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Lo spagnolo come lingua accademica - Contrastiva

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI G. D’ANNUNZIO<br />

CHIETI - PESCARA<br />

FACOLTÀ DI LINGUE E LETTERATURE STRANIERE<br />

CURRICULUM TURISTICO-MANAGERIALE<br />

<strong>Lo</strong> <strong>spagnolo</strong> <strong>come</strong> <strong>lingua</strong> <strong>accademica</strong><br />

LAUREANDO RELATORE<br />

Alessandra Pazienza Julián Santano Moreno<br />

2009/2010<br />

1<br />

CORRELATORE<br />

Simone Ciccolone


Indice<br />

Introduzione ....................................................................................................... 4<br />

Capitolo 1<br />

Il <strong>lingua</strong>ggio accademico nel panorama dei <strong>lingua</strong>ggi specialistici<br />

1.1. Linguaggi specialistici: definizione e discussioni terminologiche ......................... 5<br />

1.2 Il <strong>lingua</strong>ggio accademico ................................................................................. 9<br />

1.3 Forme e generi del <strong>lingua</strong>ggio accademico ........................................................ 13<br />

1.3.1 I canali della comunicazione scientifica ......................................................... 13<br />

1.3.2 Tipologie di testi accademici ………………………………………………........ 16<br />

Capitolo 2<br />

La scrittura <strong>accademica</strong> in italiano e <strong>spagnolo</strong><br />

2.1 Rassegna bibliografica sugli studi relativi alla scrittura <strong>accademica</strong> ...................... 20<br />

2.2 Caratteristiche della scrittura <strong>accademica</strong> ............................................................... 24<br />

2.2.1 Caratteristiche generali ......................................................................................... 24<br />

2.2.2 Particolarità dello <strong>spagnolo</strong> .......................................................................... 33<br />

2.2.3 Particolarità dell’italiano ............................................................................... 35<br />

2.3 La critica letteraria .............................................................................................. 37<br />

Capitolo 3<br />

Analisi dei testi<br />

3.1 Un esempio di critica letteraria in <strong>spagnolo</strong>: «La dimensión carnavalesca de Don<br />

Quijote y Sancho» di Augustin Redondo ................................................................. 40<br />

3.1.1 Il testo e la sua struttura ............................................................................... 40<br />

3.1.2 Forme dell’esposizione ................................................................................ 44<br />

3.1.3 Rapporto con le fonti .................................................................................. 46<br />

3.2 Un esempio di critica letteraria in italiano: «Don Chisciotte della Mancha, Miguel<br />

de Cervantes» di Cesare Segre .............................................................................. 47<br />

2


3.2.1 Il testo e la sua struttura .............................................................................. 47<br />

3.2.2 Forme dell’esposizione ............................................................................... 49<br />

3.2.3 Rapporto con le fonti .................................................................................. 51<br />

3.3 . Aspetti testuali della critica letteraria in italiano e <strong>spagnolo</strong>:<br />

confronto tra i due testi analizzati ......................................................................... 52<br />

Conclusioni ....................................................................................................... 55<br />

Bibliografia ...................................................................................................... 58<br />

Appendici ......................................................................................................... 59<br />

3


Introduzione<br />

Questa tesi si pone l’obiettivo di indagare un aspetto dei <strong>lingua</strong>ggi specialistici<br />

che ancora oggi risulta poco esplorato: il <strong>lingua</strong>ggio accademico.<br />

Per condurre un’analisi completa, soddisfacente e ordinata si procederà per livel-<br />

li: dapprima la definizione di cosa rappresenta il <strong>lingua</strong>ggio specialistico, quali<br />

sono le teorie che gravitano intorno a questo, quali le caratteristiche specifiche e i<br />

suoi campi di applicazione. Si presenteranno le varie possibilità che propone<br />

questo tipo di <strong>lingua</strong>ggio, sia per quanto riguarda i canali dell’esposizione, e<br />

quindi la dimensione dell’oralità e della scrittura, sia per quanto riguarda i vari<br />

tipi di testi che il genere contempla, dalla tesi all’articolo specialistico.<br />

Successivamente, ci si addentrerà nel discorso della scrittura <strong>accademica</strong>, facen-<br />

do una panoramica delle regole che la governano, delle strategie che la distin-<br />

guono da altri stili, e si dedicherà un’attenzione particolare ad un rappresentante<br />

dei tanti tipi di testi accademici: la critica letteraria, della quale si proporranno<br />

esempi su cui si condurrà un’analisi effettiva di tutti gli aspetti teorici esposti nei<br />

primi due capitoli.<br />

La tesi si propone <strong>come</strong> scopo principale l’individuazione di questo particolare<br />

<strong>lingua</strong>ggio all’interno della <strong>lingua</strong> spagnola: dal primo al terzo capitolo si cerche-<br />

rà di scendere nella realtà dell’idioma per farne emergere i tratti distintivi attri-<br />

buibili al discorso accademico.<br />

Per supportare l’indagine nella <strong>lingua</strong> straniera, si procederà con un constante<br />

confronto tra questa e l’italiano, al fine di segnalare, una volta individuati tutti i<br />

procedimenti competenti, le eventuali analogie e differenze che lo stesso tipo di<br />

<strong>lingua</strong>ggio specialistico assume nelle due diverse lingue.<br />

4


CAPITOLO 1<br />

IL LINGUAGGIO ACCADEMICO NEL PANORAMA DEI<br />

LINGUAGGI SPECIALISTICI<br />

1.1 LINGUAGGI SPECIALISTICI: DISCUSSIONI E DEFINI-<br />

ZIONI TERMINOLOGICHE<br />

Lingua, <strong>lingua</strong>ggio, codice, registro, sottocodice, stile, sono tutti termini che<br />

apparentemente sembrano sinonimi da poter mischiare tra loro e usare senza<br />

operare alcuna distinzione, ma quando questi rientrano in un discorso specifi-<br />

co quale quello linguistico si deve considerare che ognuna di queste etichette<br />

porta con sé un insieme di caratteristiche a loro volta intrinseche dell’oggetto<br />

indicato. La terminologia e le definizioni che nel corso di vari studi sono state<br />

impiegate per identificare i <strong>lingua</strong>ggi specialistici sono sì molteplici ma a vol-<br />

te l’uso disattento dell’una o dell’altra non corrisponde a esattezza tecnica.<br />

L’idea di <strong>lingua</strong>ggio specialistico, o quantomeno l’interesse verso questo, ri-<br />

sale agli studi sul Funzionalismo della Scuola di Praga, con cui i linguisti de-<br />

gli anni Venti e Trenta iniziarono a prendere in considerazione tali variazioni<br />

del <strong>lingua</strong>ggio comune il cui uso si riscontrava principalmente in ambito<br />

scientifico; i funzionalisti praghesi arrivarono a considerare questo tipo diver-<br />

so di <strong>lingua</strong>ggio di livello inferiore, quasi meno importante e completo rispet-<br />

to alla <strong>lingua</strong> comunemente usata, molto probabilmente perché di questa<br />

sfruttava solo alcune caratteristiche.<br />

5


Oggi gli studiosi contemporanei partono dal riconoscimento del fatto che il<br />

concetto astratto di <strong>lingua</strong>ggio specialistico è ormai ben definito e circoscritto<br />

per la quasi totalità di quanti si apprestano all’argomento: il problema restante<br />

al quale si cerca di fornire spiegazioni chiare e soddisfacenti è ancora quello<br />

della migliore terminologia da adottare; in una situazione di confusione gene-<br />

rata dalla pluralità delle definizioni possibili non tutti i linguisti concordano<br />

per ciò che riguarda quest’aspetto, dando così vita a più scuole di pensiero.<br />

Il primo confronto è tra l’uso di <strong>lingua</strong> o <strong>lingua</strong>ggio, con una netta differenza<br />

di significati. Con il termine <strong>lingua</strong> si definisce un sistema di segni, un codice<br />

verbale utilizzabile dalla sola specie umana; il <strong>lingua</strong>ggio è, invece, un codice<br />

nel codice: oltre alla <strong>lingua</strong> annovera anche una componente non verbale che<br />

comunque è utilizzata ai fini della comunicazione e ogni specie dispone del<br />

proprio <strong>lingua</strong>ggio; non esistendo un codice verbale esclusivo che possa dar<br />

vita ad una <strong>lingua</strong> vera e propria così <strong>come</strong> s’intende nella definizione sovra-<br />

stante, si predilige l’uso del sostantivo <strong>lingua</strong>ggio per quello che riguarda i<br />

cosiddetti sottocodici. A tal proposito è interessante segnalare la contestazio-<br />

ne di Maurizio Gotti riguardo alla formula lingue speciali usata in sostituzio-<br />

ne del termine <strong>lingua</strong>ggi: la <strong>lingua</strong> speciale, infatti, dovrebbe essere un codice<br />

verbale nuovo che non condivide le proprie caratteristiche con la <strong>lingua</strong> co-<br />

mune (Gotti, 1991). Altra importante contrapposizione è quella che intercorre<br />

tra gli aggettivi specialistico e settoriale, un’alternanza che dà luogo a più o-<br />

pinioni discordanti: in realtà, nella maggioranza dei casi questi sono usati per<br />

determinare le medesime specificità; confrontandone l’uso in testi diversi si<br />

riscontra che i due termini svolgono la funzione di sinonimi; spesso si tratta<br />

solo di scelte terminologiche differenti. Un esempio di questo tipo si ritrova<br />

confrontando le definizioni di Gotti e Serianni: il secondo, infatti, implica con<br />

il termine settoriale lo stesso significato che il primo sottintende con<br />

l’aggettivo specialistico (Serianni, 2003); Gotti a sua volta opera una distin-<br />

zione fra i due, prediligendo la definizione “<strong>lingua</strong>ggio specialistico” poiché<br />

6


settoriale è una caratterizzazione fin troppo vaga (Gotti, 1991: 7). Una distin-<br />

zione che giustificherebbe la scelta di una soluzione piuttosto che un’altra è<br />

quella che lega l’aggettivo settoriale agli ambiti di utilizzo del codice, mentre<br />

specialistico si riferisce prettamente alla disciplina trattata.<br />

La gamma delle definizioni possibili è ancora ricca di risorse e così, diversa-<br />

mente dagli autori precedentemente citati, altri studiosi sono orientati verso<br />

l’adozione di terminologie alternative: è il caso dei linguisti Sobrero e Berru-<br />

to.<br />

Sobrero parla di lingue speciali per indicare le lingue<br />

che sono utilizzate per comunicare determinati argomenti, legati a partico-<br />

lari attività lavorative e professionali, <strong>come</strong> ad esempio matematica, la bio-<br />

logia, la linguistica, la musica, lo sport. La caratteristica principale dei sot-<br />

tocodici/lingue speciali è quella di avere un lessico specialistico (Sobrero,<br />

1997: 237).<br />

L’accento è posto sulle tre discriminanti principali: lessico, argomento, ambi-<br />

to. A questo proposito è utile riportare un’ulteriore distinzione che intercorre<br />

secondo l’autore tra le definizioni di <strong>lingua</strong> settoriale, giudicata <strong>come</strong> nel ca-<br />

so di Gotti troppo vaga e comunque legata a un settore o ambito non speciali-<br />

stico di utilizzo, e <strong>lingua</strong> specialistica, intendendo con questa un <strong>lingua</strong>ggio<br />

con il quale gli specialisti di una disciplina comunicano con altri specialisti.<br />

La specializzazione, presente nelle discipline e mancante nei settori, diventa a<br />

questo punto il criterio grazie al quale si può operare una differenza netta fra<br />

le due lingue, una differenza che si riscontra in modo particolare a livello les-<br />

sicale. Nelle lingue specialistiche, infatti, esistono regole precise che danno<br />

vita a un lessico specifico formato da neologismi e particolari strutture testua-<br />

li, cosa che non accade, invece, nelle lingue settoriali, le quali si servono di<br />

espressioni della <strong>lingua</strong> comune.<br />

7


Nell’analizzare il punto di vista Sobrero, è doveroso sottolineare la scelta<br />

terminologica del sostantivo <strong>lingua</strong>, che quindi indica un codice esclusiva-<br />

mente verbale escludendo così ciò che in questo non rientra.<br />

A sua volta Berruto indica <strong>come</strong> sottocodici quelle che Sobrero chiama lingue<br />

speciali, definendoli <strong>come</strong> «le varietà diafasiche dipendenti primariamente<br />

dall’argomento del discorso e dall’ambito esperenziale di riferimento.» (Ber-<br />

ruto, 1997 b: 70).<br />

Ricordando che secondo la sociolinguistica le variazioni diafasiche sono le<br />

variazioni dipendenti dal contesto situazionale, è facilmente evidenziabile la<br />

comune base di partenza di queste due ultime definizioni: parafrasando Berru-<br />

to, la disciplina e il settore; in questo caso, però, una considerazione di non<br />

poco conto attribuisce la proprietà di una terminologia tecnica e specifica sol-<br />

tanto alle lingue speciali, quelle che altrove sono considerate <strong>lingua</strong>ggi spe-<br />

cialistici, escludendo i <strong>lingua</strong>ggi settoriali.<br />

Nell’analisi delle definizioni attribuite di volta in volta ai <strong>lingua</strong>ggi speciali-<br />

stici si segnalano anche il termine microlingue e il paragone con i restricted<br />

languages: nel primo caso, il suo utilizzo in funzione di sinonimo risulta deci-<br />

samente improprio, in quanto la micro<strong>lingua</strong> è una limitazione o semplifica-<br />

zione della <strong>lingua</strong> comune; nel secondo, si tratta di <strong>lingua</strong>ggi che estrapolano<br />

solo alcune frasi dalla <strong>lingua</strong> comune per poi utilizzarle nella comunicazione;<br />

è dunque ben distante dalla nozione di <strong>lingua</strong>ggio specialistico, il quale ri-<br />

formula il codice verbale secondo le proprie esigenze.<br />

Cos’è, dunque, il <strong>lingua</strong>ggio specialistico?<br />

Assegnare l’esattezza della definizione ad un autore piuttosto che a un altro<br />

risulterebbe quantomeno riduttivo e poco utile ai fini della trattazione<br />

dell’argomento; si tratta invece di considerare punti di vista alternativi che<br />

danno spazio all’analisi di aspetti che non sempre rientrano tutti in una stessa<br />

indagine.<br />

8


La definizione verso la quale è orientato questo studio è quella di <strong>lingua</strong>ggio<br />

specialistico <strong>come</strong> un <strong>lingua</strong>ggio che rielabora in modo funzionale la <strong>lingua</strong><br />

comune e che viene utilizzato per la comunicazione in particolari ambiti da un<br />

gruppo di parlanti numericamente inferiore a quello che fa uso del codice lin-<br />

guistico dal quale si è partiti; in quest’ottica sono considerati <strong>lingua</strong>ggi spe-<br />

cialistici i <strong>lingua</strong>ggi giuridico, scientifico, accademico, economico, e così via.<br />

Per quanto riguarda la terminologia adottata, le varie soluzioni lessicali ver-<br />

ranno impiegate in qualità di sinonimi.<br />

1.2 IL LINGUAGGIO ACCADEMICO<br />

Nell’ampio universo dei <strong>lingua</strong>ggi specialistici, quello accademico è<br />

l’espressione del mondo scolastico/universitario, nonché di tutte le manifesta-<br />

zioni che gravitano attorno a questo: un <strong>lingua</strong>ggio variegato e flessibile che,<br />

per quanto appartenga ad un mondo specifico e delineato, ben si adatta alle<br />

molteplici occasioni che ne richiedono l’utilizzo, dalle più istituzionali alle<br />

meno formali; si ritrova nei libri di testo, negli articoli specialistici, nelle tesi,<br />

negli articoli di critica letteraria, ma anche in appunti, riassunti e schemi, sia<br />

nel caso questi siano destinati all’uso personale, sia nel caso in cui siano pro-<br />

dotti per la divulgazione. Non essendo limitata alla sola forma scritta, com-<br />

prende anche testi orali, <strong>come</strong> lezioni o convegni.<br />

Il <strong>lingua</strong>ggio accademico è spesso accomunato per le sue caratteristiche al<br />

<strong>lingua</strong>ggio scientifico, talvolta ne è quasi inglobato, tanto che si è portati ad<br />

una generalizzazione di aspetti peculiari i quali però alle volte rientrano pie-<br />

namente solo nell’ambito scientifico, mentre le eccezioni o le particolarità che<br />

li adatterebbero alla sfera <strong>accademica</strong> purtroppo vengono spesso tralasciate. I<br />

due registri condividono aspetti fondamentali: il lessico, in entrambi i casi<br />

specifico/specializzato, è caratterizzato dalla formazione di neologismi, da<br />

9


prestiti linguistici (in <strong>lingua</strong> originale) e calchi linguistici (termini provenienti<br />

da un’altra <strong>lingua</strong> tradotti nella <strong>lingua</strong> di riferimento), sigle e acronimi utiliz-<br />

zati <strong>come</strong> parole di senso compiuto, termini della <strong>lingua</strong> comune che nel lin-<br />

guaggio specialistico assumono significati differenti, specifici, che saranno<br />

validi esclusivamente all’interno del <strong>lingua</strong>ggio che ha assegnato il significato<br />

stesso; la morfologia, che vedrà una creazione nonché una crescita dei termini<br />

specialistici funzionali all’argomento; la sintassi, che richiederà un certo ordi-<br />

ne gerarchico nell’esposizione.<br />

Accanto a un comune denominatore è necessario sottolineare le differenze e-<br />

sistenti tra i due <strong>lingua</strong>ggi, che derivano principalmente dalla loro natura,<br />

nonché dalle esigenze comunicative per le quali si ricorre all’uso dell’uno o<br />

dell’altro. Ѐ evidente <strong>come</strong> si tratti di due <strong>lingua</strong>ggi appartenenti a mondi di-<br />

versi: il <strong>lingua</strong>ggio accademico prevede più campi di applicazione, laddove<br />

per campi si vuole intendere la varietà degli usi di questo tipo di registro, la<br />

molteplicità di forma e generi accademici: tutto questo è manifestazione delle<br />

sfaccettature plurime che sono intrinseche del <strong>lingua</strong>ggio accademico.<br />

A differenza di quanto avviene in altri campi specifici, la piena comprensione<br />

per un consequenziale corretto apprendimento del <strong>lingua</strong>ggio accademico di<br />

una determinata <strong>lingua</strong> straniera comporta una conoscenza, preferibilmente<br />

previa, assai più ampia e profonda delle istituzioni e delle tradizioni riguar-<br />

danti il mondo scolastico e culturale del Paese di riferimento, poiché sarebbe<br />

poco produttivo lo studio di un aspetto della <strong>lingua</strong> estrapolato dal suo conte-<br />

sto situazionale d’uso: la mera formazione linguistica va integrata con gli a-<br />

spetti socio-culturali, perché sono questi i veri depositari della <strong>lingua</strong> stessa;<br />

una considerazione quasi scontata ma che rappresenta una caratteristica fon-<br />

damentale del <strong>lingua</strong>ggio accademico. Essendo un <strong>lingua</strong>ggio, e non una lin-<br />

gua, il codice accademico potrà avvalersi di quegli elementi extralinguistici<br />

che gli appartengono per definizione e quindi, ad esempio, fare uso nelle e-<br />

sposizioni orali di strumenti audiovisivi, proiezioni di tabelle, ecc.; inoltre, il<br />

10


testo non è mai solo, ma sempre si alterna a citazioni bibliografiche che sono<br />

integrazioni del testo stesso e contemporaneamente ne alleggeriscono la strut-<br />

tura, la rendono più varia e meno pesante.<br />

A livello istituzionale la Spagna ha sviluppato un vero e proprio corso per<br />

l’insegnamento del <strong>lingua</strong>ggio accademico: l’EFA, Español con fines aca-<br />

démicos; l’interesse per questo tipo di corsi altamente specializzati dal punto<br />

di vista linguistico scaturisce in virtù della mobilità degli studenti prevista<br />

all’interno dell’Unione Europea dai programmi Erasmus e Socrates:<br />

l’insegnamento di una <strong>lingua</strong> straniera con fini accademici si pone, dunque,<br />

l’obiettivo di fornire gli strumenti necessari a comprendere e comporre testi in<br />

ambito universitario in una <strong>lingua</strong> che non sia la propria L1, la propria <strong>lingua</strong><br />

madre.<br />

Il caso specifico dello <strong>spagnolo</strong> accademico s’imbatte in una realtà che vede<br />

quest’aspetto della <strong>lingua</strong> un oggetto di studio in tempi relativamente recenti:<br />

poco ancora è stato esaminato e teorizzato rispetto ad altre lingue comunita-<br />

rie, <strong>come</strong> ad esempio il tedesco, l’inglese, il francese, sia dal punto di vista<br />

dell’insegnamento sia per ciò che riguarda l’apprendimento. Tale condizione<br />

della <strong>lingua</strong> spagnola è stata determinata sicuramente dal ritardo con il quale<br />

si è rivolta l’attenzione alle tradizioni culturali del Paese: il progetto europeo<br />

ADIEU (Il discorso accademico nell’Unione Europea), infatti, ha fornito ri-<br />

sultati riguardanti lo <strong>spagnolo</strong> non prima dell’anno 2000: essendo l’azione del<br />

progetto volta soprattutto alla definizione del materiale didattico per<br />

l’insegnamento linguistico e interculturale, e poiché è in queste relazioni che<br />

sono elencati i cardini e le caratteristiche basilari del <strong>lingua</strong>ggio accademico,<br />

la loro mancanza ha penalizzato gli studi a esso indirizzati (Vázquez, 2004:<br />

1129).<br />

Oggi il corso EFA mira a una formazione che permetta allo studente di otte-<br />

nere quanto più possibile il raggiungimento dei requisiti stabiliti dal Quadro<br />

Comune di Riferimento Europeo per le lingue: il riconoscimento del possesso<br />

11


delle quattro abilità di base – parlare, ascoltare, leggere, scrivere – a più livelli<br />

di complessità, spendibile su scala internazionale.<br />

Il corso è caratterizzato da un vero e proprio curriculum che consta di elemen-<br />

ti fondamentali quali: materiali autentici, studenti adulti universitari, corsi alla<br />

portata delle necessità individuali, insegnamento tramite assegnazione di<br />

compiti individuali, Team Teaching.<br />

A tale scopo, nell’insegnamento con finalità accademiche è previsto l’utilizzo<br />

di materiali che potenzino le abilità di produzione e comprensione sia scritta<br />

che orale: manuali linguistici specializzati nella scrittura <strong>accademica</strong>, internet,<br />

articoli in <strong>lingua</strong> scritti da professori che contemplano tutti i contesti situazio-<br />

nali possibili, dal colloquiale allo specialistico al professionale; è testata, tra-<br />

mite la stesura di relazioni e riassunti, la comprensione orale di conferenze e<br />

lezioni in <strong>lingua</strong>; sono impiegati dispositivi audio-visivi autentici e gli studen-<br />

ti entrano in contatto anche con varianti della <strong>lingua</strong> che non corrispondano a<br />

quella standard.<br />

La metodologia EFA segue processi d’insegnamento/apprendimento che par-<br />

tono da una fase precedente l’incontro diretto con la <strong>lingua</strong> specialistica stra-<br />

niera: infatti, il primo passaggio prevede il riconoscimento anche da parte del-<br />

lo studente delle difficoltà che presenta la redazione di testi accademici in lin-<br />

gua, una valutazione-autovalutazione degli strumenti linguistici di cui si è in<br />

possesso, l’analisi delle caratteristiche principali della scrittura <strong>accademica</strong><br />

nella propria <strong>lingua</strong> madre. Avvalendosi degli strumenti sopra menzionati,<br />

durante il corso si procede alle attività di comprensione di materiale orale e<br />

scritto, di produzione e trasformazione di testi, si promuove il confronto tra<br />

studenti e quindi l’autovalutazione del risultato finale; si cerca di calare lo<br />

studente quanto più nella realtà della <strong>lingua</strong> che si sta studiando.<br />

Si può affermare che nella <strong>lingua</strong> italiana, o meglio, per quanto riguarda il<br />

<strong>lingua</strong>ggio accademico italiano, non esistono corsi corrispettivi e/o paragona-<br />

bili a quello EFA attivo in Spagna, almeno sul piano nazionale: il programma<br />

12


EFA ricopre infatti tutto il territorio; nella realtà italiana la presenza di corsi<br />

mirati in questa materia è circoscritta alle singole università, che non dispon-<br />

gono di un progetto unico e riconosciuto in tutto il Paese. Di contro l’Italia ha<br />

avviato negli anni studi in questo settore che hanno dato risultati numerica-<br />

mente maggiori rispetto a quelli spagnoli; se in Spagna si registra più attività<br />

sul piano pratico e organizzativo, gli studiosi italiani, al momento, possono<br />

godere di una teorizzazione più prolifera.<br />

1.3 FORME E GENERI DEL LINGUAGGIO ACCADEMICO<br />

1.3.1 I CANALI DELLA COMUNICAZIONE SCIENTIFICA<br />

Anche la comunicazione scientifica condivide le realtà diamesiche di tutti i<br />

tipi di <strong>lingua</strong>ggio e della <strong>lingua</strong> più in generale: le due dimensioni imprescin-<br />

dibili che si concretizzano nell’oralità e nella scrittura. Pur assolvendo il me-<br />

desimo compito, e dunque la comunicazione, i due canali sono necessaria-<br />

mente diversi, mostrano caratteristiche strutturali e di programmazione diffe-<br />

renti, e la scelta dell’uno o dell’altro dipende dalla situazione di comunicazio-<br />

ne (Berruto, 1997 a). Un testo scritto è notoriamente più strutturato rispetto ad<br />

un testo orale poiché la scrittura permette tempi di programmazione più lun-<br />

ghi; il testo scritto, inoltre, comporta la possibilità di una maggiore accuratez-<br />

za linguistica e una revisione degli eventuali errori prima che il messaggio<br />

giunga al destinatario. Tali caratteristiche, proprie della forma scritta, non so-<br />

no presenti nel discorso orale che, per sua natura, ha tempi di programmazio-<br />

ne più brevi, quasi istantanei, e pertanto il carattere della spontaneità sarà de-<br />

cisamente più marcato. I tratti descritti portano alla considerazione di altri a-<br />

spetti <strong>come</strong>, ad esempio, la tolleranza dell’errore nell’uno o nell’altro testo:<br />

nel caso dell’oralità, infatti, si è molto più predisposti all’accettazione tempo-<br />

13


anea, poiché nell’immediatezza della discussione l’errore passa quasi inos-<br />

servato, o comunque è possibile per l’emittente autocorreggersi nella conti-<br />

nuazione del discorso. Si è molto meno inclini, invece, a giustificare un errore<br />

in un testo scritto. Questo non solo perché, <strong>come</strong> già detto, la scrittura per-<br />

mette una programmazione previa più lunga, ma anche e soprattutto perché<br />

generalmente durante la lettura di un testo scritto non si condivide la deissi,<br />

ossia le coordinate spazio-temporali della produzione del testo stesso: non si<br />

potranno chiedere chiarimenti riguardanti le ambiguità semantiche né tanto-<br />

meno potrà esserci l’interazione tra emittente e destinatario, non sarà possibi-<br />

le ricorrere alle soluzioni della paralinguistica, ossia all’intonazione, che nella<br />

<strong>lingua</strong> parlata può addirittura risolvere malintesi; da questo deriva<br />

l’importanza assoluta della programmazione nella scrittura.<br />

Uno schema così rigidamente strutturato non esclude l’incursione di un cam-<br />

po nell’altro: per quanto i testi scritti siano perlopiù destinati alla lettura e te-<br />

sti orali all’ascolto, nel campo della comunicazione si assiste alla crescente<br />

creazione di testi orali programmati <strong>come</strong> testi scritti che presenteranno,<br />

quindi, una struttura gerarchica nell’esposizione, una ricerca/scelta lessicale<br />

previa che non potrebbe essere frutto della spontaneità e dell’immediatezza<br />

del parlato (es.: conferenze), nonché alla proliferazione di testi in forma scrit-<br />

ta che racchiudono le caratteristiche dell’oralità: a tal proposito, nuovo ogget-<br />

to di studio è il talky writing, un <strong>lingua</strong>ggio ibrido che perde il carattere for-<br />

male proprio della scrittura e dà vita a «varietà substandard» che sono larga-<br />

mente impiegate nella comunicazione personale in rete (Orletti, 2004: 14).<br />

Quest’ultimo fenomeno è reso possibile grazie alla riformulazione che le co-<br />

ordinate deittiche subiscono nella realtà virtuale. Ѐ doveroso ricordare, a que-<br />

sto punto, che oralità e scrittura rappresentano i due canali comunicativi tradi-<br />

zionali, mentre oggi è riconosciuta a livello di studi specialistici del settore<br />

linguistico l’esistenza di una terza realtà, la CMC, ossia la comunicazione<br />

mediata dal computer (Orletti, 2004); si tratta di un ibrido linguistico, espres-<br />

14


sione della comunicazione virtuale, che sfrutta peculiarità sia dell’oralità che<br />

della scrittura; il definirsi di questa nuova dimensione ha comportato anche la<br />

nascita di una terminologia nuova che potrebbe addirittura essere considerata<br />

specifica e quindi: discorso elettronico, discorso digitato, visibile parlare<br />

(Orletti, 2004: 13).<br />

Nel caso specifico della comunicazione scientifica e <strong>accademica</strong>, la libertà<br />

d’interscambio tra i due canali diamesici è, ovviamente, ammessa in maniera<br />

ridotta. Un esempio già citato è quello delle conferenze: questo tipo di comu-<br />

nicazione, molto ricorrente nella sfera scientifica, prevede la declamazione<br />

orale di un testo che nella quasi totalità dei casi è programmato <strong>come</strong> un testo<br />

scritto; le motivazioni sono la necessaria rigorosità che accompagna il discor-<br />

so scientifico in tutte le sue forme, scritto o orale che sia. Tale ragionamento<br />

porta all’esclusione quasi totale della seconda possibilità, ossia un testo spe-<br />

cialistico di questo tipo scritto secondo le regole dell’oralità; avvicinandosi al<br />

<strong>lingua</strong>ggio accademico si arriva a concludere che le circostanze che portano a<br />

determinate scelte compositive in entrambi i campi coincidono: anche il<br />

mondo della comunicazione <strong>accademica</strong> è caratterizzato da un certo grado di<br />

autorità comunicativa che implica un’esposizione che abbia un impianto<br />

scientifico, che infonda un reale senso di certezza nelle proprie affermazioni;<br />

pur essendo il <strong>lingua</strong>ggio accademico più tollerante e flessibile rispetto a<br />

quello propriamente scientifico, dal saggio al convegno, passando per la criti-<br />

ca letteraria, è difficilmente ammissibile l’improvvisazione del testo orale.<br />

Oltre alla commistione dei canali diamesici, sono ovviamente presenti le real-<br />

tà scritte e orali che nascono e restano della loro natura; alcuni esempi sono le<br />

lezioni orali, gli articoli specialistici, la critica letteraria.<br />

Alla luce delle ultime considerazioni, a maggior ragione si esclude dal lin-<br />

guaggio scientifico/accademico l’ibrido linguistico CMC, che per sua natura<br />

ma soprattutto per l’uso cui solitamente tale comunicazione si presta, non ri-<br />

sulterebbe affatto funzionale per i <strong>lingua</strong>ggi specialistici presi in esame, spe-<br />

15


cialmente se si considera il carattere di ufficialità che accompagna quasi sem-<br />

pre la comunicazione in questi ambiti.<br />

1.3.2 TIPOLOGIE DI TESTI ACCADEMICI<br />

Base di partenza per il testo accademico così <strong>come</strong> per qualsiasi altro tipo di<br />

testo è la seguente definizione: si considera testo un qualsiasi prodotto lin-<br />

guistico conchiuso, sia esso orale o scritto, che risponda ai criteri di coeren-<br />

za, coesione e appropriatezza al contesto, fatto con l’intenzione e l’effetto di<br />

comunicare.<br />

Qualsiasi tipo di testo rientra per delle caratteristiche formali in un genere te-<br />

stuale. Non si tratta di un’appartenenza fine a se stessa bensì di<br />

un’appartenenza che si dimostra nell’influenza operata dal genere sul testo in<br />

termini di usi linguistici, strutturazione, svolgimento degli aspetti concettuali:<br />

veri e propri condizionamenti che scaturiscono anche dalla funzione pragma-<br />

tica dominante che il testo è chiamato ad assolvere. Appartengono allo stesso<br />

genere i testi che presentano le stesse caratteristiche di forma, contenuto, e<br />

che soprattutto vengono utilizzati convenzionalmente nelle stesse situazioni<br />

comunicative: il vincolo che unisce il contesto situazionale e il genere è es-<br />

senziale, anche perché è la società che stabilisce non solo il genere ma, so-<br />

prattutto, l’occasione di utilizzo.<br />

Il discorso accademico comprende una fornita varietà di tipologie di testi, che<br />

la bibliografia spagnola tende a definirle clases de textos o clases textuales<br />

(Otañi, 2005), che, pur nella loro diversità, costituiscono un genere dal carat-<br />

tere poliedrico, poiché ognuno apporta una caratteristica propria: appartengo-<br />

no per la gran parte al mondo scolastico/universitario ed è per l’utilizzo in<br />

quest’ambito che vengono composti.<br />

Il più tipico e rappresentativo è certamente il libro di testo; questo, a sua vol-<br />

ta, contiene al suo interno quelli che potrebbero essere definiti dei “sottogene-<br />

16


i” la cui formulazione è condizionata dall’utente finale, che può essere lo<br />

studente delle scuole inferiori <strong>come</strong> anche l’universitario. Due libri per due<br />

casi <strong>come</strong> quelli presi ad esempio avranno sì le stesse finalità, ma saranno<br />

chiamati a perseguirle adottando metodologie differenti: in particolar modo<br />

riguardo agli aspetti lessicali, morfologici e sintattici che creano e caratteriz-<br />

zano un certo grado di specificità del testo: nel primo caso sarà necessario un<br />

testo decisamente più accessibile sul piano lessicale, con una struttura testuale<br />

più snella che favorisca l’immediata comprensione; a livello universitario la<br />

ricercatezza raggiunge gli stadi più elevati, affinché si producano testi sempre<br />

più specialistici. Si tratta, ovviamente, di una peculiarità di questa tipologia<br />

testuale dovuta proprio al suo largo utilizzo.<br />

Testo fortemente caratteristico del genere accademico è la tesi, elaborato<br />

scritto che, tra altri obiettivi, si pone anche lo scopo di dimostrare il raggiun-<br />

gimento di un dato livello di competenza nella disciplina studiata; si deduce<br />

l’obbligatorietà di un determinato stile compositivo, che riguarda non solo il<br />

lessico ma anche la sintassi, la struttura.<br />

La tesi è un testo a carattere principalmente espositivo, ma contempla anche<br />

una forte componente argomentativa: mostrare la conoscenza e padronanza di<br />

una materia o di un argomento è l’essenza stessa di questo tipo di testo. Per<br />

avvalorare l’enunciato si ricorre alla citazione delle fonti bibliografiche che<br />

rappresentano il punto di partenza per il lavoro di ricerca, mentre<br />

nell’argomentare si seguono le regole generali valide per tutti i tipi di testi.<br />

Come accade per gli articoli specialistici, anche la tesi ha un’introduzione e<br />

una conclusione, ma una caratteristica distintiva del testo sono varie conclu-<br />

sioni intermedie che servono a chiudere i sottoargomenti trattati nei vari capi-<br />

toli.<br />

La tesi è sicuramente un esempio di testo che rientra tra quelli più specifici<br />

dell’ambiente universitario.<br />

17


Altro esempio di testo accademico sono gli interventi nelle conferenze: questi<br />

appartengono al canale orale e presentano delle componenti peculiari costan-<br />

temente presenti. La variabilità dell’argomento non corrisponde a cambia-<br />

menti della struttura, che vede invece, nella quasi totalità dei casi, un contesto<br />

quanto meno formale, un auditorio composto da un pubblico adulto ma so-<br />

prattutto competente anche se non necessariamente deve essere una comuni-<br />

cazione tra specialisti, <strong>come</strong> afferma invece Sobrero (Sobrero, 1997: 238);<br />

spesso in questo caso il discorso accademico può essere integrato da supporti<br />

audio-visivi. L’articolo specialistico riporta nella forma scritta le caratteristi-<br />

che del discorso orale appena descritto.<br />

Un caso diverso è quello della critica. Rispetto agli ultimi due esempi propo-<br />

sti il testo critico, sia esso di tipo letterario, storico o di altra natura, ammette<br />

una maggiore flessibilità dei canoni sopra descritti; tale tolleranza è giustifica-<br />

ta dall’utilizzo che solitamente si fa degli articoli di critica, che hanno una<br />

componente narrativa assente in altri tipi di testo che conferisce un carattere<br />

più discorsivo/descrittivo. La critica adotta sempre un punto di vista soggetti-<br />

vo, personale: manca l’oggettività e l’imparzialità dell’indagine scientifica.<br />

Meno rigida sul piano formale è anche la lezione tenuta dal docente, sia a li-<br />

vello scolastico che a livello universitario; ancora una volta il pubblico condi-<br />

ziona il livello di specificità, e quindi le scelte lessicali in modo particolare.<br />

Tra i testi accademici orali è quello che si manifesta con più frequenza.<br />

Pur rientrando a pieno titolo nel discorso accademico, gli elaborati per uso<br />

personale <strong>come</strong> gli appunti, gli schemi, i riassunti, non condividono certo le<br />

caratteristiche formali strutturali dei testi accademici veri e propri, né il loro<br />

utilizzo è previsto negli stessi contesti situazionali.<br />

Un nuovo tipo di testo che vede crescere progressivamente la sua affermazio-<br />

ne è l’abstract: si tratta del riassunto di un saggio specialistico o di una rela-<br />

zione che ci si appresta a seguire in una conferenza; anticipa quindi i contenu-<br />

18


ti del testo che si sta per leggere o ascoltare e generalmente è di breve-media<br />

estensione.<br />

In <strong>spagnolo</strong> l’abstract prende anche il nome di resúmen del artículo de inve-<br />

stigación, è un testo che precede l’introduzione ed è indipendente: la sua let-<br />

tura non è conseguente né implica quella dell’intero articolo. A tal proposito<br />

vengono individuati anche i cosiddetti riassunti dipendenti, la cui lettura non<br />

permette di avere un quadro generale soddisfacente in quanto a informazioni<br />

e che, pertanto, dipende dal testo principale (Otañi, 2005).<br />

Come tutti i tipi di testi, anche l’abstract è composto da un’introduzione, un<br />

corpo e una conclusione, in questo caso prevalentemente espositivi e narrati-<br />

vi.<br />

19


CAPITOLO 2<br />

LA SCRITTURA ACCADEMICA IN SPAGNOLO E I-<br />

TALIANO<br />

2.1 RASSEGNA BIBLIOGRAFICA SUGLI STUDI RELATIVI<br />

ALLA SCRITTURA ACCADEMICA<br />

L’analisi di vari studi riguardanti la scrittura <strong>accademica</strong> ha confermato<br />

l’esistenza di un unico modello di riferimento per la redazione di testi non so-<br />

lo tra gli studiosi italiani, ma anche e soprattutto tra il metodo italiano e il me-<br />

todo <strong>spagnolo</strong>. Questa coincidenza è frutto della condivisione di elementi e<br />

processi che sono alla base della scrittura.<br />

Tra gli aspetti strettamente connessi alla scrittura, la coesione e la coerenza<br />

del testo risultano tra quelli maggiormente indagati. La coesione si concretiz-<br />

za nel «rispetto delle relazioni formali tra le varie parti del testo», e riguarda<br />

la sintassi; la coerenza, invece, riguarda la semantica, ed è l’«insieme dei pro-<br />

cedimenti logici e semantici che consentono di produrre un senso continuo e<br />

accettabile» (Cerruti/Cini, 2007: 57). Nella trattazione di quest’argomento un<br />

accento particolare si pone sui connettivi, elementi che pongono in relazione<br />

le varie parti del testo in modo logico guidando in questo modo il lettore nella<br />

comprensione; a seconda della loro natura o funzione veicolano significati e<br />

permettono l’instaurazione di un determinato tipo di relazione tra le frasi che<br />

legano. Le funzioni attribuite ai connettivi sono esplicitate nelle varie classifi-<br />

cazioni cui questi elementi sono sottoposti, redatte in base al legame che in-<br />

staurano tra gli elementi del discorso e al componente argomentativo intro-<br />

dotto.<br />

20


La bibliografia offre approcci differenti al tema: sul versante italiano si regi-<br />

stra una maggiore attenzione nel testo di Cerruti/Cini (2007): in questo, infat-<br />

ti, si propongono due tipologie di connettivi in base ai criteri sopra citati; la<br />

prima, relativa alla coerenza, li classifica per il componente argomentativo in-<br />

trodotto e li distingue in: giustificatori; generalizzanti; garanti; rafforzatori;<br />

modali; relativizzanti; conclusivi. La seconda classificazione è più legata alla<br />

coesione testuale e raggruppa i connettivi per il tipo di legame che questi in-<br />

staurano; saranno pertanto: additivi; esplicativi; alternativi; correlativi; avver-<br />

sativi e concessivi; temporali; causali; finali. Nel caso specifico, il testo con-<br />

tinua con un ulteriore elenco nel quale rientrano cinque tipi di connettivi, i<br />

«transitional devices», che esprimono cinque diverse progressioni della co-<br />

municazione; saranno, pertanto, contrastivi, aggiuntivi, causali, esemplificati-<br />

vi e conclusivi.<br />

Il manuale di Cerruti/Cini dedica una particolare attenzione a questi elementi<br />

della scrittura che hanno senza dubbio un’importanza fondamentale. Pren-<br />

dendo a modello lo studio appena citato e proseguendo il confronto bibliogra-<br />

fico, si evidenzia <strong>come</strong> nel libro di Serianni (2003) i connettivi siano stati<br />

considerati esclusivamente nella loro funzione di elementi di coesione che<br />

guidano il discorso secondo una determinata progressione: l’autore quindi<br />

procede ad una classificazione dei connettivi che coincide con quella dei<br />

«transitional devices» contenuta nel Cerruti/Cini (2007: 61); nel secondo testo<br />

non viene proposto un elenco dettagliato fornito di definizioni, ma si è ricorso<br />

semplicemente ad esempi esplicativi. Ai connettivi segue, in entrambi gli stu-<br />

di citati, una parte relativa alla punteggiatura <strong>come</strong> elemento di coesione che<br />

in alcuni casi si pone in alternativa all’uso dei connettivi.<br />

Lievemente differente è la presentazione dei connettivi nel testo <strong>spagnolo</strong> del-<br />

la Montolío (2000), classificati in base alla relazione che creano tra le frasi; si<br />

ha la distinzione tra «conectores aditivos, contraargumentativos, consecuti-<br />

vos, causales, organizadores de la información»; certamente è una classifica-<br />

21


zione che coincide quasi totalmente con quella italiana più diffusa, quella dei<br />

transitional devices. Una distinzione assente nei manuali italiani ma sottoli-<br />

neata in quello <strong>spagnolo</strong> è quella tra «conectores parentéticos», ossia, connet-<br />

tori inseriti nelle pause, e «conectores integrados en la oración»: di entrambi<br />

sono fornite le caratteristiche grammaticali e il grado di mobilità all’interno<br />

del testo stesso. La spiegazione dettagliata di questi ultimi due punti contri-<br />

buisce a formare il carattere accentuatamente didattico del suddetto manuale,<br />

che accompagna e guida nell’apprendimento della scrittura <strong>accademica</strong>: è un<br />

ulteriore punto di contrasto con i testi italiani che, invece, si presentano <strong>come</strong><br />

studi altamente specializzati e forse meno adatti all’autoapprendimento.<br />

Un confronto tra le fonti bibliografiche è possibile anche per quanto riguarda<br />

le caratteristiche lessicali e i requisiti del <strong>lingua</strong>ggio accademico, tema larga-<br />

mente trattato, e su più fronti; in questo caso, mentre l’elenco più esaustivo è<br />

fornito da Sobrero (1997), che cita direttamente le undici caratteristiche indi-<br />

viduate da Hoffmann nel 1984 definendo, però, solo quelle che non si presta-<br />

no ad una comprensione immediata, il testo più esplicativo risulta essere quel-<br />

lo di Gotti (1991), che fornisce definizioni, spiegazioni ed esempi per ogni<br />

requisito menzionato. La condivisione degli elementi conferma che in en-<br />

trambi i casi sono stati riportati quelli più rappresentativi e ricorrenti.<br />

Le caratteristiche del lessico sono meno numerose nell’analisi della Montolío<br />

(2004), che ne cita soltanto due dall’importanza assolutamente fondamentale:<br />

claridad y objetividad (chiarezza e oggettività).<br />

Piena corrispondenza si ha tra gli studi spagnoli e italiani per quanto riguarda<br />

le sequenze testuali essenziali nel testo accademico: esposizione, descrizione,<br />

argomentazione; in particolare, per quest’ultima sono elencate fasi e compo-<br />

nenti uguali: tesi, argomento, regola generale, fonte, riserva e rinforzo corri-<br />

spondono sia in <strong>spagnolo</strong> che in italiano. Le tipologie testuali rappresentano<br />

sicuramente uno degli aspetti di maggiore interesse nella scrittura accademi-<br />

ca, e la frequenza con cui appare nei vari testi esaminati ne è la conferma; an-<br />

22


cora una volta è la spiegazione fornita da Cerruti/Cini (2007) quella più com-<br />

pleta: nel manuale, infatti, ci si avvale anche di schemi che mostrano le possi-<br />

bili strutture della sequenza argomentativa: semplice, multipla o a grappolo.<br />

Alle fasi canoniche dell’argomentazione si affianca lo schema proposto da<br />

<strong>Lo</strong>mbardi Vallauri (2004), nel quale la differenza, in realtà, è data solo dalla<br />

denominazione, e quindi: «accompagnamento al tema; definizione del conte-<br />

sto in cui si sta parlando; annuncio della tesi; enunciazione delle premesse fat-<br />

tuali, e degli argomenti legati concettualmente da relazioni di causa-effetto da<br />

una parte alle premesse e dall’altra alla tesi; ri-deduzione della tesi dalle pre-<br />

messe e dagli argomenti e sua precisazione; accompagnamento fuori dal te-<br />

ma» (<strong>Lo</strong>mbardiValauri, 2004: 22). Questo passaggio del testo di <strong>Lo</strong>mbardi<br />

Vallauri si aggancia ad un altro punto fondamentale che riguarda le fasi di<br />

produzione del discorso: queste spaziano dalla pre-scrittura alla composizione<br />

vera e propria, fino al momento dedicato alla revisione. Una particolare atten-<br />

zione all’argomento è riservata dalla Montolío (2004), nel cui manuale si può<br />

leggere una descrizione dettagliata di tutte le fasi si produzione, mentre Se-<br />

rianni (2003), soffermandosi sulla fase di organizzazione delle informazioni,<br />

introduce il discorso sulle unità informative e sull’importanza gerarchica che<br />

ne giustifica l’utilizzo nel testo.<br />

La bibliografia italiana si distingue per la trattazione di argomenti decisamen-<br />

te tecnici e caratteristici della scrittura <strong>accademica</strong>, che sono i processi di<br />

formazione del lessico, quindi la nominalizzazione, e l’adozione di particolari<br />

forme sintattiche, <strong>come</strong> ad esempio la forma passiva; su questo terreno si pos-<br />

sono confrontare gli scritti di Gotti (1991), Serianni (2003), Sobrero (1997).<br />

Correlata all’uso del passivo è la progressione tema-rema tipica della <strong>lingua</strong><br />

italiana, di cui la spiegazione più dettagliata è quella proposta da Serianni<br />

(2003), poiché supportata da esempi oltre che da definizioni.<br />

Il lavoro della commissione spagnola che ha curato il Manual práctico de e-<br />

scritura académica (2004) è incentrato principalmente sul discorso accademi-<br />

23


co e fa rientrare nel genere anche testi che presentano un livello di formalità<br />

decisamente basso, <strong>come</strong> ad esempio gli elaborati per l’uso personale (appun-<br />

ti, schemi, ecc.). Il manuale <strong>spagnolo</strong> è caratterizzato da un’essenza didattica<br />

assente nei testi italiani esaminati; lo si può considerare una vera e propria<br />

guida alla scrittura <strong>accademica</strong> laddove, invece, gli studiosi italiani, ripren-<br />

dendo un pensiero di Sobrero, sembrano indirizzare i loro lavori principal-<br />

mente all’attenzione di altri specialisti.<br />

2.2 CARATTERISTICHE DELLA SCRITTURA ACCADEMICA<br />

2.2.1 CARATTERISTICHE GENERALI<br />

Le fasi di scrittura di un testo accademico appartengono in realtà a tutti i tipi<br />

di testi: si può affermare che siano dei passaggi obbligatori per la buona riu-<br />

scita di qualsiasi elaborato destinato a qualsiasi campo.<br />

Analizzando il processo dal principio, alla scelta del tema che verrà trattato e<br />

del destinatario principale segue la fase della documentazione: sarà utile per<br />

ottenere quantomeno un’infarinatura riguardo all’argomento, per avere una<br />

visione globale, generale, di quello che si andrà a studiare. Consiste nel rac-<br />

cogliere e catalogare il maggior numero di informazioni possibili, reperibili<br />

da studi precedenti che diventeranno a questo punto le fonti per il testo: la lo-<br />

ro molteplicità permette un discorso ampio e ben articolato, ma soprattutto il<br />

confronto; non essendo limitata al solo recupero di dati, durante la fase di do-<br />

cumentazione è necessario stabilire relazioni non solo tra le fonti, ma anche le<br />

relazioni che si istaurano tra queste e il testo, e va anche valutata l’opportunità<br />

del materiale raccolto, ossia la pertinenza di questo con il proprio lavoro, con<br />

il testo che si ha intenzione di redigere. Un’attenta analisi delle fonti permette<br />

24


di sfruttarle per inserire nel testo delle citazioni, elementi che imprimono<br />

sempre maggior autorevolezza ai vari studi.<br />

Segue, a questo punto, la pianificazione. Pianificare significa operare una<br />

cernita delle informazioni che si vogliono inserire nel testo, attribuire un gra-<br />

do gerarchico d’importanza al fine di ottenere <strong>come</strong> risultato finale un testo<br />

chiaro, scorrevole, che non presenti difficoltà nella comprensione. In questa<br />

fase si determinano anche le idee che si vogliono esprimere, i punti di vista da<br />

adottare. Solo dopo aver elaborato uno schema che guiderà lo scrittore<br />

nell’esposizione delle idee è possibile procedere alla fase di scrittura vera e<br />

propria; il corpo del testo, parte principale dell’intero elaborato, viene solita-<br />

mente scritto prima dell’introduzione, della conclusione e del titolo: questi,<br />

paradossalmente, sono gli elementi che prendono forma solo alla luce di<br />

quanto analizzato e studiato per la compilazione del corpus.<br />

Il testo accademico, pur nelle sue diverse realizzazioni, costituisce un genere<br />

specifico: pertanto, alla definizione base di testo è possibile aggiungere quei<br />

tratti distintivi che, uniti ad aspetti extralinguistici, rendono accademico un<br />

testo generico. Secondo l’elenco di Hoffmann (1984), undici sono le caratte-<br />

ristiche del <strong>lingua</strong>ggio specialistico: astrattezza; coerenza logica; densità<br />

d’informazione; generalizzazione; impersonalità; mancanza di ambigui-<br />

tà; neutralità emotiva; oggettività; precisione; sinteticità; uso di termini<br />

tecnici definiti, di simboli e figure. A questo elenco si aggiungono la com-<br />

pletezza dei dati (se presenti) e la monoreferenzialità. Questi requisiti, che<br />

in altre classificazioni vengono ridotti all’essenziale 1 , in alcuni casi fanno ri-<br />

ferimento ad uno stesso aspetto, sottintendono la medesima peculiarità, sono<br />

quasi sovrapponibili; alcuni sono più distintivi di altri, gerarchicamente più<br />

1 Nell’elenco di Sager-Dungworth-McDonald del 1980 i requisiti fondamentali dei <strong>lingua</strong>ggi<br />

specialistici sono ridotti a tre: appropriatezza, economia, precisione (cit. in Sobrero,<br />

1997).<br />

25


importanti perché realmente imprescindibili; altri, invece, segnalano una ca-<br />

ratteristica piuttosto vaga alla quale, comunque, è sempre conveniente fare ri-<br />

ferimento. Come già detto, molti di questi tratti distintivi sono individuabili<br />

anche nel <strong>lingua</strong>ggio scientifico e nella maggior parte dei <strong>lingua</strong>ggi speciali-<br />

stici, ricordando però le differenze esistenti che scaturiscono dalla diversa na-<br />

tura di queste lingue speciali, nonché dall’impiego cui si prestano.<br />

Cosa distingue concretamente un testo accademico da uno generico? Quali<br />

sono le strategie scrittorie adatte?<br />

Da un punto di vista puramente tecnico si può affermare che esistono delle<br />

regole precise da seguire per una corretta stesura di questo tipo di testo che ri-<br />

guardano:<br />

LESSICO: l’elemento lessicale, all’apparenza non determinante, è una stra-<br />

tegia importantissima in un testo accademico; dalle scelte linguistiche dipen-<br />

de, infatti, la presenza o meno di ambiguità, la possibilità di dubbi e frainten-<br />

dimenti che minacciano l’esatta comprensione del testo. Saranno frequenti le<br />

ripetizioni, specialmente ove occorre l’utilizzo di termini specifici, i tecnici-<br />

smi specifici e collaterali (Serianni, 2003: 81) che non possono essere sosti-<br />

tuiti da iperonimi, e quindi sinonimi talvolta troppo generici; la specificità dei<br />

termini è, ovviamente, circoscritta al <strong>lingua</strong>ggio specifico di riferimento. La<br />

terminologia tecnica è assolutamente necessaria nei testi prettamente scienti-<br />

fici sia orali sia scritti, mentre la sostituzione lessicale può risultare addirittura<br />

più funzionale nel discorso accademico. Durante un corso di lingue con fini<br />

accademici gli studenti costruiranno progressivamente un vero e proprio vo-<br />

cabolario personale di terminologia specifica.<br />

OGGETTIVITÀ: il discorso accademico evita quanto più possibile espres-<br />

sioni soggettive; considerando il carattere espositivo e/o argomentativo tipico<br />

del testo accademico ma anche scientifico, l’impersonalità si presenta <strong>come</strong><br />

tratto fondamentale, in quanto imprime maggiore credibilità all’elaborato per<br />

26


il lettore/ascoltatore; ciononostante l’elaborato di tipo accademico, in alcuni<br />

casi, permette una certa tolleranza per la presenza o meno di tale requisito.<br />

PRECISIONE: è intesa anche <strong>come</strong> immediatezza; un termine deve riportare<br />

istantaneamente al suo significato senza giri di parole. A questo elemento è<br />

legata la trasparenza del testo, il cui grado di efficienza si misura in base alla<br />

facilità della comprensione globale ad una prima lettura.<br />

SINTETICITÀ: alla scrittura <strong>accademica</strong> è affidato il compito di concentrare<br />

concetti chiari e completi nel minor spazio possibile.<br />

MONOREFERENZIALITÀ: ossia, il riferimento a significati oggettivi; è la<br />

denotazione. Questo aspetto definisce uno dei tratti maggiormente distintivi<br />

del <strong>lingua</strong>ggio accademico: la neutralità emotiva, quella mancanza di conno-<br />

tazione e interpretazione personale che segna la distanza tra il <strong>lingua</strong>ggio spe-<br />

cialistico e la <strong>lingua</strong> comune.<br />

COMPLETEZZA DEI DATI: si tratta senza dubbio di un aspetto che ac-<br />

comuna tutti i testi scientifici, laddove con questo aggettivo si va ad indicare<br />

il testo meramente scientifico ma anche accademico, o comunque ogni tipo di<br />

testo specialistico che comporta la divulgazione di dati, siano essi risultati di<br />

studi, indagini, esperimenti, e così via. L’importanza e il rigore attribuiti a<br />

questo elemento concorrono a fare del testo un enunciato chiaro e inequivo-<br />

cabile.<br />

Perché allora, se tali caratteristiche sono considerate cardini dai quali non si<br />

può prescindere in questo tipo di scrittura, il testo accademico prevede una<br />

certa tolleranza nella variazione dei suddetti requisiti? Saranno incongruenti<br />

al genere i testi che non rientrano a pieno nei suoi parametri?<br />

27


La risposta a queste legittime domande risiede nella diversa natura delle pos-<br />

sibili realizzazioni di un testo con fini accademici: una tesi di laurea è certa-<br />

mente diversa dagli appunti per uso personale, così <strong>come</strong> un libro di testo de-<br />

stinato al mondo scolastico si presenta in forma differente rispetto ad un arti-<br />

colo specialistico scritto, magari, per una conferenza; la critica letteraria è ca-<br />

ratterizzata da ulteriori elementi, eppure tutti questi sono esempi di scrittura<br />

<strong>accademica</strong>.<br />

Un eccessivo rigore oggettivo in un libro di testo destinato alle scuole inferio-<br />

ri è poco funzionale, e lo stesso vale per il tecnicismo lessicale; gli stessi ele-<br />

menti sono però assolutamente necessari nei testi universitari; le strategie sti-<br />

listiche volte a rendere un testo interessante per il lettore che non sono certo<br />

determinanti in un esame, lo saranno invece in un articolo di critica; questi<br />

semplici esempi mostrano <strong>come</strong> gli stessi elementi possano, anzi in alcuni ca-<br />

si debbano, variare a seconda della funzione che il testo è chiamato a svolge-<br />

re.<br />

Date le caratteristiche della scrittura, quali sono le motivazioni di un testo ac-<br />

cademico? Quali gli scopi che l’autore si prefigge di perseguire?<br />

Il testo di tipo accademico, solitamente, contiene al suo interno due tipologie<br />

testuali che ne rappresentano l’essenza: l’esposizione e l’argomentazione.<br />

L’ESPOSIZIONE:<br />

L’esposizione è, dunque, la sequenza testuale base onnipresente nel discorso<br />

accademico poiché questo tipo di scrittura è principalmente volta alla divul-<br />

gazione, serve ad informare: si ricorre all’uso di un testo espositivo nel mo-<br />

mento in cui si vuole analizzare un problema, quando si vuole mostrare la co-<br />

noscenza di una determinata materia, <strong>come</strong> ad esempio nelle tesi. La struttura<br />

di questo tipo di testo prevede due momenti fondamentali: l’esposizione del<br />

problema, lo sviluppo della soluzione; è proprio per assecondare questi due<br />

elementi che l’ordine delle informazioni fornite è di tipo logico, e quindi se-<br />

28


gue l’andamento del ragionamento logico che porta alla soluzione; non è un<br />

ordine naturale, non presenta i dati così <strong>come</strong> si sono incontrati nella realtà<br />

dell’indagine.<br />

All’esposizione è affidato il compito della semplificazione del testo mediante<br />

l’uso di esempi per concretizzare l’astrattezza della teoria; altra funzione svol-<br />

ta da questa tipologia testuale è la classificazione delle informazioni che si in-<br />

tende comunicare.<br />

L’ARGOMENTAZIONE:<br />

In un testo che si ritenga adeguatamente articolato è improbabile che si incon-<br />

trino esclusivamente sequenze espositive; più ragionevole sarà, invece, la<br />

compresenza di queste con unità descrittive e, in particolar modo, argomenta-<br />

tive. L’argomentazione rappresenta l’altra importante tipologia testuale pre-<br />

sente nel <strong>lingua</strong>ggio accademico; ma in che termini è possibile introdurre tale<br />

processo nel testo? Perché ricorrere alle sue strategie?<br />

Partendo da una verità indiscutibile, nonché principio base formulato dalla<br />

massima aristotelica “non si argomenta contro l’evidenza”, argomentare<br />

coincide con il sostenere un’opinione e dimostrarla, giustificarla; è perorare<br />

una tesi, provare che esistono elementi a favore della stessa; si argomenta allo<br />

scopo di persuadere gli interlocutori della validità della posizione che<br />

s’intende difendere: il peso logico della dimostrazione risiede tutto<br />

nell’argumentatio.<br />

L’argomentazione consta di elementi fondanti quali:<br />

- opinione o tesi;<br />

- argomento: ossia i dati che servono a giustificare la tesi;<br />

- regola generale: garantisce la validità del legame esistente tra tesi e ar-<br />

gomento.<br />

Elementi non meno importanti sono:<br />

29


- fonte: origine autorevole delle informazioni, garantisce la validità della<br />

regola generale e apporta dati a sostegno della tesi;<br />

- riserva: ossia le possibili interpretazioni alternative dell’argomento;<br />

- rinforzo: argomento debole contrario alla tesi introdotto allo scopo di av-<br />

valorarla.<br />

Esistono delle vere e proprie tecniche argomentative, tra le quali la presenta-<br />

zione e la confutazione della controtesi: si anticipa in questo modo<br />

un’eventuale accusa di fallibilità della propria tesi; questo passaggio, infatti,<br />

si compie al fine di impedire un’esposizione convincente alla controparte; è<br />

un’operazione che tenta di avvalorare l’opinione sostenuta, poiché nel mo-<br />

mento in cui si espongono possibili problemi se ne offre contemporaneamente<br />

la soluzione.<br />

Nel vasto panorama dei testi accademici le sequenze argomentative saranno<br />

inserite nelle tesi di laurea, nella critica letteraria, nelle relazioni finali di ri-<br />

cerche: in questi casi l’argomentazione, oltre ad assolvere alle sue funzioni<br />

principali, servirà anche a rendere accattivante un testo specialistico, a cattu-<br />

rare l’attenzione del lettore/ascoltatore e mantenerla viva.<br />

LA DESCRIZIONE:<br />

L’elemento descrittivo si presta alla quasi totalità dei generi testuali; ha delle<br />

regole compositive ben precise che scaturiscono dal compito affidato a questo<br />

tipo di sequenza, ossia presentare una serie di dati. Il testo accademico am-<br />

mette esclusivamente dati oggettivi e comprovati: a tal fine le sue sequenze<br />

descrittive prevedono l’utilizzo di tecnicismi lessicali e del tempo verbale<br />

presente, poiché questo determina certezza nell’esposizione. La descrizione è<br />

inserita nel discorso accademico per le definizioni, per l’elenco e<br />

l’enumerazione dei dati forniti; per le stesse ragioni è una tipologia molto im-<br />

piegata anche nei testi a carattere scientifico.<br />

30


Proseguendo nell’analisi della scrittura <strong>accademica</strong>, oltre alle caratteristiche<br />

del <strong>lingua</strong>ggio e alle sequenze testuali, sono essenziali i connettivi, elementi<br />

di coesione e coerenza che collegano tra loro parti del testo; sono sottoposti a<br />

più classificazioni in base alla funzione svolta: anche per questo un connetti-<br />

vo può rientrare in categorie differenti.<br />

Prendendo in esame le categorie di maggior riferimento, e partendo da quella<br />

redatta in base al tipo di legame instaurato, i connettivi si distinguono in:<br />

- additivi: aggiungono un nuovo argomento a quanto già detto (inoltre, an-<br />

che);<br />

- esplicativi: servono a spiegare e chiarire (cioè, in altre parole);<br />

- causali: instaurano un rapporto di causa-effetto tra gli elementi (perché,<br />

perciò);<br />

- temporali: esprimono rapporti di tipo cronologico (prima, dopo);<br />

- alternativi: propongono un’alternanza tra gli elementi (oppure);<br />

- correlativi: mettono in pari relazione (sia… sia, non solo… ma anche);<br />

- concessivi o avversativi: mettono in contrasto gli elementi ( ma, anche se,<br />

però).<br />

Si può dire che questa classificazione è quella universalmente riconosciuta,<br />

alla quale, però, si affianca quella dei transitional devices che risulta funzio-<br />

nale alla comprensione della progressione degli argomenti.<br />

Confrontando il processo di scrittura di un testo accademico sia in <strong>spagnolo</strong><br />

che in italiano, si riscontrano molte analogie; questo particolare <strong>lingua</strong>ggio<br />

accomuna i due modelli, soprattutto perché in entrambi i casi ricopre lo stesso<br />

ruolo, registra le stesse situazioni e modi d’impiego.<br />

Ripercorrendo il processo di scrittura, ed analizzandone le strategie, emerge la<br />

condivisione delle stesse sia nel metodo <strong>spagnolo</strong> che nel metodo italiano,<br />

anche e soprattutto nella composizione delle sequenze testuali: queste, infatti,<br />

constano degli stessi elementi, adoperano le medesime metodologie, hanno<br />

uguali caratteristiche. L’argomentazione, presa ad esempio in quanto tipolo-<br />

31


gia testuale altamente articolata, è sviluppata sia in <strong>spagnolo</strong> che in italiano<br />

secondo un unico processo: non si registra variazione di elementi compositivi<br />

né tantomeno di fasi; lo stesso discorso è valido anche per la descrizione e per<br />

le sequenze espositive.<br />

Infine, una componente che non può mancare in un testo accademico è la bi-<br />

bliografia: fisicamente situato alla fine di un libro o di un articolo, è l’elenco<br />

in ordine alfabetico di tutte le fonti prese in esame per la redazione del testo,<br />

nonché riferimento per le citazioni. Quest’ultime sono fondamentali nella<br />

scrittura <strong>accademica</strong> e vengono proposte all’interno del testo con una fre-<br />

quenza altissima: hanno <strong>come</strong> scopo principale il rafforzamento delle tesi<br />

proposte, il mostrare una certa fondatezza e tradizione riguardo allo studio<br />

che si propone, servono ad elevare in grado di erudizione del testo. La cita-<br />

zione bibliografica mette in evidenza il lavoro di ricerca che precede la scrit-<br />

tura, quindi, non solo apporta validità e valore, ma aumenta il grado di autori-<br />

tà del testo specialistico; nel citare una fonte si riconosce il lavoro altrui, ed è<br />

per tale motivo che una bibliografia completa deve contenere tutte le infor-<br />

mazioni utili per risalire al testo citato: autore/i, titolo, anno di pubblicazione,<br />

casa editrice. Si può parlare di onestà intellettuale.<br />

Esistono vari metodi per introdurre citazioni nel corso del discorso: il meno<br />

invasivo per la scorrevolezza della lettura è quello autore-anno, tramite il qua-<br />

le si riportano tra parentesi il nome dell’autore, l’anno di pubblicazione e pa-<br />

gina di riferimento nel caso di una trascrizione di passaggi del testo fonte;<br />

questo metodo permette un collegamento veloce e fluido alla bibliografia,<br />

evita la citazione completa di titolo ed editore che risulta ingombrante nel<br />

corpo del testo, e nella maggior parte dei casi anche le note a piè di pagina,<br />

che diventano quindi uno spazio riservato a spiegazioni e citazione aggiunti-<br />

ve, che non possono essere introdotte direttamente nel testo perché poco fun-<br />

zionali alla sua economia, ma che soprattutto deviano l’attenzione dalla lettu-<br />

ra.<br />

32


2.2.2 PARTICOLARITÀ DELLO SPAGNOLO<br />

La scrittura <strong>accademica</strong> spagnola è per la gran parte caratterizzata da elementi<br />

che si riscontrano anche in altre lingue, poiché imprescindibili e alla base del<br />

processo di scrittura. Fondamentale e ricorrente in più studi sull’argomento è<br />

il carattere dell’impersonalità: <strong>come</strong> accade per l’italiano, anche il genere ac-<br />

cademico <strong>spagnolo</strong> evita la forma personale, e un eventuale ricorso a questa<br />

servirebbe esclusivamente ad organizzare il discorso.<br />

Un altro aspetto è l’analisi dei connettivi, che la recente bibliografia spagnola<br />

tende a definire marcadores del discurso - aditivos, contraargumentativos,<br />

consecutivos, causales, organizadores de la oración: questi sono classificati<br />

in base alla relazione che instaurano tra le parti del discorso che collegano,<br />

ma anche secondo la progressione che imprimono al discorso quindi, in quali-<br />

tà di transitional devices.<br />

La grammatica spagnola distingue inoltre conectivos parentéticos e conecti-<br />

vos integrados en la comunicación (Montolío, 2000): i primi sono quelli che<br />

vanno tra le pause forti, e generalmente si abbinano al modo verbale indicavo;<br />

nel secondo gruppo rientrano quelli seguiti dalla congiunzione subordinante<br />

que e le preposizioni de, a (in alcuni casi è possibile la combinazione de que),<br />

oltre ad alcune congiunzioni di uso comune. La definizione attribuita a questi<br />

connettivi, «integrados en la oración», implica che i suddetti elementi abbia-<br />

no un valore subordinante; possono essere accompagnati dal modo indicativo<br />

o congiuntivo: nel caso della congiunzione que la coniugazione del verbo è<br />

obbligatoria; le preposizioni, invece, prevedono anche l’infinito e il sintagma<br />

nominale. Tra tutti, alcuni introducono argomenti deboli, altri sono utilizzati<br />

in determinate sequenze testuali piuttosto che in altre, e così via.<br />

Nella scrittura <strong>accademica</strong> spagnola si individuano due strategie largamente<br />

utilizzate per la redazione di testi specialistici, tanto scientifici quanto vicini a<br />

discipline umanistiche: la descripción e la analogía. Con la prima si procede<br />

33


nel fornire dettagliatamente le caratteristiche di un oggetto, processo, feno-<br />

meno, con l’intento principale di definire la sua natura in modo preciso, così<br />

che la comprensione possa essere completa. Con la analogía, invece, si sem-<br />

plifica la definizione scientifica con esempi e paragoni al fine di spiegare il<br />

concetto in questione in termini più semplici e accessibili. Questi due elemen-<br />

ti si ritrovano in tutti i tipi di sequenze testuali, dalla descrittiva, all’espositiva<br />

a quella argomentativa (Montolío, 2000).<br />

Tra le realtà del <strong>lingua</strong>ggio accademico <strong>spagnolo</strong> un’attenzione particolare va<br />

rivolta ai testi che sono protagonisti del progetto ADIEU: la clase magistral,<br />

la monografía, rispettivamente rappresentanti del testo orale e del testo scrit-<br />

to.<br />

La clase magistral è la lezione tenuta dal professore volta all’analisi di un de-<br />

terminato argomento, che in quanto realtà <strong>accademica</strong> presenta <strong>come</strong> scopo<br />

principale l’esercizio alla comprensione orale; vista all’interno del progetto<br />

ADIEU, che è molto vicino alle circostanze create dall’Erasmus, non risulta<br />

certo una comunicazione tra pari, ma questa è una condizione condivisa anche<br />

dagli studenti di madre <strong>lingua</strong>. La clase è una lezione e, in quanto tale, preve-<br />

de la supervisione di un docente al quale spetta il compito<br />

dell’organizzazione, e quindi: preámbulo, planteamiento del tópico, explica-<br />

ción, interacción, cierre. Ai fini dell’apprendimento per la produzione del te-<br />

sto accademico, quest’attività è un modello da seguire per una corretta e fun-<br />

zionale organizzazione delle informazioni da introdurre in un’esposizione<br />

orale; dalle fondamentali alle secondarie, dalle interdisciplinari alle interatti-<br />

ve.<br />

Il secondo esempio di testo fondamentale nel corso EFA è la monografía: ap-<br />

partenente al canale della scrittura, spazia dal compito su una determinata ma-<br />

teria fino alla forma più ambiziosa, vale a dire, la tesi; le caratteristiche sono<br />

quelle base di tutti i testi accademici, quindi, organizzazione, coerenza, argo-<br />

mentazione, esposizione, e così via.<br />

34


Nella redazione di una monografía si deve tener conto di sei elementi fonda-<br />

mentali:<br />

- la funzione: con la quale si intende lo scopo del testo stesso, il compito<br />

che questo è chiamato a svolgere;<br />

- la situazione: è il contesto accademico, che nel caso del corso EFA è tipi-<br />

camente universitario; il grado di scolarizzazione implica non solo la cor-<br />

rettezza linguistica, ma anche la sussistenza dei contenuti e del livello e-<br />

spressivo;<br />

- le parti costitutive: sono le varie parti che compongono il testo stesso, os-<br />

sia, introduzione, corpo e conclusione, ma anche la bibliografia non può<br />

essere tralasciata;<br />

- i procedimenti: si tratta delle strategie dell’esposizione e<br />

dell’argomentazione;<br />

- la struttura: concerne lo sviluppo del testo, sia per quanto riguarda la for-<br />

ma sia per quanto riguarda i contenuti. La monografía spagnola ha solita-<br />

mente uno sviluppo lineare e, in questo, la forma prevale sul contenuto;<br />

- lo stile: riguarda la forma espressiva.<br />

Tra tutti gli elementi citati la funzione e la situazione sono quelli che distin-<br />

guono in modo evidente una monografía da un articolo specialistico.<br />

Gli esempi riportati sono solo due espressioni del genere accademico spagno-<br />

lo, nel quale rientrano tutti i tipi di testi accademici citati nel primo capitolo.<br />

2.2.3 PARTICOLARITÀ DELL’ITALIANO<br />

La scrittura <strong>accademica</strong> italiana si distingue per la presenza di alcune partico-<br />

lari soluzioni morfosintattiche che non si riscontrano in <strong>spagnolo</strong>.<br />

Processo assolutamente caratterizzante del testo scientifico/accademico è la<br />

nominalizzazione: si tratta di un meccanismo morfosintattico che porta a pre-<br />

35


ferire il sintagma nominale a quello verbale nella definizione nonché nella<br />

spiegazione di concetti procedenti da azioni (e quindi generalmente espressi<br />

da verbi), con la conseguente creazione di sostantivi da forme verbali;<br />

l’attuazione di tale processo avviene tramite l’affissazione, che permette la<br />

sostituzione di frasi relative con aggettivi lievemente modificati nella seman-<br />

tica dagli affissi, ossia da prefissi e suffissi. Conseguenza della sempre più<br />

diffusa nominalizzazione è la diminuzione dei verbi nel testo: in alcuni casi, a<br />

questi è affidata la funzione di collegamento tra le informazioni principali<br />

che, invece, vengono fornite dai nomi; l’elevato ricorso agli elementi lessicali<br />

nel testo e l’uso di sostantivi accoppiati, preferiti alle preposizioni subordi-<br />

nanti, determinano l’aumento della densità semantica.<br />

Tramite questo processo la struttura del testo viene notevolmente alleggerita;<br />

l’effetto finale è una sintassi semplificata.<br />

Certamente non si può ritenere la nominalizzazione un fenomeno esclusivo<br />

dei <strong>lingua</strong>ggi specialistici, anzi, è un processo che ricorre frequentemente e<br />

spesso involontariamente nella <strong>lingua</strong> comune; tuttavia, nei <strong>lingua</strong>ggi appar-<br />

tenenti all’area umanistica, si tratta di un aspetto fondamentale, di un tratto<br />

distintivo.<br />

Ulteriore soluzione sintattica che caratterizza la scrittura <strong>accademica</strong> italiana<br />

rispetto a quella spagnola è la predilezione per la forma passiva e imperso-<br />

nale; il ricorrere a questa, infatti, soddisfa due esigenze fondamentali del testo<br />

specialistico: la deagentivizzazione e il mantenimento della progressione te-<br />

ma-rema. In primo luogo, dunque, il passivo è largamente usato per spersona-<br />

lizzare il discorso evitando l’esplicitazione dell’agente/soggetto: in questo<br />

modo si preserva uno tra i requisiti fondamentali del discorso specialistico:<br />

l’impersonalità.<br />

In secondo luogo, la forma passiva favorisce anche il mantenimento della re-<br />

lazione tema-rema: si consideri tema l’elemento noto, e quindi ciò di cui si<br />

parla, e rema l’elemento nuovo, ossia ciò che si dice del tema; la progressione<br />

36


in questa direzione è tipica di qualsiasi enunciato. Al fine di garantire tale se-<br />

quenza, in italiano, e in modo particolare nell’italiano parlato, nel caso in cui<br />

non vi sia coincidenza tra il tema e il soggetto, si procede con la dislocazione<br />

dell’oggetto a sinistra; il discorso accademico, e specialistico più in generale,<br />

nell’usare la forma passiva evita tale dislocazione poiché la combinazione di<br />

questi due elementi (passivo e dislocazione a sinistra) darebbe <strong>come</strong> risultato<br />

frasi inaccettabili: senza l’esplicitazione il passivo risulta totalmente funzio-<br />

nale alla comprensione del testo (Serianni, 2003).<br />

Soluzione ricorrente nel testo accademico italiano è la referenza anaforica,<br />

che si traduce in continui rimandi a punti precisi e passaggi interni al testo<br />

stesso, e grazie alla quale si rafforza notevolmente la coesione testuale: in<br />

questo modo si evitano continue ripetizioni che danneggerebbero la scorrevo-<br />

lezza del discorso e si creano collegamenti utili per una comprensione globale<br />

e sinergica.<br />

In alcuni <strong>lingua</strong>ggi alla referenza anaforica si preferisce la ripetizione lessica-<br />

le; nel discorso accademico tale soluzione risulta assolutamente funzionale.<br />

Altra tecnica usata per rafforzare la coesione del testo accademico italiano è<br />

l’ellissi, che consiste nell’omissione del soggetto nelle frasi coordinate o su-<br />

bordinate quando questo è lo stesso espresso nella frase reggente: in questo<br />

modo si evitano ripetizioni troppo ravvicinate, e gli eventuali dubbi derivanti<br />

dalla mancata esplicitazione vengono chiariti dal contesto (Serianni, 2003).<br />

Nell’italiano moderno l’ellissi è addirittura obbligatoria.<br />

2.3 LA CRITICA LETTERARIA<br />

La critica letteraria è un tipo di testo che rientra a pieno titolo nel genere ac-<br />

cademico: solitamente in forma di saggio, indaga gli aspetti semantici, cultu-<br />

rali, estetici e intertestuali di un testo letterario, sia esso in prosa oppure in<br />

37


versi. Tra le varie tipologie che rientrano nella definizione di testo accademi-<br />

co, la critica è tra quelle che presentano un livello di rigore e rigidità minore e<br />

si presta più di altri, sempre nei limiti del possibile, alla tolleranza della varia-<br />

zione di determinati criteri <strong>come</strong>, ad esempio, l’impersonalità. Il discorso cri-<br />

tico, infatti, non è del tutto inattaccabile dalla soggettività: per definizione e-<br />

sprime un certo parere su una certa opera, è intriso del pensiero dell’autore il<br />

quale può far intuire la sua presenza al lettore più di quanto non possano i re-<br />

dattori di articoli specialistici. Un eventuale minor grado di autorevolezza ri-<br />

spetto ad altri testi accademici non fa del saggio critico un testo dal carattere<br />

personale e colloquiale; è tuttavia vero che il verificarsi di questa possibile<br />

condizione è giustificato dall’obiettivo persuasivo che questo tipo di testo si<br />

propone.<br />

Aldilà dell’analisi a livello semantico, di quanto, <strong>come</strong> e perché la critica si<br />

pone a favore o contro determinate opere (questioni che non rappresentano<br />

oggetto di studio in questa sede), compito della critica è analizzare, spiegare e<br />

rendere accessibile un’opera letteraria riguardo alle caratteristiche linguistiche<br />

e tecniche: la validità e soprattutto l’utilità del lavoro di semplificazione è cer-<br />

tamente da rapportare all’epoca di riferimento dell’opera stessa.<br />

L’aspetto che suscita maggiore interesse dopo il significato, a volte nascosto<br />

tra le righe, è sicuramente quello delle scelte lessicali. Alla luce dei requisiti<br />

del discorso accademico precedentemente esposti, un testo critico ha l’arduo<br />

compito di esprimere giudizi sul lessico adoperato dall’autore dell’opera ri-<br />

spettando canoni ben precisi per la formazione del proprio <strong>lingua</strong>ggio, quasi<br />

un compito metalinguistico che comprende anche l’analisi della grammatica e<br />

della sintassi.<br />

Tra i vari testi accademici, il saggio critico è quello con la componente narra-<br />

tiva maggiore, quello più discorsivo, e al suo interno sono immancabili le se-<br />

quenze testuali descrittive, argomentative ma anche espositive. La descrizione<br />

è strettamente connessa all’opera oggetto della critica: con questo tipo di se-<br />

38


quenza, che può essere compresa nel riassunto della trama o del tema fonda-<br />

mentale, è possibile parafrasare il significato del testo letterario, ma anche e-<br />

lencare e descrivere le caratteristiche strutturali, linguistiche e sintattiche del<br />

testo preso in esame. In questa occasione, alla descrizione si agganciano le<br />

sequenze espositive, tramite le quali si dimostra la padronanza della materia e<br />

dell’arte critica, e si applicano le conoscenze teoriche alla pratica: in questi<br />

passaggi, l’autore getta basi teoricamente valide dalle quali successivamente<br />

svilupperà i suoi giudizi sull’opera letteraria. Si ha, quindi, l’argomentazione.<br />

Argomentare è dare forma alla critica, è l’essenza di questo tipo di elaborato,<br />

perché proprio con la sequenza argomentativa si giustificano le proprie opi-<br />

nioni e, soprattutto, si cerca di persuadere il lettore della validità e della fon-<br />

datezza delle stesse; è un aspetto che assume grande importanza nella critica,<br />

specialmente se si considera che questa è composta a favore o contro uno<br />

scrittore, la sua opera e il suo metodo.<br />

39


CAPITOLO 3<br />

ANALISI DEI TESTI<br />

3.1 UN ESEMPIO DI CIRITICA LETTERARIA IN SPAGNOLO:<br />

«La dimensión carnavalesca de Don Quijote y Sancho» di Augustin<br />

Redondo<br />

3.1.1 IL TESTO E LA SUA STRUTTURA<br />

Il testo preso <strong>come</strong> esempio per la critica letteraria in <strong>spagnolo</strong> è il saggio<br />

breve di Augustin Redondo, «La dimensión carnavalesca de Don Quijote y<br />

Sancho», F. Rico, Historia y crítica de la literatura española 2/1 Siglos de<br />

Oro: Renacimiento, primer suplemento a cura di F. López Estrada, Barcello-<br />

na, Editorial Crítica, 1991.<br />

Il saggio di Redondo è parte integrante di un’opera critica ben più ampia e ar-<br />

ticolata, la collana «Historia y crítica de la literatura española» a cura di Rico.<br />

Quella che si presenta nel suddetto tomo è, in realtà, la riedizione di un artico-<br />

lo precedente dello stesso autore: A. Redondo: «El Quijote y la tradición car-<br />

navalesca», contenuto nella rivista Anthropos. Revista de documentación<br />

científica de la cultura (1989). Quest’articolo è dunque un punto di partenza<br />

per l’elaborazione del saggio breve.<br />

Sottolineare l’origine del testo è utile per spiegarne la struttura:<br />

l’introduzione, infatti, è un passaggio estrapolato dall’articolo del 1989: una<br />

lunga citazione grazie alla quale si evita un discorso generale d’apertura, cui<br />

segue l’analisi che porta direttamente nel vivo del discorso.<br />

40


Quello dell’introduzione non è un caso isolato: il saggio, infatti, è intervallato<br />

da passaggi dello stesso articolo che sono contemporaneamente corpo del te-<br />

sto e base per ulteriori spunti critici: più specificamente, si individuano tre ci-<br />

tazioni dell’originale alternate ad altrettante parti del nuovo testo. Queste in-<br />

tegrazioni sono graficamente evidenziate da un corpo diverso, più piccolo, e<br />

delineate da spazi che le separano dalle altre parti del saggio; sono delle vere<br />

e proprie citazioni e la soluzione grafica adottata rispetta le regole stabilite in<br />

materia dal genere accademico. Non si verifica però una distinzione grafica<br />

dei paragrafi del testo effettivo, la cui continuità è comunque minata dai pas-<br />

saggi dell’articolo di partenza: la conclusione, ad esempio, è perfettamente in-<br />

tegrata nel discorso, ed è solo la carica semantica che permette di individuarla<br />

<strong>come</strong> tale.<br />

Come in ogni testo, anche in questo si individuano le componenti strutturali<br />

fondamentali: introduzione, corpo e conclusione. La bibliografia non è adia-<br />

cente al testo, bensì è posta alla fine dell’intero capitolo.<br />

L’introduzione, in quanto elemento strutturale del testo, ha il compito<br />

d’introdurre il tema del discorso in modo da suscitare l’interesse del lettore;<br />

questo, che rappresenta il fine principale, condiziona la natura<br />

dell’introduzione del saggio preso in esame, caratterizzata da una forte com-<br />

ponente espositiva: si mette subito in risalto il tema centrale, l’idea attorno al-<br />

la quale sviluppare il discorso, ma non solo: nell’esposizione, che di per sé è<br />

la sequenza più erudita, si citano altri studi che creano una forte base<br />

d’appoggio al discorso in costruzione e infatti, per quanto riguarda questo<br />

saggio, la maggior parte dei confronti con altri testi è raccolta tutta nella parte<br />

introduttiva.<br />

Come già detto, l’introduzione è una citazione; il procedere da un articolo<br />

scritto per una rivista specialistica ha le sue conseguenze, che da un punto di<br />

vista sintattico si concretizzano in periodi molto brevi, a rispetto del criterio<br />

di sinteticità del testo accademico, il che comporta, almeno in questa parte,<br />

41


uno scarso uso dei connettivi. Tra i pochi presenti va segnalato asimismo, co-<br />

nector aditivo che introduce i cosiddetti párrafos de enumeración, ossia, pa-<br />

ragrafi, ma anche semplici periodi, nei quali si elenca una serie di idee che si<br />

sviluppano attorno a quella centrale; gli elementi della enumeración introdot-<br />

ti dal connettivo asimismo, che possono anche essere di numero ridotto, non<br />

hanno rilevanza dal punto di vista argomentativo, bensì sono aspetti che risul-<br />

tano interessanti e utili per l’esposizione. Infatti, nel caso specifico del testo<br />

esaminato, questo connettivo additivo viene utilizzato per segnalare un ulte-<br />

riore settore artistico che, in epoca diversa, ha affrontato lo stesso tema del<br />

saggio. La stessa funzione, con gli stessi risvolti, è portata a termine dal con-<br />

nettivo también: anche questo introduce un periodo di enumerazione di altri<br />

testi aventi il medesimo oggetto di studio.<br />

[…] <strong>Lo</strong> ilustra asimismo la Commedia dell’Arte (que tanta importancia tuvo<br />

en España entre 1574 y 1603), con los actores personajes opuestos y<br />

complementarios Zan Ganassa (el flaco) y Stefanello Bottarga (el gordo), de<br />

los cuales se han servido varias veces las comparsas de la época de Antruejo,<br />

como fue el caso, por ejemplo, durante las Carnestoladas valencianas del<br />

1599. Esta oposición se pone también de rilieve en algún que otro romance<br />

del siglo XVII como el que lleva por título Romance en competencia entre<br />

entre el Carnal y la Cuaresma o como aquel que escribe Quevedo, en que<br />

Describe el río Manzanares cunado concurren en el verano a bañarse en el,<br />

y lo mismo ocurre en los Dichos de Don Luis de Góngora. […]<br />

Scorrendo il testo oltre l’introduzione si arriva al corpo e contemporaneamen-<br />

te alla prima parte rivisitata dell’articolo, quindi, il primo passaggio inedito<br />

del saggio; di qui in poi s’incontrano tutti i tipi di sequenze testuali.<br />

Nella parte centrale l’argomentazione occupa lo spazio maggiore:<br />

l’importanza che questa ricopre deriva dal fatto che un testo critico si redige<br />

42


anche per esporre la propria chiave di lettura di una determinata opera lettera-<br />

ria, per avvalorare le motivazioni che sostengono tale posizione, e per persua-<br />

dere il lettore. Non è il solo tipo di sequenza presente ma è affiancata da seg-<br />

menti narrativi, descrittivi, e ancora espositivi; le descrizioni sono brevi e i<br />

punti narrativi sono funzionali al proseguire dell’argomentazione.<br />

I connettivi che introducono le sequenze argomentative sono di varia natura e<br />

vanno dai causali ai controargomentativi. L’impiego dei connettivi causali è<br />

giustificato dalla necessità di mostrare che quanto proposto sia una causa na-<br />

turale: hanno un intrinseco carattere consecutivo che soddisfa le esigenze<br />

dell’argomentazione.<br />

Tra questi il più usato nel saggio è il connettivo pues, conector parentético<br />

che in quanto tale possiede un elevato grado di mobilità all’interno del testo.<br />

[…] La etérea dama del casto y poco viril hidalgo se elabora, pues, a partir de<br />

un tipo de mujer exactamente opuesto, [...]<br />

Altri connettivi con valore causale utilizzati ai fini dell’argomentazione sono<br />

como, ya que, por ello, de ahí que. L’ultimo di questo elenco rappresenta un<br />

caso particolare: de ahí que è l’unico connettivo consecutivo <strong>spagnolo</strong> che si<br />

combina con il modo congiuntivo («De ahí que, para gobernar, le baste…»); è<br />

nel gruppo dei conectores integrados en la oración, il che comporta un grado<br />

di mobilità nel discorso decisamente inferiore rispetto a quello dei conectores<br />

parentéticos. Por ello è, invece, un connettore sì consecutivo ma che segnala<br />

che la causa risiede in quanto detto precedentemente.<br />

Ma l’argomentazione è introdotta anche da altri tipi di connettivi, i controar-<br />

gomentativi, che introducono passaggi di opposizione a quanto precede; nel<br />

testo esaminato sono: pero, sin embargo, no obstante, a pesar de. I primi tre<br />

introducono un argomento forte e sono tutti di tipo parentético: in realtà, pero<br />

è una congiunzione più adatta all’oralità che alla formalità del testo scritto, e<br />

43


il suo utilizzo non solo nel saggio ma anche nell’articolo per la rivista specia-<br />

listica denota quella tolleranza del rigore accademico tipica della critica. A<br />

pesar de è, invece, un conector integrado en la oración che introduce un con-<br />

troargomento debole.<br />

Accanto alle numerose sequenze argomentative si pongono quelle espositive,<br />

caratterizzate ancora una volta dal connettivo additivo asimismo ma anche dal<br />

più incisivo además, che introduce aspetti nuovi più rilevanti dal punto<br />

dell’argomentazione rispetto a quelli precedenti, e dalle espressioni distributi-<br />

ve por una parte… por otra.<br />

Argomentazione e esposizione si alternano nel testo in pari proporzioni.<br />

La conclusione, che si ha in un passaggio di riformulazione dell’articolo, è in-<br />

trodotta dal connettivo oppositivo sin embargo, ed è segnata in tutta la sua e-<br />

stensione dallo stesso tipo di marcatori.<br />

In questo saggio molti sono i periodi che iniziano con connettivi soprattutto di<br />

tipo parentético e che introducono un’argomentazione forte: además, no ob-<br />

stante, pero, sin embargo, che sono per di più tutti coordinativi.<br />

3.1.2 FORME DELL’ESPOSIZIONE<br />

Il <strong>lingua</strong>ggio di questo saggio può essere analizzato su due livelli, quello delle<br />

citazioni e quello delle parti aggiuntive e più recenti. Esistono infatti delle dif-<br />

ferenze in merito: le citazioni sono caratterizzate da un <strong>lingua</strong>ggio che si può<br />

definire più conforme ai requisiti della scrittura <strong>accademica</strong>, e che denota<br />

l’appartenenza ad una rivista specialistica, anche se non si può parlare di tec-<br />

nicismi specifici, anzi, per la natura e lo scopo del testo stesso è possibile il<br />

ricorso ad una vasta gamma di sinonimi; molti dei termini riportati sono ri-<br />

presi direttamente dall’opera.<br />

44


È un <strong>lingua</strong>ggio a tratti letterario. Il tempo verbale predominante è il presente<br />

indicativo, che infonde certezza all’esposizione del discorso accademico: è un<br />

ulteriore tratto distintivo della scrittura dell’articolo che, proponendosi <strong>come</strong><br />

testo autorevole e dal valore scientifico, non si lascia andare alla formulazione<br />

di periodi che si prestano a contestazioni riguardo alla loro fondatezza; laddo-<br />

ve si ricorre all’uso di tempi differenti si nota <strong>come</strong> questi verbi siano inseriti<br />

in sequenze narrative che riassumono il decorso della storia.<br />

È un <strong>lingua</strong>ggio chiaro che non lascia spazio a fraintendimenti; il risultato è<br />

una serie di sequenze di facile lettura, seppur appartenenti ad un testo specia-<br />

listico.<br />

Le parti più recenti del saggio, riformulazioni dell’articolo originale, sono<br />

leggermente più discorsive rispetto alla altre, leggermente più elastiche anche<br />

nella scelta dei tempi verbali. Come già accennato nel capitolo precedente, tra<br />

tutti i tipi di testi del genere accademico la critica letteraria è quello più tolle-<br />

rante nel caso di infrazioni al rigore dei requisiti. Un esempio lampante è<br />

l’uso della prima persona plurale, che intacca quindi il principio<br />

dell’impersonalità, caratteristica fondamentale dei <strong>lingua</strong>ggi specialistici.<br />

Nel saggio, infatti, l’autore fa sentire la propria presenza con l’uso della prima<br />

persone plurale, anche se si unisce alla massa dei lettori e non fa riferimento<br />

diretto a se stesso; un’operazione del genere resta più che sconsigliabile in al-<br />

tri tipi di testi appartenenti allo stesso genere. Ad esempio, il fatto che questa<br />

trasgressione al criterio dell’impersonalità sia presente in una delle parti nuo-<br />

ve del saggio, e non nell’articolo originale, è un segnale di <strong>come</strong> la scrittura<br />

specialistica, in contesti di una certa autorevolezza, debba rispettare rigoro-<br />

samente i requisiti che la rendono tale.<br />

Da queste considerazioni s’intuisce la maggiore apertura al carattere discorsi-<br />

vo che molto spesso caratterizza il testo critico.<br />

45


In rapporto alla struttura del testo, il saggio ha una componente lessicale ricca<br />

soprattutto laddove incorrono le sequenze descrittive, caratterizzate da elenchi<br />

di aggettivi ripresi dall’opera, con relativi sintagmi nominali.<br />

Dal punto di vista delle strategie che caratterizzano la scrittura <strong>accademica</strong><br />

non ci sono grandi applicazioni: si segnala però una referenza anaforica, ossia<br />

un richiamo a elementi già citati nel testo.<br />

3.1.3 RAPPORTO CON LE FONTI<br />

Il riferimento alle fonti, importante per l’affermazione di ogni nuovo studio,<br />

in questo testo si può dire abbastanza limitato. Com’è noto, il testo speciali-<br />

stico raccoglie l’elenco delle fonti nella bibliografia, che però per quanto ri-<br />

guarda il saggio di Redondo non è fornita in modo chiaro e dettagliato.<br />

In quanto testo critico la fonte di maggior rilievo è indubbiamente l’opera og-<br />

getto della critica stessa, in questo caso Don Quijote de la Mancha: da qui, in-<br />

fatti, procede la quasi totalità delle citazioni, inserite tra i caporali quando ri-<br />

portano esattamente il testo (in realtà queste si limitano ad aggettivi che arric-<br />

chiscono le sequenze descrittive), libere quando sono solo un riferimento: le<br />

segnalazioni bibliografiche tra parentesi tonde indicano la parte e il capitolo<br />

d’appartenenza (l’opera è divisa in due parti); i riferimenti di questo tipo sono<br />

numerosissimi in rapporto alla lunghezza dell’intero saggio.<br />

Non per questo, però, Redondo si basa esclusivamente sull’opera letteraria.<br />

Prova ne è il fatto che, prima di addentrarsi definitivamente nel vivo del di-<br />

scorso, nella parte introduttiva vengono citate delle opere che avevano <strong>come</strong><br />

oggetto di studio i temi principali del saggio: tra queste vengono menzionate<br />

alcune che esulano dal campo puramente letterario per introdurre un paragone<br />

con il mondo dell’arte figurativa, ma c’è anche un riferimento al mondo del<br />

teatro: tutto questo crea una rete interdisciplinare e intertestuale arricchisce<br />

46


sicuramente il discorso accademico. Eppure non si può parlare di fonti bi-<br />

bliografiche; dalle opere menzionate non provengono citazioni di alcun gene-<br />

re né tantomeno si hanno riferimenti riguardo alle varie edizioni. I titoli ripor-<br />

tati non sono utili in alcun modo all’argomentazione, bensì rientrano nelle<br />

parti espositive del discorso che hanno, tra gli altri, il compito di mostrare re-<br />

lazioni e paragoni intertestuali, così che il testo abbia dei fondamenti solidi.<br />

Diversamente si pone, invece, il caso dell’articolo originale «El Quijote y la<br />

tradición carnavalesca», contenuto nella rivista Anthropos, dal quale si parte<br />

per la costruzione del saggio. Di questo testo, infatti, si forniscono tutte le in-<br />

dicazioni necessarie per risalire all’originale, che vengono poste a piè di pagi-<br />

na, quasi <strong>come</strong> nel metodo citazione-nota: in questo caso manca però<br />

l’esponente di riferimento.<br />

In definitiva si può affermare che questo saggio non istaura un vero rapporto<br />

con le fonti, poiché non sussistono i paragoni e i confronti che lo giustifiche-<br />

rebbero.<br />

3.2 UN ESEMPIO DI CRITICA LETTERARIA IN ITALIANO:<br />

«Don Chisciotte della Mancha, Miguel de Cervantes» di Cesare Se-<br />

gre<br />

3.2.1 IL TESTO E LA SUA STRUTTRA<br />

Il testo di critica italiana esaminato è l’introduzione di Cesare Segre all’opera<br />

di Miguel de Cervantes «Don Chisciotte della Mancha» che fa parte di una<br />

collana a cura di C. Segre e D. Moro Pini, Milano, A. Mondadori, 1974.<br />

Di questa lunga introduzione, in questa sede si prende in esame solo il quinto<br />

dei sei paragrafi che la compongono; ogni paragrafo può essere considerato<br />

un minisaggio che tratta vari aspetti della stessa opera.<br />

47


Il saggio di Segre riporta delle divisioni grafiche che, in quanto tali, sono le<br />

prime ad essere messe in evidenza: il testo, infatti, è diviso in tre parti separa-<br />

te l’una dall’altra alle quali corrispondono lievi variazioni del tema. Ma aldilà<br />

di questa scelta grafica, il testo viene considerato nella sua totalità e, pertanto,<br />

si individuano un’introduzione, un corpo centrale e una conclusione.<br />

Nella parte introduttiva, piuttosto breve, viene enunciato il tema principale in<br />

una sequenza espositiva che denota subito l’esistenza di uno studio fatto pri-<br />

ma di procedere alla scrittura: grazie all’uso di due connettivi garanti, secon-<br />

do alcuni, secondo altri, si intuisce che si fa riferimento ad alcune fonti che<br />

però non vengono esplicitate, e per di più queste vengono introdotte con fun-<br />

zione oppositiva l’una all’altra dal connettivo alternativo oppure. S’introduce<br />

nell’immediato una serie di argomentazioni che verranno sviluppate nel pro-<br />

sieguo del testo.<br />

Inizia dunque l’argomentazione, che prende forma nella parte centrale del te-<br />

sto; non è introdotta da connettivi specifici, ma nel suo progredire è piena di<br />

opposizioni tra vari elementi che man mano vengono spiegate. A questo pro-<br />

posito, il connettivo più ricorrente è l’avversativo ma usato nella sua duplice<br />

accezione di contrasto tra due parti e di negazione nell’aspettativa semantica<br />

(ma mette in relazione due frasi coordinate; nel caso di subordinazione il con-<br />

nettivo è definito concessivo); frequente è la sua posizione all’inizio del para-<br />

grafo e del periodo, <strong>come</strong> a sostegno di un argomentare piuttosto articolato.<br />

Molti altri sono i connettivi contenuti nel testo: dai correlativi agli organizza-<br />

tori del discorso, dagli avversativi ai causali agli additivi. Considerando la<br />

funzione di transitional devices svolta da alcuni connettivi quando sono posti<br />

al principio del paragrafo o del periodo, il testo risulta avere una progressione<br />

a carattere principalmente contrastivo.<br />

Anche se l’argomentazione occupa i passaggi fondamentali del testo, non<br />

mancano i punti narrativi e le sequenze espositive. Quest’ultima tipologia in<br />

particolare si ritrova nelle parti finali, in particolare all’inizio dell’ultima se-<br />

48


zione evidenziata graficamente, in cui si leggono vari riferimenti intertestuali<br />

e relative esplicazioni che rendono il carattere informativo ed erudito di tali<br />

interventi.<br />

Per quanto riguarda la conclusione, vista nel quadro generale dell’intero sag-<br />

gio introduttivo all’opera questa è una conclusione intermedia, giacché la de-<br />

finitiva si ha alla fine del sesto paragrafo. Ciononostante, anche nel saggio<br />

breve esaminato si ritrovano i caratteri generali del paragrafo conclusivo. An-<br />

cora una volta si ritrova un connettivo avversativo e un transitional device<br />

contrastivo, oltre ad un conclusivo che accompagna il paragrafo verso la chiu-<br />

sura.<br />

3.2.2 FORME DELL’ESPOSIZIONE<br />

Ripercorrendo l’elenco dei requisiti del <strong>lingua</strong>ggio accademico è facile dedur-<br />

re che non tutti godono di piena applicazione nel saggio di Segre.<br />

L’analisi della dimensione linguistica, infatti, rivela anche in questo caso un<br />

testo specialistico che persegue i propri obiettivi senza ricorrere alla rigidità<br />

dell’indagine scientifica. Il saggio è caratterizzato da un abbondante uso dei<br />

connettivi che lo rendono più discorsivo rispetto ad una relazione <strong>accademica</strong>,<br />

generalmente molto formale, anche nelle parti espositive, che rappresentano<br />

lo spazio dedicato all’enunciazione di quanto si sa sull’argomento trattato.<br />

Ancora in riferimento alle sequenze testuali, nelle sequenze argomentative il<br />

tempo verbale prescelto è quello della certezza: il presente indicativo; nei<br />

segmenti espositivi si ricorre anche all’uso dell’imperfetto e del passato re-<br />

moto, ma queste sono sequenze nelle quali si espongono concetti già dati per<br />

assodati e validi, che quindi non hanno bisogno né di conferma né di persua-<br />

dere.<br />

49


La natura di testo critico rende anche più difficile l’applicazione dei criteri ri-<br />

guardanti il lessico, che risulta prettamente letterario: non ci sono tecnicismi<br />

insostituibili per la salvaguardia della chiara comprensione. Tuttavia, anche il<br />

<strong>lingua</strong>ggio letterario può essere fonte d’ispirazione per la creazione di neolo-<br />

gismi, <strong>come</strong> ad esempio “chisciottizzazione”: è un termine di evidente prove-<br />

nienza letteraria e può essere considerato una sorta di tecnicismo sempre però<br />

all’interno del testo stesso, perché è in questo che ha quel determinato signifi-<br />

cato; si riprende così il processo che caratterizza i tecnicismi specifici dei lin-<br />

guaggi specialistici, termini che all’interno di un determinato contesto assu-<br />

mono un altrettanto determinato significato. Nel caso del termine citato si può<br />

proporre anche il paragone con il processo della nominalizzazione, tramite il<br />

quale si prosegue alla creazione di sintagmi nominali da voci verbali. È pro-<br />

prio lo stile nominale che caratterizza alcuni passaggi del testo, che restano<br />

comunque numericamente inferiori a quelli verbali. Vengono meno, invece, le<br />

altre strategie tipiche della scrittura <strong>accademica</strong> italiana, <strong>come</strong> ad esempio<br />

l’ellissi. I periodi del saggio sono effettivamente molto brevi e lasciano poco<br />

spazio a subordinazioni articolate con le quali mettere in atto questa strategia.<br />

Questo, oltre a concorrere alla ripetizione costante del nome del personaggio<br />

preso <strong>come</strong> oggetto d’indagine, all’interno dell’economia del testo gioca sicu-<br />

ramente a favore di una comprensione più pronta e immediata.<br />

Altra caratteristica del <strong>lingua</strong>ggio accademico cui il testo risponde è la densità<br />

d’informazioni rapportata alla sinteticità. Volendo considerare il saggio <strong>come</strong><br />

un testo indipendente e non integrato in un discorso ben più ampio, si registra<br />

un alto apporto informativo in uno spazio relativamente ristretto: è il frutto di<br />

sequenze argomentative che si avvicendano l’un l’altra e che creano allo stes-<br />

so tempo una struttura abbastanza articolata.<br />

Nonostante l’impronta non eccessivamente formale, il saggio rispetta, almeno<br />

nel passaggio preso in esame, il requisito dell’impersonalità: l’autore non pa-<br />

lesa mai la propria presenza, sebbene lo stile risulti complessivamente dialo-<br />

50


gico e discorsivo. In realtà poi, se si procede alla lettura integrale<br />

dell’introduzione all’opera, questo non corrisponde a verità e si ritroverà la<br />

voce dell’autore che si esprime con la prima persona plurale.<br />

3.2.3 RAPPORTO CON LE FONTI<br />

Il testo di Segre sostiene un rapporto di collaborazione con le fonti che si po-<br />

trebbe definire silenzioso. <strong>Lo</strong> studio e il confronto con altri testi di critica ap-<br />

pare evidente sin dalle prime battute di questo saggio, nelle quali le fonti sono<br />

introdotte da due connettivi garanti - secondo alcuni, secondo altri - deputati<br />

proprio a questo tipo di funzione (l’introduzione delle fonti): il paragone con<br />

altri studi è messo in evidenza dal fatto che le due fonti introdotte sono porta-<br />

trici di due argomentazioni differenti; non è quindi un semplice menzionare<br />

l’esistenza di altre indagini relative al tema, ma è un vero e proprio confron-<br />

tarsi e perorare l’una o l’altra causa.<br />

Un altro passaggio del testo che mette in rilievo lo studio fatto a monte e il<br />

confronto con altri testi si ritrova nella parte finale del saggio. Qui le fonti<br />

non si limitano solo al campo letterario, né tantomeno il confronto è ristretto<br />

all’opera di riferimento: non solo i collegamenti sono stabiliti con altri testi<br />

che contemplano la conoscenza dell’ampia tradizione letteraria spagnola, ma<br />

addirittura si ha un rapporto interdisciplinare tra la letteratura e il teatro.<br />

Vero è, però, che le fonti non sono esplicitate: non solo non sono disponibili i<br />

riferimenti bibliografici, ma nemmeno i titoli delle opere che sono state og-<br />

getto di studio. In effetti, la bibliografia non è proprio presente. Non ci sono<br />

citazioni di altre opere di critica letteraria, in nessuno dei metodi possibili.<br />

L’unica fonte di citazioni dirette è l’opera letteraria che il saggio va ad intro-<br />

durre: Don Chisciotte della Mancha. Il testo è continuamente intervallato da<br />

passaggi ripresi direttamente dall’opera: vengono introdotti tra i caporali<br />

51


quelli che riportano fedelmente il testo originale e l’indicazione bibliografica<br />

tra parentesi tonde indica la parte dell’opera (che è divisa in due) e il capitolo<br />

d’appartenenza, secondo le regole stabilite in materia dal genere accademico.<br />

In alcuni passaggi il testo assume quasi un carattere dialogico, dato dalla ri-<br />

produzione del discorso diretto tra i protagonisti del romanzo.<br />

Le citazioni, oltre ad essere fondamento per le teorie critiche, rappresentano<br />

allo stesso tempo un’esemplificazione delle stesse; volendo fare un riferimen-<br />

to alle strategie della scrittura, il rapporto che s’instaura tra la citazione diretta<br />

dell’opera letteraria e le teorie critiche costruite intorno a questa hanno lo<br />

stesso funzionamento della descripción che ricorre nelle sequenze descrittive<br />

del testo <strong>spagnolo</strong> scritto.<br />

3.3 ASPETTI TESTUALI DELLA CRITICA LETTERARIA IN<br />

ITALIANO E SPAGNOLO: CONFRONTO TRA I DUE TESTI<br />

ANALIZZATI<br />

Confrontando i risultati derivanti dall’analisi dei due testi si riscontrano ana-<br />

logie e differenze. Procedendo con ordine, il primo aspetto esaminato in en-<br />

trambi i casi è la struttura. Questa presenta necessariamente delle differenze<br />

poiché, nonostante si tratti di due testi di critica letteraria, questi hanno origini<br />

e nature defferenti. Nel caso <strong>spagnolo</strong>, il saggio breve è una riedizione di un<br />

articolo specialistico; quello italiano è un saggio introduttivo all’opera ogget-<br />

to della critica. Si tratta dunque di due testi il cui scopo principale differisce, e<br />

che anche per questa ragione sono caratterizzati da strutture nettamente diffe-<br />

renti. La prima incongruenza, che è anche la più evidente, è la lunghezza, se<br />

si considera che il testo di Segre non si limita al paragrafo preso in esame, ma<br />

è molto più lungo. Anche circoscrivendo il discorso al passaggio esaminato<br />

52


non si ha corrispondenza tra le parti se non per quelle che sono le componenti<br />

strutturali di ogni tipo di testo: introduzione, corpo, conclusione.<br />

Il testo <strong>spagnolo</strong>, anche solo dal punto di vista grafico, è una continua alter-<br />

nanza di sezioni a corpo normale e sezioni a corpo ristretto, ognuna separata<br />

dall’altra da spazi vuoti prima e dopo del paragrafo. Una separazione che nel<br />

testo di Segre avviene solo quando cambia lievemente il tema centrale. Sono<br />

due soluzioni che comunque rientrano nel genere accademico.<br />

Un punto in comune tra i due testi lo si ritrova nelle sequenze espositive ini-<br />

ziali deputate all’introduzione del tema. La proporzione con la quale si alter-<br />

nano le varie tipologie testuali non differisce molto tra i due casi, ma il feno-<br />

meno che è più interessante da segnalare è la forte caratterizzazione oppositi-<br />

va/controargomentativa che segna i due saggi. Questo aspetto, evidente<br />

nell’uso di determinati connettivi, sottolinea <strong>come</strong> l’argomentazione sia arti-<br />

colata e tenti di giustificare le proprie posizioni anche rapportandole ad ele-<br />

menti contrari, e che hanno bisogno di un tipo di progressione contrastiva<br />

(transitional devices) per vedere la propria affermazione.<br />

Una differenza nella conclusione si registra a livello di connettivi: mentre in<br />

Redondo è la carica semantica che fa scivolare il testo verso la chiusura, Se-<br />

gre introduce un connettivo che veicola il senso di conclusione.<br />

Passando al secondo aspetto analizzato, il <strong>lingua</strong>ggio e le sue forme, si riscon-<br />

tra <strong>come</strong> la natura critica accomuni i due testi in un livello di formalità infe-<br />

riore a quello che ci si aspetta da un testo specialistico. Pertanto, uno stile di-<br />

scorsivo, scelte lessicali molto legate al campo di applicazione, la letteratura,<br />

ma comunque coerenti con i criteri di chiarezza, trasparenza, e anche sinteti-<br />

cità.<br />

Per quanto riguarda lo stile vi è una differenza fondamentale: il saggio di Re-<br />

dondo non rispetta l’impersonalità, caratteristica fondamentale nella scrittura<br />

specialistica, mentre il passaggio dell’introduzione di Segre esaminato rientra<br />

pienamente in questo canone. A suo favore è anche l’analisi lessicale che,<br />

53


seppur in entrambi i casi non evidenzia grande applicazione delle strategie<br />

della scrittura <strong>accademica</strong>, tuttavia vede nel testo italiano la formazione di un<br />

termine dal lessico letterario che si può considerare per l’occasione un tecni-<br />

cismo.<br />

Ultimo confronto, il rapporto con le fonti. Anche in questo caso entrambi i te-<br />

sti si discostano dalle regole del genere accademico, che prevede la formazio-<br />

ne e il ricorso ad una bibliografia; è un elemento di assoluta rilevanza nel ge-<br />

nere perché è l’elenco delle fonti, che a loro volta rappresentano la base di<br />

ogni nuovo studio, ma sono anche punto di confronto e garanzia per quanto<br />

riguarda il valore scientifico dell’indagine che si conduce. Tuttavia, questo<br />

fondamentale elemento è assente sia nel testo <strong>spagnolo</strong> che nel testo italiano.<br />

Ma in questo punto comune c’è un’ulteriore differenza che sta proprio<br />

nell’uso delle fonti a disposizione: Segre, infatti, lascia intendere la sussisten-<br />

za di un lavoro di confronto con opere precedenti, anche se queste non ven-<br />

gono menzionate; nel saggio di Redondo, invece, non si accenna nemmeno ad<br />

un paragone o confronto fatto prima della stesura del testo, e vengono solo ci-<br />

tati alcuni titoli che risultano poi poco utili <strong>come</strong> bibliografia, dato che non<br />

apportano argomentazioni al discorso.<br />

In ultima analisi si può affermare che le analogie più evidenti scaturiscono<br />

dalla natura dei due saggi, la critica letteraria, e che per quanto riguarda il ri-<br />

spetto delle regole stabilite dal genere accademico, si riscontra maggiore ap-<br />

plicazione nel testo italiano piuttosto che in quello <strong>spagnolo</strong>. Sicuramente in<br />

entrambi i saggi si avverte la mancanza della rigidità <strong>accademica</strong>.<br />

54


Conclusioni<br />

Il <strong>lingua</strong>ggio accademico è il <strong>lingua</strong>ggio che caratterizza i contesti prettamen-<br />

te scolastici ed universitari ed espressione di tutti gli elaborati che fanno rife-<br />

rimento a queste realtà e che in esse vengono prodotti.<br />

Spesso inglobato nel <strong>lingua</strong>ggio scientifico, il discorso accademico ha una sua<br />

identità precisa e distintiva, tanto da costituire un vero e proprio genere<br />

all’interno del quale rientra una nutrita varietà di testi.<br />

L’indagine condotta, che è partita dalla questione della terminologia più ap-<br />

propriata, ha rivelato che è più opportuno parlare di <strong>lingua</strong>ggio accademico,<br />

piuttosto che di <strong>lingua</strong>, e in questa direzione si è voluta sviluppare l’intera te-<br />

si, salvo l’utilizzo di altre definizioni in qualità di sinonimi.<br />

Nello sviluppo di questo studio ci si è imbattuti in due diverse realtà che ri-<br />

spondono in modo differente alla stessa questione: quella spagnola e quella<br />

italiana. Nell’affrontare la realtà determinata dal progressivo riconoscimento<br />

del <strong>lingua</strong>ggio accademico tra le lingue speciali, la Spagna propone un solu-<br />

zione più pratica che teorica: aderendo al progetto ADIEU e allineandosi ad<br />

altri Paesi europei <strong>come</strong> Germania e Inghilterra, ha sviluppato un corso<br />

d’insegnamento della <strong>lingua</strong> con fini accademici: l’EFA, che rappresenta la<br />

messa in atto di molte teorizzazioni e progetti riguardanti l’argomento. Que-<br />

sto garantisce anche un certo standard nella trattazione del <strong>lingua</strong>ggio acca-<br />

demico, poiché il corso EFA è riconosciuto a livello internazionale. In un<br />

confronto a questo livello risulta che l’Italia registra un certo ritardo sul piano<br />

dell’organizzazione pratica, mentre ha investito più energie nel ramo teorico.<br />

Aldilà di questo tipo di organizzazione pratica, per quanto riguarda gli aspetti<br />

che definiscono il discorso accademico, che sono quelli analizzati nel primo<br />

capitolo, si può dire che questi vengono condivisi sia dalla <strong>lingua</strong> spagnola<br />

che dalla <strong>lingua</strong> italiana, e dunque: i tipi di testi che si possono definire acca-<br />

55


demici, il rapporto con i canali dell’esposizione; e poi, addentrandosi nella re-<br />

altà della scrittura: i requisiti del <strong>lingua</strong>ggio accademico, elementi testuali che<br />

vanno dalla coerenza alla coesione, passando per i connettivi. Sono tutti ele-<br />

menti che, formando le basi della scrittura ed essendo pertanto imprescindibi-<br />

li, non solo non possono essere tralasciati, ma vengono considerati allo stesso<br />

modo nelle due lingue, che ne fanno anche un uso analogo.<br />

Le differenze emergono quando si arriva a confrontare i testi scritti; in primo<br />

luogo sono diverse le strategie impiegate per la scrittura <strong>accademica</strong> in spa-<br />

gnolo e italiano, e <strong>come</strong> conseguenza, si hanno in una <strong>lingua</strong> aspetti che non<br />

possono comparire nell’altra. Il primo raffronto di questo tipo emerge già nel-<br />

le fasi preliminari della scrittura della tesi stessa, ossia il momento della do-<br />

cumentazione e dello studio delle fonti. La differenza maggiore riscontrata<br />

per quello che riguarda questo studio è lo stile che caratterizza i manuali nelle<br />

due lingue; anche in questo caso, il metodo <strong>spagnolo</strong> è più propenso ad un<br />

approccio didattico, a spiegazioni usufruibili anche nell’autoapprendimento,<br />

cosa che non si verifica con le fonti italiane, segnate dall’impronta dello stu-<br />

dio specialistico con una rigorosità scientifica.<br />

Ma oltre alla considerazione sulle fonti, consecutiva al fatto della consulta-<br />

zione, in questa tesi è stato proposto un altro tipo di confronto, quello tra due<br />

testi di critica letteraria, dalla cui analisi emergono molte analogie per quanto<br />

riguarda gli elementi testuali, ma anche delle differenze legate, però,<br />

all’origine dei due saggi esaminati.<br />

A livello generale, le differenze esistono, ma sono dipendenti da fattori <strong>come</strong><br />

ad esempio la grammatica e la sintassi, che limitano l’uso della forma passiva<br />

in <strong>spagnolo</strong>, mentre questa ricorre con frequenza nella costruzione italiana.<br />

Un esempio che dimostra quali sono i fattori dai quali scaturiscono eventuali<br />

discordanze, tra i quali sicuramente rientra anche il contesto extratestuale.<br />

In conclusione, si può affermare che il genere accademico è regolarizzato da<br />

norme e criteri che varcano i confini nazionali, o perlomeno questo discorso è<br />

56


adattabile agli elementi strutturali, che secondo l’analisi portata a termine tro-<br />

vano piena corrispondenza nell’una e nell’altra <strong>lingua</strong>.<br />

57


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Español como lengua segunda (L2) /lengua extranjera (LE), Madrid, SGEL, 2004.<br />

58


Appendici<br />

59


Appendice 1<br />

Augustin Redondo, “La dimensión carnavalesca de Don<br />

Quijote y Sancho” (testo originale)<br />

60


Appendice 2<br />

Cesare Segre, Introduzione a “Don Chisciotte della Mancia”<br />

(testo originale)<br />

66

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