la legislazione suntuaria. secoli xiii-xvi. emilia-romagna - Direzione ...

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422 Legislazione suntuaria ge sono, che tuto el giorno e notte stano imbusato a giocare de boni scuti e ancora de giorno vano vagabondi per la città desaviando le massare de cittadini e altre done al suo potere e fare altre cose mal fatte ma el non bisognarebe fare, comme fu fatto pochi misi fa no che’l fu prohibito el portare e altre tagliare con cendale, e al presente ne portano più che mai el bisognerebe provedere al tuto. 3°. Ancora serie bon provedre ali nostri villani lavoratori alle nostre posesione, che sono tropi pompoxi, in el suo vestire de pano sino maxime calce tagliate con cendale, scarpe de corduano tagliate, berete belissime, cosaleti de corduano tuti tagliati, camixe sutile lavorate de seta e altri portamenti non convenienti a par suoi. Etiam le femine villane con beli pani in doso, con scarpe e zumpeli a più fogie, tute tagliate de corduani con corali al collo, scofioti con oro e seta e con velete de seta, camixe sutile lavorate e altri vani portamenti, che non sono da villani, ma da cittadini e puoi mangiano el pam de fave, veza, melega, e remolo, epur ne havesseno e poi non lavorano le nostre posesione comme doverebono fare, perché al lavorare le terre el non ge vole belli pani, né esser vestito da festa, el tuto se fa con danno de nui citadini, perché la roba nostra porta la pena, perché detti villani non se fano conscientia de tore la roba del patrono e poco temeno de offender Dio, purché adimpissano el suo volere, bono serie farli provisione, che li villani andasseno comme già facevano li boni lavoratori del modoneso, quali andavano con le fogie comme se dirà qui di sotto. Al tempo antiquo li vilani, boni lavoratori ale nostre posesione, andavano vestiti di pano del colore della lana alle soe pecore, con una coregia de coramo cinta, e la magior parte senza bereta comme già faceva el signor da Este e questo non è grado miracolo, e ditti vilani portavano calce di tela, che non erano a braga le quale se atachavano al zipone, overo ventrena con una stringa per lato e portavano le mudande seu brage di tela con reverentia bene asettate, perché le calce a braga non se uxavano 60 anni fa, io per me ne ho portato asai para el simile li mei antiqui e altri della città, ma comunamente tuti li villani le portavano, al presente tuti portano calce e braga le quale impediseno el suo lavorare e le sue scarpe erano de vitello alte per el fango e polvere; le sue camixe de tela grossa e curte etiam le soe maniche curte e strette, acciò non ge andaseno in suso le ongie, quando lavoravano. Al presente li villani le voleno sutile con fiochi e fiocheti. Ma detti villani dal tempo antiquo havevano una buona cosa a quello tempo, che non hano quelli dal presente, che quando venivano ala città portavano el suo borselo con asai dinari dentro, sotto la corigia senza tante fogie, perché erano richi e grassi, perché lavoravano bene le terre e per quello suo lavorare frovavano bene, perché non havevano paura [di] andare con quelli suoi pani per le raze e sterpi delli fossati, né per le colture con le sue scarpe grosse, perché non erano vestiri de feste, né da cittadini, ma da villani lavoratori. El simile andava le done costumate e honeste con le soe cote de pano al colore dela lana alle soe pecore overo con stanele de tela e scarpe de vitello senza pompa, e al presente quello poco che hano buscato ala spagnola, se lo metono atorno, e puoi che ha male suo danno e sono poveri, comme di chi la magior parte per el suo mal vivere perché fano massaria dela roba, pegio sano lavorare, ma hano una virtù che sano ben buscare et sono biastematori, giogatori, golosi, pompoxi e sbrichi, la magior parte perché sono stati en suxo la guerra e questo exercicio lo sano molto ben fare, cussì sapesseno bene lavorare. E perhò el bisogna metterli sotto el giove e cavarge tante frasche da torno e quasi tuti fano cossì perché li vechii sono morti se bene ge n’è alcuni di vivi, li gioveni voleno deregere et bisogna che li patri habiano patientia, el se suole dire antiquamente: «guaglio, quella casa che ha el governo senza barba et el biolcho senza barba mette la fame en casa», cussì se incontra a nui al tempo presente, benché li gioveni habiano la barba, non hano la experientia che ha li vechii, ma se persuadono haverla. (...)

E queste gratie, che io demando alla excellentia vostra e più lo dico per mi, perché non facio mercantia né exercitio alcuno se non di scrivere el mio analle e altri conti, ma lo dico per tuta la città e cittadini e como uno particulare cittadino amatore del ben publico et tanquam unus de populo e cussì humilmente supplico e prego la illustrissima et excellentissima ducal signoria vostra, che me conceda dette gratie acciò che io le possa notare nel mio analle apresso le altre gratie, che ha concesso la excellentia vostra a questa magnifica città a perpetua memoria della illustrissima et excellentissima ducal signoria vostra a le quale humilmente basiandoli le mane per infinito mi racomando e prego Dio, che la conserva in sanità, pace e felice stato con la illustrissima et excellentissima ducesa sua consorte insciemo con li vostri cari figliuoli etiam tuti li vostri fidellissimi amici et li signori consiglieri e secretarii et governatori divote et feliciter. De Modona, ali 28 de septembro 1538. Della illustrissima et excellentissima ducal signoria vostra fidelissimo sudito e servitore Thomasino Lanceloto, cavallero modoneso Modena 423

E queste gratie, che io demando al<strong>la</strong> excellentia vostra e più lo dico per mi, perché non<br />

facio mercantia né exercitio alcuno se non di scrivere el mio analle e altri conti, ma lo dico<br />

per tuta <strong>la</strong> città e cittadini e como uno particu<strong>la</strong>re cittadino amatore del ben publico et tanquam<br />

unus de populo e cussì humilmente supplico e prego <strong>la</strong> illustrissima et excellentissima<br />

ducal signoria vostra, che me conceda dette gratie acciò che io le possa notare nel mio analle<br />

apresso le altre gratie, che ha concesso <strong>la</strong> excellentia vostra a questa magnifica città a perpetua<br />

memoria del<strong>la</strong> illustrissima et excellentissima ducal signoria vostra a le quale humilmente<br />

basiandoli le mane per infinito mi racomando e prego Dio, che <strong>la</strong> conserva in sanità, pace<br />

e felice stato con <strong>la</strong> illustrissima et excellentissima ducesa sua consorte insciemo con li vostri<br />

cari figliuoli etiam tuti li vostri fidellissimi amici et li signori consiglieri e secretarii et governatori<br />

divote et feliciter. De Modona, ali 28 de septembro 1538.<br />

Del<strong>la</strong> illustrissima et excellentissima ducal signoria vostra fidelissimo sudito e servitore<br />

Thomasino Lanceloto, cavallero modoneso<br />

Modena 423

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