la legislazione suntuaria. secoli xiii-xvi. emilia-romagna - Direzione ...

Faenza 549
Ordine sopra il vestire et ornamento degli homini
In prima ordinano, statuiscono et espressamente comandano che nissuno huomo
di detta città possa portar vestimenti o habito alcuno intorno, di qualsivoglia
sorte, che sia guernito d’oro o argento battuto o filato; né con recami di seta di
qualsivoglia colore, né piume nelli baretti o cappelli.
Ordinano similmente, statuiscono et espressamente comandano che nissun homo
possi portar calzoni fatti come si dice «alla marinara», di velluto, raso o damasco;
e volendo portar simili calzoni, d’altro però che di velluto raso o damasco, gli
sia lecito guernirgli con velluto raso o altro lavoro di seta, purché detta guernigione
non ecceda il valore d’uno scudo d’oro, né possi portar cappe fodrate di veluto; e
volendo listar o guernir le cappe di panno, rassa, teletta o di zambellotto, gli sia lecito
guernirle o listarle di velluto overo con qualche lavoro di seta che non ecceda il
valore di scudi 3 d’oro. Dichiarando che le cappe di telletta o zambellotto si possino
fodrare d’ormesino et di taffettà.
Ordinano similmente, statuiscono et espressamente comandano che nissun
huomo del territorio o conta’ di detta città possi portar cappello o baretta con oro,
argento, né con penne o piume o vestimento alcuno di seta, over lavorato con oro o
argento.
Ordine e provigione sopra gli conviti e banchetti
Ordinano, statuiscono et espressamente comandano che nissuna persona possi
usar nelli pasti, conviti o banchetti che facesse per qualsivoglia causa, più di quattro
sorte di vivande a rosto e quattro a lesso, computando le salvaticine, et tre torte;
prohibendo anchora lavori di pasta, mangiar bianchi e pastizzi, e che nelli conviti
da carne non si possa dar sorte alcuna di pesce. Dichiarando che tal provigione, ancorché
sia generale, non abbia né s’intenda haver luogo quando in detta città, in casa
di alcun cittadino particolare, alloggiasse alcun principe, signore o persone di notabile
condizione.
Ordine e provigione sopra li dar veli e baretti nell’essequie de’ morti
Vedendo l’eccessive et inutili spese che si fanno nel dar molti veli alle donne, et
baretti a huomini, nel tempo dell’essequie, le quali si potrebbono convertir in più
pie et sante opere in suffragio dell’anime de’ defunti, ordinano, statuiscono et
espressamente comandano che, al tempo dell’essequie di qual si voglia persona, non
si possi dar veli a donne, e barette a huomini, eccetto che nella linea ascendente et
discendente in infinito, e nella linea trasversale del defonto nel primo grado et non
più oltre; ordinano similmente et comandano che morendo quali si voglia persona,
non si possi nel tempo dell’essequie affiger o attaccar armi per le mura nelle strade
o nelle chiese, né in alcun’altra parte della città.
Et in tutti sopradetti casi, et ciascuno d’essi, qualunque persona sarà trovata
contrafar alli presenti ordini e capitoli ordinano et statuiscono che cada et s’intenda
esser caduto, per la prima volta ch’havrà contrafatto, nella pena di scudi 25 d’oro,
d’applicarsi per un quarto alla Reverenda Camera Apostolica, per un altro quarto a
luoghi pii di detta città da distribuirsi ad arbitrio delli signori antiani che saranno