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la legislazione suntuaria. secoli xiii-xvi. emilia-romagna - Direzione ...

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644 Legis<strong>la</strong>zione <strong>suntuaria</strong><br />

scrisse invece l’ultimo capitolo, quello che avrebbe dovuto vietare di spendere<br />

in vestiti, gioielli e cerimonie nuziali somme superiori al<strong>la</strong> terza parte del<strong>la</strong><br />

dote. Sigismondo non aveva evidentemente intenzione di frenare il lusso<br />

dei propri sudditi, forse perché non era necessario, in ogni caso consentì alle<br />

donne – nel<strong>la</strong> misura delle ricchezze possedute – di vestirsi e ornarsi a proprio<br />

piacimento. Tale posizione nei confronti del lusso e l’assenza di leggi<br />

suntuarie per il periodo considerato fanno pensare che questa politica di tolleranza<br />

possa essere stata intrapresa anche a Rimini, capitale dello stato ma<strong>la</strong>testiano<br />

e sede del<strong>la</strong> corte 12 .<br />

L’atteggiamento nei confronti del lusso da parte delle autorità cittadine<br />

cambia notevolmente nel secolo successivo, durante il dominio pontificio.<br />

In mancanza di un corpus legis<strong>la</strong>tivo organico per questo periodo, le delibere<br />

consiliari e le provvisioni a stampa in materia di abbigliamento sono state<br />

le principali fonti analizzate per capire lo sviluppo e l’e<strong>la</strong>borazione delle leggi<br />

suntuarie riminesi nel Cinquecento. Le riformanze sono state ricercate<br />

sul<strong>la</strong> base di sondaggi, effettuati ogni dieci anni a partire dal 1515, che non<br />

hanno dato esito positivo 13 ; questi sono stati integrati da segna<strong>la</strong>zioni di sedute<br />

consiliari in materia <strong>suntuaria</strong> apparse in altri studi 14 , che hanno consentito<br />

di individuare tracce di provvedimenti negli anni 1558, 1559, 1561,<br />

1562, 1569, 1573, 1584. Dal<strong>la</strong> lettura delle discussioni e dei capitoli approvati<br />

dal consiglio emerge <strong>la</strong> difficoltà da parte delle autorità pubbliche di<br />

disciplinare questa materia e soprattutto di far<strong>la</strong> rispettare; difficoltà che si<br />

riscontra per esempio nelle pene, che, oltre alle solite multe pecuniarie, prevedevano<br />

anche <strong>la</strong> scomunica. Fra le disposizioni emanate nel corso del<br />

1515 una riguarda gli ebrei; non si tratta di una vera e propria legge <strong>suntuaria</strong>,<br />

poiché con questa si imponeva loro di portare un distintivo di riconoscimento,<br />

un berretto giallo agli uomini e alle donne una benda dello stesso<br />

colore con cui cingere <strong>la</strong> fronte abbinata ad un mantello da indossare sulle<br />

spalle 15 . Interessante è pure un’altra seduta consiliare, anche questa priva di<br />

carattere suntuario, datata 19 novembre 1559, nel<strong>la</strong> quale i consoli chiedono<br />

per l’onore del<strong>la</strong> città e per loro utilità durante <strong>la</strong> loro carica di poter uti-<br />

12 Ibid., pp. 32-34; E. TOSI BRANDI, Abbigliamento e società a Rimini nel XV secolo, Rimini<br />

2000, pp. 104-107.<br />

13 Non sono state trovate riformanze suntuarie per gli anni 1515, 1535, 1545, 1555,<br />

1565, 1575, 1585, mentre sono andati perduti i volumi re<strong>la</strong>tivi agli anni 1505, 1525 e<br />

1595.<br />

14 C. e L. TONINI, Del<strong>la</strong> storia civile e sacra riminese, Rimini 1848-1888, VI, parte I,<br />

passim.<br />

15 AS RN, Archivio storico comunale, serie AP 853 (1510-1517), Atti consiliari, seduta del<br />

27 aprile 1515, c. 246r.

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