Numero 5 Giugno 2009 - Coisp
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POSTE ITALIANE S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) art. 1 Comma 1 DCB Milano - Euro 2,58<br />
ORGANO UFFICIALE NAZIONALE DEL Co.I.S.P.<br />
AAmore, more, onore, onore, disciplina disciplina<br />
un un testamento testamento molto molto speciale speciale<br />
FOCUS GIUSTIZIA<br />
NESSUN REATO, DENUNCE SOLO PER FERMARE LE INDAGINI?<br />
ANNO II° - NUMERO 5<br />
GIUGNO <strong>2009</strong><br />
DECRETO SICUREZZA<br />
PROTESTA DEI SINDACATI DI POLIZIA DAVANTI A MONTECITORIO
L’EDITORIALE SICUREZZA E POLIZIA<br />
ABRUZZO<br />
A TELECAMERE<br />
SPENTE<br />
di Franco MACCARI<br />
Sono passati solo due mesi da quando,<br />
il 6 aprile <strong>2009</strong> alle 3.32, una<br />
scossa di terremoto di magnitudo<br />
5.8 della scala Richter, scuote<br />
l’Abruzzo devastando l’Aquila, i paesi vicini<br />
e il teramano.<br />
Dopo avere cercato lo scoop a tutti i<br />
costi, inquadrato anche il più piccolo oggetto<br />
in cerca della “notizia”, l’interesse<br />
mediatico nei confronti di quelle persone<br />
e di quei paesi è andato a scemare, giorno<br />
dopo giorno le notizie sono diventate sempre<br />
meno frequenti ed il disastroso evento<br />
sembra non interessare più nessuno. Si<br />
sono spente le telecamere, si sono chiusi i<br />
taccuini e riposti i microfoni.<br />
In quelle terre desolate sono rimasti solo<br />
i Poliziotti, i Vigili del Fuoco, la Protezione<br />
Nelle foto la macchina della solidarietà del CoISP in Abruzzo<br />
Civile, i Medici, i Carabinieri, la Guardia di Finanza<br />
e i volontari, tutti impegnati a fare il loro<br />
dovere quotidiano, a portare soccorso ed a<br />
sostenere gli abitanti ancora scossi dall’evento<br />
e bisognosi di non essere dimenticati.<br />
La terra ha continuato a tremare, come<br />
in una sorta di tortura cadenzata, la<br />
pace e la serenità tardano a ritornare. Noi<br />
del <strong>Coisp</strong> lo sappiamo, i nostri colleghi ce<br />
lo comunicano, noi non spegniamo le telecamere,<br />
continuiamo a darci da fare. Senza<br />
sosta gli appartenenti alla nostra organizzazione<br />
sindacale continuano a raccogliere<br />
ogni genere di materiale utile, ad impacchettarlo,<br />
spedirlo o addirittura a portarlo<br />
3
L’EDITORIALE SICUREZZA E POLIZIA<br />
La piccola Alessandra<br />
La raccolta, lo stoccaggio e la consegna dei pacchi.<br />
4<br />
direttamente ai colleghi di quella regione.<br />
Un meccanismo di solidarietà innescato<br />
sull’onda dell’emotività che non cenna<br />
a fermarsi, che non vuole andare a finire,<br />
che sente vivo il desiderio di non dimenticare<br />
e di non abbandonare quei poliziotti<br />
che sono lì a soffrire doppiamente perché<br />
coinvolti personalmente, con i familiari e<br />
perché, con la loro divisa impolverata, si<br />
fanno carico dei problemi di chi li conosce<br />
e vede in loro un punto di riferimento, lo<br />
Stato e le Istituzioni.<br />
Da Poliziotti, da Sindacalisti abituati ad<br />
investirci delle problematiche della categoria<br />
lo sappiamo perfettamente, lo viviamo<br />
con forza ed è per questo che non vi abbandoneremo<br />
mai, anche senza telecamere,<br />
senza taccuini e senza fotografi: l’onda di<br />
solidarietà del <strong>Coisp</strong> non si è mai fermata.<br />
Vi siamo vicini, sempre e comunque, con il<br />
cuore e con i fatti!<br />
Segretario Generale del <strong>Coisp</strong>
SOMMARIO<br />
La rivista viene inviata gratuitamente ai quadri sindacali del<br />
CO.I.S.P., alle Questure, Prefetture, Ministeri e Scuole di Polizia.<br />
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CO.I.S.P. In particolare è fatto divieto di rappresentare istanze<br />
diverse dalla realtà e di richiamarsi ad inesistenti forme assistenziali.<br />
Gli addetti alla diffusione non appartengono alla<br />
6<br />
03 L’EDITORIALE<br />
Abruzzo a telecamere spente<br />
DI FRANCO MACCARI<br />
08 LA STORIA<br />
Eredità d’amore…<br />
la ricchezza di un poliziotto<br />
DI OLGA IEMBO<br />
14 FOCUS GIUSTIZIA<br />
Luigi De Magistris:<br />
Nessun reato, denunce solo<br />
per fermare le indagini?<br />
DI OLGA IEMBO<br />
Polizia di Stato e non possono qualifi carsi come tali. Pertanto<br />
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5/<strong>2009</strong><br />
GIUGNO<br />
21 FOCUS GIUSTIZIA<br />
Clementina Forleo: Trasferimento<br />
ingiusto, punizione esemplare<br />
DI OLGA IEMBO<br />
23 FOCUS GIUSTIZIA<br />
Clementina Forleo:<br />
“Questa è la notte della Repubblica”<br />
DI OLGA IEMBO<br />
26 FOCUS GIUSTIZIA<br />
Bari: Giustizia Lumaca, Liberi Tutti !<br />
DI ANTONIO CAPRIA<br />
30 FOCUS GIUSTIZIA<br />
Omicidio Capra: “Io presunto omicida,<br />
in carcere per due anni da innocente”<br />
DI OLGA IEMBO<br />
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32 DECRETO SICUREZZA<br />
Protesta dei sindacati di Polizia<br />
davanti a Montecitorio<br />
37 L’INTERVENTO<br />
L’economia morale e reale<br />
dell’indipendenza associativa<br />
- la crisi degli orticelli<br />
DI TULLIO CARDONA<br />
38 SPECIALE CAGLIARI<br />
Cagliari, una Questura dove<br />
“contano” le risorse umane<br />
DI GIULIA ZAMPINA<br />
Cagliari: Intervista<br />
al Sindaco e al Questore<br />
42 SICUREZZA<br />
Antonio Di Pietro (Idv) critica<br />
il ministro dell’Interno Maroni<br />
DI ANTONIO CAPRIA<br />
44 IL FATTO<br />
Sindacalista del Co.I.S.P.<br />
aggredito a Catanzaro<br />
DI GIULIA ZAMPINA<br />
48 IL CONVEGNO<br />
Psicologia della Sicurezza<br />
al servizio del cittadino<br />
52 ATTUALITA’<br />
Visita di F. Maccari<br />
al CARA e al CIE di Bari<br />
58 RUBRICA<br />
SICURAMENTE<br />
60 SINDACALISMO<br />
AUTONOMO<br />
IN POLIZIA<br />
La mozione conclusiva del<br />
1° Congresso Nazionale - VI PARTE<br />
DI CARMINE FIORITI<br />
62 SPEAKER’S CORNER<br />
Di tutto un pò<br />
DI CARMINE FIORITI<br />
64 ORGANIGRAMMA<br />
Segreterie Regionali<br />
e Provinciali Co.I.S.P.<br />
CONCESSIONARIE AUTORIZZATE ALLA RACCOLTA DI ABBONAMENTI<br />
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NESSUN REATO, DENUNCE SOLO PER FERMARE LE INDAGINI?<br />
ANNO II° - NUMERO 5<br />
GIUGNO <strong>2009</strong><br />
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7
8<br />
IL LA CASO STORIA<br />
La storia di Pino Fierro, un uomo “normale”<br />
che ha scioccato l’Italia intera con una testimonianza straordinaria<br />
di quale cuore batte dentro un vero rappresentante delle Forze dell’ordine,<br />
raccontata da sua moglie e collega Laura Colella<br />
Eredità d’amore…<br />
la ricchezza di un poliziotto<br />
“Ha insegnato che dietro ad ogni divisa c’è un uomo,<br />
che quotidianamente fa il proprio lavoro con onestà,<br />
a servizio degli altri, con disciplina ed onore”
Pino Fierro con la moglie Laura, i figli, la madre e i fratelli.<br />
di Olga IEMBO<br />
Nell’immaginario collettivo l’appartenente<br />
alle Forze di polizia<br />
lo si pensa più come espressione<br />
di forza fisica, come dire…<br />
uno che corre dietro ai cattivi con la pistola<br />
in pugno.<br />
Ma un uomo, Giuseppe Fierro, insegna a<br />
tutti che la forza di un poliziotto è anzitutto<br />
interiore, fatta di principi. Ricorda o insegna<br />
che il valore ed il coraggio veri sono quelli<br />
di vivere secondo le regole condivise e la<br />
propria fede… La forza della vita, l’amore<br />
per l’essere umano, la fede in Dio, il rispetto<br />
per gli altri e per le Istituzioni, la dignità del<br />
proprio ruolo, l’onore di indossare la divisa<br />
della Polizia di Stato… Tutte cose che non<br />
sembra immaginabile descrivere a parole…<br />
Ma Giuseppe Fierro ci è riuscito. Un giorno,<br />
a 33 anni, ha scoperto di stare per morire<br />
e… ha fatto quello che non ti aspetti. Si è<br />
presentato al concorso per l’accesso alla<br />
qualifica di “Ispettore Superiore SUPS”, si è<br />
seduto lì ed ha scritto un compito d’esame<br />
molto, molto speciale. Quando quella busta<br />
anonima è stata aperta per la correzione, ed<br />
i commissari si sono resi conto di quanto fosse<br />
straordinariamente fuori tema quell’elaborato,<br />
Pino non c’era più. Se ne era andato<br />
due mesi dopo aver svolto la traccia in quel<br />
modo tutto suo. Resta, e resterà per sempre<br />
il suo spirito di poliziotto fiero, la gratitudine<br />
di un uomo semplice e sincero, la saggezza<br />
di un insegnante, l’immagine fulgida di un<br />
essere umano entusiasta. Forse è stata una<br />
decisione maturata nel corso del tempo,<br />
forse solo un gesto d’impulso, l’ennesima<br />
manifestazione dell’istinto dell’uomo delle<br />
Forze dell’ordine, altruista e generoso fino<br />
alla fine. Nessuno lo saprà mai come e quando<br />
è nata l’idea di lasciare questa che resterà<br />
traccia indelebile di sentimenti genuini, un<br />
testamento spirituale che senza neppure<br />
volerlo assurge ad esempio, che mette tutti<br />
gli appartenenti alla Polizia di Stato di fronte<br />
SICUREZZA E POLIZIA<br />
Il Comandante della Scuola Polgai di Brescia,<br />
Sandro Lombardi.<br />
al dovere di essere all’altezza dell’umiltà di<br />
Giuseppe Fierro. Che mette tutti i cittadini<br />
di fronte alla manifestazione altissima dei<br />
valori di cui si nutre un vero rappresentante<br />
delle Istituzioni, consentendo a ciascuno di<br />
noi di andarne fiero. A raccontare la storia di<br />
Pino è sua moglie, Laura Colella. Non è facile<br />
per lei, perché “il dolore è ancora forte – dice<br />
- e parlare di Pino mi fa piacere ma è ancora<br />
difficile contenere l’emozione”. Anche<br />
Laura svolge il delicato lavoro del poliziotto,<br />
e dunque sa bene quanto Pino amasse quel<br />
mestiere. Sa quanto l’ispettore capo Fierro<br />
amasse la vita, lei ed i suoi figli, la famiglia,<br />
9
la Polizia. Sa quanto gli è costato accogliere<br />
e portare questa sua croce, ma con il sorriso<br />
sulle labbra perché la sua fede immensa gli<br />
faceva accettare tutto, e attutiva la paura di<br />
entrambi.<br />
Laura, vogliamo raccontare insieme la<br />
storia di Giuseppe? Una storia di contenuti,<br />
e di sentimenti, come oggi non<br />
capita quasi più di sentire… Partiamo<br />
dall’inizio. Quand’è che lui decise di diventare<br />
un poliziotto e perchè?<br />
“Giuseppe è stato sempre per tutti Pino…<br />
preferirei chiamarlo così. Il padre era<br />
un Ispettore Capo della Polizia di Stato in<br />
servizio alla Questura di Brescia (è mancato<br />
nel 2003), anche il fratello di Pino, Luigi è in<br />
servizio presso la Sezione Polizia Postale di<br />
Brescia. Hanno sempre vissuto nell’ambito<br />
dell’Amministrazione e Pino, dopo essersi<br />
diplomato, a 19 anni è entrato in Polizia, prima<br />
come Ausiliario di Leva frequentando il<br />
corso a Milano e poi, dopo due anni di servizio<br />
militare, è stato immesso definitivamente<br />
nei ruoli della Polizia di Stato”.<br />
1100 LA STORIA<br />
Pino Fierro riceve un encomio alla festa della<br />
Polizia 2006, tre mesi prima di morire<br />
Il Capo della Polizia, Antonio Manganelli<br />
Come intendeva il suo lavoro? Come<br />
lo svolgeva, quotidianamente? E il rapporto<br />
con i colleghi e con i suoi superiori<br />
com’era?<br />
“Pino ha sempre definito il suo lavoro<br />
come una passione, l’ha svolto quotidianamente<br />
con scrupolosa dedizione, sia per i<br />
servizi d’Istituto che nell’attività di insegnamento.<br />
Ha sempre avuto ottimi rapporti sia<br />
con i colleghi che con i propri superiori, sempre<br />
disponibile ad ascoltare e confortare…<br />
attento alle esigenze degli altri… Oltre che<br />
un collega era un amico su cui contare. Pino<br />
aveva un dono particolare, sapeva relazionarsi<br />
con chiunque, utilizzando il linguaggio<br />
del proprio interlocutore, sempre preparato<br />
in qualsiasi ambito e materia, ma sempre con<br />
la modestia che lo caratterizzava. I suoi allievi<br />
lo adoravano è mantenevano i rapporti<br />
anche dopo che il corso era finito. Ma anche<br />
con i colleghi più anziani che transitavano<br />
dalla Scuola per i vari corsi o seminari, lo<br />
definiscono ancora oggi “UN SIGNORE” indimenticabile”.<br />
Lui aveva un poliziotto o un’altra figura<br />
che ammirava, a cui si ispirava?<br />
“Pino, oltre che il padre che ha sempre<br />
ringraziato per i valori trasmessi, la figura<br />
che ha sempre ammirato è il dott. Sandro<br />
Lombardi, Direttore della Scuola Pol. G.A.I. di<br />
Brescia fino a novembre del 2008 e che gli è<br />
stato sempre vicino. Aveva per lui una stima<br />
profonda che lui ricambiava a sua volta, è<br />
stato per lui un ottimo collaboratore”.<br />
Ad un certo punto vi siete incontrati,<br />
proprio per lavoro, ed è sbocciato un<br />
amore immenso. Giuseppe ha ringraziato<br />
la Polizia anche per questo…<br />
“Si mi ha stupito anche per questo, ci<br />
siamo conosciuti mentre frequentavo il corso<br />
a Brescia, ma non ci siamo frequentati<br />
durante il corso, è sempre stato una persona
estremamente corretta e, essendo lui docente,<br />
non si è mai permesso nemmeno di darmi<br />
del ‘tu’. Poi sono stata destinata a Milano,<br />
in Questura, e dopo una settimana di turni<br />
mi è arrivata una telefonata da lui chiedendomi<br />
se l’indomani ero impegnata per una<br />
passeggiata per Milano… E lì è cominciata<br />
la nostra avventura… Purtroppo breve, ma<br />
intensa, e sono io oggi che ringrazio la Polizia<br />
di Stato di avermi dato l’opportunità di avere<br />
incontrato l’amore della mia vita, che ora è<br />
rappresentato dai miei figli”.<br />
Quali erano le difficoltà e le ansie che<br />
condividevate del vostro difficile mestiere?<br />
“Abbiamo vissuto la nostra attività<br />
lavorativa sempre con impegno e dedizione<br />
è stata una cosa che ci legava molto,<br />
anche le sue aggregazioni, le abbiamo vissute<br />
sempre con estrema tranquillità, era<br />
il nostro lavoro. Le preoccupazioni sono<br />
sorte quanto ho avuto il mio primo figlio,<br />
Leonardo, io ero in servizio presso la Sezione<br />
Polizia Ferroviaria di Brescia, credo<br />
che sappia che ambito sia una stazione ferroviaria…<br />
E così Pino si preoccupava ogni<br />
volta che montavo di turno, soprattutto la<br />
sera e la notte… Ma è stato uno dei periodi<br />
migliori, ho imparato molto anche dal<br />
punto di vista umano”.<br />
E quali erano invece le cose più belle e<br />
gratificanti del lavoro?<br />
“Il nostro è un mestiere pieno di soddisfazione<br />
quando riesci davvero ad essere al<br />
servizio degli altri, quando le persone ti si<br />
avvicinano e ti ringraziano solo per il fatto<br />
che sei lì, accanto a loro. Pino amava moltissimo<br />
anche l’attività di insegnamento, era<br />
convinto che se riesci a trasmettere agli allievi<br />
oltre che le nozioni professionali anche la<br />
passione, avevi raggiunto lo scopo… Oltre<br />
a questo riusciva a dare loro molto di più…<br />
qualcosa che non avrebbero mai dimenticato…<br />
L’esempio di un poliziotto onesto, leale<br />
e generoso”.<br />
I vostri due figli con mamma e papà<br />
poliziotti, come ha inciso questo nella<br />
loro vita?<br />
“Sono sempre stati orgogliosi di noi,<br />
Leonora spera che, ancora oggi, vada a prenderla<br />
a scuola in divisa… Sentono l’Amministrazione<br />
come parte di famiglia soprattutto<br />
per come ci è stata vicina dopo la morte di<br />
Pino. E colgo l’occasione per ringraziarla con<br />
tutto il cuore”.<br />
Ad un certo punto accadde quello che<br />
non si vorrebbe mai affrontare. Giuseppe<br />
si ammalò. Come lo scopriste?<br />
“Era qualche tempo che non stava bene,<br />
stanchezza, perdita di peso, ma lui lo attribuiva<br />
al periodo intenso di lavoro… L’ho<br />
obbligato andare dal medico… un esame<br />
specifico… non dimenticherò mai quella<br />
mattina, non mi fece parlare con il medico. Il<br />
giovedì mattina l’esame, il pomeriggio una<br />
telefonata ci informava che domenica Pino<br />
sarebbe stato ricoverato per ulteriori accertamenti…<br />
Da quel momento la nostra vita è<br />
cambiata. L’esito: adenocarcinoma al retto…<br />
Ed è stato operato d’urgenza. Lì è iniziato il<br />
calvario, operazioni, chemio, radio, controlli…<br />
tante speranze sempre disattese… Siamo<br />
andati perfino in una clinica oncologica<br />
in Svizzera per una cura sperimentale… Dopo<br />
due anni le prime metastasi al fegato…<br />
poi i polmoni, e l’ultimo stadio, il cervello”.<br />
SICUREZZA E POLIZIA<br />
Qual è stata la reazione immediata di<br />
suo marito?<br />
“Incredulità… A me non ha mai esternato<br />
preoccupazione… Mi diceva: “Vedrai<br />
andrà tutto bene”… raccontava della sua<br />
malattia con estrema semplicità con quella<br />
sua voglia di vivere che non l’ha mai mollato.<br />
Ha continuato a lavorare fino quasi alla fine…<br />
Quando ormai le forze non lo reggevano<br />
più… Ha avuto il tracollo… e l’11 agosto<br />
del 2006 è partito per il suo ultimo viaggio”.<br />
E con il passare del tempo il suo modo<br />
di vivere la malattia è cambiato? So<br />
che Giuseppe non la nascondeva, anzi,<br />
aveva un modo unico e straordinario<br />
di affrontare la sofferenza…<br />
“Sì, raccontava le operazioni, la chemio<br />
e tutto il resto con estrema tranquillità che<br />
spesso, chi non lo conosceva bene, pensava<br />
che non era possibile… Affrontava la sua<br />
malattia con estrema razionalità… Un giorno,<br />
mentre guardava la percentuale di sopravvivenza<br />
del suo tipo di cancro, mi disse<br />
che lui era troppo “testa dura” e che lassù<br />
non lo volevano ancora. Solo l’ultimo periodo<br />
mi disse che forse lassù avevano bisogno di<br />
lui per informatizzare le cose e renderle più<br />
semplici… ancora oggi a pensare ale sue parole<br />
mi si stringe il cuore”.<br />
Anche in questa estrema situazione<br />
pensava agli altri, andava a fare la chemioterapia<br />
in divisa, è vero?<br />
“Sì, faceva la chemio in divisa, nei periodi<br />
migliori, perché gli altri pazienti si sentivano<br />
protetti. Colloquiava con loro e così<br />
permetteva al tempo di passare veloce. Spesso,<br />
al temine, se gli effetti non erano troppo<br />
devastanti, andava in ufficio e continuava il<br />
suo lavoro”.<br />
Con i vostri figli come avete affrontato<br />
la cosa?<br />
“E’ stata dura soprattutto con Leonardo,<br />
faceva fatica persino ad andarlo a trovare in<br />
ospedale, aveva 5 anni e mezzo all’inizio della<br />
malattia, Leonora 2. Hanno sempre saputo<br />
della sua situazione… Il più brutto momento<br />
è stato quando, gli ultimi giorni, Pino gli ha<br />
salutati sapendo che non aveva più tempo…<br />
E quando se ne andato, dirglielo… parliamo<br />
tanto di Pino… Ma ci manca così tanto che<br />
anche ora che sto raccontando non posso<br />
trattenere le lacrime”.<br />
Lui continuava a lavorare come sempre,<br />
è vero?<br />
“Pino ha lavorato fino a due mesi prima<br />
della sua morte…. Ma solo perché lo<br />
1111
112 2<br />
LA STORIA<br />
Nelle foto la Scuola di Polizia Polgai di Brescia e alcuni suoi colleghi di lavoro<br />
costretto io a restare a casa perché sapevo<br />
che ormai non avevamo più molto tempo”.<br />
Finchè, un giorno, Giuseppe decise di<br />
partecipare al concorso per l’accesso<br />
alla qualifica di “Ispettore Superiore<br />
SUPS”. Nella sua mente c’era già un proposito<br />
ben preciso, lei ne sapeva nulla?<br />
“Io non ho saputo nulla fino a che non<br />
hanno letto il tema. E’ al rientro da Roma che<br />
Pino ha cominciato la sua discesa… probabilmente<br />
si era tolto un peso dal cuore… Quello<br />
di ringraziare la Polizia di Stato per quello che<br />
gli aveva dato nell’arco della sua vita”.<br />
Quella è stata l’unica volta che Giuseppe<br />
l’ha sorpresa così tanto?<br />
“Mi sorprendeva sempre… ancora oggi…<br />
nelle piccole cose del quotidiano mi fa<br />
sentire la sua presenza accanto a noi”.<br />
Pino fece qualcosa che poi ha lasciato<br />
tutti senza fiato e senza parole. Scrisse<br />
un testamento spirituale ben preciso<br />
in quel compito d’esame. Perché? Cosa<br />
lo spinse, quale era il suo obiettivo, se<br />
ne aveva uno?<br />
“Quel concorso gli ha permesso molte cose…<br />
salutare colleghi che non vedeva da anni,<br />
soprattutto L’ispettore Superiore Roberto Giuli,<br />
in servizio a Roma, e sua moglie Giovanna,<br />
V.Q.A. della Polizia di Stato, che stimava profondamente,<br />
e poi quel viaggio solo noi due che<br />
progettavamo da tanto… Ed è stato bellissimo.<br />
Tre giorni a Roma, mano nella mano… lui con<br />
38° di febbre… Ma come se non avesse niente…<br />
era il mio Pino… Il tema è stato il mezzo<br />
migliore per arrivare a dare il suo grazie… per<br />
tutto…”.<br />
Lui insegnava ai colleghi, è possibile<br />
che abbia sentito il bisogno di riaffermare<br />
quelle cose, quelle motivazioni,<br />
quei valori che secondo lui oggi si sono<br />
un po’ persi di vista?<br />
“Pino ha sempre avuto estrema fiducia<br />
nell’Amministrazione… E nelle persone che<br />
la compongono… era solo il suo umile gra-<br />
zie… Sentiva questa necessità… per non<br />
averlo abbandonato e avergli permesso di<br />
sentirsi sempre utile…. Gli ha permesso di<br />
combattere il male per 5 anni”.<br />
Fatto sta che il capo della Polizia, Antonio<br />
Manganelli, senza poter contenere<br />
la commozione, ha voluto leggere<br />
quanto Giuseppe ha scritto, di fronte<br />
ai poliziotti della Scuola superiore di<br />
Roma. Con lei ha parlato?<br />
“Si è stata una grande emozione soprattutto<br />
per l’affetto dimostrato ai miei figli e alla ma-<br />
Il testo de l’elaborato scritto<br />
da Pino Fierro al concorso per l’accesso<br />
a la qualifica di “Ispettore Superiore SUPS”,<br />
scritto tre mesi prima di morire<br />
...Principio di trasparenza dell’azione<br />
amministrativa: illustrato nei confronti<br />
della salvaguardia della sfera di vita sociale<br />
e priva dei desti natari dell’azione,<br />
per evitare che il provvedimento stesso<br />
assuma una dimensione più grande di<br />
quanto previsto dal legislatore.<br />
Questo sarebbe stato lo schema di impianto<br />
del mio svolgimento e di ciò rivolgo<br />
personalmente le scuse a Lei che si troverà<br />
nella posizione di leggere questo elaborato.<br />
Perchè le scuse? Personalmente troverò difficile<br />
condividere la scelta di questo mezzo<br />
per esporre le mie, credo, ultime possibilità<br />
di ringraziare dal profondo del mio cuore<br />
questa Amministrazione, ma sento che e<br />
mio dovere farlo, anche solo verso un’unica<br />
persona. Fra pochi giorni, a causa della mia<br />
sempre più precaria situazione di salute, lascerò<br />
la Polizia di Stato, dopo oltre vent’anni<br />
di servizio, prestato principalmente presso<br />
dre di Pino che era presente… e non finirò mai di<br />
ringraziarlo per aver esaudito l’ultimo desiderio<br />
di mio marito… ascoltare il suo grazie”.<br />
Quello che colpisce delle parole scritte<br />
da Giuseppe è un senso altissimo del rispetto,<br />
l’integrità, l’umiltà, la consapevolezza<br />
del valore vero delle cose per<br />
gli esseri umani e, soprattutto, una generosità<br />
davvero non comune. Doti accresciute<br />
dall’indossare una divisa…<br />
“Sicuramente il nostro lavoro ha valorizzato<br />
e accentuato quei valori che Pino ha sempre<br />
avuto, naturalmente, ma che sono stati ali-<br />
Quel tema così speciale<br />
con cui dire grazie e salutare…<br />
un Istituto di Istruzione. Ho avuto il privilegio<br />
di essere a contatto sia coi giovani, le<br />
cosiddette nuove leve, che andavano a ricoprire<br />
il ruolo degli agenti, ma soprattutto<br />
con chi di servizio ne aveva fatto; a volte<br />
persone che potevano essere miei genitori,<br />
sia per età che per umanità. Certo ho anche<br />
spesso - inutile e ipocrita sarebbe negarlo<br />
— ho visto situazioni dove non avrei voluto<br />
far parte dell’Annministrazione; credo<br />
che con un pizzico di esperienza maturata<br />
- che comunque Ia Polizia di Stato è e resta<br />
composta da uomini e donne, quindi<br />
con tutti i pregi, i difetti, le peculiarità e i<br />
problemi che quotidianamente si affrontano<br />
e che inevitabil mente caratterizzano<br />
il lavoro e l’ambiente ad esso legato. Con<br />
un pizzico di orgoglio, a volte con un po’<br />
di furbizia, ma sempre con onestà ed entusiasmo<br />
come ingredienti base, ho sempre<br />
dato quanto di meglio in me ed i risultati,
mentati dal lavoro svolto quotidianamente”.<br />
A lei questa storia drammatica ed al<br />
tempo stesso dolcissima di un pensiero<br />
racchiuso tra le righe di un compito<br />
d’esame cosa ha insegnato?<br />
“Mi ha solo confermato che ho avuto la<br />
fortuna di stare al fianco per 15 anni ad una<br />
persona splendida che mi ha saputo dimostrare<br />
ancora una volta la grandezza della<br />
sua anima e del suo cuore… Negli ultimi<br />
giorni prima della morte mi continuava a<br />
chiedere scusa per tutte quelle cose che non<br />
avevamo fatto… Per le volte che non mi ave-<br />
Pino Fierro<br />
pazientemente, li ho sempre riscontrati rivedendo<br />
i colleghi passati dalla Scuola che<br />
mi confidavano la loro sicurezza e capacità<br />
nel prestare i diversi servizi, in parte anche<br />
grazie al mio modesto contributo. Sempre<br />
grazie alla Polizia di Stato, ed in particolare<br />
alla mia stessa Scuola, ho conosciuto mia<br />
moglie dalla quale ho avuto due splendidi<br />
figli, che stiamo crescendo trasmettendo loro<br />
i valori in cui crediamo. Una persona che<br />
e stata presente lungo tutto l’arco della mia<br />
va dimostrato quanto mi amava… quanto ci<br />
amava… Ma ci ha amato tanto e testimoni<br />
sono le righe che ci ha lasciato”.<br />
Ai suoi figli cosa ha insegnato?<br />
“Ha insegnato a non arrendersi mai,<br />
ha essere sempre corretti con il prossimo, e<br />
soprattutto l’onestà…. Che i problemi si risolvono<br />
sempre, basta cambiare la propria<br />
prospettiva e un masso può essere in realtà<br />
solo un sassolino…”.<br />
A tutti i suoi colleghi poliziotti cosa dovrebbe<br />
insegnare?<br />
“Ha insegnato tanto, che la vita va vissuta<br />
per il dono che è, sorridendogli per quello<br />
che ci dona ogni giorno….. e il grande rispetto<br />
per la divisa che indossano”.<br />
Alle Istituzioni di questo Paese cosa dovrebbe<br />
insegnare?<br />
“Che dietro ad ogni divisa c’è un uomo,<br />
che quotidianamente fa il proprio lavoro con<br />
onestà e rispetto per quella divisa, a servizio<br />
degli altri, … Con disciplina ed onore, è il<br />
motto della Scuola Pol. G.A.I… e che se qualcuno<br />
nel gruppo cade... glia altri sono pronti<br />
a dare il massimo…”<br />
carriera ha poi diretto l’Istituto dove lavoro,<br />
persona della quale - oltre a tanti preziosi<br />
consigli e di come percorrere Ia strada davanti<br />
a me - nutro una stima che riservo a<br />
pochi, e mie sempre stato accanto in tanti<br />
momenti difficili. Avevo realizzato tutto<br />
quello che mi ero ripromesso e che avevo<br />
promesso anche a mio padre - anch’egli poliziotto,<br />
che soprattutto mi aveva sempre<br />
racco mandato umiltà e onestà. Avevo trentatrè<br />
anni. Poi e arrivata la malattia. Ogni<br />
volta che la pronunciavo aveva un suono diversamente<br />
sinistro. Credo che iniz ialmente<br />
, la cosa che più mi facesse male fosse il distacco<br />
forzato dal lavoro per le terapie, gli<br />
interventi, i periodi di stanchezza. Dopo Ia<br />
domanda iniziale (perchè a me?) ho deciso<br />
di reagire ponendomi il lavoro come binario<br />
sul quale far scorrere gli eventi; c’e stato lo<br />
stupore di molti, qualcuno — guardandomi<br />
- nemmeno pensava fosse vero, magari aiutato<br />
da certi stereotipi che vedono il malato<br />
di cancro forzatamente a letto con aghi e<br />
tubi che fuoriescono dal corpo. Posso solo<br />
dire che spesso ho fatto chemioterapia<br />
in ospedale - finchè il mio fisico me lo ha<br />
permesso - vestendo l’uniforme, e non si ha<br />
idea di quanto per molti malati il Poliziotto<br />
e un forte appoggio, spesso baluardo a difesa<br />
di diritti poco riconosciuti. Ma, probabilmente<br />
anche a causa della mia età giovane,<br />
ora la malattia ha cominciato a farsi sempre<br />
SICUREZZA E POLIZIA<br />
Ed alla gente comune, a tutti i cittadini,<br />
cosa dovrebbe insegnare?<br />
“Quello che ho detto sopra...<br />
Siamo pronti a fare il nostro lavoro<br />
senza pensare alle conseguenze, uomini<br />
e donne pronti e fieri di indossare la<br />
divisa”.<br />
L’immagine di suo marito che ha<br />
sempre davanti agli occhi qual è?<br />
“Ogni mattina guardo il suo ufficio<br />
…. E lo vedo seduto, sorridendo ….pronto<br />
a iniziare una nuova giornata”.<br />
Una persona così altruista come<br />
suo marito cosa vorrebbe oggi per<br />
lei e per i vostri figli?<br />
“Serenità… che i miei figli guardino<br />
sempre avanti… E che non pensino<br />
troppo a tutte quelle cose che non hanno<br />
potuto fare insieme”.<br />
E cosa vorrebbe Giuseppe Fierro<br />
per la Polizia di Stato?<br />
“Quello che è, una grande famiglia<br />
a servizio del cittadino, e che gli venga<br />
sempre riconosciuto il ruolo importante<br />
che è giusto che abbia nella società”.<br />
più “invadente”(non riesco a trovare altra<br />
espressione) e nessuna cura ha ormai più<br />
la possibilità di frenarla; ne contengo - con<br />
una adeguata terapia del dolore - solo i “fastidi”<br />
per una dignitosa quotidianità. Di<br />
qui la scelta, sofferta mi ricreda, di lasciare<br />
l’Amministrazione, concentrando le mie<br />
quotidiane risorse alla mia famiglia, ai miei<br />
ragazzi particolare, di cui mi preoccupa il<br />
futuro, come ogni buon genitore. Perchè<br />
partecipare al concorso? Beh, posso dire<br />
che sono riuscito a convincere mia moglie a<br />
venire con me , ci siamo concessi una giornata<br />
da turisti per Roma senza preoccupazioni<br />
dei figli, con la promessa di ritornare a<br />
brevissimo con loro, viste le condizioni ancora<br />
ottimali per viaggiare e alloggiare. Ho<br />
inol tre rivisto con gioia tanti e tanti colleghi<br />
- in coda con me prima di entrare nell’Istituto<br />
- che non vedevo da tanti anni. Non voglio<br />
aggiungere altro. Non c’e davvero nulla<br />
se non dire “grazie” e grazie ancora alla<br />
Polizia di Stato ed alle persone che grazie<br />
ad essa ho avuto il privilegio di conoscere e<br />
con le quali relazionarmi tutti questi anni.<br />
Grazie infine per questo spazio concessomi,<br />
poichè fino ad ora, mai avrei osato approfittare<br />
per me stesso. Buon lavoro e i miei più<br />
sinceri saluti, anche se - fino all’apertura<br />
eventuale della busta - anonimi alla Commissione<br />
ed al comitato di Vigilanza per il<br />
compito loro affidato.<br />
13
1144 FOCUS GIUSTIZIA<br />
Il giudice per le indagini preliminari di Salerno,<br />
il 27 aprile, ha archiviato una lunghissima<br />
serie di accuse a carico di Luigi de Magistris,<br />
già pm a Catanzaro, di agenti<br />
di polizia giudiziaria e diversi giornalisti<br />
Nessun reato,<br />
denunce solo per<br />
fermare le indagini?<br />
di Olga IEMBO<br />
“I<br />
penetranti accertamenti, anche<br />
oggettivamente invasivi della<br />
propria sfera di libertà a cui il<br />
dottor de Magistris è stato sottoposto,<br />
costituiscono il più rassicurante<br />
supporto per fondare il giudizio della sua<br />
estraneità ai fatti contestati”. E’ in queste<br />
righe il “succo” del decreto emesso lo scorso<br />
27 aprile dal giudice per le indagini preliminari<br />
di Salerno, Maria Teresa Belmonte, con<br />
cui è stato archiviato il procedimento penale<br />
a carico di Luigi De Magistris, già sostituto<br />
procuratore della Repubblica di Catanzaro,<br />
oltre che per diversi giornalisti ed agenti<br />
di polizia giudiziaria, inizialmente indagati<br />
per calunnia, abuso d’ufficio e rivelazione<br />
di segreto d’ufficio. “Deve essere disposta,<br />
rigettate le opposizioni delle persone offese,<br />
la archiviazione del procedimento nei<br />
confronti di tutti gli indagati in relazione ai<br />
reati a loro rispettivamente ascritti – scrive<br />
La decisione dopo due<br />
anni tra indagini ed<br />
udienza camerale,<br />
e intanto quattro<br />
magistrati hanno<br />
“perso il posto”<br />
il giudice nel dettagliato provvedimento di<br />
150 pagine -, non essendo emersa la commissione<br />
del reato di abuso di ufficio, in alcuna<br />
delle ipotesi prospettate in denuncia,<br />
né potendosi ricondurre al dr. de Magistris<br />
le rivelazioni di notizie coperte da segreto<br />
istruttorio, in tal senso inducendo in modo<br />
univoco le concordi dichiarazioni rese da
Nella foto a sinistra Luigi De Magistris<br />
tutti i giornalisti, dagli appartenenti alle forze<br />
dell’ordine e dai magistrati che con il suddetto<br />
magistrato ebbero occasione di lavorare,<br />
i quali ne hanno attestato la correttezza<br />
istituzionale e la riservatezza investigativa,<br />
così come non sono emersi elementi concreti<br />
per ritenere i giornalisti concorrenti morali<br />
nel reato”. Un provvedimento, questo, giunto<br />
a circa un anno di distanza dalla richiesta<br />
di archiviazione presentata dalla Procura di<br />
Salerno alla fine dello scorso maggio, e dopo<br />
ben 8 udienze che si sono tenute davanti allo<br />
stesso gip Belmonte, per via dell’opposizione<br />
all’archiviazione promossa da Felicia Genovese,<br />
già pm a Potenza, suo marito Michele<br />
Cannizzaro, e Vincenzo Tufano, procuratore<br />
generale di Potenza, indagati nell’inchiesta<br />
“Toghe Lucane”, condotta da De Magistris.<br />
E quella richiesta di archiviazione era a sua<br />
volta giunta dopo quasi un anno di indagini<br />
serrate, condotte a trecentosessanta gradi<br />
dalla Procura di Salerno, per controllare e verificare<br />
l’operato di de Magistris “in lungo e<br />
in largo”. E’ proprio il gip a descrivere come<br />
assolutamente scrupoloso e completo l’operato<br />
della Procura campana che, nella persona<br />
del sostituto procuratore Gabriella Nuzzi,<br />
ha svolto ogni attività possibile per un’analisi<br />
profonda e completa del modo di lavorare<br />
di Luigi de Magistris. Il giudice parla infatti di<br />
“approfondite indagini svolte dalla Procura<br />
di Salerno che, conviene ricordarlo, ha sentito<br />
moltissimi magistrati, esponenti di ogni<br />
grado delle Forze dell’Ordine, personale di<br />
cancelleria, decine di giornalisti, moltissime<br />
altre persone informate sui fatti, ha acquisito<br />
tabulati telefonici incrociandone i dati<br />
emergenti, anche con controlli sulle celle,<br />
ha esaminato intercettazioni, esiti di attività<br />
investigative (perquisizioni, sequestri, consulenze)<br />
svolte in procedimenti trasmessi da<br />
altre aa.gg.”, senza contare che nel corso dei<br />
mesi de Magistris è stato finanche intercettato<br />
nell’ambito di un’attività della Procura<br />
di Matera. Ebbene, sottolinea il giudice: “…<br />
proprio le intercettazioni consentono di<br />
escludere che il dottor de Magistris abbia<br />
mai rivelato, anticipatamente, i propri provvedimenti<br />
o le attività che intendeva compiere,<br />
mai essendo stata registrata una condotta<br />
del genere”. Piuttosto, è stato ancora<br />
una volta messo in rilievo come le numerose<br />
attività di denuncia, realizzate a vari livelli ed<br />
in vari ambiti nei confronti di de Magistris,<br />
ben si siano conciliate con il preciso obiettivo<br />
di ostacolare le inchieste del magistrato,<br />
e di promuoverne l’allontanamento dal suo<br />
ufficio, cosa che poi si è effettivamente verificata<br />
poiché intanto, a seguito di procedimento<br />
disciplinare, l’ex pm è stato trasferito<br />
di sede e di funzioni dal Consiglio superiore<br />
della magistratura.<br />
Tanto si leggeva già nell’ampia richiesta<br />
di archiviazione, in cui la Procura di<br />
Salerno ha concluso per la «insussistenza<br />
di illegittimità sostanziali e/o procedurali<br />
penalmente rilevanti ovvero di condotte<br />
abusive addebitabili nell’esercizio delle<br />
funzioni giudiziarie del De Magistris».<br />
Nell’atto, anzi, è scritto che «il contesto<br />
giudiziario in cui si è trovato ad operare<br />
il pm Luigi De Magistris negli anni della<br />
sua permanenza a Catanzaro appare connotato<br />
da un’allarmante commistione di<br />
ruoli e fortemente condizionato dal perseguimento<br />
di interessi extragiurisdizionali,<br />
anche di illecita natura». Il pm afferma che<br />
SICUREZZA E POLIZIA<br />
in quel contesto si colloca «la pressante<br />
attività di interferenza alle indagini posta<br />
in essere dai vertici della Procura della<br />
Repubblica di Catanzaro, e resasi sempre<br />
più manifesta con il progressivo intensificarsi<br />
delle investigazioni da parte del<br />
pm De Magistris. Alle continue ingerenze<br />
sull’attività inquirente è risultata connessa,<br />
secondo una singolare cadenza cronologica,<br />
la trasmissione di continue denunce<br />
e segnalazioni agli organi disciplinari<br />
ed alla Procura di Salerno». Tale «difficile<br />
contesto ambientale» in cui Luigi De Magistris<br />
ha operato era stato «reiteratamente<br />
denunciato dal pm nelle sedi istituzionali»<br />
- ricorda la Procura campana - come<br />
anche le «pressioni ed interferenze subite<br />
a causa dell’oggetto delle sue inchieste»,<br />
e le «iniziative adottate per determinarne<br />
il definitivo allontanamento dalla sede di<br />
Catanzaro e l’esautorazione dei poteri inquirenti».<br />
«Mi sono difeso, in questi mesi,<br />
da esposti e denunce ingiusti ed infondati,<br />
esprimendo sempre massima fiducia nella<br />
magistratura di Salerno, competente per<br />
legge» disse de Magistris commentando<br />
la notizia relativa alla richiesta di archiviazione<br />
avanzata nei suoi riguardi. «Ho<br />
anche rappresentato – dichiarò - molteplici<br />
fatti sempre nelle sedi istituzionali<br />
ed in primo luogo all’autorità giudiziaria<br />
di Salerno, per contribuire doverosamente,<br />
da magistrato, ad evidenziare l’attività<br />
di ostacolo posta in essere ai miei danni<br />
ed alle funzioni che ho cercato di svolgere<br />
115 5
1166 FOCUS GIUSTIZIA<br />
nell’esclusivo interesse della giustizia». Da<br />
quelle sue denunce, e da quanto emerso<br />
dai precedenti accertamenti a suo carico,<br />
sono nate nuove indagini, che hanno coinvolto,<br />
tra gli altri, sette magistrati in servizio<br />
a Catanzaro all’epoca dei fatti contestati,<br />
in cui si procede complessivamente<br />
per diversi casi di concorso in corruzione<br />
in atti giudiziari, concorso in omissione di<br />
atti d’ufficio, concorso in abuso d’ufficio,<br />
favoreggiamento, e falso ideologico, calunnia<br />
e diffamazione a danno di Luigi De<br />
Magistris. Ciò che nessuno poteva immaginare<br />
è che, non molto dopo che tale ultima<br />
inchiesta è venuta alla ribalta delle cronache,<br />
il Csm ne ha “rimosso” i magistrati<br />
titolari disponendo, a seguito di ulteriori<br />
procedimenti disciplinari, la sospensione<br />
dalle funzioni e dallo stipendio del procuratore<br />
capo di Salerno, Luigi Apicella, ed il<br />
trasferimento di sede e di funzioni dei suoi<br />
sostituti Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani.<br />
Era il 19 gennaio <strong>2009</strong>.<br />
Adesso, dopo quasi 4 mesi, l’autorità<br />
giudiziaria conferma che Luigi de Magistris<br />
“agì perseguendo il solo obiettivo<br />
dell’accertamento della verità”, ma nel<br />
frattempo sia lui che gli altri tre colleghi<br />
che indagavano sulle sue vicende<br />
hanno perso il posto.<br />
L’ORIGINE<br />
DEL PROCEDIMENTO<br />
Il giudice Belmonte, nel proprio decreto,<br />
ripercorre le tappe del lungo e delicato<br />
procedimento, ricordando che “la Procura<br />
della Repubblica di Salerno, fin dai primi<br />
mesi dell’anno 2007, ha ricevuto numerosi<br />
esposti, denunce, querele da parte di<br />
soggetti coinvolti, a vario titolo, nell’inchiesta<br />
denominata “Toghe Lucane”,<br />
condotta a Catanzaro dal P.M. dr. Luigi de<br />
Magistris. I denuncianti lamentavano, di<br />
volta in volta, violazioni di legge da parte<br />
del dr. de Magistris, integranti ipotesi di<br />
abuso di ufficio, ma, soprattutto, la sistematica<br />
pubblicazione su giornali a tiratura<br />
locale e nazionale, di notizie attinenti<br />
allo sviluppo delle indagini coperte ancora<br />
dal segreto investigativo, ipotizzando<br />
che la fonte informativa dei giornalisti<br />
fosse riconducibile, proprio, al predetto<br />
magistrato del P.M., titolare delle indagini.<br />
Oggetto del procedimento n. 3120/07,<br />
sono, dunque, plurime ipotesi di abuso<br />
di ufficio, rivelazione di segreto di ufficio<br />
continuato e in concorso, contestate, rispettivamente,<br />
al dr. de Magistris, quale<br />
titolare dell’inchiesta c.d. Toghe Lucane<br />
, ed a numerosi giornalisti autori delle<br />
pubblicazioni. E’ altresì contestato al dr.<br />
De Magistris il reato di omissione di atti<br />
di ufficio, per la mancata iscrizione, nel<br />
rgnr del nominativo di Panio Giuseppe<br />
denunciato dalla dottoressa Genovese per<br />
il reato di calunnia”. Una raffica di denunce<br />
incrociate, dunque, avevano generato<br />
- ed è un vero record quello raggiunto dal<br />
magistrato napoletano - ben 70 procedimenti<br />
giudiziari avviati dalla Procura della<br />
Repubblica di Salerno, competente a indagare.<br />
“Costituisce fatto notorio – scrive<br />
ancora il gip - la circostanza che il dr. de<br />
Magistris fosse anche titolare, presso la<br />
Procura della Repubblica di Catanzaro,<br />
oltre che del suddetto procedimento, c.d.<br />
Toghe Lucane, anche di altri due fascicoli<br />
relativi a due inchieste, denominate “Poseidone”<br />
e “Why Not”, che, come il primo,<br />
per il coinvolgimento di personaggi<br />
della politica, della imprenditoria e delle<br />
istituzioni locali e nazionali, sono stati (e<br />
sono ancora) all’attenzione delle cronache<br />
giornalistiche, anche a cagione delle<br />
interrogazioni, interpellanze ed ispezioni<br />
ministeriali di cui il suddetto magistrato<br />
è stato fatto oggetto; poi venendo sottoposto,<br />
all’esito delle verifiche ispettive,<br />
a procedimento disciplinare”. Non a caso<br />
i primi “guai seri” in cui de Magistris<br />
incappa, cominciano proprio dal 2005,<br />
quando “Poseidone” ha ormai preso corpo.<br />
Ma “le inchieste disciplinari di cui era<br />
stato fatto oggetto il dottor De Magistris,<br />
a cominciare dall’anno 2005 – ricorda il<br />
giudice -, sempre sollecitate da interventi<br />
di parlamentari che ripetutamente nel<br />
corso degli anni si sono interessati delle<br />
inchieste del magistrato catanzarese, si<br />
erano sempre concluse favorevolmente<br />
al dott. De Magistris”. “Nel 2007, invece –<br />
sottolinea il gip -, l’attività ispettiva a suo<br />
carico, sollecitata da più parti, dai vertici<br />
della Procura Catanzarese, dalle segnalazioni<br />
dei colleghi indagati nel procedimento<br />
Toghe Lucane, da magistrati della<br />
Procura di Matera, avevano portato ai<br />
rilievi ispettivi di cui alla relazione a firma<br />
del dr. Mantelli del settembre 2007 e,<br />
poi, alla condanna da parte del Consiglio<br />
Superiore con la sentenza del 19.1.2008.<br />
Secondo la ricostruzione della Procura<br />
salernitana, non sono estranei all’esito di<br />
tali ultime attività disciplinari i rapporti di<br />
alcuni magistrati coinvolti nell’inchiesta<br />
Toghe Lucane con rappresentanti dell’Ufficio<br />
dell’Ispettorato, con esponenti della<br />
magistratura associata e dello stesso<br />
Consiglio Superiore della Magistratura”.<br />
Ed infatti “con riferimento alle vicende
che hanno riguardato il procedimento<br />
Toghe Lucane, il P.M. osserva, - richiamato<br />
e valutato il compendio investigativo<br />
oggetto del procedimento, nel quale si faceva<br />
riferimento, quale tema di indagine,<br />
ad un comitato di affari che, attraverso<br />
ramificazioni nei settori dell’avvocatura,<br />
della pubblica amministrazione, ivi comprese<br />
la magistratura e la sanità, dominava<br />
l’intera Regione Basilicata - che anche<br />
in tale procedimento siano state attuate<br />
a danno del Dr. de Magistris manovre di<br />
delegittimazione, anche attraverso anomale<br />
interferenze investigative da parte<br />
degli uffici giudiziari lucani - sulla base di<br />
strumentali denunce/querele di indagati<br />
nel procedimento Toghe Lucane, attraverso<br />
le quali si giungeva anche ad attivare<br />
servizi di intercettazione che finivano per<br />
attingere anche il dottor de Magistris, e<br />
cioè lo stesso P.M. inquirente che stava<br />
indagando proprio su di loro”.<br />
Una strategia di delegittimazione molto<br />
ampia, secondo quanto appurato dai pm<br />
di Salerno. “La tesi dell’Ufficio della Procura<br />
della Repubblica – scrive la Belmonte - è che<br />
l’atteggiamento delegittimatorio abbia attinto<br />
il dr. de Magistris, che presso la Procura<br />
di Catanzaro si è trovato ad operare in un<br />
clima difficilissimo nel quale gli stessi vertici<br />
dell’Ufficio Inquirente - coloro ai quali,<br />
cioè, è affidato dall’ordinamento il controllo<br />
di legalità sul territorio - mantenevano<br />
relazioni, intessute anche di cointeressenze<br />
economiche, con persone - anche esponenti<br />
politici - coinvolti anche in delicatissime<br />
indagini, ivi comprese quelle curate dal dr.<br />
De Magistris, nell’ambito dei procedimenti<br />
Poseidone, Why Not, non avendo essi magistrati<br />
disdegnato neanche di esporsi in loro<br />
compagnia nel corso di pubbliche assemblee<br />
di stampo prettamente politico”. “Il<br />
riferimento è al Procuratore della Repubblica<br />
dr. Lombardi ed al Procuratore Aggiunto<br />
dr. Salvatore Murone, il primo autore della<br />
revoca della delega in favore del dr. De Magistris<br />
nell’ambito del procedimento Poseidone,<br />
e il secondo ispiratore dell’avocazione<br />
del procedimento Why Not. Entrambe<br />
le iniziative, apparentemente legittime, dei<br />
due vertici dell’ufficio Inquirente catanzarese,<br />
sarebbero state, invece, ispirate, secondo<br />
la ricostruzione della Procura di Salerno,<br />
da ragioni estranee al corretto esercizio delle<br />
funzioni direttive loro attribuite. Invero<br />
– ricostruisce il giudice nel decreto di archiviazione<br />
-, era accaduto che il 29.3.2007 il<br />
dr. Lombardi avesse revocato la delega al dr.<br />
De Magistris nell’ambito del procedimento<br />
Poseidone, poi astenendosi immediatamente<br />
dopo adducendo ventennali rappor-<br />
ti di amicizia con uno degli indagati di quel<br />
procedimento, Giancarlo Pittelli, avvocato e<br />
Senatore della Repubblica. In realtà i legami<br />
erano ben più radicati, con coinvolgimenti<br />
in attività di natura imprenditoriale del<br />
senatore/indagato da parte di familiari del<br />
suddetto Procuratore Capo, tali da imporne<br />
ab initio la astensione, e da indurre fondatamente,<br />
sulla base delle risultanze investigative<br />
di cui il P.M. ha dato ampia ricostruzione<br />
nella propria richiesta, a ritenere<br />
che egli possa essere stato l’autore di una<br />
gravissima violazione del segreto istruttorio.<br />
Risulta, infatti, che il suddetto avvocato/senatore<br />
fosse a conoscenza, prima<br />
della sua esecuzione, di una perquisizione<br />
disposta, nell’ambito del procedimento c.d.<br />
Poseidone, dal dr. De Magistris, a carico, tra<br />
gli altri, di uno degli indagati, il dr. Chiaravalloti,<br />
(ex magistrato che aveva ricoperto<br />
negli uffici giudiziari della Calabria ruoli di<br />
vertice, quale Avvocato Generale e Procuratore<br />
Generale, poi, in politica, avendo presieduto<br />
la Giunta Regionale della Calabria)<br />
SICUREZZA E POLIZIA<br />
a quel tempo assistito proprio dall’avvocato<br />
amico del Procuratore, quest’ultimo essendo<br />
co-delegato al procedimento; e, dopo<br />
la denuncia del dr. De Magistris, i riscontri<br />
provenienti dalle dichiarazioni di persone<br />
informate sui fatti, tra cui giornalisti, magistrati<br />
ed esponenti delle Forze dell’ordine,<br />
indirizzano nel senso che la notizia dell’imminente<br />
atto investigativo possa essere stata<br />
anticipata all’avvocato/senatore proprio<br />
dal Vertice della Procura a cui il sostituto<br />
co-delegato, il dottor de Magistris, aveva<br />
fornito copia del provvedimento”. “Sono<br />
sempre magistrati all’epoca in servizio<br />
presso la Procura di Catanzaro – prosegue<br />
il giudice -, molti di loro sentiti durante le<br />
indagini, a descrivere il clima “di sospetto”<br />
che si instaurò presso quell’ufficio a seguito<br />
dell’insediamento, nell’estate 2005, quale<br />
procuratore aggiunto, del dr. Salvatore Murone.<br />
Invero, essi hanno riferito come nella<br />
gestione dell’Ufficio da lui diretto il Procuratore<br />
Lombardi - che si interessava poco<br />
dell’andamento delle indagini dei propri sostituti,<br />
salva l’occasione in cui esse coinvolsero<br />
l’avv. Pittelli -, aveva sempre conferito,<br />
di fatto, ampia delega all’Aggiunto, prima<br />
al dottor Spagnuolo (che aveva, però, mantenuto<br />
un clima sereno nell’ufficio) e, poi,<br />
appunto, al dr. Murone. Questi, imponendo<br />
una gestione sostanzialmente più autoritaria<br />
e verticistica dell’ufficio, si era attirato le<br />
critiche dei colleghi che avevano espresso<br />
il proprio dissenso anche con note scritte.<br />
Ottimi, invece, erano i rapporti tra i sostituti,<br />
ivi compreso quelli del e col dottor De<br />
Magistris, almeno fino all’estate del 2007.<br />
Invero - osserva il P.M. - erano di pubblico<br />
dominio i rapporti di abituale frequentazione<br />
e anche di comunanza politica dei<br />
dottori Murone e Lombardi con il senatore<br />
avvocato Giancarlo Pittelli - anche attestati<br />
da frequentazioni pubbliche e partecipazioni<br />
a consessi di natura politica, nonchè i<br />
rapporti con altro avocato, il senatore Nicola<br />
Emilio Buccicio, già componente laico del<br />
C.S.M., che aveva fortemente propugnato<br />
ed ottenuto la nomina del dr. Murone a Procuratore<br />
Aggiunto a Catanzaro (che era, in<br />
quell’occasione, prevalso sull’altro candidato,<br />
il dr. Garbati), e ciò, nonostante, all’esito<br />
di pregresse attività ispettive, l’Ufficio Ministeriale<br />
avesse segnalato la sussistenza di<br />
profili di incompatibilità ambientale del dr.<br />
Murone a svolgere le funzioni giudiziarie<br />
in ambito Lametino (area geografica di cui<br />
era nativo e rientrante nella competenza<br />
distrettuale della Procura di Catanzaro). Il<br />
P.M. teneva anche ad evidenziare che tutte<br />
le interrogazioni parlamentari di cui fu<br />
oggetto il dr. De Magistris in ragione delle<br />
117 7
1188 FOCUS GIUSTIZIA<br />
inchieste da lui condotte, avevano come comune<br />
denominatore il coinvolgimento del<br />
dr. Chiaravalloti, più volte indagato nei procedimenti<br />
del dr. De Magistris; anche il dr.<br />
Chiaravalloti era difeso dall’avvocato Pittelli”.<br />
“Notori ed attestati da plurime fonti<br />
dichiarative, compresi molti magistrati<br />
operanti nel distretto di Catanzaro – infine<br />
-, i rapporti tra il dr. Murone ed il Procuratore<br />
Generale f.f. dr. Dolcino Favi, che si rese<br />
autore della avocazione del procedimento<br />
Why Not nell’autunno del 2007”. Era, per<br />
la precisione, il 19 ottobre del 2007 e, con il<br />
pm de Magistris fuori sede, e volutamente<br />
tenuto all’oscuro di ciò che stava accadendo,<br />
i suoi armadi blindati furono aperti ed<br />
i fascicoli di “Why not” prelevati. “Come<br />
detto – continua dunque il giudice -, la Procura<br />
di Salerno, sulla base dei risultati delle<br />
indagini, e in particolare in ragione delle<br />
dichiarazioni rese da alcuni magistrati del<br />
distretto di Catanzaro, tra cui alcuni di coloro<br />
che furono poi delegati all’inchiesta,<br />
dopo la avocazione, considera il dr. Murone<br />
l’ispiratore della suddetta avocazione, finalizzata<br />
sostanzialmente a sottrarre l’inchiesta<br />
al dr. de Magistris, al fine di conseguirne,<br />
ab externo, il controllo delle indagini,<br />
attraverso i successivi magistrati delegati,<br />
alcuni dei quali da lui personalmente scelti,<br />
e comunque avendo condizionato la scelta<br />
dello stesso P.G, cui era legato da vincoli<br />
amicali; e ciò in ragione di acclarati rapporti,<br />
non solo amicali, del suddetto magistrato<br />
con alcuni indagati nel procedimento, tra<br />
cui il dr. Saladino e l’avvocato Pittelli, a cui<br />
era notoriamente legato da anni”.<br />
STAMPA<br />
E FUGHE DI NOTIZIE<br />
“Il P.M. procedente – precisa il gip nel<br />
decreto di archiviazione per de Magistris<br />
e diversi giornalisti -, nell’escludere la responsabilità<br />
del dr. De Magistris nelle fughe<br />
di notizie che accompagnarono molte<br />
attività investigative da lui seguite, e che<br />
riguardarono non solo il procedimento Toghe<br />
Lucane, considera che da esse il dr. De<br />
Magistris non ricavò alcun giovamento,<br />
atteso che in alcuni casi si rivelarono pregiudizievoli<br />
per le indagini, come quando<br />
il 17.6.2007, il quotidiano Calabria Ora,<br />
attraverso un articolo di Paolo Pollichieni,<br />
pubblicò la notizia della perquisizione c.d.<br />
San Marino, eseguita il giorno successivo<br />
nell’ambito del proc. Why Not. La perquisizione<br />
del giorno seguente, infatti, ebbe<br />
un esito pressocchè negativo”. “Ritiene,<br />
invece, il P.M. – si legge ancora nel provvedimento<br />
- che anche le fughe di notizie<br />
rientrassero nel più ampio disegno di delegittimazione<br />
del dr. de Magistris messo<br />
in atto da un certo momento in poi al fine<br />
di determinare, attraverso tali strumentali<br />
condotte, apparentemente riconducibili<br />
allo stesso magistrato inquirente, iniziative<br />
disciplinari finalizzate a radicarne la incompatibilità<br />
ambientale che ne producesse,<br />
come avvenuto, l’allontanamento dalla<br />
Procura di Catanzaro. Tra i soggetti interessati<br />
a conseguire tale risultato, secondo<br />
il P.M., vi era, appunto, l’avvocato Pittelli,<br />
indagato nel procedimento Poseidone e<br />
Il consulente Gioacchino Genchi<br />
poi in Why Not, dal dr. de Magistris, e difensore<br />
di molti degli indagati “eccellenti”<br />
delle inchieste condotte dal dottor De Magistris.<br />
Anche nell’ambito del procedimento<br />
Toghe Lucane, tra i magistrati coinvolti<br />
nella indagine, egli assiste alcuni indagati,<br />
la dottoressa Granese e i coniugi Cannizzaro/Genovese,<br />
la quale ultima, attraverso<br />
il suddetto difensore, aveva chiesto al dr.<br />
Lombardi, in occasione dell’interrogatorio<br />
fissato per il 31.3.2007, che l’atto fosse<br />
raccolto, appunto, dal Procuratore della<br />
Repubblica, sebbene, proprio il giorno<br />
29.3.2007, il suddetto magistrato avesse<br />
presentato dichiarazione di astensione<br />
nell’ambito del procedimento Poseidone,<br />
in ragione dei suoi rapporti con l’avvocato<br />
Pittelli”. Il giudice, nel decreto ricorda un<br />
altro passaggio fondamentale della ricostruzione<br />
della Procura campana, secondo<br />
cui “nella magistratura calabrese mostrava<br />
insofferenza alle indagini del dottor<br />
De Magistris, che egli conduceva senza riguardi<br />
anche nei confronti degli esponenti<br />
delle più alte cariche istituzionali e politiche,<br />
anche il Procuratore Generale facente<br />
funzioni dr. Dolcino Favi che, nell’ottobre<br />
2007, su segnalazione dell’Aggiunto Salvatore<br />
Murone, a seguito della iscrizione<br />
nel rgnr del nominativo dell’allora Ministro<br />
Guardasigilli - che, poche settimane<br />
prima, aveva chiesto al CSM la adozione<br />
di provvedimenti disciplinari, anche cautelari<br />
nei confronti del dr. De Magistris<br />
- adottava un illegittimo provvedimento<br />
di avocazione dell’indagine c.d. Why Not,<br />
in assenza dei presupposti di legge, non<br />
sussistendo, contrariamente a quanto affermato<br />
nel provvedimento, il dovere di<br />
astensione da parte del dr. De Magistris<br />
in ragione delle indagini che aveva in corso<br />
a carico dei Ministro Guardasigilli, nei<br />
cui confronti erano emerse notizie di reato,<br />
fondanti la iscrizione, già prima di tali<br />
iniziative. Al contrario doveva ritenersi
che anche le iniziative disciplinari fossero<br />
in realtà finalizzate ad estromettere il<br />
dr. de Magistris da inchieste che vedevano<br />
coinvolti esponenti della politica, della<br />
imprenditoria, della stessa magistratura,<br />
con coinvolgimenti anche di esponenti<br />
della massoneria e dei servizi segreti”. Ed<br />
a tali “iniziative disciplinari” il gip dedica<br />
un apposito riferimento quando ricorda<br />
che “proprio nelle vicende che, sotto più<br />
profili, hanno coinvolto il dr. de Magistris,<br />
più volte i procedimenti penali siano stati<br />
attraversati da paralleli, e molto più celeri,<br />
procedimenti disciplinari. Ne è derivato,<br />
in più occasioni, il trasferimento di ufficio<br />
di numerosi magistrati, allontanati nel<br />
mentre si stavano occupando di inchieste<br />
complesse e delicate, con conseguenze<br />
inevitabili sugli indirizzi investigativi, tra<br />
le difficoltà che sempre accompagnano<br />
il mutamento del magistrato in itinere”.<br />
E non solo, “… invero – aggiunge la Belmonte<br />
-, numerosissimi sono stati, come<br />
si è anticipato in apertura della presente<br />
disamina, denunce/querele/ esposti e note<br />
di varia natura diretti sia alla magistratura<br />
che agli organi ispettivi e disciplinari, con<br />
la conseguenza di un fortissimo appesantimento<br />
delle procedure che tali iniziative<br />
hanno prodotto. Tale contesto, dunque, ha<br />
fatto emergere una pluralità di situazioni<br />
di possibile conflitto dando luogo, anche,<br />
per tornare alla vicenda che ci impegna,<br />
alla diffidenza degli odierni opponenti,<br />
i quali, come si ricorda, hanno anche sospettato<br />
della serenità dell’intero ufficio<br />
giudicante salernitano”. Ed infatti, nel<br />
corso del procedimento in camera di consiglio<br />
per discutere dell’opposizione alla<br />
richiesta di archiviazione, la Genovese e<br />
suo marito Cannizzaro avevano chiesto la<br />
rimessione del processo ad altra sede per<br />
il legittimo sospetto che, anche e soprattutto<br />
per il clamore mediatico che hanno<br />
accompagnato le vicende oggetto delle<br />
inchieste di de Magistris, il gip di Salerno<br />
non fosse nelle necessarie condizioni di<br />
serenità per decidere. Il giudice Belmonte,<br />
pur rimettendo alla Corte di cassazione “la<br />
valutazione per ogni profilo”, ha ritenuto<br />
che la richiesta di rimessione presentasse<br />
plurimi profili di inammissibilità. “Merita<br />
osservare – sottolineava il gip in un’apposita<br />
ordinanza - nel doveroso rispetto<br />
dell’indipendenza ed autonomia delle diverse<br />
istituzioni, che la pressione esercitata<br />
da ispezioni reiterate, interpellanze,<br />
audizioni, convocazioni, interventi autoritativi,<br />
finalizzati ad imporre ordinarietà o<br />
normalità non meglio precisate negli uffici<br />
giudiziari, e dall’amplificazione mediatica<br />
loro riservata, potrebbe essere considerata<br />
idonea a minare la imparzialità, l’autonomia,<br />
l’indipendenza e, infine, il corretto<br />
esercizio della giurisdizione in ogni magistrato<br />
della Repubblica, dal quale, tuttavia,<br />
deve attendersi che difenda, facendosene<br />
portatore, i suddetti valori, propri della<br />
giurisdizione, anche in siffatti contesti”.<br />
“La natura delle indagini – scriveva ancora<br />
la Belmonte nell’ordinanza, riferendosi<br />
a quanto accaduto a seguito delle inchieste<br />
di de Magistris - il loro oggetto, i soggetti<br />
coinvolti nelle inchieste… la gravità<br />
intrinseca ed allarmante delle condotte<br />
corruttive ipotizzate, imponevano ed impongono<br />
ogni possibile ed accurata indagine…<br />
Questa, d’altro canto, è la finalità<br />
del processo penale, ma il rito –concludeva<br />
criticamente il gip - è risultato attraversato,<br />
a fonte di meri atti funzionali, dalla<br />
reiterata sovrapposizione di procedimenti<br />
disciplinari o paradisciplinari, per lo più<br />
sollecitati dalle istanze di soggetti estranei<br />
alla giurisdizione, ai procedimenti penali<br />
in corso”.<br />
All’inizio di aprile, poi, la Corte di cassazione<br />
ha dato ragione al gip Belmonte,<br />
confermando la sua piena legittimazione a<br />
decidere sulla richiesta di archiviazione formulata<br />
dalla Procura salernitana, e condannando<br />
Felicia Genovese al pagamento delle<br />
spese di giudizio.<br />
I GIORNALISTI<br />
“SOTTO INCHIESTA”<br />
Il gip di Salerno, nel decreto di archiviazione,<br />
non manca di trattare anche il problema<br />
della denunciata “gogna mediatica”,<br />
e dei “processi paralleli” che i protagonisti<br />
delle inchieste hanno lamentato nel corso<br />
dei mesi. Non per nulla diversi giornalisti<br />
che hanno seguito i casi giudiziari di cui era<br />
titolare Luigi de Magistris sono finiti sotto<br />
inchiesta ad opera delle Procure di Catanzaro<br />
e Matera, che non hanno sottoposto i<br />
professionisti a perquisizioni e sequestri, li<br />
hanno intercettati, ed hanno contestato loro,<br />
in un caso, addirittura “l’associazione a<br />
delinquere finalizzata alla diffamazione” di<br />
SICUREZZA E POLIZIA<br />
uno degli indagati di Toghe lucane. Solo che,<br />
alla fine, quando la Procura di Salerno ha<br />
concluso per la richiesta di archiviazione per<br />
de Magistris ed i tanti giornalisti coindagati,<br />
è venuto fuori che i pm si sono concentrati<br />
anche sulla «ipotesi investigativa della indebita<br />
strumentalizzazione di attività di indagine<br />
coordinate dalle Procure di Matera e di<br />
Catanzaro nei confronti di collaboratori di<br />
polizia giudiziaria e di giornalisti di cronaca<br />
giudiziaria». Oggi, in merito alla problematica<br />
della cd “gogna mediatica”, il gip scrive<br />
che tale questione “sul piano dei principi, si<br />
scontra, con il limite posto dal rispetto della<br />
dignità della persona, imponendo la ricerca<br />
di un punto di equilibrio tra dritto della<br />
stampa ad informare il pubblico ed il diritto<br />
delle persone accusate di essere giudicate<br />
unicamente sulla base delle emergenze dibattimentali.<br />
Il problema è stato affrontato<br />
anche dalla Corte europea dei Diritti dell’Uomo,<br />
la quale, da un lato, ha ammesso che,<br />
in linea di principio, una violenta campagna<br />
stampa concernente un caso giudiziario, può<br />
nuocere alla equità del processo, poiché è<br />
possibile che le valutazioni della stampa minino<br />
i fondamentali diritti riconosciuti dalla<br />
Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo<br />
all’accusato: quello ad una pronuncia proveniente<br />
da un giudice imparziale, e quello<br />
alla presunzione di innocenza. L’effettiva tutela<br />
di tali due diritti delle persone è resa,<br />
tuttavia, difficile dall’interesse dei media per<br />
le cronache giudiziarie (a cui corrisponde<br />
l’interesse del cittadino-pubblico ad essere<br />
informato), che costituisce manifestazione<br />
del dritto alla libertà di espressione, garantito<br />
dall’art. 10 della Convenzione. Nel bilanciamento<br />
tra tali diritti e libertà, che inevitabilmente<br />
si possono trovare in situazione<br />
di interferenza e di compressione dell’uno in<br />
favore dell’altra, la Corte Europea considera<br />
la libertà di espressione come uno degli<br />
elementi fondamentali di una democrazia:<br />
nella società democratica, infatti, una stampa<br />
indipendente svolge, da un lato, un ruolo<br />
fondamentale di suggerimento di idee ed<br />
opinioni, e dall’altro di “cane da guardia”<br />
della democrazia nel senso di operare un<br />
controllo sulla gestione delle attività di interesse<br />
pubblico. E maggiore è l’interesse, in<br />
ragione della importanza politica o sociale<br />
del caso giudiziario, tanto più elevato sarà<br />
l’interesse dei media, ed ampio il margine<br />
di critica che deve essere loro riconosciuto,<br />
soprattutto, poi, quando il caso giudiziario<br />
attenga a personaggi noti, specie se si tratti<br />
di uomo politico che abbia agito nell’ambito<br />
delle sue funzioni elettive. Il punto di equilibrio<br />
viene individuato nell’esercizio corretto<br />
del diritto di cronaca, che si ottiene quando<br />
1199
i media si limitino a fornire una indicazione<br />
oggettiva delle imputazioni, delle prove raccolte<br />
dall’Accusa e delle dichiarazioni delle<br />
parti, in modo che siano assicurati anche al<br />
personaggio noto i suoi diritti fondamentali<br />
come imputato”.<br />
In ogni caso, sul punto il giudice ha concluso:<br />
“Può affermarsi, che, dalle approfondite<br />
indagini svolte dalla Procura di Salerno<br />
- che, conviene ricordarlo, ha sentito moltissimi<br />
magistrati, esponenti di ogni grado delle<br />
Forze dell’Ordine, personale di cancelleria,<br />
decine di giornalisti, moltissime altre persone<br />
informate sui fatti, ha acquisito tabulati<br />
telefonici incrociandone i dati emergenti,<br />
anche con controlli sulle celle, ha esaminato<br />
intercettazioni, esiti di attività investigative<br />
(perquisizioni, sequestri, consulenze) svolte<br />
in procedimenti trasmessi da altre aa.gg. - è<br />
emerso, in sintesi, che i procedimenti trattati<br />
a Catanzaro dal dr. de Magistris hanno<br />
attirato l’attenzione fortissima dei mezzi di<br />
comunicazione, sia della stampa che delle<br />
radio e delle televisioni che hanno puntualmente<br />
seguito le inchieste del magistrato,<br />
riportandone il contenuto di atti di indagine,<br />
per lo più quando essi erano già divenuti<br />
conoscibili dagli indagati. In qualche caso,<br />
tuttavia, sono stati anticipati sulla stampa<br />
atti di indagine ancora segreti, o perché già<br />
predisposti dal magistrato inquirente e trasmessi,<br />
per conoscenza, ai vertici dell’ufficio<br />
e, per l’esecuzione, alla polizia giudiziaria<br />
competente, ma non ancora eseguiti, oppure<br />
perché ancora non conoscibili agli indagati.<br />
Ai fini della attribuibilità soggettiva<br />
delle rivelazioni, si è visto come le scrupolose<br />
indagini svolte dalla Procura non abbiano<br />
consentito di ricondurre al dr. de Magistris<br />
condotte oggettive di rivelazione, pur essendo<br />
egli stato attinto da attività di intercettazione,<br />
nell’ambito dell’inchiesta portata<br />
avanti dalla Procura di Matera, e nonostante<br />
2200 FOCUS GIUSTIZIA<br />
siano stati sentiti tutti i giornalisti che hanno<br />
seguito le sue inchieste e con molti dei quali<br />
il magistrato manteneva frequenti contatti<br />
telefonici ed anche incontrandoli personalmente.<br />
Tali giornalisti, che pure hanno<br />
costantemente seguito la cronaca delle inchieste<br />
di Catanzaro, come si è visto, hanno<br />
chiaramente e fermamente (tutti ad eccezione<br />
del Pollichieni che ha insinuato dubbi sulla<br />
correttezza del dr de Magistris che, a suo<br />
dire, avrebbe privilegiato alcuni giornalisti<br />
piuttosto che altri, ma che è stato l’unico,<br />
però, a pubblicare in anticipo la notizia della<br />
imminente perquisizione c.d. San Marino)<br />
escluso di avere ricevuto informazioni riservate<br />
dal magistrato, anche attestandone la<br />
riservatezza investigativa, con dichiarazioni<br />
che trovano conforto anche in esponenti di<br />
diverso grado delle Forze dell’ordine, pure loro<br />
sentiti in merito. L’oggetto delle inchieste<br />
seguite dal magistrato negli ultimi anni della<br />
sua permanenza presso la Procura di Catanzaro,<br />
per la natura stesse delle inchieste, per<br />
i personaggi coinvolti, quasi sempre esponenti<br />
della Pubblica Amministrazione, delle<br />
Istituzioni di alto livello, della politica anche<br />
nazionale, era idoneo a suscitare fortemente<br />
l’interesse pubblico e, per esso, dei media,<br />
evidentemente non potendo passare inosservata<br />
un’indagine che si proponesse di accertare<br />
la destinazione dei fondi pubblici, anche<br />
provenienti dall’Unione Europea, e diretti<br />
finanziare a settori vitali della cosa pubblica,<br />
ed alla tutela di beni a fruizione collettiva,<br />
come quelli diretti alla tutela dell’ambiente.<br />
Così, non poteva essere ignorata dalla stampa<br />
un’indagine, nata dalle denunce di privati<br />
cittadini che si assumevano lesi nei propri<br />
interessi e diritti, che focalizzava l’attenzione<br />
sull’esercizio distorto della giurisdizione<br />
in un intero distretto giudiziario, in cui venivano<br />
prospettati, da cittadini privati, da<br />
giornalisti, da amministratori pubblici, ma<br />
anche da magistrati ed esponenti delle forze<br />
di polizia operanti in quel distretto, intrecci<br />
tra le funzioni pubbliche di garanzia a loro<br />
attribuite ed aspirazioni e interessi privati,<br />
ed anche cointeressenze economiche da parte<br />
di taluni magistrati. Sicché l’attenzione<br />
dei mezzi di comunicazione, evidentemente<br />
concentrata non sulla persona del magistrato,<br />
quanto sulle inchieste che egli portava<br />
avanti, appariva più che giustificata dalla<br />
natura delle indagini, della cui evoluzione legittimamente<br />
i cittadini chiedevano di avere<br />
conoscenza, naturalmente nell’osservanza<br />
dei limiti posti dalla legge a tutela del segreto<br />
istruttorio”. “Quanto alle indagini finalizzate<br />
all’accertamento dei reati di rivelazione<br />
di segreto investigativo – scrive infine il gip<br />
-… ulteriori indagini invasive a carico dei<br />
giornalisti, finalizzate all’accertamento delle<br />
loro fonti, per le ragioni già ampiamente<br />
esposte, sono da considerare inammissibili,<br />
tenuto conto che nei loro confronti non risultavano<br />
affatto prospettabili neppure elementi<br />
per ritenerli moralmente concorrenti<br />
nella rivelazione dei segreti...”.
Clementina Forleo<br />
di Olga IEMBO<br />
Il magistrato Clementina Forleo, già<br />
giudice per le indagini preliminari<br />
a Milano, ha dovuto subire un processo<br />
da parte del Tribunale delle toghe.<br />
Ha dovuto sentirsi dire che non aveva<br />
equilibrio perchè era troppo emotiva.<br />
Ha dovuto sentire uno dei componenti<br />
laici del Consiglio superiore della magistratura<br />
che si stava occupando del suo<br />
caso, Letizia Vacca, che esternava, ben<br />
prima della decisione nei suoi confronti,<br />
valutazioni del tipo “questi giudici che in<br />
tv si presentano come eroi, sono dei cattivi<br />
giudici che fanno soltanto male alla<br />
magistratura”; “è necessario che emerga<br />
che Forleo e de Magistris sono cattivi magistrati,<br />
e non perché fanno i nomi dei<br />
politici”; “Questa non è una magistratura<br />
seria e questi comportamenti sono<br />
devastanti. I magistrati devono fare le<br />
inchieste e non gli eroi”. Ha dovuto subire<br />
l’isolamento che il “sistema” riserva a<br />
chi alza troppo la testa, a chi parla pubblicamente<br />
di cose che devono restare<br />
avvolte dal silenzio. Ha subito l’affronto<br />
di chi le ha detto “finirai a fare la casalinga”.<br />
Ha dovuto subire la punizione<br />
del Csm, un trasferimento di sede che<br />
la sradicasse da quell’ufficio in cui tanti<br />
SICUREZZA E POLIZIA<br />
Il Tar del Lazio ha accolto<br />
il ricorso del giudice Clementina<br />
Forleo contro il provvedimento<br />
con cui il Csm l’ha spostata<br />
dal Tribunale di Milano a que lo<br />
di Cremona per un’asserita<br />
incompatibilità ambientale<br />
Trasferimento<br />
ingiusto,<br />
punizione<br />
esemplare<br />
Commossa il giudice che<br />
denunciò pressioni subite<br />
da ambienti istituzionali<br />
quando si occupava<br />
del caso Unipol/Bnl:<br />
“La giustizia ha trionfato”<br />
problemi aveva provocato, parlando delle<br />
“pressioni subite da ambienti istituzionali”<br />
quando si occupava dell’oramai<br />
famigerata inchiesta delle scalate bancarie<br />
nel caso Unipol/Bnl. Lei non ha mai<br />
ceduto il passo. Non si è arresa, e quelle<br />
lacrime che tutta Italia ha visto rigarle<br />
il volto quando la televisione mandò in<br />
onda il suo sfogo non erano di paura, ma<br />
2211
di mortificazione. Una rabbia “positiva”<br />
che le aveva fatto annunciare sin da subito<br />
di voler portare avanti la sua battaglia<br />
davanti ai giudici amministrativi: nel suo<br />
ricorso aveva denunciato un “eccesso di<br />
potere” da parte dell’organo di autogoverno<br />
della magistratura. Oggi la commozione<br />
irrompe ancora una volta nel<br />
cuore del giudice Clementina Forleo, perchè<br />
ha ottenuto ragione, perché quel suo<br />
ricorso contro il trasferimento d’ufficio<br />
da Milano a Cremona per incompatibilità<br />
ambientale è stato accolto dal Tribunale<br />
amministrativo regionale del Lazio, che<br />
ha ritenuto insussistenti i presupposti di<br />
quella decisione, a seguito dell’udienza<br />
pubblica sul caso Forleo che si era svolta<br />
l’8 aprile scorso davanti alla prima<br />
sezione. “La giustizia ha trionfato” sono<br />
state le sue prime parole quando, giorno<br />
30 aprile, ha saputo del pronunciamento<br />
del Tar. Un provvedimento immediatamente<br />
esecutivo (resta comunque aperta<br />
l’ipotesi che il Csm faccia ricorso, ed in<br />
quel caso la questione passerà anche il<br />
vaglio del Consiglio di Stato), ma rispetto<br />
al quale, ha spiegato uno dei legali del<br />
giudice di Francavilla Fontana (Br), Giovanni<br />
Pesce, “il giudice al telefono mi ha<br />
riferito che seppure felice della notizia,<br />
non intende per il momento lasciare il<br />
tribunale di Cremona, dove sta lavorando<br />
con grande serenità e soddisfazione.<br />
Finalmente un giudice terzo imparziale<br />
ha riconosciuto l’ingiusto atteggiamento<br />
persecutorio assunto dal Csm nei suoi<br />
confronti”. Un atteggiamento persecutorio,<br />
così il legale, e naturalmente prima<br />
di lui la stessa Forleo, ha definito l’intero<br />
procedimento davanti al Csm, che alla fine,<br />
il 28 luglio 2008, aveva deliberato il<br />
trasferimento d’ufficio per incompatibilità<br />
ambientale della Forleo nello scorso<br />
luglio, al termine di una lunga istruttoria<br />
della Prima Commissione, aperta dopo<br />
le dichiarazioni rilasciate dal magistrato<br />
in occasioni pubbliche, tra cui durante la<br />
trasmissione “Annozero”, diretta da Michele<br />
Santoro ed andata in onda su Rai<br />
2. Occasioni in cui il giudice aveva parlato<br />
senza mezzi termini di “sottili pressioni”<br />
riservatele da “poteri forti” e di<br />
rallentamento delle indagini quando si<br />
occupava del caso Unipol/Bnl. Le parole<br />
dell’ex gip di Milano non avevano però<br />
trovato riscontri nell’indagine di Palazzo<br />
dei Marescialli, che aveva dunque deciso<br />
di trasferirla all’ufficio giudiziario cremonese,<br />
sia pur sulla base di un giudizio<br />
di merito nientemeno che sul suo stato<br />
d’animo nella conduzione del suo lavo-<br />
2222 FOCUS GIUSTIZIA<br />
ro. Una motivazione ritenuta del tutto<br />
insufficiente dal Tar, poiché non è sta ta<br />
data una «esauriente spiega zione sulla<br />
plausibilità» del perché l’indipendenza<br />
e la im parzialità di Clementina For leo<br />
sarebbero state messe in dubbio dalle<br />
sue dichiarazio ni. Questo era uno dei<br />
punti chiave delle richieste presentate<br />
al plenum del Consiglio supe riore della<br />
magistratura dal di fensore della Forleo,<br />
il procu ratore di Asti Maurizio Laudi, e<br />
poi ancora nel corso delle udienze del<br />
proce dimento amministrativo dai legali<br />
del gip che oltre a Pesce, sono Mario<br />
Sanino e Mauro Renna. Passaggi che il<br />
Tar, nelle sue 24 pagine di sentenza, ha<br />
ampiamente accolto in tutto e per tutto.<br />
E cioè, molto in sintesi, anzitutto che di<br />
fronte al Csm il procedimento sulla Forleo<br />
non doveva segui re la strada amministrativa<br />
del trasferimento d’ufficio, ma<br />
quella disciplinare che eventualmente<br />
può portare a un trasferimento cautelare;<br />
lo impedisce la legge sulla mate ria<br />
che, modificata nel 2006, ha però creato<br />
un sistema che soffre di una «sorta di<br />
incom pletezza». Inoltre, il Tar ha sottolineato<br />
che do veva essere valutata dal<br />
Csm anche la richiesta con cui Lau di aveva<br />
invitato all’astensio ne per «inimicizia<br />
personale» il vice presidente della prima<br />
commissione Letizia Vacca la quale, in<br />
piena fase istrutto ria, aveva pubblicamente<br />
defi nito la Forleo e il collega Luigi<br />
De Magistris come «cattivi giudici che<br />
non danno il buon esempio». È «arduo<br />
ipotizzare – hanno scritto i giudici - che<br />
l’inosservanza dell’even tuale obbligo di<br />
astensione non abbia potuto produrre<br />
un’alterazione del procedi mento ».<br />
Il Tar parla di “inimicizia personale”.<br />
Altri, tra cui il giudice Forleo, che si è detta<br />
vittima di una “punizione esemplare”<br />
da infliggere “a chi non si piega alla logica<br />
del sistema, e non si mostra asservito<br />
al potere”, l’hanno definita in ben altro<br />
modo. In marito alla sentenza del Tar Felice<br />
Lima, giudice in servizio a Catania,<br />
ha detto: “E’ molto difficile commentar-<br />
la perché è come un epitaffio o meglio,<br />
più banalmente, un necrologio della legalità”.<br />
“Il caso di Clementina Forleo è<br />
emblematico sotto tanti punti di vista.<br />
Clementina – riassume efficacemente il<br />
giudice Lima sul blog “Uguale per tutti”<br />
- si è permessa di dispiacere Massimo<br />
D’Alema e i suoi amici. Violante è subito<br />
insorto, esprimendo giudizi pesanti su<br />
di lei. E poi Bertinotti (che allora era Presidente<br />
della Camera) e Cirino Pomicino<br />
(?!) e financo Casson. La Procura Generale<br />
della Cassazione le ha subito avviato<br />
un procedimento disciplinare, sostenendo<br />
che l’ordinanza che non era piaciuta<br />
a D’Alema e i suoi era “abnorme”. Ma il<br />
Csm è stato costretto ad assolverla da<br />
questo addebito, perché palesemente<br />
infondato”. “Il Csm allora – scrive più<br />
oltre il giudice -, ha avviato “contro” Clementina<br />
un procedimento ex art. 2 della<br />
legge sulle guarentigie (R.D.L.vo 31 maggio<br />
1946, n. 511). Uso significativamente<br />
l’espressione “contro”, perché la legge<br />
prevede la possibilità di ricorrere a quella<br />
procedura solo nei casi in cui nessuna<br />
“colpa” si possa ipotizzare a carico del<br />
magistrato. Sicché la procedura ex art.<br />
2 non dovrebbe mai essere “contro”. E<br />
infatti è priva delle garanzie proprie del<br />
procedimento disciplinare”.<br />
“Spesso – argomenta Lima con una<br />
riflessione che davvero lascia riflettere<br />
-, ma negli ultimi anni in maniera<br />
particolarmente clamorosa, il Csm ha<br />
interferito con indagini e procedimenti<br />
in corso, condizionandone gli esiti – nel<br />
senso di fermarli – con provvedimenti<br />
a carico dei magistrati che se ne stavano<br />
occupando. La motivazione ufficiale<br />
è stata sempre quella di punire asserite<br />
colpe dei magistrati in questione. Molte<br />
volte il lavoro di quei magistrati è stato<br />
impedito trasferendoli. Ormai è uno stereotipo:<br />
appena un’indagine “disturba”<br />
qualche potente, leggiamo sui giornali<br />
che “arrivano gli ispettori”. Con questo<br />
sistema, indagare sui potenti è, per i magistrati<br />
onesti, puro autolesionismo”.
SICUREZZA E POLIZIA<br />
Il giudice Clementina Forleo parla da Catanzaro e non fa sconti:<br />
“Bisogna avere il coraggio di dire che ci sono pezzi de le istituzioni<br />
che sono co lusi con il potere politico ed economico”<br />
“Questa è la notte della<br />
Repubblica”<br />
di Olga IEMBO<br />
Clementina Forleo, giudice in<br />
servizio al tribunale di Cremona,<br />
ha lanciato da Catanzaro,<br />
in occasione di un dibattito su<br />
“Etica e politica, legalità e istituzioni”,<br />
il suo allarme per una situazione in cui,<br />
ha detto “purtroppo bisogna difendere<br />
l’autonomia e l’indipendenza della<br />
Magistratura non solo dall’esterno, ma<br />
anche dall’interno”.<br />
Il giudice, senza mezzi termini ma<br />
con straordinaria determinazione, ha<br />
ammonito: “Questa è la notte della Repubblica,<br />
nel senso che è una pagina<br />
davvero buia. Bisogna avere il coraggio<br />
di dire che ci sono pezzi delle istituzioni<br />
che sono collusi con il potere politico ed<br />
economico. Il problema della Repubblica<br />
è il totale asservimento ai rappresentanti<br />
del potere, soprattutto dei rappresentanti<br />
dell’informazione”. Il giudice<br />
Forleo è giunta nel capoluogo calabrese<br />
a pochi giorni dal pronunciamento del<br />
Tribunale amministrativo regionale del<br />
Lazio che le ha dato pienamente ragione<br />
in merito al ricorso presentato contro<br />
la decisione del Consiglio superiore<br />
della magistratura di trasferirla dal Tribunale<br />
di Milano a quello di Cremona, e<br />
non ha potuto evitare di ricordare come<br />
la partecipazione a quelle oramai famose<br />
puntate della trasmissione Annozero<br />
di Michele Santoro, in cui si discussero<br />
recenti fatti davvero eclatanti di cronaca<br />
giudiziaria, sono costate a lei e ad<br />
altri davvero “parecchio sul piano della<br />
carriera e della vita privata”. Uno<br />
spunto in più che conferma, secondo<br />
il giudice, l’accanimento contro magistrati<br />
impegnati in particolari inchieste,<br />
perché “il potere con la P maiuscola,<br />
inteso nella sua accezione negativa<br />
“Un magistrato non deve<br />
girarsi dall’altra parte.<br />
Ma chi scoperchia<br />
pentole pericolose viene<br />
isolato e punito”<br />
Clementina Forleo<br />
evidentemente, ha compreso che per<br />
mantenersi in vita ha necessariamente<br />
bisogno di manipolare l’informazione e<br />
di manipolare il potere giudiziario”. “Io<br />
ritengo – ha detto ancora il giudice –<br />
che, come le stagioni, i magistrati non<br />
sono più quelli di una volta. Ma fare il<br />
magistrato non è solo scrivere sentenze,<br />
è lottare per garantire i diritti soprattutto<br />
dei più deboli. Un magistrato<br />
non deve farsi i fatti propri, non deve<br />
girarsi dall’altra parte”. “I magistrati<br />
invece – ha aggiunto dura -, oggi vanno<br />
divisi in quelli da difendere e quelli da<br />
non difendere, anzi, da esporre a ludibrio<br />
dell’opinione pubblica perché sono<br />
persone che comunque continuano ad<br />
esercitare le proprie funzioni in nome<br />
dei cittadini che hanno diritto a giustizia,<br />
al di là di fisiologici errori di singoli”.<br />
Continuano ad esercitarla, secondo<br />
il giudice, pur calpestando i principi che<br />
sono il fondamento dell’operato di chi<br />
porta la toga. “Soprattutto nel Meridione<br />
– ha denunciato la Forleo -, è forte<br />
la collusione tra il braccio armato della<br />
criminalità, e quella parte che ogni<br />
mattina indossa la camicia bianca ed<br />
i gemelli ai polsini, ed entra in alcune<br />
stanze delle nostre istituzioni, compresi<br />
i palazzi di Giustizia”. Ed in questo<br />
assai diverso modo di intendere il lavoro<br />
di magistrato, argomenta la Forleo,<br />
a farne le spese sono quei giudici che<br />
“hanno il coraggio di scoperchiare pentole<br />
che non si devono scoperchiare”, i<br />
quali non solo non vengono difesi dalle<br />
Istituzioni, ma vengono isolati ed addirittura<br />
attaccati e puniti. “Credo – ha<br />
commentato il giudice - che quello che<br />
è avvenuto a Catanzaro, ad esempio, sia<br />
davvero scandaloso, lo considero una<br />
delle più grandi vergogne degli ultimi<br />
tempi. Mi riferisco non solo al caso De<br />
2233
FOCUS GIUSTIZIA<br />
Magistris in senso stretto, ma anche<br />
al famoso scontro tra le procure di Catanzaro<br />
e Salerno. L’attività dell’Ufficio<br />
campano, infatti, è stata avallata sia dal<br />
Tribunale del riesame, che ha confermato<br />
la bontà dell’operato del procuratore<br />
capo di Salerno Luigi Apicella – il quale,<br />
non dimentichiamo, intanto è stato sospeso<br />
dalle funzioni e dallo stipendio,<br />
mentre i suoi sostituti Dionigio Verasani<br />
e Gabriella Nuzzi sono stati trasferiti ad<br />
altra sede -, sia dal giudice per le indagini<br />
preliminari Maria Teresa Belmonte<br />
che ha dato pienamente ragione al dott.<br />
De Magistris, purtroppo smascherando<br />
magistrati che continuano ad esercitare<br />
le loro funzioni in maniera a mio avviso<br />
vergognosa per il Paese”. Toghe isolate,<br />
dunque, bersaglio persino della Magistratura<br />
associata. Clementina Forleo<br />
ha dato ancora più forza a questo suo<br />
pensiero annunciando, proprio a Catanzaro:<br />
“Mi accingo a lasciare definitivamente<br />
l’Associazione nazionale magi-<br />
2244 strati, da cui certamente non mi sento<br />
più rappresentata”. Il giudice non ha<br />
risparmiato critiche feroci a Luca Palamara,<br />
presidente dell’Associazione nazionale<br />
magistrati il quale, pochi giorni<br />
prima, era stato a Catanzaro e aveva<br />
affermato: “Non vogliamo che possa<br />
adombrarsi il sospetto che possano esservi<br />
situazioni di opacità, il sospetto<br />
che magistrati chiamati a svolgere delicate<br />
indagini siano abbandonati a loro<br />
stessi”. “Siamo qui – aveva aggiunto Palamara<br />
- perché riteniamo che la sfida<br />
del rinnovamento della magistratura<br />
passa attraverso la scelta della dirigenza.<br />
Proprio le recenti vicende di Salerno<br />
e Catanzaro questo hanno evidenziato.<br />
La vicenda di Clementina Forleo trattata da l’inviato<br />
del Corriere de la Sera Carlo Vulpio<br />
Da le scalate<br />
bancarie a l’isolamento<br />
Della vicenda di Clementina<br />
Forleo si è occupato diffusamente<br />
Carlo Vulpio, inviato<br />
del Corriere della Sera, e attualmente<br />
candidato come indipendente<br />
nelle liste di Idv alle elezioni europee,<br />
che sul suo sito scrive: “Siamo un Paese<br />
meraviglioso, una delle più riuscite costruzioni<br />
geopolitiche alla rovescia. Solo<br />
da noi, per dirne una, è possibile, che<br />
tolgano la scorta al giudice Clementina<br />
Forleo e la mantengono ad Emilio Fede.<br />
In Italia, che per magistrati ammazzati<br />
è seconda soltanto alla Colombia,<br />
Forleo non ha la scorta, e nemmeno la<br />
più attenuata forma di protezione che<br />
si chiama tutela, mentre Fede ce l’ha.<br />
Forleo e tanti altri magistrati a rischio,<br />
perché fanno bene e con onestà il proprio<br />
lavoro, non hanno nessuno che li<br />
protegge, mentre tanti altri magistrati<br />
e politici, a cui non serve, esibiscono<br />
questa forma di protezione come status<br />
symbol, come segno del potere.<br />
Voi tutti sapete che Clementina<br />
Forleo è il giudice che si era occupata,<br />
quando era giudice per le indagini<br />
preliminari a Milano, delle scalate bancarie<br />
dei furbetti del quartierino Ricucci,<br />
Coppola, Fiorani, con la complicità<br />
dell’ex governatore della banca d’Italia<br />
Fazio, mentre Consorte, Latorre, Fassi-<br />
no e D’Alema da sinistra, Comincioli,<br />
Cicu e Grillo da destra. Voi tutti sapete<br />
che in seguito a tutte queste vicende la<br />
Forleo è stata ingiustamente trasferita<br />
da Milano a Cremona. Ma non sapete<br />
però, e nessun giornale o TV ve lo ha<br />
raccontato e probabilmente non ve lo<br />
racconterà, che la presunta incompatibilità<br />
ambientale che le è costata il<br />
trasferimento, con una decisione del<br />
CSM che non ha nulla di giuridico ma<br />
sembra un referto medico visto che dice<br />
che la Forleo era emotiva, nasce il 6<br />
giugno 2007 in una riunione “segreta”<br />
tenuta nella stanza di Anna Finocchiaro<br />
in Parlamento. In quella circostanza,<br />
testimonianza resa dall’ex parlamentare<br />
e magistrato di Cassazione Fernando<br />
Imposimato, si sono visti la stessa Finocchiaro,<br />
Mastella, Latorre, Guido Calvi<br />
(ex parlamentare e avvocato di D’Alema)<br />
e altre persone. Tra queste persone<br />
la più prudente sembrava essere Mastella,<br />
perché in quella circostanza si discuteva<br />
se predisporre o meno un’ispezione<br />
al Palazzo di Giustizia di Milano,<br />
ovviamente un’ispezione che avesse<br />
come obiettivo la Forleo, visto che certe<br />
telefonate che iniziavano ad essere trascritte<br />
preoccupavano diverse persone.<br />
Mastella è stato più prudente degli altri<br />
perché di fronte all’idea di predisporre
un’ispezione avrebbe detto che era giusto<br />
attendere le determinazioni di altre<br />
e più alte cariche dello Stato. Tradotto<br />
dal politichese significava che Mastella<br />
riteneva che si potesse procedere soltanto<br />
con l’appoggio di altre figure istituzionali,<br />
un appello che non si è fatto<br />
attendere perché nella stessa giornata,<br />
6 giugno 2007, è immediatamente arrivata<br />
una lettera, a firma del Presidente<br />
della Camera Bertinotti e del Presidente<br />
Senato Marini, che esprimeva la preoccupazione<br />
del Parlamento per queste<br />
telefonate sulle scalate bancarie.<br />
L’ispezione poi viene eseguita e<br />
sappiamo tutti com’è andata a finire,<br />
ma in quell’estate caldissima del 2007<br />
succedono altre cose: alla Forleo arrivano<br />
minacce, proiettili calibro 38, viene<br />
incendiato il raccolto dell’azienda agricola<br />
di famiglia in Puglia, e soprattutto<br />
che venga preannunciata la morte con<br />
una lettera anonima di entrambi i genitori<br />
della Forleo, cosa che avviene in<br />
uno strano incidente stradale nel quale<br />
Noi riteniamo che su questi temi non<br />
possa passare un messaggio negativo,<br />
cioè che la magistratura associata non<br />
sia attenta a quelli che sono i problemi<br />
di una realtà difficile qual è quella<br />
della Calabria”. Ma alle riflessioni di<br />
Palamara su “questione morale”, carenza<br />
di organici e scelta più appropriata<br />
dei dirigenti degli uffici, dal successivo<br />
incontro Catanzarese su “Legalità<br />
e istituzioni” hanno fatto eco bordate<br />
pesantissime “perché – è stato detto –<br />
l’Anm era informata da così tanto tempo<br />
di quello che accadeva in Calabria<br />
da risultare pressoché ridicolo, oggi,<br />
che lui parli di vicinanza ai magistrati<br />
calabresi”. Andando poi ancora più nel-<br />
i suoi genitori<br />
muoiono e<br />
il marito della<br />
stessa Forleo<br />
finisce addirittura<br />
in coma.<br />
Nello stesso<br />
periodo, la<br />
Forleo viene<br />
denunciata da<br />
un tenente dei<br />
carabinieri di<br />
Francavilla Fontana,<br />
comune<br />
popoloso della<br />
provincia di<br />
Brindisi in cui la Forleo è nata, per presunte<br />
offese nei confronti di questo<br />
tenente incaricato delle indagini sulla<br />
morte dei genitori del giudice. In questa<br />
vicenda accade un’altra cosa strana:<br />
a denunciarla, insieme al tenente dei<br />
carabinieri, è anche Alberto Santacaterina,<br />
pm della procura di Brindisi, che<br />
oggi, per questa vicenda, a sua volta<br />
denunciato dalla Forleo, è stato rinviato<br />
a giudizio a Potenza per abuso d’ufficio<br />
e falso ideologico. Nonostante tutto<br />
questo e nonostante sia chiaro a tutti<br />
che con la Forleo sono in tanti a dover<br />
chiudere i conti, nonostante sia chiaro a<br />
tutti che sia stata disinnescata sul piano<br />
giudiziario adesso si vorrebbe annichilirla<br />
sul piano umano e personale, il 25<br />
aprile arriva una telefonata da un maresciallo<br />
dei carabinieri che la informa<br />
di due provvedimenti. Non solo non si<br />
fa una notifica, come chiede la legge,<br />
personalmente nelle mani della Forleo,<br />
ma con una telefonata le si comunicano<br />
due cose: un provvedimento, a firma del<br />
SICUREZZA E POLIZIA<br />
lo specifico, il giudice Forleo, nel corso<br />
del dibattito ha chiarito: “Sono rimasta<br />
sconcertata dalle dichiarazioni del presidente<br />
Palamara che, in occasione della<br />
vicenda che ha coinvolto le procure<br />
di Salerno e Catanzaro, ha detto che la<br />
magistratura ha dimostrato di avere gli<br />
anticorpi. Palamara, piuttosto, dovrebbe<br />
preoccuparsi del suo amico Luerti,<br />
che ha detto più di qualche bugia a<br />
proposito delle sue frequentazioni con<br />
alcuni degli indagati di De Magistris. Io<br />
non so – ha concluso Forleo – a quali<br />
anticorpi ed a quali virus si riferisca il<br />
dottor Palamara, ma io di certo non ho<br />
anticorpi sufficienti per sopportare una<br />
situazione del genere”.<br />
prefetto di Milano Gianvalerio Lombardi,<br />
con il quale si revoca la tutela alla<br />
Forleo e si mantiene invece un servizio<br />
di vigilanza radiocomandata con l’abitazione<br />
di Milano; un altro provvedimento,<br />
che sembra contraddire il primo, con<br />
la quale il prefetto di Cremona, Bruno di<br />
Clarafond, comunica che non soltanto<br />
viene revocata la tutela ma viene mantenuto<br />
soltanto il servizio di sorveglianza<br />
radiocollegato con il tribunale di Cremona.<br />
Tutto questo cosa significa? Che<br />
Clementina Forleo viene lasciata completamente<br />
sola, viene oscurata ogni<br />
informazione su ciò che la riguarda,<br />
oscurata ogni informazione su ciò che<br />
lega la necessaria protezione di questo<br />
magistrato, e abrogata ogni memoria<br />
recente e meno recente su tutte queste<br />
vicende che invece stanno producendo<br />
delle conseguenze incredibili e pericolose.<br />
Perché non scriviamo al ministro<br />
dell’Interno Maroni, inondando il Ministero<br />
dell’Interno di mail, e chiediamo<br />
al ministro se non sia il caso di togliere<br />
la scorta a Vespa, a Fede, e a quei magistrati<br />
e politici a cui la scorta non serve<br />
assolutamente, e venga mantenuto il<br />
servizio di protezione per un magistrato<br />
come Clementina Forleo, soprattutto<br />
quando esce dal tribunale di Cremona<br />
e va in giro per l’Italia e magari torna<br />
nella sua Puglia nella quale sono diversi<br />
a non amarla e avere con lei dei conti<br />
in sospeso? Poniamo questo semplice<br />
quesito, che possa valere anche per tutti<br />
quei magistrati e per tutte quelle persone<br />
che sono in prima linea e rischiano<br />
davvero senza alcuna scorta ne protezione<br />
da esibire come status symbol e<br />
segni del potere.<br />
2255
Il Il Gup Gup non non deposita deposita la la sentenza: sentenza:<br />
a a Bari Bari liberi liberi 21 21 presunti presunti<br />
affiliati affiliati al al clan clan Strisciuglio Strisciuglio<br />
Giustizia Lumaca,<br />
Liberi Tutti!<br />
di Antonio CAPRIA<br />
Tornano in libertà a Bari 21 presunti<br />
mafiosi e trafficanti di<br />
droga (di cui 8 erano detenuti<br />
in carcere e tredici ai domiciliari).<br />
La scarcerazione dei 21 - presunti<br />
affiliati al clan Strisciuglio di Bari - è<br />
2266 FOCUS GIUSTIZIA<br />
stata dovuta al mancato deposito delle<br />
motivazioni della sentenza di primo<br />
grado da parte del Giudice dell’Udienza<br />
preliminare del Tribunale di Bari: per gli<br />
imputati sono infatti scaduti i “termini<br />
di fase” che decorrono dalla data di lettura<br />
del dispositivo di sentenza all’avvio<br />
del processo di secondo grado. Era stato<br />
un maxiprocesso-lampo quello di primo<br />
grado. Era il vanto della magistratura<br />
barese perché era cominciato e si era<br />
concluso a tempo di record, in un anno,<br />
con 150 condanne nei confronti del sanguinario<br />
clan mafioso degli Strisciuglio,<br />
capace di arruolare anche killer-bambini.<br />
Il processo è stato celebrato con rito
abbreviato, concludendosi il 16 gennaio<br />
2008 con la condanna di 150 tra i 161<br />
imputati da parte del gup Rosa Anna De<br />
Palo, che in 15 mesi non è però riuscita<br />
a depositare le motivazioni della sentenza.<br />
Alcuni degli imputati, nel frattempo,<br />
sono tornati in libertà perché le esigenze<br />
cautelari sono attenuate. Otto invece<br />
sono rimasti in carcere, altri 13 invece<br />
hanno ottenuto i domiciliari. In ottobre,<br />
potrebbero seguire un’altra trentina di<br />
scarcerazioni di imputati condannati<br />
in primo grado ad oltre dieci anni di reclusione,<br />
per i quali scadranno i termini<br />
di custodia cautelare. La scarcerazione<br />
degli altri condannati è data ormai per<br />
scontata perché per evitarla il giudice<br />
nei prossimi sei mesi deve depositare<br />
le motivazioni della sentenza, deve notificarle<br />
ai difensori, deve concedere 45<br />
giorni alle difese per impugnare la sentenza,<br />
e permettere ai giudici dell’appello<br />
di arrivare a sentenza o, quantomeno,<br />
di incardinare il processo e di sospendere,<br />
se ve ne saranno i presupposti, la<br />
decorrenza dei termini di custodia. Il<br />
processo è quello denominato “Eclissi”,<br />
nato dall’operazione che, nel gennaio<br />
del 2008, aveva portato all’arresto di<br />
182 presunti affiliati al clan di “Mimmo<br />
la Luna”. Gli imputati, nel procedimento<br />
celebrato con il rito dell’abbreviato, erano<br />
161. Con la lettura del dispositivo i<br />
termini di custodia cautelare sono stati<br />
sospesi. Con il deposito delle motivazio-<br />
ni entro 90 giorni o al massimo entro sei<br />
mesi, la Corte d’Appello avrebbe potuto<br />
fissare il processo di secondo grado e i<br />
termini sarebbero stati sospesi. Così non<br />
è stato.<br />
A tornare in libertà sono gli imputati<br />
ai quali il gup ha inflitto condanne inferiori<br />
ai dieci anni (il tempo che devono<br />
trascorrere in regime di custodia cautelare<br />
è più breve).<br />
Tra gli scarcerati c’è chi è accusato<br />
di associazione mafiosa, chi invece di<br />
associazione finalizzata allo spaccio di<br />
droga, ma si tratta, comunque, spiegano<br />
le fonti investigative, di personaggi<br />
molto vicini al clan degli Strisciuglio e<br />
quindi pericolosi. Tra loro, ad esempio,<br />
c’è Gianluca Corallo (condannato a dieci<br />
SICUREZZA E POLIZIA<br />
anni e quattro mesi), Cataldo Bartoli e<br />
Luigi Schingaro (al quale è stata inflitta<br />
una pena a nove anni e quattro mesi). Il<br />
ministro della Giustizia, Angelino Alfano,<br />
ha mobilitato gli ispettori per “accertamenti<br />
preliminari” sulle scarcerazioni.<br />
“Il Guardasigilli – ha reso noto il<br />
Ministero - ha incaricato l’Ispettorato di<br />
verificare, con tempestività, i motivi per<br />
i quali la sentenza, emessa nei confronti<br />
degli imputati, all’esito di un giudizio<br />
abbreviato, celebrato nel gennaio del<br />
2008, non sia stata ancora depositata”.<br />
“L’Ispettorato - si legge sempre nella<br />
nota - ha immediatamente richiesto al<br />
presidente della Corte di Appello di Bari<br />
di procedere con la relativa verifica e di<br />
riferirne al più presto gli esiti, al fine di<br />
2277
2288 IL FOCUS CASOGIUSTIZIA<br />
valutare l’eventuale sussistenza di condotte<br />
negligenti, rilevanti sotto il profilo<br />
disciplinare”. La Dda ha immediatamente<br />
allertato le forze di polizia. Il ministro<br />
dell’Interno, Roberto Maroni, ha invece<br />
telefonato ad Alfano per esprimergli il<br />
proprio sconcerto per le scarcerazioni,<br />
affermando di essere “molto preoccupato<br />
poiché si tratta di un fatto grave, che<br />
rischia di avere conseguenze ancor più<br />
gravi”. “La procura dovrebbe evitare di<br />
istruire i maxi-processi - sostiene il presidente<br />
dell’Ufficio gip-gup del tribunale<br />
di Bari, Giovanni Leonardi -. Non è possibile<br />
per un solo giudice, del quale sono<br />
note le straordinarie capacità tecniche,<br />
giudicare 160 persone accusate di 53 capi<br />
d’imputazione nei tempi previsti dal<br />
Codice”. Secondo il capogruppo del Pdl<br />
in Commissione Giustizia della Camera,<br />
Enrico Costa, la vicenda “è un’ulteriore<br />
conferma dell’esigenza della riforma del<br />
Csm” poiché, sottolinea, il magistrato di<br />
Bari che “in 15 mesi non ha depositato<br />
le motivazioni di una sentenza a presunti<br />
mafiosi, causando le scarcerazioni di<br />
alcuni di loro, ma frattanto è stato promosso<br />
dal Consiglio superiore della magistratura”.<br />
“Un intero clan liberato a<br />
causa di lentezze inconcepibili sulle sentenze<br />
è un fatto gravissimo ed inaccettabile<br />
che vanifica anni di indagini e di<br />
attività delle forze dell’ordine e non garantisce<br />
la certezza della pena il diritto<br />
e la sicurezza dei cittadini”, commenta<br />
invece Pierfelice Zazzera, deputato e co-<br />
MACCARI:<br />
MORTIFICATA<br />
L’ANSIA DI GIUSTIZIA<br />
DEI CITTADINI<br />
“Non è sopportabile che l’ansia di Giustizia<br />
dei cittadini italiani venga mortificata<br />
in maniera così brutale. E’ assolutamente<br />
necessario che le Istituzioni competenti<br />
trovino la forza ed i mezzi per reagire, per<br />
rimettere in piedi un sistema a dir poco<br />
vacillante, obsoleto, farraginoso, che troppo<br />
spesso finisce per vanificare gli sforzi<br />
di tutti quelli che lottano quotidianamente<br />
per la sicurezza e la legalità, come gli uomini<br />
e le donne della Polizia di Stato”. Franco<br />
Maccari, Segretario Generale del <strong>Coisp</strong> - Sindacato<br />
indipendente di Polizia, commenta<br />
con amarezza la triste notizia della scarcerazione<br />
di 22 persone, tutte ritenute vicine<br />
al clan più pericoloso di Bari, a causa del<br />
mancato deposito nei termini di legge delle<br />
motivazioni della sentenza che li ha visti<br />
condannati. Si tratta di molti imputati del<br />
maxiprocesso Eclissi – quelli cioè che sono<br />
stati condannati a pene inferiori ai dieci anni<br />
per accuse come quelle di aver fatto parte<br />
di un’organizzazione mafiosa o di un’associazione<br />
specializzata nel traffico di droga<br />
-, tenutosi contro il potente clan mafioso<br />
barese degli Strisciuglio. Salvatore Casciaro,<br />
responsabile della giunta barese dell’Anm,<br />
ha affermato che: “Si tratta di fatti che destano<br />
comprensibile allarme nell’opinione<br />
pubblica, ma va precisato che per sentenze<br />
con 160 imputati, imputazioni complesse,<br />
fatti articolati, sarebbe necessario che il<br />
magistrato chiamato a decidere il processo<br />
in sede di abbreviato potesse quantomeno<br />
fruire di un esonero totale dall’attività ordinaria”.<br />
Una questione, questa dell’impegno<br />
richiesto da giudizi alternativi con centinaia<br />
di imputati, ripresa anche da Giovanni Leopardi,<br />
capo dell’Ufficio Gip.<br />
“Invece di dare spiegazioni che mai calmeranno<br />
la rabbia e l’indignazione dei cittadini<br />
– aggiunge Maccari –, è il caso di cominciare<br />
ad affrontare seriamente questioni di<br />
reale importanza. Invece di perdere tempo<br />
e fatica a discutere delle solite questioni inutili,<br />
brigando su sterili particolari, si prenda<br />
atto di ciò che non va bene e si intervenga<br />
con serietà e decisione. Gli input di limitare<br />
l’accesso ai riti alternativi quando sono<br />
contestati reati di mafia, di inasprire le pene<br />
per gli stessi reati, di stabilire regole per la<br />
deflazione del processo penale, di riformare<br />
efficacemente il diritto penale sostanziale e<br />
processuale, auspicate da magistrati impegnati<br />
sul campo e da insigni giuristi ormai<br />
da troppo tempo, la dicono lunga sulle necessità<br />
che sono sotto gli occhi di tutti”.<br />
“Ci sono priorità ben precise da stabilire<br />
nelle agende istituzionali: sicurezza, legalità<br />
e giustizia sono diritti che vanno garantiti<br />
nella realtà, e non solo nei proclami propagandistici<br />
dei soliti politicanti. Chi indossa<br />
la divisa, intanto, come sempre continuerà il<br />
suo impegno in maniera indefessa, e quando<br />
ci sarà bisogno ricomincerà a prendere<br />
quelli che torneranno fuori, uno alla volta”<br />
ha poi concluso il leader del <strong>Coisp</strong>.
ordinatore regionale della Puglia dell’Idv.<br />
Anche il Csm ha annunciato di avviare<br />
un’istruttoria sulle scarcerazioni. Il presidente<br />
della Prima Commissione di Palazzo<br />
dei Marescialli Ugo Bergamo ha detto di<br />
avere intenzione di far aprire un fascicolo<br />
sulla questione: “Faremo un’istruttoria e<br />
chiederemo informazioni alla procura generale”.<br />
Ha preferito il silenzio il giudice<br />
De Palo, anche perché - a dispetto del ritardo<br />
nella sentenza – alla fine del 2008<br />
è stato promosso presidente del tribunale<br />
per i minorenni di Bari. Sul suo conto i<br />
commenti a palazzo di giustizia sono unanimi:<br />
è un magistrato serio, intransigente,<br />
inavvicinabile. Peculiarità queste che non<br />
sono bastate a tenere agli arresti oltre 50<br />
affiliati al peggior clan mafioso barese.<br />
GLI 8 ANNI DEL CASO PINATTO<br />
NEL 2000 IL GOVERNO<br />
AMATO APPROVO’<br />
UN DECRETO LEGGE<br />
PER EVITARE LE<br />
USCITE FACILI<br />
La vicenda di Bari, con la scarcerazione<br />
di 21 persone per il mancato deposito<br />
delle motivazioni della sentenza, ricorda<br />
il caso del giudice Edi Pinatto, che è stato<br />
il più clamoroso esempio di ritardo di<br />
questo tipo. Il 22 maggio 2000 i giudici<br />
del tribunale di Gela avevano comminato<br />
pene per oltre un secolo a componenti<br />
della cosca mafiosa del boss Giuseppe<br />
“Piddu” Madonia. Condannati a 15 anni lo<br />
stesso Madonia, e a 90 anni complessivi<br />
sette componenti del clan (tra cui moglie<br />
e sorella del boss) arrestati nel 1998<br />
nell’operazione “Grande oriente”. A causa<br />
del mancato deposito delle motivazioni<br />
da parte del giudice Pinatto, gli imputati,<br />
escluso il capomafia Madonia, sono stati<br />
scarcerati nel gennaio 2002 per decorrenza<br />
dei termini. Il 16 giugno 2008 la sezione<br />
disciplinare del Csm ha radiato dall’ordine<br />
giudiziario Pinatto che il 4 luglio e’<br />
stato condannato a 8 mesi (pena sospesa)<br />
per omissione d’atti d’ufficio. Il primo novembre<br />
i giudici della corte d’appello di<br />
Caltanissetta hanno confermato le condanne<br />
di primo grado. Il 9 aprile scorso la<br />
Cassazione - nelle motivazioni della sentenza<br />
con cui il 10 marzo ha confermato<br />
la rimozione del giudice dall’ ordine giudiziario,<br />
ha stabilito che non sono giustificabili<br />
i ritardi accumulati nel depositare la<br />
sentenza. Il problema delle scarcerazioni<br />
facili per i ritardi della giustizia era stato<br />
affrontato anche dal Governo Amato che<br />
il 23 novembre 2000 aveva approvato un<br />
decreto legge che prevedeva alcune misure<br />
come l’esclusione del giudizio abbreviato<br />
per i delitti puniti con l’ ergastolo e il<br />
rafforzamento dei controlli nei confronti<br />
dei soggetti scarcerati per decorrenza dei<br />
termini di custodia cautelare. Diverso il<br />
caso del 1991 quando, in conseguenza<br />
di un pronunciamento della Cassazione,<br />
uscirono dal carcere una trentina di presunti<br />
boss imputati a Palermo nel primo<br />
grande processo di mafia. Il Governo Andreotti<br />
corse ai ripari approvando un decreto<br />
legge di cui venne data notizia molte<br />
ore dopo per consentire alle forze dell’<br />
ordine di riacciuffare gli imputati usciti in<br />
base alle vecchie norme.<br />
SICUREZZA E POLIZIA<br />
I PENALISTI: RISCHI<br />
DEI MAXIPROCESSI<br />
La scarcerazione dei 21 presunti malavitosi<br />
baresi dovuta alla mancata deposizione<br />
delle motivazioni della sentenza, secondo<br />
la Camera penale di Bari è dovuta soprattutto<br />
a due ragioni: la prima è insita nei limiti<br />
propri dei “maxiprocessi”; l’altra nella<br />
carenza di organico nella magistratura barese.<br />
I maxiprocessi - osservano i penalisti<br />
baresi in una nota – “per la loro complessità<br />
e per le note carenze di organico dei giudici,<br />
che non possono essere applicati ad un solo<br />
procedimento, finiscono, salvo rarissime<br />
eccezioni, con scarcerazioni per decorrenza<br />
dei termini”. Scarcerazioni che - evidenziano<br />
– “sono previste dalla legge a garanzia<br />
del principio costituzionale della presunzione<br />
di innocenza, secondo il quale la custodia<br />
cautelare deve avere dei limiti temporali<br />
in quanto non può divenire espiazione anticipata<br />
della pena”. Ma la vicenda - proseguono<br />
– “deve essere inquadrata nei limiti<br />
propri del nostro sistema e nella situazione<br />
del Tribunale di Bari caratterizzata da una<br />
pianta organica sottodimensionata”. Per<br />
questa ragione i penalisti chiedono ai parlamentari<br />
baresi di “impegnarsi per dare<br />
al Tribunale di Bari una pianta organica di<br />
magistrati adeguata ai carichi processuali,<br />
a nostro parere unica effettiva soluzione<br />
per evitare il ripetersi di tali evenienze”.<br />
2299
FOCUS GIUSTIZIA<br />
La La Corte Corte d’assise d’assise di di Catanzaro Catanzaro ha ha assolto assolto il il 28enne 28enne rumeno rumeno<br />
Costantinu Costantinu Laurentiu Laurentiu Sindumitru Sindumitru dall’accusa dall’accusa di di aver aver ucciso ucciso<br />
Claudiu Claudiu Capra Capra “per “per non non aver aver commesso commesso il il fatto”. fatto”.<br />
Era Era stato stato indicato indicato come come l’assassino l’assassino per per vendetta vendetta<br />
di Olga Iembo<br />
“Io presunto omicida,<br />
in carcere per due anni<br />
da innocente”<br />
uccidermi, in carcere.<br />
Tante volte. Sono<br />
stato male, ho preso<br />
“Volevo<br />
tante medicine, ho fatto<br />
lo sciopero della fame. Io mi vergogno, la<br />
mia vita è distrutta. Io… un omicidio…<br />
non si può sopportare”. Non parla perfettamente<br />
in italiano, ma sarebbe stato comunque<br />
difficile, per non dire impossibile,<br />
descrivere quello che si prova essendo<br />
rinchiusi in gabbia, ingiustamente, per un<br />
anno e nove mesi. E’ il 6 maggio <strong>2009</strong> e<br />
3300 “Volevo uccidermi.<br />
Non volevano credermi.<br />
Un conto è essere accusato<br />
ingiustamente di un furto,<br />
ma di aver ammazzato<br />
qualcuno no, non si può<br />
sopportare…<br />
Costantinu Laurentiu Sindumitru, 28 anni,<br />
rumeno, ha appena ascoltato il presidente<br />
della Corte d’assise di Catanzaro leggere<br />
la sentenza che gli ha restituito l’innocenza,<br />
“sottrattagli” per una “vendetta<br />
trasversale”. Il gesto assurdo di un uomo<br />
che voleva colpire la sua compagna, e se<br />
l’è presa con lui, lo ha additato come colui<br />
il quale aveva preso parte al massacro del<br />
connazionale 25enne Claudiu Capra, barbaramente<br />
ucciso con quattro coltellate<br />
alla nuca e cinque colpi di pistola all’addome,<br />
a Crotone, di fronte alla centralissima<br />
chiesa di S. Domenico, su corso Mazzini,
nel pomeriggio del 27 maggio<br />
2007. Costantinu ha osservato<br />
con occhi sgranati i giudici della<br />
Corte, allineati dietro agli scranni,<br />
i magistrati con la toga sulle<br />
spalle, i giudici popolari con la<br />
fascia tricolore sul petto. “La<br />
Corte… letti gli articoli… assolve<br />
Sindumitru Costantinu Laurentiu<br />
dai reati ascrittigli per<br />
non aver commesso il fatto…”.<br />
Costantinu ha lanciato un rapido<br />
sguardo al suo difensore,<br />
l’avvocato Aldo Truncè che, ad<br />
un certo punto di questa storia<br />
orribile, è arrivato a tirarlo fuori<br />
dall’inferno, riuscendo prima<br />
di tutto a farlo uscire di galera,<br />
appena due mesi prima. Poi ha<br />
aperto la bocca… “Grazie”, ha detto, “grazie,<br />
grazie, grazie”.<br />
Ha ringraziato i giudici, ha ringraziato<br />
il pubblico ministero Alessandra Susca,<br />
che pure aveva chiesto la sua assoluzione,<br />
considerata la assoluta inattendibilità del<br />
teste d’accusa che aveva indicato in lui<br />
l’autore del delitto, e che invece, si è scoperto,<br />
ha detto un cumulo di bugie per<br />
vendicarsi del giovane compagno della<br />
sua ex nuora. Costantinu ha continuato a<br />
ripetere “grazie” finchè i giudici non sono<br />
usciti dall’aula, mentre il cancelliere lo salutava<br />
con la mano in un gesto di estrema<br />
umanità. Era lui a ringraziare, quasi che<br />
non fossero stati altri a togliergli ingiustamente<br />
la libertà per due anni, gettandogli<br />
addosso il peso atroce dell’infamia di<br />
un’accusa di omicidio. Poi, però, davanti<br />
al cronista Costantinu non ha potuto fer-<br />
mare un amaro sfogo. Alle sua spalle, in<br />
lontananza, i familiari lo attendono con<br />
gli occhi pieni di lacrime. “Ci sono mamma<br />
e papà – dice -. Si sono ammalati per<br />
tutto questo. Anche io mi sono ammalato,<br />
è stato terribile. E tutto perché quell’uomo<br />
mi ha accusato. Ha mentito, ma hanno<br />
creduto a lui e non a me”. Quel’uomo è<br />
Dimitru Botea. Aveva raccontato di aver<br />
visto Sindumitru accoltellare la vittima.<br />
Adesso risponderà di falsa testimonianza.<br />
Una testimonianza che intanto è costata<br />
all’imputato quasi due anni di carcere.<br />
All’indomani dell’omicidio Capra, infatti,<br />
soprattutto sulla scorta delle dichiarazioni<br />
di Botea, i carabinieri arrestarono Sindumitru.<br />
Secondo l’iniziale ipotesi della Procura,<br />
formulata sulla scorta di “informazioni<br />
confidenziali”, Sindumitru aveva ucciso<br />
Capra dopo avergli in precedenza rubato<br />
SICUREZZA E POLIZIA<br />
2.000 euro, motivo per il quale avrebbe temuto<br />
che fosse la vittima a vendicarsi per<br />
primo. Una tesi che trovava un “sugello”<br />
nelle dichiarazioni di Botea, ritenute attendibili<br />
finchè non è emerso che l’uomo<br />
è in realtà l’ex suocero della compagna<br />
dell’imputato. Botea, non sopportando<br />
che la giovane donna non volesse tornare<br />
con suo figlio, avrebbe deciso di farle pagare<br />
tale affronto sfruttando l’occasione<br />
dell’omicidio Capra, e accanendosi contro<br />
il suo nuovo amore, l’ignaro Sindumitru,<br />
additato come l’autore dell’omicidio. “Io<br />
ho provato in ogni modo a dire che ero<br />
innocente – racconta il 28enne -. Avevo<br />
anche i testimoni che quel giorno della<br />
morte di Capra io non ero mai stato solo,<br />
ero altrove. Ma nessuno mi ha creduto. I<br />
miei testimoni non li hanno voluti ascoltare.<br />
Chiedevo in continuazione di essere<br />
sentito, interrogato, ma niente. Con il<br />
mio primo avvocato è stato un casino, poi<br />
finalmente ho trovato questo”.<br />
“Io ho anche capito – aggiunge<br />
il rumeno -, ad un certo punto,<br />
che quello che mi accusava io lo<br />
conoscevo, perché era l’ex suocero<br />
della mia ragazza, e sapevo<br />
che lui aveva mentito dicendo di<br />
non conoscermi. Lui aveva detto<br />
che non sapeva chi ero. In realtà<br />
lui mi conosceva benissimo, è per<br />
questo che mi ha accusato, per<br />
farmi pagare il fatto che la donna<br />
non voleva tornare con suo<br />
figlio, perché gli aveva detto che<br />
con me era finalmente felice”.<br />
“Lei gli aveva detto, e poi me lo<br />
aveva raccontato, di lasciarla in<br />
pace, che non voleva tornare mai<br />
e poi mai in Romania dal suo ex<br />
marito, che voleva seguire con me<br />
la strada giusta”. Avrebbe voluto seguire<br />
quella strada, ma uno scopo Botea l’ha<br />
sicuramente raggiunto: Sindumitru e la<br />
sua compagna non stanno più insieme.<br />
Lui l’ha lasciata: “Sono stato costretto. L’ho<br />
spiegato a lei che avevo troppa paura. Se<br />
quell’uomo mi ha fatto questo e sono stato<br />
chiuso in prigione tanto tempo ingiustamente,<br />
chissà cosa altro poteva farmi<br />
ancora”. Quell’uomo non avrebbe dovuto<br />
fargli questo, ed il “sistema” non avrebbe<br />
dovuto rubargli due anni di vita e la serenità.<br />
“Lo so che mi hanno assolto, ma io<br />
mi sento male. Come faccio ad andare per<br />
strada? Tutti mi diranno ‘quello è stato in<br />
galera’. Non è giusto” continua sconsolato.<br />
Poi, incredibilmente, riprende a ringraziare<br />
persino chi lo sta intervistando: “Grazie<br />
per essere qui. Grazie perché almeno voi,<br />
ora, mi state ascoltando”.<br />
3311
3322 DECRETO SICUREZZA<br />
Protesta dei sindacati di Polizia<br />
davanti a Montecitorio<br />
COISP: COISP: presi presi in in giro giro anche anche i i cittadini!!! cittadini!!!<br />
Domenico Pianese
Nelle foto il CoISP protesta insiema alle altre OOSS<br />
SICUREZZA E POLIZIA<br />
3333
3344 DECRETO SICUREZZA
SICUREZZA E POLIZIA<br />
3355
3366 DECRETO SICUREZZA
L’INTERVENTO<br />
di Tullio CARDONA<br />
La politica erge la sua connotazione<br />
democratica sui<br />
numeri. E’ noto ed evidente<br />
come ogni ente pubblico<br />
e privato, ogni aggregazione associativa<br />
sia sindacale che professionale<br />
o legata a qualsivoglia attività<br />
sociale, rappresenti per la politica<br />
partitica un serbatoio di numeri,<br />
quindi di voti.<br />
Il partitismo italiano ha perciò<br />
inteso a tutti i livelli accaparrarsi<br />
i piccoli o grandi contenitori associativi<br />
(giungendo persino a crearne),<br />
fino a farne cellule non comunicanti,<br />
talvolta giurate “nemiche”.<br />
Più le cellule si presentavano con<br />
la membrana spessa, più i voti di<br />
parte erano garantiti, “sacche” di<br />
avvallo, ripagando numeri e fedeltà<br />
con favori ed attenzioni d’ambito<br />
contributivo e benefici politico/amministrativi.<br />
Gli italiani, con il loro innato<br />
humor ed ironia hanno chiamato le<br />
aggregazioni associative “orticelli”,<br />
dalle palizzate sempre più imponenti.<br />
Funzionava quando l’economia<br />
era in grado di provvedere ai<br />
finanziamenti a pioggia, alle strizzate<br />
d’occhio condite dai favori.<br />
Ora l’economia è invece in crisi ed<br />
anche la politica partitica (seppur<br />
per la maggior parte riunita negli<br />
stock di tendenza Pdl - Pd) si deve<br />
arrendere agli accorpamenti, alle<br />
fusioni, alle unificazioni. Logico: in<br />
questo modo le risorse pubbliche<br />
vengono razionalizzate ed i risparmi<br />
divengono ingenti.<br />
Fusioni di Comuni nelle cosiddette<br />
aree vaste (laddove non si capisce<br />
mai dove si estenda la zonizzazione,<br />
magari un domani Reggio<br />
Calabria andrà a confinare con la<br />
Ciociaria), accorpamenti di servizi<br />
pubblici, di enti e strutture sanitarie.<br />
I finanziamenti a pioggia per<br />
le aggregazioni associative sono<br />
diventati un ricordo ed il pater in<br />
ambito amministrativo e politico,<br />
colui che garantiva il riferimento<br />
e la dovuta attenzione del settore<br />
pubblico e raccoglieva voti, allarga<br />
ormai impotente le braccia: accorpatevi.<br />
Faccenda non facile: prima hanno<br />
creato gli orti, ora vorrebbero i<br />
latifondi condivisi. In poche parole<br />
è entrato in grave crisi un meccanismo<br />
economico, sociale, psicologico.<br />
Le membrane delle cellule, o se<br />
preferiamo le palizzate degli orticelli,<br />
si sono solidificate nel tempo,<br />
ispessite, infittite. Hanno coinvolto<br />
generazioni. Adesso le formazioni<br />
politiche pensano a controlli di settore,<br />
non più parcellizzato. Ma non<br />
sarà affatto semplice. Se vogliamo<br />
un banale esempio, lasciando stare<br />
la difficile maturazione degli urbanisti<br />
a tavolino e dei politici in poltrona<br />
(i quali molto di rado conoscono<br />
davvero il territorio e le sue<br />
implicazioni sociali e tradizionali),<br />
si pensi alle associazioni sportive,<br />
a 3 società che in un Comune medio<br />
pratichino il gioco del calcio. Come<br />
SICUREZZA E POLIZIA<br />
L’economia morale e reale<br />
dell’indipendenza associativa<br />
– la crisi degli orticelli.<br />
dire loro, dopo anni di inimicizia,<br />
dal momento che ciascuna apparteneva<br />
ad uno schieramento diverso<br />
e perciò ne riceveva benefici, che<br />
debbono accorparsi ed utilizzare un<br />
solo impianto sportivo per razionalizzare<br />
e risparmiare le risorse pubbliche?<br />
Magari che devono andare<br />
pure d’accordo, altrimenti addio<br />
spicci? Come si comporteranno e<br />
dove finiranno gli “sceriffi di zona”,<br />
quelli che andavano con i santini<br />
di partito in giro nelle micro aree<br />
a risolvere problemi ed incassare<br />
preferenze? L’economia, quindi, sta<br />
determinando, anzi: forzando l’addio<br />
agli orticelli, ai rapporti univoci<br />
con i partiti.<br />
Un comune denominatore che<br />
investe anche categorie ben più<br />
grandi e complesse, le quali stanno<br />
risentendo degli stessi problemi di<br />
fondo. Chi invece può continuare<br />
ancor più serenamente la propria<br />
opera, perché non toccato dalle relazioni<br />
aggregazione/partito sono i<br />
gruppi associativi che fin dall’inizio<br />
si sono dichiarati indipendenti, impostando<br />
la loro azione in tal senso.<br />
Nella confusione degli accorpamenti<br />
e delle prospettate unificazioni<br />
vanno a rappresentare luoghi fisici<br />
e mentali di riferimento, esempi<br />
di metodologia e funzionamento.<br />
Hanno forse pagato una scarsità<br />
d’attenzione all’inizio, poi si sono<br />
imposti perché credibili; ora divengono<br />
indispensabili per il dialogo<br />
transitivo fra i contenuti sociali e<br />
la politica partitica dei rappresentanti<br />
eletti, dalle municipalità fino<br />
al Parlamento.<br />
Il <strong>Coisp</strong>, lo diciamo con orgoglio,<br />
è fra questi. Una forza fondamentale<br />
e necessaria, proprio perché ha<br />
fatto dell’indipendenza il suo Dna.<br />
337 7
338 338 8<br />
SPECIALE CAGLIARI<br />
Intervista al Questore di Cagliari Salvatore MULAS<br />
UNA QUESTURA DOVE<br />
”CONTANO” LE RISORSE UMANE<br />
di Giulia Zampina<br />
Questore Mulas che situazione<br />
esiste a Cagliari in termini<br />
di criminalità?<br />
“La città di Cagliari è storicamente<br />
legata al suo vasto entroterra da rapporti<br />
che seppur mutati negli ultimi decenni<br />
risalgono ad alcuni secoli addietro.<br />
Per la sua ridotta consistenza numerica<br />
della popolazione e per il rapporto con<br />
centri satelliti si può definire una piccola<br />
città metropolitana. Basti pensare<br />
che il cento maggiore adiacente, Quartu<br />
Sant’Elena, è la terza città<br />
della Sardegna. In linea<br />
generale la situazione<br />
è assolutamente sotto<br />
controllo. Il rapporto<br />
tra le varie componenti<br />
dell’Amministrazione della<br />
Pubblica Sicurezza e tra<br />
le Forze di Polizia è di notevolissimo<br />
valore. Le occasioni<br />
di dialogo e di incontro sono<br />
costanti e sempre connotate<br />
da disponibilità<br />
ad affrontare tutte le<br />
tematiche dell’ordine<br />
e della sicurezza pubblica. La predisposizione<br />
dei servizi di Ordine Pubblico e<br />
dei Piani Provinciali di Controllo Straordinario<br />
del territorio avviene con previa<br />
riunione del tavolo tecnico con tutte<br />
le forze di polizia. Il dispositivo che<br />
ne scaturisce consente di effettuare un<br />
soddisfacente controllo del territorio,<br />
reso più efficace dal criterio di priorità<br />
di intervento per chiamata pur con la<br />
suddivisione della città in quattro zone.<br />
Ad integrazione per le zone e gli orari<br />
più interessanti per le attività di polizia<br />
vengono predisposti servizi di pattugliamento<br />
straordinario con il concorso del<br />
Reparto Mobile e del Reparto Prevenzione<br />
Crimine.“<br />
Quali sono stati i reati più frequenti<br />
nell’ultimo anno?<br />
“Si tratta delle fattispecie criminose<br />
tipiche di una realtà cittadina<br />
senza gravi emergenze<br />
criminali. Le fattispecie<br />
di maggior accadimento<br />
attengono a<br />
reati predatori motivati<br />
dall’esigenza di procurarsi<br />
piccole somme di<br />
denaro, specie per acquisto<br />
di sostanze stupefacenti.<br />
Si tratta di un<br />
tratto comune alle realtà<br />
in cui esiste un<br />
disagio sociale ed<br />
economico innegabile.<br />
Sono presenti un
Il Questore di Cagliari Salvatore Mulas<br />
ristretto numero di reati contro la persona.<br />
I reati di violenza politica sono quasi<br />
assenti, limitati qualche frizione con<br />
la forza pubblica in occasione di eventi<br />
politici che vedono opposte iniziative<br />
concomitanti. La criminalità straniera<br />
è quasi totalmente assente: i pochi casi<br />
riguardano gli stranieri che già destinatari<br />
di provvedimenti espulsivi non si allontanano<br />
o fanno ritorno sul territorio<br />
nazionale.“<br />
Quanti sono gli uomini<br />
in forza alla Questura?<br />
“La forza assegnata alla<br />
Questura risente in primo luogo<br />
dell’ancoraggio alle tabella<br />
ministeriali dell’anno 1989 che<br />
non tenevano conto di realtà<br />
professionali quali Artificieri<br />
Antisabotaggio e Tiratori scelti,<br />
Polizia di Prossimità e Squadra<br />
Nautica che pur arricchendo la<br />
complessità della Questura incidono<br />
sull’organico complessivo.<br />
In secondo luogo l’anzianità<br />
anagrafica e di servizio del personale<br />
risulta per ovvi motivi<br />
abbastanza elevata: questo fatto<br />
è indubbiamente positivo<br />
perché garantisce un apporto<br />
professionale di maggior livello,<br />
ma comporta, per altro verso,<br />
una ridotta attitudine al cambiamento<br />
di incarico e conseguentemente<br />
di ricambio generazionale<br />
in talune articolazioni.<br />
Si registra una carenza organica di rilievo<br />
nel ruolo degli assistenti ed agenti per<br />
cui è stato richiesto il ripianamento, per il<br />
quale si esprime una fiduciosa attesa nel<br />
quadro delle compatibilità dell’attuale stato<br />
degli organici complessivi. Un ‘accorta<br />
programmazione delle attività unita alla<br />
riduzione di servizi non più attuali quali<br />
vigilanze fisse in uffici giudiziari protetti<br />
da sistemi di protezione passiva o di rimodulazione<br />
dei servizi in occasione di manifestazioni<br />
sportive in favore di servizi di<br />
pattugliamento straordinario del territorio<br />
o dei servizi serali per la Squadra Mobile e<br />
la Digos in attesa di riassestamento degli<br />
organici consentono di vivere serenamente<br />
l’attuale momento.“<br />
SICUREZZA E POLIZIA<br />
Le risorse finanziarie ed umane<br />
sono sufficienti per fronteggiare<br />
la questione sicurezza nella provincia?<br />
“Premesso che l’assegnazione delle<br />
risorse umane e finanziarie attengono<br />
al livello della programmazione politica<br />
e come tali costituiscono per l’Autorità<br />
Provinciale di Pubblica Sicurezza una<br />
variabile predeterminata, si ritiene per<br />
quanto già anticipato in precedenza che<br />
non si siano registrate situazioni tali da<br />
non costituire l’esercizio delle potestà<br />
proprie dell’Autorità Provinciale di Pubblica<br />
Sicurezza. Le risposte per ovviare<br />
alle minori risorse materiali sono state<br />
affrontate con misure di scelta per<br />
le priorità di sicurezza, anche sotto il<br />
profilo della percezione. Sotto il profilo<br />
delle risorse umane da un lato un sempre<br />
maggior coordinamento delle Forze<br />
(anche all’interno della stessa Polizia di<br />
stato) e dall’altro la leva motivazionale<br />
del singolo operatore hanno consentito<br />
di innalzare i livelli di efficienza ed<br />
efficacia della questura che mi è stata<br />
affidata. “<br />
Quale è la sua opinione in merito<br />
al decreto sicurezza appena<br />
varato?<br />
“Posto che l’Autorità Provinciale di<br />
Pubblica Sicurezza non può che dare<br />
esecuzione al disegno ordina mentale<br />
si ritiene che il mantenimento del<br />
modello recato dalla Legge di Riforma<br />
della Pubblica Sicurezza. la Legge 121,<br />
non ne risulti inficiata o smentita. Vi è<br />
probabilmente l’esigenza fortissima dei<br />
cittadini di metodologie di risposta ai<br />
bisogni di sicurezza che appare trovare<br />
forme sinora inesplorate nell’ambito<br />
del modello esistente.“<br />
339 339 9
440 440 0<br />
SPECIALE CAGLIARI<br />
Il Sindaco di Cagliari, Emilio Floris, spiega quali sono le vere emergenze della sua città<br />
“La delinquenza nasce dove<br />
non si ascoltano i disagi altrui”<br />
di Giulia ZAMPINA<br />
Cagliari presenta, ovviamente,<br />
tutte le problematiche sociali<br />
che contraddistinguono una<br />
Città. Traffico di stupefacenti,<br />
minicriminalità, danneggiamenti al patrimonio<br />
architettonico, sono presenti<br />
anche nella nostra città, così come in<br />
qualsiasi altra città di una certa dimensione.<br />
Alcuni fenomeni sono stati attenuati<br />
da una politica sociale attenta a<br />
superare situazioni di emarginazione<br />
sociale in particolare in una lunga e faticante<br />
opera di integrazione dei quartieri<br />
considerati un tempo ghetto.<br />
Come amministrazione comunale<br />
abbiamo investito molte energie in<br />
questo campo, pur tra i limiti delle<br />
disponibilità di bilancio. Cerchiamo di<br />
prevenire fenomeni di emarginazione,<br />
abbiamo dato ampio spazio all’opera<br />
di organizzazioni di volontariato, realizzato<br />
strutture di assistenza e accoglienza<br />
rivolte al reinserimento sociale<br />
delle persone deboli e che attraversano<br />
momenti difficili della propria vita.<br />
Il vero segreto è la crescita e il rafforzamento<br />
del senso civico generalizzato<br />
comunque già al di sopra della<br />
media dei cittadini residenti in città.<br />
Nella famiglia, nella scuola, attraverso<br />
l’opera di associazioni e organizzazioni<br />
di volontariato, la diffusione della cultura<br />
della sicurezza attraverso l’educazione<br />
alla civile convivenza, sono le<br />
condizioni vere ed essenziali a base di<br />
qualsiasi successo in questo aspetto<br />
della politica. I cagliaritani sono persone<br />
sensibili e ospitali e spesso impegnati<br />
volontariamente in iniziative sociali<br />
e la nostra amministrazione ha da<br />
tempo avviato iniziative concrete per<br />
favorire e potenziare questo processo<br />
educativo. Così come hanno dimostrato<br />
ampiamente di essere refrattari a<br />
logiche di penetrazione di criminalità<br />
organizzata che in città non trovano<br />
spazio. Inoltre posso essere testimone<br />
di una riuscita opera di coordinamento<br />
delle forze dell’ordine operanti in<br />
Emilio Floris<br />
città che ha permesso di fronteggiare<br />
e stroncare sul nascere qualsiasi tentativo<br />
di creare in città condizioni di invivibilità<br />
e di insicurezza proprie di altre<br />
aree del nostro Paese. Posso dire che<br />
esiste un clima di collaborazione generale,<br />
una cultura diffusa della sicurezza<br />
che rende il compito più facile.<br />
- Sindaco Floris esiste un’emergenza<br />
particolare da fronteggiare?<br />
Per ciò che dicevo prima, il generale<br />
clima di sicurezza non evidenzia una<br />
particolare emergenza con fenomeni
che si caratterizzino rispetto ad altri.<br />
Dobbiamo lavorare per far si che i cittadini<br />
sentano le istituzioni presenti, vive<br />
e partecipi di ogni situazione e capaci<br />
di saper ascoltare e dare dignità ai problemi.<br />
Spesso la causa maggiore della<br />
recrudescenza di fatti criminosi deriva<br />
proprio dal non saper o essere stati in<br />
grado di ascoltare per tempo i disagi di<br />
chi sentitosi emarginato reagisce poi in<br />
maniera sbagliata.<br />
- Ci sono in cantiere progetti particolari<br />
per aumentare il senso di<br />
sicurezza nella città di Cagliari?<br />
Città vivibili sono la base vera del<br />
senso di sicurezza generale in cui un<br />
cittadino può sentirsi parte.<br />
Traffico ordinato, aree e spazi<br />
verdi, pulizia delle aree pubbliche,<br />
illuminazione, decoro ambientale e<br />
architettonico, servizi scolastici e sociali<br />
di primo ordine, rappresentano i<br />
primi elementi di un sentimento che<br />
assieme al valore della dignità umana<br />
consente di affermare valori positivi e<br />
un senso più armonico dell’intendere<br />
la vita sociale. Creare le condizioni per<br />
l’affermarsi di uno stato di pace sociale:<br />
è questo il concetto di base per<br />
costruire società in cui la sicurezza divenga<br />
un sentimento diffuso e che si<br />
autoalimenta. In questo senso qualsiasi<br />
iniziativa, qualsiasi cantiere, qualsiasi<br />
attività, svolta e organizzata col<br />
fine di migliorare il livello di qualità<br />
della vita, può essere considerata dedicata<br />
ad aumentare il senso di sicurezza<br />
in città. Il cittadino deve avere la piena<br />
consapevolezza che le istituzioni pubbliche<br />
lo proteggono in qualsiasi momento<br />
e per qualsiasi difficoltà possa<br />
attraversare.<br />
E anche nel settore del lavoro e<br />
della occupazione, l’amministrazione<br />
comunale ha posto in campo risorse<br />
rilevanti. Nel 2004 abbiamo raggiunto<br />
il traguardo di città col miglior rapporto<br />
investimenti per abitante di tutta<br />
Italia. Decine di cantieri aperti, circa<br />
2000 posti di lavoro. Ma anche gli interventi<br />
per i giovani, per le giovani<br />
coppie, per la casa.<br />
Potrei citare tanti esempi, ma credo<br />
che il concetto maggiore sia che tutto<br />
questo sia sempre ispirato al concetto<br />
di servizio al cittadino cui qualsiasi<br />
operatore pubblico deve sentirsi legato.<br />
E questo spirito che mi ha portato<br />
a dare anni della mia vita al servizio<br />
della mia città.<br />
CAGLIARI<br />
Adagiata sul golfo omonimo, a 4 metri<br />
d’altezza, addossata a una collina<br />
situata tra due stagni salati (Molentargius,<br />
Santa Gilla), oggi conta<br />
173.600 abitanti, e ha un estensione<br />
di 133.51 km2, è il capoluogo della<br />
Sardegna. Monte Urpinu, Monte Claro,<br />
Monte Mixi, il Colle di Bonaria, il<br />
Colle di S. Michele, S. Elia, Tuvixeddu<br />
e Castello, sono i colli che sovrastano<br />
la città e dai quali è possibile ammirarla<br />
in tutto il suo splendore. Castello,<br />
la Marina, Stampace e Villanova<br />
sono i quattro quartieri dai quali si<br />
è sviluppata la città. L’anfiteatro è il<br />
più notevole edificio romano dell’intera<br />
isola. Capace di 10000 posti, venne in parte<br />
smantellato nel Medioevo e il materiale<br />
utilizzato per la costruzione di chiese e<br />
di mura, ora è protetto da una copertura<br />
in legno utili per gli spettacoli estivi. La<br />
Porta dell’Elefante, costruita da G. Capula<br />
nel 1307, ha sopra la mensola appunto<br />
l’elefante come simbolo della forza, della<br />
SICUREZZA E POLIZIA<br />
magnanimità e della clemenza. La Grotta<br />
della Vipera è così chiamata per due<br />
serpenti scolpiti sul frontone. E’ la tomba<br />
della moglie di un nobile romano, tale<br />
Cassio Filippo, esiliato a Cagliari. Il Tesoro<br />
della Cattedrale comprende una croce che<br />
un soldato spagnolo rubò dal capezzale<br />
del Pontefice durante il sacco di Roma<br />
e che poi abbandonò lì, atterrito da una<br />
tempesta che lo aveva colto al largo della<br />
città. Abbondante la produzione dell’artigianato,<br />
dal legno intagliato ai tessuti<br />
rustici, dai cestini di fibra di asfodelo ai<br />
lavori di oreficeria. Famosa la squadra di<br />
calcio che nel 1970 conquistò lo scudetto:<br />
Nenè, Alberatosi, Niccolai, Domenghini,<br />
Riva, Greatti, Martiradonna, Poli, Brugnera,<br />
Gori e Zignoli. L’Università risale al<br />
1606 e ha in dotazione una ricca biblioteca<br />
di oltre 150000 volumi. Tra i pezzi<br />
d’enorme valore del Museo archeologico<br />
c’è una maschera ghignante di terracotta<br />
del VI - V secolo a.C. Con il suo “sorriso”<br />
avrebbe dovuto tenere lontano dal sonno<br />
dei defunti i tenebrosi influssi degli spiriti<br />
del male. Il Santuario di Bonaria, dedicato<br />
alla Madonna protettrice dei marinai, è<br />
formato da una chiesa moderna adiacente<br />
ad una chiesa del XIV secolo con forme<br />
gotico-aragonesi. Ogni anno in maggio<br />
si tiene la Fiera Campionaria della Sardegna.<br />
Tra le feste, quella del 1° maggio<br />
di Sant’Efisio, quella del Mare, la prima<br />
domenica di aprile, e quella di San Saturnino,<br />
patrono della città. La gastronomia<br />
conserva influenze catalane e genovesi.<br />
I culirgiones sono ravioli di ricotta e di<br />
erbe; la fregola è una minestra a base di<br />
semola con zafferano. Famoso il pecorino<br />
sardo e, tra i dolci, le caschettas, specie di<br />
paste con miele, noci e mandorle trite. Tra<br />
i vini, Vernaccia, Cannonau, Malvasia.<br />
441 441 1
4422 SICUREZZA<br />
di Antonio CAPRIA<br />
Otto maggio. Festa della Polizia.<br />
Il ministro dell’Interno, Roberto<br />
Maroni, garantisce il suo<br />
“personale impegno e di tutto<br />
il governo perché alla Polizia di Stato e<br />
a tutte le Forze dell’ordine siano sempre<br />
assicurate le risorse necessarie a mantenere<br />
un elevato livello di efficienza”. La<br />
rassicurazione del responsabile del Viminale,<br />
dopo le polemiche sui fondi destinati<br />
alla sicurezza, è venuta nel corso della<br />
Antonio Di Pietro(Idv) critica il ministro<br />
dell’Interno Maroni<br />
«Sulla sicurezza governo<br />
ipocrita e superficiale»<br />
«In bilancio tre miliardi<br />
di euro in meno per<br />
il comparto. Destinare<br />
a forze dell’ordine<br />
e giustizia i capitali<br />
confiscati alla criminalità»<br />
festa della Polizia di Stato, in piazza del<br />
Popolo a Roma, che ha celebrato il 157mo<br />
anniversario della sua fondazione. Una<br />
celebrazione alla quale hanno preso parte<br />
il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano,<br />
il quale ha consegnato alcune medaglie<br />
d’oro al valore, il presidente del Senato,<br />
Renato Schifani, i ministri La Russa, Tremonti,<br />
Alfano, Prestigiacomo, oltre ad altre<br />
cariche dello Stato.<br />
Ma le dichiarazioni di Maroni hanno<br />
mandato su tutte le furie il leader dell’Italia<br />
dei Valori, Antonio Di Pietro, che pochi
minuti dopo ha parlato di “questione sicurezza<br />
affrontata con ipocrisia e superficialità”.<br />
Dure le parole di Di Pietro: «Deploriamo<br />
la sufficienza con cui il governo<br />
lascia che esponenti della propria maggioranza<br />
affrontino la questione sicurezza<br />
con superficialità e ipocrisia. Il ministro<br />
Maroni alla Festa della Polizia ha fatto<br />
due dichiarazioni improntate alla totale<br />
ipocrisia. Nella prima ha affermato che<br />
“la vita delle persone che cercano di sottrarsi<br />
alla miseria e alla guerra viene per<br />
noi prima di ogni altra considerazione”, e<br />
infatti il governo ha rimandato a morire<br />
ammazzate quelle persone che potevano<br />
chiedere il diritto d’asilo come previsto<br />
dalla convenzione di Ginevra, mentre un<br />
esponente di spicco della Lega vuole metterle<br />
gli stranieri in posti separati quando<br />
si va in autobus. Ma l’ipocrisia tipica dei<br />
governi di regime emerge quando il ministro<br />
dell’Interno afferma l’impegno del<br />
Il Ministro dell’Interno Roberto Maroni<br />
governo affinché a polizia e forze dell’ordine<br />
siano assicurate risorse necessarie a<br />
mantenere elevati livelli di efficienza: la<br />
verità è che dal capitolo “Sicurezza” del<br />
bilancio dello Stato sono stati tolti 3 miliardi<br />
quest’anno. Il ministro Larussa parla<br />
di aumenti di fondi per la Difesa, Maroni<br />
garantisce l’aumento di fondi per la sicurezza:<br />
sono tutte falsità che in un governo<br />
democratico comporterebbero l’impeachment,<br />
la messa in discussione politica di<br />
questi ministri perché un ministro è un<br />
pubblico ufficiale, è come un ministro di<br />
Dio, e dovrebbe dire la verità. Chiedete<br />
ai carabinieri o ai poliziotti se gli viene<br />
pagato lo straordinario». Di Pietro lancia<br />
quindi una proposta: «Destinare i capitali<br />
sequestrati o confiscati alla criminalità al<br />
comparto della sicurezza e della giustizia.<br />
Si tratta di due miliardi di euro l’anno»<br />
«Le forze dell’ordine – continua Di Pietro -<br />
non hanno mezzi, né strutture, né risorse,<br />
così come la magistratura non ha mezzi,<br />
né strutture, né risorse. Con il presidente<br />
Napolitano ringraziamo le forze di polizia<br />
per quello che stanno facendo, ma evidenziamo<br />
come ai successi giudiziari e di<br />
polizia corrisponde un’incapacità e una<br />
mancanza di volontà della politica nel<br />
fornire le risorse necessarie perché vengano<br />
garantite la giustizia e la sicurezza».<br />
Continua di Pietro: «Ho partecipato a una<br />
riunione con tutti i vertici dell’antimafia<br />
del Sud. E’ emerso che si sta creando un<br />
nuovo consenso sociale della collettività<br />
verso la criminalità organizzata, che non<br />
è vista come quella che fa paura ma co-<br />
SICUREZZA E POLIZIA<br />
me quella che ti consente di entrare in un<br />
mercato del lavoro altrimenti impossibile<br />
da conquistare. Ed è emerso pure che c’è<br />
un senso dell’impunità, della non certezza<br />
del diritto e della non certezza della pena<br />
che fa arrendere la società civile, che si<br />
rende conto che nulla cambia e nulla può<br />
cambiare. Cresce l’omertà, mentre c’è<br />
stato un tempo in cui i successi giudiziari<br />
avevano rafforzato la collaborazione dei<br />
cittadini con forze di polizia, ma soprattutto<br />
c’è un diffuso senso dell’impunità<br />
perché le regole sembrano scritte apposta<br />
per garantire chi viola la legge. L’Associazione<br />
nazionale magistrati ha reso<br />
noto che, solo nel 2008, 200 mila processi<br />
sono finiti in prescrizione. Vuol dire che<br />
almeno 200 mila vittime non hanno avuto<br />
giustizia, che ci sono centinaia di migliaia<br />
di persone tra poliziotti, carabinieri, finanzieri,<br />
magistrati, che hanno lavorato<br />
inutilmente e speso soldi inutilmente, e<br />
che ci sono almeno 200 mila persone che<br />
vanno in giro senza poter sapere se sono<br />
delinquenti o brave persone. Italia dei Valori<br />
– ha concluso Di Pietro - da tempo ha<br />
messo una norma all’ordine del giorno:<br />
un solo articolo, un solo comma di mezzo<br />
rigo, che permetterebbe di superare il problema<br />
di questi 200 mila processi inutili<br />
e dannosi. “La prescrizione si interrompe<br />
con l’inizio del processo”. Punto. E’ la garanzia<br />
di impunità che porta agli abusi.<br />
L’imputato deve sapere che quando è<br />
iniziato il processo deve solo difendersi<br />
per dimostrare la propria innocenza, altrimenti<br />
si ingegna per arrivare alla prescrizione<br />
con cavilli e ricorsi utili solo a<br />
fargli guadagnare tempo».<br />
4433
IL FATTO<br />
di Giulia ZAMPINA<br />
Può accadere che in una società<br />
che si definisce moderna si<br />
possa essere aggrediti in un<br />
centro commerciale affollato<br />
in un giorno di festa? Può accadere<br />
che per aver compiuto il proprio dovere<br />
civile, prima come uomo e poi<br />
come poliziotto, ci si ritrovi con un<br />
timpano rotto? Purtroppo la risposta a<br />
queste domande è sì, può accadere. Ma<br />
quando accade a te, oltre alle lesioni<br />
fisiche, oltre alla sensazione di paura<br />
e spavento, ti resta dentro una sorta di<br />
senso di impotenza, non sai più qual<br />
è il confine tra ciò che è giusto e ciò<br />
che è sbagliato. Vorresti reagire ma sai<br />
che non puoi farlo con gli stessi mezzi<br />
di cui sei stato vittima, sai che una<br />
reazione uguale all’offesa che stai ricevendo,<br />
ti renderebbe identico a colui il<br />
quale ti sta offendendo ed entreresti in<br />
una spirale in cui i valori di giustizia e<br />
diritto resterebbero soffocati. Giuseppe<br />
Brugnano, Assistente Capo della Polizia<br />
di Stato in servizio presso la Digos<br />
di Catanzaro e responsabile dell’ufficio<br />
Stampa del <strong>Coisp</strong>, il primo maggio è<br />
stato aggredito da un personaggio non<br />
sconosciuto alle forze dell’ordine. Il<br />
motivo dell’aggressione è stato perché<br />
Giuseppe Bugnano, che quel giorno<br />
non era in servizio, ha tentato di sventare<br />
un furto perpetrato ai danni di un<br />
negozio di bigiotteria. L’aver restituito<br />
la merce alla proprietaria del negozio,<br />
commentando l’accaduto, ha scatenato<br />
su di lui la furia di quest’uomo che,<br />
incurante della folla, incurante del fatto<br />
che accanto a Giuseppe Brugnano ci<br />
fosse il figlio di sei anni, ha pensato<br />
di “pulire” l’offesa ricevuta con uno<br />
schiaffo pesante. Il fatto che Brugna-<br />
4444 Un poliziotto tenta di impedire un furto ma viene colpito al volto<br />
e subisce la perforazione di un timpano<br />
Sindacalista del CoISP<br />
aggredito a Catanzaro<br />
Giuseppe Brugnano<br />
no si sia qualificato come poliziotto<br />
ha peggiorato, se possibile ancor di<br />
più, la situazione. L’uomo ha infatti<br />
completato la sua opera con insulti e<br />
improperi. L’aggressore, da sempre<br />
vicino alle famiglie rom di Catanzaro,<br />
è stato rintracciato il giorno dopo<br />
dagli uomini della volante, ma per il<br />
momento l’unico provvedimento preso<br />
a suo carico è una denuncia a piede<br />
libero. Quanti episodi, simili a questo<br />
dovranno ancora capitare, a poliziotti<br />
o semplici cittadini, perché le istituzioni<br />
siano consequenziali a se stessi.<br />
L’aggressore di Brugnano, come tanti<br />
altri in tante città anche lontane da<br />
Catanzaro ma uguali nell’espressione<br />
della delinquenza, sono persone note<br />
alle forze dell’ordine che agiscono<br />
con l’arroganza degli impuniti, perché,<br />
qualora abbiano subito una condanna,<br />
non l’hanno mai scontata fino in fondo.<br />
Che a Catanzaro si chiamino rom<br />
o da un’altra parte siano identificabili<br />
con altro nome (sempre che sia possibile<br />
classificare la delinquenza), che si<br />
tratti di manifestanti o di tifosi scalmanati<br />
di una curva, poco importa. C’è<br />
un gap tra l’opera svolta quotidianamente<br />
dalle forze dell’ordine, a costo<br />
di sacrifici anche estremi e le pene che<br />
a queste persone vengono inflitte e che<br />
realmente scontano. E nelle pieghe di<br />
questo gap, si annida purtroppo la delinquenza,<br />
quella che qualcuno identifica<br />
come microcriminalità solo per<br />
distinguerla dai fenomeni strutturati,<br />
ma che è anche quella che si annida<br />
nella quotidianità, quella che mina la<br />
tranquillità della gente comune e delle<br />
famiglie, quella che non ti consente di<br />
passeggiare in un centro commerciale<br />
perché neanche la folla, che di per sé<br />
dovrebbe essere un deterrente, è un lasciapassare<br />
per stare tranquilli. Il sistema<br />
sicurezza in questo momento storico<br />
nel nostro Paese, sta attraversando<br />
un periodo di blackout e lo scontro<br />
istituzionale, voluto dal Governo con<br />
tagli spropositati alle risorse destinate<br />
alle forze dell’ordine e con trovate poco<br />
costruttive come quella delle ronde,<br />
non fa altro che aumentare le distanze<br />
tra i soggetti preposti alla gestione<br />
dell’ordine pubblico e alla tutela della<br />
sicurezza. Più le maglie si allargano e<br />
più la delinquenza trova spazi di proliferazione.<br />
E la prossima volta, che si<br />
tratti di un poliziotto o di un cittadino,<br />
se l’epilogo fosse tragico, dopo il tempo<br />
del dolore arriverebbe quello delle<br />
assunzioni di responsabilità che a quel<br />
punto avrebbero un volto, un nome e<br />
un cognome.
Non esiste a larme<br />
sociale né tanto meno<br />
a larme sicurezza.<br />
Con queste parole e questa certezza<br />
il questore di Catanzaro<br />
Arturo De Felice, ha stigmatizzato<br />
la paura che negli ultimi mesi<br />
ha attanagliato la comunità Catanzarese.<br />
Il capoluogo calabrese, considerato per<br />
molto tempo un’isola felice, si è trovato,<br />
in mene di un mese, a dover fare i conti<br />
con l’ omicidio di un ventiseienne perpetrato<br />
in un centro commerciale affollato<br />
in una domenica di carnevale. L’episodio,<br />
che secondo la versione ufficiale fornita<br />
dagli inquirenti, sarebbe maturato per un<br />
banale scherzo, ha in realtà altri contorni,<br />
altre sfaccettature. Nella stessa settimana<br />
una donna anziana è stata trovata morta<br />
nel suo letto, uccisa probabilmente da alcuni<br />
balordi che, entrati nella sua abitazione<br />
per rapinarla. Qualche giorno dopo<br />
il cadavere di un uomo è stato rinvenuto<br />
carbonizzato nella sua auto nella pineta di<br />
Siano, un luogo certamente isolato ma non<br />
abbastanza da assicurare l’impunità di un<br />
delitto. Il primo maggio l’aggressione,<br />
sempre in un centro commerciale, a Giuseppe<br />
Brugnano. Il questore di Catanzaro<br />
ha definito l’episodio “estemporaneo”, ma<br />
di fatto non è certamente possibile decontestualizzarlo<br />
da una situazione che non è<br />
più quella di un’isola felice. Una parte della<br />
delinquenza catanzarese è ben definita negli<br />
ambiti di una comunità definita “rom”.<br />
Si tratta in realtà di persone che per nascita<br />
o per residenza sono catanzaresi, ma in realtà<br />
vivono in una condizione di “zingari”.<br />
Gli uomini della polizia di Stato di Catanzaro,<br />
nei mesi scorsi hanno portato avanti<br />
azioni repressive nei confronti di questa<br />
comunità. Sgomberando gli appartamenti<br />
popolari occupati abusivamente, denunciando<br />
i genitori rei di non far frequentare<br />
ai loro figli la scuola dell’obbligo. Ma di fatto<br />
questo non sembra bastare più. I rom a<br />
Catanzaro agiscono con l’arroganza degli<br />
impuniti, un luogo affollato non è più un<br />
deterrente alle loro azioni criminose. La<br />
città intera si è mobilitata per dimostrare<br />
la solidarietà a Giuseppe Brugnano.<br />
Dal sindaco, Rosario Olivo all’ex magistrato<br />
Luigi De Magistris, passando per<br />
l’onorevole dell’Udc Mario Tassone, il consigliere<br />
comunale Franco Cimino, il presidente<br />
della proloco Filippo Capellupo, i<br />
consiglieri provinciali Vittorio Cosentino<br />
ed Emilio Verrengia le associazioni cultura-<br />
Il Questore di Catanzaro Arturo De Felice<br />
li Ulixes e Catanzaro nel cuore e i comitati<br />
di quartieri. Solidali, ma anche fermi nel<br />
chiedere soluzioni concrete per arginare<br />
quei fenomeni criminali che fanno di alcuni<br />
quartieri periferici un vero e proprio<br />
Bronx. Abbandonati a se stessi, in preda<br />
della paura di denunciare per il timore di<br />
subire ritorsioni. “Solidarietà umana e non<br />
formale “ dicono coloro i quali nei giorni<br />
successivi all’episodio dell’aggressione<br />
a Giuseppe Bugnano hanno manifestato<br />
pubblicamente la loro posizione. “Ed è per<br />
questo – continuano le note - che, spentasi<br />
l’eco dell’episodio, è necessario che non si<br />
abbassino le luci sul tema sicurezza nella<br />
nostra città. Un ragazzo ucciso in un centro<br />
commerciale, una donna barbaramente assassinata<br />
in casa sua, un cadavere ritrovato<br />
bruciato in un luogo pubblico e un’aggressione<br />
perpetrata in un luogo affollato, sono<br />
SICUREZZA E POLIZIA<br />
purtroppo tristi segnali<br />
che impongono di tenere<br />
alta la guardia rispetto al<br />
fatto che evidentemente<br />
la delinquenza in questa<br />
città, ha avuto la percezione<br />
dell’impunità e si è<br />
permessa di alzare il tiro,<br />
non preoccupandosi più<br />
di nascondersi, ma agendo<br />
in maniera sfrontata,<br />
sfidando i luoghi, le istituzioni<br />
e le circostanze.<br />
Ma questa sfida, lanciata<br />
in maniera tanto feroce<br />
dalla criminalità, può e<br />
deve essere vinta ritrovando unità di intenti<br />
sulla necessità di estirpare quei rami<br />
secchi che avvelenano il tessuto sociale<br />
della nostra comunità. E per fare questo<br />
è necessario essere risoluti nelle decisioni<br />
e anche nei comportamenti. E’ fondamentale<br />
saper dire di no ed essere conseguenziali<br />
nei comportamenti e soprattutto è<br />
fondamentale eliminare quella cortina di<br />
paura che troppo spesso è un deterrente<br />
alla volontà dei cittadini di denunciare.<br />
Non serve la proliferazione di “nuove idee”<br />
sul tema sicurezza, non bisogna inventarsi<br />
nulla ma legittimare ogni giorno l’opera di<br />
chi si impegna per tutelare la società. Una<br />
legittimazione che deve arrivare dalle istituzioni<br />
e dalla società civile attraverso una<br />
cosa semplice, il rispetto delle regole e la<br />
denuncia di tutti quei fatti che vanno contro<br />
le regole stesse”.<br />
445 5
4466 IL FATTO<br />
1° MAGGIO:<br />
festa dei lavoratori, non dei poliziotti.<br />
Lo abbiamo sempre detto, in vari<br />
modi e in molte occasioni, il nostro lavoro<br />
non è un lavoro come un altro. Il<br />
poliziotto non può essere definito un<br />
“lavoratore” comune ma un professionista<br />
in divisa al servizio dello Stato<br />
e per la sicurezza del cittadino, sempre<br />
in ogni circostanza ed in qualsiasi<br />
giorno dell’anno. Tutti i giorni dell’anno<br />
compreso il primo giorno del mese<br />
di maggio, in cui ricorre la “festa dei<br />
lavoratori”, ove quasi tutte le categorie<br />
lavorative si astengono dal proprio<br />
servizio. Per noi non succede tutto<br />
questo, nemmeno quando siamo liberi<br />
dal nostro servizio, neanche quando<br />
pensiamo “oggi finalmente non lavoro,<br />
quest’oggi insomma spengo tutto<br />
e mi dedico alla mia famiglia”. Eh no,<br />
questo per noi non esiste! E questa<br />
volta è capitato proprio a me constatare,<br />
quanto più volte affermato in veste<br />
di sindacalista, nell’esercizio delle mie<br />
funzioni professionali che tale “teorema”<br />
non è applicabile per un poliziotto.<br />
Quanto successomi il primo maggio<br />
scorso è una routine ciclica che si<br />
riscontra periodicamente tra gli operatori<br />
delle Forze di Polizia. Libero<br />
dal servizio, in una classica giornata<br />
di relax insieme alla propria famiglia,<br />
si assiste ad un episodio delittuoso e<br />
di impulso si interviene per cercare<br />
di sedare un’illegalità, in quanto sei<br />
un operatore di diritto. Da mettere<br />
in conto vi sono vari effetti di circostanza<br />
come quella di un delinquente<br />
che contestualmente ti aggredisce violentemente,<br />
anche in presenza della<br />
tua famiglia che assiste scioccata ad<br />
un’azione del genere. In cantiere non<br />
vorresti mai mettere i segni che ti restano,<br />
né fisici e né morali, sulla tua<br />
persona e neanche sulle persone che ti<br />
stanno vicine. Ma questi sono i rischi<br />
del nostro mestiere con i quali abbiamo<br />
deciso di convivere tutti i giorni,<br />
anche il primo di maggio. In tutta questa<br />
brutta storia, per la quale ho avuto<br />
una miriade di attestati di vicinanza e<br />
di solidarietà, ciò che mi ha letteralmente<br />
lacerato non è stato il mio malessere<br />
fisico che l’aggressione di quel<br />
vile mi ha causato – un timpano perforato<br />
di cui al momento si disconosco-<br />
no i tempi di recupero – ma, con tutta<br />
sincerità, è stato vedere il disagio che<br />
l’episodio ha causato alle persone più<br />
vicine, gli amici, i colleghi, la rete del<br />
Sindacato, la mia famiglia ed in particolar<br />
modo a mio figlio. Lacerante è<br />
stata la frase che mio figlio Domenico,<br />
di sei anni e mezzo, mi ha pronunciato<br />
quando sono tornato a casa dopo<br />
essermi fatto refertare in ospedale una<br />
frase che penso mi porterò dietro per<br />
tutta la mia vita: “Papà non voglio più<br />
che fai il poliziotto”.<br />
Domenico è piccolo, non capisce si<br />
dirà, ma nella sua ingenuità – quella<br />
più genuina dei bambini – è quello che<br />
più di tutti ha percepito la pericolosità<br />
della professione del Poliziotto e credo<br />
che abbia parlato a nome di tutti i figli<br />
che abbiano un padre o una mamma<br />
che faccia questa professione. Domenico<br />
ha capito fin troppo bene che questo<br />
lavoro non è un lavoro come tutti<br />
gli altri, nemmeno nel giorno del primo<br />
maggio.<br />
Quelli che non lo hanno capito sono<br />
i “politicanti” di professione che usano<br />
tematica della sicurezza e di vicinanza<br />
alle Forze dell’Ordine per un puro spot<br />
elettorale che continuano a pugnalarci<br />
alle spalle.<br />
Giuseppe Brugnano -<br />
Responsabile Politico Ufficio Stampa<br />
del Co.I.S.P.
SICUREZZA E POLIZIA<br />
447 7
4488 IL CONVEGNO<br />
Il segretario generale del <strong>Coisp</strong>, Franco Maccari<br />
relatore al convegno di Monte S.Angelo (FG)<br />
La psicologia al servizio<br />
de la Sicurezza del cittadino
Franco Maccari con i quadri del Co.I.S.P. della Puglia<br />
Gli invitati in sala<br />
SICUREZZA E POLIZIA<br />
4499
5500 IL CONVEGNO<br />
Le autorità presenti al convegno<br />
IL SEGRETARIO GENERALE DEL COISP<br />
FRANCO MACCARI RELATORE AL<br />
CONVEGNO “LA PSICOLOGIA AL SERVIZIO<br />
DELLA SICUREZZA DEL CITTADINO”<br />
A MONTE S. ANGELO (FG).<br />
“La psicologia al servizio della sicurezza del cittadino” è<br />
il tema che l’Associazione Nazionale Psicologi Polizia di Stato<br />
(A.I.P.Pol.S.) affronterà domani 17 aprile nel suo primo Convegno<br />
a Monte S. Angelo, in provincia di Foggia. Al Convegno,<br />
che prevede la partecipazione di importanti personalità quali<br />
il Sottosegretario del Ministero dell’Interno Alfredo Mantovano<br />
ed il Capo della Polizia Antonio Manganelli, interverrà<br />
come relatore Franco Maccari, Segretario Generale del COISP<br />
– il Sindacato Indipendente di Polizia. «Nel corso del Convegno<br />
– ha detto Franco Maccari - verranno illustrate le peculiarità<br />
della figura dello psicologo della Polizia, un professionista<br />
che è chiamato a intervenire nell’ambito di diverse attività,<br />
dall’assistenza alle donne e ai bambini vittime di reati, alla<br />
prevenzione nelle scuole per il bullismo, l’alcoolismo, l’uso<br />
di droghe, fino ai percorsi di educazione alla legalità ed alla<br />
sicurezza stradale. L’importanza di questa figura professionale<br />
– conclude Maccari – è risultata evidente in questi giorni,<br />
poiché il dramma del terremoto che ha colpito l’Abruzzo ha reso<br />
necessario l’intervento degli psicologi della Polizia, esperti<br />
nella psicologia dell’emergenza, che hanno dato un sostegno<br />
fondamentale alla popolazione colpita dal sisma».
5522 ATTUALITA’<br />
Visita del Segretario Generale<br />
del COISP Franco Maccari<br />
al personale della Polizia di Stato<br />
all’interno del CARA e del CIE di Bari<br />
del ciclone è la calma<br />
piatta, apparente, mentre tutto<br />
L’occhio<br />
vortica d’intorno.<br />
Così il basso profilo mediatico attorno<br />
al Cara e al Cie di Bari, come alle<br />
altre simili strutture in Italia, e le ben<br />
poche parole dello Stato, nascondono<br />
ancora l’impreparazione tecnica, legislativa<br />
e soprattutto l’incapacità politica<br />
di risolvere la questione migranti.<br />
Eppure la situazione vortica attorno al<br />
Parlamento, investe l’intera nazione e<br />
l’Europa. Balzano al centro dell’opinione<br />
pubblica di volta in volta Bari, Lampedusa,<br />
Gradisca D’Isonzo... i luoghi<br />
dove accadono eventi negativi, dove<br />
sempre purtroppo la Polizia e le Forze<br />
dell’Ordine sono coinvolte; mai, invece,<br />
per un segnale positivo.<br />
In quest’ambito, l’azione della Polizia<br />
appare quanto mai meritoria, pro-<br />
prio perché sottaciuta. Ma ben noi conosciamo<br />
meriti, sacrifici, pericoli ed<br />
ambiti fisici e mentali nei quali gli Operatori<br />
sono costretti a svolgere il proprio<br />
ruolo, peraltro sotto la continua<br />
pressione di chi scambia la Polizia di<br />
Stato per quella Penitenziaria, additandone<br />
gli Operatori come ciniche guardie<br />
di “reclusi”, “imprigionati”, “segregati”,<br />
“detenuti”, fino a gioire delle<br />
evasioni, con tonnellate di demagogia,<br />
ma ben poco senso civico e critico, acume<br />
sociale e prevenzione sanitaria.<br />
Uno Stato che permetta di confondere<br />
una prigione con la volontà<br />
e l’esigenza di realizzare dei centri<br />
d’accoglienza, si dimostra debole; né<br />
accettiamo di pagare il prezzo dei rapporti<br />
e degli equilibri politici.<br />
Metà degli ospiti del Cara, circa 500<br />
immigrati, sono positivi al test Mantoux
Franco Maccari, al C.A.R.A. di Bari:<br />
“Monitoriamo le condizioni di lavoro<br />
dei co leghi e staremo loro vicini<br />
sempre, specialmente a chi presta<br />
servizio in situazioni estreme”<br />
“Prima Lampedusa, ora Bari, e poi via<br />
via in tutta Italia, soprattutto in tutti i<br />
luoghi in cui i colleghi prestano servizio<br />
in situazioni estreme. Il <strong>Coisp</strong> è e sarà<br />
sempre vicino agli uomini ed alle donne<br />
della Polizia di Stato, monitorando le loro<br />
condizioni di lavoro, facendosi portatore<br />
delle loro istanze, delle necessità, e delle<br />
troppo frequenti situazioni emergenziali<br />
in cui operano”.<br />
E’ questo, chiaro e preciso, l’impegno<br />
che Franco Maccari, Segretario Generale<br />
del <strong>Coisp</strong> - Sindacato indipendente di<br />
Polizia, sta portando avanti nel Paese,<br />
recandosi principalmente nei luoghi venuti<br />
alla ribalta delle cronache per vicende<br />
che hanno allarmato l’opinione pubblica<br />
la quale, però, non è sufficientemente<br />
messa al corrente dei sacrifici indicibili<br />
cui i Poliziotti si sottopongono per<br />
prestare fede al proprio impegno con lo<br />
Stato e dunque con i cittadini.<br />
Dopo essere stato a Lampedusa, dove<br />
le testimonianze dell’emergenza dovuta<br />
sbarchi di clandestini si ripetono ormai<br />
senza soluzione di continuità (solo oggi<br />
se ne sono contati tre per un totale di<br />
circa 360 clandestini giunti sull’isola),<br />
Maccari è stato a Bari dove ha visitato<br />
il C.A.R.A. e poi il C.I.E., accompagnato<br />
anche dal Segretario Gen.le Regionale del<br />
<strong>Coisp</strong> Aldo Di Campi.<br />
“La situazione dei Poliziotti impegnati<br />
in queste strutture a Bari – commenta<br />
Maccari – non è meno preoccupante di<br />
altre, anzi. Non dimentichiamo l’allarme<br />
tubercolosi scoppiato a marzo a seguito<br />
della ben nota vicenda della nigeriana<br />
morta a causa della malattia, e che ha reso<br />
necessario il giorno dopo il ritrovamento<br />
del cadavere, il 10 marzo, far partire la<br />
profilassi di verifica anti tbc sia al C.I.E.<br />
che al C.A.R.A., sia per gli ospiti, che per<br />
gli addetti dei centri, collaboratori, e<br />
anche 118 e Forze dell’Ordine in contato<br />
con i centri. Non solo, la profilassi è partita<br />
anche per le volanti e gli Operatori della<br />
Questura di Bari che avevano ritrovato il<br />
cadavere della prostituta. Ci recheremo là<br />
a parlare con i nostri colleghi, a sentire<br />
dalla loro viva voce come vivono un<br />
servizio che mette quotidianamente a<br />
rischio in mille modi la loro incolumità”.<br />
“Lo abbiamo visto con i nostri occhi<br />
a Lampedusa come altrove e non ci<br />
SICUREZZA E POLIZIA<br />
stanchiamo di ripeterlo – aggiunge<br />
Maccari – in certi luoghi si vivono<br />
situazioni di tensione e di difficoltà<br />
operative inimmaginabili.<br />
E’ fondamentale che i colleghi<br />
sappiano di poter contare su di noi,<br />
anche e soprattutto come interlocutori<br />
delle Istituzioni preposte. Ma è di enorme<br />
importanza anche la testimonianza<br />
che noi diamo al Paese intero dello<br />
sforzo profuso da questi Poliziotti, dei<br />
rischi che corrono, della delicatezza<br />
del compito loro affidato, quasi sempre<br />
senza i mezzi adeguati. Noi – conclude<br />
il leader del <strong>Coisp</strong> - portiamo una<br />
testimonianza all’interno di queste<br />
strutture, e riportiamo poi all’esterno<br />
un messaggio, amplificandolo più<br />
possibile, in modo che i cittadini<br />
comprendano, comprendano bene chi<br />
sono le donne e gli uomini della Polizia<br />
di Stato, e cosa fanno per tutti loro, ed<br />
a quale costo”.<br />
5533
Una situazione strutturale ed igienico<br />
sanitaria migliore rispetto ad altri centri di<br />
accoglienza, ma un contesto lavorativo che<br />
resta sempre e comunque ad “alta tensione”,<br />
e che vede susseguirsi una dopo l’altra<br />
“soluzioni tampone” che non possono essere<br />
adeguate alle esigenze operative di un<br />
servizio così delicato, come quello dei colleghi<br />
impegnati nel settore dell’immigrazione<br />
clandestina, in tutta Italia.<br />
E’ questa, molto in sintesi, l’idea che<br />
Franco Maccari, Segretario Generale del<br />
<strong>Coisp</strong> - Sindacato indipendente di Polizia, si<br />
è fatto oggi, al termine della visita che ha<br />
potuto fare ai colleghi che operano al C.I.E.<br />
ed al C.A.R.A. di Bari, assieme al Segretario<br />
Gen.le Regionale del <strong>Coisp</strong> Aldo Di Campi.<br />
Ad accogliere Maccari, importante interlocutore<br />
per le Istituzioni, c’erano i vertici<br />
della Prefettura, della Questura e dell’Esercito,<br />
con cui il Segretario Generale si è intrattenuto,<br />
confrontandosi sulle tematiche<br />
più stringenti in materia di immigrazione.<br />
“Soprattutto visitando strutture come<br />
queste – commenta Maccari – è assolutamente<br />
palpabile come la politica generale<br />
nel Paese rispetto alla problematica dei<br />
clandestini sia di tipo ‘emergenziale’, e<br />
come manchi un progetto globale serio, duraturo<br />
e strutturato per affrontare tutte le<br />
necessità del caso. Come manchino, inoltre,<br />
regole precise e sperimentate per una gestione<br />
efficace ed efficiente di questi centri<br />
di accoglienza, che garantiscano la sicurezza<br />
di chi vi opera, lasciando il più al senso<br />
di responsabilità ed alla diligenza di chi di<br />
volta in volta è chiamato a decidere”.<br />
Quanto alle condizioni del Centro identificazione<br />
ed espulsione (C.I.E.) e del Centro<br />
accoglienza richiedenti asilo (C.A.R.A.) di<br />
Bari, il leader del Cosip rileva come esse siano<br />
“più che dignitose, e comunque molto<br />
meglio messe di altre strutture simili, come<br />
ad esempio quelle di Lampedusa”.<br />
“Ma attenzione – ha aggiunto Maccari<br />
–, ogni situazione ha le sue peculiari-<br />
5544 ATTUALITÀ<br />
Franco Maccari, accolto al C.I.E. di Bari dai vertici<br />
di Prefettura, Questura ed Esercito: “Strutture in<br />
buono stato, ma soluzioni operative l’emergenza<br />
e un servizio ad altissima tensione. I colleghi<br />
che svolgono compiti tanto delicati, in tutta<br />
Italia, necessitano di più uomini, maggiori mezzi<br />
e migliore coordinamento con le altre Forze di<br />
Polizia. La nostra attenzione resterà massima”<br />
tà. Queste di Bari sono strutture davvero<br />
grandi, il C.A.R.A., allo stato, ospita 1.200<br />
persone che hanno richiesto asilo, che si<br />
muovono liberamente e che sono di gestione,<br />
per così dire, più semplice. Il C.I.E.,<br />
invece, ospita attualmente 190 clandestini<br />
circa per l’identificazione e l’espulsione, e<br />
qui la situazione è più complessa e delicata,<br />
poichè al consueto nervosismo degli ospiti,<br />
che non vogliono essere rimandati indietro,<br />
si accompagnano anche le forti tensioni tra<br />
gli appartenenti ad etnie diverse. Ebbene –<br />
spiega il Segretario Generale -, per quanto<br />
le strutture siano in buono stato, gli uomini<br />
che le presidiano sono incredibilmente pochi,<br />
una manciata tra militari e poliziotti.<br />
Basti pensare che a Lampedusa, invece, ve<br />
ne sono 500! E’ un miracolo che non sia ancora<br />
accaduto nulla, anche se, per quanto<br />
non se ne parli, qui settimanalmente qualcuno<br />
dà fuoco all’alloggio, tanto per dirne<br />
una. Un tale numero di uomini non può<br />
bastare per tenere sotto controllo strutture<br />
tanto grandi. Se all’improvviso, magari nel<br />
cuore della notte, scoppiasse qualche serio<br />
incidente, si troverebbero a fronteggiarlo in<br />
meno di 20 persone. E’ mai possibile una<br />
cosa del genere? E’ così che si garantisce la<br />
sicurezza degli uomini in servizio?”.<br />
“Nei centri si continuano a gestire i servizi<br />
di Polizia come un’emergenza, con uomini<br />
che vengono periodicamente sottratti<br />
da altri Uffici della Questura per esservi<br />
impiegati. Senza contare che manca anche<br />
un perfetto coordinamento nei servizi tra le<br />
Forze di Polizia”.<br />
“Quel che deve essere chiaro a tutti –<br />
incalza Maccari -, soprattutto ai cittadini,<br />
è che anche a Bari, come a Lampedusa, si<br />
lavora in un costante clima di tensione che<br />
è logorante, e che tra le Forze di Polizia e gli<br />
ospiti la situazione potrebbe degenerare in<br />
qualsiasi momento. Pensare a soluzioni definitive<br />
e serie è un obbligo per le Istituzioni,<br />
e comprendere le difficoltà dei Poliziotti<br />
da parte della gente è un dovere. Il <strong>Coisp</strong> –<br />
conclude il Segretario Generale – continuerà<br />
ad andare in giro per il Paese, toccando<br />
con mano le condizioni di lavoro dei colleghi,<br />
facendosi portavoce delle loro istanze,<br />
rappresentando all’Italia intera ed a chi di<br />
competenza quelle necessità che, troppo<br />
spesso, si fa finta di non conoscere anche se<br />
sono sotto gli occhi di tutti”.<br />
Le prossime tappe di Maccari, infatti,<br />
saranno presso le strutture di accoglienza<br />
di Brindisi, di Elmas (Cagliari),<br />
di Gorizia, cui seguiranno tante altre<br />
visite, sempre accanto ai Poliziotti di<br />
tutta Italia.
della tubercolosi. Il Comune di Bari chiede<br />
informazioni all’Asl, il Prefetto Schilardi<br />
insiste: “Nessun rischio per i baresi.” E<br />
per i Poliziotti? Ancora la Prefettura: “Non<br />
esistono motivi per temere un’emergenza<br />
tubercolosi, in quanto il Cara è fuori<br />
dal centro abitato e dunque il capoluogo<br />
dovrebbe essere immune da qualsiasi<br />
tipo di contagio.” I Poliziotti, invece, ci<br />
sono proprio dentro: vaccinazioni, visite,<br />
osservazioni sanitarie, apparecchi radiologici<br />
mobili, 2 agenti contagiati, 5 sotto<br />
stretto controllo dell’Ufficio Immigrazione<br />
della Questura, ogni giorno a contatto<br />
con gli ospiti del Cara per il rilascio del<br />
permesso di soggiorno. I Poliziotti di Bari,<br />
di Lampedusa, di Gradisca non lottano<br />
contro i delinquenti, non sventano rapine,<br />
non controllano il territorio di una<br />
società civile, ma combattono contro virus<br />
e batteri, ceppi di malattie un tempo<br />
debellate. Combattono anche perché non<br />
se ne vadano in giro per la nazione, alla<br />
faccia della “gioia complice per le evasioni”,<br />
espressa dai cretini dal sit-in facile e,<br />
ripetiamo, unicamente demagogico.<br />
Questi “cittadini italiani”, invece,<br />
dovrebbero solidarizzare con chi compie<br />
sacrifici e rischia d’ammalarsi per l’opera<br />
e le relazioni di tipo umanitario, spesso<br />
ricompensate con gli sputi, le denigrazioni,<br />
le aggressioni. I cittadini “veri”, in-<br />
La delegazione del CoISP.<br />
vece, sanno con quanta abnegazione gli<br />
Operatori di Polizia svolgano il proprio<br />
dovere; l’opinione pubblica è conscia di<br />
quante volte il COISP, in tutte le sedi opportune<br />
e grazie ai media, abbia denun<br />
ciato e divulgato lo stato in cui versavano<br />
e versano gli Operatori dei Cpt, dei Cara<br />
e dei Cie, fino alle aggressioni e ai trasferimenti<br />
dal risibile rapporto numerico fra<br />
agenti ed extracomunitari accompagnati.<br />
Per queste ragioni il COISP è entrato spesso<br />
in conflitto con Prefetture, Questure,<br />
Personalità politiche, senza paura o passi<br />
SICUREZZA E POLIZIA<br />
indietro, nè, tantomeno, timori reverenziali.<br />
Non sarebbe stato nello spirito stesso<br />
del COISP, a difesa di tutti i Poliziotti,<br />
perché, anche da questi ed attraverso<br />
questi, venga difeso il territorio italiano.<br />
Per la tutela degli Operatori di Polizia, il<br />
COISP aveva anche provocatoriamente<br />
chiesto la chiusura delle strutture Cpt,<br />
oltretutto dimostrando come gli Agenti<br />
impegnati nei centri d’accoglienza fossero<br />
meno Poliziotti a disposizione per il<br />
controllo del territorio.<br />
Terremo salda la nostra posizione<br />
555 5
Egregio Signor Ministro, Gentile Signor<br />
Capo della Polizia,<br />
Il giorno 17 Aprile u.s. una delegazione<br />
di questa Organizzazione Sindacale si è<br />
recata presso il Centro di Accoglienza per<br />
Richiedenti Asilo (C.A.R.A.) e, successivamente,<br />
presso il Centro di Identificazione<br />
ed Espulsione (C.I.E) di Bari-Palese.<br />
Come già accaduto in occasione della<br />
visita presso il Centro di Identificazione<br />
ed Espulsione di Lampedusa, il COISP ha<br />
voluto verificare le condizioni lavorative<br />
degli Operatori della Polizia di Stato,<br />
apprendendo dalla loro voce, quali sono<br />
le problematiche che questi incontrano<br />
nell’espletamento del servizio in queste<br />
strutture.<br />
La nostra delegazione, accompagnata<br />
dal Vicario della Questura di Bari, dott. E.<br />
M. Mangini, è stata accolta dal Dirigente<br />
dell’Ufficio Immigrazione, dott. G. Nuovo<br />
e dalla Commissione Prefettizia composta<br />
dal Generale Mazzone e dal dott. Torre.<br />
Il C.A.R.A. attualmente ospita circa<br />
1300 extracomunitari, stipati in moduli<br />
abitativi e sorvegliati da 8 militari e 4<br />
poliziotti, mentre, la parte burocratica,<br />
(identificazione, richiesta d’asilo politico,<br />
ecc.), è affidata a 4 appartenenti all’Ufficio<br />
Immigrazione della Questura di Bari, coadiuvati<br />
da ulteriori 5 colleghi aggregati da<br />
altri uffici.<br />
Dall’incontro con i colleghi, è emersa<br />
chiaramente la difficoltà insita nella<br />
continua rotazione delle aggregazioni,<br />
che, di fatto, impedisce di potere usufruire<br />
pienamente del supporto lavorativo<br />
dei colleghi, i quali, poco dopo avere<br />
terminato un periodo di formazione ed<br />
556 556 6<br />
ATTUALITA’<br />
Lettera Aperta<br />
On. Roberto Maroni<br />
Ministro dell’Interno<br />
Signor Capo della Polizia<br />
Direttore Generale della Pubblica Sicurezza<br />
Prefetto Antonio Manganelli<br />
e, per conoscenza,<br />
Ministero dell’Interno<br />
Ufficio Amministrazione Generale<br />
Dipartimento della Pubblica Sicurezza<br />
Ufficio per le Relazioni Sindacali<br />
Visita delegazione del COISP<br />
presso il CARA ed IL CIE di Bari<br />
affiancamento con il personale in loco, si<br />
trovano a fare rientro nella sede di provenienza.<br />
Alla luce del perdurare della esigenza<br />
di assicurare la presenza di almeno 9 addetti<br />
all’espletamento della pratiche burocratiche,<br />
si auspica un ampliamento permanente<br />
dell’organico effettivo in servizio<br />
presso il Centro, dando corso ai necessari<br />
trasferimenti di personale.<br />
A seguire, la delegazione COISP, sempre<br />
accompagnata dai predetti Funzionari,<br />
si è recata presso il Centro di Identificazione<br />
ed Espulsione, (C.I.E), di Bari-Palese,<br />
dove è stata accolta dalla dott.ssa Ciaccia<br />
dell’Ufficio Immigrazione di Bari, responsabile<br />
della struttura.<br />
Attualmente il C.I.E. accoglie 172 persone,<br />
a cui provvedono 33 operatori volontari<br />
del servizio sanitario, con un servizio<br />
continuo di infermeria e la costante<br />
presenza di un medico ed un infermiere.<br />
Il servizio di vigilanza è garantito da 13<br />
militari e 2 appartenenti alle diverse forze<br />
di Polizia, che sialternano, in turni continuativi,<br />
durante l’arco della giornata.<br />
L’incontro con il personale, ha fatto<br />
rilevare la necessità che il servizio di vigilanza,<br />
in entrambi i Centri, sia coordinato<br />
e seguito direttamente da un Ufficiale di<br />
P.S.<br />
Sembra superfluo sottolineare la delicatezza<br />
e la criticità delle situazioni relative<br />
all’ordine pubblico all’interno di tali<br />
strutture, ed appare quantomeno rischioso<br />
affidare responsabilità in tale senso, oltretutto<br />
senza la dovuta copertura giuridica,<br />
ad un Agente di Pubblica Sicurezza,<br />
Non possiamo certamente attendere<br />
che, come già accaduto a Lampedusa, una<br />
rivolta degli “ospiti” provochi incidenti,<br />
che poi sarebbero fatti ricadere sulla testa<br />
di un semplice Agente di Polizia.<br />
A seguito delle visite effettuate dal<br />
COISP, presso dette strutture, preposte<br />
all’“accoglienza” di individui che giungono<br />
illegalmente nel territorio italiano,<br />
emerge una comune realtà fatta di soluzioni<br />
temporanee per fronteggiare continue<br />
emergenze.<br />
La volontà espressa da questo Governo<br />
di aumentare il numero di CIE, non<br />
basterà a moltiplicare miracolosamente<br />
poliziotti, carabinieri, finanzieri, che poi<br />
saranno sottratti ai loro reali compiti di<br />
vigilanza sul territorio, a favore di queste<br />
strutture.<br />
Ad ogni esigenza DEVONO corrispondere<br />
altrettante risorse.<br />
Assistiamo, invece, ad una totale mancanza<br />
di programmazione relativamente<br />
all’addestramento, agli stanziamenti finanziari,<br />
alle soluzioni logistiche, ed ad<br />
una adeguata tutela sanitaria a favore dei<br />
colleghi che si trovano impiegati in tali<br />
“gironi infernali”.<br />
Ci chiediamo quindi se mai assisteremo<br />
ad un Suo intervento concreto e<br />
positivo in materia, oppure se dovremo<br />
rassegnarci ad assistere, ancora una volta,<br />
all’ennesima, ulteriore, testimonianza<br />
della lontananza di questo Governo dalla<br />
realtà degli Appartenenti alla Polizia e<br />
dei loro diritti.<br />
Con cordialità, ed in attesa di un gradito<br />
riscontro.<br />
La Segreteria Nazionale del Co.I.S.P.
nelle foto: il centro e la sala operativa<br />
di aperto conflitto perché la questione<br />
migranti possa trovare un’univoca<br />
e ferma soluzione, attraverso una<br />
legislazione definitiva e non inter-<br />
SICUREZZA E POLIZIA<br />
pretativa, aperta alle esigenze di chi<br />
vuol venire nel nostro Paese a lavorare,<br />
laddove ve ne sia richiesta e con<br />
completo screening sanitario, poiché<br />
non sono certo le sole Tbc o scabbia<br />
ad allarmare, ma i molti virus modificati<br />
che si stanno affacciando in<br />
tutte le strutture sanitarie italiane,<br />
con le Asl che, temiamo e sospettiamo,<br />
possano tenere occultati o riferiti<br />
solo “a chi di dovere” le statistiche<br />
e le patologie in tal senso. Una legislazione<br />
ferrea davanti agli sbarchi<br />
clandestini, alle truffe, ai pericoli<br />
ed ai trucchetti della ricongiunzione<br />
familiare. Che il buonismo si nutra,<br />
invece che di stupidità e di scioperi<br />
della fame (offesa a chi in questo<br />
pianeta ha davvero fame e ci muore<br />
pure), della civile ma accorta ed attenta<br />
accoglienza di chi vuol far parte<br />
della nostra società.<br />
557 7
RUBRICA<br />
METODOLOGIA RICERCA<br />
La ricerca realizzata è di tipo quantitativa<br />
ovvero quella metodologia di ricerca<br />
basata essenzialmente su dati statistici<br />
attraverso cui è possibile trarre dati<br />
oggettivi. La raccolta dati è caratterizzata<br />
da un basso grado di interazione con l’intervistato<br />
con conseguente minor rischio<br />
di contaminazione dei dati da parte del<br />
ricercatore. Una caratteristica essenziale<br />
dell’analisi quantitativa è il formalismo<br />
delle procedure: la raccolta, il trattamento<br />
dei dati, l’impiego della matrice di dati<br />
e l’uso della statistica seguono dei protocolli<br />
definiti e facilmente replicabili.<br />
La ricerca in questione è stata realizzata<br />
dall’Osservatorio Nazionale Stalking<br />
con un questionario anonimo e ideato<br />
dall’ONS © composto di 13 item. L’analisi<br />
dei dati è stata effettuata con il programma<br />
statistico SPSS versione 16.0.<br />
STATO DELL’ARTE<br />
DELLA RICERCA IN ITALIA SULLA<br />
POPOLAZIONE ADULTA<br />
Gli esperti dell’Osservatorio Nazionale<br />
sullo Stalking hanno ad oggi monitorato<br />
16 regioni, in ognuna sono stati somministrati<br />
600 questionari anonimi, strutturati<br />
dall’ONS. Il campione rappresentativo è<br />
composto per il 50% di uomini ed il 50%<br />
di donne, con un’età compresa tra i 17 ed<br />
i 70 anni. I risultati sono i seguenti: circa il<br />
”<br />
SicuraMente<br />
La rubrica, affidata all’Ufficio Formazione ed Aggiornamento Professionale,<br />
in collaborazione con gli esperti volontari dell’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia,<br />
curata da Massimo Lattanzi, quadro della segreteria nazionale e psicologo psicoterapeuta.<br />
Questo spazio si prefigge una finalità tanto coraggiosa quanto importante quella di far ulteriormente<br />
avvicinare gli operatori delle Forze dell’Ordine all’universo delle scienze psicologiche.<br />
Questa volta rubrica si occuperà di alcune ricerche realizzate dall’Istituto di Ricerca Psico Sociale<br />
(I. R. P. S.) settore dell’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia, in particolare quella relativa<br />
allo stalking tra la popolazione adulta, quella riferita ai possibili predittori di future condotte di stalking<br />
(prevenzione primaria) e di quella sul campione dei presunti autori di condotte moleste e violente.<br />
5588 20% della popolazione è o è stata vittima di<br />
stalking, l’80% circa delle vittime è di sesso<br />
femminile, la durata medie delle molestie<br />
insistenti è di circa 1,5 anni. In circa l’80%<br />
dei casi esiste un rapporto di conoscenza,<br />
circa il 70% del campione ha ed ha avuto<br />
esisti psico relazionali, spesso gravi e solo il<br />
17% ha sporto denuncia alle forze dell’ordine.<br />
La ricerca è iniziata ad ottobre 2001.<br />
STATO DELL’ARTE DELLA RICERCA<br />
IN ITALIA (PREVENZIONE PRIMA-<br />
RIA) POPOLAZIONE DI ADOLESCENTI<br />
Il Centro Nazionale Minori in collaborazione<br />
con i ricercatori dell’Istituto<br />
di Ricerca Psico Sociale, nel periodo di
POPOLAZIONE ADULTA<br />
Circa il 20% è o è stata vittima di stalking<br />
Circa il 75% delle vittime sono donne<br />
Circa il 17% ha denunciato<br />
Circa il 70% ha subito gravi conseguenze<br />
POPOLAZIONE ADOLESCENTI<br />
(PREVENZIONE PRIMARIA)<br />
Circa il 5% della popolazione interessata<br />
dalla ricerca 800 ragazzi dai 13 ai 17<br />
anni ha soddisfatto i possibili predittori di<br />
future condotte moleste e violente.<br />
(fonte I. R. P. S., 2007)<br />
Istituto di Ricerca Psico Sociale<br />
I campioni considerati dai ricercatori<br />
volontari dell’Istituto sono costituiti nel<br />
50% circa da persone di sesso maschile e<br />
nel restante 50% circa da quelle di sesso<br />
femminile. Le eventuali discordanze con<br />
altre ricerche possono essere cagionate<br />
dalla natura dei campioni.<br />
Istituto di Ricerca Psico Sociale<br />
Centro Nazionale Minori<br />
(fonte I. R. P. S., 2005)<br />
I volontari del Centro, si occupano di<br />
prevenzione primaria, realizzano ricerche,<br />
nelle scuole medie superiori di differenti<br />
Regioni italiane. I risultati di quella sui<br />
possibili predittori di future condotte moleste<br />
e violente, dovrebbe incentivare urgenti<br />
progetti di prevenzione primaria.<br />
Centro Nazionale Minori<br />
settembre/novembre 2007 ha monitorato<br />
un campione di 800 studenti italiani<br />
delle scuole medie superiori, tutti<br />
ragazzi di età compresa tra i 13 ed i 17<br />
anni, con lo scopo di indagare se esistano<br />
e quali siano gli indicatori comportamentali<br />
presenti nei minori che possano<br />
risultare dei predittori di futuri comportamenti<br />
molesti e violenti in età adulta,<br />
confrontandoli con cinque diversi gruppi<br />
di d età. Il campione è diviso in 453 alunni<br />
di d genere maschile (56,6 %) e 347alunne<br />
n di genere femminile (43,4 %), e sono<br />
così c distribuiti nelle cinque categorie di<br />
età: e 41 sono studenti di 13 anni (5,12%),<br />
218 2 di 14 anni (27,25%), 227 di 15 anni<br />
(28,39%), (2 169 di 16 anni (21,12%) ed infine<br />
fi 145 di 17 anni (18,12%). La ricerca<br />
ha h evidenziato che circa il 5 % del campione<br />
p ha soddisfatto gli indicatori. Di<br />
questi q soggetti per lo più maschi di 16<br />
anni a residenti in località del centro Italia<br />
risultano r avere un maggior tendenza a<br />
comportamenti c<br />
aggressivi e incapacità<br />
a controllare la rabbia, mentre risulta<br />
che c le ragazze siano più predisposte allo<br />
sviluppo s di caratteristiche proprie dello<br />
stalking. s<br />
RICERCA SUI PRESUNTI AUTORI<br />
Nel 2007 è stato fondato il Centro<br />
Presunti P Autori (Unità Analisi Psico Comportamentale).<br />
p<br />
Il primo centro in Italia<br />
di d valutazione, diagnosi, consulenza psicologica<br />
c e ri-socializzazione, aperto a<br />
coloro c che agiscono condotte moleste e<br />
violente. v Il campione di persone accolte<br />
è di 37 persone: 31 di sesso maschile e<br />
6 di sesso femminile. I colloqui di consulenza<br />
s psicologica hanno permesso di<br />
tracciare t un identikit psico comportamentale<br />
m del presunto autore.<br />
Tale identikit vuole essere solo un<br />
ausilio a per la ricerca senza prescindere<br />
dall’unicità d delle persone.<br />
85% 8 E’ di sesso maschile;<br />
80% 8 E’ un conoscente;<br />
90% 9 E’ socialmente adattato;<br />
80% 8 E’ un manipolatore;<br />
80% 8 Vive il Colpo d’Abbandono Improvviso;<br />
70% 7 Ha un’organizzazione di persona-<br />
lità borderline, che si manifesta<br />
essenzialmente, nelle relazioni interpersonali,<br />
spesso con una connotazione<br />
affettiva (reale o immaginata);<br />
55% 5 E’ un partner o ex partner;<br />
25% 2 E’ recidivo;<br />
20% 2 Soffre di un disturbo di persona-<br />
lità;<br />
5% Soffre di una psicosi (perdita del<br />
contatto con la realtà).<br />
35% Ha risposto positivamente al trattamento.<br />
Oltre il 50% del campione delle<br />
persone che agiscono condotte<br />
moleste e violente ha vissuto almeno<br />
una volta nella loro vita un<br />
abbandono/separazione o lutto di<br />
SICUREZZA E POLIZIA<br />
una persona cara, non elaborato<br />
(Lattanzi, 2007).<br />
Nella prossima rubrica saranno approfonditi<br />
i contesti dello stalking, la<br />
connotazione criminologica ed il profilo<br />
psico comportamentale dello stalker.<br />
Ufficio Formazione ed Aggiornamento<br />
Professionale COISP<br />
Istituito nel 2007 si prefigge come<br />
obiettivo principale il benessere dell’operatore<br />
di Polizia e dei familiari. A questo<br />
proposito organizza attività formative,<br />
informative e di sensibilizzazione in tutta<br />
Italia.<br />
Centro di Ascolto e Consulenza, per operatori<br />
della sicurezza e familiari che vivono<br />
un disagio individuale di coppia e lavorativo.<br />
Dal lunedì al venerdì ore 10.00/19.00<br />
– 0644246573. E’ possibile fissare colloqui<br />
di sostegno gratuiti.<br />
Collaborazioni: per attività formative, ricerche<br />
e apertura nuove sedi: info@criminalmente.it<br />
Eventi: tutto su www.coisp.it - www.criminalmente.it<br />
– www.stalking.it<br />
NEWS<br />
Dal 4 maggio è possibile frequentare<br />
il corso a distanza in Scienze della Prevenzione,<br />
Criminologiche e Forensi, in modalità<br />
DVD ed on- line. Tutto su www.criminalmente.it<br />
Il 15 maggio <strong>2009</strong> vicino a Bari si terrà<br />
un Convegno sullo stalking organizzato<br />
dalla segreteria locale del COISP. Per info<br />
www.coisp.it e www.stalking.it<br />
5599
6600 SINDACALISMO AUTONOMO IN POLIZIA<br />
LA VERA STORIA - VII PARTE<br />
LA MOZIONE CONCLUSIVA<br />
DEL PRIMO<br />
CONGRESSO NAZIONALE<br />
A<br />
conclusione dei lavori venne<br />
approvato un documento che<br />
racchiudeva sinteticamente<br />
tutte le aspettative dei “poliziotti<br />
autonomi:<br />
“”L’assemblea dei rappresentanti territoriali<br />
di categoria del comitato nazionale<br />
provvisorio per il sindacato autonomo<br />
di polizia, riunita a Roma nei giorni 16<br />
di Carmine FIORITI<br />
Vice Presidente Co.I.S.P.<br />
e 17 novembre in un convegno Nazionale<br />
Organizzativo e di Studi,<br />
MENTRE CONSTATA<br />
a)- il crescente, continuo peggioramento<br />
delle condizioni di vita e di lavoro degli appartenenti<br />
all’Amministrazione della P.S.,<br />
che si traduce in prolungati turni di servizio,<br />
in un aumento dello stato di tensione<br />
e in un sempre maggior pericolo per l’inte-<br />
grità fisica;<br />
b)- la progressiva esasperazione dei<br />
rapporti sociali che si manifesta ampiamente<br />
nel ricorso ormai abituale a soluzioni<br />
conflittuali e nel disconoscimento delle<br />
esigenze,sia pur minime, di coesione, di partecipazione<br />
ad imprese comuni, di rispetto<br />
della persona;<br />
e)- la perdurante crisi della democrazia<br />
- un bene che va difeso ad ogni costo - che
trae origine anche da un indebolimento<br />
dell’iniziativa e della capacità di ideazione<br />
politica delle forze che hanno storicamente<br />
garantito il sistema di libertà sancito dalla<br />
Costituzione repubblicana;<br />
RITIENE ASSOLUTAMENTE NECESSARIO<br />
per uscire dallo stato di crisi, per svolgere<br />
un’iniziativa idonea ad impedire l’ulteriore<br />
degrado e per creare le premesse di una<br />
urgente ed indispensabile ripresa, porre ad<br />
obiettivo dell’ordine democratico e della sicurezza<br />
pubblica i seguenti orientamenti:<br />
a) il ristabilimento del clima di solidarietà,<br />
di prestigio e di dignità verso le<br />
Forze dell’Ordine;<br />
b) un atteggiamento del potere politico<br />
più deciso nei confronti della criminalità<br />
e non contradditorio nelle scelte operative;<br />
e) un più chiaro coordinamento tra le varie<br />
forze di polizia;<br />
d) l’utilizzazione scrupolosa delle norme<br />
esistenti che debbono valere in maniera<br />
equanime nei confronti di tutte le<br />
violenze;<br />
e) una più efficace ed uniforme attività<br />
della Magistratura;<br />
f) un più efficiente funzionamento delle<br />
strutture carcerarie.<br />
Sulla base di questa analisi ed in relazione<br />
alle esigenze di questi rimedi, l’Assemblea<br />
per quanto concerne gli aspetti più<br />
qualificanti della prossima riforma di P.S.,<br />
PROPUGNA:<br />
a) una nuova Polizia più di qualità che<br />
di quantità, con strutture più tecniche<br />
ed elastiche dove venga esaltato<br />
e promosso l’aspetto professionale<br />
del personale sia attraverso il reclutamento<br />
che l’aggiornamento permanente<br />
e ricorrente, sia attraverso un<br />
più favorevole sviluppo di carriera,<br />
sia attraverso una maggiore tutela<br />
giuridica e normativa e un trattamento<br />
economico più adeguato;<br />
SICUREZZA E POLIZIA<br />
b) b<br />
un sindacato che, per salvaguardare<br />
i principi irrinunciabili della unità e<br />
dell’imparzialità della Polizia, dovrà<br />
essere UNITARIO, cioè costituito da tutti<br />
e da soli appartenenti al Corpo; AUTONO-<br />
MO, cioè indipendente dai partiti, dalle<br />
ideologie e non collegato direttamente o<br />
indirettamente con altre organizzazioni<br />
sindacali di qualsiasi tipo; DEMOCRA-<br />
TICO, perché ponendosi come associazione<br />
di base definisce la linea<br />
programmatica attraverso la libera elezione<br />
delle cariche coloro cui delegare la<br />
rappresentanza degli interessi comuni.<br />
Tali caratteristiche di unitarietà, di<br />
autonomia e di democraticità, una<br />
volta riconosciute per legge, forniranno<br />
al futuro sindacato il miglior<br />
strumento del suo potere contrattuale.<br />
A tal fine l’Assemblea da mandato al<br />
Comitato Nazionale Provvisorio di sostenere<br />
e diffondere l’iniziativa a tutti i livelli e di<br />
sviluppare la fase organizzativa in tutte le<br />
strutture della P.S. del territorio nazionale.<br />
6611
6622 SPEAKER’S CORNER<br />
In principio era la 121. Madre di tutte<br />
le leggi sui riordini della pubblica sicurezza<br />
in generale e, quindi, anche<br />
del Nuovo “ ORDINAMENTO DEL PER-<br />
SONALE E ORGANIZZAZIONE DEGLI UFFICI<br />
DELLA AMMINISTRAZIONE CIVILE DEL MI-<br />
NISTERO DELL’INTERNO”, vale a dire dei<br />
“Prefettizi”.<br />
Il Legislatore di allora, assolutamente<br />
imparagonabile a quelli di<br />
oggi ( non a caso i testi erano<br />
preparati da Prefetti con<br />
la P maiuscola che svolgevano<br />
una funzione decisamente<br />
rilevante all’interno<br />
dei Ministeri ), aveva previsto<br />
che vi fosse per il personale<br />
dell’Amministrazione<br />
civile dell’Interno, in specie<br />
per quelli del ruolo direttivo,<br />
c.d. “Prefettizi”, una<br />
equiparazione ai direttivi e<br />
dirigenti della Polizia di Stato,<br />
proprio perché entrambi<br />
assoggettati alle Autorità di<br />
Pubblica Sicurezza ( Nazionale<br />
e Provinciale).<br />
Vi fu, quindi, corrispondenza<br />
di qualifiche tra il vice<br />
Di tutto<br />
un pò<br />
di Carmine FIORITI<br />
Vice Presidente Co.I.S.P.<br />
DE BELLO RIORDINO<br />
Riformare e riordinare i ruoli di Polizia non è una pretesa,<br />
e’ un atto di giustizia per sanare incomprensibili fughe<br />
in avanti verificatesi senza alcuna logica e<br />
giustificazione ne la Pubblica Amministrazione<br />
consigliere di Prefettura ed il Vice Commissario<br />
della Polizia di Stato; tra il consigliere<br />
ed il Commissario; tra il Direttore di Sezione<br />
ed il Commissario Capo; tra il Vice Prefetto<br />
ispettore Aggiunto ed il Vice Questore Aggiunto.<br />
Anche a livello dirigenziale vi era<br />
corrispondenza tra il Vice Prefetto Ispettore<br />
ed il Vice Questore 1° Dirigente della Polizia<br />
di Stato; tra il Vice Prefetto ed il Dirigente<br />
Superiore della Polizia di Stato; tra il Prefetto<br />
ed il Dirigente Generale di P.S. ed infine<br />
rimaneva fuori la qualifica di Prefetto di<br />
1^ classe che svolgeva un ruolo piu’ importante,<br />
più vasto e più delicato.<br />
L’equiparazione, inoltre, si verificava<br />
anche a livello economico e, per il fatto che<br />
il personale dell’Amministrazione civile<br />
dell’Interno fosse alle dipendenze di autorità
nazionale e provinciale di ps, percepiva l’indennità<br />
pensionabile ridotta del 50%.<br />
All’improvviso, sulla base di un progetto<br />
sicuramente encomiabile, siamo alla fine del<br />
1999, il personale direttivo di cui sopra si trovò<br />
coinvolto in una riforma che, sulla base<br />
di nuove competenze delle Prefetture che,<br />
con l’occasione cambiavano denominazione,<br />
finalmente avrebbe dovuto svolgere un<br />
ruolo di coordinamento governativo su tutti<br />
gli uffici statuali della provincia. In base a<br />
questa riforma ed in considerazione dell’alta<br />
funzione che avrebbe dovuto svolgere, ebbe<br />
quasi triplicato lo stipendio ( le categorie più<br />
basse ) e venne equiparato ( in questo v’è sicuramente<br />
l’estro dell’italica invenzione ) al<br />
personale della carriera diplomatica.<br />
Addio, quindi, alle vecchie concezioni<br />
legate al carro della Polizia, non più in auge<br />
soprattutto a livello economico e costruzione<br />
dell’abito nuovo per le nuove e più<br />
importanti funzioni. Per tale opera tutto<br />
il personale direttivo di cui sopra fu fatto<br />
dirigente con la qualifica di Vice Prefetto<br />
Aggiunto, mentre tutti quelli che erano dirigenti<br />
( Primi dirigenti e dirigenti superiori)<br />
furono ammucchiati nella qualifica di Vice<br />
Prefetto. Furono previste indennità varie e,<br />
alla fine, un buon stipendio ( media di 4.000<br />
euro ) allietò la nuova era degli UTG, al secolo<br />
Uffici Territoriali del Governo.<br />
Ma, una volta con i piedi per terra, nonostante<br />
le buone intenzioni del legislatore,<br />
gli UTG, al di là della loro roboante denominazione,<br />
non furono accettati da alcuno degli<br />
enti che dovevano controllare e, pertanto,<br />
ignorati da tutti, continuarono ad essere<br />
Prefetture con l’aggiunta soltanto nominale<br />
di UTG sulla carta intestata, senza più nulla<br />
di grandioso di quel<br />
che sembrava dovevano<br />
essere ad eccezione<br />
dello stipendio<br />
e delle ridotte<br />
funzioni. Si’, perché<br />
nel momento in cui<br />
gli UTG non decollarono,<br />
le Prefetture,<br />
tornate tali e quindi<br />
mal digerite da tutti<br />
gli enti locali, si<br />
trovarono a svolgere<br />
le funzioni di prima<br />
senza, alcune mansioni<br />
tipo quelle sui<br />
culti, sulle patenti e,<br />
soprattutto, sugli invalidi<br />
civili che erano<br />
le materie più qualificanti<br />
della loro precedente<br />
gestione.<br />
Grazie alla loro presenza ramificata<br />
a livello di Gabinetti legislativi i Prefetti<br />
riuscirono ad accaparrarsi “nientepocodimenoche”<br />
lo sportello unico dell’immigrazione,<br />
ma tale compito, in verità, poteva<br />
benissimo, come dovrebbe, essere svolto<br />
da un qualsiasi Comune perché di gratificante<br />
ha ben poco, se non un dispendio di<br />
uomini e di risorse.<br />
Sta di fatto, pero’, che la nuova realtà<br />
è assurda. In almeno 63 Prefetture mediopiccole,<br />
prima, vi erano tre settori, due dei<br />
quali retti da un primo dirigente ed uno<br />
di ragioneria. In ognuna di queste vi era<br />
un solo Vice Prefetto e tutto filava liscio.<br />
Oggi, invece, alla faccia della riorganizza-<br />
SICUREZZA E POLIZIA<br />
zione, vi sono ben tre vice prefetti, di cui<br />
uno ha funzioni vicarie, e gli altri quelli<br />
che erano da primo dirigente. Il tutto per<br />
fare meno, ma molto meno, di quello che<br />
si faceva prima con una qualifica in meno<br />
ed uno stipendio inferiore.<br />
Per tutti costoro, comunque, al di là<br />
delle evidenti problematiche odierne (<br />
ci si perdoni la parentesi), vi sarebbero<br />
degli ottimi posti in tanti Ministeri e, sinceramente,<br />
in tali posti potrebbero davvero<br />
essere utilissimi, per preparazione<br />
e cognizione, a garantire una migliore<br />
produzione legislativa, occupando posti<br />
nei Gabinetti dei vari Ministri, laddove si<br />
è persa l’arte del formulare articolati di<br />
legge ed anche quella della “buona amministrazione”.<br />
Morale di tutta la vicenda:<br />
Al contrario, i direttivi della Polizia di<br />
Stato che non hanno avuto la fortuna di<br />
essere sponsorizzati da qualche Ministro<br />
potente, nonostante prima fossero legati<br />
a doppio filo con i direttivi delle prefetture,<br />
son rimasti tali e quali, nonostante<br />
un notevole aggravio di lavoro dovuto alla<br />
continua ricerca ed assicurazione di sicurezza<br />
per i cittadini.<br />
Tra le cose strane del nostro Paese si<br />
deve annoverare anche questa triste vicenda<br />
di una riforma legiferata, ma non<br />
realizzata, e di un coordinamento assolutamente<br />
non voluto dai coordinati.<br />
Ecco perché è necessario por mano<br />
ad un riordino generale che ridistribuisca<br />
giustizia a tutti i costi. Tutto il ruolo direttivo<br />
della Polizia di Stato deve essere<br />
rivisto in considerazione della fuga fatta<br />
dai Prefettizi. E questo assolutamente<br />
non per mero spirito di rivalsa, ma esclusivamente<br />
per un criterio di equità e di<br />
giustizia, soprattutto in base al principio<br />
costituzionale della retribuzione in relazione<br />
alla quantità ed alla qualità del lavoro<br />
svolto.<br />
E’ assurdo, inverosimile ed umiliante<br />
assistere al fallimento di progetti<br />
megagalattici senza alcuna ripercussione<br />
sugli stessi apparati. Una Amministrazione<br />
pubblica che vuole davvero<br />
riformarsi e tendere alla razionalizzazione<br />
delle risorse, nel contesto in cui<br />
si è venuto a creare la non realizzazione<br />
degli UTG, avrebbe preso il personale di<br />
quell’ufficio, promosso e ben pagato per<br />
effetto della fallita riforma, e l’avrebbe<br />
collocato laddove effettivamente serve<br />
alla collettività, ma assolutamente non<br />
più a svolgere mansioni che prima venivano<br />
svolte dai sottoposti e con la<br />
metà dello stipendio attuale.<br />
6633
6644 ORGANIGRAMMA<br />
Co.I.S.P. COORDINAMENTO PER L’INDIPENDENZA<br />
SINDACALE DELLE FORZE DI POLIZIA<br />
SEGRETERIA NAZIONALE:<br />
Via Farini, 62 - 00185 Roma<br />
Tel. (06) 48903734/73 - Fax (06) 48903735<br />
www.coisp.it<br />
e-mail: coisp@coisp.it<br />
SEGRETERIE REGIONALI E PROVINCIALI Co.I.S.P.<br />
REGIONE SEGRETERIA SEGRETARIO GENERALE<br />
REGIONALE/PROVINCIALE REGIONALE/PROVINCIALE<br />
VALLE D’AOSTA SEGRETERIA REGIONALE CLAUDIO LETIZIA, C/O QUESTURA DI TORINO.<br />
PROVINCIALE DI AOSTA CHRISTIAN MEI, C/O SEZIONE POLIZIA STRADALE.<br />
PIEMONTE SEGRETERIA REGIONALE CLAUDIO LETIZIA, C/O QUESTURA DI TORINO.<br />
PROVINCIALE DI ALESSANDRIA ROSSO CARLO, C/O CENTRO RACCOLTA INTERREGIONALE VECA.<br />
PROVINCIALE DI ASTI RAIMONDO MELI, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI BIELLA VIRGILIO FERA, C/O SEZIONE POLIZIA STRADALE DI BIELLA.<br />
PROVINCIALE DI CUNEO GUZZO DANIELE, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI NOVARA VITTORIO MASALA, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI TORINO GIUSEPPE CAMPISI, C/O LA I ZONA POLIZIA DI FRONTIERA.<br />
PROVINCIALE DI VERBANIA VINCENZO MARCELLO, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI VERCELLI BARTOLOMEO PIRAS, C/O QUESTURA.<br />
LOMBARDIA SEGRETERIA REGIONALE ROCCO DISOGRA, C/O QUESTURA DI BRESCIA.<br />
PROVINCIALE DI BERGAMO ANTONELLO PERSONENI, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI BRESCIA VALENTINO TOSONI, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI COMO LUIGI MARTINO, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI CREMONA FULVIO BERTOLASO, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI LECCO ALESSANDRO CAMEROTA, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI LODI GIUSEPPE PACETTA, C/O QUESTURA. www.coisplodi.com<br />
PROVINCIALE DI MILANO CARMINE ABAGNALE, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI PAVIA VINCENZO FERROTTO, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI SONDRIO VALERIO SOSIO, C/O SETTORE POLIZIA DI FRONTIERA DI TIRANO (SO).<br />
PROVINCIALE DI VARESE ALBERTO PIDALÀ, C/O SEZIONE POLIZIA STRADALE. www.coispvarese.it<br />
PROVINCIALE DI MANTOVA MAURIZIO TESSAROLO, C/O SEZIONE POLIZIA FERROVIARIA.<br />
LIGURIA SEGRETERIA REGIONALE SALVATORE FINOCCHIARO, C/O QUESTURA DI SAVONA.<br />
PROVINCIALE DI GENOVA MATTEO BIANCHI, C/O QUESTURA. www.coisp-genova.it<br />
PROVINCIALE DI LA SPEZIA ROSARIO IZZO, C/O SEZIONE POLIZIA STRADALE.<br />
PROVINCIALE DI IMPERIA FRANCESCO PAOLO SEVERINO, C/O COMM.TO DI P.S. SANREMO (IM).<br />
PROVINCIALE DI SAVONA GIUSEPPE LA CORTE, C/O SEZIONE POLIZIA STRADALE.
REGIONE SEGRETERIA SEGRETARIO GENERALE<br />
REGIONALE/PROVINCIALE REGIONALE/PROVINCIALE<br />
TRENT. ALTO ADIGE SEGRETERIA REGIONALE GIOVANNI CASTELLI, C/O QUESTURA DI TRENTO.<br />
PROVINCIALE DI BOLZANO PATRIZIA FURLAN, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI TRENTO SERGIO PAOLI, C/O QUESTURA.<br />
SICUREZZA E POLIZIA<br />
VENETO SEGRETERIA REGIONALE LUCA PRIOLI, C/O QUESTURA DI VICENZA.<br />
PROVINCIALE DI BELLUNO UGO GRANDO, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI PADOVA PAOLO CELIO, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI ROVIGO STEFANO TAMIAZZO, C/O REPARTO MOBILE PADOVA. www.coisppadova.eu<br />
PROVINCIALE DI TREVISO BERARDINO CORDONE, C/O QUESTURA. www.coisp-treviso.it<br />
PROVINCIALE DI VENEZIA FRANCESCO LIPARI C/O COMMISSARIATO DI P.S. MARGHERA (VE). www.coisp-venezia.it<br />
PROVINCIALE DI VERONA MASSIMO PERAZZOLI, C/O COMPARTIMENTO POLIZIA FERROVIARIA.<br />
PROVINCIALE DI VICENZA FRANCESCO CARDILLO, C/O QUESTURA.<br />
FRIULI VEN. GIULIA SEGRETARIA REGIONALE MAURIZIO IANNARELLI, C/O QUESTURA DI TRIESTE.<br />
PROVINCIALE DI TRIESTE ENRICO MOSCATO, C/O IV ZONA POLIZIA DI FRONTIERA.<br />
PROVINCIALE DI PORDENONE MAURIZIO GIUST, C/O SEZIONE POLIZIA STRADALE PORDENONE.<br />
PROVINCIALE DI UDINE GENNARO FERRARO, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI GORIZIA LORENZO FURLAN, C/O POSTO POLFER DI MONFALCONE (GORIZIA).<br />
EMILIA ROMAGNA SEGRETERIA REGIONALE RICCARDO MATTIOLI, C/O COMMISSARIATO DI PS S. VIOLA (BO).<br />
PROVINCIALE DI BOLOGNA OSCAR REGNAUD CARCAS, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI FERRARA FABIO TOSCANO, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI FORLÌ ERICA BORDIGNON, C/O SOTTOSEZIONE POLIZIA STRADALE A/14.<br />
PROVINCIALE DI PIACENZA PAOLA DI DOMENICO, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI PARMA CLAUDIO GRAVANTE, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI RAVENNA FABIO BALDINI, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI REGGIO EMILIA FABIO BOSCHI, C/O QUESTURA.<br />
TOSCANA SEGRETERIA REGIONALE GAETANO BARRELLA, C/O SOTTOSEZIONE POLIZIA STRADALE ROSIGNANO SOLVAY (LI).<br />
PROVINCIALE DI FIRENZE CARMINE DI GERONIMO, C/O IL VIII REPARTO VOLO DI FIRENZE.<br />
PROVINCIALE DI AREZZO IURI MARTINI, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI GROSSETO GIANDOMENICO TORELLA, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI LIVORNO ANGELA BONA, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI MASSA CARRARA ROBERTO FRUZZETTI, C/O QUESTURA. www.coispmassa.altervista.it<br />
PROVINCIALE DI LUCCA ALESSANDRO RUSSO, C/O COMMISSARIATO DI P.S. VIAREGGIO (LU).<br />
PROVINCIALE DI PISA SIMONE CARNASCIALI, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI PISTOIA GUIDO RIPA, C/O COMMISSARIATO DI P.S. MONTECATINI (PT). www.coispistoia.webnode.com<br />
PROVINCIALE DI PRATO ANGELO CAIAZZO, C/O QUESTURA.<br />
MARCHE SEGRETERIA REGIONALE PASQUALE FILOMENA, C/O QUESTURA DI PESARO.<br />
PROVINCIALE DI ANCONA GIANLUCA PAOLETTI, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI MACERATA ANTONIO GRECO, C/O COMMISSARIATO DI P.S. DI CIVITANOVA MARCHE (MC).<br />
PROVINCIALE DI PESARO-URBINO PASQUALE FILOMENA, C/O QUESTURA.<br />
LAZIO SEGRETERIA REGIONALE MARIO VATTONE, C/O ISTITUTO PER ISPETTORI DI NETTUNO (RM).<br />
PROVINCIALE DI LATINA PIERLUIGI DE PAOLIS, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI FROSINONE ITALO ACCIAIOLI, C/O SOTTOSEZIONE POLIZIA STRADALE CASSINO (FR).<br />
PROVINCIALE DI RIETI DOMENICO PORCINO, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI ROMA FULVIO DE ANGELIS, C/O SERV. OPER. CENTR. DI SANITÀ - MIN. DELL’INT. www.coisp.lazio.com<br />
PROVINCIALE DI VITERBO SALVATORE LANZANO, C/O QUESTURA.<br />
ABRUZZO SEGRETERIA REGIONALE ALESSANDRO ROSITO, C/O SCUOLA CONTROLLO DEL TERRITORIO DI PESCARA .<br />
PROVINCIALE DE L’AQUILA SANTINO LICALZI, C/O QUESTURA.www.coispaq.blogspot.com<br />
PROVINCIALE DI CHIETI MICHELE LEOMBRUNO, C/O COMMISSARIATO DI P.S. DI VASTO (CH).<br />
PROVINCIALE DI PESCARA GIOVANNI CATITTI, C/O SOTTOSEZ. POLIZIA FERROVIARIA DI PESCARA. www.coisppescara.org<br />
PROVINCIALE DI TERAMO GIUSEPPE DE VINCENTIIS, C/O QUESTURA.<br />
6655
6666 ORGANIGRAMMA<br />
REGIONE SEGRETERIA SEGRETARIO GENERALE<br />
REGIONALE/PROVINCIALE REGIONALE/PROVINCIALE<br />
SICUREZZA E POLIZIA<br />
MOLISE SEGRETERIA REGIONALE ANTONIA MIGLIOZZI, C/O QUESTURA DI CAMPOBASSO.<br />
PROVINCIALE DI CAMPOBASSO GIUSEPPE MICHELE GRIECO, C/O IL COMM.TO DI TERMOLI (CB).<br />
PROVINCIALE DI ISERNIA SALVATORE MICONE, C/O QUESTURA.<br />
CAMPANIA SEGRETERIA REGIONALE ANGELO NARDELLA, C/O QUESTURA DI NAPOLI.<br />
PROVINCIALE DI AVELLINO LUIGI GHERARDO DE PRIZIO, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI BENEVENTO UMBERTO DE FELICE, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI CASERTA CLAUDIO TREMATERRA, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI NAPOLI GIULIO CATUOGNO, C/O SEZIONE POLIZIA STRADALE.<br />
PROVINCIALE DI SALERNO RAFFAELE PERROTTA, C/O SEZIONE POLIZIA STRADALE.<br />
PUGLIA SEGRETERIA REGIONALE ALDO DI CAMPI, C/O QUESTURA DI BARI.<br />
PROVINCIALE DI BARI MICHELE OSTELLO, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI BRINDISI LORENZO PENNETTA, C/O UFFICIO POLIZIA DI FRONTIERA BRINDISI.<br />
PROVINCIALE DI FOGGIA ALBERTO CACCAVO, C/O COMMISSARIATO DI P.S DI LUCERA (FG).<br />
PROVINCIALE DI LECCE CARLO GIANNINI, C/O COMMISSARIATO P.S. DI GALATINA (LE).<br />
PROVINCIALE DI TARANTO NICOLA FRANCO, C/O QUESTURA.<br />
BASILICATA SEGRETERIA REGIONALE MARIO SALUZZI, C/O COMMISSARIATO DI MELFI (PZ).<br />
PROVINCIALE DI MATERA ANGELO RAFFAELE SCASCIAMACCHIA, C/O SEZIONE POLIZIA STRADALE.<br />
PROVINCIALE DI POTENZA GIUSEPPE GORGA, C/O SEZIONE POLIZIA STRADALE.<br />
CALABRIA SEGRETERIA REGIONALE CORTESE LEONARDO, C/O POLIZIA FERROVIARIA LAMEZIA TERME (CZ).<br />
PROVINCIALE DI CATANZARO SINOPOLI LUIGI, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI COSENZA GIULIO CESARE FERRARO, C/O COMMISSARIATO DI PAOLA (CS).<br />
PROVINCIALE DI CROTONE LUPO MASSIMO, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI REGGIO CALABRIA GIORGIO DE LUCA, C/O QUESTURA. www.coisp-reggiocalabria.it<br />
PROVINCIALE DI VIBO VALENTIA ROCCO D’AGOSTINO, C/O QUESTURA.<br />
SICILIA SEGRETERIA REGIONALE NATALE SCUDERI, C/O QUESTURA DI CATANIA.<br />
PROVINCIALE DI AGRIGENTO VINCENZO CIULLA, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI CALTANISSETTA MICHELE FARACI, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI CATANIA GIUSEPPE SOTTILE, C/O POLIZIA POSTALE E DELLE COMUNICAZIONI CATANIA.<br />
PROVINCIALE DI ENNA GIUSEPPE MILANO, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI MESSINA FRANCO ARCORACI, C/O COMMISSARIATO DI PS MILAZZO (ME).<br />
PROVINCIALE DI PALERMO CARMELO FIUMEFREDDO, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI RAGUSA SALVATORE DI FALCO, C/O COMMISSARIATO COMISO (RG).<br />
PROVINCIALE DI SIRACUSA GIOVANNI DI BARTOLO, C/O COMMISSARIATO P.S. LENTINI (SR).<br />
PROVINCIALE DI TRAPANI GIOVANNI CARONIA, C/O QUESTURA.<br />
SARDEGNA SEGRETERIA REGIONALE GILBERTO PISU, C/O AUTOCENTRO POLIZIA CAGLIARI.<br />
PROVINCIALE DI CAGLIARI GIUSEPPE PILICHI, C/O SEZIONE POLIZIA STRADALE. www.coispcagliari.it<br />
PROVINCIALE DI NUORO ANTONIO CAPURSO, C/O SEZIONE POLIZIA STRADALE.<br />
PROVINCIALE DI ORISTANO DONATO MUSCENTE, C/O QUESTURA.<br />
PROVINCIALE DI SASSARI ANTONIO POLO, C/O LA SEZIONE POLIZIA POSTALE DI SASSARI.