova, le cui origini risalgono al 1949,
e la Nova Rico di Firenze – e dalla incorporazione della
Raethgloben1917, antica azienda tedesca, produttrice di
globi in carta). “Ognuno di questi spicchi conteneva una
porzione di cartografia dal Polo nord al sud. Un sistema
certo affascinante che, però, consentiva numeri limitati
e costi elevati essendo preponderante la componente
manodopera”.
Dagli anni ’60, con l’utilizzo delle materie plastiche, la
produzione è notevolmente cambiata. “Nel momento
di maggiore espansione commerciale – dice Donati
– necessitando un risultato geografico più accurato
possibile, si è passati a una produzione industriale,
grazie a speciali macchinari che hanno consentito la
realizzazione di globi in plastica invece che in carta
portando un sensibile abbattimento dei costi e di
conseguenza un’esplosione delle vendite e della diffusione
commerciale del prodotto. Tecnicamente oggi il processo
di realizzazione di un mappamondo inizia con la
stampa off-set delle cartografie, in proiezione azimutale,
in modo che, dopo la deformazione, la sfera acquisti
proporzioni naturali, su di un foglio di plastica (2/10 di
mm) in piano. Vengono stampati entrambi i lati così
da rendere visibile la colorazione interna una volta che
si illumina il mappamondo. La fase successiva prevede
la termoformatura sotto vuoto del foglio di plastica per
dargli forma semi sferica. Poi si procede al fissaggio del
foglio deformato su sfera rigida mediante co-stampaggio
o saldatura e al successivo montaggio di tutti gli altri
componenti per finire con il confezionamento”.
Il lavoro cartografico
Per ottenere il livello di precisione che caratterizza i
mappamondi del ventunesimo secolo, fondamentale, nel
processo realizzativo, resta il ruolo del lavoro cartografico.
Un lavoro che si è, anch’esso, evoluto nel tempo.
“Fino agli anni ‘80 – spiega al proposito Riccardo Donati
– gli uffici cartografici interni avevano creato ricchi
archivi di cartografie, un patrimonio prezioso che ancora
oggi non è stato interamente sfruttato. Successivamente
le cartografie sono state digitalizzate e geo-referenziate,
rendendole così compatibili con il sistema GIS che
utilizza dati di derivazione satellitare. In questo campo
ci avvaliamo di collaborazioni con aziende di primissimo
piano come De Agostini e National Geographic.
Importante, poi, è il lavoro sui testi che aggiorniamo
costantemente e che vengono stampati solo a fronte dei più
recenti cambiamenti geografico-politici, l’ultimo dei quali
è stato il Sudan del Sud. Come ci raccontano i media, la
geografia è oggetto di conflitti politici e di eterne contese,
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ANNO IV | n. 20 | MARZO - APRILE 2012
per cui spesso a causa di commesse estere dobbiamo
adattare i confini affinché questi vengano approvati dai
diversi governi: il Marocco ha una rivendicazione sul
Sahara Occidentale, l’India, la Cina e il Pakistan sul
Kashmere, l’Argentina rivendica la sua sovranità sulle isole
Malvinas, alcuni paesi medio-orientali non riconoscono
Israele e così via. In sintesi, esiste una geografia delle aree
contese della quale occorre tenere conto, e di conseguenza
essere attrezzati per intervenire”.
La sicurezza e la qualità
Una volta realizzato, ciascun singolo globo viene testato
e controllato. “Poiché il nostro prodotto viene venduto
al 90% nella sua versione luminosa, sottostiamo alle
regolamentazioni degli apparecchi di illuminazione,
sottoponendo costantemente i prodotti a tutte le
certificazioni di qualità e di sicurezza del settore.
Per quanto riguarda l’Europa, per esempio, i marchi
IMQ, VDE e BSI. Mentre per gli Stati Uniti i prodotti
sono conformi alla normativa UL e hanno ottenuto
l’approvazione ASTM F963. La nostra assicurazione di
“Responsabilità sul Prodotto” copre anche gli Stati Uniti.
Per il Canada abbiamo ottenuto l’approvazione CSA
e per l’Australia, l’Australian Electrical Certificate of
Approval”.
Il mercato
La potenzialità produttiva del gruppo è di circa 5.000 globi
al giorno e l’esportazione rappresenta il 75% del lavoro.
“Esportiamo in tutti i continenti anche se il nostro mercato
principale resta l’Europa, con testi cartografici tradotti in oltre
30 lingue diverse tra le quali: Giapponese, Russa, Ebraica,
Gaelica, Swaili, Thailandese, Coreana, Araba, Rumena,
Bulgara”, spiega Donati che aggiunge: “anche il mercato di
questo prodotto, come ogni altro mercato, si sta lentamente
trasformando. Lo sbocco tradizionale del mappamondo,
che era stato per decenni quello delle forniture scolastiche e
delle assegnazioni ministeriali, è rapidamente declinato nei
Paesi industrializzati, dove lo Stato ha avuto un ruolo sempre
minore a favore della libera impresa privata. Lo sbocco
puramente scolastico è passato - riducendosi in maniera
drastica - nelle mani dei fornituristi di scuole e uffici, che
sono per lo più clienti privati molto specializzati che lavorano
prevalentemente su catalogo. Anche i grossisti del settore
cartoleria e giocattolo sono stati drasticamente ridotti dal
dilagare della Grande Distribuzione.
Restano attivi solo i migliori, quelli che hanno saputo
organizzarsi con un servizio alla clientela particolarmente
efficiente e flessibile o che si sono trasformati in aziende
fornitrici di servizi particolari alla Grande Distribuzione
come quelli di logistica, cambio di imballo e altri”.

IMPIANTI
Impianti e sistemi
elettrici: parametri
fondamentali
tecniche
di rappresentazione
ed analisi della potenza
Seconda lezione
di Mauro Cappello
Per comprendere correttamente il funzionamento degli
impianti elettrici è opportuno far precedere le nozioni
tecniche da una breve illustrazione dei concetti e dei
parametri fondamentali, cominciando con l’introdurre le
principali definizioni che, nel corso delle successive lezioni,
verranno spesso utilizzate.
La normativa tecnica di riferimento per quanto riguarda
impianti e sistemi elettrici è la raccolta delle normative CEI
espressamente dedicate.
Norma CEI 64-8 – V3: struttura ed elementi di novità
Per le finalità delle lezioni trattate, relative alla progettazione
degli impianti elettrici di uso civile, si segnala con
particolare attenzione la norma CEI 64-8 “Impianti elettrici
utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1.000 V in
corrente alternata e a 1.500 V in corrente continua”.
La citata norma CEI si compone di sette parti:
• CEI 64-8 – Parte 1 – Oggetto, scopo e principi
fondamentali;
• CEI 64-8 – Parte 2 – Definizioni;
• CEI 64-8 – Parte 3 – Caratteristiche generali;
• CEI 64-8 – Parte 4 – Prescrizioni per la sicurezza;
• CEI 64-8 – Parte 5 – Scelta ed installazione dei
componenti elettrici;
• CEI 64-8 – Parte 6 – Verifiche;
• CEI 64-8 – Parte 7 – Ambienti ed applicazioni
particolari.
GEOCENTRO/magazine pubblica, di Mauro Cappello,
Ingegnere e Ispettore Verificatore del Ministero dello
Sviluppo Economico, la lezione del ciclo dedicato al
tema degli impianti elettrici per illustrarne la normativa,
la componentistica, le metodologie di dimensionamento,
le regole basilari d’installazione ed infine le verifiche da
eseguire prima della messa in esercizio.
Il 31 gennaio 2011, è stata pubblicata la variante n. 3
della norma CEI 64-8 (indicata per brevità con la sigla
V3), essa è entrata in vigore lo scorso 1 settembre ed ha
introdotto una serie di novità all’interno della disciplina
tecnica dell’impiantistica elettrica.
Nella variante V3 il Comitato Elettrotecnico Italiano
(CEI) ha inserito un documento inedito, denominato
“Allegato A”, recante una serie di disposizioni
specificamente dedicate agli impianti elettrici installati
negli ambienti residenziali.
Le prescrizioni dell’Allegato A riguardano la realizzazione
di “Nuovi impianti” e la “Ristrutturazione e rifacimento
di impianti esistenti”. Naturalmente, come accade anche
nel caso di altre norme, sono esentati dall’osservanza delle
citate diposizioni gli impianti installati in edifici soggetti
al vincolo di cui al decreto Legislativo n. 42/2004
recante “Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi
dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137”.
Si tratta, infatti, di edifici di notevole pregio storico ed
artistico, per i quali il rispetto delle prescrizioni della
norma imporrebbe una serie di interventi che potrebbero
arrecare gravi danni all’edificio.
Un elemento molto importante e di assoluta novità
riguarda la classificazione degli impianti elettrici in tre
livelli, distinti sulla base delle prestazioni e del numero di
circuiti terminali.
In altre parole, così come per un’autovettura possono
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esistere diversi livelli di equipaggiamento che ne
determinano la versione (dalla più semplice alla più
elevata), così anche per gli impianti elettrici esistono
tre livelli di classificazione che vanno dal livello 1 (più
semplice) al più complesso livello 3 (integrato con sistemi
domotici).
La nuova classificazione degli impianti elettrici recata
dall’Allegato A della norma CEI 64-8 V3, incide sul livello
prestazionale dell’impianto, conseguentemente anche
sul suo valore economico. Ne deriva che è opportuno
indicare la tipologia di impianto che si desidera già in sede
di accordi committente/impresa.
L’energia elettrica: produzione e trasporto
L’energia elettrica in Italia viene prodotta tramite
particolari installazioni denominate centrali che, in base al
loro funzionamento sono definite termoelettriche (quando
l’energia elettrica si produce a partire da un processo di
combustione) o idroelettriche (quando l’energia viene
prodotta utilizzando l’energia cinetica dell’acqua, perciò
sono generalmente installate nelle vicinanze di importanti
corsi d’acqua).
Figura1 Esemplificazione grafica di impianto elettrico
(Pubblicazione tecnica BTicino)
La centrale termoelettrica sfrutta l’energia liberata durante
la combustione di un combustibile per alimentare una
caldaia, all’interno della quale l’acqua viene trasformata
in vapore, ad elevata pressione e temperatura. Il vapore
prodotto alimenta una turbina, alla quale è collegata
meccanicamente una macchina elettrica, definita
generatore o alternatore, il cui asse mobile ruotando
determina la produzione di energia elettrica.
Figura 2 Centrale termoelettrica

Nella centrale idroelettrica, l’azionamento della turbina
è determinato tramite l’afflusso di acqua in pressione,
generalmente proveniente da corsi d’acqua limitrofi
o più spesso da serbatoi, attraverso condotte forzate e
gallerie di derivazione. In entrambi i casi la macchina
che produce l’energia elettrica (generatore) è collegata
ad un trasformatore la cui funzione è proprio quella
di trasformare il valore della tensione, dal valore di
30.000 Volt (prodotto dal generatore) al valore finale di
220.000 Volt, necessario per poter trasportare l’energia
utilizzando conduttori di sezione contenuta.
La tensione elettrica
Per agevolare la comprensione del concetto di “tensione
elettrica” si fa spesso ricorso ad una similitudine di tipo
idraulico, ovvero si immagini di avere due serbatoi pieni
di acqua, il primo caratterizzato da un livello di acqua
che indicheremo con la lettera A, il secondo contenente
acqua ad un livello B, più basso del primo.
Se potessimo collegare con una tubazione i due serbatoi,
assisteremmo ad un riequilibrio dei livelli, ovvero tra i
due serbatoi ci sarebbe un passaggio di acqua dal primo
(caratterizzato da un livello più alto) verso il secondo
(caratterizzato da un livello più basso) ed alla fine
entrambi i contenitori sarebbero stabilizzati da un livello
di acqua uguale pari a C.
Una cosa molto simile accade anche per l’energia
elettrica, dove al posto dei livelli di acqua dovremmo
immaginare una differenza di potenziale (indicata
in genere con DV), al posto del tubo di collegamento
dovremmo pensare il conduttore elettrico ed infine, al
posto del flusso di acqua (dal serbatoio a livello più alto
verso quello a livello inferiore) dovremmo immaginare la
“corrente elettrica”.
Così come accade in idraulica, dove senza una differenza
di livelli non si potrebbe avere un flusso di liquido tra
serbatoi, anche nel campo dell’energia elettrica senza
una differenza di potenziale non sarebbe possibile avere
corrente elettrica.
La tensione elettrica distribuita per usi civili (abitazioni
ed uffici) è variabile nel tempo con una legge sinusoidale
la cui espressione è:
V = V°sin(wt)
dove:
V°: ampiezza della tensione;
w: pulsazione;
Per tutte le grandezze variabili nel tempo con legge
sinusoidale, anche per la tensione è definibile il parametro
“ frequenza f ” che è legato al parametro “periodo T”.
Il periodo di una grandezza sinusoidale rappresenta il
tempo necessario alla grandezza per assumere lo stesso
valore. Nella Figura si vede una grandezza sinusoidale di
ampiezza pari ad 1 mentre le due frecce rosse indicano i
due punti che definiscono il periodo.
La frequenza f è definita dalla semplice relazione: f=1/T,
ovvero l’inverso del periodo.
Il periodo si esprime in secondi mentre la frequenza si
esprime in Hertz.
Tornando più specificamente all’energia elettrica, nelle
nostre abitazioni ed uffici la tensione elettrica è distribuita
con una frequenza pari a f=50 [Hz] ed una differenza di
potenziale pari a V=220 [Volt].
La corrente elettrica
Quando si applica una differenza di potenziale ai capi
di un conduttore, si assiste al passaggio di una corrente
elettrica. La corrente elettrica viene definita in tal
modo in quanto è costituita da un flusso ordinato di
elettroni che vengono messi in movimento (a patto che il
circuito sia chiuso) dall’azione esercitata su di loro dalla
differenza di potenziale imposta ai capi del circuito. La
corrente elettrica viene indicata con la lettera maiuscola
I e viene misurata in Ampere [A]. È molto importante
dare qualche cenno sugli effetti della corrente sul corpo
umano, la cui gravità dipende essenzialmente da due
parametri:
• intensità della corrente elettrica;
• tempo di contatto con il corpo umano.
In sintesi le conseguenze del contatto corrente elettricacorpo
umano, sono riportate di seguito in ordine
crescente di gravità:
• Tetanizzazione muscolare: i muscoli sottoposti
a una corrente alternata subiscono una sequenza
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ANNO IV | n. 20 | MARZO - APRILE 2012
di stimoli elettrici; non riuscendo a contrarsi e
rilassarsi con la frequenza della corrente (pari a
50 volte al secondo), i muscoli restano contratti
permanentemente. La circostanza descritta
è particolarmente grave quando il contatto
avviene impugnando un oggetto in tensione, la
tetanizzazione paralizza i muscoli impedendone il
rilascio ed aggravando le conseguenze del contatto;
• Blocco respiratorio: in caso di un contatto
che interessa la regione toracico-polmonare, il
fenomeno della tetanizzazione coinvolge i muscoli
deputati alla respirazione provocandone il blocco.
Le conseguenze sono gravissime giacché dopo
pochi minuti possono verificarsi danni al cervello;
• Fibrillazione ventricolare: nel caso in cui il contatto
elettrico interessi la regione toracica e la corrente
elettrica abbia una intensità superiore al valore di
50 mA (50 millesimi di Ampere) si può verificare
la perdita di coordinamento dei muscoli cardiaci,
in tale situazione il cuore non riesce più a pompare
sangue causando ipossia e, dopo pochi minuti,
danni al cervello;
• Ustioni: un contatto caratterizzato da una densità
di corrente elettrica elevata determina, in pochi
secondi, gravi ustioni;
• Arresto cardiaco.
La rappresentazione degli impianti elettrici
Un tecnico che debba cimentarsi con l’impiantistica
elettrica civile, quale che sia la sua veste: Direttore
dei Lavori, Progettista, Responsabile per la sicurezza,
ecc., deve necessariamente conoscere le tecniche di
rappresentazione degli impianti ed i simboli grafici
convenzionali.
La simbologia utilizzata nella rappresentazione degli
impianti elettrici è normata, a livello internazionale
dall’IEC e dal CENELEC, mentre a livello nazionale
italiano, dal CEI, in particolare dal comitato n.3,
“CT3; segni grafici”.
Nella redazione di un progetto elettrico vengono
utilizzati diversi metodi di rappresentazione, che
vengono descritti dettagliatamente nelle norme CEI.
La prima fase della progettazione prevede la
redazione di uno schema topografico dell’impianto
(vedere Figura 5); partendo dalla planimetria del
fabbricato o del locale, si dispongono via via tutti
gli utilizzatori e le varie apparecchiature elettriche,
nonché le scatole di derivazione, le prese, i punti luce
e le condutture.
In tale rappresentazione ogni elemento viene ad
essere rappresentato nella effettiva posizione che
occuperà nel locale, dando così l’idea precisa dello
sviluppo dell’impianto e permettendo di fare una più
accurata indagine della potenza elettrica necessaria
per dimensionare tutto il complesso.
È ovvio che per effettuare tale operazione è necessario
conoscere, quanto meno a livello di massima, la
destinazione d’uso degli ambienti.
Per compiere tale operazione si fa uso di una determinata
simbologia, fissata dalle norme CEI, che viene di
Figura 4. Curva della pericolosità della corrente elettrica

seguito riprodotta in stralcio e che spesso reca, oltre alla
rappresentazione del singolo elemento dell’impianto,
anche una serie di indicazioni inerenti per esempio
all’amperaggio di una presa, alla potenza di una lampada
fluorescente, al diametro di una tubazione ed alla sezione
N
Trasformatore a due avvolgimenti
Interruttore di manovra
sezionatore unipolare
Interruttore di manovra
sezionatore ad apertura
automatica
Interruttore di manovra
sezionatore con fusibile
incorporato
Corrente continua (DC)
Corrente alternata (AC)
Neutro
Conduttore di protezione
Esempio di schema topografico di impianto
contenente una presa ed un punto luce
azionato da un solo punto
dei cavi che essa contiene.
Nella simbologia riportata è possibile notare come i vari
collegamenti sono rappresentati sotto forma unifilare,
esplicitando il numero dei cavi tramite una serie di
appositi trattini obliqui.
V
Scaricatore
Contatto di apertura azionato
tramite effetto termico
Fusibile con marcatura della
parte rimanente sotto tensione
Indicazione del valore della
tensione di guasto a terra
Cassetta di derivazione
Simbolo di quadro da
distribuzione
Terra, simbolo generale
Cassetta, simbolo generale
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ANNO IV | n. 20 | MARZO - APRILE 2012
2x1,5 16
Conduttore di neutro Interruttore, simbolo generale
Linea trifase
Linea trifase con neutro e
conduttore di protezione
Conduttura a parete
Conduttura incassata
Conduttura: due cavi 1.5 mmq e
tubo incassato diametro 16 mm
Cassetta di connessione
Conduttura in canale o passerelle
Conduttura ascendente
Conduttura discendente
Fusibile
Interruttore automatico
Interruttore automatico
magnetotermico differenziale
Interruttore di potenza
Interruttore di potenza azionato
tramite comando rotativo
Interruttore munito
di lampadina spia
Interruttore unipolare
Interruttore bipolare
Commutatore unipolare
Deviatore unipolare
Invertitore
Pulsante
Pulsante luminoso
Pulsante con accesso protetto
Bobina, simbolo generale
Relè a comando elettromagnetico
Punto luce
Punto luce a parete
Presa munita di conduttore di
protezione

Id
Interruttore di potenza ad
apertura automatica unipolare
Interruttore di potenza ad
apertura automatica azionato da
relè magnetotermico differenziale
Interruttore di potenza ad
apertura automatica azionato da
relè magnetotermico
Interruttore di potenza ad
apertura automatica azionato da
relè termico
Interruttore bipolare ad apertura
non automatica
Contatto di chiusura
Contatto di apertura
Mentre la rappresentazione mediante schema topografico
consente di posizionare gli elementi dell’impianto
nell’ambiente secondo le ipotetiche necessità di utilizzo, la
tecnica di rappresentazione denominata schema unifilare
permette di conoscere la struttura dell’impianto, le
caratteristiche dei componenti e le relazioni gerarchiche
tra gli stessi.
Tale schema contiene una serie di informazioni molto
importanti che vanno dal valore di sezione di cavo
utilizzato alla descrizione della tipologia dello stesso, dal
valore di corrente nominale dell’interruttore scelto alla
sua marca e così via.
Nella sua forma più semplice lo schema unifilare di un
impianto da installare in un appartamento di medie
dimensioni è rappresentato nella Figura 7.
Leggendo lo schema si vede che esso prevede un
interruttore denominato “Generale” a guardia di due
36 W
Presa munita di interruttore
unipolare con interblocco
Presa per sistemi di
comunicazione, es. TV
Suoneria
Cicala (o ronzatore)
Serratura elettrica
Lampada fluorescente da 36 W
Citofono
Telefono (apparecchio)
Altoparlante
linee, una dedicata all’illuminazione, l’altra alla forza
motrice.
L’interruttore “Generale” è composto da un modulo
termico, un modulo magnetico ed un modulo
differenziale, la sua corrente nominale è 16 [A] mentre il
suo potere di interruzione è di 4500 [A].
La protezione differenziale è invece di 0,03 [A].
Per la protezione delle altre due linee si prevede di
installare un interruttore “Generale Luce”, avente
corrente nominale di 10[A] e potere di interruzione
ancora di 4,5 [kA] mentre per quanto riguarda la
seconda linea è previsto un “Generale forza motrice”
avente corrente nominale 16 [A] e medesimo potere di
interruzione.
Dallo schema unifilare è anche possibile leggere la
sezione dei cavi, pari ad 1,5 [mm 2 ] per il circuito luce
mentre è di 2,5 [mm 2 ] per il circuito forza motrice.
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ANNO IV | n. 20 | MARZO - APRILE 2012
Progetto:
appartamento
Tensione di esercizio:
230 [V]
Quadro: generale
Data: 20/03/02
Id
Descrizione linea Generale Generale Forza Motrice Generale Luci
Fasi della linea L1 N L1 N L1 N
Corrente nominale In [A] 16 16 10
Idiff [A] / Tdiff [s] 0,03 / 0,00
Potere d'interruzione [KA] 4,5 4,5 4,5
Ku / Kc 1,00 / 1,00 1,00 / 1,00 1,00 / 1,00
Sezione fase [mm2] 6 2,5 1,5
Sezione neutro linea [mm2] 6 2,5 1,5
Sezione PE [mm2] 6 1,5 1,5
Sigla cavo N07V-K N07V-K N07V-K
1
2
Figura 7. Schema unifilare
3

Analisi della potenza
La redazione dello schema topografico è molto utile
per cominciare a dimensionare l’impianto in termini di
potenza elettrica “installata” e successiva determinazione
della potenza elettrica “contrattuale”.
Come noto l’ente esercente il servizio elettrico distribuisce
la potenza elettrica per uso civile con quattro diverse
taglie, ovvero: 1,5 kW – 3,0 kW – 4,5 kW – 6,0 kW.
A monte dell’impianto, l’ente installa un interruttore
limitatore di potenza, il cui scopo è quello di impedire
il prelievo di una quantità di potenza maggiore di
quella contrattuale prevista, tuttavia questi interruttori
consentono all’utente un prelievo maggiorato del 10%
rispetto alla potenza contrattuale, quindi per una
potenza contrattuale di 1,5 kW l’utente potrà disporre
effettivamente di 1,7 kW, per quanto riguarda la taglia
di 3 kW l’utente potrà prelevare fino a 3,3 kW e così via.
Nota la potenza elettrica e la tensione di distribuzione
pari a 230 V, è possibile determinare il valore della
corrente di impiego, ovvero la corrente massima che
potrà fluire nella linea.
Nella tabella seguente sono riportati i dati relativi alle
quattro taglie di potenza elettrica monofase gestite dagli
enti esercenti il servizio di energia elettrica:
Potenza
contrattuale
impegnata [kW]
Potenza massima
disponibile [kW]
Corrente
di impiego [A]
1,5 1,7 8
3,0 3,3 16
4,5 5,0 25
6,0 6,6 32
La determinazione della potenza installata restituisce
spesso un valore esuberante rispetto alle effettive
necessità dell’impianto, in quanto non capita mai che
tutti gli utilizzatori siano azionati contemporaneamente.
Ne consegue che tramite l’applicazione di opportuni
coefficienti di contemporaneità è possibile
“ridimensionare” il valore della potenza effettivamente
necessaria.
Per esempio per un appartamento di superficie pari a 100
m 2 si potrebbero prevedere le seguenti utenze elettriche:
Utenze Potenza
Illuminazione 2000 W
Frigorifero 200 W
Televisore + decoder 150 W
Lavabiancheria 2200 W
Lavastoviglie 2500 W
Forno da Cucina 1500 W
Caldaia murale esterna 200 W
TOTALE 8750 W
Il valore della potenza installata ammonta a 8750 W o
8,75 kW, valore abbondantemente superiore alla stessa
fornitura monofase dell’ente.
Per concludere, è sufficiente una fornitura di 3,0 kW per
consentire il funzionamento dell’impianto considerato
giacché non è ragionevole ipotizzare che tutte le luci
siano contemporaneamente accese, come pure che tutti
gli utilizzatori siano simultaneamente funzionanti.
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MEDIATECA
“Per un’Italia possibile”
La cultura salverà il nostro Paese?
Il patrimonio storico, ambientale, monumentale dell’Italia
è stato avvilito, trascurato e in alcuni casi abbandonato per
decenni, aggredito dalla incontrollata cementificazione
e dalla ‘rapacità economica’. Così l’Italia, oggi, a
differenza di Germania, Francia e Inghilterra, ha perso
l’occasione recente di sfruttare la risorsa in espansione
del turismo culturale e naturalistico. Un’opportunità
forse irrecuperabile per il nostro Paese; un errore di
valutazionei il cui peso aumenta con il riconoscimento
dell’ineguagliabile potenzialità del nostro vasto e vario
patrimonio.
Quali azioni ‘possibili’ spettano ora a Stato e privati
in materia di leggi, competenze, fondi, interventi e
manutenzione per recuperare il danno fatto? Come la
cultura può essere una via per ritrovare quell’orgoglio
per la propria identità necessario per ricostruire un Paese
afflitto da una crisi senza precedenti?
Ilaria Borletti Buitoni, presidente del FAI – Fondo
Ambiente Italiano –, nel volume “Per un’Italia possibile”
(edizioni Mondadori) cerca di rispondere a queste
domande conducendo il lettore in un viaggio tra le
bellezze e gli scempi dello Stivale e attraverso il senso civile
“Il museo immaginato”
da Philippe Daverio
“Il gioco dell’invenzione d’un museo ideale, un luogo dove
le muse possano seguire l’ipotesi di un’idea; un museo
necessariamente concreto: ci si cammina, anche se solo
virtualmente”.
Guidato dalla sua curiosità e da un gusto personalissimo,
del popolo, immemore dell’Italia ottocentesca del “grand
tour” e incapace di orgoglio nazionale.
Il “pamphlet”, documentato, e con dati sulle dimensioni
del patrimonio paesaggistico italiano, sullo stato di
emergenza in cui verte e sull’ingerenza politica, è tanto
coinvolgente quanto preoccupante. L’autrice, tuttavia,
non tralascia di enumerare casi anche felici di piccole
e grandi realtà, tra cui lo stesso FAI - Fondo Ambiente
Italiano. Dall’esempio di don Antonio Loffredo con i suoi
ragazzi per la salvaguardia del reticolo sotterraneo delle
catacombe di Napoli, all’attività di Fondazioni private,
pubbliche e non profit sempre più numerose e impegnate
nell’educazione ambientale, nel recupero di spazi perduti
(oasi, giardini storici, santuari) o nella valorizzazione del
turismo culturale.
Philippe Daverio, (in questo volume, "Il museo immaginato",
edito da Rizzoli) inventa la sua collezione d’arte, scrivendo
di alcuni capolavori di tutti i tempi, dalla Pala di Brera di
Piero della Francesca al Giuramento degli Orazi di David,
dalla Nascita di Venere di Botticelli alla Canestra di frutta
di Caravaggio. Opere note e meno note, rilette attraverso il
suo sguardo ironico e penetrante e raccontate in relazione al
loro contesto o mettendone in evidenza i particolari.
Un viaggio in un museo immaginato, una galleria di dipinti
descritti da una penna irriverente e graffiante. Il primo vero
libro illustrato sull’arte di uno dei più popolari uomini di
cultura europei.
Philippe Daverio è nato nel 1949 a Mulhouse, in Alsazia,
e vive a Milano. Professore ordinario alla Facoltà di
Architettura dell’Università di Palermo e incaricato al
Politecnico e allo IULM di Milano, è direttore della rivista
Art e Dossier e autore e conduttore in tv di Passepartout e di
Emporio Daverio.

NEWS
AMBIENTE
“Identis Weee”, progetto europeo
per la raccolta dei rifiuti elettronici
Si chiama “Identis Weee” ed è un progetto innovativo
che, grazie all’utilizzo di avanzate tecnologie consentirà la
tracciabilità dei cosiddetti RAEE (i rifiuti da apparecchiature
elettriche ed elettroniche) e di raddoppiare la raccolta pro
capite, favorendo il recupero di materie prime seconde che
possono essere nuovamente reimpiegate.
Cofinanziato dal Programma europeo “LIFE” e nato dalla
collaborazione di Hera Ecolight (Italia), Ecolum (Spagna)
ed Environ (Romania), il progetto si occuperà di intercettare
i rifiuti elettronici, in particolare concentrandosi sui piccoli
elettrodomestici e le lampadine esauste, immettendoli in
un circuito di recupero e riciclo virtuoso che limita i danni
ambientali e provvedendo all’isolamento e al reimpiego di
sostanze dannose quali tungsteno, magnesio e mercurio,
oltre ai metalli rari. Tracciando i rifiuti sarà, inoltre,
più difficile alimentare il traffico illecito degli stessi e
l’esportazione verso i Paesi del Terzo mondo dove si stanno
FISICA
Superconduttività a temperatura
ambiente. Importante scoperta
di un team di ricercatori italiani
Un gruppo di ricerca, coordinato da Stefano Dal Conte
dell'università Cattolica del Sacro Cuore e dei laboratori
interdisciplinari per la fisica avanzata dei materiali
(i-Lamp) di Brescia, ha scoperto uno dei meccanismi
fondamentali alla base della superconduttività ad alta
temperatura che permetterebbe di trasportare l'elettricità
senza alcuna dissipazione di energia.
Per arrivare a questo risultato, i fisici italiani hanno utilizzato
impulsi laser ultraveloci per identificare le microscopiche
interazioni che azionano la superconduttività ad alta
temperatura, mostrando che negli ossidi di rame
superconduttori gli elettroni sono legati in coppie non
attraverso un meccanismo convenzionale, che implica
creando delle vere e proprie discariche.
“Identis Weee” si svilupperà per fasi, la prima delle quali
prevede che entro il 2012 si introducano contenitori
speciali per la raccolta dei RAEE in determinati comuni
aderenti all’iniziativa partendo, in Italia, dall’Emilia-
Romagna. La sperimentazione avverrà in contemporanea
anche a Saragozza per la Spagna e Bucarest (Romania)
dove i contenitori per la raccolta di piccoli elettrodomestici,
cellulari e di lampade a basso consumo verranno
posizionati lungo le strade, mentre i contenitori per i grandi
elettrodomestici prenderanno posto nelle isole ecologiche e
nei pressi dei centri commerciali. Al pari verrà organizzata
anche una stazione mobile per la raccolta domiciliare che,
grazie ad un sistema intelligente, utilizzato anche dagli altri
contenitori, permetterà la tracciabilità del proprietario del
rifiuto dando la possibilità di quantificare con precisione la
mole di materiale conferito.
una deformazione della struttura cristallina, ma attraverso
delle fluttuazioni della polarizzazione magnetica.
Secondo gli esperti, se si arrivasse a ottimizzare e
ingegnerizzare questo meccanismo si troverebbe forse
la strada che porta alla superconduttività a temperatura
ambiente, con numerose ricadute sia per la ricerca di base
sia per le applicazioni tecnologiche.
Si potrebbe per esempio, trasportare corrente elettrica
con efficienze mai raggiunte, risparmiando una notevole
quantità di energia, produrre campi magnetici elevatissimi,
indispensabili nel campo dei trasporti e delle tecniche
diagnostiche mediche, come la risonanza magnetica
nucleare.
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ANNO IV | n. 20 | MARZO - APRILE 2012
CLIMA
Cambia l’ecosistema marino
A rischio la crescita dei coralli
Entro la fine di questo secolo solo il 5% dei mari del
pianeta avrà le condizioni adatte per la crescita dei
coralli, che ora esistono invece in metà degli oceani. Il
dato, non certo incoraggiante, arriva da una simulazione
dell'università delle Hawaii (pubblicata dalla rivista
"Nature climate change") ed è stato dedotto sulla base
dell'aumento dell'acidità dei mari causato dalla CO 2
atmosferica prodotta dall'uomo, un terzo della quale si
scioglie nell'acqua.
Per escludere la possibilità che la variazione nell'acidità
che si vede negli ultimi anni sia naturale, uno studio ha
simulato le condizioni a partire da 21mila anni fa fino
al giorno d'oggi, basandosi sulla saturazione del minerale
aragonite: maggiore è la CO 2 disciolta e minore è la
saturazione, e valori inferiori a 3,5 su questa scala non
NANOTECNOLOGIE
Foderata con nanoparticelle
la carta diventa “intelligente”
La carta diventa “intelligente”, grazie a infinitesimali
particelle che le regalano nuove proprietà, conservandone
però intatta la struttura originaria. L'idea di arricchire un
materiale quotidiano, ubiquo e a basso costo, grazie alla
nanotecnologia è nata nei laboratori dell'Istituto Italiano
di Tecnologia di Genova dove un gruppo di giovani
scienziati internazionali ha messo a punto la tecnica che
prelude ad applicazioni sempre più complesse.
La cosiddetta “super carta” si ottiene foderando le singole
fibre di cellulosa con nanoparticelle di natura diversa
che danno di volta in volta effetti specifici: con l'ossido
di ferro, ad esempio, la carta diventa magnetica, con
consentono la crescita di coralli.
In alcune regioni del mondo, spiegano gli autori della
ricerca, il cambiamento di acidità avvenuto dalla
rivoluzione industriale è centinaia di volte maggiore
rispetto a quello avvenuto tra l'ultima era glaciale e il
periodo pre-industriale: «Quando la Terra ha iniziato a
riscaldarsi, 17 mila anni fa il livello di CO 2 atmosferica
è salito da 190 ppm a 280 in 6mila anni, e gli ecosistemi
marini hanno avuto molto tempo per adattarsi. Per il
balzo da 280 agli odierni 392 invece il tempo è di 100-
200 anni, molto più breve».
Riferito alla saturazione dell'aragonite lo stesso balzo ha
implicato che mentre prima il livello era intorno a 4,8 ora
è 4,2, una variazione che ha già messo a rischio il 15% dei
coralli nel mondo.
l'argento, invece, antibatterica, mentre con il biossido di
silicio, idrorepellente. Restando, comunque, sempre carta
e mantenendo la nota versatilità che consente di piegarla,
stamparla, arrotolarla.
Numerose le possibile applicazioni, a partire dai
documenti preziosi che si possono crittografare
magnetizzandone una piccola porzione, oppure alla
creazione di fogli antibatterici che possono essere
impiegati per impacchettare alimenti.
Senza contare che, come dicono gli esperti, la tecnica
brevettata si può applicare anche a diversi materiali, fra
cui, per primi, i tessuti.

COSTRUZIONI
Nuovo polo formativo
per i mestieri del legno-arredo
FederlegnoArredo in collaborazione con ASLAM –
Associazione Scuole Lavoro Alto Milanese, ha presentato
il progetto per la realizzazione in Brianza di un “Polo
Formativo per i mestieri del Legno Arredo” finalizzato a
rispondere al fabbisogno formativo e occupazionale delle
imprese della filiera attraverso una proposta formativa
capace di riavvicinare al mestiere i giovani del territorio.
Il progetto nasce dall’esigenza di rispondere alle richieste
degli imprenditori locali alla continua ricerca di figure
specializzate come falegnami, tappezzieri, verniciatori,
montatori e operai qualificati per il controllo degli
impianti industriali.
Il Polo Formativo è strutturato per offrire diversi livelli di
formazione dove la più qualificata sarà una “Formazione
Superiore” che intende dare una specializzazione tecnico-
CURIOSITà
Magnate australiano annuncia
La costruzione del “Titanic II”
Clive Palmer, un ricchissimo magnate minerario
australiano, ha annunciato i piani per costruire una flotta di
navi di lusso comprendente una versione del ventunesimo
secolo del “Titanic” per la cui realizzazione ha siglato un
protocollo d'intesa con la compagnia cinese di proprietà
statale CSC Jinling Shipyard. Con i più avanzati sistemi di
navigazione e di sicurezza, il “Titanic II” percorrerà i mari
dell'emisfero nord, e il suo viaggio inaugurale da Londra
a New York, scortato da unità della marina cinese, è in
programma nella seconda metà del 2016.
professionale post diploma volta a fornire al mondo
produttivo tecnici qualificati, con il percorso ITS ritenuta
l’ipotesi operativa più adeguata e innovativa anche per
garantire ai giovani un approfondimento teorico-pratico
del mestiere di vera eccellenza.
L’impegno da parte delle due organizzazioni è di poter
aprire un percorso biennale di Istruzione Tecnica
Superiore post-diploma per il Legno-Arredo a partire
dal 2013. La figura che si intende proporre è quella del
“Tecnico-Commerciale del Legno-Arredo”, una figura
già in possesso di contenuti tecnici sia relativamente ai
materiali, sia ai prodotti.
Spazio, nel Polo, anche a una “Formazione di base”
funzionale al primo inserimento lavorativo dei giovani,
dove il profilo professionale individuato per la formazione
di base è l’“Operatore Meccatronico del Legno-Arredo”,
e alla “Formazione permanente e continua” funzionale,
invece, al mantenimento e all’acquisizione di un livello
adeguato di competenze da parte degli occupati del
comparto e al loro sviluppo professionale.
Secondo quanto detto da Palmer, è già stato avviato,
con la collaborazione di una squadra di ricerca storica,
il lavoro di progettazione della nave che avrà le stesse
dimensioni del suo predecessore, con 840 camere e nove
ponti.
Nelle sue intenzioni la ricostruzione del “Titanic” sarà
un contributo allo spirito degli uomini e delle donne
che lavoravano nel transatlantico originale, che affondò
100 anni fa dopo una collisione con un iceberg con oltre
1.500 morti fra passeggeri ed equipaggio.
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ANNO IV | n. 20 | MARZO - APRILE 2012
EDILIZIA
Il Governo apre il tavolo
sul “Piano per le città”
Il Governo italiano ha avviato i lavori del tavolo sul “Piano
per le città”, il cui obiettivo, come detto dal Vice Ministro
alle Infrastrutture e Trasporti, Mario Ciaccia, sarà quello
di stabilire gli obiettivi e fissare le strategie necessarie per
intervenire sul territorio in tempo reale.
“Per il Governo – ha spiegato il Vice Ministro – la
rigenerazione delle aree urbane degradate è un imperativo
oltre che un grande motore di sviluppo”. Tali aree, secondo
l’esponente del Governo, “non vanno rigenerate solo dal
punto di vista infrastrutturale, ma vanno anche stimolate
le attività imprenditoriali, artigianali, le occasioni di lavoro,
le attività formative, la riqualificazione energetica”.
Lo strumento per l’attuazione del “Piano per le città”
sarà probabilmente il Contratto di valorizzazione urbana,
sottoscritto tra tutti i soggetti pubblici e privati interessati,
nel quale confluiranno una pluralità di interventi: dalla
riqualificazione delle aree urbane degradate con il recupero
del patrimonio esistente, all’housing sociale che ha già
visto il Ministero alle Infrastrutture e Trasporti investire
833 mln di euro come volano di risorse anche locali e
private per la realizzazione di 72 mila alloggi, di cui 11
mila già attivati.
Attenzione verrà posta anche al tema scuola e alla messa
in sicurezza delle strutture edilizie che, unitamente alla
GREEN BUILDING
A Londra, il Centro Siemens
per la sostenibilità urbana
Verrà inaugurato entro l’estate a Londra il nuovo “Urban
Sustainability Centre” della Siemens, edificio futuristico
che darà spazio al tema della sostenibilità in ambito
urbano e che per la sua forma è stato soprannominato
“Crystal”.
Costituito da due grandi sezioni a forma di cristallo che
ospiteranno una sala conferenza, un centro di ricerca e
uno spazio interattivo, di circa 2.000 metri quadrati –
per illustrare le soluzioni per le città e le diverse tecniche
per rendere ancora più sostenibile la mobilità, gli edifici,
il sistema sanitario e l'approvvigionamento dell'energia
e dell'acqua – l’edificio è stato realizzato interamente
rivalutazione delle aree demaniali, sarà oggetto di intervento
diretto del Piano. Sono inoltre previste agevolazioni per
le nuove attività commerciali e per l’efficientamento
energetico, premialità fiscali per chi ristruttura o sostituisce
vecchi edifici e misure per favorire gli interventi di
ottimizzazione del trasporto pubblico locale.
facendo ricorso alle più moderne tecnologie sostenibili
rispettando gli elevati standard ambientali internazionali
LEED e BREEAM.
Il Centro per la sostenibilità urbana di Siemens, dotato
inoltre, di un’area conferenze in grado di accogliere fino
a 270 delegati, una sala cinematografica, un ristorante e
una sala ristoro, promuoverà lo scambio di idee sul futuro
delle città del mondo dai più svariati punti di vista:
architetti e tecnici, autorità pubbliche, ma anche studenti
e semplici visitatori potranno contribuire, assieme agli
esperti di Siemens e alle istituzioni scientifiche, allo
sviluppo di nuovi progetti.

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NEL PROSSIMO NUMERO
COSTRUZIONI
Gino Zavanella
e le sue architetture
PROTAGONISTI
Filippo Re Grillo
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Formazione
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