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10.06.2013 Views

INTRODUZIONE Lo sviluppo delle autonomie cittadine cesenati fu più lento rispetto ad altri centri romagnoli, a causa della mancanza di coesione dei maggiorenti della città, dei costanti conflitti fra i ceti nobiliari e quelli popolari, della difficoltà di trovare nell’episcopio cittadino un punto di riferimento e dell’influenza esercitata sul territorio circostante dagli arcivescovi di Ravenna. Al centro dei conflitti fra guelfi e ghibellini per la sua posizione strategica, Cesena passò dalle mani dell’imperatore a quelle pontificie fra il 1248 e il 1278, quando fu integrata dalla Santa Sede con la Romagna nello Stato della Chiesa. Ad eccezione di una breve esperienza ghibellina, guidata dal conte Guido da Montefeltro, che era disceso da Forlì sfidando la sovranità pontificia, il papato riuscì infatti a Cesena meglio che in altri centri romagnoli ad assumere il diretto controllo di ogni attività comunale e ad imporre podestà papali. Questa situazione poté verificarsi a causa della crisi del regime comunale, che non accennava a risolversi in senso signorile, e del vuoto di potere in cui la città era caduta. Sotto la guida del conte di Montefeltro, Cesena continuò il suo processo di espansione territoriale verso il contado e il mare, ai danni della chiesa ravennate e del clero locale, entrando in competizione con i vicini Malatesti di Rimini, anch’essi interessati ad estendere la loro signoria. Risale infatti a questi anni la pace con i riminesi, che stabilì il confine dei due territori sul fiume Rubicone (1279); solo agli inizi del XIV secolo, dopo aver rafforzato le proprie posizioni verso nord-est, i cesenati riuscirono a costruire un insediamento sull’Adriatico, il cosiddetto Porto di Cesena, oggi Cesenatico. Fra il XIII e il XIV secolo la città di Cesena fu segnata da lotte intestine e dal malcontento nei confronti del governo papale, ristabilito in seguito alla vittoria dell’esercito pontificio su Guido da Montefeltro nel 1282. L’incertezza derivante da questa situazione fece emergere in Cesena un guelfismo più interessato a sviluppare le autonomie locali che non la causa pontificia, traducendosi in reazioni antipapali a vantaggio delle potenti famiglie dei Montefeltro, dei Malatesti, dei da Polenta e degli Ordelaffi, i

INTRODUZIONE<br />

Lo sviluppo delle autonomie cittadine cesenati fu più lento rispetto ad altri<br />

centri romagnoli, a causa del<strong>la</strong> mancanza di coesione dei maggiorenti<br />

del<strong>la</strong> città, dei costanti conflitti fra i ceti nobiliari e quelli popo<strong>la</strong>ri, del<strong>la</strong> difficoltà<br />

di trovare nell’episcopio cittadino un punto di riferimento e dell’influenza<br />

esercitata sul territorio circostante dagli arcivescovi di Ravenna. Al<br />

centro dei conflitti fra guelfi e ghibellini per <strong>la</strong> sua posizione strategica, Cesena<br />

passò dalle mani dell’imperatore a quelle pontificie fra il 1248 e il<br />

1278, quando fu integrata dal<strong>la</strong> Santa Sede con <strong>la</strong> Romagna nello Stato del<strong>la</strong><br />

Chiesa. Ad eccezione di una breve esperienza ghibellina, guidata dal conte<br />

Guido da Montefeltro, che era disceso da Forlì sfidando <strong>la</strong> sovranità pontificia,<br />

il papato riuscì infatti a Cesena meglio che in altri centri romagnoli ad<br />

assumere il diretto controllo di ogni attività comunale e ad imporre podestà<br />

papali. Questa situazione poté verificarsi a causa del<strong>la</strong> crisi del regime comunale,<br />

che non accennava a risolversi in senso signorile, e del vuoto di potere<br />

in cui <strong>la</strong> città era caduta. Sotto <strong>la</strong> guida del conte di Montefeltro, Cesena<br />

continuò il suo processo di espansione territoriale verso il contado e il mare,<br />

ai danni del<strong>la</strong> chiesa ravennate e del clero locale, entrando in competizione<br />

con i vicini Ma<strong>la</strong>testi di Rimini, anch’essi interessati ad estendere <strong>la</strong> loro signoria.<br />

Risale infatti a questi anni <strong>la</strong> pace con i riminesi, che stabilì il confine<br />

dei due territori sul fiume Rubicone (1279); solo agli inizi del XIV secolo,<br />

dopo aver rafforzato le proprie posizioni verso nord-est, i cesenati riuscirono<br />

a costruire un insediamento sull’Adriatico, il cosiddetto Porto di Cesena,<br />

oggi Cesenatico. Fra il XIII e il XIV secolo <strong>la</strong> città di Cesena fu segnata<br />

da lotte intestine e dal malcontento nei confronti del governo papale, ristabilito<br />

in seguito al<strong>la</strong> vittoria dell’esercito pontificio su Guido da Montefeltro<br />

nel 1282. L’incertezza derivante da questa situazione fece emergere in Cesena<br />

un guelfismo più interessato a sviluppare le autonomie locali che non <strong>la</strong><br />

causa pontificia, traducendosi in reazioni antipapali a vantaggio delle potenti<br />

famiglie dei Montefeltro, dei Ma<strong>la</strong>testi, dei da Polenta e degli Orde<strong>la</strong>ffi, i

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