la legislazione suntuaria. secoli xiii-xvi. emilia-romagna - Direzione ...

Modena 421
Al iudicio mio le dote vorebono essere limitate secondo el grado e facultà delle persone e
non ogni homo potesse fare a modo suo, e puoi se li patri ou fratelli ge volisseno donare tuto
el suo, donasegeli al suo piacere, che non fariano iniuria né dano a quelli poveri patri, che
hano figliuole da maritare, che non le pono maritare per non havere el modo a darge lauta
dota, che domanda le persone al tempo presente. E patri asai metteno le sue figliuole in le
sore al suo dispetto, che non ge le metterebono, solo lo fano per maritarne una bene e asai
volte le avegano tute e più puoi sono causa de molti scandali, forse in dannatione de l’anima
e dano al corpo e vergogna dela casa sua etcetera.
Alla excellentia vostra se fa a sapere, che sino ali carciolari ardiscono de domandare quella
dota, che già era honorevola ale prime casate di Modona, cioè scuti 200 el vale più la dota
che non vale el suo di tal che domanda. E per questo molte giovene restano de maridarse
per li patri che non ge possono darve la dota cussì granda per questo ne metteno asai in le
sore al suo dispecto, ut supra, ma s’el se servase l’ordino antiquo de darge lire 50 in lire 100
overo lire 200 de dota o più secondo el grado facultà sua, ogni homo ge poteria stare. Sapia
la excellentia vostra, che quelli che domandano granda dota non vogliono moglie ma cavarse
la sete con la carne salata, el morale Cato dice «uxorem fuge ne ducas sub nomine dotis»
ogni homo vorebe stare, in suso el guanto e trionfare con la roba de altri e poco se curano
s’ela non fuse cussì, ben aquistata iustamente, purché roba venise a casa, ma s’el ge a casca
puoi la restitutione a quelli da quelle grande dote, comme ha fatto ad alcuni de nostri modonesi,
se gratano puoi el capo, perché al pigliare le dote grande dulcedo e al restituirle suspiramus,
sì che non pensano el fine, perché ne fariano più massaria che non fano, e perhò
bono seria farli provisione.
2°. Ancora illustrissimo et excellentissimo duca el serie bono provedre, che ogni persona
servase el grado suo, perché a mi pare, che ogni homo facia el suo modo al vivere e vestire,
comme fano li gentilhuomini e graduati e cittadini richi e più perché le persone de bassa
condicione hanno havuto ardimento a giorni passati far pasti con cochi, che ge hano fatto
de so mano, imbandisono a uno pasto e fatoge spendere de molti fruti e la magior parte de
quelle vivande sono tornate alla cucina neli mastelli, perché le persone erano satii solo a vederle.
In el stare quatro hore a tavola, cose che non le faria la excellentia vostra, el proverbio
dice che «el ne more più di crapola, che de coltelo» chi fa dette vivande e chi le fa fare, che
non sia persona che merita, meritariano stare uno ano in uno pede de tore con pani et aqua,
acciò che cognoscesseno a che modo s’usa massaria alla roba, Dio se ha concessa la gratia de
vivande acciò che le adoperamo temperatamente e non strusiarle a delecto.
Ancora straciano più pano e seta, che nol fano li gentilhomini e citadini richi al iudicio
mio, cioè in veste de pano e seta in brete de veluto, calce e scarpe tute tagliate con raso e
cendale a più fogie e colore, in colarino e in spoleti d’oro e medaglie a le berete, che parono
quelli che non sono, ma io dico ben questo proverbio: «non habia mai uno tanta roba, che a
diletto la debia strusiare», cussì diceva el mio patre vechio bona memoria e asai che sono,
voleno più presto morire con debiti che di cessare alla pompa e de la gola e tal ge dà roba in
credenza per sopra mettergela, che non li rescoterà mai. Veramente le done sono più costumate
che non sono li homini al presente in questa nostra città.
Ancora bisognarebe, che li graduati servaseno el suo odine con suoi habiti e portamenti
non convenienti a par suoi, ma comme da soldati, che servaseno el suo honesto grado. El simile
li cittadini e li artesani, perché ogni homo va a suo modo, perché le guere hano coroto
ogni bon costume et non se cognose più uno grado da uno altro, né uno grando da uno picolo,
tuti paremo gentilhomini, che ge ponese ordino, la città staria bene, perché el ge de
quelli che fano dele spexe excessive, che la sua fameglia ne porta la pena, e pegio ancora, che
molti non fano fare exercicio da guadagno, maxime una frota di giovenastri, che al presente