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la legislazione suntuaria. secoli xiii-xvi. emilia-romagna - Direzione ...

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266 Legis<strong>la</strong>zione <strong>suntuaria</strong><br />

miliari, che vide a fasi alterne il primato degli Alidosi e dei Manfredi di<br />

Faenza, fino all’inclusione nello Stato del<strong>la</strong> Chiesa, incontrastata a partire<br />

dal 1503 1 .<br />

Per quanto riguarda <strong>la</strong> città di Imo<strong>la</strong> si hanno due nuclei ben distinti e<br />

tra loro molto distanti nel tempo di normative di carattere suntuario: il primo<br />

rappresentato da due rubriche dagli statuti comunali cittadini del 1334,<br />

gli unici conservatisi, redatti in occasione del<strong>la</strong> presa del potere da parte di<br />

Lippo Alidosi; il secondo da una serie di deliberazioni consiliari (ad Imo<strong>la</strong><br />

denominate Campioni) prese a partire dal 1505.<br />

Gli statuti del 1334 contengono disposizioni per così dire “c<strong>la</strong>ssiche” in<br />

materia <strong>suntuaria</strong>, prese «ad revocandas graves et honerosas expensas» che<br />

uomini e donne di Imo<strong>la</strong> «inutiliter faciebant», senza inserirvi altre precisazioni<br />

morali: al più va rimarcato come le norme in questione, estese dapprima<br />

in generale ad ogni categoria, compresi milites e doctores, conoscano poi<br />

una serie di eccezioni proprio «ad decorem militie et doctoratus» per quanto<br />

riguarda specificamente l’apparato delle armi e <strong>la</strong> cavalcatura. La norma colpevolizza<br />

ed investe di responsabilità anche l’artefice degli abiti e degli ornamenti<br />

illegali; il podestà deve indagare d’ufficio, come gli statuti prevedono<br />

di solito <strong>la</strong>ddove è sentita una maggiore gravità del reato, così come è sentita<br />

<strong>la</strong> forza dell’obbligo a perseguire, inserito esplicitamente tra le incombenze<br />

<strong>la</strong> cui corretta assoluzione va verificata all’epoca del sindacato degli atti del<br />

podestà stesso.<br />

Nessuna traccia si può reperire del<strong>la</strong> reformatio fatta il «luglio scorso»<br />

(dello stesso 1334?) dal «conscilium sapientum» di Imo<strong>la</strong>, scritta «per Zonem<br />

Gal<strong>la</strong>ssii notarium» e citata nel testo, giacché non si conservano deliberazioni<br />

così antiche degli organi consiliari imolesi; neppure presso l’Archivio<br />

notarile (conservato presso <strong>la</strong> Sezione di Archivio di Stato di Imo<strong>la</strong>) si con-<br />

1 Per <strong>la</strong> storia di Imo<strong>la</strong> cfr.: G. FASOLI, I conti ed il comitato di Imo<strong>la</strong>, in «Atti e memorie<br />

del<strong>la</strong> Deputazione di storia patria per l’Emilia e <strong>la</strong> Romagna», VIII (1942-1943), pp. 120-<br />

191; G. RABOTTI, «Mainardinus Imolensis episcopus» (1207-1249), in Vescovi e diocesi in Italia<br />

nel Medioevo (secc. IX-XIII), Padova 1964, pp. 409-418; A.I. PINI, La popo<strong>la</strong>zione d’Imo<strong>la</strong><br />

e del suo territorio nel XIII e XIV secolo. In appendice l’estimo di Imo<strong>la</strong> del 1312, Bologna<br />

1976; A. VASINA, Da Forum Cornelii a Imo<strong>la</strong>, in «Studi Romagnoli», XXIX (1978), pp.<br />

475-493; M. MONTANARI, Una città mancata: S. Cassiano di Imo<strong>la</strong> nei <strong>secoli</strong> XI-XII, ibid.,<br />

pp. 495-526; Medioevo imolese, Bologna 1982; F. MANCINI - M. GIBERTI - A. VEGGIANI,<br />

Imo<strong>la</strong> nel Medioevo, Imo<strong>la</strong> (BO) 1990, voll. 2; M. MONTANARI, Imo<strong>la</strong> e S. Cassiano. Una città<br />

e un castello in lotta per il predominio nei <strong>secoli</strong> XI-XII, Imo<strong>la</strong> (BO) 1994; La storia di Imo<strong>la</strong><br />

dai primi insediamenti all’ancien régime, a cura di M. MONTANARI, Imo<strong>la</strong> 2000.

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