10.06.2013 Views

qui - Gli Amici del Tito Livio

qui - Gli Amici del Tito Livio

qui - Gli Amici del Tito Livio

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Periodico <strong>del</strong>l’omonima Associazione Anno IV N° 1, settembre 2012 Registrato presso il Tribunale di Padova in data 28 marzo 2008, n° 2126 Registro Stampa Direttore Responsabile: Giuseppe Iori<br />

<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong><br />

<strong>del</strong><br />

<strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong><br />

VECCHI NOMI PER UN IMPEGNO SEMPRE NUOVO<br />

Cari <strong>Amici</strong>,<br />

siamo ormai al nostro terzo mandato. In ultima<br />

pagina viene riportato il nuovo organigramma <strong>del</strong>le<br />

cariche statutarie. Che, poi, così nuovo non è.<br />

Nelle buone democrazie non si concedono<br />

più di due mandati, a stornare pericoli di sacre<br />

unzioni e per garantire quell'alternanza che favorisce<br />

cambiamenti migliorativi. Si può constatare, invece,<br />

che le nomine, effettuate nell'Assemblea Sociale<br />

<strong>del</strong> 30 marzo u. s., non propongono cambiamenti<br />

epocali e le cariche riportano i soliti nomi. Ciò non è<br />

da attribuire a uno spasmodico attaccamento alla<br />

carega, considerato pure che i benefici che ne<br />

seguono sono antipodali, ad esempio, a quelli che la<br />

nostrana classe politica ha saputo ritagliarsi nel<br />

tempo. Per intenderci, non apparteniamo a nessuna<br />

casta. Dalle nostre parti né benefici, né prebende.<br />

Solo buona volontà, dedizione e impegno di buona<br />

parte <strong>del</strong> nostro tempo libero.<br />

Non è facile trovare persone disponibili a<br />

tanto. In questi tempi un po' singultati, ove tutti<br />

hanno i minuti contati e quando si riesce a ritagliare<br />

un po' di spazio per sé si preferisce utilizzarlo a<br />

proprio uso e consumo, non è facile aprirsi a<br />

ulteriori oneri. Cosa comprensibile, anche se non<br />

desistiamo dall'invitare tutti i Soci a una più fattiva<br />

partecipazione alla vita societaria. Il nostro, infatti,<br />

è un gruppo che vive soprattutto di collaborazione e<br />

di iniziative corali, anche o, forse, proprio perché è<br />

un'associazione che si richiama a valori tramandati<br />

dagli anni <strong>del</strong>la scuola. Per molti Soci è un tempo<br />

che appartiene alla storia, ma è una storia cara, che<br />

ha gettato le basi <strong>del</strong>la nostra formazione e <strong>del</strong><br />

nostro essere in società. <strong>Gli</strong> anni <strong>del</strong>la scuola costituiscono<br />

un punto di riferimento fondamentale nella<br />

vita di una persona, anche per una propria identificazione<br />

con una Scuola, una cerchia di amici, un<br />

paese o una città.<br />

Sedimentati in angoli riposti <strong>del</strong>la memoria,<br />

continuano a occhieggiare corridoi anonimi, aule dai<br />

muri ingrigiti, ma anche strade, portici, selciati. E una<br />

Cultura & incontri pag. 2<br />

Storia & racconti pag. 6<br />

www.amici<strong>del</strong>titolivio.it<br />

(Nella foto: “Amleto in Salsa Piccante” - v. pagine seguenti)<br />

In questo numero:<br />

massa variopinta di ragazzi che si dirige mesta nelle<br />

aule, o che sgomita al suono liberatorio <strong>del</strong>la<br />

campanella. Le cose non sono cambiate dai tempi<br />

andati. Si ama sentenziare che la scuola di oggi non<br />

è più quella d'una volta. Per la verità, noi di una<br />

certa età lo diciamo un po' per tutte le cose. Ma se<br />

è vero che una scuola sempre più allargata e<br />

"massificata" perde in qualità e vastità <strong>del</strong> sapere, è<br />

altrettanto vero che tale scuola rende il sapere<br />

patrimonio di tutti, o <strong>del</strong>la maggior parte, a garanzia<br />

di una crescita e di un progresso più e<strong>qui</strong>librati e<br />

omogenei.<br />

La storia non regredisce, ma procede, più o<br />

meno spedita - a seconda <strong>del</strong>le impennate o <strong>del</strong>le<br />

cadute che subisce - verso nuovi traguardi. Affermare<br />

perentoriamente che le nuove generazioni sono<br />

più ignoranti rispetto a quelle di lontani tempi<br />

passati può risultare un comodo alibi nei confronti<br />

di un mondo che, sempre noi di una certa età,<br />

sentiamo lontano e di cui abbiamo difficoltà a<br />

tenere il passo.<br />

Riteniamo che la nostra Associazione, così<br />

trasversale per età e interessi, oltre a favorire<br />

iniziative di alto profilo didattico-formativo,<br />

abbia pure il dovere di nutrire parole di speranza e<br />

fiducia nei confronti <strong>del</strong>l'attuale sistema scolasticoeducativo,<br />

anche come segno di riconoscenza nei<br />

confronti di tanti insegnanti e operatori scolastici<br />

che compiono la loro professione con grande senso<br />

di responsabilità.<br />

MARIO SIMONATO<br />

Riflessioni & attualità pag. 8<br />

Varie ed eventuali pag. 10


CULTURA & INCONTRI<br />

Non appena le luci illuminano il palcoscenico,<br />

si scatena l’inferno. Nella cucina <strong>del</strong><br />

castello di Elsinore non c’è davvero da restare<br />

con le mani in mano: ci sono i tordini disossati<br />

in gelatina di ribes e le ranocchie alla granduca<br />

da portare in tavola, e guai a far freddare le<br />

donzelline aromatiche al burro fuso. Mentre il<br />

cuoco Froggy dirige i<br />

lavori, i reali e tutti gli<br />

altri commensali sono<br />

già seduti nel salone, in<br />

attesa <strong>del</strong>la loro cena;<br />

l’ultimo ad arrivare,<br />

come al solito, è il<br />

principe Amleto.<br />

Ad eccezione dei<br />

dolci, le creazioni<br />

culinarie di Froggy<br />

vengono puntualmente<br />

sdegnate dal giovane:<br />

un’indigestione di<br />

beccaccini ha provocato<br />

la morte <strong>del</strong> re, suo<br />

padre, e suo zio<br />

Claudio non solo ha<br />

preso il suo posto sul<br />

trono di Danimarca,<br />

ma è anche rapidamente<br />

divenuto il<br />

nuovo marito <strong>del</strong>la<br />

regina.<br />

Già assai ferito<br />

nell’orgoglio per il<br />

risentimento <strong>del</strong> principe,<br />

Froggy viene a<br />

sapere di una passata<br />

tresca tra Claudio e sua<br />

moglie Cathy e decide di vendicarsi fingendosi<br />

il fantasma <strong>del</strong> defunto re, così da apparire ad<br />

Amleto e incolpare Claudio <strong>del</strong>la sua morte (un<br />

meschino assassinio mediante veleno per topi).<br />

È a partendo da queste vicende che si<br />

articola la trama di “Amleto in Salsa Piccante” di<br />

Aldo Nicolaj, commedia dall’umorismo nero<br />

che rivisita con dissacrante ironia quello che,<br />

<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong><br />

Amleto in Salsa Piccante<br />

2<br />

probabilmente, è il dramma shakespeariano per<br />

antonomasia.<br />

Perché, effettivamente, la trama si intreccia<br />

a quella originale di Shakespeare e la ricalca<br />

quasi istante per istante, con la particolarità che<br />

l’intera ambientazione viene inquadrata da una<br />

prospettiva diversa - quella <strong>del</strong>la cucina. Ed è<br />

dalla cucina stessa che,<br />

a causa di episodi<br />

anche banali e scherzi<br />

<strong>del</strong> destino, hanno origine<br />

le tragiche vicende<br />

dei personaggi amletici<br />

(anch’essi, ovviamente,<br />

caratterizzati con una<br />

spessa pennellata di<br />

umorismo).<br />

Per la compagnia<br />

teatrale degli <strong>Amici</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong>, preparare<br />

uno spettacolo come<br />

questo è stato un lavoro<br />

non da poco: al di là<br />

<strong>del</strong>l’impegno necessario<br />

alla resa dei personaggi<br />

e <strong>del</strong>l’intenso ritmo<br />

che l’azione scenica<br />

richiede, prima d’ora<br />

non ci si era mai trovati<br />

a dover interagire con<br />

così tanti oggetti di<br />

scena quanti possono<br />

essere gli ingredienti, le<br />

stoviglie, le pentole e<br />

gli utensili di una<br />

cucina decisamente<br />

fuori dal comune come<br />

questa.<br />

La fatica è stata abbondantemente<br />

ripagata dalla calda accoglienza che lo spettacolo<br />

ha ricevuto alla prima in aula magna <strong>del</strong><br />

<strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong>, il 13 aprile scorso, e dall’immenso<br />

divertimento provato dagli stessi attori nel<br />

metterlo in scena. La riuscita <strong>del</strong>la prima rappresentazione<br />

è stata al di sopra <strong>del</strong>le aspettati-


ve: era inevitabile che, all’incombere <strong>del</strong>la data<br />

<strong>del</strong>lo spettacolo, durante le prove (incluse le<br />

generali) serpeggiassero un po’ di preoccupazione<br />

e nervosismo tra le file <strong>del</strong>la compagnia;<br />

quando, però, è giunto il momento di esordire<br />

sul palcoscenico davanti ad un pubblico in carne<br />

e ossa, è avvenuta come una metamorfosi. I<br />

costumi, le luci, le musiche, la scenografia (tutte<br />

cose <strong>del</strong>le quali abbiamo rocambolescamente<br />

fatto a meno fino alle prove generali!) hanno<br />

creato quell’atmosfera, quell’immedesimazione,<br />

quell’affiatamento che durante le prove erano<br />

Quest’anno gli <strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong> hanno<br />

affrontato una nuova avventura: l’organizzazione di<br />

una serie di incontri teatrali in favore dei soci<br />

nell’aula magna <strong>del</strong> liceo <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong>. Lo spazio scelto<br />

non è certo estraneo alle rappresentazioni amatoriali,<br />

e ben si è prestato alla realizzazione di quella<br />

che abbiamo ambiziosamente battezzato la<br />

“Rassegna Teatrale 2012”.<br />

La nostra piccola rassegna si è aperta venerdì<br />

3 febbraio con lo spettacolo “Il berretto a sonagli”,<br />

di Luigi Piran<strong>del</strong>lo, messo in scena dalla<br />

compagnia teatrale Caffè letterario Pedrocchi. Tra<br />

gli attori figuravano molti nostri soci, tra cui il<br />

nostro presidente Mario Simonato, che ha svolto<br />

anche il ruolo di regista. Lo spettacolo ha visto<br />

un’ampia partecipazione di pubblico, confermando<br />

il successo dimostrato anche attraverso le numerose<br />

repliche organizzate a Padova e nei dintorni.<br />

Il secondo appuntamento <strong>del</strong>la rassegna si è<br />

tenuto il 24 febbraio e ha visto come protagonisti<br />

alcuni degli attori <strong>del</strong>la compagni a teatrale<br />

<strong>del</strong>l’associazione: sotto la guida di Giulia Monselesan<br />

e con la partecipazione di Nicolò Paiaro, Irene<br />

Cesarotto e Federica Mammina hanno messo in<br />

scena “Ladies and… Ladies!”, spettacolo brillante<br />

tutto al femminile. Il testo è un inedito di Giulia<br />

Monselesan e Anna Baruffa e l’Associazione ha avuto<br />

il piacere di ospitarne la prima rappresentazione.<br />

Per l’appuntamento <strong>del</strong> 9 marzo abbiamo<br />

scelto di chiamare un “ospite” - ora nostro socio<br />

onorario – a parlare <strong>del</strong> teatro <strong>del</strong> Ruzante: con<br />

“Lo snaturale secondo lo io mi”, Simone Toffanin<br />

è tornato tra le mura <strong>del</strong> vecchio liceo che lo ha<br />

visto nascere come attore alla scuola di Filippo<br />

Crispo. La serata dedicata al nostro conterraneo (di<br />

Pernumia) è risultata un ottimo connubio tra la<br />

<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong><br />

La Rassegna Teatrale <strong>del</strong> 2012<br />

3<br />

CULTURA & INCONTRI<br />

raramente raggiungibili. Così, alla fine, ciascuno<br />

ha dato il meglio di sé, o comunque non meno<br />

<strong>del</strong> massimo che in quel momento poteva dare.<br />

E la serata è stata memorabile.<br />

Lo spettacolo verrà riproposto a breve,<br />

con buona probabilità già durante l’autunnoinverno,<br />

auspicabilmente in più di un’occasione.<br />

In ogni caso, bisognerà decidersi a mettere<br />

un’etichetta a quel veleno per topi.<br />

Carlo Alberto Lentola<br />

storia <strong>del</strong>la letteratura e il fascino <strong>del</strong>la lingua<br />

pavana, lasciando intravedere una vocazione didattica<br />

che potrebbe risultare interessante sviluppare.<br />

La rassegna si è conclusa il 13 aprile con la<br />

messa in scena di “Amleto in salsa piccante” di<br />

Aldo Nicolaj, ad opera <strong>del</strong>la compagnia teatrale<br />

<strong>del</strong>la nostra Associazione. La calorosa partecipazione<br />

<strong>del</strong> pubblico e la soddisfazione di vedere<br />

portato a termine il lavoro di molti mesi hanno reso<br />

questa serata speciale per gli attori e per il regista,<br />

concludendo in modo ottimo anche l’esperienza<br />

<strong>del</strong>la rassegna nel suo complesso.<br />

L’esperienza degli incontri teatrali ci ha<br />

permesso di raggiungere più persone, facendoci<br />

conoscere e accogliendo alcuni nuovi soci diventati<br />

assidui frequentatori <strong>del</strong>le nostre attività: questo<br />

però è solo un positivo effetto collaterale <strong>del</strong><br />

nostro lavoro. Le serate organizzate sono state da<br />

una parte motivo di incontro e scambio culturale<br />

tra i soci, dall’altra un’occasione per i diversi attori<br />

di trarre soddisfazione dal lavoro fatto.<br />

Riuscire a portare tutto questo nel cuore<br />

<strong>del</strong>la nostra città, arricchendone le serate, ci ha fatto<br />

venire voglia di ripetere l’esperienza anche il<br />

prossimo anno, allargando la partecipazione a più<br />

attori e più pubblico: ci siamo presi un impegno<br />

non da poco, ma speriamo, con la collaborazione di<br />

tutti, di riuscire a portarlo a termine, migliorandoci.<br />

Marina Bertolini<br />

PS: Chi volesse collaborare alla realizzazione<br />

<strong>del</strong>la rassegna in qualità di attore,<br />

organizzatore, sponsor o altro può scrivere a<br />

cultura@amici<strong>del</strong>titolivio.it.<br />

Tutti gli altri sono attesi tra il pubblico!


CULTURA & INCONTRI<br />

La strage di Ustica è sempre stato uno degli<br />

episodi <strong>del</strong>la recente Storia <strong>del</strong> nostro Paese che<br />

mi ha più attirato e, in un certo senso, affascinato.<br />

Non dovrei parlare di “fascino”, e sicuramente non<br />

dovrei farlo oggi, dopo aver incontrato i parenti<br />

<strong>del</strong>le vittime di quella strage, averla collegata ad<br />

un altro doloroso episodio (l’incidente di<br />

Ramstein), e aver visto quanto dolore continua a<br />

provocare anche oggi.<br />

Non sarebbe però onesto nascondere che il<br />

mio sentimento nei confronti di questo fatto prima<br />

di affrontarlo nelle due conferenze tenute ad<br />

aprile, era il fascino che hanno tutte le storie irrisolte,<br />

misteriose, assurde e, soprattutto lontane.<br />

Quello che ho imparato dagli incontri su<br />

Ustica e dalla loro preparazione è che quella<br />

strage non è lontana per niente. Rimane irrisolta,<br />

certamente è assurda, per chi la guarda con<br />

distacco può essere affrontata come un mistero.<br />

Tutto è, tranne che lontana. Me ne sono accorta<br />

subito, al primo incontro con Elisabetta Lachina.<br />

Quando, nel giugno <strong>del</strong>l’anno scorso, lessi<br />

l’intervista di Elisabetta Lachina dove si diceva che<br />

non c’è Memoria nelle scuole per la strage di<br />

<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong><br />

Incontri per la Memoria: la strage di Ustica<br />

4<br />

Ustica – perché c’è troppo poco tempo e troppe<br />

cose da ricordare – decisi che lì noi, come<br />

Associazione, saremmo dovuti intervenire. Ero<br />

sicuramente influenzata da un mio interesse personale,<br />

fomentata dall’apprezzamento per i lavori<br />

di Marco Paolini, che Ustica l’ha raccontata, ma<br />

l’aiuto alla memoria collettiva, alla giustizia e alla<br />

scuola rientrava (e rientra) perfettamente negli<br />

obiettivi che la nostra Associazione si prefigge.<br />

Con questo spirito ho contattato Elisabetta<br />

Lachina, considerando che far arrivare la testimonianza<br />

su Ustica nel modo più chiaro e corretto<br />

possibile poteva essere un obiettivo condiviso da<br />

noi, <strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong>, e loro, Associazione dei<br />

parenti <strong>del</strong>le vittime.<br />

Al primo incontro con la signora Lachina,<br />

però, l’idea che avevo così chiara non lo è stata<br />

più.<br />

Lei è la figlia di due vittime <strong>del</strong>la strage.<br />

Due.<br />

Immagino non vi sfugga il fatto che essere<br />

figlio di due vittime implichi aver perso contemporaneamente<br />

tutti e due i genitori, i principali<br />

punti di riferimento, le principali fonti di affetto e<br />

sicurezza. Non solo: li avete persi per un motivo<br />

che ancora nessuno vi ha detto. Tra l’altro, nessuno,<br />

dopo trentadue anni, vi ha ancora telefonato<br />

per avvertirvi che i vostri genitori non ci sono più.<br />

Trentadue anni non valgono niente di fronte<br />

ad un evento così sconvolgente, e questo aspetto<br />

forse non lo avevo valutato abbastanza.<br />

L’impegno richiesto da questi incontri è<br />

stato per me più forte, non tanto per la documen-


tazione (è vero, capirci qualcosa è un conto, capire<br />

tutto è impossibile, ma in fondo eravamo lì per<br />

imparare) quanto per la responsabilità che ho iniziato<br />

a sentire nei confronti <strong>del</strong>le persone coinvolte<br />

e per la consapevolezza che al loro posto<br />

poteva esserci chiunque.<br />

Per un attimo ho anche pensato che studio<br />

e lavoro non mi avrebbero consentito dei dedicarmi<br />

alla cosa. Poi ho capito che fare un passo<br />

indietro sarebbe e<strong>qui</strong>valso a contribuire al silenzio<br />

di questi trentadue anni. Forse ho un po’ drammatizzato,<br />

ma la spinta è stata utile e, grazie al<br />

prezioso aiuto <strong>del</strong>la signora Lachina, siamo riusciti<br />

a realizzare la due conferenze di aprile.<br />

Venerdì 27 aprile, presso la Fornace Carotta<br />

di Padova, il dott. Rosario Priore, che per molti<br />

anni è stato giudice istruttore <strong>del</strong>la strage, ha<br />

ripercorso insieme ad Elisabetta Lachina la ricerca<br />

più che trentennale <strong>del</strong>la verità su Ustica. Nel corso<br />

<strong>del</strong>la conferenza è stata evidenziata la<br />

complessità <strong>del</strong> contesto internazionale in cui si<br />

colloca la vicenda e le difficoltà <strong>del</strong>le indagini,<br />

rallentate e talvolta rese impossibili da quello che<br />

è stato definito, negli anni, il “muro di gomma”.<br />

Particolarmente significativo risulta poi l’aspetto<br />

<strong>del</strong>le morti sospette collegate ad Ustica, tra cui<br />

vengono annoverate quelle <strong>del</strong> tenente colonnello<br />

Ivo Nutarelli e <strong>del</strong> tenente colonnello Mario<br />

Naldini, caduti per un incidente aereo a Ramstein<br />

durante uno spettacolo <strong>del</strong>le Frecce Tricolori, nel<br />

1988 – nello steso incidente morirono anche il<br />

capitano Giorgio Alessio e 67 persone che seguivano<br />

lo spettacolo, mentre 346 rimasero ferite.<br />

Nella mattinata di sabato 28 aprile, Rosario<br />

Priore ha poi incontrato alcuni studenti <strong>del</strong> liceo<br />

<strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong> insieme ad Elisabetta Lachina e Ivano<br />

Lachina (fratello di Elisabetta). Siamo stati particolarmente<br />

contenti di aver portato questa testimonianza<br />

tra le mura scolastiche, dal momento che<br />

<strong>del</strong>le quattro classi intervenute solamente cinque<br />

studenti avevano già sentito parlare <strong>del</strong>la strage<br />

<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong><br />

5<br />

CULTURA & INCONTRI<br />

di Ustica. La conferenza dedicata alla scuola si è<br />

svolta grazie all’aiuto degli studenti coinvolti nella<br />

redazione <strong>del</strong> giornale di istituto “Agorà”, che<br />

hanno accolto il nostro invito ad approfondire<br />

l’argomento e hanno preparato le domande da<br />

rivolgere a Rosario Priore e ai fratelli Lachina.<br />

L’esperienza, soprattutto per quanto riguarda<br />

i momenti dedicati agli studenti <strong>del</strong> Liceo, è<br />

stata molto soddisfacente e ci spinge a pensare a<br />

nuovi incontri che possano arricchire<br />

l’Associazione e gli studenti.<br />

Concludo con alcuni ringraziamenti. Innanzitutto<br />

grazie ad Elisabetta ed Ivano Lachina, alla<br />

loro famiglia, e all’Associazione dei parenti <strong>del</strong>le<br />

vittime, alcuni dei quali hanno voluto essere presenti<br />

agli incontri padovani. Grazie alla figlia di<br />

Aldo Davanzali, proprietario <strong>del</strong>la compagnia<br />

aerea Itavia, che ci ha fatto conoscere un altro<br />

aspetto <strong>del</strong> dramma, quello <strong>del</strong>la distruzione <strong>del</strong>la<br />

compagnia aerea. Grazie ai parenti <strong>del</strong>le vittime<br />

<strong>del</strong>l’incidente di Ramstein, che hanno voluto essere<br />

presenti per il legame che sentono con la<br />

vicenda di Ustica.<br />

Grazie poi ad Eleonora Riili ed Alvise Dalla<br />

Francesca Cappello, che hanno dato un contributo<br />

importantissimo per la riuscita degli incontri, ai<br />

ragazzi di Agorà che hanno lavorato per approfondire<br />

il tema, alla Preside che ha appoggiato il<br />

nostro progetto e alle classi che hanno partecipato<br />

alla conferenza dedicata alla scuola.<br />

Un importante grazie al dott. Rosario Priore,<br />

che con la sua esperienza e la sua dedizione ha<br />

saputo guidarci nella storia <strong>del</strong> caso di Ustica.<br />

Marina Bertolini<br />

http://www.stragediustica.info<br />

http://www.stragi80.it<br />

http://www.ramstein-1988.de<br />

Ivano Lachina, Rosario Priore ed Elisabetta Lachina


STORIA & RACCONTI<br />

<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong><br />

IL TRENO<br />

Pubblichiamo un estratto <strong>del</strong>l'ultimo capitolo dal libro di Mario Simonato:<br />

"Terra Dura - memorie radenti al suolo", Caosfera Edizioni, Vicenza 2012<br />

«È questo il treno?»<br />

«Sì», rispose il Padre, anche in questo caso di poche parole.<br />

<strong>Gli</strong> diede una bareta, che voleva essere una carezza, e<br />

un pissegoto sulla guancia, che voleva essere un bacio; ai Campi<br />

Alti, infatti, non si davano baci. I soliti smancerosi baci. Ai<br />

Campi Alti si baciava con le mani, al più con le braccia, quando il<br />

dolore lancinava. Poi il Padre l’aiutò a salire, caricandogli la valigia,<br />

oggetto inutile, perché, per le quattro strasse che portava<br />

con sé, poteva limitarsi a un fagotto; ma gli avevano detto che<br />

era l’uso e che un viaggiatore senza valigia non è propriamente<br />

un viaggiatore. Giù, dalla pensilina, il Padre lo salutò con la mano.<br />

Anche Lui lo salutò con la mano. In silenzio. Il treno, sferragliando,<br />

partì. Dal finestrino vide il genitore, immobile, che lo<br />

guardava con un’ombra di tristezza sul volto e si faceva sempre<br />

più piccolo, mentre il treno prendeva sempre più fiato. Poi sparì.<br />

E allora capì chi era quel Padre che gli aveva insegnato la profondità<br />

<strong>del</strong> silenzio e la dedizione senza<br />

smancerie: padre di magre risa, quel tuo<br />

figlio ancora piange <strong>del</strong> tuo silente pianto<br />

nel giorno <strong>del</strong>la vuota partenza. E quello<br />

che tu non hai detto, lo dirà Lui per te nel<br />

trono <strong>del</strong>la Luce.<br />

Il treno prese a galoppare. Lui<br />

lasciò il finestrino e si sedette, in un<br />

cantuccio, sul sedile di legno <strong>del</strong>lo scompartimento.<br />

Solo allora si accorse dei<br />

compagni di viaggio: un signore dagli<br />

enormi mustacchi ingessati, parodia d’un<br />

regale tramonto, una signora dai lavari di<br />

fuoco, le gambe accavallate e le tette<br />

che duravano gran fatica a rimanere<br />

prigioniere <strong>del</strong> corpetto; infine,<br />

nell’angolo opposto, un frate dalla lunga<br />

barba, il volto immerso nella lettura d’un<br />

libriccino, ma che, a volte, saettava ovunque<br />

lo sguardo, con una certa predilezione<br />

per le tette mezze fuori <strong>del</strong>la<br />

signora.<br />

Il treno ora volava in mezzo alla<br />

campagna. Dal finestrino si vedevano<br />

sfilare in fuga case, alberi, ciminiere, prati, boschi, specchi<br />

d’acqua, e ancora case e alberi. I fili <strong>del</strong> telegrafo, anche loro in<br />

fuga, sembravano planare velocemente verso il basso, poi, con<br />

uno scarto improvviso, riprendevano dall’alto la folle rincorsa.<br />

Scorse in lontananza il campanile <strong>del</strong>la sua pieve; gli parve di<br />

vedere, persino, l’alto noce che sovrastava la casa paterna, che<br />

non avrebbe più rivista. Vide sfaldarsi nella bruma <strong>del</strong> mattino la<br />

torre <strong>del</strong>l’amato Castello. Ripensò ai giochi, là nelle latebre<br />

<strong>del</strong>l’immenso salone qual gli appariva in quella verde età, e rivide<br />

il dolce volto <strong>del</strong>le contesse che amavano favellare di glorie passate.<br />

Altri volti cominciarono ad affacciarsi e guardare ammiccanti:<br />

il volto sofferto di Arminio che stava per morire, il volto segaligno<br />

di Tujo, dall’animo smarrito. [...]<br />

E ancora volti, un turbinio di volti che sembravano implorare:<br />

«Fermati! No, non andare! Rimani ancora un po’…» Trontron,<br />

tron-tron cadenzavano le rotaie, mentre su in alto i fili <strong>del</strong><br />

telegrafo accompagnavano il ritmo con la loro danza convulsa. E<br />

dietro i volti, ecco apparire un mondo di oggetti, di voci, di sensazioni,<br />

l’arcano mondo dei suoi Campi Alti: i lieti tepori <strong>del</strong>la stalla,<br />

6<br />

il fastoso bailamme <strong>del</strong>la barchessa, le umane favelle lungo le<br />

strade, il canto altissimo <strong>del</strong>l’allodola, i garriti serali <strong>del</strong>le rondini,<br />

l’allegro vociare nel gioco <strong>del</strong> cuco, il segreto nascondiglio nel<br />

casoto <strong>del</strong> cane. E gli occhi supplici di Bobi III° quando morì. A<br />

Lui si riempirono di lacrime quando Cesco lo fece secco. Guaiva<br />

da alcuni giorni, come un licantropo, che ti cavava il cuore; persino<br />

le cicale zittirono al sentirlo piangere e, di notte, la soeta lo<br />

stava ad ascoltare. Allora Zi-piero chiamò Cesco che aveva la<br />

schioppa. La schioppa fece il suo dovere e Bobi III° prima di<br />

spirare cercò con lo sguardo l’ultima luce; poi raggiunse in paradiso<br />

i suoi padri, proprio come fanno i cristiani, quelli buoni, perché<br />

Bobi III° era un cane buono e non fece male a nessuno,<br />

neanche ai ladri di polli [...] Swooon! Lo strepere nero d’un treno<br />

che procedeva in senso contrario lo fece sobbalzare, disperdendo<br />

i cari pensieri. Ritornò al presente di quel piccolo mondo che<br />

ora accompagnava il suo viandare: gli occhi <strong>del</strong> frate continuavano<br />

a saettare e le tette <strong>del</strong>la signora<br />

continuavano a urlare la loro sete di<br />

libertà. Nessuno parlava. S’udiva solo il<br />

rombo <strong>del</strong>le ruote sulle rotaie. L’uomo<br />

dai mustacchi ingessati guardò l’orologio<br />

che aveva al polso e fece una smorfia, la<br />

signora si accese una sigaretta con quelle<br />

sue mani dalle unghie di fuoco, il frate<br />

le guardò le tette e rovesciò gli occhi al<br />

cielo. Il treno proseguiva la sua corsa<br />

come un forsennato e continuavano a<br />

sfilare, in fuga vertiginosa, alberi case<br />

prati filari case case cimiteri. Più lontano,<br />

invece, il mondo scorreva più lento; le<br />

case, gli alberi, gli specchi d’acqua sembravano<br />

attardarsi indolenti, ombre scivolavano<br />

lungo i pendii accarezzando<br />

boschi e case sparse, lasciando dietro di<br />

sé plaghe di luce abbacinata. Si lasciò<br />

cullare dall’ebbrezza <strong>del</strong>la fuga. Avrebbe<br />

voluto che il treno non si fermasse mai.<br />

Un viaggio lungo una vita. Seduto in uno<br />

scompartimento, con alcuni passeggeri<br />

che facevano i fatti loro, una valigia che<br />

non era poi così necessaria, gli sarebbe piaciuto andare senza<br />

posa e senza meta, oltrepassare paesi, montagne, pianure, e<br />

ancora paesi e paesi. La brama <strong>del</strong>la novità appena si stemperava<br />

con l’ansia <strong>del</strong>l’ignoto e le nostalgie <strong>del</strong> piccolo mondo agreste<br />

che si allontanava sempre più; volti e oggetti si sarebbero<br />

offuscati in una lontananza librata nel vuoto. Lo prese un desiderio<br />

di assopimento, cullato da quella regolare e indefinita velocità.<br />

Le ruote <strong>del</strong> treno giravano all’impazzata e anche il tempo sembrava<br />

correre come un forsennato portandosi via i luoghi<br />

<strong>del</strong>l’infanzia, di cui sarebbe rimasto un quadro incorniciato dal<br />

finestrino d’uno scompartimento. [...]<br />

«Dove vai?» gli chiese, dopo un lungo silenzio, la signora con<br />

una voce un po’ roca, ma carezzevole.<br />

«Vado a ***»<br />

«Solo?»<br />

«Sì.»<br />

«Non hai paura?»<br />

Lui non rispose, ma avrebbe voluto chiederle: quanto<br />

manca a quella stazione? Si arriverà mai? Valeva la pena andar-


sene dai luoghi amati? Si limitò a guardarla negli occhi, che erano<br />

dolci. E pensò che doveva essere una buona signora, nonostante<br />

i lavari rossi e le tette che volevano scivolare fuori dal<br />

vestito; senz’altro più buona di quelle donne vestite di nero dalla<br />

sbessola ai garitoli, che ti dicono sempre su, e che non devi fare<br />

questo e quello, proprio come don Sissola.<br />

«Non ti dispiace lasciare il tuo paese?» gli chiese.<br />

Ancora una volta Lui, schivo e timoroso, non rispose.<br />

Anche perché dai Campi Alti aveva ereditato magre parole, scabri<br />

gesti, pose aggrottate, rustiche fissità. Guardò fuori e lasciò<br />

smarrire gli occhi nel paesaggio in corsa. Sì, gli dispiaceva aver<br />

lasciato quel suo piccolo mondo, anche se l’ignoto continuava ad<br />

affascinarlo, attirandolo a sé con la speranza di nascere a una<br />

nuova vita, come diceva Arminio. <strong>Gli</strong> dispiaceva perché quel<br />

piccolo mondo di cose e sensazioni si sarebbe, forse, perduto,<br />

assieme alle parole che l’avevano accompagnato.<br />

Il treno continuava a macinare chilometri di strada ferrata<br />

col suo ritmo ossessivo. In cielo era apparsa una nuvolaglia obesa,<br />

che si affastellava in ovattate e in<strong>qui</strong>ete forme, a tarpare<br />

sguardi avidi di luce. La signora dai lavari di fuoco scese alla<br />

penultima fermata.<br />

«Buona fortuna!» disse prima di scendere, facendogli<br />

una carezza sulla guancia. Dal finestrino la vide allontanarsi, a<br />

passi brevi e affrettati, sugli alti tacchi a spillo. Chi poteva essere<br />

quella strana signora, piuttosto eccentrica, ma dall’aria così buona?<br />

Dov’era diretta?<br />

Il treno riprese la sua corsa. Era rimasto solo, lì, in quello<br />

scompartimento: un qualsiasi scompartimento di un qualsiasi<br />

treno che correva all’impazzata per le strade <strong>del</strong> mondo. Nessuno<br />

può fermare questo treno, pensò. Come nessuno può fermare<br />

un uomo che va verso il futuro. In quell’istante ebbe la sensazione<br />

che il lungo attimo <strong>del</strong>l’infanzia stesse per finire, mentre gli si<br />

affacciava una storia incerta. Era ancora un ragazzo; ma in quel<br />

treno avvertì per la prima volta l’in<strong>qui</strong>etudine <strong>del</strong>l’avvenire. Per-<br />

<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong><br />

Ricordo di Lino Lazzarini<br />

7<br />

STORIA & RACCONTI<br />

ché quel treno, che portava irrimediabilmente lontano dal mondo<br />

<strong>del</strong>l’infanzia, non si poteva fermare. E sentì che la distanza si<br />

caricava di addii. Non capiva se tristi o assetati di attese.<br />

Su, in alto, il cielo s’era fatto livido di rabbia e una nuvola<br />

molto imbronciata si mise in capo di seguire il treno. Quando lo<br />

raggiunse, gli scaraventò addosso una pioggia torrenziale. Per<br />

fortuna Lui non si trovava ai Campi Alti, dove la pioggia non era<br />

una favola bella che intesseva sinfonie su ginestre fulgenti, ma<br />

un castigo di Dio che ti brombava tutto e ti penetrava sino alle<br />

ossa, quasi volesse spolparle. Ora, ben protetto nel suo scompartimento,<br />

poteva godersi quel trambusto e la pioggia poteva<br />

pur sbattere sui finestrini e sulle spesse lamiere <strong>del</strong> treno. Rimase<br />

immobile a guardare quel pulviscolo d’acqua che annebbiava<br />

ogni cosa. E mentre correva verso l’ignoto, sentì che anche dentro<br />

la sua anima volti, avvenimenti, oggetti, voci dei suoi Campi<br />

Alti si sarebbero persi in una indefinita nebbia, fatti lentamente<br />

mondo remoto, cose smarrite in un paese straniero. Sarebbe<br />

rimasto solo un alone nostalgico e un po’ struggente: linee evanescenti<br />

che avrebbero implorato un po’ di cortese compagnia.<br />

Ma sbucate dalla galleria dei ricordi, si sarebbero sfaldate al<br />

primo fiotto d’aria fresca.<br />

Il fischio <strong>del</strong>la locomotiva lo risvegliò di soprassalto. La<br />

pioggia era cessata e su, in alto, splendeva il sole. Erano rimaste<br />

solo alcune nuvolette ironiche che vagavano per diporto, arabescando<br />

un cielo di smalto. La fuga <strong>del</strong>le cose andò lentamente<br />

arrestandosi, come la danza dei fili <strong>del</strong> telegrafo. Il suo cuore<br />

cominciò a pulsare più forte, perché capì che quella laggiù, in<br />

fondo, era la stazione d’arrivo. Il treno, sferragliando, si fermò.<br />

Aprì il finestrino e un brusio di campane lo avvolse.<br />

Si guardò attorno. Poi guardò lungo la pensilina.<br />

Non c’era nessuno ad aspettarlo.<br />

“Terra dura” è ac<strong>qui</strong>stabile online e presso la libreria Pangea a Padova,<br />

in Via San Martino e Solferino (di fronte al Cinema Teatro Concordi)<br />

Quando demmo l'addio a Lino Lazzarini ci trovammo in molti. Eravamo vecchi<br />

compagni di liceo, il glorioso <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong>, da cui eravamo usciti almeno cinquant'anni fa.<br />

Ma pareva fosse ieri, perché stavamo ancora con lui, come se non ci fossimo mai persi.<br />

Lo salutammo in silenzio, commossi per quel che ci aveva dato, senza enfasi; riconoscenti per quello che ci<br />

aveva insegnato.<br />

Ho passato molto tempo con lui, anche fuori <strong>del</strong>la scuola, ho collo<strong>qui</strong>ato con uno scambio di confidenze<br />

amicali, con la sua affabilità, col suo sorriso bonario, con l'affetto che trasmetteva senza mostra, con la<br />

scienza <strong>del</strong>l'umano che affascinava in modo coinvolgente.<br />

Ho rivisitato con lui vecchi ricordi che sembravano obsoleti e ho trovato in lui una straordinaria,<br />

eccezionale memoria, fino all'ultimo, di quelli che potevano essere insignificanti episodi di scuola, ma che<br />

davano il segno <strong>del</strong>l'intensità e <strong>del</strong>la serietà e <strong>del</strong>l'impegno<br />

<strong>del</strong>la sua vita di insegnante. Un Maestro, con la<br />

M maiuscola, di quelli che con la loro scomparsa fanno<br />

capire che col rimpianto è rimasta la certezza <strong>del</strong>la fine di<br />

un'epoca.<br />

Sono stato con lui fino ai suoi ultimi momenti,<br />

ammirato dalla dignità e dalla serenità con cui ha affrontato<br />

dolore e sofferenze, in un silenzio che trasmetteva<br />

più che parole.<br />

Spero di ritrovarlo, un giorno, per continuare i<br />

nostri incontri.<br />

Toto La Rosa


RIFLESSIONI & ATTUALITÀ<br />

<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong><br />

Questione di pelle: il corpo tra bellezza e violenza<br />

di ROMEO GALASSI<br />

Cos’è un corpo? Cos’è il corpo? Come<br />

penso e sento io il mio corpo? Come penso e<br />

sento il corpo altrui? Queste domande ci fanno<br />

subito capire che “corpo” è il nome, l’etichetta<br />

con cui si denomina una entità materiale: nel<br />

caso degli umani (ma non solo), un complesso,<br />

un insieme, un sistema di relazioni che intercorre<br />

tra ossa, muscoli, nervi, ecc. Ma, dal nostro<br />

punto di vista, cioè quello <strong>del</strong> semiotico e <strong>del</strong><br />

linguista contemporaneamente, il termine<br />

“corpo” rinvia necessariamente a ciò che esso<br />

significa, dunque al suo contenuto, ovvero al<br />

suo concetto.<br />

Secondo una regola fissa <strong>del</strong>le lingue<br />

storico-naturali ogni nomen possiede inevitabilmente<br />

più di un significato (cosa che può<br />

essere verificata empiricamente in qualsiasi<br />

istante); così, in Omero, il corpo era soma; ma<br />

soma significava anche “corpo morto”,<br />

“cadavere (umano)”, in contrapposizione a<br />

demas, cioè “corpo vivo”, ma anche “vita”,<br />

“struttura <strong>del</strong>le membra”, “persona”, “figura”,<br />

“forma”, “aspetto”, e via dicendo. Come si vede,<br />

la polisemia rappresenta, oltre che una<br />

condizione tipica e universale <strong>del</strong>le lingue<br />

storico-naturali, anche un’istanza di economia<br />

comunicativa (la lingua non è semplicemente<br />

una nomenclatura) 1 . Altro esempio quello <strong>del</strong><br />

latino corpus, che significa “corpo”, “sostanza<br />

materiale” (in contrapposizione ad animus/<br />

anima), “corpo di essere animato”, “vivente”,<br />

“persona”, ma, ancora una volta, “cadavere”,<br />

“salma”. Anche in inglese corpse significa<br />

“cadavere”.<br />

<strong>Gli</strong> esempi possono essere moltiplicati<br />

notevolmente. Ma ciò che ci appare sconcertante<br />

è il fatto che, nonostante “corpo” rimandi<br />

anche al concetto di “cadavere”, noi continuiamo<br />

a dire che ci sentiamo vivi perché, in fondo,<br />

abbiamo un corpo che si muove, che agisce<br />

nello spazio-tempo, che si pone e si propone<br />

come qualcosa di fruibile socialmente: il nostro<br />

corpo non è mai solo mio o tuo, ma è anche<br />

degli altri, perché il corpo ha una valenza cultu-<br />

8<br />

rale, cioè collettiva e non solo soggettiva.<br />

François Jullien 2 sostiene che la nostra<br />

civiltà occidentale ha elaborato concetti deviati<br />

e devianti circa alcune caratteristiche <strong>del</strong> nostro<br />

corpo materiale: egli dice, ad esempio, che noi<br />

abbiamo un concetto sbagliato <strong>del</strong> corpo nudo<br />

e, di conseguenza, <strong>del</strong> concetto stesso di nudo.<br />

Per Jullien infatti il nudo viene comunemente<br />

interpretato come assenza di vestimenta atte a<br />

ricoprire il corpo; in una spiaggia di nudisti,<br />

proprio per questo, si ritiene, impropriamente,<br />

di essere di fronte al nudo totale. In realtà,<br />

invece, si è di fronte ad una spettacolarizzazione<br />

pellicolare di quello che è il nostro corpo. <strong>Gli</strong><br />

unici nudi veri e propri, semmai, stanno nelle<br />

tavole anatomiche di Andrea Vesalio, dove i<br />

corpi compaiono e sono visti privi di pelle.<br />

Il nudo, pertanto, secondo la nostra cultura,<br />

assume la forma di una rappresentazione <strong>del</strong>la<br />

assenza di vestiti o di qualsiasi copertura: in tal<br />

caso, il corpo fa mostra di sé, è monstrum, è<br />

mostruoso, ma rimane pur sempre all’interno di<br />

un involucro, cioè la pelle. Già, la pelle, <strong>del</strong>la<br />

quale parleremo in seguito.<br />

Va anche detto che l’uomo, in generale,<br />

non sempre ha una corretta percezione <strong>del</strong> proprio<br />

corpo e/o <strong>del</strong>le sue parti; egli, infatti, non<br />

ha percezione, ad esempio, <strong>del</strong> pancreas: sa di<br />

averlo perché qualcuno glielo ha detto. Si pensi,<br />

tra l’altro, che attraverso differenti ambienti<br />

culturali storicamente determinati, gli organi<br />

preposti all’insorgenza <strong>del</strong>l’innamoramento<br />

(e anche <strong>del</strong> ‘mal d’amore’), sono stati diversi: il<br />

fegato, il cuore (che ancora oggi fa rima con<br />

‘amore’), il cervello, la percezione quasi olfattiva<br />

dei ferormoni, ecc.<br />

Dunque, il concetto di ‘corpo’ è estremamente<br />

complesso e complicato. Per Baudrillard<br />

“Il corpo è un carniere di segni e il segno è un<br />

corpo disincarnato” 3 : affermazione assai<br />

intrigante perché ci spiega come, in fondo, il<br />

corpo di per sé possa essere segno e portatore<br />

di segni e perciò di significati, pur tenendo<br />

presente che vi sono segni che, per essere tali,


non necessitano <strong>del</strong> corpo.<br />

E’ giusto segnalare, inoltre, un saggio di<br />

M. Sbisà 4 , la quale interpreta il corpo come testo,<br />

cioè come qualcosa suscettibile di una<br />

(qualche) lettura. Su questo ho qualche perplessità<br />

e qualche resistenza, poiché va di moda<br />

oggi (e si tratta di una moda sempliciotta) il<br />

ritenere che un qualsiasi oggetto possa costituire<br />

un testo: si tratta di una forma di ideologia<br />

(cioè di una “falsa coscienza”, come diceva<br />

Rossi-Landi) 5 secondo la quale tutto è testo,<br />

tutto è linguaggio e non si fa distinzione tra<br />

linguaggio e lingua. Si pensi a espressioni come<br />

“il linguaggio dei fiori”, “il linguaggio <strong>del</strong>la<br />

moda”, “il linguaggio <strong>del</strong> cinema”: non ci si<br />

chiede che lingua parlino i fiori, la moda, il<br />

cinema – la qual cosa, nel 2012, fa tenerezza.<br />

Esemplare, da questo punto di vista, è il<br />

lavoro di H. Blumenberg 6 , La leggibilità <strong>del</strong><br />

mondo: un titolo ingannevole, poiché il suo autore,<br />

in verità, sostiene che il mondo non è un<br />

libro e dunque non è leggibile (se poi davvero<br />

lo fosse, chi avrebbe scritto quel libro e perché?<br />

Metafisica a buon mercato). Al livello <strong>del</strong> pensiero<br />

comune, è facile supporre che qualsiasi<br />

cosa possa essere letta: ciò perché l’uomo<br />

sottopone le cose ad una serie di osservazioni e<br />

di regole dettate culturalmente. In realtà noi<br />

<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong><br />

9<br />

possiamo leggere solo ciò che è culturalizzato<br />

e, nelle diverse culture, si danno letture diverse<br />

<strong>del</strong>la stessa cosa 7 . Sono le differenze non indifferenti<br />

tra le diverse culture che ci costringono<br />

a leggere, cioè a pertinentizzare, a semantizzare,<br />

dunque ad attribuire senso 8 agli oggetti <strong>del</strong><br />

mondo; e l’oggetto Corpo non può sottrarsi a<br />

questa inevitabile sorte. Al punto che tutto ciò<br />

che non ci appare culturalizzato secondo le<br />

nostre regole, dunque tutto ciò che per noi non<br />

fa parte <strong>del</strong>la nostra cultura, sembra appartenere<br />

non ad altra cultura , ma a qualcosa che è<br />

anticultura. 9 Nella vita di tutti i giorni traspare<br />

con evidenza la paura terribile <strong>del</strong>l’altro, <strong>del</strong><br />

diverso.<br />

Continua nel prossimo numero<br />

1 Sul concetto (erroneo) di Lingua, intesa come pura nomenclatura, cfr. Saussure 1970: 26, 83, 89-90, 535, n. 74, 129, 132.<br />

2 Cfr. Jullien 2004.<br />

3 Cfr. Baudrillard 1976.<br />

4 Cfr. Sbisà 2005.<br />

5 Cfr. Galassi 2003-2004.<br />

6 Cfr. Blumenberg 1984.<br />

7 Cfr. Galassi 1977, Garroni 1978, Galassi 2012.<br />

8 Sulla questione <strong>del</strong>la ‘attribuzione di senso’ cfr. Galassi 1991.<br />

9 Su ciò, cfr. Lotman-Uspenskij 1987.<br />

Bibliografia<br />

RIFLESSIONI & ATTUALITÀ<br />

Baudrillard, J. , 1976, L’échange symbolique et la mort, Paris.<br />

Blumenberg, H. , 1984, La leggibilità <strong>del</strong> mondo, Bologna.<br />

Galassi, R. , 1977, Alcune considerazioni sul rapporto tra ambiente e produzione linguistica, in Ferrara,<br />

Galassi, R. , 1991, Osservazioni sul concetto di ‘interpretazione’ in C. S. Peirce e L. Hjelmslev, in AA. VV. ,<br />

Ethos e cultura, vol. II, Padova: 663-676.<br />

Galassi, R. , 2012, La Creatività governata da regole secondo Garroni, ovvero: scelte coscienti di pertinentizzazione dei<br />

Contenuti, Lanciano.<br />

Garroni, E. , 1978, Creatività, “Enciclopedia Einaudi”, IV vol. , Torino: 25-99.<br />

Jullien, F. ,2004, Il nudo impossibile, Roma.<br />

Lotman, J. M. Uspenskij, B. A. , 1987, Tipologia <strong>del</strong>la cultura, Milano.<br />

Saussure, F. de,1970, Corso di linguistica generale, Bari.<br />

Sbisà, M, 2005, Corpo e testo, in Marrone, G., Il discorso <strong>del</strong>la salute, Roma: 69-78.


VARIE ED EVENTUALI<br />

<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong><br />

Il Comitato Cultura vi aspetta…<br />

Sabato 22 settembre, a partire dalle 11.00<br />

Visita a Villa dei Vescovi e all’Abbazia di Praglia<br />

Il nuovo anno <strong>del</strong> Comitato Cultura inizierà con una visita a due bellezze dei nostri colli: la suggestiva Abbazia<br />

benedettina di Praglia e la splendida Villa dei Vescovi, recentemente restaurata e restituitaci in tutta la sua bellezza dal<br />

FAI – Fondo Ambiente Italiano. Al fine di permettere una migliore organizzazione, la prenotazione a questa visita è<br />

obbligatoria e potrà essere effettuata via email (cultura@amici<strong>del</strong>titolivio.it) oppure telefonicamente al numero 3467537878<br />

(attivo al sabato).<br />

Domenica 30 settembre - SCADENZA<br />

Concorso Fotografico “Fiat lux – LUCE!”<br />

Affrettatevi a consegnare le vostre fotografie presso i negozi RCE!<br />

Giovedì 18 ottobre, ore 21.00 – aula magna <strong>del</strong> liceo <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong><br />

La Sacra Sindone, un enigma ancora da risolvere – conferenza di Francesco<br />

Sormani Zodo<br />

L’incontro nasce dallo studio condotto per passione dal nostro socio Francesco<br />

Sormani Zodo, che condividerà con noi i suoi studi e ci guiderà alla scoperta<br />

<strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>la Sindone e dei segreti che ancora oggi nasconde. Sono invitati i<br />

soci e tutta la cittadinanza.<br />

Giovedì 15 novembre, ore 21.00 – aula magna <strong>del</strong> liceo <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong><br />

Terra dura, memorie radenti al suolo – presentazione <strong>del</strong> libro di Mario<br />

Simonato<br />

Il racconto <strong>del</strong>la nostra terra che si presenta ricca di storie, esperienze e<br />

affascinanti sogni letterari, presentati nel primo libro di Mario Simonato. La serata<br />

è aperta ai soci, agli amici e alla cittadinanza.<br />

Venerdì 14 dicembre, ore 19.00 – aula magna <strong>del</strong> liceo <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong> [da verificare]<br />

Fiat lux – LUCE! - Premiazione <strong>del</strong> III Concorso Fotografico de “<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong>”<br />

Torna il tradizionale concorso fotografico <strong>del</strong>l’Associazione, giunto quest’anno alla sua terza edizione grazie alla<br />

preziosa collaborazione dei negozi RCE e l’esperienza di Mario Dal Molin, presidente <strong>del</strong> Fotoclub di<br />

Padova. Il tema di quest’anno è ispirato ad un elemento particolarmente caro ai fotografi: la luce. Il termine per la<br />

consegna <strong>del</strong>le fotografie è il 30 settembre 2012.<br />

14 – 21 dicembre – aula magna <strong>del</strong> liceo <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong>[da verificare]<br />

Fiat lux – LUCE! - Mostra Fotografica<br />

Le fotografie di tutti i partecipanti al concorso fotografico verranno esposti nell’aula magna <strong>del</strong> Liceo <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong> nella<br />

settimana precedente la pausa natalizia: un sincero ringraziamento al Liceo per l’opportunità che ci viene offerta.<br />

Colgo inoltre l’occasione per anticipare alcuni appuntamenti previsti per i primi mesi <strong>del</strong> 2013.<br />

Alla fine <strong>del</strong> mese di gennaio è prevista la consueta visita alla mostra di Palazzo Zabarella, quest’anno dedicata a<br />

De Nittis - le adesioni verranno raccolte a partire dal mese di dicembre. Nel mese di febbraio torneranno gli<br />

appuntamenti teatrali al <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong>: speriamo di fare cosa gradita al pubblico dei soci e dei padovani, che potranno godersi<br />

gli spettacoli nell’accogliente cornice <strong>del</strong> liceo, che contribuisce sempre di buon grado a rendere vivo il centro storico <strong>del</strong>la<br />

nostra città.<br />

In questo numero <strong>del</strong> Periodico, inoltre, avete avuto l’occasione di conoscere la Fondazione De Leo (pagina XXX),<br />

con cui stiamo avviando una collaborazione che speriamo lunga e fruttuosa. I nostri primi passi insieme saranno rappresentati<br />

da una tavola rotonda organizzata per il mese di aprile e un’iniziativa in favore degli studenti <strong>del</strong> liceo, iniziativa che potrebbe<br />

concretizzarsi con un incontro al cinema per alcune classi <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong>, indicativamente nel mese di febbraio. Tale proposta<br />

verrà discussa con la Preside <strong>del</strong> Liceo e intrapresa se ritenuta coerente con gli impegni previsti dai docenti.<br />

Come di consueto, le comunicazioni relative a tutte le iniziative in programma verranno inviate ai soci via email o a<br />

mezzo posta. Qualora foste interessati a partecipare alle iniziative segnalate, suggerisco sempre un’ informale verifica di<br />

eventuali variazioni di luogo o orario, per aiutarci a raggiungervi tutti!<br />

Arrivederci a presto!<br />

Marina Bertolini<br />

14


Cari <strong>Tito</strong>liviensi, ex <strong>Tito</strong>liviensi e non solo, approfitto<br />

di questo spazio gentilmente concessomi per parlarvi di una<br />

giovane associazione che si occupa di un tema intimo e<br />

molto spesso trascurato dalla maggior parte <strong>del</strong>le persone e<br />

dai media perché considerato una specie di tabù o per lo<br />

meno qualcosa di cui è meglio o preferibile non parlare, cioè<br />

la morte.<br />

Ebbene si, nel 2007 per volere di Cristina e Diego De<br />

Leo, due genitori che hanno perso i loro figli in modo tragico,<br />

e grazie all’aiuto di tanti loro amici e volontari, è stato fondato<br />

il De Leo Fund. Si tratta di un’associazione che ha come<br />

scopo primario quello di fornire un aiuto concreto a tutte<br />

quelle persone che hanno subito eventi luttuosi di carattere<br />

traumatico, quali morti per incidenti stradali, suicidi, incidenti<br />

sul lavoro, catastrofi naturali.<br />

Abbiamo intrapreso questa strada, assieme a Diego<br />

e Cristina, perché siamo fermamente<br />

convinti <strong>del</strong>l’importanza<br />

di fornire un aiuto valido e qualificato<br />

a coloro che sono<br />

“sopravvissuti” alla morte tragica<br />

e improvvisa di una persona<br />

cara, come un genitore, un<br />

fratello o un amico.<br />

La condivisione di<br />

storie, ricordi, esperienze e<br />

sentimenti determina una naturale<br />

capacità di superare i momenti<br />

più difficili <strong>del</strong>la vita, ed è<br />

<strong>qui</strong>ndi fondamentale al fine<br />

<strong>del</strong>l’elaborazione di un lutto.<br />

Ciò è ancora più vero quando<br />

avviene tra persone che stanno<br />

soffrendo gli stessi dolori e che condividono la loro esperienza<br />

in un ambiente sicuro, empatico e di supporto.<br />

Spesso inoltre ci si chiede “come posso aiutare il mio<br />

amico che ha subito una tragica perdita?” o “Cosa gli posso<br />

dire e quando è il momento giusto per affrontare certi discorsi?”.<br />

Purtroppo capita a tutti di farsi queste domande, e<br />

rispondere a volte non è facile, ma è necessario per riuscire<br />

a portare conforto, nel modo giusto, al nostro caro.<br />

In questi anni primi anni abbiamo operato prevalentemente<br />

in Veneto, e siamo riusciti a creare con l’aiuto<br />

concreto <strong>del</strong>la Regione una rete di professionisti formati<br />

nell’assistenza alle persone che hanno subito un lutto<br />

traumatico, e particolarmente competenti nella conduzione di<br />

gruppi di supporto, che rappresentano una risposta assistenziale<br />

appropriata a questo tipo di situazioni. I professionisti<br />

sono divenuti referenti locali nelle varie province e si occupano<br />

in prima persona <strong>del</strong>la formazione di altri operatori, contribuendo<br />

così a estendere sul territorio l’opportunità di dare<br />

aiuto alle persone in lutto.<br />

E` stata inoltre attivata nella nostra Sede in Riviera<br />

Mugnai 8 a Padova, il NUMERO VERDE 800 168 678 che<br />

rappresenta il primo momento di contatto tra i sopravvissuti<br />

<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong><br />

De Leo Fund Onlus<br />

15<br />

VARIE ED EVENTUALI<br />

che cercano aiuto e gli operatori <strong>del</strong>la De Leo Fund, i quali<br />

sono a disposizione per fornire assistenza ed informazioni<br />

con il seguente orario: dal Lunedi al Venerdì dalle 9 alle 13<br />

e dalle 15 alle 19.<br />

Il numero verde, attivato nel giugno 2011 si è<br />

dimostrato uno strumento efficace: finora hanno chiamato<br />

circa 400 persone, che rappresenta una media di 35 chiamate<br />

al mese.<br />

Lo scorso Aprile è stato siglato un accordo con la<br />

sede regionale veneta <strong>del</strong>l’INAIL, che prevede una serie<br />

d’incontri di assistenza, tutoraggio e sensibilizzazione tenuti<br />

dai professionisti <strong>del</strong>la nostra associazione e rivolti ai loro<br />

dipendenti (medici, infermieri, assistenti sociali). Questo<br />

perché la morte in ambiente di lavoro è un evento particolarmente<br />

tragico, che comporta un difficile percorso di elaborazione<br />

e spesso l’ac<strong>qui</strong>sizione di nuovi e<strong>qui</strong>libri familiari. In tal<br />

senso si rivela fondamentale la<br />

promozione di interventi di<br />

sostegno sociale e psicologico<br />

a favore dei familiari <strong>del</strong>le<br />

vittime di incidenti sul lavoro.<br />

La De Leo Fund mette inoltre a<br />

disposizione i suoi professionisti,<br />

attraverso il numero verde,<br />

per l’accoglienza e il sostegno<br />

ai sopravvissuti.<br />

Un ulteriore progetto in<br />

corso di elaborazione prevede<br />

la realizzazione di un corso<br />

di formazione di volontari<br />

allo scopo di consentire<br />

l’attivazione di uno SPAZIO DI<br />

ASCOLTO/HELP-LINE, per<br />

poter dare immediato supporto ai sopravvissuti di lutti tragici,<br />

soprattutto nell’immediatezza <strong>del</strong>l’evento traumatico. Tra le<br />

nostre iniziative sono previsti altri corsi di formazione sul<br />

lutto che avranno luogo sia nella nostra sede di Padova,<br />

che a livello regionale, per contribuire ad accrescere<br />

competenze umane e professionali nell’ambito <strong>del</strong> sostegno<br />

ai sopravvissuti.<br />

Uno dei nostri principali obiettivi per il prossimo futuro<br />

è riuscire ad essere maggiormente presenti e di aiuto per la<br />

scuola, per questo ci piacerebbe che i docenti, ma soprattutto<br />

i ragazzi si sentissero liberi di dare suggerimenti e<br />

idee per riuscire ad essere il più possibile presenti e<br />

d’aiuto quando ne sentono il bisogno.<br />

I nostri contatti sono:<br />

Il sito Internet: http://www.<strong>del</strong>eofundonlus.org/<br />

L’indirizzo e-mail: info@<strong>del</strong>eofundonlus.org<br />

E il NUMERO VERDE 800 168 678<br />

Andrea Martini<br />

Responsabile “Attività Giovanili e Scuola” De Leo Fund


Membri <strong>del</strong> Consiglio Direttivo<br />

Mario Simonato (Presidente),<br />

Carlo Alberto Lentola<br />

(Vicepresidente),<br />

Leonardo Bruni (Segretario),<br />

Marina Bertolini (Tesoriere),<br />

Maria Pia Bernardi,<br />

Romeo Galassi,<br />

Giuseppe Iori, Salvatore La Rosa,<br />

Gian Paolo Prandstraller,<br />

Alessandro Zanella<br />

COMITATO PER LE ATTIVITA CULTURALI:<br />

Michele Ruol, Marta De Santis, Marina Bertolini,<br />

Valentina Masin, Anna Balagion<br />

cultura@amici<strong>del</strong>titolivio.it<br />

tel. 346/7537878<br />

COMITATO STAMPA - REDAZIONE DEL<br />

PERIODICO: Giuseppe Iori, Carlo Alberto Lentola<br />

periodico@amici<strong>del</strong>titolivio.it<br />

COMITATO PER LE ATTIVITA ARTISTICHE E LO<br />

SPETTACOLO: Mario Simonato, Francesca Fioroni,<br />

Massimo F. Palombi, Giacomo A. Rolma<br />

COMITATO PER LE RELAZIONI COL “TITO<br />

LIVIO”: Claudia Visentini, Daniela Del Sero<br />

COME EFFETTUARE L'ISCRIZIONE AGLI "AMICI DEL TITO LIVIO"<br />

Per far parte <strong>del</strong>l’Associazione, è necessario compilare il modulo d’iscrizione e versare la quota associativa. E’ possibile<br />

iscriversi recandosi presso l'aula di lettura o l’antibiblioteca <strong>del</strong> Liceo <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong>, ogni primo e terzo sabato <strong>del</strong> mese dalle 11.00 alle<br />

12.30 (festività escluse), dove membri <strong>del</strong>l'Associazione saranno a disposizione per fornire ogni dato informativo richiesto.<br />

In alternativa, è possibile versare la quota associativa al c./c. intestato a "<strong>Gli</strong> amici <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong>"<br />

IBAN IT 36 B 05040 12112 000000148869 e inviare il modulo (scaricabile dal sito) e fotocopia <strong>del</strong>la ricevuta <strong>del</strong> bonifico per posta<br />

all'indirizzo "<strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong>", Liceo Classico <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong>, Riviera <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong> 9, 35123 PADOVA o via e-mail a<br />

tesoriere@amici<strong>del</strong>titolivio.it .<br />

LA QUOTA ASSOCIATIVA ANNUALE E' DI €25.00<br />

(RIDOTTA A €10.00 PER I SOCI CHE NON ABBIANO COMPIUTO IL 30° ANNO D’ETÀ)<br />

Per informazioni generali sulla nostra<br />

associazione, visitate il sito web:<br />

www.amici<strong>del</strong>titolivio.it<br />

Potete anche contattarci a questo indirizzo di<br />

posta elettronica:<br />

segreteria@amici<strong>del</strong>titolivio.it<br />

<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong><br />

Membri <strong>del</strong> Collegio<br />

dei Revisori dei Conti<br />

Mario Saggin (Presidente),<br />

Andrea Todeschini,<br />

Francesco Murer,<br />

Paola Naso (sostituto),<br />

Celeste Monteforte (sostituto)<br />

COMITATI CONSULTIVI<br />

Membri <strong>del</strong> Consiglio dei Probiviri<br />

Armida Carbognin,<br />

Gherardo Piovesana, Claudia Visentini<br />

Gruppo informatico<br />

Matteo Riondato,<br />

Paolo Sacerdoti,<br />

Carlo Alberto Lentola,<br />

Francesco Murer, Leo Citelli<br />

COMITATO PER LE RELAZIONI CON IL<br />

PUBBLICO: Leonardo Bruni, Roberto de Luca<br />

relazioni@amici<strong>del</strong>titolivio.it<br />

COMITATO VIAGGI: Alessandro Zanella, Chiara<br />

Ruberto<br />

viaggi@amici<strong>del</strong>titolivio.it<br />

COMITATO PER LE INIZIATIVE CONVIVIALI:<br />

Camilla Bonon, Isabella Pirolo, Elisa Fassanelli<br />

convivialita@amici<strong>del</strong>titolivio.it<br />

COMITATO PER LE ATTIVITA’ SPORTIVE:<br />

Andrea Todeschini Premuda, Nicolò Sgueglia <strong>del</strong>la<br />

Marra<br />

Per qualsiasi segnalazione inerente al sito<br />

web o agli indirizzi e-mail sopra citati, potete<br />

contattare lo staff tecnico all’indirizzo e-mail:<br />

web@amici<strong>del</strong>titolivio.it<br />

Il periodico è disponibile anche in formato PDF sul nostro sito web<br />

Stampato presso Flyeralarm S.r.l., Bolzano

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!