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la legislazione suntuaria. secoli xiii-xvi. emilia-romagna - Direzione ...

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XII Legis<strong>la</strong>zione <strong>suntuaria</strong><br />

L’idea di una raccolta di leggi suntuarie 1 , nata nel 1996 in occasione di<br />

un seminario organizzato ad Orte da Massimo Miglio 2 , si è alimentata anche<br />

del<strong>la</strong> curiosità che suscitano spesso fatti e comportamenti lontani cronologicamente<br />

e mentalmente come il discorso sul disciplinamento suntuario.<br />

Oggi questo tipo di intervento appare improponibile in quanto giudicato<br />

un’irruzione in un settore del comportamento privato non rego<strong>la</strong>bile ope legis.<br />

Queste fonti rive<strong>la</strong>no una concezione del<strong>la</strong> separazione tra sfera pubblica<br />

e sfera privata diversa da quel<strong>la</strong> attuale e una forte valenza pubblica di talune<br />

odierne espressioni del<strong>la</strong> libertà individuale. L’intenzione quindi non era<br />

quel<strong>la</strong> di frugare nei cofani o di sbirciare, non invitati, nei locali nei quali si<br />

festeggiavano nozze e si banchettava con opulenza a dispetto dell’idea ancor<br />

dura a morire di un Medioevo del<strong>la</strong> fame. Tutto il discorso delle nostre fonti<br />

è di carattere pubblico e concerne i rapporti fra uomini e fra categorie sociali,<br />

rapporti “segnati” dalle vesti, vale a dire rappresentati emblematicamente<br />

e vorrei dire “ufficialmente” anche da strascichi, pellicce, doti o altri elementi<br />

esteriori.<br />

Queste vesti che “segnano” includendo, ma ne incontreremo anche altre<br />

che “marcano” escludendo 3 , costituiscono un linguaggio <strong>la</strong> cui grammatica<br />

sta scritta anche nelle pagine degli ordinamenti suntuari. In quelle stesse pagine<br />

trova espressione un discorso di distinzione necessaria (fra le categorie<br />

sociali, fra i generi, fra uomini ed animali, fra giovani e meno giovani, fra<br />

donne virtuose e di ma<strong>la</strong>ffare, fra cittadini e forestieri o fra appartenenti a<br />

comunità diverse) e di misura altrettanto necessaria nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con le cose,<br />

in una forma di critica ad un “consumismo” derego<strong>la</strong>to che si fondava su<br />

basi etiche, politiche ed economiche. In tale critica <strong>la</strong> lotta ai vanagloriosi<br />

condotta da moralisti quali Bernardino da Siena o Bernardino da Feltre si<br />

saldava con le ragioni di quanti pensavano alle spese per i lussi come a “denaro<br />

morto”, come a una minaccia per il risparmio e come a un mancato investimento<br />

in settori economici ritenuti maggiormente produttivi.<br />

È vero che il cuore del discorso riguarda <strong>la</strong> questione del lusso 4 , ma è anche<br />

vero che intorno a tale questione cresce una scienza e una coscienza del-<br />

1 M.G. MUZZARELLI, Le leggi suntuarie, in Moda e società dal Medioevo al XX secolo, a cura<br />

di C.M. BELFANTI e F. GIUSBERTI, in corso di stampa negli Annali Einaudi.<br />

2 «La legis<strong>la</strong>zione <strong>suntuaria</strong> del Quattrocento nello Stato del<strong>la</strong> Chiesa», seminario di formazione<br />

e ricerca dell’Ente Ottava Medievale di Orte, 23-24 novembre 1996.<br />

3 R. JÜTTE, Stigma-Symbole. Kleidung als identitässtiftendes Merkmal bei spätmitte<strong>la</strong>lterlichen<br />

und frühneuzeitlichen Randgruppen (Juden, Dirnen, Aussätzige, Bettler), in «Saeculum»,<br />

44 (1993) (n. mon.: Zwischen Sein und Schein. Kleidung und Identität in der ständischen Gesellschaft,<br />

hrsg. von N. BULST und R. JÜTTE), pp. 65-89.<br />

4 F. POUILLON, Lusso, in Enciclopedia Einaudi, 8, Torino 1979, pp. 584-593.

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