la legislazione suntuaria. secoli xiii-xvi. emilia-romagna - Direzione ...

692 Legislazione suntuaria
viene stabilita una normativa suntuaria abbastanza restrittiva e dalla casistica
molto ampia. Visto che «a’ ricchi la ragione, e a’ poveri la necessità» non
hanno insegnato a moderare le spese eccessive 18 , viene del tutto proibito alle
donne l’uso di perle, madreperle, ambre ed avori; è limitato l’uso di oro e di
argento ai soli ornamenti del capo e del collo; sono proibiti agli uomini gli
abiti di velluto e di broccato; queste limitazioni valgono «per gl’huomini che
sieno o saranno habilli alli honori e offitii della città (...) e per le loro donne»
19 , con ulteriori precise limitazioni per chi non partecipi di questa condizione,
fino a giungere ai «contadini».
Tale normativa, però, è immediatamente valida soltanto per uomini e
donne «della città e contado di Fiorenza», prevedendosi esplicitamente che
«tutte le città, terre, castella et luoghi del resto del dominio et stato di sua illustrissima
signoria che si reggono (...) con propri statuti» provvedano a fare
quelli «ordini e statuti penali» per porre «modo a vestiti, habiti et portamenti»
come loro «parrà et liberamente piacerà» entro quattro mesi dalla pubblicazione
di questa legge 20 : e questo è precisamente quello che avvenne anche
in queste comunità romagnole. La lettura analitica dei loro testi normativi
conferma che effettivamente, nella maggior parte dei casi, le comunità della
Romagna toscana si limitarono a recepire nei loro statuti il testo di emanazione
cosimiana più o meno ad verbum, o a riassumerne sinteticamente lo
spirito: per questa ragione qui si deroga alla prassi dell’edizione integrale –
che risulterebbe quanto mai ripetitiva – per limitarsi alle osservazioni sulle
relative specificità.
È chiaro che la ripresa più o meno acritica di questa normativa suntuaria
all’interno degli statuti della Romagna toscana è di grande rilievo anche dal
punto di vista della storia giuridica: se essa dice molto della forza con cui la
dominante fiorentina impone oramai il proprio processo di produzione legislativa
accentrata anche alle più lontane comunità dello “Stato”, per quan-
Firenze 1973; EAD., Potere centrale e comunità soggette nel Granducato di Cosimo I, in «Rivista
storica italiana», LXXXIX (1977), pp. 490-538; EAD., Gli statuti delle città soggette a Firenze
tra ’400 e ’500: riforme locali e interventi centrali, in Statuti, città, territori in Italia e
Germania tra Medioevo ed Età moderna, a cura di G. CHITTOLINI e D. WILLOWEIT, Bologna
1991 (Annali dell’Istituto storico italo-germanico di Trento, 30), pp. 69-124; E. FASANO
GUARINI, Produzione di leggi e disciplinamento nella Toscana granducale tra Cinque e Seicento.
Spunti di ricerca, in Disciplina dell’anima, disciplina del corpo e disciplina della società tra Medioevo
et Età moderna, a cura di P. PRODI, Bologna 1994 (Annali dell’Istituto storico italogermanico
di Trento, 40), pp. 659-690.
18 L. CANTINI, Legislazione toscana... cit., p. 318.
19 Ibid., pp. 320-321.
20 Ibid., p. 326.