la legislazione suntuaria. secoli xiii-xvi. emilia-romagna - Direzione ...

558 Legislazione suntuaria
permise comunque più quell’autonomia del popolo e delle arti che aveva caratterizzato
il comune nel secolo precedente 3 .
In seguito peggiorarono ancora le lotte intestine tra le famiglie reggiane
più influenti, che portarono la città verso il periodo di maggiore decadenza
della sua storia. «Era la città di Reggio in grande floridezza, ricca di una innumerevole
moltitudine di popolani, piena di molte casate nobili: essa in
così breve tratto di tempo giunse a tanta desolazione che i suoi cittadini sono
dispersi per tutta l’Italia», scriveva Benvenuto da Imola 4 . Inevitabile a
quel punto il susseguirsi di signorie “straniere”: approfittando della condizione
di debolezza raggiunta dalla città, le grandi famiglie che avevano avuto
la prevalenza in altre parti dell’Italia del nord videro in Reggio una facile
preda per accrescere il loro potere e la loro influenza. Così, dopo un breve
periodo di signoria della famiglia Fogliani, intorno agli anni Trenta del secolo,
Reggio fu ceduta agli Scaligeri, dagli Scaligeri ai Gonzaga; ai Gonzaga seguirono
i Visconti, che ressero la città dal 1371 al 1404, in una fase di relativa
pace, almeno rispetto all’epoca precedente. Prese poi il potere per un brevissimo
periodo Ottobono Terzi 5 , assassinato nel 1409 da Muzio Attendolo
Sforza per conto di Nicolò III d’Este.
Si giunse così finalmente alla stabilità: gli Estensi ebbero la meglio sugli
avversari politici e, nonostante le guerre e le scaramucce interne non cessassero
mai completamente, Reggio fu trasformata in quella prospera città che
Ariosto potrà più tardi definire, complici i dolci ricordi dell’infanzia, «Reggio
giocondo» 6 .
Si è soliti far iniziare il Rinascimento a Reggio nel 1452, quando l’imperatore
Federico III fece visita alla città; lo stesso Federico aveva conferito a
Borso d’Este il titolo di duca di Modena e di Reggio. Nell’occasione «la città
rappresentò se stessa nelle proprie articolazioni sociali e nei propri rapporti
col potere ducale, in forme che compendiavano l’immaginario socio-politico
della città rinascimentale: il percorso del signore da porta S. Pietro alla piazza
della Cattedrale fu scandito con l’oltrepassamento di una sequenza di ar-
3 F. BOCCHI, Il comune. 1115-1290, in Storia illustrata di Reggio Emilia, I, Repubblica di
San Marino 1987, pp. 97-112, in particolare p. 111.
4 BENVENUTO RAMBALDI DA IMOLA, Comentum per Dantis Aldigherii comoediam, Purgatorio,
IV, 26, citato da G. MONTECCHI, I conflitti tra le signorie. Reggio tra XIV e XV secolo,
in Storia illustrata… cit., pp. 145-160, in particolare p. 146.
5 Si tratta del «Terzo Oto» ricordato da Ariosto (Orlando furioso, III, XLIII) come «di
Reggio e di Parma aspro tiranno, / che da costui [Nicolò III] spogliato a un tempo fia / e
del dominio e de la vita ria».
6 Orlando furioso, III, XXXIX.