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la legislazione suntuaria. secoli xiii-xvi. emilia-romagna - Direzione ...

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Introduzione XV<br />

sconcerto <strong>la</strong> notizia dell’abolizione del<strong>la</strong> legge da parte del principe che non<br />

riusciva più a sopportare i <strong>la</strong>menti delle donne («ut aiunt, muliebri importunitate<br />

devicto») 9 .<br />

Pur consapevoli delle trasgressioni e del<strong>la</strong> opportunità di valersi anche di<br />

altre fonti, di quelle iconografiche ad esempio, si è scelto di seguire <strong>la</strong> filiera<br />

delle norme suntuarie, frequentemente contenute negli statuti cittadini, per<br />

dipanare <strong>la</strong> matassa delle apparenze lungo il percorso tracciato dalle concessioni<br />

e dai divieti, ora nuovi, ora ripetuti, ma con variazioni che rive<strong>la</strong>no<br />

modificazioni istituzionali, cambiamenti di gusto o nuove prospettive nei<br />

mercati.<br />

Su queste leggi si innestano altre fonti: multe, ad esempio, o denunce di<br />

vesti possedute. Si tratta in questi ultimi casi di testi di natura diversa rispetto<br />

agli statuti ma da essi derivati o comunque strettamente collegati e fortemente<br />

attinenti al tema del<strong>la</strong> rego<strong>la</strong>mentazione tanto di vesti ed ornamenti<br />

come di banchetti o funerali. Sono fonti che <strong>la</strong>sciano intravedere una voglia<br />

di consumo e di esibizione al<strong>la</strong> quale fa da contrappunto una rego<strong>la</strong>mentazione<br />

ossessiva di pesi (dei bottoni), di lunghezze (degli strascichi), di <strong>la</strong>rghezza<br />

(delle maniche), di numero (delle vesti) e via precisando e definendo<br />

colori, fogge e forme o qualità delle portate dei banchetti. Questi ultimi cadono<br />

sotto <strong>la</strong> lente dei legis<strong>la</strong>tori soprattutto a partire dal<strong>la</strong> seconda metà del<br />

XVI secolo con alcune anticipazioni, come a Parma, dove troviamo regole<br />

sulle portate già nel 1452.<br />

In questa raccolta si par<strong>la</strong> molto di vesti e di ornamenti, eppure non è un<br />

libro di storia del costume. Si raccolgono e si confrontano leggi, ma non è<br />

un testo di storia del diritto. Non è nemmeno un libro di semiologia benché<br />

molto di quanto qui trova espressione si collochi alle origini del<strong>la</strong> scienza dei<br />

segni esteriori. Direi che l’insieme del materiale raccolto forma un testo per<br />

<strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssificazione del<strong>la</strong> società tramite lo strumento delle apparenze che ci<br />

consente di compiere un viaggio nel mondo cittadino dell’ultimo Medioevo<br />

seguendo il filo delle regole suntuarie. Ne deriva <strong>la</strong> possibilità di capire chi si<br />

collocava all’apice del<strong>la</strong> piramide sociale e chi ne era ai margini, ma anche di<br />

cogliere le distanze fra i diversi gruppi sociali misurate in numero di gioielli<br />

o di capi d’abbigliamento come anche di valutare <strong>la</strong> disponibilità all’accoglienza<br />

di forestieri o di quanti, come gli ebrei, erano e non erano al tempo<br />

stesso cives. Ne deriva anche l’opportunità di capire il progetto di “ingegneria<br />

sociale” che animava i legis<strong>la</strong>tori intenzionati a perseguire una redistribuzione<br />

del<strong>la</strong> ricchezza a vantaggio di una rete assistenziale che ha preso forma<br />

9 Del<strong>la</strong> episto<strong>la</strong> 34 (del giugno 1434) edita in ALBERTO DA SARTEANO, Alberti a Sarteano<br />

opera, a cura di F. HAROLDUS, Romae 1688, pp. 244-247 ne par<strong>la</strong> G. LOMBARDI, Galiane in<br />

rivolta… cit., I, p. LXVII.

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