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Numero 5 Giugno 2009 - Coisp

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POSTE ITALIANE S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) art. 1 Comma 1 DCB Milano - Euro 2,58<br />

ORGANO UFFICIALE NAZIONALE DEL Co.I.S.P.<br />

AAmore, more, onore, onore, disciplina disciplina<br />

un un testamento testamento molto molto speciale speciale<br />

FOCUS GIUSTIZIA<br />

NESSUN REATO, DENUNCE SOLO PER FERMARE LE INDAGINI?<br />

ANNO II° - NUMERO 5<br />

GIUGNO <strong>2009</strong><br />

DECRETO SICUREZZA<br />

PROTESTA DEI SINDACATI DI POLIZIA DAVANTI A MONTECITORIO


L’EDITORIALE SICUREZZA E POLIZIA<br />

ABRUZZO<br />

A TELECAMERE<br />

SPENTE<br />

di Franco MACCARI<br />

Sono passati solo due mesi da quando,<br />

il 6 aprile <strong>2009</strong> alle 3.32, una<br />

scossa di terremoto di magnitudo<br />

5.8 della scala Richter, scuote<br />

l’Abruzzo devastando l’Aquila, i paesi vicini<br />

e il teramano.<br />

Dopo avere cercato lo scoop a tutti i<br />

costi, inquadrato anche il più piccolo oggetto<br />

in cerca della “notizia”, l’interesse<br />

mediatico nei confronti di quelle persone<br />

e di quei paesi è andato a scemare, giorno<br />

dopo giorno le notizie sono diventate sempre<br />

meno frequenti ed il disastroso evento<br />

sembra non interessare più nessuno. Si<br />

sono spente le telecamere, si sono chiusi i<br />

taccuini e riposti i microfoni.<br />

In quelle terre desolate sono rimasti solo<br />

i Poliziotti, i Vigili del Fuoco, la Protezione<br />

Nelle foto la macchina della solidarietà del CoISP in Abruzzo<br />

Civile, i Medici, i Carabinieri, la Guardia di Finanza<br />

e i volontari, tutti impegnati a fare il loro<br />

dovere quotidiano, a portare soccorso ed a<br />

sostenere gli abitanti ancora scossi dall’evento<br />

e bisognosi di non essere dimenticati.<br />

La terra ha continuato a tremare, come<br />

in una sorta di tortura cadenzata, la<br />

pace e la serenità tardano a ritornare. Noi<br />

del <strong>Coisp</strong> lo sappiamo, i nostri colleghi ce<br />

lo comunicano, noi non spegniamo le telecamere,<br />

continuiamo a darci da fare. Senza<br />

sosta gli appartenenti alla nostra organizzazione<br />

sindacale continuano a raccogliere<br />

ogni genere di materiale utile, ad impacchettarlo,<br />

spedirlo o addirittura a portarlo<br />

3


L’EDITORIALE SICUREZZA E POLIZIA<br />

La piccola Alessandra<br />

La raccolta, lo stoccaggio e la consegna dei pacchi.<br />

4<br />

direttamente ai colleghi di quella regione.<br />

Un meccanismo di solidarietà innescato<br />

sull’onda dell’emotività che non cenna<br />

a fermarsi, che non vuole andare a finire,<br />

che sente vivo il desiderio di non dimenticare<br />

e di non abbandonare quei poliziotti<br />

che sono lì a soffrire doppiamente perché<br />

coinvolti personalmente, con i familiari e<br />

perché, con la loro divisa impolverata, si<br />

fanno carico dei problemi di chi li conosce<br />

e vede in loro un punto di riferimento, lo<br />

Stato e le Istituzioni.<br />

Da Poliziotti, da Sindacalisti abituati ad<br />

investirci delle problematiche della categoria<br />

lo sappiamo perfettamente, lo viviamo<br />

con forza ed è per questo che non vi abbandoneremo<br />

mai, anche senza telecamere,<br />

senza taccuini e senza fotografi: l’onda di<br />

solidarietà del <strong>Coisp</strong> non si è mai fermata.<br />

Vi siamo vicini, sempre e comunque, con il<br />

cuore e con i fatti!<br />

Segretario Generale del <strong>Coisp</strong>


SOMMARIO<br />

La rivista viene inviata gratuitamente ai quadri sindacali del<br />

CO.I.S.P., alle Questure, Prefetture, Ministeri e Scuole di Polizia.<br />

Manoscritti, fotografi e, disegni anche se non pubblicati, non si<br />

restituiscono. La redazione si riserva di apportare tagli e modifi -<br />

che secondo le necessità di impaginazione e tipografi che.<br />

È vietata la riproduzione e la traduzione anche parziale di articoli<br />

senza l’autorizzazione scritta dell’Editore.<br />

Omissioni di qualsiasi natura si intendono involontarie e possono<br />

dar luogo a sanatorie. Le opinioni espresse nei titoli pubblicati<br />

impegnano solo gli autori dei medesimi e non impegnano,<br />

pertanto, le proprietà della rivista.<br />

Per la raccolta di spazi pubblicitari e di abbonamenti le società<br />

appaltatrici devono impegnarsi ad operare con la massima<br />

scrupolosità e senza mai ledere l’immagine della Polizia e del<br />

CO.I.S.P. In particolare è fatto divieto di rappresentare istanze<br />

diverse dalla realtà e di richiamarsi ad inesistenti forme assistenziali.<br />

Gli addetti alla diffusione non appartengono alla<br />

6<br />

03 L’EDITORIALE<br />

Abruzzo a telecamere spente<br />

DI FRANCO MACCARI<br />

08 LA STORIA<br />

Eredità d’amore…<br />

la ricchezza di un poliziotto<br />

DI OLGA IEMBO<br />

14 FOCUS GIUSTIZIA<br />

Luigi De Magistris:<br />

Nessun reato, denunce solo<br />

per fermare le indagini?<br />

DI OLGA IEMBO<br />

Polizia di Stato e non possono qualifi carsi come tali. Pertanto<br />

qualunque comportamento differente è da ritenersi completamente<br />

estraneo alla volontà dell’Editore e come tale va segnalato<br />

alla direzione .<br />

La MAIN FORCE S.r.l. per tanto declina qualsiasi responsabilità<br />

per eventuali comportamenti illeciti tenuti da terzi, riservandosi<br />

il diritto di procedere legalmente al fi ne della tutela della<br />

propria immagine. La rivista “Sicurezza e Polizia” è un marchio<br />

registrato e non appartiene alla Pubblica Amministrazione.<br />

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INFORMATIVA PRIVACY<br />

Ai sensi degli art. 7 e 10 del Decreto Legislativo 196/2003, Vi<br />

5/<strong>2009</strong><br />

GIUGNO<br />

21 FOCUS GIUSTIZIA<br />

Clementina Forleo: Trasferimento<br />

ingiusto, punizione esemplare<br />

DI OLGA IEMBO<br />

23 FOCUS GIUSTIZIA<br />

Clementina Forleo:<br />

“Questa è la notte della Repubblica”<br />

DI OLGA IEMBO<br />

26 FOCUS GIUSTIZIA<br />

Bari: Giustizia Lumaca, Liberi Tutti !<br />

DI ANTONIO CAPRIA<br />

30 FOCUS GIUSTIZIA<br />

Omicidio Capra: “Io presunto omicida,<br />

in carcere per due anni da innocente”<br />

DI OLGA IEMBO<br />

informiamo che i Vostri dati personali sono trattati dalla concessionariaa<br />

di vendita indicata nella ricevuta di adesione, titolare<br />

del trattamento dati, e, se fornite alla nostra casa editrice anche<br />

da Main Force srl. Le fi nalità del trattamento dei Vostri dati<br />

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di iniziative editoriali e/o commerciali predisposte dall’editore.<br />

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32 DECRETO SICUREZZA<br />

Protesta dei sindacati di Polizia<br />

davanti a Montecitorio<br />

37 L’INTERVENTO<br />

L’economia morale e reale<br />

dell’indipendenza associativa<br />

- la crisi degli orticelli<br />

DI TULLIO CARDONA<br />

38 SPECIALE CAGLIARI<br />

Cagliari, una Questura dove<br />

“contano” le risorse umane<br />

DI GIULIA ZAMPINA<br />

Cagliari: Intervista<br />

al Sindaco e al Questore<br />

42 SICUREZZA<br />

Antonio Di Pietro (Idv) critica<br />

il ministro dell’Interno Maroni<br />

DI ANTONIO CAPRIA<br />

44 IL FATTO<br />

Sindacalista del Co.I.S.P.<br />

aggredito a Catanzaro<br />

DI GIULIA ZAMPINA<br />

48 IL CONVEGNO<br />

Psicologia della Sicurezza<br />

al servizio del cittadino<br />

52 ATTUALITA’<br />

Visita di F. Maccari<br />

al CARA e al CIE di Bari<br />

58 RUBRICA<br />

SICURAMENTE<br />

60 SINDACALISMO<br />

AUTONOMO<br />

IN POLIZIA<br />

La mozione conclusiva del<br />

1° Congresso Nazionale - VI PARTE<br />

DI CARMINE FIORITI<br />

62 SPEAKER’S CORNER<br />

Di tutto un pò<br />

DI CARMINE FIORITI<br />

64 ORGANIGRAMMA<br />

Segreterie Regionali<br />

e Provinciali Co.I.S.P.<br />

CONCESSIONARIE AUTORIZZATE ALLA RACCOLTA DI ABBONAMENTI<br />

La concessionaria è riportata in alto a destra nella ricevuta di pagamento.<br />

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Organo Uffi ciale Nazionale Co.I.S.P.<br />

Editore<br />

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Enrico CATALANO<br />

Responsabile Uffi cio Sviluppo<br />

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Tribunale di Roma al numero 331/2008 del<br />

18/9/2008<br />

QUOTE DI ADESIONE<br />

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NESSUN REATO, DENUNCE SOLO PER FERMARE LE INDAGINI?<br />

ANNO II° - NUMERO 5<br />

GIUGNO <strong>2009</strong><br />

DECRETO SICUREZZA<br />

PROTESTA DEI SINDACATI DI POLIZIA DAVANTI A MONTECITORIO<br />

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7


8<br />

IL LA CASO STORIA<br />

La storia di Pino Fierro, un uomo “normale”<br />

che ha scioccato l’Italia intera con una testimonianza straordinaria<br />

di quale cuore batte dentro un vero rappresentante delle Forze dell’ordine,<br />

raccontata da sua moglie e collega Laura Colella<br />

Eredità d’amore…<br />

la ricchezza di un poliziotto<br />

“Ha insegnato che dietro ad ogni divisa c’è un uomo,<br />

che quotidianamente fa il proprio lavoro con onestà,<br />

a servizio degli altri, con disciplina ed onore”


Pino Fierro con la moglie Laura, i figli, la madre e i fratelli.<br />

di Olga IEMBO<br />

Nell’immaginario collettivo l’appartenente<br />

alle Forze di polizia<br />

lo si pensa più come espressione<br />

di forza fisica, come dire…<br />

uno che corre dietro ai cattivi con la pistola<br />

in pugno.<br />

Ma un uomo, Giuseppe Fierro, insegna a<br />

tutti che la forza di un poliziotto è anzitutto<br />

interiore, fatta di principi. Ricorda o insegna<br />

che il valore ed il coraggio veri sono quelli<br />

di vivere secondo le regole condivise e la<br />

propria fede… La forza della vita, l’amore<br />

per l’essere umano, la fede in Dio, il rispetto<br />

per gli altri e per le Istituzioni, la dignità del<br />

proprio ruolo, l’onore di indossare la divisa<br />

della Polizia di Stato… Tutte cose che non<br />

sembra immaginabile descrivere a parole…<br />

Ma Giuseppe Fierro ci è riuscito. Un giorno,<br />

a 33 anni, ha scoperto di stare per morire<br />

e… ha fatto quello che non ti aspetti. Si è<br />

presentato al concorso per l’accesso alla<br />

qualifica di “Ispettore Superiore SUPS”, si è<br />

seduto lì ed ha scritto un compito d’esame<br />

molto, molto speciale. Quando quella busta<br />

anonima è stata aperta per la correzione, ed<br />

i commissari si sono resi conto di quanto fosse<br />

straordinariamente fuori tema quell’elaborato,<br />

Pino non c’era più. Se ne era andato<br />

due mesi dopo aver svolto la traccia in quel<br />

modo tutto suo. Resta, e resterà per sempre<br />

il suo spirito di poliziotto fiero, la gratitudine<br />

di un uomo semplice e sincero, la saggezza<br />

di un insegnante, l’immagine fulgida di un<br />

essere umano entusiasta. Forse è stata una<br />

decisione maturata nel corso del tempo,<br />

forse solo un gesto d’impulso, l’ennesima<br />

manifestazione dell’istinto dell’uomo delle<br />

Forze dell’ordine, altruista e generoso fino<br />

alla fine. Nessuno lo saprà mai come e quando<br />

è nata l’idea di lasciare questa che resterà<br />

traccia indelebile di sentimenti genuini, un<br />

testamento spirituale che senza neppure<br />

volerlo assurge ad esempio, che mette tutti<br />

gli appartenenti alla Polizia di Stato di fronte<br />

SICUREZZA E POLIZIA<br />

Il Comandante della Scuola Polgai di Brescia,<br />

Sandro Lombardi.<br />

al dovere di essere all’altezza dell’umiltà di<br />

Giuseppe Fierro. Che mette tutti i cittadini<br />

di fronte alla manifestazione altissima dei<br />

valori di cui si nutre un vero rappresentante<br />

delle Istituzioni, consentendo a ciascuno di<br />

noi di andarne fiero. A raccontare la storia di<br />

Pino è sua moglie, Laura Colella. Non è facile<br />

per lei, perché “il dolore è ancora forte – dice<br />

- e parlare di Pino mi fa piacere ma è ancora<br />

difficile contenere l’emozione”. Anche<br />

Laura svolge il delicato lavoro del poliziotto,<br />

e dunque sa bene quanto Pino amasse quel<br />

mestiere. Sa quanto l’ispettore capo Fierro<br />

amasse la vita, lei ed i suoi figli, la famiglia,<br />

9


la Polizia. Sa quanto gli è costato accogliere<br />

e portare questa sua croce, ma con il sorriso<br />

sulle labbra perché la sua fede immensa gli<br />

faceva accettare tutto, e attutiva la paura di<br />

entrambi.<br />

Laura, vogliamo raccontare insieme la<br />

storia di Giuseppe? Una storia di contenuti,<br />

e di sentimenti, come oggi non<br />

capita quasi più di sentire… Partiamo<br />

dall’inizio. Quand’è che lui decise di diventare<br />

un poliziotto e perchè?<br />

“Giuseppe è stato sempre per tutti Pino…<br />

preferirei chiamarlo così. Il padre era<br />

un Ispettore Capo della Polizia di Stato in<br />

servizio alla Questura di Brescia (è mancato<br />

nel 2003), anche il fratello di Pino, Luigi è in<br />

servizio presso la Sezione Polizia Postale di<br />

Brescia. Hanno sempre vissuto nell’ambito<br />

dell’Amministrazione e Pino, dopo essersi<br />

diplomato, a 19 anni è entrato in Polizia, prima<br />

come Ausiliario di Leva frequentando il<br />

corso a Milano e poi, dopo due anni di servizio<br />

militare, è stato immesso definitivamente<br />

nei ruoli della Polizia di Stato”.<br />

1100 LA STORIA<br />

Pino Fierro riceve un encomio alla festa della<br />

Polizia 2006, tre mesi prima di morire<br />

Il Capo della Polizia, Antonio Manganelli<br />

Come intendeva il suo lavoro? Come<br />

lo svolgeva, quotidianamente? E il rapporto<br />

con i colleghi e con i suoi superiori<br />

com’era?<br />

“Pino ha sempre definito il suo lavoro<br />

come una passione, l’ha svolto quotidianamente<br />

con scrupolosa dedizione, sia per i<br />

servizi d’Istituto che nell’attività di insegnamento.<br />

Ha sempre avuto ottimi rapporti sia<br />

con i colleghi che con i propri superiori, sempre<br />

disponibile ad ascoltare e confortare…<br />

attento alle esigenze degli altri… Oltre che<br />

un collega era un amico su cui contare. Pino<br />

aveva un dono particolare, sapeva relazionarsi<br />

con chiunque, utilizzando il linguaggio<br />

del proprio interlocutore, sempre preparato<br />

in qualsiasi ambito e materia, ma sempre con<br />

la modestia che lo caratterizzava. I suoi allievi<br />

lo adoravano è mantenevano i rapporti<br />

anche dopo che il corso era finito. Ma anche<br />

con i colleghi più anziani che transitavano<br />

dalla Scuola per i vari corsi o seminari, lo<br />

definiscono ancora oggi “UN SIGNORE” indimenticabile”.<br />

Lui aveva un poliziotto o un’altra figura<br />

che ammirava, a cui si ispirava?<br />

“Pino, oltre che il padre che ha sempre<br />

ringraziato per i valori trasmessi, la figura<br />

che ha sempre ammirato è il dott. Sandro<br />

Lombardi, Direttore della Scuola Pol. G.A.I. di<br />

Brescia fino a novembre del 2008 e che gli è<br />

stato sempre vicino. Aveva per lui una stima<br />

profonda che lui ricambiava a sua volta, è<br />

stato per lui un ottimo collaboratore”.<br />

Ad un certo punto vi siete incontrati,<br />

proprio per lavoro, ed è sbocciato un<br />

amore immenso. Giuseppe ha ringraziato<br />

la Polizia anche per questo…<br />

“Si mi ha stupito anche per questo, ci<br />

siamo conosciuti mentre frequentavo il corso<br />

a Brescia, ma non ci siamo frequentati<br />

durante il corso, è sempre stato una persona


estremamente corretta e, essendo lui docente,<br />

non si è mai permesso nemmeno di darmi<br />

del ‘tu’. Poi sono stata destinata a Milano,<br />

in Questura, e dopo una settimana di turni<br />

mi è arrivata una telefonata da lui chiedendomi<br />

se l’indomani ero impegnata per una<br />

passeggiata per Milano… E lì è cominciata<br />

la nostra avventura… Purtroppo breve, ma<br />

intensa, e sono io oggi che ringrazio la Polizia<br />

di Stato di avermi dato l’opportunità di avere<br />

incontrato l’amore della mia vita, che ora è<br />

rappresentato dai miei figli”.<br />

Quali erano le difficoltà e le ansie che<br />

condividevate del vostro difficile mestiere?<br />

“Abbiamo vissuto la nostra attività<br />

lavorativa sempre con impegno e dedizione<br />

è stata una cosa che ci legava molto,<br />

anche le sue aggregazioni, le abbiamo vissute<br />

sempre con estrema tranquillità, era<br />

il nostro lavoro. Le preoccupazioni sono<br />

sorte quanto ho avuto il mio primo figlio,<br />

Leonardo, io ero in servizio presso la Sezione<br />

Polizia Ferroviaria di Brescia, credo<br />

che sappia che ambito sia una stazione ferroviaria…<br />

E così Pino si preoccupava ogni<br />

volta che montavo di turno, soprattutto la<br />

sera e la notte… Ma è stato uno dei periodi<br />

migliori, ho imparato molto anche dal<br />

punto di vista umano”.<br />

E quali erano invece le cose più belle e<br />

gratificanti del lavoro?<br />

“Il nostro è un mestiere pieno di soddisfazione<br />

quando riesci davvero ad essere al<br />

servizio degli altri, quando le persone ti si<br />

avvicinano e ti ringraziano solo per il fatto<br />

che sei lì, accanto a loro. Pino amava moltissimo<br />

anche l’attività di insegnamento, era<br />

convinto che se riesci a trasmettere agli allievi<br />

oltre che le nozioni professionali anche la<br />

passione, avevi raggiunto lo scopo… Oltre<br />

a questo riusciva a dare loro molto di più…<br />

qualcosa che non avrebbero mai dimenticato…<br />

L’esempio di un poliziotto onesto, leale<br />

e generoso”.<br />

I vostri due figli con mamma e papà<br />

poliziotti, come ha inciso questo nella<br />

loro vita?<br />

“Sono sempre stati orgogliosi di noi,<br />

Leonora spera che, ancora oggi, vada a prenderla<br />

a scuola in divisa… Sentono l’Amministrazione<br />

come parte di famiglia soprattutto<br />

per come ci è stata vicina dopo la morte di<br />

Pino. E colgo l’occasione per ringraziarla con<br />

tutto il cuore”.<br />

Ad un certo punto accadde quello che<br />

non si vorrebbe mai affrontare. Giuseppe<br />

si ammalò. Come lo scopriste?<br />

“Era qualche tempo che non stava bene,<br />

stanchezza, perdita di peso, ma lui lo attribuiva<br />

al periodo intenso di lavoro… L’ho<br />

obbligato andare dal medico… un esame<br />

specifico… non dimenticherò mai quella<br />

mattina, non mi fece parlare con il medico. Il<br />

giovedì mattina l’esame, il pomeriggio una<br />

telefonata ci informava che domenica Pino<br />

sarebbe stato ricoverato per ulteriori accertamenti…<br />

Da quel momento la nostra vita è<br />

cambiata. L’esito: adenocarcinoma al retto…<br />

Ed è stato operato d’urgenza. Lì è iniziato il<br />

calvario, operazioni, chemio, radio, controlli…<br />

tante speranze sempre disattese… Siamo<br />

andati perfino in una clinica oncologica<br />

in Svizzera per una cura sperimentale… Dopo<br />

due anni le prime metastasi al fegato…<br />

poi i polmoni, e l’ultimo stadio, il cervello”.<br />

SICUREZZA E POLIZIA<br />

Qual è stata la reazione immediata di<br />

suo marito?<br />

“Incredulità… A me non ha mai esternato<br />

preoccupazione… Mi diceva: “Vedrai<br />

andrà tutto bene”… raccontava della sua<br />

malattia con estrema semplicità con quella<br />

sua voglia di vivere che non l’ha mai mollato.<br />

Ha continuato a lavorare fino quasi alla fine…<br />

Quando ormai le forze non lo reggevano<br />

più… Ha avuto il tracollo… e l’11 agosto<br />

del 2006 è partito per il suo ultimo viaggio”.<br />

E con il passare del tempo il suo modo<br />

di vivere la malattia è cambiato? So<br />

che Giuseppe non la nascondeva, anzi,<br />

aveva un modo unico e straordinario<br />

di affrontare la sofferenza…<br />

“Sì, raccontava le operazioni, la chemio<br />

e tutto il resto con estrema tranquillità che<br />

spesso, chi non lo conosceva bene, pensava<br />

che non era possibile… Affrontava la sua<br />

malattia con estrema razionalità… Un giorno,<br />

mentre guardava la percentuale di sopravvivenza<br />

del suo tipo di cancro, mi disse<br />

che lui era troppo “testa dura” e che lassù<br />

non lo volevano ancora. Solo l’ultimo periodo<br />

mi disse che forse lassù avevano bisogno di<br />

lui per informatizzare le cose e renderle più<br />

semplici… ancora oggi a pensare ale sue parole<br />

mi si stringe il cuore”.<br />

Anche in questa estrema situazione<br />

pensava agli altri, andava a fare la chemioterapia<br />

in divisa, è vero?<br />

“Sì, faceva la chemio in divisa, nei periodi<br />

migliori, perché gli altri pazienti si sentivano<br />

protetti. Colloquiava con loro e così<br />

permetteva al tempo di passare veloce. Spesso,<br />

al temine, se gli effetti non erano troppo<br />

devastanti, andava in ufficio e continuava il<br />

suo lavoro”.<br />

Con i vostri figli come avete affrontato<br />

la cosa?<br />

“E’ stata dura soprattutto con Leonardo,<br />

faceva fatica persino ad andarlo a trovare in<br />

ospedale, aveva 5 anni e mezzo all’inizio della<br />

malattia, Leonora 2. Hanno sempre saputo<br />

della sua situazione… Il più brutto momento<br />

è stato quando, gli ultimi giorni, Pino gli ha<br />

salutati sapendo che non aveva più tempo…<br />

E quando se ne andato, dirglielo… parliamo<br />

tanto di Pino… Ma ci manca così tanto che<br />

anche ora che sto raccontando non posso<br />

trattenere le lacrime”.<br />

Lui continuava a lavorare come sempre,<br />

è vero?<br />

“Pino ha lavorato fino a due mesi prima<br />

della sua morte…. Ma solo perché lo<br />

1111


112 2<br />

LA STORIA<br />

Nelle foto la Scuola di Polizia Polgai di Brescia e alcuni suoi colleghi di lavoro<br />

costretto io a restare a casa perché sapevo<br />

che ormai non avevamo più molto tempo”.<br />

Finchè, un giorno, Giuseppe decise di<br />

partecipare al concorso per l’accesso<br />

alla qualifica di “Ispettore Superiore<br />

SUPS”. Nella sua mente c’era già un proposito<br />

ben preciso, lei ne sapeva nulla?<br />

“Io non ho saputo nulla fino a che non<br />

hanno letto il tema. E’ al rientro da Roma che<br />

Pino ha cominciato la sua discesa… probabilmente<br />

si era tolto un peso dal cuore… Quello<br />

di ringraziare la Polizia di Stato per quello che<br />

gli aveva dato nell’arco della sua vita”.<br />

Quella è stata l’unica volta che Giuseppe<br />

l’ha sorpresa così tanto?<br />

“Mi sorprendeva sempre… ancora oggi…<br />

nelle piccole cose del quotidiano mi fa<br />

sentire la sua presenza accanto a noi”.<br />

Pino fece qualcosa che poi ha lasciato<br />

tutti senza fiato e senza parole. Scrisse<br />

un testamento spirituale ben preciso<br />

in quel compito d’esame. Perché? Cosa<br />

lo spinse, quale era il suo obiettivo, se<br />

ne aveva uno?<br />

“Quel concorso gli ha permesso molte cose…<br />

salutare colleghi che non vedeva da anni,<br />

soprattutto L’ispettore Superiore Roberto Giuli,<br />

in servizio a Roma, e sua moglie Giovanna,<br />

V.Q.A. della Polizia di Stato, che stimava profondamente,<br />

e poi quel viaggio solo noi due che<br />

progettavamo da tanto… Ed è stato bellissimo.<br />

Tre giorni a Roma, mano nella mano… lui con<br />

38° di febbre… Ma come se non avesse niente…<br />

era il mio Pino… Il tema è stato il mezzo<br />

migliore per arrivare a dare il suo grazie… per<br />

tutto…”.<br />

Lui insegnava ai colleghi, è possibile<br />

che abbia sentito il bisogno di riaffermare<br />

quelle cose, quelle motivazioni,<br />

quei valori che secondo lui oggi si sono<br />

un po’ persi di vista?<br />

“Pino ha sempre avuto estrema fiducia<br />

nell’Amministrazione… E nelle persone che<br />

la compongono… era solo il suo umile gra-<br />

zie… Sentiva questa necessità… per non<br />

averlo abbandonato e avergli permesso di<br />

sentirsi sempre utile…. Gli ha permesso di<br />

combattere il male per 5 anni”.<br />

Fatto sta che il capo della Polizia, Antonio<br />

Manganelli, senza poter contenere<br />

la commozione, ha voluto leggere<br />

quanto Giuseppe ha scritto, di fronte<br />

ai poliziotti della Scuola superiore di<br />

Roma. Con lei ha parlato?<br />

“Si è stata una grande emozione soprattutto<br />

per l’affetto dimostrato ai miei figli e alla ma-<br />

Il testo de l’elaborato scritto<br />

da Pino Fierro al concorso per l’accesso<br />

a la qualifica di “Ispettore Superiore SUPS”,<br />

scritto tre mesi prima di morire<br />

...Principio di trasparenza dell’azione<br />

amministrativa: illustrato nei confronti<br />

della salvaguardia della sfera di vita sociale<br />

e priva dei desti natari dell’azione,<br />

per evitare che il provvedimento stesso<br />

assuma una dimensione più grande di<br />

quanto previsto dal legislatore.<br />

Questo sarebbe stato lo schema di impianto<br />

del mio svolgimento e di ciò rivolgo<br />

personalmente le scuse a Lei che si troverà<br />

nella posizione di leggere questo elaborato.<br />

Perchè le scuse? Personalmente troverò difficile<br />

condividere la scelta di questo mezzo<br />

per esporre le mie, credo, ultime possibilità<br />

di ringraziare dal profondo del mio cuore<br />

questa Amministrazione, ma sento che e<br />

mio dovere farlo, anche solo verso un’unica<br />

persona. Fra pochi giorni, a causa della mia<br />

sempre più precaria situazione di salute, lascerò<br />

la Polizia di Stato, dopo oltre vent’anni<br />

di servizio, prestato principalmente presso<br />

dre di Pino che era presente… e non finirò mai di<br />

ringraziarlo per aver esaudito l’ultimo desiderio<br />

di mio marito… ascoltare il suo grazie”.<br />

Quello che colpisce delle parole scritte<br />

da Giuseppe è un senso altissimo del rispetto,<br />

l’integrità, l’umiltà, la consapevolezza<br />

del valore vero delle cose per<br />

gli esseri umani e, soprattutto, una generosità<br />

davvero non comune. Doti accresciute<br />

dall’indossare una divisa…<br />

“Sicuramente il nostro lavoro ha valorizzato<br />

e accentuato quei valori che Pino ha sempre<br />

avuto, naturalmente, ma che sono stati ali-<br />

Quel tema così speciale<br />

con cui dire grazie e salutare…<br />

un Istituto di Istruzione. Ho avuto il privilegio<br />

di essere a contatto sia coi giovani, le<br />

cosiddette nuove leve, che andavano a ricoprire<br />

il ruolo degli agenti, ma soprattutto<br />

con chi di servizio ne aveva fatto; a volte<br />

persone che potevano essere miei genitori,<br />

sia per età che per umanità. Certo ho anche<br />

spesso - inutile e ipocrita sarebbe negarlo<br />

— ho visto situazioni dove non avrei voluto<br />

far parte dell’Annministrazione; credo<br />

che con un pizzico di esperienza maturata<br />

- che comunque Ia Polizia di Stato è e resta<br />

composta da uomini e donne, quindi<br />

con tutti i pregi, i difetti, le peculiarità e i<br />

problemi che quotidianamente si affrontano<br />

e che inevitabil mente caratterizzano<br />

il lavoro e l’ambiente ad esso legato. Con<br />

un pizzico di orgoglio, a volte con un po’<br />

di furbizia, ma sempre con onestà ed entusiasmo<br />

come ingredienti base, ho sempre<br />

dato quanto di meglio in me ed i risultati,


mentati dal lavoro svolto quotidianamente”.<br />

A lei questa storia drammatica ed al<br />

tempo stesso dolcissima di un pensiero<br />

racchiuso tra le righe di un compito<br />

d’esame cosa ha insegnato?<br />

“Mi ha solo confermato che ho avuto la<br />

fortuna di stare al fianco per 15 anni ad una<br />

persona splendida che mi ha saputo dimostrare<br />

ancora una volta la grandezza della<br />

sua anima e del suo cuore… Negli ultimi<br />

giorni prima della morte mi continuava a<br />

chiedere scusa per tutte quelle cose che non<br />

avevamo fatto… Per le volte che non mi ave-<br />

Pino Fierro<br />

pazientemente, li ho sempre riscontrati rivedendo<br />

i colleghi passati dalla Scuola che<br />

mi confidavano la loro sicurezza e capacità<br />

nel prestare i diversi servizi, in parte anche<br />

grazie al mio modesto contributo. Sempre<br />

grazie alla Polizia di Stato, ed in particolare<br />

alla mia stessa Scuola, ho conosciuto mia<br />

moglie dalla quale ho avuto due splendidi<br />

figli, che stiamo crescendo trasmettendo loro<br />

i valori in cui crediamo. Una persona che<br />

e stata presente lungo tutto l’arco della mia<br />

va dimostrato quanto mi amava… quanto ci<br />

amava… Ma ci ha amato tanto e testimoni<br />

sono le righe che ci ha lasciato”.<br />

Ai suoi figli cosa ha insegnato?<br />

“Ha insegnato a non arrendersi mai,<br />

ha essere sempre corretti con il prossimo, e<br />

soprattutto l’onestà…. Che i problemi si risolvono<br />

sempre, basta cambiare la propria<br />

prospettiva e un masso può essere in realtà<br />

solo un sassolino…”.<br />

A tutti i suoi colleghi poliziotti cosa dovrebbe<br />

insegnare?<br />

“Ha insegnato tanto, che la vita va vissuta<br />

per il dono che è, sorridendogli per quello<br />

che ci dona ogni giorno….. e il grande rispetto<br />

per la divisa che indossano”.<br />

Alle Istituzioni di questo Paese cosa dovrebbe<br />

insegnare?<br />

“Che dietro ad ogni divisa c’è un uomo,<br />

che quotidianamente fa il proprio lavoro con<br />

onestà e rispetto per quella divisa, a servizio<br />

degli altri, … Con disciplina ed onore, è il<br />

motto della Scuola Pol. G.A.I… e che se qualcuno<br />

nel gruppo cade... glia altri sono pronti<br />

a dare il massimo…”<br />

carriera ha poi diretto l’Istituto dove lavoro,<br />

persona della quale - oltre a tanti preziosi<br />

consigli e di come percorrere Ia strada davanti<br />

a me - nutro una stima che riservo a<br />

pochi, e mie sempre stato accanto in tanti<br />

momenti difficili. Avevo realizzato tutto<br />

quello che mi ero ripromesso e che avevo<br />

promesso anche a mio padre - anch’egli poliziotto,<br />

che soprattutto mi aveva sempre<br />

racco mandato umiltà e onestà. Avevo trentatrè<br />

anni. Poi e arrivata la malattia. Ogni<br />

volta che la pronunciavo aveva un suono diversamente<br />

sinistro. Credo che iniz ialmente<br />

, la cosa che più mi facesse male fosse il distacco<br />

forzato dal lavoro per le terapie, gli<br />

interventi, i periodi di stanchezza. Dopo Ia<br />

domanda iniziale (perchè a me?) ho deciso<br />

di reagire ponendomi il lavoro come binario<br />

sul quale far scorrere gli eventi; c’e stato lo<br />

stupore di molti, qualcuno — guardandomi<br />

- nemmeno pensava fosse vero, magari aiutato<br />

da certi stereotipi che vedono il malato<br />

di cancro forzatamente a letto con aghi e<br />

tubi che fuoriescono dal corpo. Posso solo<br />

dire che spesso ho fatto chemioterapia<br />

in ospedale - finchè il mio fisico me lo ha<br />

permesso - vestendo l’uniforme, e non si ha<br />

idea di quanto per molti malati il Poliziotto<br />

e un forte appoggio, spesso baluardo a difesa<br />

di diritti poco riconosciuti. Ma, probabilmente<br />

anche a causa della mia età giovane,<br />

ora la malattia ha cominciato a farsi sempre<br />

SICUREZZA E POLIZIA<br />

Ed alla gente comune, a tutti i cittadini,<br />

cosa dovrebbe insegnare?<br />

“Quello che ho detto sopra...<br />

Siamo pronti a fare il nostro lavoro<br />

senza pensare alle conseguenze, uomini<br />

e donne pronti e fieri di indossare la<br />

divisa”.<br />

L’immagine di suo marito che ha<br />

sempre davanti agli occhi qual è?<br />

“Ogni mattina guardo il suo ufficio<br />

…. E lo vedo seduto, sorridendo ….pronto<br />

a iniziare una nuova giornata”.<br />

Una persona così altruista come<br />

suo marito cosa vorrebbe oggi per<br />

lei e per i vostri figli?<br />

“Serenità… che i miei figli guardino<br />

sempre avanti… E che non pensino<br />

troppo a tutte quelle cose che non hanno<br />

potuto fare insieme”.<br />

E cosa vorrebbe Giuseppe Fierro<br />

per la Polizia di Stato?<br />

“Quello che è, una grande famiglia<br />

a servizio del cittadino, e che gli venga<br />

sempre riconosciuto il ruolo importante<br />

che è giusto che abbia nella società”.<br />

più “invadente”(non riesco a trovare altra<br />

espressione) e nessuna cura ha ormai più<br />

la possibilità di frenarla; ne contengo - con<br />

una adeguata terapia del dolore - solo i “fastidi”<br />

per una dignitosa quotidianità. Di<br />

qui la scelta, sofferta mi ricreda, di lasciare<br />

l’Amministrazione, concentrando le mie<br />

quotidiane risorse alla mia famiglia, ai miei<br />

ragazzi particolare, di cui mi preoccupa il<br />

futuro, come ogni buon genitore. Perchè<br />

partecipare al concorso? Beh, posso dire<br />

che sono riuscito a convincere mia moglie a<br />

venire con me , ci siamo concessi una giornata<br />

da turisti per Roma senza preoccupazioni<br />

dei figli, con la promessa di ritornare a<br />

brevissimo con loro, viste le condizioni ancora<br />

ottimali per viaggiare e alloggiare. Ho<br />

inol tre rivisto con gioia tanti e tanti colleghi<br />

- in coda con me prima di entrare nell’Istituto<br />

- che non vedevo da tanti anni. Non voglio<br />

aggiungere altro. Non c’e davvero nulla<br />

se non dire “grazie” e grazie ancora alla<br />

Polizia di Stato ed alle persone che grazie<br />

ad essa ho avuto il privilegio di conoscere e<br />

con le quali relazionarmi tutti questi anni.<br />

Grazie infine per questo spazio concessomi,<br />

poichè fino ad ora, mai avrei osato approfittare<br />

per me stesso. Buon lavoro e i miei più<br />

sinceri saluti, anche se - fino all’apertura<br />

eventuale della busta - anonimi alla Commissione<br />

ed al comitato di Vigilanza per il<br />

compito loro affidato.<br />

13


1144 FOCUS GIUSTIZIA<br />

Il giudice per le indagini preliminari di Salerno,<br />

il 27 aprile, ha archiviato una lunghissima<br />

serie di accuse a carico di Luigi de Magistris,<br />

già pm a Catanzaro, di agenti<br />

di polizia giudiziaria e diversi giornalisti<br />

Nessun reato,<br />

denunce solo per<br />

fermare le indagini?<br />

di Olga IEMBO<br />

“I<br />

penetranti accertamenti, anche<br />

oggettivamente invasivi della<br />

propria sfera di libertà a cui il<br />

dottor de Magistris è stato sottoposto,<br />

costituiscono il più rassicurante<br />

supporto per fondare il giudizio della sua<br />

estraneità ai fatti contestati”. E’ in queste<br />

righe il “succo” del decreto emesso lo scorso<br />

27 aprile dal giudice per le indagini preliminari<br />

di Salerno, Maria Teresa Belmonte, con<br />

cui è stato archiviato il procedimento penale<br />

a carico di Luigi De Magistris, già sostituto<br />

procuratore della Repubblica di Catanzaro,<br />

oltre che per diversi giornalisti ed agenti<br />

di polizia giudiziaria, inizialmente indagati<br />

per calunnia, abuso d’ufficio e rivelazione<br />

di segreto d’ufficio. “Deve essere disposta,<br />

rigettate le opposizioni delle persone offese,<br />

la archiviazione del procedimento nei<br />

confronti di tutti gli indagati in relazione ai<br />

reati a loro rispettivamente ascritti – scrive<br />

La decisione dopo due<br />

anni tra indagini ed<br />

udienza camerale,<br />

e intanto quattro<br />

magistrati hanno<br />

“perso il posto”<br />

il giudice nel dettagliato provvedimento di<br />

150 pagine -, non essendo emersa la commissione<br />

del reato di abuso di ufficio, in alcuna<br />

delle ipotesi prospettate in denuncia,<br />

né potendosi ricondurre al dr. de Magistris<br />

le rivelazioni di notizie coperte da segreto<br />

istruttorio, in tal senso inducendo in modo<br />

univoco le concordi dichiarazioni rese da


Nella foto a sinistra Luigi De Magistris<br />

tutti i giornalisti, dagli appartenenti alle forze<br />

dell’ordine e dai magistrati che con il suddetto<br />

magistrato ebbero occasione di lavorare,<br />

i quali ne hanno attestato la correttezza<br />

istituzionale e la riservatezza investigativa,<br />

così come non sono emersi elementi concreti<br />

per ritenere i giornalisti concorrenti morali<br />

nel reato”. Un provvedimento, questo, giunto<br />

a circa un anno di distanza dalla richiesta<br />

di archiviazione presentata dalla Procura di<br />

Salerno alla fine dello scorso maggio, e dopo<br />

ben 8 udienze che si sono tenute davanti allo<br />

stesso gip Belmonte, per via dell’opposizione<br />

all’archiviazione promossa da Felicia Genovese,<br />

già pm a Potenza, suo marito Michele<br />

Cannizzaro, e Vincenzo Tufano, procuratore<br />

generale di Potenza, indagati nell’inchiesta<br />

“Toghe Lucane”, condotta da De Magistris.<br />

E quella richiesta di archiviazione era a sua<br />

volta giunta dopo quasi un anno di indagini<br />

serrate, condotte a trecentosessanta gradi<br />

dalla Procura di Salerno, per controllare e verificare<br />

l’operato di de Magistris “in lungo e<br />

in largo”. E’ proprio il gip a descrivere come<br />

assolutamente scrupoloso e completo l’operato<br />

della Procura campana che, nella persona<br />

del sostituto procuratore Gabriella Nuzzi,<br />

ha svolto ogni attività possibile per un’analisi<br />

profonda e completa del modo di lavorare<br />

di Luigi de Magistris. Il giudice parla infatti di<br />

“approfondite indagini svolte dalla Procura<br />

di Salerno che, conviene ricordarlo, ha sentito<br />

moltissimi magistrati, esponenti di ogni<br />

grado delle Forze dell’Ordine, personale di<br />

cancelleria, decine di giornalisti, moltissime<br />

altre persone informate sui fatti, ha acquisito<br />

tabulati telefonici incrociandone i dati<br />

emergenti, anche con controlli sulle celle,<br />

ha esaminato intercettazioni, esiti di attività<br />

investigative (perquisizioni, sequestri, consulenze)<br />

svolte in procedimenti trasmessi da<br />

altre aa.gg.”, senza contare che nel corso dei<br />

mesi de Magistris è stato finanche intercettato<br />

nell’ambito di un’attività della Procura<br />

di Matera. Ebbene, sottolinea il giudice: “…<br />

proprio le intercettazioni consentono di<br />

escludere che il dottor de Magistris abbia<br />

mai rivelato, anticipatamente, i propri provvedimenti<br />

o le attività che intendeva compiere,<br />

mai essendo stata registrata una condotta<br />

del genere”. Piuttosto, è stato ancora<br />

una volta messo in rilievo come le numerose<br />

attività di denuncia, realizzate a vari livelli ed<br />

in vari ambiti nei confronti di de Magistris,<br />

ben si siano conciliate con il preciso obiettivo<br />

di ostacolare le inchieste del magistrato,<br />

e di promuoverne l’allontanamento dal suo<br />

ufficio, cosa che poi si è effettivamente verificata<br />

poiché intanto, a seguito di procedimento<br />

disciplinare, l’ex pm è stato trasferito<br />

di sede e di funzioni dal Consiglio superiore<br />

della magistratura.<br />

Tanto si leggeva già nell’ampia richiesta<br />

di archiviazione, in cui la Procura di<br />

Salerno ha concluso per la «insussistenza<br />

di illegittimità sostanziali e/o procedurali<br />

penalmente rilevanti ovvero di condotte<br />

abusive addebitabili nell’esercizio delle<br />

funzioni giudiziarie del De Magistris».<br />

Nell’atto, anzi, è scritto che «il contesto<br />

giudiziario in cui si è trovato ad operare<br />

il pm Luigi De Magistris negli anni della<br />

sua permanenza a Catanzaro appare connotato<br />

da un’allarmante commistione di<br />

ruoli e fortemente condizionato dal perseguimento<br />

di interessi extragiurisdizionali,<br />

anche di illecita natura». Il pm afferma che<br />

SICUREZZA E POLIZIA<br />

in quel contesto si colloca «la pressante<br />

attività di interferenza alle indagini posta<br />

in essere dai vertici della Procura della<br />

Repubblica di Catanzaro, e resasi sempre<br />

più manifesta con il progressivo intensificarsi<br />

delle investigazioni da parte del<br />

pm De Magistris. Alle continue ingerenze<br />

sull’attività inquirente è risultata connessa,<br />

secondo una singolare cadenza cronologica,<br />

la trasmissione di continue denunce<br />

e segnalazioni agli organi disciplinari<br />

ed alla Procura di Salerno». Tale «difficile<br />

contesto ambientale» in cui Luigi De Magistris<br />

ha operato era stato «reiteratamente<br />

denunciato dal pm nelle sedi istituzionali»<br />

- ricorda la Procura campana - come<br />

anche le «pressioni ed interferenze subite<br />

a causa dell’oggetto delle sue inchieste»,<br />

e le «iniziative adottate per determinarne<br />

il definitivo allontanamento dalla sede di<br />

Catanzaro e l’esautorazione dei poteri inquirenti».<br />

«Mi sono difeso, in questi mesi,<br />

da esposti e denunce ingiusti ed infondati,<br />

esprimendo sempre massima fiducia nella<br />

magistratura di Salerno, competente per<br />

legge» disse de Magistris commentando<br />

la notizia relativa alla richiesta di archiviazione<br />

avanzata nei suoi riguardi. «Ho<br />

anche rappresentato – dichiarò - molteplici<br />

fatti sempre nelle sedi istituzionali<br />

ed in primo luogo all’autorità giudiziaria<br />

di Salerno, per contribuire doverosamente,<br />

da magistrato, ad evidenziare l’attività<br />

di ostacolo posta in essere ai miei danni<br />

ed alle funzioni che ho cercato di svolgere<br />

115 5


1166 FOCUS GIUSTIZIA<br />

nell’esclusivo interesse della giustizia». Da<br />

quelle sue denunce, e da quanto emerso<br />

dai precedenti accertamenti a suo carico,<br />

sono nate nuove indagini, che hanno coinvolto,<br />

tra gli altri, sette magistrati in servizio<br />

a Catanzaro all’epoca dei fatti contestati,<br />

in cui si procede complessivamente<br />

per diversi casi di concorso in corruzione<br />

in atti giudiziari, concorso in omissione di<br />

atti d’ufficio, concorso in abuso d’ufficio,<br />

favoreggiamento, e falso ideologico, calunnia<br />

e diffamazione a danno di Luigi De<br />

Magistris. Ciò che nessuno poteva immaginare<br />

è che, non molto dopo che tale ultima<br />

inchiesta è venuta alla ribalta delle cronache,<br />

il Csm ne ha “rimosso” i magistrati<br />

titolari disponendo, a seguito di ulteriori<br />

procedimenti disciplinari, la sospensione<br />

dalle funzioni e dallo stipendio del procuratore<br />

capo di Salerno, Luigi Apicella, ed il<br />

trasferimento di sede e di funzioni dei suoi<br />

sostituti Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani.<br />

Era il 19 gennaio <strong>2009</strong>.<br />

Adesso, dopo quasi 4 mesi, l’autorità<br />

giudiziaria conferma che Luigi de Magistris<br />

“agì perseguendo il solo obiettivo<br />

dell’accertamento della verità”, ma nel<br />

frattempo sia lui che gli altri tre colleghi<br />

che indagavano sulle sue vicende<br />

hanno perso il posto.<br />

L’ORIGINE<br />

DEL PROCEDIMENTO<br />

Il giudice Belmonte, nel proprio decreto,<br />

ripercorre le tappe del lungo e delicato<br />

procedimento, ricordando che “la Procura<br />

della Repubblica di Salerno, fin dai primi<br />

mesi dell’anno 2007, ha ricevuto numerosi<br />

esposti, denunce, querele da parte di<br />

soggetti coinvolti, a vario titolo, nell’inchiesta<br />

denominata “Toghe Lucane”,<br />

condotta a Catanzaro dal P.M. dr. Luigi de<br />

Magistris. I denuncianti lamentavano, di<br />

volta in volta, violazioni di legge da parte<br />

del dr. de Magistris, integranti ipotesi di<br />

abuso di ufficio, ma, soprattutto, la sistematica<br />

pubblicazione su giornali a tiratura<br />

locale e nazionale, di notizie attinenti<br />

allo sviluppo delle indagini coperte ancora<br />

dal segreto investigativo, ipotizzando<br />

che la fonte informativa dei giornalisti<br />

fosse riconducibile, proprio, al predetto<br />

magistrato del P.M., titolare delle indagini.<br />

Oggetto del procedimento n. 3120/07,<br />

sono, dunque, plurime ipotesi di abuso<br />

di ufficio, rivelazione di segreto di ufficio<br />

continuato e in concorso, contestate, rispettivamente,<br />

al dr. de Magistris, quale<br />

titolare dell’inchiesta c.d. Toghe Lucane<br />

, ed a numerosi giornalisti autori delle<br />

pubblicazioni. E’ altresì contestato al dr.<br />

De Magistris il reato di omissione di atti<br />

di ufficio, per la mancata iscrizione, nel<br />

rgnr del nominativo di Panio Giuseppe<br />

denunciato dalla dottoressa Genovese per<br />

il reato di calunnia”. Una raffica di denunce<br />

incrociate, dunque, avevano generato<br />

- ed è un vero record quello raggiunto dal<br />

magistrato napoletano - ben 70 procedimenti<br />

giudiziari avviati dalla Procura della<br />

Repubblica di Salerno, competente a indagare.<br />

“Costituisce fatto notorio – scrive<br />

ancora il gip - la circostanza che il dr. de<br />

Magistris fosse anche titolare, presso la<br />

Procura della Repubblica di Catanzaro,<br />

oltre che del suddetto procedimento, c.d.<br />

Toghe Lucane, anche di altri due fascicoli<br />

relativi a due inchieste, denominate “Poseidone”<br />

e “Why Not”, che, come il primo,<br />

per il coinvolgimento di personaggi<br />

della politica, della imprenditoria e delle<br />

istituzioni locali e nazionali, sono stati (e<br />

sono ancora) all’attenzione delle cronache<br />

giornalistiche, anche a cagione delle<br />

interrogazioni, interpellanze ed ispezioni<br />

ministeriali di cui il suddetto magistrato<br />

è stato fatto oggetto; poi venendo sottoposto,<br />

all’esito delle verifiche ispettive,<br />

a procedimento disciplinare”. Non a caso<br />

i primi “guai seri” in cui de Magistris<br />

incappa, cominciano proprio dal 2005,<br />

quando “Poseidone” ha ormai preso corpo.<br />

Ma “le inchieste disciplinari di cui era<br />

stato fatto oggetto il dottor De Magistris,<br />

a cominciare dall’anno 2005 – ricorda il<br />

giudice -, sempre sollecitate da interventi<br />

di parlamentari che ripetutamente nel<br />

corso degli anni si sono interessati delle<br />

inchieste del magistrato catanzarese, si<br />

erano sempre concluse favorevolmente<br />

al dott. De Magistris”. “Nel 2007, invece –<br />

sottolinea il gip -, l’attività ispettiva a suo<br />

carico, sollecitata da più parti, dai vertici<br />

della Procura Catanzarese, dalle segnalazioni<br />

dei colleghi indagati nel procedimento<br />

Toghe Lucane, da magistrati della<br />

Procura di Matera, avevano portato ai<br />

rilievi ispettivi di cui alla relazione a firma<br />

del dr. Mantelli del settembre 2007 e,<br />

poi, alla condanna da parte del Consiglio<br />

Superiore con la sentenza del 19.1.2008.<br />

Secondo la ricostruzione della Procura<br />

salernitana, non sono estranei all’esito di<br />

tali ultime attività disciplinari i rapporti di<br />

alcuni magistrati coinvolti nell’inchiesta<br />

Toghe Lucane con rappresentanti dell’Ufficio<br />

dell’Ispettorato, con esponenti della<br />

magistratura associata e dello stesso<br />

Consiglio Superiore della Magistratura”.<br />

Ed infatti “con riferimento alle vicende


che hanno riguardato il procedimento<br />

Toghe Lucane, il P.M. osserva, - richiamato<br />

e valutato il compendio investigativo<br />

oggetto del procedimento, nel quale si faceva<br />

riferimento, quale tema di indagine,<br />

ad un comitato di affari che, attraverso<br />

ramificazioni nei settori dell’avvocatura,<br />

della pubblica amministrazione, ivi comprese<br />

la magistratura e la sanità, dominava<br />

l’intera Regione Basilicata - che anche<br />

in tale procedimento siano state attuate<br />

a danno del Dr. de Magistris manovre di<br />

delegittimazione, anche attraverso anomale<br />

interferenze investigative da parte<br />

degli uffici giudiziari lucani - sulla base di<br />

strumentali denunce/querele di indagati<br />

nel procedimento Toghe Lucane, attraverso<br />

le quali si giungeva anche ad attivare<br />

servizi di intercettazione che finivano per<br />

attingere anche il dottor de Magistris, e<br />

cioè lo stesso P.M. inquirente che stava<br />

indagando proprio su di loro”.<br />

Una strategia di delegittimazione molto<br />

ampia, secondo quanto appurato dai pm<br />

di Salerno. “La tesi dell’Ufficio della Procura<br />

della Repubblica – scrive la Belmonte - è che<br />

l’atteggiamento delegittimatorio abbia attinto<br />

il dr. de Magistris, che presso la Procura<br />

di Catanzaro si è trovato ad operare in un<br />

clima difficilissimo nel quale gli stessi vertici<br />

dell’Ufficio Inquirente - coloro ai quali,<br />

cioè, è affidato dall’ordinamento il controllo<br />

di legalità sul territorio - mantenevano<br />

relazioni, intessute anche di cointeressenze<br />

economiche, con persone - anche esponenti<br />

politici - coinvolti anche in delicatissime<br />

indagini, ivi comprese quelle curate dal dr.<br />

De Magistris, nell’ambito dei procedimenti<br />

Poseidone, Why Not, non avendo essi magistrati<br />

disdegnato neanche di esporsi in loro<br />

compagnia nel corso di pubbliche assemblee<br />

di stampo prettamente politico”. “Il<br />

riferimento è al Procuratore della Repubblica<br />

dr. Lombardi ed al Procuratore Aggiunto<br />

dr. Salvatore Murone, il primo autore della<br />

revoca della delega in favore del dr. De Magistris<br />

nell’ambito del procedimento Poseidone,<br />

e il secondo ispiratore dell’avocazione<br />

del procedimento Why Not. Entrambe<br />

le iniziative, apparentemente legittime, dei<br />

due vertici dell’ufficio Inquirente catanzarese,<br />

sarebbero state, invece, ispirate, secondo<br />

la ricostruzione della Procura di Salerno,<br />

da ragioni estranee al corretto esercizio delle<br />

funzioni direttive loro attribuite. Invero<br />

– ricostruisce il giudice nel decreto di archiviazione<br />

-, era accaduto che il 29.3.2007 il<br />

dr. Lombardi avesse revocato la delega al dr.<br />

De Magistris nell’ambito del procedimento<br />

Poseidone, poi astenendosi immediatamente<br />

dopo adducendo ventennali rappor-<br />

ti di amicizia con uno degli indagati di quel<br />

procedimento, Giancarlo Pittelli, avvocato e<br />

Senatore della Repubblica. In realtà i legami<br />

erano ben più radicati, con coinvolgimenti<br />

in attività di natura imprenditoriale del<br />

senatore/indagato da parte di familiari del<br />

suddetto Procuratore Capo, tali da imporne<br />

ab initio la astensione, e da indurre fondatamente,<br />

sulla base delle risultanze investigative<br />

di cui il P.M. ha dato ampia ricostruzione<br />

nella propria richiesta, a ritenere<br />

che egli possa essere stato l’autore di una<br />

gravissima violazione del segreto istruttorio.<br />

Risulta, infatti, che il suddetto avvocato/senatore<br />

fosse a conoscenza, prima<br />

della sua esecuzione, di una perquisizione<br />

disposta, nell’ambito del procedimento c.d.<br />

Poseidone, dal dr. De Magistris, a carico, tra<br />

gli altri, di uno degli indagati, il dr. Chiaravalloti,<br />

(ex magistrato che aveva ricoperto<br />

negli uffici giudiziari della Calabria ruoli di<br />

vertice, quale Avvocato Generale e Procuratore<br />

Generale, poi, in politica, avendo presieduto<br />

la Giunta Regionale della Calabria)<br />

SICUREZZA E POLIZIA<br />

a quel tempo assistito proprio dall’avvocato<br />

amico del Procuratore, quest’ultimo essendo<br />

co-delegato al procedimento; e, dopo<br />

la denuncia del dr. De Magistris, i riscontri<br />

provenienti dalle dichiarazioni di persone<br />

informate sui fatti, tra cui giornalisti, magistrati<br />

ed esponenti delle Forze dell’ordine,<br />

indirizzano nel senso che la notizia dell’imminente<br />

atto investigativo possa essere stata<br />

anticipata all’avvocato/senatore proprio<br />

dal Vertice della Procura a cui il sostituto<br />

co-delegato, il dottor de Magistris, aveva<br />

fornito copia del provvedimento”. “Sono<br />

sempre magistrati all’epoca in servizio<br />

presso la Procura di Catanzaro – prosegue<br />

il giudice -, molti di loro sentiti durante le<br />

indagini, a descrivere il clima “di sospetto”<br />

che si instaurò presso quell’ufficio a seguito<br />

dell’insediamento, nell’estate 2005, quale<br />

procuratore aggiunto, del dr. Salvatore Murone.<br />

Invero, essi hanno riferito come nella<br />

gestione dell’Ufficio da lui diretto il Procuratore<br />

Lombardi - che si interessava poco<br />

dell’andamento delle indagini dei propri sostituti,<br />

salva l’occasione in cui esse coinvolsero<br />

l’avv. Pittelli -, aveva sempre conferito,<br />

di fatto, ampia delega all’Aggiunto, prima<br />

al dottor Spagnuolo (che aveva, però, mantenuto<br />

un clima sereno nell’ufficio) e, poi,<br />

appunto, al dr. Murone. Questi, imponendo<br />

una gestione sostanzialmente più autoritaria<br />

e verticistica dell’ufficio, si era attirato le<br />

critiche dei colleghi che avevano espresso<br />

il proprio dissenso anche con note scritte.<br />

Ottimi, invece, erano i rapporti tra i sostituti,<br />

ivi compreso quelli del e col dottor De<br />

Magistris, almeno fino all’estate del 2007.<br />

Invero - osserva il P.M. - erano di pubblico<br />

dominio i rapporti di abituale frequentazione<br />

e anche di comunanza politica dei<br />

dottori Murone e Lombardi con il senatore<br />

avvocato Giancarlo Pittelli - anche attestati<br />

da frequentazioni pubbliche e partecipazioni<br />

a consessi di natura politica, nonchè i<br />

rapporti con altro avocato, il senatore Nicola<br />

Emilio Buccicio, già componente laico del<br />

C.S.M., che aveva fortemente propugnato<br />

ed ottenuto la nomina del dr. Murone a Procuratore<br />

Aggiunto a Catanzaro (che era, in<br />

quell’occasione, prevalso sull’altro candidato,<br />

il dr. Garbati), e ciò, nonostante, all’esito<br />

di pregresse attività ispettive, l’Ufficio Ministeriale<br />

avesse segnalato la sussistenza di<br />

profili di incompatibilità ambientale del dr.<br />

Murone a svolgere le funzioni giudiziarie<br />

in ambito Lametino (area geografica di cui<br />

era nativo e rientrante nella competenza<br />

distrettuale della Procura di Catanzaro). Il<br />

P.M. teneva anche ad evidenziare che tutte<br />

le interrogazioni parlamentari di cui fu<br />

oggetto il dr. De Magistris in ragione delle<br />

117 7


1188 FOCUS GIUSTIZIA<br />

inchieste da lui condotte, avevano come comune<br />

denominatore il coinvolgimento del<br />

dr. Chiaravalloti, più volte indagato nei procedimenti<br />

del dr. De Magistris; anche il dr.<br />

Chiaravalloti era difeso dall’avvocato Pittelli”.<br />

“Notori ed attestati da plurime fonti<br />

dichiarative, compresi molti magistrati<br />

operanti nel distretto di Catanzaro – infine<br />

-, i rapporti tra il dr. Murone ed il Procuratore<br />

Generale f.f. dr. Dolcino Favi, che si rese<br />

autore della avocazione del procedimento<br />

Why Not nell’autunno del 2007”. Era, per<br />

la precisione, il 19 ottobre del 2007 e, con il<br />

pm de Magistris fuori sede, e volutamente<br />

tenuto all’oscuro di ciò che stava accadendo,<br />

i suoi armadi blindati furono aperti ed<br />

i fascicoli di “Why not” prelevati. “Come<br />

detto – continua dunque il giudice -, la Procura<br />

di Salerno, sulla base dei risultati delle<br />

indagini, e in particolare in ragione delle<br />

dichiarazioni rese da alcuni magistrati del<br />

distretto di Catanzaro, tra cui alcuni di coloro<br />

che furono poi delegati all’inchiesta,<br />

dopo la avocazione, considera il dr. Murone<br />

l’ispiratore della suddetta avocazione, finalizzata<br />

sostanzialmente a sottrarre l’inchiesta<br />

al dr. de Magistris, al fine di conseguirne,<br />

ab externo, il controllo delle indagini,<br />

attraverso i successivi magistrati delegati,<br />

alcuni dei quali da lui personalmente scelti,<br />

e comunque avendo condizionato la scelta<br />

dello stesso P.G, cui era legato da vincoli<br />

amicali; e ciò in ragione di acclarati rapporti,<br />

non solo amicali, del suddetto magistrato<br />

con alcuni indagati nel procedimento, tra<br />

cui il dr. Saladino e l’avvocato Pittelli, a cui<br />

era notoriamente legato da anni”.<br />

STAMPA<br />

E FUGHE DI NOTIZIE<br />

“Il P.M. procedente – precisa il gip nel<br />

decreto di archiviazione per de Magistris<br />

e diversi giornalisti -, nell’escludere la responsabilità<br />

del dr. De Magistris nelle fughe<br />

di notizie che accompagnarono molte<br />

attività investigative da lui seguite, e che<br />

riguardarono non solo il procedimento Toghe<br />

Lucane, considera che da esse il dr. De<br />

Magistris non ricavò alcun giovamento,<br />

atteso che in alcuni casi si rivelarono pregiudizievoli<br />

per le indagini, come quando<br />

il 17.6.2007, il quotidiano Calabria Ora,<br />

attraverso un articolo di Paolo Pollichieni,<br />

pubblicò la notizia della perquisizione c.d.<br />

San Marino, eseguita il giorno successivo<br />

nell’ambito del proc. Why Not. La perquisizione<br />

del giorno seguente, infatti, ebbe<br />

un esito pressocchè negativo”. “Ritiene,<br />

invece, il P.M. – si legge ancora nel provvedimento<br />

- che anche le fughe di notizie<br />

rientrassero nel più ampio disegno di delegittimazione<br />

del dr. de Magistris messo<br />

in atto da un certo momento in poi al fine<br />

di determinare, attraverso tali strumentali<br />

condotte, apparentemente riconducibili<br />

allo stesso magistrato inquirente, iniziative<br />

disciplinari finalizzate a radicarne la incompatibilità<br />

ambientale che ne producesse,<br />

come avvenuto, l’allontanamento dalla<br />

Procura di Catanzaro. Tra i soggetti interessati<br />

a conseguire tale risultato, secondo<br />

il P.M., vi era, appunto, l’avvocato Pittelli,<br />

indagato nel procedimento Poseidone e<br />

Il consulente Gioacchino Genchi<br />

poi in Why Not, dal dr. de Magistris, e difensore<br />

di molti degli indagati “eccellenti”<br />

delle inchieste condotte dal dottor De Magistris.<br />

Anche nell’ambito del procedimento<br />

Toghe Lucane, tra i magistrati coinvolti<br />

nella indagine, egli assiste alcuni indagati,<br />

la dottoressa Granese e i coniugi Cannizzaro/Genovese,<br />

la quale ultima, attraverso<br />

il suddetto difensore, aveva chiesto al dr.<br />

Lombardi, in occasione dell’interrogatorio<br />

fissato per il 31.3.2007, che l’atto fosse<br />

raccolto, appunto, dal Procuratore della<br />

Repubblica, sebbene, proprio il giorno<br />

29.3.2007, il suddetto magistrato avesse<br />

presentato dichiarazione di astensione<br />

nell’ambito del procedimento Poseidone,<br />

in ragione dei suoi rapporti con l’avvocato<br />

Pittelli”. Il giudice, nel decreto ricorda un<br />

altro passaggio fondamentale della ricostruzione<br />

della Procura campana, secondo<br />

cui “nella magistratura calabrese mostrava<br />

insofferenza alle indagini del dottor<br />

De Magistris, che egli conduceva senza riguardi<br />

anche nei confronti degli esponenti<br />

delle più alte cariche istituzionali e politiche,<br />

anche il Procuratore Generale facente<br />

funzioni dr. Dolcino Favi che, nell’ottobre<br />

2007, su segnalazione dell’Aggiunto Salvatore<br />

Murone, a seguito della iscrizione<br />

nel rgnr del nominativo dell’allora Ministro<br />

Guardasigilli - che, poche settimane<br />

prima, aveva chiesto al CSM la adozione<br />

di provvedimenti disciplinari, anche cautelari<br />

nei confronti del dr. De Magistris<br />

- adottava un illegittimo provvedimento<br />

di avocazione dell’indagine c.d. Why Not,<br />

in assenza dei presupposti di legge, non<br />

sussistendo, contrariamente a quanto affermato<br />

nel provvedimento, il dovere di<br />

astensione da parte del dr. De Magistris<br />

in ragione delle indagini che aveva in corso<br />

a carico dei Ministro Guardasigilli, nei<br />

cui confronti erano emerse notizie di reato,<br />

fondanti la iscrizione, già prima di tali<br />

iniziative. Al contrario doveva ritenersi


che anche le iniziative disciplinari fossero<br />

in realtà finalizzate ad estromettere il<br />

dr. de Magistris da inchieste che vedevano<br />

coinvolti esponenti della politica, della<br />

imprenditoria, della stessa magistratura,<br />

con coinvolgimenti anche di esponenti<br />

della massoneria e dei servizi segreti”. Ed<br />

a tali “iniziative disciplinari” il gip dedica<br />

un apposito riferimento quando ricorda<br />

che “proprio nelle vicende che, sotto più<br />

profili, hanno coinvolto il dr. de Magistris,<br />

più volte i procedimenti penali siano stati<br />

attraversati da paralleli, e molto più celeri,<br />

procedimenti disciplinari. Ne è derivato,<br />

in più occasioni, il trasferimento di ufficio<br />

di numerosi magistrati, allontanati nel<br />

mentre si stavano occupando di inchieste<br />

complesse e delicate, con conseguenze<br />

inevitabili sugli indirizzi investigativi, tra<br />

le difficoltà che sempre accompagnano<br />

il mutamento del magistrato in itinere”.<br />

E non solo, “… invero – aggiunge la Belmonte<br />

-, numerosissimi sono stati, come<br />

si è anticipato in apertura della presente<br />

disamina, denunce/querele/ esposti e note<br />

di varia natura diretti sia alla magistratura<br />

che agli organi ispettivi e disciplinari, con<br />

la conseguenza di un fortissimo appesantimento<br />

delle procedure che tali iniziative<br />

hanno prodotto. Tale contesto, dunque, ha<br />

fatto emergere una pluralità di situazioni<br />

di possibile conflitto dando luogo, anche,<br />

per tornare alla vicenda che ci impegna,<br />

alla diffidenza degli odierni opponenti,<br />

i quali, come si ricorda, hanno anche sospettato<br />

della serenità dell’intero ufficio<br />

giudicante salernitano”. Ed infatti, nel<br />

corso del procedimento in camera di consiglio<br />

per discutere dell’opposizione alla<br />

richiesta di archiviazione, la Genovese e<br />

suo marito Cannizzaro avevano chiesto la<br />

rimessione del processo ad altra sede per<br />

il legittimo sospetto che, anche e soprattutto<br />

per il clamore mediatico che hanno<br />

accompagnato le vicende oggetto delle<br />

inchieste di de Magistris, il gip di Salerno<br />

non fosse nelle necessarie condizioni di<br />

serenità per decidere. Il giudice Belmonte,<br />

pur rimettendo alla Corte di cassazione “la<br />

valutazione per ogni profilo”, ha ritenuto<br />

che la richiesta di rimessione presentasse<br />

plurimi profili di inammissibilità. “Merita<br />

osservare – sottolineava il gip in un’apposita<br />

ordinanza - nel doveroso rispetto<br />

dell’indipendenza ed autonomia delle diverse<br />

istituzioni, che la pressione esercitata<br />

da ispezioni reiterate, interpellanze,<br />

audizioni, convocazioni, interventi autoritativi,<br />

finalizzati ad imporre ordinarietà o<br />

normalità non meglio precisate negli uffici<br />

giudiziari, e dall’amplificazione mediatica<br />

loro riservata, potrebbe essere considerata<br />

idonea a minare la imparzialità, l’autonomia,<br />

l’indipendenza e, infine, il corretto<br />

esercizio della giurisdizione in ogni magistrato<br />

della Repubblica, dal quale, tuttavia,<br />

deve attendersi che difenda, facendosene<br />

portatore, i suddetti valori, propri della<br />

giurisdizione, anche in siffatti contesti”.<br />

“La natura delle indagini – scriveva ancora<br />

la Belmonte nell’ordinanza, riferendosi<br />

a quanto accaduto a seguito delle inchieste<br />

di de Magistris - il loro oggetto, i soggetti<br />

coinvolti nelle inchieste… la gravità<br />

intrinseca ed allarmante delle condotte<br />

corruttive ipotizzate, imponevano ed impongono<br />

ogni possibile ed accurata indagine…<br />

Questa, d’altro canto, è la finalità<br />

del processo penale, ma il rito –concludeva<br />

criticamente il gip - è risultato attraversato,<br />

a fonte di meri atti funzionali, dalla<br />

reiterata sovrapposizione di procedimenti<br />

disciplinari o paradisciplinari, per lo più<br />

sollecitati dalle istanze di soggetti estranei<br />

alla giurisdizione, ai procedimenti penali<br />

in corso”.<br />

All’inizio di aprile, poi, la Corte di cassazione<br />

ha dato ragione al gip Belmonte,<br />

confermando la sua piena legittimazione a<br />

decidere sulla richiesta di archiviazione formulata<br />

dalla Procura salernitana, e condannando<br />

Felicia Genovese al pagamento delle<br />

spese di giudizio.<br />

I GIORNALISTI<br />

“SOTTO INCHIESTA”<br />

Il gip di Salerno, nel decreto di archiviazione,<br />

non manca di trattare anche il problema<br />

della denunciata “gogna mediatica”,<br />

e dei “processi paralleli” che i protagonisti<br />

delle inchieste hanno lamentato nel corso<br />

dei mesi. Non per nulla diversi giornalisti<br />

che hanno seguito i casi giudiziari di cui era<br />

titolare Luigi de Magistris sono finiti sotto<br />

inchiesta ad opera delle Procure di Catanzaro<br />

e Matera, che non hanno sottoposto i<br />

professionisti a perquisizioni e sequestri, li<br />

hanno intercettati, ed hanno contestato loro,<br />

in un caso, addirittura “l’associazione a<br />

delinquere finalizzata alla diffamazione” di<br />

SICUREZZA E POLIZIA<br />

uno degli indagati di Toghe lucane. Solo che,<br />

alla fine, quando la Procura di Salerno ha<br />

concluso per la richiesta di archiviazione per<br />

de Magistris ed i tanti giornalisti coindagati,<br />

è venuto fuori che i pm si sono concentrati<br />

anche sulla «ipotesi investigativa della indebita<br />

strumentalizzazione di attività di indagine<br />

coordinate dalle Procure di Matera e di<br />

Catanzaro nei confronti di collaboratori di<br />

polizia giudiziaria e di giornalisti di cronaca<br />

giudiziaria». Oggi, in merito alla problematica<br />

della cd “gogna mediatica”, il gip scrive<br />

che tale questione “sul piano dei principi, si<br />

scontra, con il limite posto dal rispetto della<br />

dignità della persona, imponendo la ricerca<br />

di un punto di equilibrio tra dritto della<br />

stampa ad informare il pubblico ed il diritto<br />

delle persone accusate di essere giudicate<br />

unicamente sulla base delle emergenze dibattimentali.<br />

Il problema è stato affrontato<br />

anche dalla Corte europea dei Diritti dell’Uomo,<br />

la quale, da un lato, ha ammesso che,<br />

in linea di principio, una violenta campagna<br />

stampa concernente un caso giudiziario, può<br />

nuocere alla equità del processo, poiché è<br />

possibile che le valutazioni della stampa minino<br />

i fondamentali diritti riconosciuti dalla<br />

Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo<br />

all’accusato: quello ad una pronuncia proveniente<br />

da un giudice imparziale, e quello<br />

alla presunzione di innocenza. L’effettiva tutela<br />

di tali due diritti delle persone è resa,<br />

tuttavia, difficile dall’interesse dei media per<br />

le cronache giudiziarie (a cui corrisponde<br />

l’interesse del cittadino-pubblico ad essere<br />

informato), che costituisce manifestazione<br />

del dritto alla libertà di espressione, garantito<br />

dall’art. 10 della Convenzione. Nel bilanciamento<br />

tra tali diritti e libertà, che inevitabilmente<br />

si possono trovare in situazione<br />

di interferenza e di compressione dell’uno in<br />

favore dell’altra, la Corte Europea considera<br />

la libertà di espressione come uno degli<br />

elementi fondamentali di una democrazia:<br />

nella società democratica, infatti, una stampa<br />

indipendente svolge, da un lato, un ruolo<br />

fondamentale di suggerimento di idee ed<br />

opinioni, e dall’altro di “cane da guardia”<br />

della democrazia nel senso di operare un<br />

controllo sulla gestione delle attività di interesse<br />

pubblico. E maggiore è l’interesse, in<br />

ragione della importanza politica o sociale<br />

del caso giudiziario, tanto più elevato sarà<br />

l’interesse dei media, ed ampio il margine<br />

di critica che deve essere loro riconosciuto,<br />

soprattutto, poi, quando il caso giudiziario<br />

attenga a personaggi noti, specie se si tratti<br />

di uomo politico che abbia agito nell’ambito<br />

delle sue funzioni elettive. Il punto di equilibrio<br />

viene individuato nell’esercizio corretto<br />

del diritto di cronaca, che si ottiene quando<br />

1199


i media si limitino a fornire una indicazione<br />

oggettiva delle imputazioni, delle prove raccolte<br />

dall’Accusa e delle dichiarazioni delle<br />

parti, in modo che siano assicurati anche al<br />

personaggio noto i suoi diritti fondamentali<br />

come imputato”.<br />

In ogni caso, sul punto il giudice ha concluso:<br />

“Può affermarsi, che, dalle approfondite<br />

indagini svolte dalla Procura di Salerno<br />

- che, conviene ricordarlo, ha sentito moltissimi<br />

magistrati, esponenti di ogni grado delle<br />

Forze dell’Ordine, personale di cancelleria,<br />

decine di giornalisti, moltissime altre persone<br />

informate sui fatti, ha acquisito tabulati<br />

telefonici incrociandone i dati emergenti,<br />

anche con controlli sulle celle, ha esaminato<br />

intercettazioni, esiti di attività investigative<br />

(perquisizioni, sequestri, consulenze) svolte<br />

in procedimenti trasmessi da altre aa.gg. - è<br />

emerso, in sintesi, che i procedimenti trattati<br />

a Catanzaro dal dr. de Magistris hanno<br />

attirato l’attenzione fortissima dei mezzi di<br />

comunicazione, sia della stampa che delle<br />

radio e delle televisioni che hanno puntualmente<br />

seguito le inchieste del magistrato,<br />

riportandone il contenuto di atti di indagine,<br />

per lo più quando essi erano già divenuti<br />

conoscibili dagli indagati. In qualche caso,<br />

tuttavia, sono stati anticipati sulla stampa<br />

atti di indagine ancora segreti, o perché già<br />

predisposti dal magistrato inquirente e trasmessi,<br />

per conoscenza, ai vertici dell’ufficio<br />

e, per l’esecuzione, alla polizia giudiziaria<br />

competente, ma non ancora eseguiti, oppure<br />

perché ancora non conoscibili agli indagati.<br />

Ai fini della attribuibilità soggettiva<br />

delle rivelazioni, si è visto come le scrupolose<br />

indagini svolte dalla Procura non abbiano<br />

consentito di ricondurre al dr. de Magistris<br />

condotte oggettive di rivelazione, pur essendo<br />

egli stato attinto da attività di intercettazione,<br />

nell’ambito dell’inchiesta portata<br />

avanti dalla Procura di Matera, e nonostante<br />

2200 FOCUS GIUSTIZIA<br />

siano stati sentiti tutti i giornalisti che hanno<br />

seguito le sue inchieste e con molti dei quali<br />

il magistrato manteneva frequenti contatti<br />

telefonici ed anche incontrandoli personalmente.<br />

Tali giornalisti, che pure hanno<br />

costantemente seguito la cronaca delle inchieste<br />

di Catanzaro, come si è visto, hanno<br />

chiaramente e fermamente (tutti ad eccezione<br />

del Pollichieni che ha insinuato dubbi sulla<br />

correttezza del dr de Magistris che, a suo<br />

dire, avrebbe privilegiato alcuni giornalisti<br />

piuttosto che altri, ma che è stato l’unico,<br />

però, a pubblicare in anticipo la notizia della<br />

imminente perquisizione c.d. San Marino)<br />

escluso di avere ricevuto informazioni riservate<br />

dal magistrato, anche attestandone la<br />

riservatezza investigativa, con dichiarazioni<br />

che trovano conforto anche in esponenti di<br />

diverso grado delle Forze dell’ordine, pure loro<br />

sentiti in merito. L’oggetto delle inchieste<br />

seguite dal magistrato negli ultimi anni della<br />

sua permanenza presso la Procura di Catanzaro,<br />

per la natura stesse delle inchieste, per<br />

i personaggi coinvolti, quasi sempre esponenti<br />

della Pubblica Amministrazione, delle<br />

Istituzioni di alto livello, della politica anche<br />

nazionale, era idoneo a suscitare fortemente<br />

l’interesse pubblico e, per esso, dei media,<br />

evidentemente non potendo passare inosservata<br />

un’indagine che si proponesse di accertare<br />

la destinazione dei fondi pubblici, anche<br />

provenienti dall’Unione Europea, e diretti<br />

finanziare a settori vitali della cosa pubblica,<br />

ed alla tutela di beni a fruizione collettiva,<br />

come quelli diretti alla tutela dell’ambiente.<br />

Così, non poteva essere ignorata dalla stampa<br />

un’indagine, nata dalle denunce di privati<br />

cittadini che si assumevano lesi nei propri<br />

interessi e diritti, che focalizzava l’attenzione<br />

sull’esercizio distorto della giurisdizione<br />

in un intero distretto giudiziario, in cui venivano<br />

prospettati, da cittadini privati, da<br />

giornalisti, da amministratori pubblici, ma<br />

anche da magistrati ed esponenti delle forze<br />

di polizia operanti in quel distretto, intrecci<br />

tra le funzioni pubbliche di garanzia a loro<br />

attribuite ed aspirazioni e interessi privati,<br />

ed anche cointeressenze economiche da parte<br />

di taluni magistrati. Sicché l’attenzione<br />

dei mezzi di comunicazione, evidentemente<br />

concentrata non sulla persona del magistrato,<br />

quanto sulle inchieste che egli portava<br />

avanti, appariva più che giustificata dalla<br />

natura delle indagini, della cui evoluzione legittimamente<br />

i cittadini chiedevano di avere<br />

conoscenza, naturalmente nell’osservanza<br />

dei limiti posti dalla legge a tutela del segreto<br />

istruttorio”. “Quanto alle indagini finalizzate<br />

all’accertamento dei reati di rivelazione<br />

di segreto investigativo – scrive infine il gip<br />

-… ulteriori indagini invasive a carico dei<br />

giornalisti, finalizzate all’accertamento delle<br />

loro fonti, per le ragioni già ampiamente<br />

esposte, sono da considerare inammissibili,<br />

tenuto conto che nei loro confronti non risultavano<br />

affatto prospettabili neppure elementi<br />

per ritenerli moralmente concorrenti<br />

nella rivelazione dei segreti...”.


Clementina Forleo<br />

di Olga IEMBO<br />

Il magistrato Clementina Forleo, già<br />

giudice per le indagini preliminari<br />

a Milano, ha dovuto subire un processo<br />

da parte del Tribunale delle toghe.<br />

Ha dovuto sentirsi dire che non aveva<br />

equilibrio perchè era troppo emotiva.<br />

Ha dovuto sentire uno dei componenti<br />

laici del Consiglio superiore della magistratura<br />

che si stava occupando del suo<br />

caso, Letizia Vacca, che esternava, ben<br />

prima della decisione nei suoi confronti,<br />

valutazioni del tipo “questi giudici che in<br />

tv si presentano come eroi, sono dei cattivi<br />

giudici che fanno soltanto male alla<br />

magistratura”; “è necessario che emerga<br />

che Forleo e de Magistris sono cattivi magistrati,<br />

e non perché fanno i nomi dei<br />

politici”; “Questa non è una magistratura<br />

seria e questi comportamenti sono<br />

devastanti. I magistrati devono fare le<br />

inchieste e non gli eroi”. Ha dovuto subire<br />

l’isolamento che il “sistema” riserva a<br />

chi alza troppo la testa, a chi parla pubblicamente<br />

di cose che devono restare<br />

avvolte dal silenzio. Ha subito l’affronto<br />

di chi le ha detto “finirai a fare la casalinga”.<br />

Ha dovuto subire la punizione<br />

del Csm, un trasferimento di sede che<br />

la sradicasse da quell’ufficio in cui tanti<br />

SICUREZZA E POLIZIA<br />

Il Tar del Lazio ha accolto<br />

il ricorso del giudice Clementina<br />

Forleo contro il provvedimento<br />

con cui il Csm l’ha spostata<br />

dal Tribunale di Milano a que lo<br />

di Cremona per un’asserita<br />

incompatibilità ambientale<br />

Trasferimento<br />

ingiusto,<br />

punizione<br />

esemplare<br />

Commossa il giudice che<br />

denunciò pressioni subite<br />

da ambienti istituzionali<br />

quando si occupava<br />

del caso Unipol/Bnl:<br />

“La giustizia ha trionfato”<br />

problemi aveva provocato, parlando delle<br />

“pressioni subite da ambienti istituzionali”<br />

quando si occupava dell’oramai<br />

famigerata inchiesta delle scalate bancarie<br />

nel caso Unipol/Bnl. Lei non ha mai<br />

ceduto il passo. Non si è arresa, e quelle<br />

lacrime che tutta Italia ha visto rigarle<br />

il volto quando la televisione mandò in<br />

onda il suo sfogo non erano di paura, ma<br />

2211


di mortificazione. Una rabbia “positiva”<br />

che le aveva fatto annunciare sin da subito<br />

di voler portare avanti la sua battaglia<br />

davanti ai giudici amministrativi: nel suo<br />

ricorso aveva denunciato un “eccesso di<br />

potere” da parte dell’organo di autogoverno<br />

della magistratura. Oggi la commozione<br />

irrompe ancora una volta nel<br />

cuore del giudice Clementina Forleo, perchè<br />

ha ottenuto ragione, perché quel suo<br />

ricorso contro il trasferimento d’ufficio<br />

da Milano a Cremona per incompatibilità<br />

ambientale è stato accolto dal Tribunale<br />

amministrativo regionale del Lazio, che<br />

ha ritenuto insussistenti i presupposti di<br />

quella decisione, a seguito dell’udienza<br />

pubblica sul caso Forleo che si era svolta<br />

l’8 aprile scorso davanti alla prima<br />

sezione. “La giustizia ha trionfato” sono<br />

state le sue prime parole quando, giorno<br />

30 aprile, ha saputo del pronunciamento<br />

del Tar. Un provvedimento immediatamente<br />

esecutivo (resta comunque aperta<br />

l’ipotesi che il Csm faccia ricorso, ed in<br />

quel caso la questione passerà anche il<br />

vaglio del Consiglio di Stato), ma rispetto<br />

al quale, ha spiegato uno dei legali del<br />

giudice di Francavilla Fontana (Br), Giovanni<br />

Pesce, “il giudice al telefono mi ha<br />

riferito che seppure felice della notizia,<br />

non intende per il momento lasciare il<br />

tribunale di Cremona, dove sta lavorando<br />

con grande serenità e soddisfazione.<br />

Finalmente un giudice terzo imparziale<br />

ha riconosciuto l’ingiusto atteggiamento<br />

persecutorio assunto dal Csm nei suoi<br />

confronti”. Un atteggiamento persecutorio,<br />

così il legale, e naturalmente prima<br />

di lui la stessa Forleo, ha definito l’intero<br />

procedimento davanti al Csm, che alla fine,<br />

il 28 luglio 2008, aveva deliberato il<br />

trasferimento d’ufficio per incompatibilità<br />

ambientale della Forleo nello scorso<br />

luglio, al termine di una lunga istruttoria<br />

della Prima Commissione, aperta dopo<br />

le dichiarazioni rilasciate dal magistrato<br />

in occasioni pubbliche, tra cui durante la<br />

trasmissione “Annozero”, diretta da Michele<br />

Santoro ed andata in onda su Rai<br />

2. Occasioni in cui il giudice aveva parlato<br />

senza mezzi termini di “sottili pressioni”<br />

riservatele da “poteri forti” e di<br />

rallentamento delle indagini quando si<br />

occupava del caso Unipol/Bnl. Le parole<br />

dell’ex gip di Milano non avevano però<br />

trovato riscontri nell’indagine di Palazzo<br />

dei Marescialli, che aveva dunque deciso<br />

di trasferirla all’ufficio giudiziario cremonese,<br />

sia pur sulla base di un giudizio<br />

di merito nientemeno che sul suo stato<br />

d’animo nella conduzione del suo lavo-<br />

2222 FOCUS GIUSTIZIA<br />

ro. Una motivazione ritenuta del tutto<br />

insufficiente dal Tar, poiché non è sta ta<br />

data una «esauriente spiega zione sulla<br />

plausibilità» del perché l’indipendenza<br />

e la im parzialità di Clementina For leo<br />

sarebbero state messe in dubbio dalle<br />

sue dichiarazio ni. Questo era uno dei<br />

punti chiave delle richieste presentate<br />

al plenum del Consiglio supe riore della<br />

magistratura dal di fensore della Forleo,<br />

il procu ratore di Asti Maurizio Laudi, e<br />

poi ancora nel corso delle udienze del<br />

proce dimento amministrativo dai legali<br />

del gip che oltre a Pesce, sono Mario<br />

Sanino e Mauro Renna. Passaggi che il<br />

Tar, nelle sue 24 pagine di sentenza, ha<br />

ampiamente accolto in tutto e per tutto.<br />

E cioè, molto in sintesi, anzitutto che di<br />

fronte al Csm il procedimento sulla Forleo<br />

non doveva segui re la strada amministrativa<br />

del trasferimento d’ufficio, ma<br />

quella disciplinare che eventualmente<br />

può portare a un trasferimento cautelare;<br />

lo impedisce la legge sulla mate ria<br />

che, modificata nel 2006, ha però creato<br />

un sistema che soffre di una «sorta di<br />

incom pletezza». Inoltre, il Tar ha sottolineato<br />

che do veva essere valutata dal<br />

Csm anche la richiesta con cui Lau di aveva<br />

invitato all’astensio ne per «inimicizia<br />

personale» il vice presidente della prima<br />

commissione Letizia Vacca la quale, in<br />

piena fase istrutto ria, aveva pubblicamente<br />

defi nito la Forleo e il collega Luigi<br />

De Magistris come «cattivi giudici che<br />

non danno il buon esempio». È «arduo<br />

ipotizzare – hanno scritto i giudici - che<br />

l’inosservanza dell’even tuale obbligo di<br />

astensione non abbia potuto produrre<br />

un’alterazione del procedi mento ».<br />

Il Tar parla di “inimicizia personale”.<br />

Altri, tra cui il giudice Forleo, che si è detta<br />

vittima di una “punizione esemplare”<br />

da infliggere “a chi non si piega alla logica<br />

del sistema, e non si mostra asservito<br />

al potere”, l’hanno definita in ben altro<br />

modo. In marito alla sentenza del Tar Felice<br />

Lima, giudice in servizio a Catania,<br />

ha detto: “E’ molto difficile commentar-<br />

la perché è come un epitaffio o meglio,<br />

più banalmente, un necrologio della legalità”.<br />

“Il caso di Clementina Forleo è<br />

emblematico sotto tanti punti di vista.<br />

Clementina – riassume efficacemente il<br />

giudice Lima sul blog “Uguale per tutti”<br />

- si è permessa di dispiacere Massimo<br />

D’Alema e i suoi amici. Violante è subito<br />

insorto, esprimendo giudizi pesanti su<br />

di lei. E poi Bertinotti (che allora era Presidente<br />

della Camera) e Cirino Pomicino<br />

(?!) e financo Casson. La Procura Generale<br />

della Cassazione le ha subito avviato<br />

un procedimento disciplinare, sostenendo<br />

che l’ordinanza che non era piaciuta<br />

a D’Alema e i suoi era “abnorme”. Ma il<br />

Csm è stato costretto ad assolverla da<br />

questo addebito, perché palesemente<br />

infondato”. “Il Csm allora – scrive più<br />

oltre il giudice -, ha avviato “contro” Clementina<br />

un procedimento ex art. 2 della<br />

legge sulle guarentigie (R.D.L.vo 31 maggio<br />

1946, n. 511). Uso significativamente<br />

l’espressione “contro”, perché la legge<br />

prevede la possibilità di ricorrere a quella<br />

procedura solo nei casi in cui nessuna<br />

“colpa” si possa ipotizzare a carico del<br />

magistrato. Sicché la procedura ex art.<br />

2 non dovrebbe mai essere “contro”. E<br />

infatti è priva delle garanzie proprie del<br />

procedimento disciplinare”.<br />

“Spesso – argomenta Lima con una<br />

riflessione che davvero lascia riflettere<br />

-, ma negli ultimi anni in maniera<br />

particolarmente clamorosa, il Csm ha<br />

interferito con indagini e procedimenti<br />

in corso, condizionandone gli esiti – nel<br />

senso di fermarli – con provvedimenti<br />

a carico dei magistrati che se ne stavano<br />

occupando. La motivazione ufficiale<br />

è stata sempre quella di punire asserite<br />

colpe dei magistrati in questione. Molte<br />

volte il lavoro di quei magistrati è stato<br />

impedito trasferendoli. Ormai è uno stereotipo:<br />

appena un’indagine “disturba”<br />

qualche potente, leggiamo sui giornali<br />

che “arrivano gli ispettori”. Con questo<br />

sistema, indagare sui potenti è, per i magistrati<br />

onesti, puro autolesionismo”.


SICUREZZA E POLIZIA<br />

Il giudice Clementina Forleo parla da Catanzaro e non fa sconti:<br />

“Bisogna avere il coraggio di dire che ci sono pezzi de le istituzioni<br />

che sono co lusi con il potere politico ed economico”<br />

“Questa è la notte della<br />

Repubblica”<br />

di Olga IEMBO<br />

Clementina Forleo, giudice in<br />

servizio al tribunale di Cremona,<br />

ha lanciato da Catanzaro,<br />

in occasione di un dibattito su<br />

“Etica e politica, legalità e istituzioni”,<br />

il suo allarme per una situazione in cui,<br />

ha detto “purtroppo bisogna difendere<br />

l’autonomia e l’indipendenza della<br />

Magistratura non solo dall’esterno, ma<br />

anche dall’interno”.<br />

Il giudice, senza mezzi termini ma<br />

con straordinaria determinazione, ha<br />

ammonito: “Questa è la notte della Repubblica,<br />

nel senso che è una pagina<br />

davvero buia. Bisogna avere il coraggio<br />

di dire che ci sono pezzi delle istituzioni<br />

che sono collusi con il potere politico ed<br />

economico. Il problema della Repubblica<br />

è il totale asservimento ai rappresentanti<br />

del potere, soprattutto dei rappresentanti<br />

dell’informazione”. Il giudice<br />

Forleo è giunta nel capoluogo calabrese<br />

a pochi giorni dal pronunciamento del<br />

Tribunale amministrativo regionale del<br />

Lazio che le ha dato pienamente ragione<br />

in merito al ricorso presentato contro<br />

la decisione del Consiglio superiore<br />

della magistratura di trasferirla dal Tribunale<br />

di Milano a quello di Cremona, e<br />

non ha potuto evitare di ricordare come<br />

la partecipazione a quelle oramai famose<br />

puntate della trasmissione Annozero<br />

di Michele Santoro, in cui si discussero<br />

recenti fatti davvero eclatanti di cronaca<br />

giudiziaria, sono costate a lei e ad<br />

altri davvero “parecchio sul piano della<br />

carriera e della vita privata”. Uno<br />

spunto in più che conferma, secondo<br />

il giudice, l’accanimento contro magistrati<br />

impegnati in particolari inchieste,<br />

perché “il potere con la P maiuscola,<br />

inteso nella sua accezione negativa<br />

“Un magistrato non deve<br />

girarsi dall’altra parte.<br />

Ma chi scoperchia<br />

pentole pericolose viene<br />

isolato e punito”<br />

Clementina Forleo<br />

evidentemente, ha compreso che per<br />

mantenersi in vita ha necessariamente<br />

bisogno di manipolare l’informazione e<br />

di manipolare il potere giudiziario”. “Io<br />

ritengo – ha detto ancora il giudice –<br />

che, come le stagioni, i magistrati non<br />

sono più quelli di una volta. Ma fare il<br />

magistrato non è solo scrivere sentenze,<br />

è lottare per garantire i diritti soprattutto<br />

dei più deboli. Un magistrato<br />

non deve farsi i fatti propri, non deve<br />

girarsi dall’altra parte”. “I magistrati<br />

invece – ha aggiunto dura -, oggi vanno<br />

divisi in quelli da difendere e quelli da<br />

non difendere, anzi, da esporre a ludibrio<br />

dell’opinione pubblica perché sono<br />

persone che comunque continuano ad<br />

esercitare le proprie funzioni in nome<br />

dei cittadini che hanno diritto a giustizia,<br />

al di là di fisiologici errori di singoli”.<br />

Continuano ad esercitarla, secondo<br />

il giudice, pur calpestando i principi che<br />

sono il fondamento dell’operato di chi<br />

porta la toga. “Soprattutto nel Meridione<br />

– ha denunciato la Forleo -, è forte<br />

la collusione tra il braccio armato della<br />

criminalità, e quella parte che ogni<br />

mattina indossa la camicia bianca ed<br />

i gemelli ai polsini, ed entra in alcune<br />

stanze delle nostre istituzioni, compresi<br />

i palazzi di Giustizia”. Ed in questo<br />

assai diverso modo di intendere il lavoro<br />

di magistrato, argomenta la Forleo,<br />

a farne le spese sono quei giudici che<br />

“hanno il coraggio di scoperchiare pentole<br />

che non si devono scoperchiare”, i<br />

quali non solo non vengono difesi dalle<br />

Istituzioni, ma vengono isolati ed addirittura<br />

attaccati e puniti. “Credo – ha<br />

commentato il giudice - che quello che<br />

è avvenuto a Catanzaro, ad esempio, sia<br />

davvero scandaloso, lo considero una<br />

delle più grandi vergogne degli ultimi<br />

tempi. Mi riferisco non solo al caso De<br />

2233


FOCUS GIUSTIZIA<br />

Magistris in senso stretto, ma anche<br />

al famoso scontro tra le procure di Catanzaro<br />

e Salerno. L’attività dell’Ufficio<br />

campano, infatti, è stata avallata sia dal<br />

Tribunale del riesame, che ha confermato<br />

la bontà dell’operato del procuratore<br />

capo di Salerno Luigi Apicella – il quale,<br />

non dimentichiamo, intanto è stato sospeso<br />

dalle funzioni e dallo stipendio,<br />

mentre i suoi sostituti Dionigio Verasani<br />

e Gabriella Nuzzi sono stati trasferiti ad<br />

altra sede -, sia dal giudice per le indagini<br />

preliminari Maria Teresa Belmonte<br />

che ha dato pienamente ragione al dott.<br />

De Magistris, purtroppo smascherando<br />

magistrati che continuano ad esercitare<br />

le loro funzioni in maniera a mio avviso<br />

vergognosa per il Paese”. Toghe isolate,<br />

dunque, bersaglio persino della Magistratura<br />

associata. Clementina Forleo<br />

ha dato ancora più forza a questo suo<br />

pensiero annunciando, proprio a Catanzaro:<br />

“Mi accingo a lasciare definitivamente<br />

l’Associazione nazionale magi-<br />

2244 strati, da cui certamente non mi sento<br />

più rappresentata”. Il giudice non ha<br />

risparmiato critiche feroci a Luca Palamara,<br />

presidente dell’Associazione nazionale<br />

magistrati il quale, pochi giorni<br />

prima, era stato a Catanzaro e aveva<br />

affermato: “Non vogliamo che possa<br />

adombrarsi il sospetto che possano esservi<br />

situazioni di opacità, il sospetto<br />

che magistrati chiamati a svolgere delicate<br />

indagini siano abbandonati a loro<br />

stessi”. “Siamo qui – aveva aggiunto Palamara<br />

- perché riteniamo che la sfida<br />

del rinnovamento della magistratura<br />

passa attraverso la scelta della dirigenza.<br />

Proprio le recenti vicende di Salerno<br />

e Catanzaro questo hanno evidenziato.<br />

La vicenda di Clementina Forleo trattata da l’inviato<br />

del Corriere de la Sera Carlo Vulpio<br />

Da le scalate<br />

bancarie a l’isolamento<br />

Della vicenda di Clementina<br />

Forleo si è occupato diffusamente<br />

Carlo Vulpio, inviato<br />

del Corriere della Sera, e attualmente<br />

candidato come indipendente<br />

nelle liste di Idv alle elezioni europee,<br />

che sul suo sito scrive: “Siamo un Paese<br />

meraviglioso, una delle più riuscite costruzioni<br />

geopolitiche alla rovescia. Solo<br />

da noi, per dirne una, è possibile, che<br />

tolgano la scorta al giudice Clementina<br />

Forleo e la mantengono ad Emilio Fede.<br />

In Italia, che per magistrati ammazzati<br />

è seconda soltanto alla Colombia,<br />

Forleo non ha la scorta, e nemmeno la<br />

più attenuata forma di protezione che<br />

si chiama tutela, mentre Fede ce l’ha.<br />

Forleo e tanti altri magistrati a rischio,<br />

perché fanno bene e con onestà il proprio<br />

lavoro, non hanno nessuno che li<br />

protegge, mentre tanti altri magistrati<br />

e politici, a cui non serve, esibiscono<br />

questa forma di protezione come status<br />

symbol, come segno del potere.<br />

Voi tutti sapete che Clementina<br />

Forleo è il giudice che si era occupata,<br />

quando era giudice per le indagini<br />

preliminari a Milano, delle scalate bancarie<br />

dei furbetti del quartierino Ricucci,<br />

Coppola, Fiorani, con la complicità<br />

dell’ex governatore della banca d’Italia<br />

Fazio, mentre Consorte, Latorre, Fassi-<br />

no e D’Alema da sinistra, Comincioli,<br />

Cicu e Grillo da destra. Voi tutti sapete<br />

che in seguito a tutte queste vicende la<br />

Forleo è stata ingiustamente trasferita<br />

da Milano a Cremona. Ma non sapete<br />

però, e nessun giornale o TV ve lo ha<br />

raccontato e probabilmente non ve lo<br />

racconterà, che la presunta incompatibilità<br />

ambientale che le è costata il<br />

trasferimento, con una decisione del<br />

CSM che non ha nulla di giuridico ma<br />

sembra un referto medico visto che dice<br />

che la Forleo era emotiva, nasce il 6<br />

giugno 2007 in una riunione “segreta”<br />

tenuta nella stanza di Anna Finocchiaro<br />

in Parlamento. In quella circostanza,<br />

testimonianza resa dall’ex parlamentare<br />

e magistrato di Cassazione Fernando<br />

Imposimato, si sono visti la stessa Finocchiaro,<br />

Mastella, Latorre, Guido Calvi<br />

(ex parlamentare e avvocato di D’Alema)<br />

e altre persone. Tra queste persone<br />

la più prudente sembrava essere Mastella,<br />

perché in quella circostanza si discuteva<br />

se predisporre o meno un’ispezione<br />

al Palazzo di Giustizia di Milano,<br />

ovviamente un’ispezione che avesse<br />

come obiettivo la Forleo, visto che certe<br />

telefonate che iniziavano ad essere trascritte<br />

preoccupavano diverse persone.<br />

Mastella è stato più prudente degli altri<br />

perché di fronte all’idea di predisporre


un’ispezione avrebbe detto che era giusto<br />

attendere le determinazioni di altre<br />

e più alte cariche dello Stato. Tradotto<br />

dal politichese significava che Mastella<br />

riteneva che si potesse procedere soltanto<br />

con l’appoggio di altre figure istituzionali,<br />

un appello che non si è fatto<br />

attendere perché nella stessa giornata,<br />

6 giugno 2007, è immediatamente arrivata<br />

una lettera, a firma del Presidente<br />

della Camera Bertinotti e del Presidente<br />

Senato Marini, che esprimeva la preoccupazione<br />

del Parlamento per queste<br />

telefonate sulle scalate bancarie.<br />

L’ispezione poi viene eseguita e<br />

sappiamo tutti com’è andata a finire,<br />

ma in quell’estate caldissima del 2007<br />

succedono altre cose: alla Forleo arrivano<br />

minacce, proiettili calibro 38, viene<br />

incendiato il raccolto dell’azienda agricola<br />

di famiglia in Puglia, e soprattutto<br />

che venga preannunciata la morte con<br />

una lettera anonima di entrambi i genitori<br />

della Forleo, cosa che avviene in<br />

uno strano incidente stradale nel quale<br />

Noi riteniamo che su questi temi non<br />

possa passare un messaggio negativo,<br />

cioè che la magistratura associata non<br />

sia attenta a quelli che sono i problemi<br />

di una realtà difficile qual è quella<br />

della Calabria”. Ma alle riflessioni di<br />

Palamara su “questione morale”, carenza<br />

di organici e scelta più appropriata<br />

dei dirigenti degli uffici, dal successivo<br />

incontro Catanzarese su “Legalità<br />

e istituzioni” hanno fatto eco bordate<br />

pesantissime “perché – è stato detto –<br />

l’Anm era informata da così tanto tempo<br />

di quello che accadeva in Calabria<br />

da risultare pressoché ridicolo, oggi,<br />

che lui parli di vicinanza ai magistrati<br />

calabresi”. Andando poi ancora più nel-<br />

i suoi genitori<br />

muoiono e<br />

il marito della<br />

stessa Forleo<br />

finisce addirittura<br />

in coma.<br />

Nello stesso<br />

periodo, la<br />

Forleo viene<br />

denunciata da<br />

un tenente dei<br />

carabinieri di<br />

Francavilla Fontana,<br />

comune<br />

popoloso della<br />

provincia di<br />

Brindisi in cui la Forleo è nata, per presunte<br />

offese nei confronti di questo<br />

tenente incaricato delle indagini sulla<br />

morte dei genitori del giudice. In questa<br />

vicenda accade un’altra cosa strana:<br />

a denunciarla, insieme al tenente dei<br />

carabinieri, è anche Alberto Santacaterina,<br />

pm della procura di Brindisi, che<br />

oggi, per questa vicenda, a sua volta<br />

denunciato dalla Forleo, è stato rinviato<br />

a giudizio a Potenza per abuso d’ufficio<br />

e falso ideologico. Nonostante tutto<br />

questo e nonostante sia chiaro a tutti<br />

che con la Forleo sono in tanti a dover<br />

chiudere i conti, nonostante sia chiaro a<br />

tutti che sia stata disinnescata sul piano<br />

giudiziario adesso si vorrebbe annichilirla<br />

sul piano umano e personale, il 25<br />

aprile arriva una telefonata da un maresciallo<br />

dei carabinieri che la informa<br />

di due provvedimenti. Non solo non si<br />

fa una notifica, come chiede la legge,<br />

personalmente nelle mani della Forleo,<br />

ma con una telefonata le si comunicano<br />

due cose: un provvedimento, a firma del<br />

SICUREZZA E POLIZIA<br />

lo specifico, il giudice Forleo, nel corso<br />

del dibattito ha chiarito: “Sono rimasta<br />

sconcertata dalle dichiarazioni del presidente<br />

Palamara che, in occasione della<br />

vicenda che ha coinvolto le procure<br />

di Salerno e Catanzaro, ha detto che la<br />

magistratura ha dimostrato di avere gli<br />

anticorpi. Palamara, piuttosto, dovrebbe<br />

preoccuparsi del suo amico Luerti,<br />

che ha detto più di qualche bugia a<br />

proposito delle sue frequentazioni con<br />

alcuni degli indagati di De Magistris. Io<br />

non so – ha concluso Forleo – a quali<br />

anticorpi ed a quali virus si riferisca il<br />

dottor Palamara, ma io di certo non ho<br />

anticorpi sufficienti per sopportare una<br />

situazione del genere”.<br />

prefetto di Milano Gianvalerio Lombardi,<br />

con il quale si revoca la tutela alla<br />

Forleo e si mantiene invece un servizio<br />

di vigilanza radiocomandata con l’abitazione<br />

di Milano; un altro provvedimento,<br />

che sembra contraddire il primo, con<br />

la quale il prefetto di Cremona, Bruno di<br />

Clarafond, comunica che non soltanto<br />

viene revocata la tutela ma viene mantenuto<br />

soltanto il servizio di sorveglianza<br />

radiocollegato con il tribunale di Cremona.<br />

Tutto questo cosa significa? Che<br />

Clementina Forleo viene lasciata completamente<br />

sola, viene oscurata ogni<br />

informazione su ciò che la riguarda,<br />

oscurata ogni informazione su ciò che<br />

lega la necessaria protezione di questo<br />

magistrato, e abrogata ogni memoria<br />

recente e meno recente su tutte queste<br />

vicende che invece stanno producendo<br />

delle conseguenze incredibili e pericolose.<br />

Perché non scriviamo al ministro<br />

dell’Interno Maroni, inondando il Ministero<br />

dell’Interno di mail, e chiediamo<br />

al ministro se non sia il caso di togliere<br />

la scorta a Vespa, a Fede, e a quei magistrati<br />

e politici a cui la scorta non serve<br />

assolutamente, e venga mantenuto il<br />

servizio di protezione per un magistrato<br />

come Clementina Forleo, soprattutto<br />

quando esce dal tribunale di Cremona<br />

e va in giro per l’Italia e magari torna<br />

nella sua Puglia nella quale sono diversi<br />

a non amarla e avere con lei dei conti<br />

in sospeso? Poniamo questo semplice<br />

quesito, che possa valere anche per tutti<br />

quei magistrati e per tutte quelle persone<br />

che sono in prima linea e rischiano<br />

davvero senza alcuna scorta ne protezione<br />

da esibire come status symbol e<br />

segni del potere.<br />

2255


Il Il Gup Gup non non deposita deposita la la sentenza: sentenza:<br />

a a Bari Bari liberi liberi 21 21 presunti presunti<br />

affiliati affiliati al al clan clan Strisciuglio Strisciuglio<br />

Giustizia Lumaca,<br />

Liberi Tutti!<br />

di Antonio CAPRIA<br />

Tornano in libertà a Bari 21 presunti<br />

mafiosi e trafficanti di<br />

droga (di cui 8 erano detenuti<br />

in carcere e tredici ai domiciliari).<br />

La scarcerazione dei 21 - presunti<br />

affiliati al clan Strisciuglio di Bari - è<br />

2266 FOCUS GIUSTIZIA<br />

stata dovuta al mancato deposito delle<br />

motivazioni della sentenza di primo<br />

grado da parte del Giudice dell’Udienza<br />

preliminare del Tribunale di Bari: per gli<br />

imputati sono infatti scaduti i “termini<br />

di fase” che decorrono dalla data di lettura<br />

del dispositivo di sentenza all’avvio<br />

del processo di secondo grado. Era stato<br />

un maxiprocesso-lampo quello di primo<br />

grado. Era il vanto della magistratura<br />

barese perché era cominciato e si era<br />

concluso a tempo di record, in un anno,<br />

con 150 condanne nei confronti del sanguinario<br />

clan mafioso degli Strisciuglio,<br />

capace di arruolare anche killer-bambini.<br />

Il processo è stato celebrato con rito


abbreviato, concludendosi il 16 gennaio<br />

2008 con la condanna di 150 tra i 161<br />

imputati da parte del gup Rosa Anna De<br />

Palo, che in 15 mesi non è però riuscita<br />

a depositare le motivazioni della sentenza.<br />

Alcuni degli imputati, nel frattempo,<br />

sono tornati in libertà perché le esigenze<br />

cautelari sono attenuate. Otto invece<br />

sono rimasti in carcere, altri 13 invece<br />

hanno ottenuto i domiciliari. In ottobre,<br />

potrebbero seguire un’altra trentina di<br />

scarcerazioni di imputati condannati<br />

in primo grado ad oltre dieci anni di reclusione,<br />

per i quali scadranno i termini<br />

di custodia cautelare. La scarcerazione<br />

degli altri condannati è data ormai per<br />

scontata perché per evitarla il giudice<br />

nei prossimi sei mesi deve depositare<br />

le motivazioni della sentenza, deve notificarle<br />

ai difensori, deve concedere 45<br />

giorni alle difese per impugnare la sentenza,<br />

e permettere ai giudici dell’appello<br />

di arrivare a sentenza o, quantomeno,<br />

di incardinare il processo e di sospendere,<br />

se ve ne saranno i presupposti, la<br />

decorrenza dei termini di custodia. Il<br />

processo è quello denominato “Eclissi”,<br />

nato dall’operazione che, nel gennaio<br />

del 2008, aveva portato all’arresto di<br />

182 presunti affiliati al clan di “Mimmo<br />

la Luna”. Gli imputati, nel procedimento<br />

celebrato con il rito dell’abbreviato, erano<br />

161. Con la lettura del dispositivo i<br />

termini di custodia cautelare sono stati<br />

sospesi. Con il deposito delle motivazio-<br />

ni entro 90 giorni o al massimo entro sei<br />

mesi, la Corte d’Appello avrebbe potuto<br />

fissare il processo di secondo grado e i<br />

termini sarebbero stati sospesi. Così non<br />

è stato.<br />

A tornare in libertà sono gli imputati<br />

ai quali il gup ha inflitto condanne inferiori<br />

ai dieci anni (il tempo che devono<br />

trascorrere in regime di custodia cautelare<br />

è più breve).<br />

Tra gli scarcerati c’è chi è accusato<br />

di associazione mafiosa, chi invece di<br />

associazione finalizzata allo spaccio di<br />

droga, ma si tratta, comunque, spiegano<br />

le fonti investigative, di personaggi<br />

molto vicini al clan degli Strisciuglio e<br />

quindi pericolosi. Tra loro, ad esempio,<br />

c’è Gianluca Corallo (condannato a dieci<br />

SICUREZZA E POLIZIA<br />

anni e quattro mesi), Cataldo Bartoli e<br />

Luigi Schingaro (al quale è stata inflitta<br />

una pena a nove anni e quattro mesi). Il<br />

ministro della Giustizia, Angelino Alfano,<br />

ha mobilitato gli ispettori per “accertamenti<br />

preliminari” sulle scarcerazioni.<br />

“Il Guardasigilli – ha reso noto il<br />

Ministero - ha incaricato l’Ispettorato di<br />

verificare, con tempestività, i motivi per<br />

i quali la sentenza, emessa nei confronti<br />

degli imputati, all’esito di un giudizio<br />

abbreviato, celebrato nel gennaio del<br />

2008, non sia stata ancora depositata”.<br />

“L’Ispettorato - si legge sempre nella<br />

nota - ha immediatamente richiesto al<br />

presidente della Corte di Appello di Bari<br />

di procedere con la relativa verifica e di<br />

riferirne al più presto gli esiti, al fine di<br />

2277


2288 IL FOCUS CASOGIUSTIZIA<br />

valutare l’eventuale sussistenza di condotte<br />

negligenti, rilevanti sotto il profilo<br />

disciplinare”. La Dda ha immediatamente<br />

allertato le forze di polizia. Il ministro<br />

dell’Interno, Roberto Maroni, ha invece<br />

telefonato ad Alfano per esprimergli il<br />

proprio sconcerto per le scarcerazioni,<br />

affermando di essere “molto preoccupato<br />

poiché si tratta di un fatto grave, che<br />

rischia di avere conseguenze ancor più<br />

gravi”. “La procura dovrebbe evitare di<br />

istruire i maxi-processi - sostiene il presidente<br />

dell’Ufficio gip-gup del tribunale<br />

di Bari, Giovanni Leonardi -. Non è possibile<br />

per un solo giudice, del quale sono<br />

note le straordinarie capacità tecniche,<br />

giudicare 160 persone accusate di 53 capi<br />

d’imputazione nei tempi previsti dal<br />

Codice”. Secondo il capogruppo del Pdl<br />

in Commissione Giustizia della Camera,<br />

Enrico Costa, la vicenda “è un’ulteriore<br />

conferma dell’esigenza della riforma del<br />

Csm” poiché, sottolinea, il magistrato di<br />

Bari che “in 15 mesi non ha depositato<br />

le motivazioni di una sentenza a presunti<br />

mafiosi, causando le scarcerazioni di<br />

alcuni di loro, ma frattanto è stato promosso<br />

dal Consiglio superiore della magistratura”.<br />

“Un intero clan liberato a<br />

causa di lentezze inconcepibili sulle sentenze<br />

è un fatto gravissimo ed inaccettabile<br />

che vanifica anni di indagini e di<br />

attività delle forze dell’ordine e non garantisce<br />

la certezza della pena il diritto<br />

e la sicurezza dei cittadini”, commenta<br />

invece Pierfelice Zazzera, deputato e co-<br />

MACCARI:<br />

MORTIFICATA<br />

L’ANSIA DI GIUSTIZIA<br />

DEI CITTADINI<br />

“Non è sopportabile che l’ansia di Giustizia<br />

dei cittadini italiani venga mortificata<br />

in maniera così brutale. E’ assolutamente<br />

necessario che le Istituzioni competenti<br />

trovino la forza ed i mezzi per reagire, per<br />

rimettere in piedi un sistema a dir poco<br />

vacillante, obsoleto, farraginoso, che troppo<br />

spesso finisce per vanificare gli sforzi<br />

di tutti quelli che lottano quotidianamente<br />

per la sicurezza e la legalità, come gli uomini<br />

e le donne della Polizia di Stato”. Franco<br />

Maccari, Segretario Generale del <strong>Coisp</strong> - Sindacato<br />

indipendente di Polizia, commenta<br />

con amarezza la triste notizia della scarcerazione<br />

di 22 persone, tutte ritenute vicine<br />

al clan più pericoloso di Bari, a causa del<br />

mancato deposito nei termini di legge delle<br />

motivazioni della sentenza che li ha visti<br />

condannati. Si tratta di molti imputati del<br />

maxiprocesso Eclissi – quelli cioè che sono<br />

stati condannati a pene inferiori ai dieci anni<br />

per accuse come quelle di aver fatto parte<br />

di un’organizzazione mafiosa o di un’associazione<br />

specializzata nel traffico di droga<br />

-, tenutosi contro il potente clan mafioso<br />

barese degli Strisciuglio. Salvatore Casciaro,<br />

responsabile della giunta barese dell’Anm,<br />

ha affermato che: “Si tratta di fatti che destano<br />

comprensibile allarme nell’opinione<br />

pubblica, ma va precisato che per sentenze<br />

con 160 imputati, imputazioni complesse,<br />

fatti articolati, sarebbe necessario che il<br />

magistrato chiamato a decidere il processo<br />

in sede di abbreviato potesse quantomeno<br />

fruire di un esonero totale dall’attività ordinaria”.<br />

Una questione, questa dell’impegno<br />

richiesto da giudizi alternativi con centinaia<br />

di imputati, ripresa anche da Giovanni Leopardi,<br />

capo dell’Ufficio Gip.<br />

“Invece di dare spiegazioni che mai calmeranno<br />

la rabbia e l’indignazione dei cittadini<br />

– aggiunge Maccari –, è il caso di cominciare<br />

ad affrontare seriamente questioni di<br />

reale importanza. Invece di perdere tempo<br />

e fatica a discutere delle solite questioni inutili,<br />

brigando su sterili particolari, si prenda<br />

atto di ciò che non va bene e si intervenga<br />

con serietà e decisione. Gli input di limitare<br />

l’accesso ai riti alternativi quando sono<br />

contestati reati di mafia, di inasprire le pene<br />

per gli stessi reati, di stabilire regole per la<br />

deflazione del processo penale, di riformare<br />

efficacemente il diritto penale sostanziale e<br />

processuale, auspicate da magistrati impegnati<br />

sul campo e da insigni giuristi ormai<br />

da troppo tempo, la dicono lunga sulle necessità<br />

che sono sotto gli occhi di tutti”.<br />

“Ci sono priorità ben precise da stabilire<br />

nelle agende istituzionali: sicurezza, legalità<br />

e giustizia sono diritti che vanno garantiti<br />

nella realtà, e non solo nei proclami propagandistici<br />

dei soliti politicanti. Chi indossa<br />

la divisa, intanto, come sempre continuerà il<br />

suo impegno in maniera indefessa, e quando<br />

ci sarà bisogno ricomincerà a prendere<br />

quelli che torneranno fuori, uno alla volta”<br />

ha poi concluso il leader del <strong>Coisp</strong>.


ordinatore regionale della Puglia dell’Idv.<br />

Anche il Csm ha annunciato di avviare<br />

un’istruttoria sulle scarcerazioni. Il presidente<br />

della Prima Commissione di Palazzo<br />

dei Marescialli Ugo Bergamo ha detto di<br />

avere intenzione di far aprire un fascicolo<br />

sulla questione: “Faremo un’istruttoria e<br />

chiederemo informazioni alla procura generale”.<br />

Ha preferito il silenzio il giudice<br />

De Palo, anche perché - a dispetto del ritardo<br />

nella sentenza – alla fine del 2008<br />

è stato promosso presidente del tribunale<br />

per i minorenni di Bari. Sul suo conto i<br />

commenti a palazzo di giustizia sono unanimi:<br />

è un magistrato serio, intransigente,<br />

inavvicinabile. Peculiarità queste che non<br />

sono bastate a tenere agli arresti oltre 50<br />

affiliati al peggior clan mafioso barese.<br />

GLI 8 ANNI DEL CASO PINATTO<br />

NEL 2000 IL GOVERNO<br />

AMATO APPROVO’<br />

UN DECRETO LEGGE<br />

PER EVITARE LE<br />

USCITE FACILI<br />

La vicenda di Bari, con la scarcerazione<br />

di 21 persone per il mancato deposito<br />

delle motivazioni della sentenza, ricorda<br />

il caso del giudice Edi Pinatto, che è stato<br />

il più clamoroso esempio di ritardo di<br />

questo tipo. Il 22 maggio 2000 i giudici<br />

del tribunale di Gela avevano comminato<br />

pene per oltre un secolo a componenti<br />

della cosca mafiosa del boss Giuseppe<br />

“Piddu” Madonia. Condannati a 15 anni lo<br />

stesso Madonia, e a 90 anni complessivi<br />

sette componenti del clan (tra cui moglie<br />

e sorella del boss) arrestati nel 1998<br />

nell’operazione “Grande oriente”. A causa<br />

del mancato deposito delle motivazioni<br />

da parte del giudice Pinatto, gli imputati,<br />

escluso il capomafia Madonia, sono stati<br />

scarcerati nel gennaio 2002 per decorrenza<br />

dei termini. Il 16 giugno 2008 la sezione<br />

disciplinare del Csm ha radiato dall’ordine<br />

giudiziario Pinatto che il 4 luglio e’<br />

stato condannato a 8 mesi (pena sospesa)<br />

per omissione d’atti d’ufficio. Il primo novembre<br />

i giudici della corte d’appello di<br />

Caltanissetta hanno confermato le condanne<br />

di primo grado. Il 9 aprile scorso la<br />

Cassazione - nelle motivazioni della sentenza<br />

con cui il 10 marzo ha confermato<br />

la rimozione del giudice dall’ ordine giudiziario,<br />

ha stabilito che non sono giustificabili<br />

i ritardi accumulati nel depositare la<br />

sentenza. Il problema delle scarcerazioni<br />

facili per i ritardi della giustizia era stato<br />

affrontato anche dal Governo Amato che<br />

il 23 novembre 2000 aveva approvato un<br />

decreto legge che prevedeva alcune misure<br />

come l’esclusione del giudizio abbreviato<br />

per i delitti puniti con l’ ergastolo e il<br />

rafforzamento dei controlli nei confronti<br />

dei soggetti scarcerati per decorrenza dei<br />

termini di custodia cautelare. Diverso il<br />

caso del 1991 quando, in conseguenza<br />

di un pronunciamento della Cassazione,<br />

uscirono dal carcere una trentina di presunti<br />

boss imputati a Palermo nel primo<br />

grande processo di mafia. Il Governo Andreotti<br />

corse ai ripari approvando un decreto<br />

legge di cui venne data notizia molte<br />

ore dopo per consentire alle forze dell’<br />

ordine di riacciuffare gli imputati usciti in<br />

base alle vecchie norme.<br />

SICUREZZA E POLIZIA<br />

I PENALISTI: RISCHI<br />

DEI MAXIPROCESSI<br />

La scarcerazione dei 21 presunti malavitosi<br />

baresi dovuta alla mancata deposizione<br />

delle motivazioni della sentenza, secondo<br />

la Camera penale di Bari è dovuta soprattutto<br />

a due ragioni: la prima è insita nei limiti<br />

propri dei “maxiprocessi”; l’altra nella<br />

carenza di organico nella magistratura barese.<br />

I maxiprocessi - osservano i penalisti<br />

baresi in una nota – “per la loro complessità<br />

e per le note carenze di organico dei giudici,<br />

che non possono essere applicati ad un solo<br />

procedimento, finiscono, salvo rarissime<br />

eccezioni, con scarcerazioni per decorrenza<br />

dei termini”. Scarcerazioni che - evidenziano<br />

– “sono previste dalla legge a garanzia<br />

del principio costituzionale della presunzione<br />

di innocenza, secondo il quale la custodia<br />

cautelare deve avere dei limiti temporali<br />

in quanto non può divenire espiazione anticipata<br />

della pena”. Ma la vicenda - proseguono<br />

– “deve essere inquadrata nei limiti<br />

propri del nostro sistema e nella situazione<br />

del Tribunale di Bari caratterizzata da una<br />

pianta organica sottodimensionata”. Per<br />

questa ragione i penalisti chiedono ai parlamentari<br />

baresi di “impegnarsi per dare<br />

al Tribunale di Bari una pianta organica di<br />

magistrati adeguata ai carichi processuali,<br />

a nostro parere unica effettiva soluzione<br />

per evitare il ripetersi di tali evenienze”.<br />

2299


FOCUS GIUSTIZIA<br />

La La Corte Corte d’assise d’assise di di Catanzaro Catanzaro ha ha assolto assolto il il 28enne 28enne rumeno rumeno<br />

Costantinu Costantinu Laurentiu Laurentiu Sindumitru Sindumitru dall’accusa dall’accusa di di aver aver ucciso ucciso<br />

Claudiu Claudiu Capra Capra “per “per non non aver aver commesso commesso il il fatto”. fatto”.<br />

Era Era stato stato indicato indicato come come l’assassino l’assassino per per vendetta vendetta<br />

di Olga Iembo<br />

“Io presunto omicida,<br />

in carcere per due anni<br />

da innocente”<br />

uccidermi, in carcere.<br />

Tante volte. Sono<br />

stato male, ho preso<br />

“Volevo<br />

tante medicine, ho fatto<br />

lo sciopero della fame. Io mi vergogno, la<br />

mia vita è distrutta. Io… un omicidio…<br />

non si può sopportare”. Non parla perfettamente<br />

in italiano, ma sarebbe stato comunque<br />

difficile, per non dire impossibile,<br />

descrivere quello che si prova essendo<br />

rinchiusi in gabbia, ingiustamente, per un<br />

anno e nove mesi. E’ il 6 maggio <strong>2009</strong> e<br />

3300 “Volevo uccidermi.<br />

Non volevano credermi.<br />

Un conto è essere accusato<br />

ingiustamente di un furto,<br />

ma di aver ammazzato<br />

qualcuno no, non si può<br />

sopportare…<br />

Costantinu Laurentiu Sindumitru, 28 anni,<br />

rumeno, ha appena ascoltato il presidente<br />

della Corte d’assise di Catanzaro leggere<br />

la sentenza che gli ha restituito l’innocenza,<br />

“sottrattagli” per una “vendetta<br />

trasversale”. Il gesto assurdo di un uomo<br />

che voleva colpire la sua compagna, e se<br />

l’è presa con lui, lo ha additato come colui<br />

il quale aveva preso parte al massacro del<br />

connazionale 25enne Claudiu Capra, barbaramente<br />

ucciso con quattro coltellate<br />

alla nuca e cinque colpi di pistola all’addome,<br />

a Crotone, di fronte alla centralissima<br />

chiesa di S. Domenico, su corso Mazzini,


nel pomeriggio del 27 maggio<br />

2007. Costantinu ha osservato<br />

con occhi sgranati i giudici della<br />

Corte, allineati dietro agli scranni,<br />

i magistrati con la toga sulle<br />

spalle, i giudici popolari con la<br />

fascia tricolore sul petto. “La<br />

Corte… letti gli articoli… assolve<br />

Sindumitru Costantinu Laurentiu<br />

dai reati ascrittigli per<br />

non aver commesso il fatto…”.<br />

Costantinu ha lanciato un rapido<br />

sguardo al suo difensore,<br />

l’avvocato Aldo Truncè che, ad<br />

un certo punto di questa storia<br />

orribile, è arrivato a tirarlo fuori<br />

dall’inferno, riuscendo prima<br />

di tutto a farlo uscire di galera,<br />

appena due mesi prima. Poi ha<br />

aperto la bocca… “Grazie”, ha detto, “grazie,<br />

grazie, grazie”.<br />

Ha ringraziato i giudici, ha ringraziato<br />

il pubblico ministero Alessandra Susca,<br />

che pure aveva chiesto la sua assoluzione,<br />

considerata la assoluta inattendibilità del<br />

teste d’accusa che aveva indicato in lui<br />

l’autore del delitto, e che invece, si è scoperto,<br />

ha detto un cumulo di bugie per<br />

vendicarsi del giovane compagno della<br />

sua ex nuora. Costantinu ha continuato a<br />

ripetere “grazie” finchè i giudici non sono<br />

usciti dall’aula, mentre il cancelliere lo salutava<br />

con la mano in un gesto di estrema<br />

umanità. Era lui a ringraziare, quasi che<br />

non fossero stati altri a togliergli ingiustamente<br />

la libertà per due anni, gettandogli<br />

addosso il peso atroce dell’infamia di<br />

un’accusa di omicidio. Poi, però, davanti<br />

al cronista Costantinu non ha potuto fer-<br />

mare un amaro sfogo. Alle sua spalle, in<br />

lontananza, i familiari lo attendono con<br />

gli occhi pieni di lacrime. “Ci sono mamma<br />

e papà – dice -. Si sono ammalati per<br />

tutto questo. Anche io mi sono ammalato,<br />

è stato terribile. E tutto perché quell’uomo<br />

mi ha accusato. Ha mentito, ma hanno<br />

creduto a lui e non a me”. Quel’uomo è<br />

Dimitru Botea. Aveva raccontato di aver<br />

visto Sindumitru accoltellare la vittima.<br />

Adesso risponderà di falsa testimonianza.<br />

Una testimonianza che intanto è costata<br />

all’imputato quasi due anni di carcere.<br />

All’indomani dell’omicidio Capra, infatti,<br />

soprattutto sulla scorta delle dichiarazioni<br />

di Botea, i carabinieri arrestarono Sindumitru.<br />

Secondo l’iniziale ipotesi della Procura,<br />

formulata sulla scorta di “informazioni<br />

confidenziali”, Sindumitru aveva ucciso<br />

Capra dopo avergli in precedenza rubato<br />

SICUREZZA E POLIZIA<br />

2.000 euro, motivo per il quale avrebbe temuto<br />

che fosse la vittima a vendicarsi per<br />

primo. Una tesi che trovava un “sugello”<br />

nelle dichiarazioni di Botea, ritenute attendibili<br />

finchè non è emerso che l’uomo<br />

è in realtà l’ex suocero della compagna<br />

dell’imputato. Botea, non sopportando<br />

che la giovane donna non volesse tornare<br />

con suo figlio, avrebbe deciso di farle pagare<br />

tale affronto sfruttando l’occasione<br />

dell’omicidio Capra, e accanendosi contro<br />

il suo nuovo amore, l’ignaro Sindumitru,<br />

additato come l’autore dell’omicidio. “Io<br />

ho provato in ogni modo a dire che ero<br />

innocente – racconta il 28enne -. Avevo<br />

anche i testimoni che quel giorno della<br />

morte di Capra io non ero mai stato solo,<br />

ero altrove. Ma nessuno mi ha creduto. I<br />

miei testimoni non li hanno voluti ascoltare.<br />

Chiedevo in continuazione di essere<br />

sentito, interrogato, ma niente. Con il<br />

mio primo avvocato è stato un casino, poi<br />

finalmente ho trovato questo”.<br />

“Io ho anche capito – aggiunge<br />

il rumeno -, ad un certo punto,<br />

che quello che mi accusava io lo<br />

conoscevo, perché era l’ex suocero<br />

della mia ragazza, e sapevo<br />

che lui aveva mentito dicendo di<br />

non conoscermi. Lui aveva detto<br />

che non sapeva chi ero. In realtà<br />

lui mi conosceva benissimo, è per<br />

questo che mi ha accusato, per<br />

farmi pagare il fatto che la donna<br />

non voleva tornare con suo<br />

figlio, perché gli aveva detto che<br />

con me era finalmente felice”.<br />

“Lei gli aveva detto, e poi me lo<br />

aveva raccontato, di lasciarla in<br />

pace, che non voleva tornare mai<br />

e poi mai in Romania dal suo ex<br />

marito, che voleva seguire con me<br />

la strada giusta”. Avrebbe voluto seguire<br />

quella strada, ma uno scopo Botea l’ha<br />

sicuramente raggiunto: Sindumitru e la<br />

sua compagna non stanno più insieme.<br />

Lui l’ha lasciata: “Sono stato costretto. L’ho<br />

spiegato a lei che avevo troppa paura. Se<br />

quell’uomo mi ha fatto questo e sono stato<br />

chiuso in prigione tanto tempo ingiustamente,<br />

chissà cosa altro poteva farmi<br />

ancora”. Quell’uomo non avrebbe dovuto<br />

fargli questo, ed il “sistema” non avrebbe<br />

dovuto rubargli due anni di vita e la serenità.<br />

“Lo so che mi hanno assolto, ma io<br />

mi sento male. Come faccio ad andare per<br />

strada? Tutti mi diranno ‘quello è stato in<br />

galera’. Non è giusto” continua sconsolato.<br />

Poi, incredibilmente, riprende a ringraziare<br />

persino chi lo sta intervistando: “Grazie<br />

per essere qui. Grazie perché almeno voi,<br />

ora, mi state ascoltando”.<br />

3311


3322 DECRETO SICUREZZA<br />

Protesta dei sindacati di Polizia<br />

davanti a Montecitorio<br />

COISP: COISP: presi presi in in giro giro anche anche i i cittadini!!! cittadini!!!<br />

Domenico Pianese


Nelle foto il CoISP protesta insiema alle altre OOSS<br />

SICUREZZA E POLIZIA<br />

3333


3344 DECRETO SICUREZZA


SICUREZZA E POLIZIA<br />

3355


3366 DECRETO SICUREZZA


L’INTERVENTO<br />

di Tullio CARDONA<br />

La politica erge la sua connotazione<br />

democratica sui<br />

numeri. E’ noto ed evidente<br />

come ogni ente pubblico<br />

e privato, ogni aggregazione associativa<br />

sia sindacale che professionale<br />

o legata a qualsivoglia attività<br />

sociale, rappresenti per la politica<br />

partitica un serbatoio di numeri,<br />

quindi di voti.<br />

Il partitismo italiano ha perciò<br />

inteso a tutti i livelli accaparrarsi<br />

i piccoli o grandi contenitori associativi<br />

(giungendo persino a crearne),<br />

fino a farne cellule non comunicanti,<br />

talvolta giurate “nemiche”.<br />

Più le cellule si presentavano con<br />

la membrana spessa, più i voti di<br />

parte erano garantiti, “sacche” di<br />

avvallo, ripagando numeri e fedeltà<br />

con favori ed attenzioni d’ambito<br />

contributivo e benefici politico/amministrativi.<br />

Gli italiani, con il loro innato<br />

humor ed ironia hanno chiamato le<br />

aggregazioni associative “orticelli”,<br />

dalle palizzate sempre più imponenti.<br />

Funzionava quando l’economia<br />

era in grado di provvedere ai<br />

finanziamenti a pioggia, alle strizzate<br />

d’occhio condite dai favori.<br />

Ora l’economia è invece in crisi ed<br />

anche la politica partitica (seppur<br />

per la maggior parte riunita negli<br />

stock di tendenza Pdl - Pd) si deve<br />

arrendere agli accorpamenti, alle<br />

fusioni, alle unificazioni. Logico: in<br />

questo modo le risorse pubbliche<br />

vengono razionalizzate ed i risparmi<br />

divengono ingenti.<br />

Fusioni di Comuni nelle cosiddette<br />

aree vaste (laddove non si capisce<br />

mai dove si estenda la zonizzazione,<br />

magari un domani Reggio<br />

Calabria andrà a confinare con la<br />

Ciociaria), accorpamenti di servizi<br />

pubblici, di enti e strutture sanitarie.<br />

I finanziamenti a pioggia per<br />

le aggregazioni associative sono<br />

diventati un ricordo ed il pater in<br />

ambito amministrativo e politico,<br />

colui che garantiva il riferimento<br />

e la dovuta attenzione del settore<br />

pubblico e raccoglieva voti, allarga<br />

ormai impotente le braccia: accorpatevi.<br />

Faccenda non facile: prima hanno<br />

creato gli orti, ora vorrebbero i<br />

latifondi condivisi. In poche parole<br />

è entrato in grave crisi un meccanismo<br />

economico, sociale, psicologico.<br />

Le membrane delle cellule, o se<br />

preferiamo le palizzate degli orticelli,<br />

si sono solidificate nel tempo,<br />

ispessite, infittite. Hanno coinvolto<br />

generazioni. Adesso le formazioni<br />

politiche pensano a controlli di settore,<br />

non più parcellizzato. Ma non<br />

sarà affatto semplice. Se vogliamo<br />

un banale esempio, lasciando stare<br />

la difficile maturazione degli urbanisti<br />

a tavolino e dei politici in poltrona<br />

(i quali molto di rado conoscono<br />

davvero il territorio e le sue<br />

implicazioni sociali e tradizionali),<br />

si pensi alle associazioni sportive,<br />

a 3 società che in un Comune medio<br />

pratichino il gioco del calcio. Come<br />

SICUREZZA E POLIZIA<br />

L’economia morale e reale<br />

dell’indipendenza associativa<br />

– la crisi degli orticelli.<br />

dire loro, dopo anni di inimicizia,<br />

dal momento che ciascuna apparteneva<br />

ad uno schieramento diverso<br />

e perciò ne riceveva benefici, che<br />

debbono accorparsi ed utilizzare un<br />

solo impianto sportivo per razionalizzare<br />

e risparmiare le risorse pubbliche?<br />

Magari che devono andare<br />

pure d’accordo, altrimenti addio<br />

spicci? Come si comporteranno e<br />

dove finiranno gli “sceriffi di zona”,<br />

quelli che andavano con i santini<br />

di partito in giro nelle micro aree<br />

a risolvere problemi ed incassare<br />

preferenze? L’economia, quindi, sta<br />

determinando, anzi: forzando l’addio<br />

agli orticelli, ai rapporti univoci<br />

con i partiti.<br />

Un comune denominatore che<br />

investe anche categorie ben più<br />

grandi e complesse, le quali stanno<br />

risentendo degli stessi problemi di<br />

fondo. Chi invece può continuare<br />

ancor più serenamente la propria<br />

opera, perché non toccato dalle relazioni<br />

aggregazione/partito sono i<br />

gruppi associativi che fin dall’inizio<br />

si sono dichiarati indipendenti, impostando<br />

la loro azione in tal senso.<br />

Nella confusione degli accorpamenti<br />

e delle prospettate unificazioni<br />

vanno a rappresentare luoghi fisici<br />

e mentali di riferimento, esempi<br />

di metodologia e funzionamento.<br />

Hanno forse pagato una scarsità<br />

d’attenzione all’inizio, poi si sono<br />

imposti perché credibili; ora divengono<br />

indispensabili per il dialogo<br />

transitivo fra i contenuti sociali e<br />

la politica partitica dei rappresentanti<br />

eletti, dalle municipalità fino<br />

al Parlamento.<br />

Il <strong>Coisp</strong>, lo diciamo con orgoglio,<br />

è fra questi. Una forza fondamentale<br />

e necessaria, proprio perché ha<br />

fatto dell’indipendenza il suo Dna.<br />

337 7


338 338 8<br />

SPECIALE CAGLIARI<br />

Intervista al Questore di Cagliari Salvatore MULAS<br />

UNA QUESTURA DOVE<br />

”CONTANO” LE RISORSE UMANE<br />

di Giulia Zampina<br />

Questore Mulas che situazione<br />

esiste a Cagliari in termini<br />

di criminalità?<br />

“La città di Cagliari è storicamente<br />

legata al suo vasto entroterra da rapporti<br />

che seppur mutati negli ultimi decenni<br />

risalgono ad alcuni secoli addietro.<br />

Per la sua ridotta consistenza numerica<br />

della popolazione e per il rapporto con<br />

centri satelliti si può definire una piccola<br />

città metropolitana. Basti pensare<br />

che il cento maggiore adiacente, Quartu<br />

Sant’Elena, è la terza città<br />

della Sardegna. In linea<br />

generale la situazione<br />

è assolutamente sotto<br />

controllo. Il rapporto<br />

tra le varie componenti<br />

dell’Amministrazione della<br />

Pubblica Sicurezza e tra<br />

le Forze di Polizia è di notevolissimo<br />

valore. Le occasioni<br />

di dialogo e di incontro sono<br />

costanti e sempre connotate<br />

da disponibilità<br />

ad affrontare tutte le<br />

tematiche dell’ordine<br />

e della sicurezza pubblica. La predisposizione<br />

dei servizi di Ordine Pubblico e<br />

dei Piani Provinciali di Controllo Straordinario<br />

del territorio avviene con previa<br />

riunione del tavolo tecnico con tutte<br />

le forze di polizia. Il dispositivo che<br />

ne scaturisce consente di effettuare un<br />

soddisfacente controllo del territorio,<br />

reso più efficace dal criterio di priorità<br />

di intervento per chiamata pur con la<br />

suddivisione della città in quattro zone.<br />

Ad integrazione per le zone e gli orari<br />

più interessanti per le attività di polizia<br />

vengono predisposti servizi di pattugliamento<br />

straordinario con il concorso del<br />

Reparto Mobile e del Reparto Prevenzione<br />

Crimine.“<br />

Quali sono stati i reati più frequenti<br />

nell’ultimo anno?<br />

“Si tratta delle fattispecie criminose<br />

tipiche di una realtà cittadina<br />

senza gravi emergenze<br />

criminali. Le fattispecie<br />

di maggior accadimento<br />

attengono a<br />

reati predatori motivati<br />

dall’esigenza di procurarsi<br />

piccole somme di<br />

denaro, specie per acquisto<br />

di sostanze stupefacenti.<br />

Si tratta di un<br />

tratto comune alle realtà<br />

in cui esiste un<br />

disagio sociale ed<br />

economico innegabile.<br />

Sono presenti un


Il Questore di Cagliari Salvatore Mulas<br />

ristretto numero di reati contro la persona.<br />

I reati di violenza politica sono quasi<br />

assenti, limitati qualche frizione con<br />

la forza pubblica in occasione di eventi<br />

politici che vedono opposte iniziative<br />

concomitanti. La criminalità straniera<br />

è quasi totalmente assente: i pochi casi<br />

riguardano gli stranieri che già destinatari<br />

di provvedimenti espulsivi non si allontanano<br />

o fanno ritorno sul territorio<br />

nazionale.“<br />

Quanti sono gli uomini<br />

in forza alla Questura?<br />

“La forza assegnata alla<br />

Questura risente in primo luogo<br />

dell’ancoraggio alle tabella<br />

ministeriali dell’anno 1989 che<br />

non tenevano conto di realtà<br />

professionali quali Artificieri<br />

Antisabotaggio e Tiratori scelti,<br />

Polizia di Prossimità e Squadra<br />

Nautica che pur arricchendo la<br />

complessità della Questura incidono<br />

sull’organico complessivo.<br />

In secondo luogo l’anzianità<br />

anagrafica e di servizio del personale<br />

risulta per ovvi motivi<br />

abbastanza elevata: questo fatto<br />

è indubbiamente positivo<br />

perché garantisce un apporto<br />

professionale di maggior livello,<br />

ma comporta, per altro verso,<br />

una ridotta attitudine al cambiamento<br />

di incarico e conseguentemente<br />

di ricambio generazionale<br />

in talune articolazioni.<br />

Si registra una carenza organica di rilievo<br />

nel ruolo degli assistenti ed agenti per<br />

cui è stato richiesto il ripianamento, per il<br />

quale si esprime una fiduciosa attesa nel<br />

quadro delle compatibilità dell’attuale stato<br />

degli organici complessivi. Un ‘accorta<br />

programmazione delle attività unita alla<br />

riduzione di servizi non più attuali quali<br />

vigilanze fisse in uffici giudiziari protetti<br />

da sistemi di protezione passiva o di rimodulazione<br />

dei servizi in occasione di manifestazioni<br />

sportive in favore di servizi di<br />

pattugliamento straordinario del territorio<br />

o dei servizi serali per la Squadra Mobile e<br />

la Digos in attesa di riassestamento degli<br />

organici consentono di vivere serenamente<br />

l’attuale momento.“<br />

SICUREZZA E POLIZIA<br />

Le risorse finanziarie ed umane<br />

sono sufficienti per fronteggiare<br />

la questione sicurezza nella provincia?<br />

“Premesso che l’assegnazione delle<br />

risorse umane e finanziarie attengono<br />

al livello della programmazione politica<br />

e come tali costituiscono per l’Autorità<br />

Provinciale di Pubblica Sicurezza una<br />

variabile predeterminata, si ritiene per<br />

quanto già anticipato in precedenza che<br />

non si siano registrate situazioni tali da<br />

non costituire l’esercizio delle potestà<br />

proprie dell’Autorità Provinciale di Pubblica<br />

Sicurezza. Le risposte per ovviare<br />

alle minori risorse materiali sono state<br />

affrontate con misure di scelta per<br />

le priorità di sicurezza, anche sotto il<br />

profilo della percezione. Sotto il profilo<br />

delle risorse umane da un lato un sempre<br />

maggior coordinamento delle Forze<br />

(anche all’interno della stessa Polizia di<br />

stato) e dall’altro la leva motivazionale<br />

del singolo operatore hanno consentito<br />

di innalzare i livelli di efficienza ed<br />

efficacia della questura che mi è stata<br />

affidata. “<br />

Quale è la sua opinione in merito<br />

al decreto sicurezza appena<br />

varato?<br />

“Posto che l’Autorità Provinciale di<br />

Pubblica Sicurezza non può che dare<br />

esecuzione al disegno ordina mentale<br />

si ritiene che il mantenimento del<br />

modello recato dalla Legge di Riforma<br />

della Pubblica Sicurezza. la Legge 121,<br />

non ne risulti inficiata o smentita. Vi è<br />

probabilmente l’esigenza fortissima dei<br />

cittadini di metodologie di risposta ai<br />

bisogni di sicurezza che appare trovare<br />

forme sinora inesplorate nell’ambito<br />

del modello esistente.“<br />

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440 440 0<br />

SPECIALE CAGLIARI<br />

Il Sindaco di Cagliari, Emilio Floris, spiega quali sono le vere emergenze della sua città<br />

“La delinquenza nasce dove<br />

non si ascoltano i disagi altrui”<br />

di Giulia ZAMPINA<br />

Cagliari presenta, ovviamente,<br />

tutte le problematiche sociali<br />

che contraddistinguono una<br />

Città. Traffico di stupefacenti,<br />

minicriminalità, danneggiamenti al patrimonio<br />

architettonico, sono presenti<br />

anche nella nostra città, così come in<br />

qualsiasi altra città di una certa dimensione.<br />

Alcuni fenomeni sono stati attenuati<br />

da una politica sociale attenta a<br />

superare situazioni di emarginazione<br />

sociale in particolare in una lunga e faticante<br />

opera di integrazione dei quartieri<br />

considerati un tempo ghetto.<br />

Come amministrazione comunale<br />

abbiamo investito molte energie in<br />

questo campo, pur tra i limiti delle<br />

disponibilità di bilancio. Cerchiamo di<br />

prevenire fenomeni di emarginazione,<br />

abbiamo dato ampio spazio all’opera<br />

di organizzazioni di volontariato, realizzato<br />

strutture di assistenza e accoglienza<br />

rivolte al reinserimento sociale<br />

delle persone deboli e che attraversano<br />

momenti difficili della propria vita.<br />

Il vero segreto è la crescita e il rafforzamento<br />

del senso civico generalizzato<br />

comunque già al di sopra della<br />

media dei cittadini residenti in città.<br />

Nella famiglia, nella scuola, attraverso<br />

l’opera di associazioni e organizzazioni<br />

di volontariato, la diffusione della cultura<br />

della sicurezza attraverso l’educazione<br />

alla civile convivenza, sono le<br />

condizioni vere ed essenziali a base di<br />

qualsiasi successo in questo aspetto<br />

della politica. I cagliaritani sono persone<br />

sensibili e ospitali e spesso impegnati<br />

volontariamente in iniziative sociali<br />

e la nostra amministrazione ha da<br />

tempo avviato iniziative concrete per<br />

favorire e potenziare questo processo<br />

educativo. Così come hanno dimostrato<br />

ampiamente di essere refrattari a<br />

logiche di penetrazione di criminalità<br />

organizzata che in città non trovano<br />

spazio. Inoltre posso essere testimone<br />

di una riuscita opera di coordinamento<br />

delle forze dell’ordine operanti in<br />

Emilio Floris<br />

città che ha permesso di fronteggiare<br />

e stroncare sul nascere qualsiasi tentativo<br />

di creare in città condizioni di invivibilità<br />

e di insicurezza proprie di altre<br />

aree del nostro Paese. Posso dire che<br />

esiste un clima di collaborazione generale,<br />

una cultura diffusa della sicurezza<br />

che rende il compito più facile.<br />

- Sindaco Floris esiste un’emergenza<br />

particolare da fronteggiare?<br />

Per ciò che dicevo prima, il generale<br />

clima di sicurezza non evidenzia una<br />

particolare emergenza con fenomeni


che si caratterizzino rispetto ad altri.<br />

Dobbiamo lavorare per far si che i cittadini<br />

sentano le istituzioni presenti, vive<br />

e partecipi di ogni situazione e capaci<br />

di saper ascoltare e dare dignità ai problemi.<br />

Spesso la causa maggiore della<br />

recrudescenza di fatti criminosi deriva<br />

proprio dal non saper o essere stati in<br />

grado di ascoltare per tempo i disagi di<br />

chi sentitosi emarginato reagisce poi in<br />

maniera sbagliata.<br />

- Ci sono in cantiere progetti particolari<br />

per aumentare il senso di<br />

sicurezza nella città di Cagliari?<br />

Città vivibili sono la base vera del<br />

senso di sicurezza generale in cui un<br />

cittadino può sentirsi parte.<br />

Traffico ordinato, aree e spazi<br />

verdi, pulizia delle aree pubbliche,<br />

illuminazione, decoro ambientale e<br />

architettonico, servizi scolastici e sociali<br />

di primo ordine, rappresentano i<br />

primi elementi di un sentimento che<br />

assieme al valore della dignità umana<br />

consente di affermare valori positivi e<br />

un senso più armonico dell’intendere<br />

la vita sociale. Creare le condizioni per<br />

l’affermarsi di uno stato di pace sociale:<br />

è questo il concetto di base per<br />

costruire società in cui la sicurezza divenga<br />

un sentimento diffuso e che si<br />

autoalimenta. In questo senso qualsiasi<br />

iniziativa, qualsiasi cantiere, qualsiasi<br />

attività, svolta e organizzata col<br />

fine di migliorare il livello di qualità<br />

della vita, può essere considerata dedicata<br />

ad aumentare il senso di sicurezza<br />

in città. Il cittadino deve avere la piena<br />

consapevolezza che le istituzioni pubbliche<br />

lo proteggono in qualsiasi momento<br />

e per qualsiasi difficoltà possa<br />

attraversare.<br />

E anche nel settore del lavoro e<br />

della occupazione, l’amministrazione<br />

comunale ha posto in campo risorse<br />

rilevanti. Nel 2004 abbiamo raggiunto<br />

il traguardo di città col miglior rapporto<br />

investimenti per abitante di tutta<br />

Italia. Decine di cantieri aperti, circa<br />

2000 posti di lavoro. Ma anche gli interventi<br />

per i giovani, per le giovani<br />

coppie, per la casa.<br />

Potrei citare tanti esempi, ma credo<br />

che il concetto maggiore sia che tutto<br />

questo sia sempre ispirato al concetto<br />

di servizio al cittadino cui qualsiasi<br />

operatore pubblico deve sentirsi legato.<br />

E questo spirito che mi ha portato<br />

a dare anni della mia vita al servizio<br />

della mia città.<br />

CAGLIARI<br />

Adagiata sul golfo omonimo, a 4 metri<br />

d’altezza, addossata a una collina<br />

situata tra due stagni salati (Molentargius,<br />

Santa Gilla), oggi conta<br />

173.600 abitanti, e ha un estensione<br />

di 133.51 km2, è il capoluogo della<br />

Sardegna. Monte Urpinu, Monte Claro,<br />

Monte Mixi, il Colle di Bonaria, il<br />

Colle di S. Michele, S. Elia, Tuvixeddu<br />

e Castello, sono i colli che sovrastano<br />

la città e dai quali è possibile ammirarla<br />

in tutto il suo splendore. Castello,<br />

la Marina, Stampace e Villanova<br />

sono i quattro quartieri dai quali si<br />

è sviluppata la città. L’anfiteatro è il<br />

più notevole edificio romano dell’intera<br />

isola. Capace di 10000 posti, venne in parte<br />

smantellato nel Medioevo e il materiale<br />

utilizzato per la costruzione di chiese e<br />

di mura, ora è protetto da una copertura<br />

in legno utili per gli spettacoli estivi. La<br />

Porta dell’Elefante, costruita da G. Capula<br />

nel 1307, ha sopra la mensola appunto<br />

l’elefante come simbolo della forza, della<br />

SICUREZZA E POLIZIA<br />

magnanimità e della clemenza. La Grotta<br />

della Vipera è così chiamata per due<br />

serpenti scolpiti sul frontone. E’ la tomba<br />

della moglie di un nobile romano, tale<br />

Cassio Filippo, esiliato a Cagliari. Il Tesoro<br />

della Cattedrale comprende una croce che<br />

un soldato spagnolo rubò dal capezzale<br />

del Pontefice durante il sacco di Roma<br />

e che poi abbandonò lì, atterrito da una<br />

tempesta che lo aveva colto al largo della<br />

città. Abbondante la produzione dell’artigianato,<br />

dal legno intagliato ai tessuti<br />

rustici, dai cestini di fibra di asfodelo ai<br />

lavori di oreficeria. Famosa la squadra di<br />

calcio che nel 1970 conquistò lo scudetto:<br />

Nenè, Alberatosi, Niccolai, Domenghini,<br />

Riva, Greatti, Martiradonna, Poli, Brugnera,<br />

Gori e Zignoli. L’Università risale al<br />

1606 e ha in dotazione una ricca biblioteca<br />

di oltre 150000 volumi. Tra i pezzi<br />

d’enorme valore del Museo archeologico<br />

c’è una maschera ghignante di terracotta<br />

del VI - V secolo a.C. Con il suo “sorriso”<br />

avrebbe dovuto tenere lontano dal sonno<br />

dei defunti i tenebrosi influssi degli spiriti<br />

del male. Il Santuario di Bonaria, dedicato<br />

alla Madonna protettrice dei marinai, è<br />

formato da una chiesa moderna adiacente<br />

ad una chiesa del XIV secolo con forme<br />

gotico-aragonesi. Ogni anno in maggio<br />

si tiene la Fiera Campionaria della Sardegna.<br />

Tra le feste, quella del 1° maggio<br />

di Sant’Efisio, quella del Mare, la prima<br />

domenica di aprile, e quella di San Saturnino,<br />

patrono della città. La gastronomia<br />

conserva influenze catalane e genovesi.<br />

I culirgiones sono ravioli di ricotta e di<br />

erbe; la fregola è una minestra a base di<br />

semola con zafferano. Famoso il pecorino<br />

sardo e, tra i dolci, le caschettas, specie di<br />

paste con miele, noci e mandorle trite. Tra<br />

i vini, Vernaccia, Cannonau, Malvasia.<br />

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4422 SICUREZZA<br />

di Antonio CAPRIA<br />

Otto maggio. Festa della Polizia.<br />

Il ministro dell’Interno, Roberto<br />

Maroni, garantisce il suo<br />

“personale impegno e di tutto<br />

il governo perché alla Polizia di Stato e<br />

a tutte le Forze dell’ordine siano sempre<br />

assicurate le risorse necessarie a mantenere<br />

un elevato livello di efficienza”. La<br />

rassicurazione del responsabile del Viminale,<br />

dopo le polemiche sui fondi destinati<br />

alla sicurezza, è venuta nel corso della<br />

Antonio Di Pietro(Idv) critica il ministro<br />

dell’Interno Maroni<br />

«Sulla sicurezza governo<br />

ipocrita e superficiale»<br />

«In bilancio tre miliardi<br />

di euro in meno per<br />

il comparto. Destinare<br />

a forze dell’ordine<br />

e giustizia i capitali<br />

confiscati alla criminalità»<br />

festa della Polizia di Stato, in piazza del<br />

Popolo a Roma, che ha celebrato il 157mo<br />

anniversario della sua fondazione. Una<br />

celebrazione alla quale hanno preso parte<br />

il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano,<br />

il quale ha consegnato alcune medaglie<br />

d’oro al valore, il presidente del Senato,<br />

Renato Schifani, i ministri La Russa, Tremonti,<br />

Alfano, Prestigiacomo, oltre ad altre<br />

cariche dello Stato.<br />

Ma le dichiarazioni di Maroni hanno<br />

mandato su tutte le furie il leader dell’Italia<br />

dei Valori, Antonio Di Pietro, che pochi


minuti dopo ha parlato di “questione sicurezza<br />

affrontata con ipocrisia e superficialità”.<br />

Dure le parole di Di Pietro: «Deploriamo<br />

la sufficienza con cui il governo<br />

lascia che esponenti della propria maggioranza<br />

affrontino la questione sicurezza<br />

con superficialità e ipocrisia. Il ministro<br />

Maroni alla Festa della Polizia ha fatto<br />

due dichiarazioni improntate alla totale<br />

ipocrisia. Nella prima ha affermato che<br />

“la vita delle persone che cercano di sottrarsi<br />

alla miseria e alla guerra viene per<br />

noi prima di ogni altra considerazione”, e<br />

infatti il governo ha rimandato a morire<br />

ammazzate quelle persone che potevano<br />

chiedere il diritto d’asilo come previsto<br />

dalla convenzione di Ginevra, mentre un<br />

esponente di spicco della Lega vuole metterle<br />

gli stranieri in posti separati quando<br />

si va in autobus. Ma l’ipocrisia tipica dei<br />

governi di regime emerge quando il ministro<br />

dell’Interno afferma l’impegno del<br />

Il Ministro dell’Interno Roberto Maroni<br />

governo affinché a polizia e forze dell’ordine<br />

siano assicurate risorse necessarie a<br />

mantenere elevati livelli di efficienza: la<br />

verità è che dal capitolo “Sicurezza” del<br />

bilancio dello Stato sono stati tolti 3 miliardi<br />

quest’anno. Il ministro Larussa parla<br />

di aumenti di fondi per la Difesa, Maroni<br />

garantisce l’aumento di fondi per la sicurezza:<br />

sono tutte falsità che in un governo<br />

democratico comporterebbero l’impeachment,<br />

la messa in discussione politica di<br />

questi ministri perché un ministro è un<br />

pubblico ufficiale, è come un ministro di<br />

Dio, e dovrebbe dire la verità. Chiedete<br />

ai carabinieri o ai poliziotti se gli viene<br />

pagato lo straordinario». Di Pietro lancia<br />

quindi una proposta: «Destinare i capitali<br />

sequestrati o confiscati alla criminalità al<br />

comparto della sicurezza e della giustizia.<br />

Si tratta di due miliardi di euro l’anno»<br />

«Le forze dell’ordine – continua Di Pietro -<br />

non hanno mezzi, né strutture, né risorse,<br />

così come la magistratura non ha mezzi,<br />

né strutture, né risorse. Con il presidente<br />

Napolitano ringraziamo le forze di polizia<br />

per quello che stanno facendo, ma evidenziamo<br />

come ai successi giudiziari e di<br />

polizia corrisponde un’incapacità e una<br />

mancanza di volontà della politica nel<br />

fornire le risorse necessarie perché vengano<br />

garantite la giustizia e la sicurezza».<br />

Continua di Pietro: «Ho partecipato a una<br />

riunione con tutti i vertici dell’antimafia<br />

del Sud. E’ emerso che si sta creando un<br />

nuovo consenso sociale della collettività<br />

verso la criminalità organizzata, che non<br />

è vista come quella che fa paura ma co-<br />

SICUREZZA E POLIZIA<br />

me quella che ti consente di entrare in un<br />

mercato del lavoro altrimenti impossibile<br />

da conquistare. Ed è emerso pure che c’è<br />

un senso dell’impunità, della non certezza<br />

del diritto e della non certezza della pena<br />

che fa arrendere la società civile, che si<br />

rende conto che nulla cambia e nulla può<br />

cambiare. Cresce l’omertà, mentre c’è<br />

stato un tempo in cui i successi giudiziari<br />

avevano rafforzato la collaborazione dei<br />

cittadini con forze di polizia, ma soprattutto<br />

c’è un diffuso senso dell’impunità<br />

perché le regole sembrano scritte apposta<br />

per garantire chi viola la legge. L’Associazione<br />

nazionale magistrati ha reso<br />

noto che, solo nel 2008, 200 mila processi<br />

sono finiti in prescrizione. Vuol dire che<br />

almeno 200 mila vittime non hanno avuto<br />

giustizia, che ci sono centinaia di migliaia<br />

di persone tra poliziotti, carabinieri, finanzieri,<br />

magistrati, che hanno lavorato<br />

inutilmente e speso soldi inutilmente, e<br />

che ci sono almeno 200 mila persone che<br />

vanno in giro senza poter sapere se sono<br />

delinquenti o brave persone. Italia dei Valori<br />

– ha concluso Di Pietro - da tempo ha<br />

messo una norma all’ordine del giorno:<br />

un solo articolo, un solo comma di mezzo<br />

rigo, che permetterebbe di superare il problema<br />

di questi 200 mila processi inutili<br />

e dannosi. “La prescrizione si interrompe<br />

con l’inizio del processo”. Punto. E’ la garanzia<br />

di impunità che porta agli abusi.<br />

L’imputato deve sapere che quando è<br />

iniziato il processo deve solo difendersi<br />

per dimostrare la propria innocenza, altrimenti<br />

si ingegna per arrivare alla prescrizione<br />

con cavilli e ricorsi utili solo a<br />

fargli guadagnare tempo».<br />

4433


IL FATTO<br />

di Giulia ZAMPINA<br />

Può accadere che in una società<br />

che si definisce moderna si<br />

possa essere aggrediti in un<br />

centro commerciale affollato<br />

in un giorno di festa? Può accadere<br />

che per aver compiuto il proprio dovere<br />

civile, prima come uomo e poi<br />

come poliziotto, ci si ritrovi con un<br />

timpano rotto? Purtroppo la risposta a<br />

queste domande è sì, può accadere. Ma<br />

quando accade a te, oltre alle lesioni<br />

fisiche, oltre alla sensazione di paura<br />

e spavento, ti resta dentro una sorta di<br />

senso di impotenza, non sai più qual<br />

è il confine tra ciò che è giusto e ciò<br />

che è sbagliato. Vorresti reagire ma sai<br />

che non puoi farlo con gli stessi mezzi<br />

di cui sei stato vittima, sai che una<br />

reazione uguale all’offesa che stai ricevendo,<br />

ti renderebbe identico a colui il<br />

quale ti sta offendendo ed entreresti in<br />

una spirale in cui i valori di giustizia e<br />

diritto resterebbero soffocati. Giuseppe<br />

Brugnano, Assistente Capo della Polizia<br />

di Stato in servizio presso la Digos<br />

di Catanzaro e responsabile dell’ufficio<br />

Stampa del <strong>Coisp</strong>, il primo maggio è<br />

stato aggredito da un personaggio non<br />

sconosciuto alle forze dell’ordine. Il<br />

motivo dell’aggressione è stato perché<br />

Giuseppe Bugnano, che quel giorno<br />

non era in servizio, ha tentato di sventare<br />

un furto perpetrato ai danni di un<br />

negozio di bigiotteria. L’aver restituito<br />

la merce alla proprietaria del negozio,<br />

commentando l’accaduto, ha scatenato<br />

su di lui la furia di quest’uomo che,<br />

incurante della folla, incurante del fatto<br />

che accanto a Giuseppe Brugnano ci<br />

fosse il figlio di sei anni, ha pensato<br />

di “pulire” l’offesa ricevuta con uno<br />

schiaffo pesante. Il fatto che Brugna-<br />

4444 Un poliziotto tenta di impedire un furto ma viene colpito al volto<br />

e subisce la perforazione di un timpano<br />

Sindacalista del CoISP<br />

aggredito a Catanzaro<br />

Giuseppe Brugnano<br />

no si sia qualificato come poliziotto<br />

ha peggiorato, se possibile ancor di<br />

più, la situazione. L’uomo ha infatti<br />

completato la sua opera con insulti e<br />

improperi. L’aggressore, da sempre<br />

vicino alle famiglie rom di Catanzaro,<br />

è stato rintracciato il giorno dopo<br />

dagli uomini della volante, ma per il<br />

momento l’unico provvedimento preso<br />

a suo carico è una denuncia a piede<br />

libero. Quanti episodi, simili a questo<br />

dovranno ancora capitare, a poliziotti<br />

o semplici cittadini, perché le istituzioni<br />

siano consequenziali a se stessi.<br />

L’aggressore di Brugnano, come tanti<br />

altri in tante città anche lontane da<br />

Catanzaro ma uguali nell’espressione<br />

della delinquenza, sono persone note<br />

alle forze dell’ordine che agiscono<br />

con l’arroganza degli impuniti, perché,<br />

qualora abbiano subito una condanna,<br />

non l’hanno mai scontata fino in fondo.<br />

Che a Catanzaro si chiamino rom<br />

o da un’altra parte siano identificabili<br />

con altro nome (sempre che sia possibile<br />

classificare la delinquenza), che si<br />

tratti di manifestanti o di tifosi scalmanati<br />

di una curva, poco importa. C’è<br />

un gap tra l’opera svolta quotidianamente<br />

dalle forze dell’ordine, a costo<br />

di sacrifici anche estremi e le pene che<br />

a queste persone vengono inflitte e che<br />

realmente scontano. E nelle pieghe di<br />

questo gap, si annida purtroppo la delinquenza,<br />

quella che qualcuno identifica<br />

come microcriminalità solo per<br />

distinguerla dai fenomeni strutturati,<br />

ma che è anche quella che si annida<br />

nella quotidianità, quella che mina la<br />

tranquillità della gente comune e delle<br />

famiglie, quella che non ti consente di<br />

passeggiare in un centro commerciale<br />

perché neanche la folla, che di per sé<br />

dovrebbe essere un deterrente, è un lasciapassare<br />

per stare tranquilli. Il sistema<br />

sicurezza in questo momento storico<br />

nel nostro Paese, sta attraversando<br />

un periodo di blackout e lo scontro<br />

istituzionale, voluto dal Governo con<br />

tagli spropositati alle risorse destinate<br />

alle forze dell’ordine e con trovate poco<br />

costruttive come quella delle ronde,<br />

non fa altro che aumentare le distanze<br />

tra i soggetti preposti alla gestione<br />

dell’ordine pubblico e alla tutela della<br />

sicurezza. Più le maglie si allargano e<br />

più la delinquenza trova spazi di proliferazione.<br />

E la prossima volta, che si<br />

tratti di un poliziotto o di un cittadino,<br />

se l’epilogo fosse tragico, dopo il tempo<br />

del dolore arriverebbe quello delle<br />

assunzioni di responsabilità che a quel<br />

punto avrebbero un volto, un nome e<br />

un cognome.


Non esiste a larme<br />

sociale né tanto meno<br />

a larme sicurezza.<br />

Con queste parole e questa certezza<br />

il questore di Catanzaro<br />

Arturo De Felice, ha stigmatizzato<br />

la paura che negli ultimi mesi<br />

ha attanagliato la comunità Catanzarese.<br />

Il capoluogo calabrese, considerato per<br />

molto tempo un’isola felice, si è trovato,<br />

in mene di un mese, a dover fare i conti<br />

con l’ omicidio di un ventiseienne perpetrato<br />

in un centro commerciale affollato<br />

in una domenica di carnevale. L’episodio,<br />

che secondo la versione ufficiale fornita<br />

dagli inquirenti, sarebbe maturato per un<br />

banale scherzo, ha in realtà altri contorni,<br />

altre sfaccettature. Nella stessa settimana<br />

una donna anziana è stata trovata morta<br />

nel suo letto, uccisa probabilmente da alcuni<br />

balordi che, entrati nella sua abitazione<br />

per rapinarla. Qualche giorno dopo<br />

il cadavere di un uomo è stato rinvenuto<br />

carbonizzato nella sua auto nella pineta di<br />

Siano, un luogo certamente isolato ma non<br />

abbastanza da assicurare l’impunità di un<br />

delitto. Il primo maggio l’aggressione,<br />

sempre in un centro commerciale, a Giuseppe<br />

Brugnano. Il questore di Catanzaro<br />

ha definito l’episodio “estemporaneo”, ma<br />

di fatto non è certamente possibile decontestualizzarlo<br />

da una situazione che non è<br />

più quella di un’isola felice. Una parte della<br />

delinquenza catanzarese è ben definita negli<br />

ambiti di una comunità definita “rom”.<br />

Si tratta in realtà di persone che per nascita<br />

o per residenza sono catanzaresi, ma in realtà<br />

vivono in una condizione di “zingari”.<br />

Gli uomini della polizia di Stato di Catanzaro,<br />

nei mesi scorsi hanno portato avanti<br />

azioni repressive nei confronti di questa<br />

comunità. Sgomberando gli appartamenti<br />

popolari occupati abusivamente, denunciando<br />

i genitori rei di non far frequentare<br />

ai loro figli la scuola dell’obbligo. Ma di fatto<br />

questo non sembra bastare più. I rom a<br />

Catanzaro agiscono con l’arroganza degli<br />

impuniti, un luogo affollato non è più un<br />

deterrente alle loro azioni criminose. La<br />

città intera si è mobilitata per dimostrare<br />

la solidarietà a Giuseppe Brugnano.<br />

Dal sindaco, Rosario Olivo all’ex magistrato<br />

Luigi De Magistris, passando per<br />

l’onorevole dell’Udc Mario Tassone, il consigliere<br />

comunale Franco Cimino, il presidente<br />

della proloco Filippo Capellupo, i<br />

consiglieri provinciali Vittorio Cosentino<br />

ed Emilio Verrengia le associazioni cultura-<br />

Il Questore di Catanzaro Arturo De Felice<br />

li Ulixes e Catanzaro nel cuore e i comitati<br />

di quartieri. Solidali, ma anche fermi nel<br />

chiedere soluzioni concrete per arginare<br />

quei fenomeni criminali che fanno di alcuni<br />

quartieri periferici un vero e proprio<br />

Bronx. Abbandonati a se stessi, in preda<br />

della paura di denunciare per il timore di<br />

subire ritorsioni. “Solidarietà umana e non<br />

formale “ dicono coloro i quali nei giorni<br />

successivi all’episodio dell’aggressione<br />

a Giuseppe Bugnano hanno manifestato<br />

pubblicamente la loro posizione. “Ed è per<br />

questo – continuano le note - che, spentasi<br />

l’eco dell’episodio, è necessario che non si<br />

abbassino le luci sul tema sicurezza nella<br />

nostra città. Un ragazzo ucciso in un centro<br />

commerciale, una donna barbaramente assassinata<br />

in casa sua, un cadavere ritrovato<br />

bruciato in un luogo pubblico e un’aggressione<br />

perpetrata in un luogo affollato, sono<br />

SICUREZZA E POLIZIA<br />

purtroppo tristi segnali<br />

che impongono di tenere<br />

alta la guardia rispetto al<br />

fatto che evidentemente<br />

la delinquenza in questa<br />

città, ha avuto la percezione<br />

dell’impunità e si è<br />

permessa di alzare il tiro,<br />

non preoccupandosi più<br />

di nascondersi, ma agendo<br />

in maniera sfrontata,<br />

sfidando i luoghi, le istituzioni<br />

e le circostanze.<br />

Ma questa sfida, lanciata<br />

in maniera tanto feroce<br />

dalla criminalità, può e<br />

deve essere vinta ritrovando unità di intenti<br />

sulla necessità di estirpare quei rami<br />

secchi che avvelenano il tessuto sociale<br />

della nostra comunità. E per fare questo<br />

è necessario essere risoluti nelle decisioni<br />

e anche nei comportamenti. E’ fondamentale<br />

saper dire di no ed essere conseguenziali<br />

nei comportamenti e soprattutto è<br />

fondamentale eliminare quella cortina di<br />

paura che troppo spesso è un deterrente<br />

alla volontà dei cittadini di denunciare.<br />

Non serve la proliferazione di “nuove idee”<br />

sul tema sicurezza, non bisogna inventarsi<br />

nulla ma legittimare ogni giorno l’opera di<br />

chi si impegna per tutelare la società. Una<br />

legittimazione che deve arrivare dalle istituzioni<br />

e dalla società civile attraverso una<br />

cosa semplice, il rispetto delle regole e la<br />

denuncia di tutti quei fatti che vanno contro<br />

le regole stesse”.<br />

445 5


4466 IL FATTO<br />

1° MAGGIO:<br />

festa dei lavoratori, non dei poliziotti.<br />

Lo abbiamo sempre detto, in vari<br />

modi e in molte occasioni, il nostro lavoro<br />

non è un lavoro come un altro. Il<br />

poliziotto non può essere definito un<br />

“lavoratore” comune ma un professionista<br />

in divisa al servizio dello Stato<br />

e per la sicurezza del cittadino, sempre<br />

in ogni circostanza ed in qualsiasi<br />

giorno dell’anno. Tutti i giorni dell’anno<br />

compreso il primo giorno del mese<br />

di maggio, in cui ricorre la “festa dei<br />

lavoratori”, ove quasi tutte le categorie<br />

lavorative si astengono dal proprio<br />

servizio. Per noi non succede tutto<br />

questo, nemmeno quando siamo liberi<br />

dal nostro servizio, neanche quando<br />

pensiamo “oggi finalmente non lavoro,<br />

quest’oggi insomma spengo tutto<br />

e mi dedico alla mia famiglia”. Eh no,<br />

questo per noi non esiste! E questa<br />

volta è capitato proprio a me constatare,<br />

quanto più volte affermato in veste<br />

di sindacalista, nell’esercizio delle mie<br />

funzioni professionali che tale “teorema”<br />

non è applicabile per un poliziotto.<br />

Quanto successomi il primo maggio<br />

scorso è una routine ciclica che si<br />

riscontra periodicamente tra gli operatori<br />

delle Forze di Polizia. Libero<br />

dal servizio, in una classica giornata<br />

di relax insieme alla propria famiglia,<br />

si assiste ad un episodio delittuoso e<br />

di impulso si interviene per cercare<br />

di sedare un’illegalità, in quanto sei<br />

un operatore di diritto. Da mettere<br />

in conto vi sono vari effetti di circostanza<br />

come quella di un delinquente<br />

che contestualmente ti aggredisce violentemente,<br />

anche in presenza della<br />

tua famiglia che assiste scioccata ad<br />

un’azione del genere. In cantiere non<br />

vorresti mai mettere i segni che ti restano,<br />

né fisici e né morali, sulla tua<br />

persona e neanche sulle persone che ti<br />

stanno vicine. Ma questi sono i rischi<br />

del nostro mestiere con i quali abbiamo<br />

deciso di convivere tutti i giorni,<br />

anche il primo di maggio. In tutta questa<br />

brutta storia, per la quale ho avuto<br />

una miriade di attestati di vicinanza e<br />

di solidarietà, ciò che mi ha letteralmente<br />

lacerato non è stato il mio malessere<br />

fisico che l’aggressione di quel<br />

vile mi ha causato – un timpano perforato<br />

di cui al momento si disconosco-<br />

no i tempi di recupero – ma, con tutta<br />

sincerità, è stato vedere il disagio che<br />

l’episodio ha causato alle persone più<br />

vicine, gli amici, i colleghi, la rete del<br />

Sindacato, la mia famiglia ed in particolar<br />

modo a mio figlio. Lacerante è<br />

stata la frase che mio figlio Domenico,<br />

di sei anni e mezzo, mi ha pronunciato<br />

quando sono tornato a casa dopo<br />

essermi fatto refertare in ospedale una<br />

frase che penso mi porterò dietro per<br />

tutta la mia vita: “Papà non voglio più<br />

che fai il poliziotto”.<br />

Domenico è piccolo, non capisce si<br />

dirà, ma nella sua ingenuità – quella<br />

più genuina dei bambini – è quello che<br />

più di tutti ha percepito la pericolosità<br />

della professione del Poliziotto e credo<br />

che abbia parlato a nome di tutti i figli<br />

che abbiano un padre o una mamma<br />

che faccia questa professione. Domenico<br />

ha capito fin troppo bene che questo<br />

lavoro non è un lavoro come tutti<br />

gli altri, nemmeno nel giorno del primo<br />

maggio.<br />

Quelli che non lo hanno capito sono<br />

i “politicanti” di professione che usano<br />

tematica della sicurezza e di vicinanza<br />

alle Forze dell’Ordine per un puro spot<br />

elettorale che continuano a pugnalarci<br />

alle spalle.<br />

Giuseppe Brugnano -<br />

Responsabile Politico Ufficio Stampa<br />

del Co.I.S.P.


SICUREZZA E POLIZIA<br />

447 7


4488 IL CONVEGNO<br />

Il segretario generale del <strong>Coisp</strong>, Franco Maccari<br />

relatore al convegno di Monte S.Angelo (FG)<br />

La psicologia al servizio<br />

de la Sicurezza del cittadino


Franco Maccari con i quadri del Co.I.S.P. della Puglia<br />

Gli invitati in sala<br />

SICUREZZA E POLIZIA<br />

4499


5500 IL CONVEGNO<br />

Le autorità presenti al convegno<br />

IL SEGRETARIO GENERALE DEL COISP<br />

FRANCO MACCARI RELATORE AL<br />

CONVEGNO “LA PSICOLOGIA AL SERVIZIO<br />

DELLA SICUREZZA DEL CITTADINO”<br />

A MONTE S. ANGELO (FG).<br />

“La psicologia al servizio della sicurezza del cittadino” è<br />

il tema che l’Associazione Nazionale Psicologi Polizia di Stato<br />

(A.I.P.Pol.S.) affronterà domani 17 aprile nel suo primo Convegno<br />

a Monte S. Angelo, in provincia di Foggia. Al Convegno,<br />

che prevede la partecipazione di importanti personalità quali<br />

il Sottosegretario del Ministero dell’Interno Alfredo Mantovano<br />

ed il Capo della Polizia Antonio Manganelli, interverrà<br />

come relatore Franco Maccari, Segretario Generale del COISP<br />

– il Sindacato Indipendente di Polizia. «Nel corso del Convegno<br />

– ha detto Franco Maccari - verranno illustrate le peculiarità<br />

della figura dello psicologo della Polizia, un professionista<br />

che è chiamato a intervenire nell’ambito di diverse attività,<br />

dall’assistenza alle donne e ai bambini vittime di reati, alla<br />

prevenzione nelle scuole per il bullismo, l’alcoolismo, l’uso<br />

di droghe, fino ai percorsi di educazione alla legalità ed alla<br />

sicurezza stradale. L’importanza di questa figura professionale<br />

– conclude Maccari – è risultata evidente in questi giorni,<br />

poiché il dramma del terremoto che ha colpito l’Abruzzo ha reso<br />

necessario l’intervento degli psicologi della Polizia, esperti<br />

nella psicologia dell’emergenza, che hanno dato un sostegno<br />

fondamentale alla popolazione colpita dal sisma».


5522 ATTUALITA’<br />

Visita del Segretario Generale<br />

del COISP Franco Maccari<br />

al personale della Polizia di Stato<br />

all’interno del CARA e del CIE di Bari<br />

del ciclone è la calma<br />

piatta, apparente, mentre tutto<br />

L’occhio<br />

vortica d’intorno.<br />

Così il basso profilo mediatico attorno<br />

al Cara e al Cie di Bari, come alle<br />

altre simili strutture in Italia, e le ben<br />

poche parole dello Stato, nascondono<br />

ancora l’impreparazione tecnica, legislativa<br />

e soprattutto l’incapacità politica<br />

di risolvere la questione migranti.<br />

Eppure la situazione vortica attorno al<br />

Parlamento, investe l’intera nazione e<br />

l’Europa. Balzano al centro dell’opinione<br />

pubblica di volta in volta Bari, Lampedusa,<br />

Gradisca D’Isonzo... i luoghi<br />

dove accadono eventi negativi, dove<br />

sempre purtroppo la Polizia e le Forze<br />

dell’Ordine sono coinvolte; mai, invece,<br />

per un segnale positivo.<br />

In quest’ambito, l’azione della Polizia<br />

appare quanto mai meritoria, pro-<br />

prio perché sottaciuta. Ma ben noi conosciamo<br />

meriti, sacrifici, pericoli ed<br />

ambiti fisici e mentali nei quali gli Operatori<br />

sono costretti a svolgere il proprio<br />

ruolo, peraltro sotto la continua<br />

pressione di chi scambia la Polizia di<br />

Stato per quella Penitenziaria, additandone<br />

gli Operatori come ciniche guardie<br />

di “reclusi”, “imprigionati”, “segregati”,<br />

“detenuti”, fino a gioire delle<br />

evasioni, con tonnellate di demagogia,<br />

ma ben poco senso civico e critico, acume<br />

sociale e prevenzione sanitaria.<br />

Uno Stato che permetta di confondere<br />

una prigione con la volontà<br />

e l’esigenza di realizzare dei centri<br />

d’accoglienza, si dimostra debole; né<br />

accettiamo di pagare il prezzo dei rapporti<br />

e degli equilibri politici.<br />

Metà degli ospiti del Cara, circa 500<br />

immigrati, sono positivi al test Mantoux


Franco Maccari, al C.A.R.A. di Bari:<br />

“Monitoriamo le condizioni di lavoro<br />

dei co leghi e staremo loro vicini<br />

sempre, specialmente a chi presta<br />

servizio in situazioni estreme”<br />

“Prima Lampedusa, ora Bari, e poi via<br />

via in tutta Italia, soprattutto in tutti i<br />

luoghi in cui i colleghi prestano servizio<br />

in situazioni estreme. Il <strong>Coisp</strong> è e sarà<br />

sempre vicino agli uomini ed alle donne<br />

della Polizia di Stato, monitorando le loro<br />

condizioni di lavoro, facendosi portatore<br />

delle loro istanze, delle necessità, e delle<br />

troppo frequenti situazioni emergenziali<br />

in cui operano”.<br />

E’ questo, chiaro e preciso, l’impegno<br />

che Franco Maccari, Segretario Generale<br />

del <strong>Coisp</strong> - Sindacato indipendente di<br />

Polizia, sta portando avanti nel Paese,<br />

recandosi principalmente nei luoghi venuti<br />

alla ribalta delle cronache per vicende<br />

che hanno allarmato l’opinione pubblica<br />

la quale, però, non è sufficientemente<br />

messa al corrente dei sacrifici indicibili<br />

cui i Poliziotti si sottopongono per<br />

prestare fede al proprio impegno con lo<br />

Stato e dunque con i cittadini.<br />

Dopo essere stato a Lampedusa, dove<br />

le testimonianze dell’emergenza dovuta<br />

sbarchi di clandestini si ripetono ormai<br />

senza soluzione di continuità (solo oggi<br />

se ne sono contati tre per un totale di<br />

circa 360 clandestini giunti sull’isola),<br />

Maccari è stato a Bari dove ha visitato<br />

il C.A.R.A. e poi il C.I.E., accompagnato<br />

anche dal Segretario Gen.le Regionale del<br />

<strong>Coisp</strong> Aldo Di Campi.<br />

“La situazione dei Poliziotti impegnati<br />

in queste strutture a Bari – commenta<br />

Maccari – non è meno preoccupante di<br />

altre, anzi. Non dimentichiamo l’allarme<br />

tubercolosi scoppiato a marzo a seguito<br />

della ben nota vicenda della nigeriana<br />

morta a causa della malattia, e che ha reso<br />

necessario il giorno dopo il ritrovamento<br />

del cadavere, il 10 marzo, far partire la<br />

profilassi di verifica anti tbc sia al C.I.E.<br />

che al C.A.R.A., sia per gli ospiti, che per<br />

gli addetti dei centri, collaboratori, e<br />

anche 118 e Forze dell’Ordine in contato<br />

con i centri. Non solo, la profilassi è partita<br />

anche per le volanti e gli Operatori della<br />

Questura di Bari che avevano ritrovato il<br />

cadavere della prostituta. Ci recheremo là<br />

a parlare con i nostri colleghi, a sentire<br />

dalla loro viva voce come vivono un<br />

servizio che mette quotidianamente a<br />

rischio in mille modi la loro incolumità”.<br />

“Lo abbiamo visto con i nostri occhi<br />

a Lampedusa come altrove e non ci<br />

SICUREZZA E POLIZIA<br />

stanchiamo di ripeterlo – aggiunge<br />

Maccari – in certi luoghi si vivono<br />

situazioni di tensione e di difficoltà<br />

operative inimmaginabili.<br />

E’ fondamentale che i colleghi<br />

sappiano di poter contare su di noi,<br />

anche e soprattutto come interlocutori<br />

delle Istituzioni preposte. Ma è di enorme<br />

importanza anche la testimonianza<br />

che noi diamo al Paese intero dello<br />

sforzo profuso da questi Poliziotti, dei<br />

rischi che corrono, della delicatezza<br />

del compito loro affidato, quasi sempre<br />

senza i mezzi adeguati. Noi – conclude<br />

il leader del <strong>Coisp</strong> - portiamo una<br />

testimonianza all’interno di queste<br />

strutture, e riportiamo poi all’esterno<br />

un messaggio, amplificandolo più<br />

possibile, in modo che i cittadini<br />

comprendano, comprendano bene chi<br />

sono le donne e gli uomini della Polizia<br />

di Stato, e cosa fanno per tutti loro, ed<br />

a quale costo”.<br />

5533


Una situazione strutturale ed igienico<br />

sanitaria migliore rispetto ad altri centri di<br />

accoglienza, ma un contesto lavorativo che<br />

resta sempre e comunque ad “alta tensione”,<br />

e che vede susseguirsi una dopo l’altra<br />

“soluzioni tampone” che non possono essere<br />

adeguate alle esigenze operative di un<br />

servizio così delicato, come quello dei colleghi<br />

impegnati nel settore dell’immigrazione<br />

clandestina, in tutta Italia.<br />

E’ questa, molto in sintesi, l’idea che<br />

Franco Maccari, Segretario Generale del<br />

<strong>Coisp</strong> - Sindacato indipendente di Polizia, si<br />

è fatto oggi, al termine della visita che ha<br />

potuto fare ai colleghi che operano al C.I.E.<br />

ed al C.A.R.A. di Bari, assieme al Segretario<br />

Gen.le Regionale del <strong>Coisp</strong> Aldo Di Campi.<br />

Ad accogliere Maccari, importante interlocutore<br />

per le Istituzioni, c’erano i vertici<br />

della Prefettura, della Questura e dell’Esercito,<br />

con cui il Segretario Generale si è intrattenuto,<br />

confrontandosi sulle tematiche<br />

più stringenti in materia di immigrazione.<br />

“Soprattutto visitando strutture come<br />

queste – commenta Maccari – è assolutamente<br />

palpabile come la politica generale<br />

nel Paese rispetto alla problematica dei<br />

clandestini sia di tipo ‘emergenziale’, e<br />

come manchi un progetto globale serio, duraturo<br />

e strutturato per affrontare tutte le<br />

necessità del caso. Come manchino, inoltre,<br />

regole precise e sperimentate per una gestione<br />

efficace ed efficiente di questi centri<br />

di accoglienza, che garantiscano la sicurezza<br />

di chi vi opera, lasciando il più al senso<br />

di responsabilità ed alla diligenza di chi di<br />

volta in volta è chiamato a decidere”.<br />

Quanto alle condizioni del Centro identificazione<br />

ed espulsione (C.I.E.) e del Centro<br />

accoglienza richiedenti asilo (C.A.R.A.) di<br />

Bari, il leader del Cosip rileva come esse siano<br />

“più che dignitose, e comunque molto<br />

meglio messe di altre strutture simili, come<br />

ad esempio quelle di Lampedusa”.<br />

“Ma attenzione – ha aggiunto Maccari<br />

–, ogni situazione ha le sue peculiari-<br />

5544 ATTUALITÀ<br />

Franco Maccari, accolto al C.I.E. di Bari dai vertici<br />

di Prefettura, Questura ed Esercito: “Strutture in<br />

buono stato, ma soluzioni operative l’emergenza<br />

e un servizio ad altissima tensione. I colleghi<br />

che svolgono compiti tanto delicati, in tutta<br />

Italia, necessitano di più uomini, maggiori mezzi<br />

e migliore coordinamento con le altre Forze di<br />

Polizia. La nostra attenzione resterà massima”<br />

tà. Queste di Bari sono strutture davvero<br />

grandi, il C.A.R.A., allo stato, ospita 1.200<br />

persone che hanno richiesto asilo, che si<br />

muovono liberamente e che sono di gestione,<br />

per così dire, più semplice. Il C.I.E.,<br />

invece, ospita attualmente 190 clandestini<br />

circa per l’identificazione e l’espulsione, e<br />

qui la situazione è più complessa e delicata,<br />

poichè al consueto nervosismo degli ospiti,<br />

che non vogliono essere rimandati indietro,<br />

si accompagnano anche le forti tensioni tra<br />

gli appartenenti ad etnie diverse. Ebbene –<br />

spiega il Segretario Generale -, per quanto<br />

le strutture siano in buono stato, gli uomini<br />

che le presidiano sono incredibilmente pochi,<br />

una manciata tra militari e poliziotti.<br />

Basti pensare che a Lampedusa, invece, ve<br />

ne sono 500! E’ un miracolo che non sia ancora<br />

accaduto nulla, anche se, per quanto<br />

non se ne parli, qui settimanalmente qualcuno<br />

dà fuoco all’alloggio, tanto per dirne<br />

una. Un tale numero di uomini non può<br />

bastare per tenere sotto controllo strutture<br />

tanto grandi. Se all’improvviso, magari nel<br />

cuore della notte, scoppiasse qualche serio<br />

incidente, si troverebbero a fronteggiarlo in<br />

meno di 20 persone. E’ mai possibile una<br />

cosa del genere? E’ così che si garantisce la<br />

sicurezza degli uomini in servizio?”.<br />

“Nei centri si continuano a gestire i servizi<br />

di Polizia come un’emergenza, con uomini<br />

che vengono periodicamente sottratti<br />

da altri Uffici della Questura per esservi<br />

impiegati. Senza contare che manca anche<br />

un perfetto coordinamento nei servizi tra le<br />

Forze di Polizia”.<br />

“Quel che deve essere chiaro a tutti –<br />

incalza Maccari -, soprattutto ai cittadini,<br />

è che anche a Bari, come a Lampedusa, si<br />

lavora in un costante clima di tensione che<br />

è logorante, e che tra le Forze di Polizia e gli<br />

ospiti la situazione potrebbe degenerare in<br />

qualsiasi momento. Pensare a soluzioni definitive<br />

e serie è un obbligo per le Istituzioni,<br />

e comprendere le difficoltà dei Poliziotti<br />

da parte della gente è un dovere. Il <strong>Coisp</strong> –<br />

conclude il Segretario Generale – continuerà<br />

ad andare in giro per il Paese, toccando<br />

con mano le condizioni di lavoro dei colleghi,<br />

facendosi portavoce delle loro istanze,<br />

rappresentando all’Italia intera ed a chi di<br />

competenza quelle necessità che, troppo<br />

spesso, si fa finta di non conoscere anche se<br />

sono sotto gli occhi di tutti”.<br />

Le prossime tappe di Maccari, infatti,<br />

saranno presso le strutture di accoglienza<br />

di Brindisi, di Elmas (Cagliari),<br />

di Gorizia, cui seguiranno tante altre<br />

visite, sempre accanto ai Poliziotti di<br />

tutta Italia.


della tubercolosi. Il Comune di Bari chiede<br />

informazioni all’Asl, il Prefetto Schilardi<br />

insiste: “Nessun rischio per i baresi.” E<br />

per i Poliziotti? Ancora la Prefettura: “Non<br />

esistono motivi per temere un’emergenza<br />

tubercolosi, in quanto il Cara è fuori<br />

dal centro abitato e dunque il capoluogo<br />

dovrebbe essere immune da qualsiasi<br />

tipo di contagio.” I Poliziotti, invece, ci<br />

sono proprio dentro: vaccinazioni, visite,<br />

osservazioni sanitarie, apparecchi radiologici<br />

mobili, 2 agenti contagiati, 5 sotto<br />

stretto controllo dell’Ufficio Immigrazione<br />

della Questura, ogni giorno a contatto<br />

con gli ospiti del Cara per il rilascio del<br />

permesso di soggiorno. I Poliziotti di Bari,<br />

di Lampedusa, di Gradisca non lottano<br />

contro i delinquenti, non sventano rapine,<br />

non controllano il territorio di una<br />

società civile, ma combattono contro virus<br />

e batteri, ceppi di malattie un tempo<br />

debellate. Combattono anche perché non<br />

se ne vadano in giro per la nazione, alla<br />

faccia della “gioia complice per le evasioni”,<br />

espressa dai cretini dal sit-in facile e,<br />

ripetiamo, unicamente demagogico.<br />

Questi “cittadini italiani”, invece,<br />

dovrebbero solidarizzare con chi compie<br />

sacrifici e rischia d’ammalarsi per l’opera<br />

e le relazioni di tipo umanitario, spesso<br />

ricompensate con gli sputi, le denigrazioni,<br />

le aggressioni. I cittadini “veri”, in-<br />

La delegazione del CoISP.<br />

vece, sanno con quanta abnegazione gli<br />

Operatori di Polizia svolgano il proprio<br />

dovere; l’opinione pubblica è conscia di<br />

quante volte il COISP, in tutte le sedi opportune<br />

e grazie ai media, abbia denun<br />

ciato e divulgato lo stato in cui versavano<br />

e versano gli Operatori dei Cpt, dei Cara<br />

e dei Cie, fino alle aggressioni e ai trasferimenti<br />

dal risibile rapporto numerico fra<br />

agenti ed extracomunitari accompagnati.<br />

Per queste ragioni il COISP è entrato spesso<br />

in conflitto con Prefetture, Questure,<br />

Personalità politiche, senza paura o passi<br />

SICUREZZA E POLIZIA<br />

indietro, nè, tantomeno, timori reverenziali.<br />

Non sarebbe stato nello spirito stesso<br />

del COISP, a difesa di tutti i Poliziotti,<br />

perché, anche da questi ed attraverso<br />

questi, venga difeso il territorio italiano.<br />

Per la tutela degli Operatori di Polizia, il<br />

COISP aveva anche provocatoriamente<br />

chiesto la chiusura delle strutture Cpt,<br />

oltretutto dimostrando come gli Agenti<br />

impegnati nei centri d’accoglienza fossero<br />

meno Poliziotti a disposizione per il<br />

controllo del territorio.<br />

Terremo salda la nostra posizione<br />

555 5


Egregio Signor Ministro, Gentile Signor<br />

Capo della Polizia,<br />

Il giorno 17 Aprile u.s. una delegazione<br />

di questa Organizzazione Sindacale si è<br />

recata presso il Centro di Accoglienza per<br />

Richiedenti Asilo (C.A.R.A.) e, successivamente,<br />

presso il Centro di Identificazione<br />

ed Espulsione (C.I.E) di Bari-Palese.<br />

Come già accaduto in occasione della<br />

visita presso il Centro di Identificazione<br />

ed Espulsione di Lampedusa, il COISP ha<br />

voluto verificare le condizioni lavorative<br />

degli Operatori della Polizia di Stato,<br />

apprendendo dalla loro voce, quali sono<br />

le problematiche che questi incontrano<br />

nell’espletamento del servizio in queste<br />

strutture.<br />

La nostra delegazione, accompagnata<br />

dal Vicario della Questura di Bari, dott. E.<br />

M. Mangini, è stata accolta dal Dirigente<br />

dell’Ufficio Immigrazione, dott. G. Nuovo<br />

e dalla Commissione Prefettizia composta<br />

dal Generale Mazzone e dal dott. Torre.<br />

Il C.A.R.A. attualmente ospita circa<br />

1300 extracomunitari, stipati in moduli<br />

abitativi e sorvegliati da 8 militari e 4<br />

poliziotti, mentre, la parte burocratica,<br />

(identificazione, richiesta d’asilo politico,<br />

ecc.), è affidata a 4 appartenenti all’Ufficio<br />

Immigrazione della Questura di Bari, coadiuvati<br />

da ulteriori 5 colleghi aggregati da<br />

altri uffici.<br />

Dall’incontro con i colleghi, è emersa<br />

chiaramente la difficoltà insita nella<br />

continua rotazione delle aggregazioni,<br />

che, di fatto, impedisce di potere usufruire<br />

pienamente del supporto lavorativo<br />

dei colleghi, i quali, poco dopo avere<br />

terminato un periodo di formazione ed<br />

556 556 6<br />

ATTUALITA’<br />

Lettera Aperta<br />

On. Roberto Maroni<br />

Ministro dell’Interno<br />

Signor Capo della Polizia<br />

Direttore Generale della Pubblica Sicurezza<br />

Prefetto Antonio Manganelli<br />

e, per conoscenza,<br />

Ministero dell’Interno<br />

Ufficio Amministrazione Generale<br />

Dipartimento della Pubblica Sicurezza<br />

Ufficio per le Relazioni Sindacali<br />

Visita delegazione del COISP<br />

presso il CARA ed IL CIE di Bari<br />

affiancamento con il personale in loco, si<br />

trovano a fare rientro nella sede di provenienza.<br />

Alla luce del perdurare della esigenza<br />

di assicurare la presenza di almeno 9 addetti<br />

all’espletamento della pratiche burocratiche,<br />

si auspica un ampliamento permanente<br />

dell’organico effettivo in servizio<br />

presso il Centro, dando corso ai necessari<br />

trasferimenti di personale.<br />

A seguire, la delegazione COISP, sempre<br />

accompagnata dai predetti Funzionari,<br />

si è recata presso il Centro di Identificazione<br />

ed Espulsione, (C.I.E), di Bari-Palese,<br />

dove è stata accolta dalla dott.ssa Ciaccia<br />

dell’Ufficio Immigrazione di Bari, responsabile<br />

della struttura.<br />

Attualmente il C.I.E. accoglie 172 persone,<br />

a cui provvedono 33 operatori volontari<br />

del servizio sanitario, con un servizio<br />

continuo di infermeria e la costante<br />

presenza di un medico ed un infermiere.<br />

Il servizio di vigilanza è garantito da 13<br />

militari e 2 appartenenti alle diverse forze<br />

di Polizia, che sialternano, in turni continuativi,<br />

durante l’arco della giornata.<br />

L’incontro con il personale, ha fatto<br />

rilevare la necessità che il servizio di vigilanza,<br />

in entrambi i Centri, sia coordinato<br />

e seguito direttamente da un Ufficiale di<br />

P.S.<br />

Sembra superfluo sottolineare la delicatezza<br />

e la criticità delle situazioni relative<br />

all’ordine pubblico all’interno di tali<br />

strutture, ed appare quantomeno rischioso<br />

affidare responsabilità in tale senso, oltretutto<br />

senza la dovuta copertura giuridica,<br />

ad un Agente di Pubblica Sicurezza,<br />

Non possiamo certamente attendere<br />

che, come già accaduto a Lampedusa, una<br />

rivolta degli “ospiti” provochi incidenti,<br />

che poi sarebbero fatti ricadere sulla testa<br />

di un semplice Agente di Polizia.<br />

A seguito delle visite effettuate dal<br />

COISP, presso dette strutture, preposte<br />

all’“accoglienza” di individui che giungono<br />

illegalmente nel territorio italiano,<br />

emerge una comune realtà fatta di soluzioni<br />

temporanee per fronteggiare continue<br />

emergenze.<br />

La volontà espressa da questo Governo<br />

di aumentare il numero di CIE, non<br />

basterà a moltiplicare miracolosamente<br />

poliziotti, carabinieri, finanzieri, che poi<br />

saranno sottratti ai loro reali compiti di<br />

vigilanza sul territorio, a favore di queste<br />

strutture.<br />

Ad ogni esigenza DEVONO corrispondere<br />

altrettante risorse.<br />

Assistiamo, invece, ad una totale mancanza<br />

di programmazione relativamente<br />

all’addestramento, agli stanziamenti finanziari,<br />

alle soluzioni logistiche, ed ad<br />

una adeguata tutela sanitaria a favore dei<br />

colleghi che si trovano impiegati in tali<br />

“gironi infernali”.<br />

Ci chiediamo quindi se mai assisteremo<br />

ad un Suo intervento concreto e<br />

positivo in materia, oppure se dovremo<br />

rassegnarci ad assistere, ancora una volta,<br />

all’ennesima, ulteriore, testimonianza<br />

della lontananza di questo Governo dalla<br />

realtà degli Appartenenti alla Polizia e<br />

dei loro diritti.<br />

Con cordialità, ed in attesa di un gradito<br />

riscontro.<br />

La Segreteria Nazionale del Co.I.S.P.


nelle foto: il centro e la sala operativa<br />

di aperto conflitto perché la questione<br />

migranti possa trovare un’univoca<br />

e ferma soluzione, attraverso una<br />

legislazione definitiva e non inter-<br />

SICUREZZA E POLIZIA<br />

pretativa, aperta alle esigenze di chi<br />

vuol venire nel nostro Paese a lavorare,<br />

laddove ve ne sia richiesta e con<br />

completo screening sanitario, poiché<br />

non sono certo le sole Tbc o scabbia<br />

ad allarmare, ma i molti virus modificati<br />

che si stanno affacciando in<br />

tutte le strutture sanitarie italiane,<br />

con le Asl che, temiamo e sospettiamo,<br />

possano tenere occultati o riferiti<br />

solo “a chi di dovere” le statistiche<br />

e le patologie in tal senso. Una legislazione<br />

ferrea davanti agli sbarchi<br />

clandestini, alle truffe, ai pericoli<br />

ed ai trucchetti della ricongiunzione<br />

familiare. Che il buonismo si nutra,<br />

invece che di stupidità e di scioperi<br />

della fame (offesa a chi in questo<br />

pianeta ha davvero fame e ci muore<br />

pure), della civile ma accorta ed attenta<br />

accoglienza di chi vuol far parte<br />

della nostra società.<br />

557 7


RUBRICA<br />

METODOLOGIA RICERCA<br />

La ricerca realizzata è di tipo quantitativa<br />

ovvero quella metodologia di ricerca<br />

basata essenzialmente su dati statistici<br />

attraverso cui è possibile trarre dati<br />

oggettivi. La raccolta dati è caratterizzata<br />

da un basso grado di interazione con l’intervistato<br />

con conseguente minor rischio<br />

di contaminazione dei dati da parte del<br />

ricercatore. Una caratteristica essenziale<br />

dell’analisi quantitativa è il formalismo<br />

delle procedure: la raccolta, il trattamento<br />

dei dati, l’impiego della matrice di dati<br />

e l’uso della statistica seguono dei protocolli<br />

definiti e facilmente replicabili.<br />

La ricerca in questione è stata realizzata<br />

dall’Osservatorio Nazionale Stalking<br />

con un questionario anonimo e ideato<br />

dall’ONS © composto di 13 item. L’analisi<br />

dei dati è stata effettuata con il programma<br />

statistico SPSS versione 16.0.<br />

STATO DELL’ARTE<br />

DELLA RICERCA IN ITALIA SULLA<br />

POPOLAZIONE ADULTA<br />

Gli esperti dell’Osservatorio Nazionale<br />

sullo Stalking hanno ad oggi monitorato<br />

16 regioni, in ognuna sono stati somministrati<br />

600 questionari anonimi, strutturati<br />

dall’ONS. Il campione rappresentativo è<br />

composto per il 50% di uomini ed il 50%<br />

di donne, con un’età compresa tra i 17 ed<br />

i 70 anni. I risultati sono i seguenti: circa il<br />

”<br />

SicuraMente<br />

La rubrica, affidata all’Ufficio Formazione ed Aggiornamento Professionale,<br />

in collaborazione con gli esperti volontari dell’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia,<br />

curata da Massimo Lattanzi, quadro della segreteria nazionale e psicologo psicoterapeuta.<br />

Questo spazio si prefigge una finalità tanto coraggiosa quanto importante quella di far ulteriormente<br />

avvicinare gli operatori delle Forze dell’Ordine all’universo delle scienze psicologiche.<br />

Questa volta rubrica si occuperà di alcune ricerche realizzate dall’Istituto di Ricerca Psico Sociale<br />

(I. R. P. S.) settore dell’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia, in particolare quella relativa<br />

allo stalking tra la popolazione adulta, quella riferita ai possibili predittori di future condotte di stalking<br />

(prevenzione primaria) e di quella sul campione dei presunti autori di condotte moleste e violente.<br />

5588 20% della popolazione è o è stata vittima di<br />

stalking, l’80% circa delle vittime è di sesso<br />

femminile, la durata medie delle molestie<br />

insistenti è di circa 1,5 anni. In circa l’80%<br />

dei casi esiste un rapporto di conoscenza,<br />

circa il 70% del campione ha ed ha avuto<br />

esisti psico relazionali, spesso gravi e solo il<br />

17% ha sporto denuncia alle forze dell’ordine.<br />

La ricerca è iniziata ad ottobre 2001.<br />

STATO DELL’ARTE DELLA RICERCA<br />

IN ITALIA (PREVENZIONE PRIMA-<br />

RIA) POPOLAZIONE DI ADOLESCENTI<br />

Il Centro Nazionale Minori in collaborazione<br />

con i ricercatori dell’Istituto<br />

di Ricerca Psico Sociale, nel periodo di


POPOLAZIONE ADULTA<br />

Circa il 20% è o è stata vittima di stalking<br />

Circa il 75% delle vittime sono donne<br />

Circa il 17% ha denunciato<br />

Circa il 70% ha subito gravi conseguenze<br />

POPOLAZIONE ADOLESCENTI<br />

(PREVENZIONE PRIMARIA)<br />

Circa il 5% della popolazione interessata<br />

dalla ricerca 800 ragazzi dai 13 ai 17<br />

anni ha soddisfatto i possibili predittori di<br />

future condotte moleste e violente.<br />

(fonte I. R. P. S., 2007)<br />

Istituto di Ricerca Psico Sociale<br />

I campioni considerati dai ricercatori<br />

volontari dell’Istituto sono costituiti nel<br />

50% circa da persone di sesso maschile e<br />

nel restante 50% circa da quelle di sesso<br />

femminile. Le eventuali discordanze con<br />

altre ricerche possono essere cagionate<br />

dalla natura dei campioni.<br />

Istituto di Ricerca Psico Sociale<br />

Centro Nazionale Minori<br />

(fonte I. R. P. S., 2005)<br />

I volontari del Centro, si occupano di<br />

prevenzione primaria, realizzano ricerche,<br />

nelle scuole medie superiori di differenti<br />

Regioni italiane. I risultati di quella sui<br />

possibili predittori di future condotte moleste<br />

e violente, dovrebbe incentivare urgenti<br />

progetti di prevenzione primaria.<br />

Centro Nazionale Minori<br />

settembre/novembre 2007 ha monitorato<br />

un campione di 800 studenti italiani<br />

delle scuole medie superiori, tutti<br />

ragazzi di età compresa tra i 13 ed i 17<br />

anni, con lo scopo di indagare se esistano<br />

e quali siano gli indicatori comportamentali<br />

presenti nei minori che possano<br />

risultare dei predittori di futuri comportamenti<br />

molesti e violenti in età adulta,<br />

confrontandoli con cinque diversi gruppi<br />

di d età. Il campione è diviso in 453 alunni<br />

di d genere maschile (56,6 %) e 347alunne<br />

n di genere femminile (43,4 %), e sono<br />

così c distribuiti nelle cinque categorie di<br />

età: e 41 sono studenti di 13 anni (5,12%),<br />

218 2 di 14 anni (27,25%), 227 di 15 anni<br />

(28,39%), (2 169 di 16 anni (21,12%) ed infine<br />

fi 145 di 17 anni (18,12%). La ricerca<br />

ha h evidenziato che circa il 5 % del campione<br />

p ha soddisfatto gli indicatori. Di<br />

questi q soggetti per lo più maschi di 16<br />

anni a residenti in località del centro Italia<br />

risultano r avere un maggior tendenza a<br />

comportamenti c<br />

aggressivi e incapacità<br />

a controllare la rabbia, mentre risulta<br />

che c le ragazze siano più predisposte allo<br />

sviluppo s di caratteristiche proprie dello<br />

stalking. s<br />

RICERCA SUI PRESUNTI AUTORI<br />

Nel 2007 è stato fondato il Centro<br />

Presunti P Autori (Unità Analisi Psico Comportamentale).<br />

p<br />

Il primo centro in Italia<br />

di d valutazione, diagnosi, consulenza psicologica<br />

c e ri-socializzazione, aperto a<br />

coloro c che agiscono condotte moleste e<br />

violente. v Il campione di persone accolte<br />

è di 37 persone: 31 di sesso maschile e<br />

6 di sesso femminile. I colloqui di consulenza<br />

s psicologica hanno permesso di<br />

tracciare t un identikit psico comportamentale<br />

m del presunto autore.<br />

Tale identikit vuole essere solo un<br />

ausilio a per la ricerca senza prescindere<br />

dall’unicità d delle persone.<br />

85% 8 E’ di sesso maschile;<br />

80% 8 E’ un conoscente;<br />

90% 9 E’ socialmente adattato;<br />

80% 8 E’ un manipolatore;<br />

80% 8 Vive il Colpo d’Abbandono Improvviso;<br />

70% 7 Ha un’organizzazione di persona-<br />

lità borderline, che si manifesta<br />

essenzialmente, nelle relazioni interpersonali,<br />

spesso con una connotazione<br />

affettiva (reale o immaginata);<br />

55% 5 E’ un partner o ex partner;<br />

25% 2 E’ recidivo;<br />

20% 2 Soffre di un disturbo di persona-<br />

lità;<br />

5% Soffre di una psicosi (perdita del<br />

contatto con la realtà).<br />

35% Ha risposto positivamente al trattamento.<br />

Oltre il 50% del campione delle<br />

persone che agiscono condotte<br />

moleste e violente ha vissuto almeno<br />

una volta nella loro vita un<br />

abbandono/separazione o lutto di<br />

SICUREZZA E POLIZIA<br />

una persona cara, non elaborato<br />

(Lattanzi, 2007).<br />

Nella prossima rubrica saranno approfonditi<br />

i contesti dello stalking, la<br />

connotazione criminologica ed il profilo<br />

psico comportamentale dello stalker.<br />

Ufficio Formazione ed Aggiornamento<br />

Professionale COISP<br />

Istituito nel 2007 si prefigge come<br />

obiettivo principale il benessere dell’operatore<br />

di Polizia e dei familiari. A questo<br />

proposito organizza attività formative,<br />

informative e di sensibilizzazione in tutta<br />

Italia.<br />

Centro di Ascolto e Consulenza, per operatori<br />

della sicurezza e familiari che vivono<br />

un disagio individuale di coppia e lavorativo.<br />

Dal lunedì al venerdì ore 10.00/19.00<br />

– 0644246573. E’ possibile fissare colloqui<br />

di sostegno gratuiti.<br />

Collaborazioni: per attività formative, ricerche<br />

e apertura nuove sedi: info@criminalmente.it<br />

Eventi: tutto su www.coisp.it - www.criminalmente.it<br />

– www.stalking.it<br />

NEWS<br />

Dal 4 maggio è possibile frequentare<br />

il corso a distanza in Scienze della Prevenzione,<br />

Criminologiche e Forensi, in modalità<br />

DVD ed on- line. Tutto su www.criminalmente.it<br />

Il 15 maggio <strong>2009</strong> vicino a Bari si terrà<br />

un Convegno sullo stalking organizzato<br />

dalla segreteria locale del COISP. Per info<br />

www.coisp.it e www.stalking.it<br />

5599


6600 SINDACALISMO AUTONOMO IN POLIZIA<br />

LA VERA STORIA - VII PARTE<br />

LA MOZIONE CONCLUSIVA<br />

DEL PRIMO<br />

CONGRESSO NAZIONALE<br />

A<br />

conclusione dei lavori venne<br />

approvato un documento che<br />

racchiudeva sinteticamente<br />

tutte le aspettative dei “poliziotti<br />

autonomi:<br />

“”L’assemblea dei rappresentanti territoriali<br />

di categoria del comitato nazionale<br />

provvisorio per il sindacato autonomo<br />

di polizia, riunita a Roma nei giorni 16<br />

di Carmine FIORITI<br />

Vice Presidente Co.I.S.P.<br />

e 17 novembre in un convegno Nazionale<br />

Organizzativo e di Studi,<br />

MENTRE CONSTATA<br />

a)- il crescente, continuo peggioramento<br />

delle condizioni di vita e di lavoro degli appartenenti<br />

all’Amministrazione della P.S.,<br />

che si traduce in prolungati turni di servizio,<br />

in un aumento dello stato di tensione<br />

e in un sempre maggior pericolo per l’inte-<br />

grità fisica;<br />

b)- la progressiva esasperazione dei<br />

rapporti sociali che si manifesta ampiamente<br />

nel ricorso ormai abituale a soluzioni<br />

conflittuali e nel disconoscimento delle<br />

esigenze,sia pur minime, di coesione, di partecipazione<br />

ad imprese comuni, di rispetto<br />

della persona;<br />

e)- la perdurante crisi della democrazia<br />

- un bene che va difeso ad ogni costo - che


trae origine anche da un indebolimento<br />

dell’iniziativa e della capacità di ideazione<br />

politica delle forze che hanno storicamente<br />

garantito il sistema di libertà sancito dalla<br />

Costituzione repubblicana;<br />

RITIENE ASSOLUTAMENTE NECESSARIO<br />

per uscire dallo stato di crisi, per svolgere<br />

un’iniziativa idonea ad impedire l’ulteriore<br />

degrado e per creare le premesse di una<br />

urgente ed indispensabile ripresa, porre ad<br />

obiettivo dell’ordine democratico e della sicurezza<br />

pubblica i seguenti orientamenti:<br />

a) il ristabilimento del clima di solidarietà,<br />

di prestigio e di dignità verso le<br />

Forze dell’Ordine;<br />

b) un atteggiamento del potere politico<br />

più deciso nei confronti della criminalità<br />

e non contradditorio nelle scelte operative;<br />

e) un più chiaro coordinamento tra le varie<br />

forze di polizia;<br />

d) l’utilizzazione scrupolosa delle norme<br />

esistenti che debbono valere in maniera<br />

equanime nei confronti di tutte le<br />

violenze;<br />

e) una più efficace ed uniforme attività<br />

della Magistratura;<br />

f) un più efficiente funzionamento delle<br />

strutture carcerarie.<br />

Sulla base di questa analisi ed in relazione<br />

alle esigenze di questi rimedi, l’Assemblea<br />

per quanto concerne gli aspetti più<br />

qualificanti della prossima riforma di P.S.,<br />

PROPUGNA:<br />

a) una nuova Polizia più di qualità che<br />

di quantità, con strutture più tecniche<br />

ed elastiche dove venga esaltato<br />

e promosso l’aspetto professionale<br />

del personale sia attraverso il reclutamento<br />

che l’aggiornamento permanente<br />

e ricorrente, sia attraverso un<br />

più favorevole sviluppo di carriera,<br />

sia attraverso una maggiore tutela<br />

giuridica e normativa e un trattamento<br />

economico più adeguato;<br />

SICUREZZA E POLIZIA<br />

b) b<br />

un sindacato che, per salvaguardare<br />

i principi irrinunciabili della unità e<br />

dell’imparzialità della Polizia, dovrà<br />

essere UNITARIO, cioè costituito da tutti<br />

e da soli appartenenti al Corpo; AUTONO-<br />

MO, cioè indipendente dai partiti, dalle<br />

ideologie e non collegato direttamente o<br />

indirettamente con altre organizzazioni<br />

sindacali di qualsiasi tipo; DEMOCRA-<br />

TICO, perché ponendosi come associazione<br />

di base definisce la linea<br />

programmatica attraverso la libera elezione<br />

delle cariche coloro cui delegare la<br />

rappresentanza degli interessi comuni.<br />

Tali caratteristiche di unitarietà, di<br />

autonomia e di democraticità, una<br />

volta riconosciute per legge, forniranno<br />

al futuro sindacato il miglior<br />

strumento del suo potere contrattuale.<br />

A tal fine l’Assemblea da mandato al<br />

Comitato Nazionale Provvisorio di sostenere<br />

e diffondere l’iniziativa a tutti i livelli e di<br />

sviluppare la fase organizzativa in tutte le<br />

strutture della P.S. del territorio nazionale.<br />

6611


6622 SPEAKER’S CORNER<br />

In principio era la 121. Madre di tutte<br />

le leggi sui riordini della pubblica sicurezza<br />

in generale e, quindi, anche<br />

del Nuovo “ ORDINAMENTO DEL PER-<br />

SONALE E ORGANIZZAZIONE DEGLI UFFICI<br />

DELLA AMMINISTRAZIONE CIVILE DEL MI-<br />

NISTERO DELL’INTERNO”, vale a dire dei<br />

“Prefettizi”.<br />

Il Legislatore di allora, assolutamente<br />

imparagonabile a quelli di<br />

oggi ( non a caso i testi erano<br />

preparati da Prefetti con<br />

la P maiuscola che svolgevano<br />

una funzione decisamente<br />

rilevante all’interno<br />

dei Ministeri ), aveva previsto<br />

che vi fosse per il personale<br />

dell’Amministrazione<br />

civile dell’Interno, in specie<br />

per quelli del ruolo direttivo,<br />

c.d. “Prefettizi”, una<br />

equiparazione ai direttivi e<br />

dirigenti della Polizia di Stato,<br />

proprio perché entrambi<br />

assoggettati alle Autorità di<br />

Pubblica Sicurezza ( Nazionale<br />

e Provinciale).<br />

Vi fu, quindi, corrispondenza<br />

di qualifiche tra il vice<br />

Di tutto<br />

un pò<br />

di Carmine FIORITI<br />

Vice Presidente Co.I.S.P.<br />

DE BELLO RIORDINO<br />

Riformare e riordinare i ruoli di Polizia non è una pretesa,<br />

e’ un atto di giustizia per sanare incomprensibili fughe<br />

in avanti verificatesi senza alcuna logica e<br />

giustificazione ne la Pubblica Amministrazione<br />

consigliere di Prefettura ed il Vice Commissario<br />

della Polizia di Stato; tra il consigliere<br />

ed il Commissario; tra il Direttore di Sezione<br />

ed il Commissario Capo; tra il Vice Prefetto<br />

ispettore Aggiunto ed il Vice Questore Aggiunto.<br />

Anche a livello dirigenziale vi era<br />

corrispondenza tra il Vice Prefetto Ispettore<br />

ed il Vice Questore 1° Dirigente della Polizia<br />

di Stato; tra il Vice Prefetto ed il Dirigente<br />

Superiore della Polizia di Stato; tra il Prefetto<br />

ed il Dirigente Generale di P.S. ed infine<br />

rimaneva fuori la qualifica di Prefetto di<br />

1^ classe che svolgeva un ruolo piu’ importante,<br />

più vasto e più delicato.<br />

L’equiparazione, inoltre, si verificava<br />

anche a livello economico e, per il fatto che<br />

il personale dell’Amministrazione civile<br />

dell’Interno fosse alle dipendenze di autorità


nazionale e provinciale di ps, percepiva l’indennità<br />

pensionabile ridotta del 50%.<br />

All’improvviso, sulla base di un progetto<br />

sicuramente encomiabile, siamo alla fine del<br />

1999, il personale direttivo di cui sopra si trovò<br />

coinvolto in una riforma che, sulla base<br />

di nuove competenze delle Prefetture che,<br />

con l’occasione cambiavano denominazione,<br />

finalmente avrebbe dovuto svolgere un<br />

ruolo di coordinamento governativo su tutti<br />

gli uffici statuali della provincia. In base a<br />

questa riforma ed in considerazione dell’alta<br />

funzione che avrebbe dovuto svolgere, ebbe<br />

quasi triplicato lo stipendio ( le categorie più<br />

basse ) e venne equiparato ( in questo v’è sicuramente<br />

l’estro dell’italica invenzione ) al<br />

personale della carriera diplomatica.<br />

Addio, quindi, alle vecchie concezioni<br />

legate al carro della Polizia, non più in auge<br />

soprattutto a livello economico e costruzione<br />

dell’abito nuovo per le nuove e più<br />

importanti funzioni. Per tale opera tutto<br />

il personale direttivo di cui sopra fu fatto<br />

dirigente con la qualifica di Vice Prefetto<br />

Aggiunto, mentre tutti quelli che erano dirigenti<br />

( Primi dirigenti e dirigenti superiori)<br />

furono ammucchiati nella qualifica di Vice<br />

Prefetto. Furono previste indennità varie e,<br />

alla fine, un buon stipendio ( media di 4.000<br />

euro ) allietò la nuova era degli UTG, al secolo<br />

Uffici Territoriali del Governo.<br />

Ma, una volta con i piedi per terra, nonostante<br />

le buone intenzioni del legislatore,<br />

gli UTG, al di là della loro roboante denominazione,<br />

non furono accettati da alcuno degli<br />

enti che dovevano controllare e, pertanto,<br />

ignorati da tutti, continuarono ad essere<br />

Prefetture con l’aggiunta soltanto nominale<br />

di UTG sulla carta intestata, senza più nulla<br />

di grandioso di quel<br />

che sembrava dovevano<br />

essere ad eccezione<br />

dello stipendio<br />

e delle ridotte<br />

funzioni. Si’, perché<br />

nel momento in cui<br />

gli UTG non decollarono,<br />

le Prefetture,<br />

tornate tali e quindi<br />

mal digerite da tutti<br />

gli enti locali, si<br />

trovarono a svolgere<br />

le funzioni di prima<br />

senza, alcune mansioni<br />

tipo quelle sui<br />

culti, sulle patenti e,<br />

soprattutto, sugli invalidi<br />

civili che erano<br />

le materie più qualificanti<br />

della loro precedente<br />

gestione.<br />

Grazie alla loro presenza ramificata<br />

a livello di Gabinetti legislativi i Prefetti<br />

riuscirono ad accaparrarsi “nientepocodimenoche”<br />

lo sportello unico dell’immigrazione,<br />

ma tale compito, in verità, poteva<br />

benissimo, come dovrebbe, essere svolto<br />

da un qualsiasi Comune perché di gratificante<br />

ha ben poco, se non un dispendio di<br />

uomini e di risorse.<br />

Sta di fatto, pero’, che la nuova realtà<br />

è assurda. In almeno 63 Prefetture mediopiccole,<br />

prima, vi erano tre settori, due dei<br />

quali retti da un primo dirigente ed uno<br />

di ragioneria. In ognuna di queste vi era<br />

un solo Vice Prefetto e tutto filava liscio.<br />

Oggi, invece, alla faccia della riorganizza-<br />

SICUREZZA E POLIZIA<br />

zione, vi sono ben tre vice prefetti, di cui<br />

uno ha funzioni vicarie, e gli altri quelli<br />

che erano da primo dirigente. Il tutto per<br />

fare meno, ma molto meno, di quello che<br />

si faceva prima con una qualifica in meno<br />

ed uno stipendio inferiore.<br />

Per tutti costoro, comunque, al di là<br />

delle evidenti problematiche odierne (<br />

ci si perdoni la parentesi), vi sarebbero<br />

degli ottimi posti in tanti Ministeri e, sinceramente,<br />

in tali posti potrebbero davvero<br />

essere utilissimi, per preparazione<br />

e cognizione, a garantire una migliore<br />

produzione legislativa, occupando posti<br />

nei Gabinetti dei vari Ministri, laddove si<br />

è persa l’arte del formulare articolati di<br />

legge ed anche quella della “buona amministrazione”.<br />

Morale di tutta la vicenda:<br />

Al contrario, i direttivi della Polizia di<br />

Stato che non hanno avuto la fortuna di<br />

essere sponsorizzati da qualche Ministro<br />

potente, nonostante prima fossero legati<br />

a doppio filo con i direttivi delle prefetture,<br />

son rimasti tali e quali, nonostante<br />

un notevole aggravio di lavoro dovuto alla<br />

continua ricerca ed assicurazione di sicurezza<br />

per i cittadini.<br />

Tra le cose strane del nostro Paese si<br />

deve annoverare anche questa triste vicenda<br />

di una riforma legiferata, ma non<br />

realizzata, e di un coordinamento assolutamente<br />

non voluto dai coordinati.<br />

Ecco perché è necessario por mano<br />

ad un riordino generale che ridistribuisca<br />

giustizia a tutti i costi. Tutto il ruolo direttivo<br />

della Polizia di Stato deve essere<br />

rivisto in considerazione della fuga fatta<br />

dai Prefettizi. E questo assolutamente<br />

non per mero spirito di rivalsa, ma esclusivamente<br />

per un criterio di equità e di<br />

giustizia, soprattutto in base al principio<br />

costituzionale della retribuzione in relazione<br />

alla quantità ed alla qualità del lavoro<br />

svolto.<br />

E’ assurdo, inverosimile ed umiliante<br />

assistere al fallimento di progetti<br />

megagalattici senza alcuna ripercussione<br />

sugli stessi apparati. Una Amministrazione<br />

pubblica che vuole davvero<br />

riformarsi e tendere alla razionalizzazione<br />

delle risorse, nel contesto in cui<br />

si è venuto a creare la non realizzazione<br />

degli UTG, avrebbe preso il personale di<br />

quell’ufficio, promosso e ben pagato per<br />

effetto della fallita riforma, e l’avrebbe<br />

collocato laddove effettivamente serve<br />

alla collettività, ma assolutamente non<br />

più a svolgere mansioni che prima venivano<br />

svolte dai sottoposti e con la<br />

metà dello stipendio attuale.<br />

6633


6644 ORGANIGRAMMA<br />

Co.I.S.P. COORDINAMENTO PER L’INDIPENDENZA<br />

SINDACALE DELLE FORZE DI POLIZIA<br />

SEGRETERIA NAZIONALE:<br />

Via Farini, 62 - 00185 Roma<br />

Tel. (06) 48903734/73 - Fax (06) 48903735<br />

www.coisp.it<br />

e-mail: coisp@coisp.it<br />

SEGRETERIE REGIONALI E PROVINCIALI Co.I.S.P.<br />

REGIONE SEGRETERIA SEGRETARIO GENERALE<br />

REGIONALE/PROVINCIALE REGIONALE/PROVINCIALE<br />

VALLE D’AOSTA SEGRETERIA REGIONALE CLAUDIO LETIZIA, C/O QUESTURA DI TORINO.<br />

PROVINCIALE DI AOSTA CHRISTIAN MEI, C/O SEZIONE POLIZIA STRADALE.<br />

PIEMONTE SEGRETERIA REGIONALE CLAUDIO LETIZIA, C/O QUESTURA DI TORINO.<br />

PROVINCIALE DI ALESSANDRIA ROSSO CARLO, C/O CENTRO RACCOLTA INTERREGIONALE VECA.<br />

PROVINCIALE DI ASTI RAIMONDO MELI, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI BIELLA VIRGILIO FERA, C/O SEZIONE POLIZIA STRADALE DI BIELLA.<br />

PROVINCIALE DI CUNEO GUZZO DANIELE, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI NOVARA VITTORIO MASALA, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI TORINO GIUSEPPE CAMPISI, C/O LA I ZONA POLIZIA DI FRONTIERA.<br />

PROVINCIALE DI VERBANIA VINCENZO MARCELLO, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI VERCELLI BARTOLOMEO PIRAS, C/O QUESTURA.<br />

LOMBARDIA SEGRETERIA REGIONALE ROCCO DISOGRA, C/O QUESTURA DI BRESCIA.<br />

PROVINCIALE DI BERGAMO ANTONELLO PERSONENI, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI BRESCIA VALENTINO TOSONI, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI COMO LUIGI MARTINO, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI CREMONA FULVIO BERTOLASO, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI LECCO ALESSANDRO CAMEROTA, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI LODI GIUSEPPE PACETTA, C/O QUESTURA. www.coisplodi.com<br />

PROVINCIALE DI MILANO CARMINE ABAGNALE, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI PAVIA VINCENZO FERROTTO, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI SONDRIO VALERIO SOSIO, C/O SETTORE POLIZIA DI FRONTIERA DI TIRANO (SO).<br />

PROVINCIALE DI VARESE ALBERTO PIDALÀ, C/O SEZIONE POLIZIA STRADALE. www.coispvarese.it<br />

PROVINCIALE DI MANTOVA MAURIZIO TESSAROLO, C/O SEZIONE POLIZIA FERROVIARIA.<br />

LIGURIA SEGRETERIA REGIONALE SALVATORE FINOCCHIARO, C/O QUESTURA DI SAVONA.<br />

PROVINCIALE DI GENOVA MATTEO BIANCHI, C/O QUESTURA. www.coisp-genova.it<br />

PROVINCIALE DI LA SPEZIA ROSARIO IZZO, C/O SEZIONE POLIZIA STRADALE.<br />

PROVINCIALE DI IMPERIA FRANCESCO PAOLO SEVERINO, C/O COMM.TO DI P.S. SANREMO (IM).<br />

PROVINCIALE DI SAVONA GIUSEPPE LA CORTE, C/O SEZIONE POLIZIA STRADALE.


REGIONE SEGRETERIA SEGRETARIO GENERALE<br />

REGIONALE/PROVINCIALE REGIONALE/PROVINCIALE<br />

TRENT. ALTO ADIGE SEGRETERIA REGIONALE GIOVANNI CASTELLI, C/O QUESTURA DI TRENTO.<br />

PROVINCIALE DI BOLZANO PATRIZIA FURLAN, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI TRENTO SERGIO PAOLI, C/O QUESTURA.<br />

SICUREZZA E POLIZIA<br />

VENETO SEGRETERIA REGIONALE LUCA PRIOLI, C/O QUESTURA DI VICENZA.<br />

PROVINCIALE DI BELLUNO UGO GRANDO, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI PADOVA PAOLO CELIO, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI ROVIGO STEFANO TAMIAZZO, C/O REPARTO MOBILE PADOVA. www.coisppadova.eu<br />

PROVINCIALE DI TREVISO BERARDINO CORDONE, C/O QUESTURA. www.coisp-treviso.it<br />

PROVINCIALE DI VENEZIA FRANCESCO LIPARI C/O COMMISSARIATO DI P.S. MARGHERA (VE). www.coisp-venezia.it<br />

PROVINCIALE DI VERONA MASSIMO PERAZZOLI, C/O COMPARTIMENTO POLIZIA FERROVIARIA.<br />

PROVINCIALE DI VICENZA FRANCESCO CARDILLO, C/O QUESTURA.<br />

FRIULI VEN. GIULIA SEGRETARIA REGIONALE MAURIZIO IANNARELLI, C/O QUESTURA DI TRIESTE.<br />

PROVINCIALE DI TRIESTE ENRICO MOSCATO, C/O IV ZONA POLIZIA DI FRONTIERA.<br />

PROVINCIALE DI PORDENONE MAURIZIO GIUST, C/O SEZIONE POLIZIA STRADALE PORDENONE.<br />

PROVINCIALE DI UDINE GENNARO FERRARO, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI GORIZIA LORENZO FURLAN, C/O POSTO POLFER DI MONFALCONE (GORIZIA).<br />

EMILIA ROMAGNA SEGRETERIA REGIONALE RICCARDO MATTIOLI, C/O COMMISSARIATO DI PS S. VIOLA (BO).<br />

PROVINCIALE DI BOLOGNA OSCAR REGNAUD CARCAS, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI FERRARA FABIO TOSCANO, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI FORLÌ ERICA BORDIGNON, C/O SOTTOSEZIONE POLIZIA STRADALE A/14.<br />

PROVINCIALE DI PIACENZA PAOLA DI DOMENICO, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI PARMA CLAUDIO GRAVANTE, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI RAVENNA FABIO BALDINI, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI REGGIO EMILIA FABIO BOSCHI, C/O QUESTURA.<br />

TOSCANA SEGRETERIA REGIONALE GAETANO BARRELLA, C/O SOTTOSEZIONE POLIZIA STRADALE ROSIGNANO SOLVAY (LI).<br />

PROVINCIALE DI FIRENZE CARMINE DI GERONIMO, C/O IL VIII REPARTO VOLO DI FIRENZE.<br />

PROVINCIALE DI AREZZO IURI MARTINI, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI GROSSETO GIANDOMENICO TORELLA, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI LIVORNO ANGELA BONA, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI MASSA CARRARA ROBERTO FRUZZETTI, C/O QUESTURA. www.coispmassa.altervista.it<br />

PROVINCIALE DI LUCCA ALESSANDRO RUSSO, C/O COMMISSARIATO DI P.S. VIAREGGIO (LU).<br />

PROVINCIALE DI PISA SIMONE CARNASCIALI, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI PISTOIA GUIDO RIPA, C/O COMMISSARIATO DI P.S. MONTECATINI (PT). www.coispistoia.webnode.com<br />

PROVINCIALE DI PRATO ANGELO CAIAZZO, C/O QUESTURA.<br />

MARCHE SEGRETERIA REGIONALE PASQUALE FILOMENA, C/O QUESTURA DI PESARO.<br />

PROVINCIALE DI ANCONA GIANLUCA PAOLETTI, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI MACERATA ANTONIO GRECO, C/O COMMISSARIATO DI P.S. DI CIVITANOVA MARCHE (MC).<br />

PROVINCIALE DI PESARO-URBINO PASQUALE FILOMENA, C/O QUESTURA.<br />

LAZIO SEGRETERIA REGIONALE MARIO VATTONE, C/O ISTITUTO PER ISPETTORI DI NETTUNO (RM).<br />

PROVINCIALE DI LATINA PIERLUIGI DE PAOLIS, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI FROSINONE ITALO ACCIAIOLI, C/O SOTTOSEZIONE POLIZIA STRADALE CASSINO (FR).<br />

PROVINCIALE DI RIETI DOMENICO PORCINO, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI ROMA FULVIO DE ANGELIS, C/O SERV. OPER. CENTR. DI SANITÀ - MIN. DELL’INT. www.coisp.lazio.com<br />

PROVINCIALE DI VITERBO SALVATORE LANZANO, C/O QUESTURA.<br />

ABRUZZO SEGRETERIA REGIONALE ALESSANDRO ROSITO, C/O SCUOLA CONTROLLO DEL TERRITORIO DI PESCARA .<br />

PROVINCIALE DE L’AQUILA SANTINO LICALZI, C/O QUESTURA.www.coispaq.blogspot.com<br />

PROVINCIALE DI CHIETI MICHELE LEOMBRUNO, C/O COMMISSARIATO DI P.S. DI VASTO (CH).<br />

PROVINCIALE DI PESCARA GIOVANNI CATITTI, C/O SOTTOSEZ. POLIZIA FERROVIARIA DI PESCARA. www.coisppescara.org<br />

PROVINCIALE DI TERAMO GIUSEPPE DE VINCENTIIS, C/O QUESTURA.<br />

6655


6666 ORGANIGRAMMA<br />

REGIONE SEGRETERIA SEGRETARIO GENERALE<br />

REGIONALE/PROVINCIALE REGIONALE/PROVINCIALE<br />

SICUREZZA E POLIZIA<br />

MOLISE SEGRETERIA REGIONALE ANTONIA MIGLIOZZI, C/O QUESTURA DI CAMPOBASSO.<br />

PROVINCIALE DI CAMPOBASSO GIUSEPPE MICHELE GRIECO, C/O IL COMM.TO DI TERMOLI (CB).<br />

PROVINCIALE DI ISERNIA SALVATORE MICONE, C/O QUESTURA.<br />

CAMPANIA SEGRETERIA REGIONALE ANGELO NARDELLA, C/O QUESTURA DI NAPOLI.<br />

PROVINCIALE DI AVELLINO LUIGI GHERARDO DE PRIZIO, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI BENEVENTO UMBERTO DE FELICE, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI CASERTA CLAUDIO TREMATERRA, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI NAPOLI GIULIO CATUOGNO, C/O SEZIONE POLIZIA STRADALE.<br />

PROVINCIALE DI SALERNO RAFFAELE PERROTTA, C/O SEZIONE POLIZIA STRADALE.<br />

PUGLIA SEGRETERIA REGIONALE ALDO DI CAMPI, C/O QUESTURA DI BARI.<br />

PROVINCIALE DI BARI MICHELE OSTELLO, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI BRINDISI LORENZO PENNETTA, C/O UFFICIO POLIZIA DI FRONTIERA BRINDISI.<br />

PROVINCIALE DI FOGGIA ALBERTO CACCAVO, C/O COMMISSARIATO DI P.S DI LUCERA (FG).<br />

PROVINCIALE DI LECCE CARLO GIANNINI, C/O COMMISSARIATO P.S. DI GALATINA (LE).<br />

PROVINCIALE DI TARANTO NICOLA FRANCO, C/O QUESTURA.<br />

BASILICATA SEGRETERIA REGIONALE MARIO SALUZZI, C/O COMMISSARIATO DI MELFI (PZ).<br />

PROVINCIALE DI MATERA ANGELO RAFFAELE SCASCIAMACCHIA, C/O SEZIONE POLIZIA STRADALE.<br />

PROVINCIALE DI POTENZA GIUSEPPE GORGA, C/O SEZIONE POLIZIA STRADALE.<br />

CALABRIA SEGRETERIA REGIONALE CORTESE LEONARDO, C/O POLIZIA FERROVIARIA LAMEZIA TERME (CZ).<br />

PROVINCIALE DI CATANZARO SINOPOLI LUIGI, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI COSENZA GIULIO CESARE FERRARO, C/O COMMISSARIATO DI PAOLA (CS).<br />

PROVINCIALE DI CROTONE LUPO MASSIMO, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI REGGIO CALABRIA GIORGIO DE LUCA, C/O QUESTURA. www.coisp-reggiocalabria.it<br />

PROVINCIALE DI VIBO VALENTIA ROCCO D’AGOSTINO, C/O QUESTURA.<br />

SICILIA SEGRETERIA REGIONALE NATALE SCUDERI, C/O QUESTURA DI CATANIA.<br />

PROVINCIALE DI AGRIGENTO VINCENZO CIULLA, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI CALTANISSETTA MICHELE FARACI, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI CATANIA GIUSEPPE SOTTILE, C/O POLIZIA POSTALE E DELLE COMUNICAZIONI CATANIA.<br />

PROVINCIALE DI ENNA GIUSEPPE MILANO, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI MESSINA FRANCO ARCORACI, C/O COMMISSARIATO DI PS MILAZZO (ME).<br />

PROVINCIALE DI PALERMO CARMELO FIUMEFREDDO, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI RAGUSA SALVATORE DI FALCO, C/O COMMISSARIATO COMISO (RG).<br />

PROVINCIALE DI SIRACUSA GIOVANNI DI BARTOLO, C/O COMMISSARIATO P.S. LENTINI (SR).<br />

PROVINCIALE DI TRAPANI GIOVANNI CARONIA, C/O QUESTURA.<br />

SARDEGNA SEGRETERIA REGIONALE GILBERTO PISU, C/O AUTOCENTRO POLIZIA CAGLIARI.<br />

PROVINCIALE DI CAGLIARI GIUSEPPE PILICHI, C/O SEZIONE POLIZIA STRADALE. www.coispcagliari.it<br />

PROVINCIALE DI NUORO ANTONIO CAPURSO, C/O SEZIONE POLIZIA STRADALE.<br />

PROVINCIALE DI ORISTANO DONATO MUSCENTE, C/O QUESTURA.<br />

PROVINCIALE DI SASSARI ANTONIO POLO, C/O LA SEZIONE POLIZIA POSTALE DI SASSARI.

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