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giornale base 09 09.qxp 11/09/2008 8.53 Pagina 8 Gli infermieri di comunità raccontano Lo scorso 11 maggio siamo volate in Sicilia per ritirare un premio. Abbiamo partecipato, con una piccola opera letteraria dal titolo "Racconti di Comunità", a un concorso istituito dal Collegio IPASVI di Ragusa. Si trattava di produrre un elaborato, anche sotto forma di racconto, riguardante l'infermiere professionista di oggi. Eravamo quasi spaventate da questo fugace viaggio agli antipodi, forse "più da quel che si dice, piuttosto che da quello che realmente offre la Sicilia, e i siciliani". La premiazione ci ha colto quasi di sorpresa anche perché, pur credendo al lavoro svolto, andare in Sicilia significava andare a testimoniare personalmente la nostra esperienza lavorativa di infermieri di comunità. A dir la verità, molte volte abbiamo sentito l'esigenza di scrivere le nostre esperienze lavorative, in quanto ci troviamo quotidianamente a rispondere ai bisogni assistenziali infermieristici delle persone e delle loro famiglie, nella consapevolezza che ogni persona si caratterizza per la sua unicità. Con "Racconti di Comunità" abbiamo voluto far conoscere quali sono le funzioni più innovative e valorizzanti della professione infermieristica, funzioni peraltro già previste nel DM 739/94 e nel Codice Deontologico, recentemente rivisto. Una panoramica di Ragusa dove é stato assegnato il premio Così in breve i racconti, in cui per il rispetto della privacy tutti i nomi sono di fantasia: Angela, la sua malattia, la sua solitudine e Asia, la cagnolina sempre presente sul letto durante le medicazioni al decubito sacrale, non certo come vuole il protocollo aziendale. Enrico, ragazzo giovane, che ha degnamente lottato contro la sua malattia assieme alla propria famiglia, che ancor oggi vuole ricordarlo con una partita di calcetto, sport che lui stesso amava fare. Olimpia, la vecchietta sola, scombinata e quasi dimenticata dall'unico figlio, che non viene ricoverata in una casa di riposo grazie all'attivazione delle varie risorse territoriali presenti nel suo paese. Luisa e Paola, le amiche che con l'infermiera di comunità fondano un gruppo di camminatori e decidono che, per mantenere il benessere psico-fisico, si debba camminare con regolarità lungo percorsi definiti nel proprio comune. Antonio, che a causa delle complicanze del diabete non fa più il sacrestano, ma mostra ancora orgogliosamente l'albero genealogico degli avi che facevano questa professione. Giuseppe e Maria, anziani, ammalati e soli, che si affidano alle cure amorevoli di una badante che tiene la mano di lei mentre la flebo scorre giù. Francesca e Paolo, descritti come due figure dantesche che si amano dove lui, con grande impegno e cura, si dedica completamente dell'assistenza della moglie. Pietro e Margherita, una figlia che trova la forza di affrontare la malattia del padre raccontando il suo dramma durante un incontro informativo-educativo sulla demenza di Alzheimer. Molte sono le storie che ogni infermiere potrebbe raccontare. La vita professionale di ognuno, in qualunque ambito esso 8 operi, è senz'altro ricca di emozioni ed esperienze; alcune fanno sorridere, altre rattristano perché rappresentano la sofferenza e il disagio umano. Non sempre, inoltre, si riescono a trovare delle risposte adeguate per ogni situazione di bisogno e questo talvolta anche per carenza di risorse in grado di garantire una progettualità personalizzata e condivisa. Per noi infermieri la professione rappresenta un incontro privilegiato con la persona. L'occasione che il Collegio di Ragusa ha offerto, è stata per noi un trampolino di lancio per "raccontarci". Siamo andate in Sicilia lasciandoci alle spalle delle giornate calde, quasi estive. Là il cielo era sempre grigio e una pioggerellina fitta fitta ha scandito la nostra permanenza. Il giorno della premiazione, il 12 maggio "Giornata Internazionale dell'Infermiere", soffiava un vento che molto si avvicinava alla nostra bora. Abbiamo sofferto il freddo perché il nostro abbigliamento era molto leggero, ma l'accoglienza dei nostri colleghi siciliani è stata molto calorosa. Non si aspettavano la nostra presenza all'evento e hanno tratto grande soddisfazione dall'organizzazione di questo concorso: sono arrivati infermieri non solo dalla Sicilia, ma anche dal resto d'Italia. La giornata è stata interessante: i colleghi siciliani ci hanno delineato la loro attività lavorativa ospedaliera e un'assistenza domiciliare quasi assente. In loro si leggeva tanta voglia di fare e di misurarsi e questo è stato davvero un ulteriore piccolo incoraggiamento al nostro lavoro di tutti i giorni. Dopo la premiazione, uscendo e guardando il cielo, siamo subito andate a comperarci un maglione: non potevamo continuare a visitare la città senza coprirci un po' di più... Nei telefilm, il Commissario Montalbano questo freddo non ce l'aveva mai fatto vedere! Un momento della premiazione Simonetta Giolo e Dina Pecini Distretto Est -Palmanova

giornale base 09 09.qxp 11/09/2008 8.53 Pagina 9 “In carcere, scomodi” "Le porte sono uno degli aspetti segnanti del carcere, la porta di una prigione non si spalanca mai, chi entra sente a livello fisico la separazione che si determina nei confronti del mondo esterno attraverso il chiudersi di porte. Come le sbarre, che costituiscono un ulteriore segnale di distanza con la vita reale. Il tintinnìo delle chiavi, i cancelli e le porte che si susseguono, lo schiocco metallico del battente contro lo stipite, lo scorrimento del chiavistello nella bocchetta, aggiungono dimensioni sonore ad una separazione lancinante. L'interno di ogni prigione è costellato da lunghi corridoi vuoti e dall'odore del carcere, la prigione è innanzitutto un odore, inconfondibile, che impregna i vestiti e la pelle dei detenuti. Infine la cella, che si affaccia su un enorme corridoio vuoto, dove la ristrettezza è l'approdo finale della carcerazione. Meno di dieci metri quadri dove sono accumulati, assieme alle vite umane, letti, materassi, sgabelli, tazze, armadietti e il televisore, oltre al muretto che nasconde il wc. L'aria che resta nella cella è intrisa di odori ed esalazioni, perché spesso i detenuti fumano, e dal vapore emanato dai panni ad asciugare. Ecco che l'aria si riduce al minimo e manca, come la libertà". Da "In carcere, scomodi. Cultura e politica del volontariato giustizia" di Livio Ferrari Non capita di frequente sentire parlare di carcere e di volontariato penitenziario, soprattutto in questo periodo in cui sembra emergere sempre più forte un bisogno di protezione e di sicurezza. Eppure sono numerose le esperienze associative presenti nella nostra Regione in un settore particolarmente difficile e delicato. Ed è anche buono il livello di coordinamento di queste Associazioni che, ormai da diversi anni, si sono riunite nella Conferenza Regionale Volontariato Giustizia, conferenza che cerca di portare avanti, seppur con fatica, un confronto tra le diverse realtà del volontariato nel tentativo di sensibilizzare l'opinione pubblica sulle tematiche del carcere e, più in generale, della giustizia. La mia esperienza di volontaria in questo settore ha avuto inizio diversi anni fa quando, per motivi di lavoro, ho frequentato settimanalmente per diversi mesi la Casa Circondariale di Gorizia, organizzando attività culturali e di intrattenimento (concerti, teatro, film, tornei...). L'impatto con questa realtà è stato talmente forte che non sono mai riuscita a dimenticare quei volti, quelle persone, quegli spazi... Mi sono sentita chiamata in causa in prima persona per cercare di coinvolgere e di sensibilizzare chi sta fuori dal carcere e non conosce questo mondo. E come me tantissimi altri che, sicuramente in un modo più impegnato del mio - che non entro in carcere spesso, ma lavoro da fuori - cercano di dare voce a chi non ce l'ha e non può farsi sentire. In Italia entrano in carcere tutte le settimane circa 7.000 volontari; persone che credono in un vivere diverso, ma non perdono di vista la realtà: è giusto che chi commette un reato venga con- dannato a pagare una pena, ma bisogna capire che tipo di pena e con che modalità essa deve essere scontata. La nostra Costituzione parla, infatti, di una giustizia che deve essere anche riparazione, che quindi non deve continuare a colpire le persone fragili, chi non ha risorse per sopravvivere. Ma sempre più le nostre carceri sono popolati da poveri, da emarginati, da malati, da chi non ce la fa... Il compito dei volontari è quello di essere presenti in questa realtà, di richiamare l'attenzione sui tanti problemi delle nostre carceri, su un sistema di giustizia che non sempre funziona in modo corretto, sulle persone che si trovano a vivere recluse. Il volontario deve essere "scomodo". Scomodo per i detenuti, perché l'incontro con i volontari deve servire per costruire percorsi di recupero e di reinserimento; il volontario deve essere la coscienza attiva del detenuto, lo stimolo a fare meglio, a capire che c'è un fuori che è disposto a dargli un'altra possibilità. Scomodo per l'Amministrazione Penitenziaria, per continuare a segnalare gli annosi problemi che affliggono le carceri italiane: sovraffollamento, carenza di personale, strutture vecchie e fatiscenti (in Regione il carcere di Gorizia e quello di Pordenone, per i quali da anni si parla di un trasferimento in spazi più adeguati ed umani). Scomodo per la società esterna, per metterla davanti ad una realtà che non conosce, per cercare di cambiare il concetto di "galera", di una giustizia che è solo vendetta e niente più. Presenze e capienze regionali distribuite per istituto - situazione al 31/12/2007 Fonte: D.A.P. - Ufficio per lo Sviluppo e la Gestione del Sistema Informativo Automatizzato - Sezione Statistica. 9 In questi caldi mesi estivi si è ritornati a parlare di riforme, in particolare di riforme in materia di giustizia. La discussione politica su questi temi è stata animata con la presentazione di due proposte di legge del presidente della Commissione Giustizia del Senato, Filippo Berselli, che mirano a ridimensionare drasticamente la legge Gozzini (attualmente in vigore) attraverso limitazioni e restrizioni. Questa nuova presa di posizione risponde sicuramente all'esigenza di soddisfare l'opinione pubblica ma rischia di riportare la situazione indietro di trenta o quaranta anni vanificando quanto fatto finora dai volontari penitenziari. Art. 27 Costituzione La responsabilità penale è personale. L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di morte. Chiara Obit Dipartimento di Prevenzione

<strong>giornale</strong> base 09 09.qxp 11/09/2008 8.53 Pagina 8<br />

Gli infermieri di comunità raccontano<br />

Lo scorso 11 maggio siamo volate in Sicilia <strong>per</strong> ritirare un premio.<br />

Abbiamo partecipato, con una piccola o<strong>per</strong>a letteraria dal titolo<br />

"Racconti di Comunità", a un concorso istituito dal Collegio<br />

IPASVI di Ragusa. Si trattava di produrre un elaborato, anche<br />

sotto forma di racconto, riguardante l'infermiere professionista di<br />

oggi. Eravamo quasi spaventate da<br />

questo fugace viaggio agli antipodi,<br />

forse "più da quel che si dice, piuttosto<br />

che da quello che realmente offre<br />

la Sicilia, e i siciliani". La premiazione<br />

ci ha colto quasi di sorpresa anche<br />

<strong>per</strong>ché, pur credendo al lavoro svolto,<br />

andare in Sicilia significava andare a<br />

testimoniare <strong>per</strong>sonalmente la nostra<br />

es<strong>per</strong>ienza lavorativa di infermieri di<br />

comunità.<br />

A dir la verità, molte volte abbiamo<br />

sentito l'esigenza di scrivere le nostre<br />

es<strong>per</strong>ienze lavorative, in quanto ci troviamo<br />

quotidianamente a rispondere<br />

ai bisogni assistenziali infermieristici<br />

delle <strong>per</strong>sone e delle loro famiglie,<br />

nella consapevolezza che ogni <strong>per</strong>sona<br />

si caratterizza <strong>per</strong> la sua unicità.<br />

Con "Racconti di Comunità" abbiamo<br />

voluto far conoscere quali sono le funzioni<br />

più innovative e valorizzanti<br />

della professione infermieristica, funzioni<br />

<strong>per</strong>altro già previste nel DM<br />

739/94 e nel Codice Deontologico,<br />

recentemente rivisto.<br />

Una panoramica di Ragusa dove é stato assegnato il premio<br />

Così in breve i racconti, in cui <strong>per</strong> il rispetto della privacy tutti<br />

i nomi sono di fantasia:<br />

Angela, la sua malattia, la sua solitudine e Asia, la cagnolina<br />

sempre presente sul letto durante le medicazioni al decubito<br />

sacrale, non certo come vuole il protocollo aziendale.<br />

Enrico, ragazzo giovane, che ha degnamente lottato contro la sua<br />

malattia assieme alla propria famiglia, che ancor oggi vuole ricordarlo<br />

con una partita di calcetto, sport che lui stesso amava fare.<br />

Olimpia, la vecchietta sola, scombinata e quasi dimenticata dall'unico<br />

figlio, che non viene ricoverata in una casa di riposo grazie<br />

all'attivazione delle varie risorse territoriali presenti nel suo<br />

paese.<br />

Luisa e Paola, le amiche che con l'infermiera di comunità fondano<br />

un gruppo di camminatori e decidono che, <strong>per</strong> mantenere il<br />

benessere psico-fisico, si debba camminare con regolarità lungo<br />

<strong>per</strong>corsi definiti nel proprio comune.<br />

Antonio, che a causa delle complicanze del diabete non fa più<br />

il sacrestano, ma mostra ancora orgogliosamente l'albero genealogico<br />

degli avi che facevano questa professione.<br />

Giuseppe e Maria, anziani, ammalati e soli, che si affidano alle<br />

cure amorevoli di una badante che tiene la mano di lei mentre la<br />

flebo scorre giù.<br />

Francesca e Paolo, descritti come due figure dantesche che si<br />

amano dove lui, con grande impegno e cura, si dedica completamente<br />

dell'assistenza della moglie.<br />

Pietro e Margherita, una figlia che trova la forza di affrontare<br />

la malattia del padre raccontando il suo dramma durante un<br />

incontro informativo-educativo sulla demenza di Alzheimer.<br />

Molte sono le storie che ogni infermiere potrebbe raccontare.<br />

La vita professionale di ognuno, in qualunque ambito esso<br />

8<br />

o<strong>per</strong>i, è senz'altro ricca di emozioni ed es<strong>per</strong>ienze; alcune fanno<br />

sorridere, altre rattristano <strong>per</strong>ché rappresentano la sofferenza e il<br />

disagio umano. Non sempre, inoltre, si riescono a trovare delle<br />

risposte adeguate <strong>per</strong> ogni situazione di bisogno e questo talvolta<br />

anche <strong>per</strong> carenza di risorse in grado di garantire una progettualità<br />

<strong>per</strong>sonalizzata e condivisa. Per noi infermieri la professione<br />

rappresenta un incontro privilegiato con la <strong>per</strong>sona.<br />

L'occasione che il Collegio di<br />

Ragusa ha offerto, è stata <strong>per</strong> noi un<br />

trampolino di lancio <strong>per</strong> "raccontarci".<br />

Siamo andate in Sicilia lasciandoci alle<br />

spalle delle giornate calde, quasi estive.<br />

Là il cielo era sempre grigio e una<br />

pioggerellina fitta fitta ha scandito la<br />

nostra <strong>per</strong>manenza.<br />

Il giorno della premiazione, il 12<br />

maggio "Giornata Internazionale<br />

dell'Infermiere", soffiava un vento che<br />

molto si avvicinava alla nostra bora.<br />

Abbiamo sofferto il freddo <strong>per</strong>ché il<br />

nostro abbigliamento era molto leggero,<br />

ma l'accoglienza dei nostri colleghi<br />

siciliani è stata molto calorosa. Non si<br />

aspettavano la nostra presenza<br />

all'evento e hanno tratto grande soddisfazione<br />

dall'organizzazione di questo<br />

concorso: sono arrivati infermieri non<br />

solo dalla Sicilia, ma anche dal resto<br />

d'Italia. La giornata è stata interessante:<br />

i colleghi siciliani ci hanno delineato la<br />

loro attività lavorativa ospedaliera e<br />

un'assistenza domiciliare quasi assente.<br />

In loro si leggeva tanta voglia di fare<br />

e di misurarsi e questo è stato davvero un ulteriore piccolo incoraggiamento<br />

al nostro lavoro di tutti i giorni.<br />

Dopo la premiazione, uscendo e guardando il cielo, siamo<br />

subito andate a com<strong>per</strong>arci un maglione: non potevamo continuare<br />

a visitare la città senza coprirci un po' di più...<br />

Nei telefilm, il Commissario Montalbano questo freddo non ce<br />

l'aveva mai fatto vedere!<br />

Un momento della premiazione<br />

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