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la legislazione suntuaria. secoli xiii-xvi. emilia-romagna - Direzione ...

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316 Legis<strong>la</strong>zione <strong>suntuaria</strong><br />

nel<strong>la</strong> precedente normativa <strong>suntuaria</strong> trecentesca, si aggiungono limiti all’altezza<br />

delle acconciature, in partico<strong>la</strong>re dei balzi 9 .<br />

Fra gli atti dei Consigli Generali e Segreti dell’Archivio di Stato di Forlì<br />

sono state rinvenute due provvisioni suntuarie pubblicate poco dopo <strong>la</strong> metà<br />

del XVI secolo, che disciplinavano in materia di vesti, funerali, banchetti e<br />

feste, al fine di limitare lo sperpero dei forlivesi. La prima, del 30 giugno<br />

1556, vietava indistintamente a tutti i forlivesi del<strong>la</strong> città, del distretto e del<br />

contado di portare diamanti, rubini, perle, ornamenti d’oro, d’argento e<br />

smalto, corone di pasta d’ambra, indumenti di te<strong>la</strong> o te<strong>la</strong> d’oro e d’argento,<br />

profumi, drappi di seta, ricami, intagli, gibelini e tessuti color di grana, vale<br />

a dire rosso scar<strong>la</strong>tto, pena <strong>la</strong> scomunica e una multa di 25 lire di bolognini.<br />

La normativa prendeva in considerazione anche gli artigiani, che potevano<br />

perfino essere denunciati dai propri garzoni qualora contravvenissero alle disposizioni.<br />

La provvisione prende poi in rassegna le varie categorie sociali e<br />

indica scrupolosamente vesti e ornamenti consentiti a cittadini, artigiani e<br />

popo<strong>la</strong>ri, “graduati popo<strong>la</strong>ri”, precisando che dovessero intendersi cittadini<br />

forlivesi tutti coloro che avevano o avevano avuto in passato un famigliare<br />

nel consiglio generale del<strong>la</strong> città. La normativa <strong>suntuaria</strong> <strong>la</strong>scia maggiore libertà<br />

nel vestire ai cittadini e fra questi concede maggiori privilegi agli uomini<br />

10 .<br />

La seconda provvisione, del 12 aprile 1559, è più restrittiva del<strong>la</strong> precedente<br />

nei confronti delle donne, ma meno nei confronti degli uomini, esentando<br />

perfino dai divieti e dalle limitazioni nel vestire i «signori dottori di leggi o<br />

d’arti et medicina seco<strong>la</strong>ri ai quali era lecito portare per il loro vestire tutte le<br />

veste et altre cose condecente et conveniente al<strong>la</strong> dignità et essere suo» 11 .<br />

Interessante risulta infine un provvedimento di carattere suntuario emanato<br />

dal consiglio degli Anziani di Forlì su suggerimento di don Remigio<br />

de Lorqua, governatore e luogotenente generale di Cesare Borgia, che intendeva<br />

limitare le spese delle campagne elettorali dei gonfalonieri. La<br />

9 «El frutto che zittò le predighe del ditto fra Bernardino. Continua(n)do el nostro predichatore<br />

le sue predighe in modo maravigloxo, fo de tanta efichaçia de bona opera che fo<br />

boxognio che adì II de zugnio 1431 andò uno bando per parte del podestade de volontade<br />

de monsignor e del consiglio, che nessuna dona ardisse o prosomisse portare vestimenta che<br />

avesse choda o fosse lungha più che uno quarto più che <strong>la</strong> dona, quando <strong>la</strong> ditta dona fosse<br />

sença pianelle, e ’l balçio fosse una ottava alto: e tutto questo a <strong>la</strong> pena de livre diexe de Bologne.<br />

E fo mandado per quigle sarte che faxea maore parte de le ditte vestimenta, e dadogle<br />

el sagramento che non fesseno più vestimenta da choda. A questo zurò m.° Tadio sarto, m.°<br />

Riçço, m.° Agostino: non so como fare d’oservare» (GIOVANNI DI M.° PEDRINO DEPINTORE,<br />

Cronica… cit., pp. 293-294). Cfr. P. METTICA, Cultura, potere e società… citata.<br />

10 AS FO, Comunità di Forlì, Consigli Generali e Segreti, vol. 23/30, cc. 379r-383v.<br />

11 Ibid., vol. 27/34A, cc. 10r-14r.

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