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la legislazione suntuaria. secoli xiii-xvi. emilia-romagna - Direzione ...

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Faenza 517<br />

di bandi, come diversi di questi testi siano stati condannati al<strong>la</strong> progressiva<br />

perdita, anche se non si può escludere che in futuro se ne possano riscoprire<br />

copie in collezioni private o sul mercato antiquario.<br />

Lo studio di Bal<strong>la</strong>rdini prende le mosse egualmente dal testo dello Zuccolo<br />

per trattare poi rapidamente del contenuto dei primi statuti manfrediani<br />

e passare quindi a ricordare <strong>la</strong> «riforma delle pompe del vestire» del governatore<br />

Bracciolini del 1526 e precedenti «Statuti e provisioni sopra li excesivi<br />

vestimenti et ornamenti da observarsi da qualunque de <strong>la</strong> città di Faenza»,<br />

del 10 marzo 1524 24 : di entrambi questi testi non si conoscevano più esemp<strong>la</strong>ri<br />

già allora, ed è p<strong>la</strong>usibile che li si potesse identificare con quegli Ordini<br />

e provvedimenti sopra le pompe (attribuiti però al 1522) che si conservavano<br />

sempre nell’archivio comunale faentino ma che risultavano anch’essi mancare<br />

già all’inizio del XX secolo 25 .<br />

Bal<strong>la</strong>rdini fa seguire poi l’analitica narrazione, frutto di puntuale spoglio<br />

archivistico, delle ripetute deliberazioni del consiglio faentino per adottare<br />

commissioni di riforma normativa del<strong>la</strong> materia <strong>suntuaria</strong>, destinate a risultare<br />

sempre di «niun valore pratico» e di cui si darà qui conto. L’excursus storico<br />

giunge fino alle soglie dell’età moderna, con l’edizione del testo dell’ennesima<br />

«Riforma del lusso e del vestire del<strong>la</strong> città di Faenza» adottata dal<strong>la</strong><br />

Congregazione del buon governo il 24 maggio 1703 26 che – a testimonianza<br />

dell’essere oramai queste norme una sempre più stanca ripetizione – nel<strong>la</strong><br />

prima parte («del vestire et ornamento delle donne nobili») riprende quasi<br />

ad verbum <strong>la</strong> «reforma» del 1574, perfino nel<strong>la</strong> stessa minuta terminologia<br />

tecnica, oramai vecchia di oltre un secolo.<br />

Evelina Ciuffolotti, infine, compi<strong>la</strong> uno studio di stampo tradizionale<br />

sul<strong>la</strong> “vita quotidiana nel Medioevo”, tenendo conto degli statuti 27 ma ricavando<br />

soprattutto da testamenti, divisioni patrimoniali e inventari dotali<br />

ampie informazioni sul<strong>la</strong> tipologia e sul<strong>la</strong> consistenza dell’arredamento domestico<br />

e dell’abbigliamento in uso. L’Autrice riprende in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> riforma<br />

<strong>suntuaria</strong> del 1574 per quanto riguarda gli «sparavieri», cioè le cortine<br />

per i baldacchini dei letti e le «endeme» (fodere di lino per i cuscini di piuma)<br />

28 ; ma anche per il contenimento del valore dei gioielli e del numero del-<br />

24 G. BALLARDINI, Leggi suntuarie faentine... cit., p. 227, nota 3.<br />

25 Cfr. oggi AS RA - SEZ. FAENZA, Affari e scritture diverse, Scritture diverse, Serie I, b. 1,<br />

n. 2, dove risulta registrata <strong>la</strong> mancanza dell’inserto in questione, constatata ad una verifica<br />

compiuta nel 1904.<br />

26 G. BALLARDINI, Leggi suntuarie faentine... cit., pp. 233-239.<br />

27 E. CIUFFOLOTTI, Faenza nel Rinascimento... cit., pp. 45-46, nota 5.<br />

28 Ibid., pp. 18-19.

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