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la legislazione suntuaria. secoli xiii-xvi. emilia-romagna - Direzione ...

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694 Legis<strong>la</strong>zione <strong>suntuaria</strong><br />

cumvicine non sottoposte a l’imperio di sua excellentia (...), né se può in tal<br />

caso osservare questo ordine et modo di vestire et altri ornamenti loro, se<br />

non con grandissimo desordine et disturbo delle parti, et non so<strong>la</strong>mente delli<br />

parentadi fatti fin a mo’, ma anchora di quelli che si fariano et faranno per<br />

l’avvenire», stabilisce che «le donne di detto comune di qual si voglia grado,<br />

che da uno anno in qua siano promesse o maritate, o che se maritaranno per<br />

l’avvenire in persone di fuora del ducal stato (...), non siano tenute a l’osservantia<br />

del disposto et ordinato di sopra» 23 ; cosa a cui <strong>la</strong> magistratura fiorentina<br />

preposta al<strong>la</strong> revisione e all’approvazione delle norme emanate dalle comunità<br />

locali, gli «Otto di pratica», aggiunge e puntualizza che si deve intendere<br />

come «le fanciulle che sono o saranno maritate a forestieri dal dì che<br />

saranno maritate a uno anno non sieno per detto anno sottoposte al<strong>la</strong> presente<br />

legge, ma di poi passato l’anno, s’intendino comprese et sottoposte al<strong>la</strong><br />

leggie prefata, et così versa vice le fanciulle forestiere che sono o che saranno<br />

maritate agl’huomini del comune di Castello dell’Alpe» 24 . Per fare un esempio<br />

di identità testuale, negli stessi termini si prescrive a Castrocaro, poiché<br />

«gl’huomini et donne sì del<strong>la</strong> terra come del contado imparentano spesso<br />

con quelli delle dette terre circumvicine (...), né si può in tal caso osservare<br />

questo ordine e modo di vestire et altri ornamenti loro se non con grandissimo<br />

disordine et disturbo delle parti» 25 .<br />

Dietro questa posizione si intuisce tutta una serie di problemi, che vanno<br />

dai segni del<strong>la</strong> maggiore condivisione di tutte le costumanze del vivere quotidiano<br />

– e quindi anche dell’abbigliamento – con i centri del<strong>la</strong> pianura romagno<strong>la</strong><br />

(com’è esplicitato più oltre anche per Castrocaro, che era – con<br />

Terra del Sole – l’abitato più settentrionale del Granducato, a soltanto una<br />

decina di kilometri da Forlì e dal<strong>la</strong> Via Emilia); ai timori di liti e di gelosie<br />

derivanti dai paragoni ineguali o del crearsi di esenzioni de facto per i sudditi<br />

di altro stato, al rischio di creare “disordine” rendendo troppo visibili manifeste<br />

diseguaglianze di status sociale antecedenti al matrimonio, cioè facendo<br />

all’apparenza “retrocedere” sul<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> sociale le donne di provenienza cittadina<br />

maritate in queste comunità, col costringerle all’osservanza di limiti più<br />

stretti, adatti ai comitatini.<br />

Questo pare più esplicito che altrove a Rocca San Casciano dove,<br />

«perché spesso aviene che in persone del borgho et castello predetto si maritano<br />

donne di persone civili delle terre et città circumvicine, si provede a maggiore<br />

contento et satisfatione di dette donne, et delli parenti loro, che essendo elle di<br />

persone civili et tenuti cittadini nel<strong>la</strong> terra et città loro, venute che le saranno a<br />

23 AS FI, Statuti delle comunità autonome e soggette, 167, c. 94r-v.<br />

24 Ibid., c. 95v.<br />

25 Ibid., 208, c. 223v.

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