Lo spagnolo come lingua accademica - Contrastiva
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prestiti linguistici (in lingua originale) e calchi linguistici (termini provenienti da un’altra lingua tradotti nella lingua di riferimento), sigle e acronimi utiliz- zati come parole di senso compiuto, termini della lingua comune che nel lin- guaggio specialistico assumono significati differenti, specifici, che saranno validi esclusivamente all’interno del linguaggio che ha assegnato il significato stesso; la morfologia, che vedrà una creazione nonché una crescita dei termini specialistici funzionali all’argomento; la sintassi, che richiederà un certo ordi- ne gerarchico nell’esposizione. Accanto a un comune denominatore è necessario sottolineare le differenze e- sistenti tra i due linguaggi, che derivano principalmente dalla loro natura, nonché dalle esigenze comunicative per le quali si ricorre all’uso dell’uno o dell’altro. Ѐ evidente come si tratti di due linguaggi appartenenti a mondi di- versi: il linguaggio accademico prevede più campi di applicazione, laddove per campi si vuole intendere la varietà degli usi di questo tipo di registro, la molteplicità di forma e generi accademici: tutto questo è manifestazione delle sfaccettature plurime che sono intrinseche del linguaggio accademico. A differenza di quanto avviene in altri campi specifici, la piena comprensione per un consequenziale corretto apprendimento del linguaggio accademico di una determinata lingua straniera comporta una conoscenza, preferibilmente previa, assai più ampia e profonda delle istituzioni e delle tradizioni riguar- danti il mondo scolastico e culturale del Paese di riferimento, poiché sarebbe poco produttivo lo studio di un aspetto della lingua estrapolato dal suo conte- sto situazionale d’uso: la mera formazione linguistica va integrata con gli a- spetti socio-culturali, perché sono questi i veri depositari della lingua stessa; una considerazione quasi scontata ma che rappresenta una caratteristica fon- damentale del linguaggio accademico. Essendo un linguaggio, e non una lin- gua, il codice accademico potrà avvalersi di quegli elementi extralinguistici che gli appartengono per definizione e quindi, ad esempio, fare uso nelle e- sposizioni orali di strumenti audiovisivi, proiezioni di tabelle, ecc.; inoltre, il 10
testo non è mai solo, ma sempre si alterna a citazioni bibliografiche che sono integrazioni del testo stesso e contemporaneamente ne alleggeriscono la strut- tura, la rendono più varia e meno pesante. A livello istituzionale la Spagna ha sviluppato un vero e proprio corso per l’insegnamento del linguaggio accademico: l’EFA, Español con fines aca- démicos; l’interesse per questo tipo di corsi altamente specializzati dal punto di vista linguistico scaturisce in virtù della mobilità degli studenti prevista all’interno dell’Unione Europea dai programmi Erasmus e Socrates: l’insegnamento di una lingua straniera con fini accademici si pone, dunque, l’obiettivo di fornire gli strumenti necessari a comprendere e comporre testi in ambito universitario in una lingua che non sia la propria L1, la propria lingua madre. Il caso specifico dello spagnolo accademico s’imbatte in una realtà che vede quest’aspetto della lingua un oggetto di studio in tempi relativamente recenti: poco ancora è stato esaminato e teorizzato rispetto ad altre lingue comunita- rie, come ad esempio il tedesco, l’inglese, il francese, sia dal punto di vista dell’insegnamento sia per ciò che riguarda l’apprendimento. Tale condizione della lingua spagnola è stata determinata sicuramente dal ritardo con il quale si è rivolta l’attenzione alle tradizioni culturali del Paese: il progetto europeo ADIEU (Il discorso accademico nell’Unione Europea), infatti, ha fornito ri- sultati riguardanti lo spagnolo non prima dell’anno 2000: essendo l’azione del progetto volta soprattutto alla definizione del materiale didattico per l’insegnamento linguistico e interculturale, e poiché è in queste relazioni che sono elencati i cardini e le caratteristiche basilari del linguaggio accademico, la loro mancanza ha penalizzato gli studi a esso indirizzati (Vázquez, 2004: 1129). Oggi il corso EFA mira a una formazione che permetta allo studente di otte- nere quanto più possibile il raggiungimento dei requisiti stabiliti dal Quadro Comune di Riferimento Europeo per le lingue: il riconoscimento del possesso 11
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prestiti linguistici (in <strong>lingua</strong> originale) e calchi linguistici (termini provenienti<br />
da un’altra <strong>lingua</strong> tradotti nella <strong>lingua</strong> di riferimento), sigle e acronimi utiliz-<br />
zati <strong>come</strong> parole di senso compiuto, termini della <strong>lingua</strong> comune che nel lin-<br />
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validi esclusivamente all’interno del <strong>lingua</strong>ggio che ha assegnato il significato<br />
stesso; la morfologia, che vedrà una creazione nonché una crescita dei termini<br />
specialistici funzionali all’argomento; la sintassi, che richiederà un certo ordi-<br />
ne gerarchico nell’esposizione.<br />
Accanto a un comune denominatore è necessario sottolineare le differenze e-<br />
sistenti tra i due <strong>lingua</strong>ggi, che derivano principalmente dalla loro natura,<br />
nonché dalle esigenze comunicative per le quali si ricorre all’uso dell’uno o<br />
dell’altro. Ѐ evidente <strong>come</strong> si tratti di due <strong>lingua</strong>ggi appartenenti a mondi di-<br />
versi: il <strong>lingua</strong>ggio accademico prevede più campi di applicazione, laddove<br />
per campi si vuole intendere la varietà degli usi di questo tipo di registro, la<br />
molteplicità di forma e generi accademici: tutto questo è manifestazione delle<br />
sfaccettature plurime che sono intrinseche del <strong>lingua</strong>ggio accademico.<br />
A differenza di quanto avviene in altri campi specifici, la piena comprensione<br />
per un consequenziale corretto apprendimento del <strong>lingua</strong>ggio accademico di<br />
una determinata <strong>lingua</strong> straniera comporta una conoscenza, preferibilmente<br />
previa, assai più ampia e profonda delle istituzioni e delle tradizioni riguar-<br />
danti il mondo scolastico e culturale del Paese di riferimento, poiché sarebbe<br />
poco produttivo lo studio di un aspetto della <strong>lingua</strong> estrapolato dal suo conte-<br />
sto situazionale d’uso: la mera formazione linguistica va integrata con gli a-<br />
spetti socio-culturali, perché sono questi i veri depositari della <strong>lingua</strong> stessa;<br />
una considerazione quasi scontata ma che rappresenta una caratteristica fon-<br />
damentale del <strong>lingua</strong>ggio accademico. Essendo un <strong>lingua</strong>ggio, e non una lin-<br />
gua, il codice accademico potrà avvalersi di quegli elementi extralinguistici<br />
che gli appartengono per definizione e quindi, ad esempio, fare uso nelle e-<br />
sposizioni orali di strumenti audiovisivi, proiezioni di tabelle, ecc.; inoltre, il<br />
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