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la legislazione suntuaria. secoli xiii-xvi. emilia-romagna - Direzione ...

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Bologna 5<br />

menti, eppure qualche rinuncia è parsa inevitabile: il fondo giudiziario, esteso<br />

e carente di strumenti di corredo coevi, è stato scartato senza indugi. È<br />

innegabile l’interesse di eventuali procedimenti giudiziari nei confronti di<br />

chi non rispettava le norme, ma senza elementi segna<strong>la</strong>tori avremmo dovuto<br />

affrontare lo spoglio dell’intero fondo. Ovviamente disponendo di una segna<strong>la</strong>zione<br />

<strong>la</strong> fonte è stata introdotta sebbene solo come mas erraticum.<br />

Nell’Ufficio corone ed armi deputato a diligenter et efficaciter inquirere in<br />

materia, come si legge negli statuti del 1335, sono state individuate le inquisizioni<br />

del 1300. Un’indicazione di Ludovico Frati che nel suo La vita privata<br />

di Bologna. Dal secolo XIII al XVII pubblicato nel 1900 2 tratta pionieristicamente<br />

anche il tema delle vesti, dei banchetti e del<strong>la</strong> loro rego<strong>la</strong>mentazione,<br />

ci ha condotto alle multe del 1365-66. In partico<strong>la</strong>re ci ha guidato una<br />

sua nota re<strong>la</strong>tiva a 74 contravvenzioni in materia d’ornamenti femminili<br />

contenute in un fondo dell’Archivio di Stato denominato Atti giudiziali del<br />

podestà 3 . Sono iniziate le ricerche facilitate dal<strong>la</strong> disponibilità, competenza e<br />

cortesia del personale dell’Archivio di Stato di Bologna, direttamente coinvolto<br />

nel<strong>la</strong> ricerca, e del<strong>la</strong> sua direttrice, Maria Rosaria Celli Giorgini che<br />

qui ringrazio per <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione intelligente e generosa. Zelo e impegno<br />

non hanno portato a quello che <strong>la</strong> tenacia ma anche un po’ <strong>la</strong> fortuna di Antonel<strong>la</strong><br />

Campanini e di Diana Tura hanno invece raggiunto: le multe sono<br />

state individuate tra i registri di Curia del podestà. Ufficio acque, strade e fango.<br />

Alle multe suntuarie se ne alternano alcune re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> detenzione illecita<br />

di capre ed altre denunce di danni arrecati. Il testo, rogato da tre diversi<br />

notai, è per noi di rilevante interesse in quanto i notai deputati all’Ufficio<br />

descrivono diversi casi di mancato rispetto delle regole (gli ultimi statuti<br />

suntuari erano stati emanati nel 1357) che vanno dal<strong>la</strong> denuncia di fibbie<br />

d’argento dorato a quel<strong>la</strong> di ricami o cordelle sempre di filo d’oro, da quel<strong>la</strong><br />

di cinture d’argento smaltato a quel<strong>la</strong> di cappucci proibiti. Risultano multati<br />

coloro che sfoggiavano bottoni d’argento dorato o catenelle con smalti ma<br />

anche chi eccedeva nel numero di invitati nei banchetti nuziali o chi non rispettava<br />

le regole che presiedevano ai funerali. L’esibizione di fibbie, ricami e<br />

cordelle proibite sono le infrazioni più frequenti e sve<strong>la</strong>no gli oggetti realmente<br />

posseduti da uomini e donne che, verosimilmente non ignari dei divieti,<br />

avevano deciso di non tenerne conto. L’ufficiale ha annotato scrupolosamente<br />

il nome del<strong>la</strong> donna – le persone multate sono quasi sempre donne<br />

– quello del marito, l’oggetto e il luogo nel quale <strong>la</strong> donna lo esibiva. La<br />

multa applicata è costantemente di 5 lire.<br />

2 L. FRATI, La vita privata di Bologna dal secolo XIII al XVII, Bologna 1900 (rist. anast.,<br />

Bologna 1986).<br />

3 Ibid., p. 35.

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