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Periodico <strong>del</strong>l’omonima Associazione Anno IV N° 1, settembre 2012 Registrato presso il Tribunale di Padova in data 28 marzo 2008, n° 2126 Registro Stampa Direttore Responsabile: Giuseppe Iori<br />
<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong><br />
<strong>del</strong><br />
<strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong><br />
VECCHI NOMI PER UN IMPEGNO SEMPRE NUOVO<br />
Cari <strong>Amici</strong>,<br />
siamo ormai al nostro terzo mandato. In ultima<br />
pagina viene riportato il nuovo organigramma <strong>del</strong>le<br />
cariche statutarie. Che, poi, così nuovo non è.<br />
Nelle buone democrazie non si concedono<br />
più di due mandati, a stornare pericoli di sacre<br />
unzioni e per garantire quell'alternanza che favorisce<br />
cambiamenti migliorativi. Si può constatare, invece,<br />
che le nomine, effettuate nell'Assemblea Sociale<br />
<strong>del</strong> 30 marzo u. s., non propongono cambiamenti<br />
epocali e le cariche riportano i soliti nomi. Ciò non è<br />
da attribuire a uno spasmodico attaccamento alla<br />
carega, considerato pure che i benefici che ne<br />
seguono sono antipodali, ad esempio, a quelli che la<br />
nostrana classe politica ha saputo ritagliarsi nel<br />
tempo. Per intenderci, non apparteniamo a nessuna<br />
casta. Dalle nostre parti né benefici, né prebende.<br />
Solo buona volontà, dedizione e impegno di buona<br />
parte <strong>del</strong> nostro tempo libero.<br />
Non è facile trovare persone disponibili a<br />
tanto. In questi tempi un po' singultati, ove tutti<br />
hanno i minuti contati e quando si riesce a ritagliare<br />
un po' di spazio per sé si preferisce utilizzarlo a<br />
proprio uso e consumo, non è facile aprirsi a<br />
ulteriori oneri. Cosa comprensibile, anche se non<br />
desistiamo dall'invitare tutti i Soci a una più fattiva<br />
partecipazione alla vita societaria. Il nostro, infatti,<br />
è un gruppo che vive soprattutto di collaborazione e<br />
di iniziative corali, anche o, forse, proprio perché è<br />
un'associazione che si richiama a valori tramandati<br />
dagli anni <strong>del</strong>la scuola. Per molti Soci è un tempo<br />
che appartiene alla storia, ma è una storia cara, che<br />
ha gettato le basi <strong>del</strong>la nostra formazione e <strong>del</strong><br />
nostro essere in società. <strong>Gli</strong> anni <strong>del</strong>la scuola costituiscono<br />
un punto di riferimento fondamentale nella<br />
vita di una persona, anche per una propria identificazione<br />
con una Scuola, una cerchia di amici, un<br />
paese o una città.<br />
Sedimentati in angoli riposti <strong>del</strong>la memoria,<br />
continuano a occhieggiare corridoi anonimi, aule dai<br />
muri ingrigiti, ma anche strade, portici, selciati. E una<br />
Cultura & incontri pag. 2<br />
Storia & racconti pag. 6<br />
www.amici<strong>del</strong>titolivio.it<br />
(Nella foto: “Amleto in Salsa Piccante” - v. pagine seguenti)<br />
In questo numero:<br />
massa variopinta di ragazzi che si dirige mesta nelle<br />
aule, o che sgomita al suono liberatorio <strong>del</strong>la<br />
campanella. Le cose non sono cambiate dai tempi<br />
andati. Si ama sentenziare che la scuola di oggi non<br />
è più quella d'una volta. Per la verità, noi di una<br />
certa età lo diciamo un po' per tutte le cose. Ma se<br />
è vero che una scuola sempre più allargata e<br />
"massificata" perde in qualità e vastità <strong>del</strong> sapere, è<br />
altrettanto vero che tale scuola rende il sapere<br />
patrimonio di tutti, o <strong>del</strong>la maggior parte, a garanzia<br />
di una crescita e di un progresso più e<strong>qui</strong>librati e<br />
omogenei.<br />
La storia non regredisce, ma procede, più o<br />
meno spedita - a seconda <strong>del</strong>le impennate o <strong>del</strong>le<br />
cadute che subisce - verso nuovi traguardi. Affermare<br />
perentoriamente che le nuove generazioni sono<br />
più ignoranti rispetto a quelle di lontani tempi<br />
passati può risultare un comodo alibi nei confronti<br />
di un mondo che, sempre noi di una certa età,<br />
sentiamo lontano e di cui abbiamo difficoltà a<br />
tenere il passo.<br />
Riteniamo che la nostra Associazione, così<br />
trasversale per età e interessi, oltre a favorire<br />
iniziative di alto profilo didattico-formativo,<br />
abbia pure il dovere di nutrire parole di speranza e<br />
fiducia nei confronti <strong>del</strong>l'attuale sistema scolasticoeducativo,<br />
anche come segno di riconoscenza nei<br />
confronti di tanti insegnanti e operatori scolastici<br />
che compiono la loro professione con grande senso<br />
di responsabilità.<br />
MARIO SIMONATO<br />
Riflessioni & attualità pag. 8<br />
Varie ed eventuali pag. 10
CULTURA & INCONTRI<br />
Non appena le luci illuminano il palcoscenico,<br />
si scatena l’inferno. Nella cucina <strong>del</strong><br />
castello di Elsinore non c’è davvero da restare<br />
con le mani in mano: ci sono i tordini disossati<br />
in gelatina di ribes e le ranocchie alla granduca<br />
da portare in tavola, e guai a far freddare le<br />
donzelline aromatiche al burro fuso. Mentre il<br />
cuoco Froggy dirige i<br />
lavori, i reali e tutti gli<br />
altri commensali sono<br />
già seduti nel salone, in<br />
attesa <strong>del</strong>la loro cena;<br />
l’ultimo ad arrivare,<br />
come al solito, è il<br />
principe Amleto.<br />
Ad eccezione dei<br />
dolci, le creazioni<br />
culinarie di Froggy<br />
vengono puntualmente<br />
sdegnate dal giovane:<br />
un’indigestione di<br />
beccaccini ha provocato<br />
la morte <strong>del</strong> re, suo<br />
padre, e suo zio<br />
Claudio non solo ha<br />
preso il suo posto sul<br />
trono di Danimarca,<br />
ma è anche rapidamente<br />
divenuto il<br />
nuovo marito <strong>del</strong>la<br />
regina.<br />
Già assai ferito<br />
nell’orgoglio per il<br />
risentimento <strong>del</strong> principe,<br />
Froggy viene a<br />
sapere di una passata<br />
tresca tra Claudio e sua<br />
moglie Cathy e decide di vendicarsi fingendosi<br />
il fantasma <strong>del</strong> defunto re, così da apparire ad<br />
Amleto e incolpare Claudio <strong>del</strong>la sua morte (un<br />
meschino assassinio mediante veleno per topi).<br />
È a partendo da queste vicende che si<br />
articola la trama di “Amleto in Salsa Piccante” di<br />
Aldo Nicolaj, commedia dall’umorismo nero<br />
che rivisita con dissacrante ironia quello che,<br />
<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong><br />
Amleto in Salsa Piccante<br />
2<br />
probabilmente, è il dramma shakespeariano per<br />
antonomasia.<br />
Perché, effettivamente, la trama si intreccia<br />
a quella originale di Shakespeare e la ricalca<br />
quasi istante per istante, con la particolarità che<br />
l’intera ambientazione viene inquadrata da una<br />
prospettiva diversa - quella <strong>del</strong>la cucina. Ed è<br />
dalla cucina stessa che,<br />
a causa di episodi<br />
anche banali e scherzi<br />
<strong>del</strong> destino, hanno origine<br />
le tragiche vicende<br />
dei personaggi amletici<br />
(anch’essi, ovviamente,<br />
caratterizzati con una<br />
spessa pennellata di<br />
umorismo).<br />
Per la compagnia<br />
teatrale degli <strong>Amici</strong> <strong>del</strong><br />
<strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong>, preparare<br />
uno spettacolo come<br />
questo è stato un lavoro<br />
non da poco: al di là<br />
<strong>del</strong>l’impegno necessario<br />
alla resa dei personaggi<br />
e <strong>del</strong>l’intenso ritmo<br />
che l’azione scenica<br />
richiede, prima d’ora<br />
non ci si era mai trovati<br />
a dover interagire con<br />
così tanti oggetti di<br />
scena quanti possono<br />
essere gli ingredienti, le<br />
stoviglie, le pentole e<br />
gli utensili di una<br />
cucina decisamente<br />
fuori dal comune come<br />
questa.<br />
La fatica è stata abbondantemente<br />
ripagata dalla calda accoglienza che lo spettacolo<br />
ha ricevuto alla prima in aula magna <strong>del</strong><br />
<strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong>, il 13 aprile scorso, e dall’immenso<br />
divertimento provato dagli stessi attori nel<br />
metterlo in scena. La riuscita <strong>del</strong>la prima rappresentazione<br />
è stata al di sopra <strong>del</strong>le aspettati-
ve: era inevitabile che, all’incombere <strong>del</strong>la data<br />
<strong>del</strong>lo spettacolo, durante le prove (incluse le<br />
generali) serpeggiassero un po’ di preoccupazione<br />
e nervosismo tra le file <strong>del</strong>la compagnia;<br />
quando, però, è giunto il momento di esordire<br />
sul palcoscenico davanti ad un pubblico in carne<br />
e ossa, è avvenuta come una metamorfosi. I<br />
costumi, le luci, le musiche, la scenografia (tutte<br />
cose <strong>del</strong>le quali abbiamo rocambolescamente<br />
fatto a meno fino alle prove generali!) hanno<br />
creato quell’atmosfera, quell’immedesimazione,<br />
quell’affiatamento che durante le prove erano<br />
Quest’anno gli <strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong> hanno<br />
affrontato una nuova avventura: l’organizzazione di<br />
una serie di incontri teatrali in favore dei soci<br />
nell’aula magna <strong>del</strong> liceo <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong>. Lo spazio scelto<br />
non è certo estraneo alle rappresentazioni amatoriali,<br />
e ben si è prestato alla realizzazione di quella<br />
che abbiamo ambiziosamente battezzato la<br />
“Rassegna Teatrale 2012”.<br />
La nostra piccola rassegna si è aperta venerdì<br />
3 febbraio con lo spettacolo “Il berretto a sonagli”,<br />
di Luigi Piran<strong>del</strong>lo, messo in scena dalla<br />
compagnia teatrale Caffè letterario Pedrocchi. Tra<br />
gli attori figuravano molti nostri soci, tra cui il<br />
nostro presidente Mario Simonato, che ha svolto<br />
anche il ruolo di regista. Lo spettacolo ha visto<br />
un’ampia partecipazione di pubblico, confermando<br />
il successo dimostrato anche attraverso le numerose<br />
repliche organizzate a Padova e nei dintorni.<br />
Il secondo appuntamento <strong>del</strong>la rassegna si è<br />
tenuto il 24 febbraio e ha visto come protagonisti<br />
alcuni degli attori <strong>del</strong>la compagni a teatrale<br />
<strong>del</strong>l’associazione: sotto la guida di Giulia Monselesan<br />
e con la partecipazione di Nicolò Paiaro, Irene<br />
Cesarotto e Federica Mammina hanno messo in<br />
scena “Ladies and… Ladies!”, spettacolo brillante<br />
tutto al femminile. Il testo è un inedito di Giulia<br />
Monselesan e Anna Baruffa e l’Associazione ha avuto<br />
il piacere di ospitarne la prima rappresentazione.<br />
Per l’appuntamento <strong>del</strong> 9 marzo abbiamo<br />
scelto di chiamare un “ospite” - ora nostro socio<br />
onorario – a parlare <strong>del</strong> teatro <strong>del</strong> Ruzante: con<br />
“Lo snaturale secondo lo io mi”, Simone Toffanin<br />
è tornato tra le mura <strong>del</strong> vecchio liceo che lo ha<br />
visto nascere come attore alla scuola di Filippo<br />
Crispo. La serata dedicata al nostro conterraneo (di<br />
Pernumia) è risultata un ottimo connubio tra la<br />
<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong><br />
La Rassegna Teatrale <strong>del</strong> 2012<br />
3<br />
CULTURA & INCONTRI<br />
raramente raggiungibili. Così, alla fine, ciascuno<br />
ha dato il meglio di sé, o comunque non meno<br />
<strong>del</strong> massimo che in quel momento poteva dare.<br />
E la serata è stata memorabile.<br />
Lo spettacolo verrà riproposto a breve,<br />
con buona probabilità già durante l’autunnoinverno,<br />
auspicabilmente in più di un’occasione.<br />
In ogni caso, bisognerà decidersi a mettere<br />
un’etichetta a quel veleno per topi.<br />
Carlo Alberto Lentola<br />
storia <strong>del</strong>la letteratura e il fascino <strong>del</strong>la lingua<br />
pavana, lasciando intravedere una vocazione didattica<br />
che potrebbe risultare interessante sviluppare.<br />
La rassegna si è conclusa il 13 aprile con la<br />
messa in scena di “Amleto in salsa piccante” di<br />
Aldo Nicolaj, ad opera <strong>del</strong>la compagnia teatrale<br />
<strong>del</strong>la nostra Associazione. La calorosa partecipazione<br />
<strong>del</strong> pubblico e la soddisfazione di vedere<br />
portato a termine il lavoro di molti mesi hanno reso<br />
questa serata speciale per gli attori e per il regista,<br />
concludendo in modo ottimo anche l’esperienza<br />
<strong>del</strong>la rassegna nel suo complesso.<br />
L’esperienza degli incontri teatrali ci ha<br />
permesso di raggiungere più persone, facendoci<br />
conoscere e accogliendo alcuni nuovi soci diventati<br />
assidui frequentatori <strong>del</strong>le nostre attività: questo<br />
però è solo un positivo effetto collaterale <strong>del</strong><br />
nostro lavoro. Le serate organizzate sono state da<br />
una parte motivo di incontro e scambio culturale<br />
tra i soci, dall’altra un’occasione per i diversi attori<br />
di trarre soddisfazione dal lavoro fatto.<br />
Riuscire a portare tutto questo nel cuore<br />
<strong>del</strong>la nostra città, arricchendone le serate, ci ha fatto<br />
venire voglia di ripetere l’esperienza anche il<br />
prossimo anno, allargando la partecipazione a più<br />
attori e più pubblico: ci siamo presi un impegno<br />
non da poco, ma speriamo, con la collaborazione di<br />
tutti, di riuscire a portarlo a termine, migliorandoci.<br />
Marina Bertolini<br />
PS: Chi volesse collaborare alla realizzazione<br />
<strong>del</strong>la rassegna in qualità di attore,<br />
organizzatore, sponsor o altro può scrivere a<br />
cultura@amici<strong>del</strong>titolivio.it.<br />
Tutti gli altri sono attesi tra il pubblico!
CULTURA & INCONTRI<br />
La strage di Ustica è sempre stato uno degli<br />
episodi <strong>del</strong>la recente Storia <strong>del</strong> nostro Paese che<br />
mi ha più attirato e, in un certo senso, affascinato.<br />
Non dovrei parlare di “fascino”, e sicuramente non<br />
dovrei farlo oggi, dopo aver incontrato i parenti<br />
<strong>del</strong>le vittime di quella strage, averla collegata ad<br />
un altro doloroso episodio (l’incidente di<br />
Ramstein), e aver visto quanto dolore continua a<br />
provocare anche oggi.<br />
Non sarebbe però onesto nascondere che il<br />
mio sentimento nei confronti di questo fatto prima<br />
di affrontarlo nelle due conferenze tenute ad<br />
aprile, era il fascino che hanno tutte le storie irrisolte,<br />
misteriose, assurde e, soprattutto lontane.<br />
Quello che ho imparato dagli incontri su<br />
Ustica e dalla loro preparazione è che quella<br />
strage non è lontana per niente. Rimane irrisolta,<br />
certamente è assurda, per chi la guarda con<br />
distacco può essere affrontata come un mistero.<br />
Tutto è, tranne che lontana. Me ne sono accorta<br />
subito, al primo incontro con Elisabetta Lachina.<br />
Quando, nel giugno <strong>del</strong>l’anno scorso, lessi<br />
l’intervista di Elisabetta Lachina dove si diceva che<br />
non c’è Memoria nelle scuole per la strage di<br />
<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong><br />
Incontri per la Memoria: la strage di Ustica<br />
4<br />
Ustica – perché c’è troppo poco tempo e troppe<br />
cose da ricordare – decisi che lì noi, come<br />
Associazione, saremmo dovuti intervenire. Ero<br />
sicuramente influenzata da un mio interesse personale,<br />
fomentata dall’apprezzamento per i lavori<br />
di Marco Paolini, che Ustica l’ha raccontata, ma<br />
l’aiuto alla memoria collettiva, alla giustizia e alla<br />
scuola rientrava (e rientra) perfettamente negli<br />
obiettivi che la nostra Associazione si prefigge.<br />
Con questo spirito ho contattato Elisabetta<br />
Lachina, considerando che far arrivare la testimonianza<br />
su Ustica nel modo più chiaro e corretto<br />
possibile poteva essere un obiettivo condiviso da<br />
noi, <strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong>, e loro, Associazione dei<br />
parenti <strong>del</strong>le vittime.<br />
Al primo incontro con la signora Lachina,<br />
però, l’idea che avevo così chiara non lo è stata<br />
più.<br />
Lei è la figlia di due vittime <strong>del</strong>la strage.<br />
Due.<br />
Immagino non vi sfugga il fatto che essere<br />
figlio di due vittime implichi aver perso contemporaneamente<br />
tutti e due i genitori, i principali<br />
punti di riferimento, le principali fonti di affetto e<br />
sicurezza. Non solo: li avete persi per un motivo<br />
che ancora nessuno vi ha detto. Tra l’altro, nessuno,<br />
dopo trentadue anni, vi ha ancora telefonato<br />
per avvertirvi che i vostri genitori non ci sono più.<br />
Trentadue anni non valgono niente di fronte<br />
ad un evento così sconvolgente, e questo aspetto<br />
forse non lo avevo valutato abbastanza.<br />
L’impegno richiesto da questi incontri è<br />
stato per me più forte, non tanto per la documen-
tazione (è vero, capirci qualcosa è un conto, capire<br />
tutto è impossibile, ma in fondo eravamo lì per<br />
imparare) quanto per la responsabilità che ho iniziato<br />
a sentire nei confronti <strong>del</strong>le persone coinvolte<br />
e per la consapevolezza che al loro posto<br />
poteva esserci chiunque.<br />
Per un attimo ho anche pensato che studio<br />
e lavoro non mi avrebbero consentito dei dedicarmi<br />
alla cosa. Poi ho capito che fare un passo<br />
indietro sarebbe e<strong>qui</strong>valso a contribuire al silenzio<br />
di questi trentadue anni. Forse ho un po’ drammatizzato,<br />
ma la spinta è stata utile e, grazie al<br />
prezioso aiuto <strong>del</strong>la signora Lachina, siamo riusciti<br />
a realizzare la due conferenze di aprile.<br />
Venerdì 27 aprile, presso la Fornace Carotta<br />
di Padova, il dott. Rosario Priore, che per molti<br />
anni è stato giudice istruttore <strong>del</strong>la strage, ha<br />
ripercorso insieme ad Elisabetta Lachina la ricerca<br />
più che trentennale <strong>del</strong>la verità su Ustica. Nel corso<br />
<strong>del</strong>la conferenza è stata evidenziata la<br />
complessità <strong>del</strong> contesto internazionale in cui si<br />
colloca la vicenda e le difficoltà <strong>del</strong>le indagini,<br />
rallentate e talvolta rese impossibili da quello che<br />
è stato definito, negli anni, il “muro di gomma”.<br />
Particolarmente significativo risulta poi l’aspetto<br />
<strong>del</strong>le morti sospette collegate ad Ustica, tra cui<br />
vengono annoverate quelle <strong>del</strong> tenente colonnello<br />
Ivo Nutarelli e <strong>del</strong> tenente colonnello Mario<br />
Naldini, caduti per un incidente aereo a Ramstein<br />
durante uno spettacolo <strong>del</strong>le Frecce Tricolori, nel<br />
1988 – nello steso incidente morirono anche il<br />
capitano Giorgio Alessio e 67 persone che seguivano<br />
lo spettacolo, mentre 346 rimasero ferite.<br />
Nella mattinata di sabato 28 aprile, Rosario<br />
Priore ha poi incontrato alcuni studenti <strong>del</strong> liceo<br />
<strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong> insieme ad Elisabetta Lachina e Ivano<br />
Lachina (fratello di Elisabetta). Siamo stati particolarmente<br />
contenti di aver portato questa testimonianza<br />
tra le mura scolastiche, dal momento che<br />
<strong>del</strong>le quattro classi intervenute solamente cinque<br />
studenti avevano già sentito parlare <strong>del</strong>la strage<br />
<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong><br />
5<br />
CULTURA & INCONTRI<br />
di Ustica. La conferenza dedicata alla scuola si è<br />
svolta grazie all’aiuto degli studenti coinvolti nella<br />
redazione <strong>del</strong> giornale di istituto “Agorà”, che<br />
hanno accolto il nostro invito ad approfondire<br />
l’argomento e hanno preparato le domande da<br />
rivolgere a Rosario Priore e ai fratelli Lachina.<br />
L’esperienza, soprattutto per quanto riguarda<br />
i momenti dedicati agli studenti <strong>del</strong> Liceo, è<br />
stata molto soddisfacente e ci spinge a pensare a<br />
nuovi incontri che possano arricchire<br />
l’Associazione e gli studenti.<br />
Concludo con alcuni ringraziamenti. Innanzitutto<br />
grazie ad Elisabetta ed Ivano Lachina, alla<br />
loro famiglia, e all’Associazione dei parenti <strong>del</strong>le<br />
vittime, alcuni dei quali hanno voluto essere presenti<br />
agli incontri padovani. Grazie alla figlia di<br />
Aldo Davanzali, proprietario <strong>del</strong>la compagnia<br />
aerea Itavia, che ci ha fatto conoscere un altro<br />
aspetto <strong>del</strong> dramma, quello <strong>del</strong>la distruzione <strong>del</strong>la<br />
compagnia aerea. Grazie ai parenti <strong>del</strong>le vittime<br />
<strong>del</strong>l’incidente di Ramstein, che hanno voluto essere<br />
presenti per il legame che sentono con la<br />
vicenda di Ustica.<br />
Grazie poi ad Eleonora Riili ed Alvise Dalla<br />
Francesca Cappello, che hanno dato un contributo<br />
importantissimo per la riuscita degli incontri, ai<br />
ragazzi di Agorà che hanno lavorato per approfondire<br />
il tema, alla Preside che ha appoggiato il<br />
nostro progetto e alle classi che hanno partecipato<br />
alla conferenza dedicata alla scuola.<br />
Un importante grazie al dott. Rosario Priore,<br />
che con la sua esperienza e la sua dedizione ha<br />
saputo guidarci nella storia <strong>del</strong> caso di Ustica.<br />
Marina Bertolini<br />
http://www.stragediustica.info<br />
http://www.stragi80.it<br />
http://www.ramstein-1988.de<br />
Ivano Lachina, Rosario Priore ed Elisabetta Lachina
STORIA & RACCONTI<br />
<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong><br />
IL TRENO<br />
Pubblichiamo un estratto <strong>del</strong>l'ultimo capitolo dal libro di Mario Simonato:<br />
"Terra Dura - memorie radenti al suolo", Caosfera Edizioni, Vicenza 2012<br />
«È questo il treno?»<br />
«Sì», rispose il Padre, anche in questo caso di poche parole.<br />
<strong>Gli</strong> diede una bareta, che voleva essere una carezza, e<br />
un pissegoto sulla guancia, che voleva essere un bacio; ai Campi<br />
Alti, infatti, non si davano baci. I soliti smancerosi baci. Ai<br />
Campi Alti si baciava con le mani, al più con le braccia, quando il<br />
dolore lancinava. Poi il Padre l’aiutò a salire, caricandogli la valigia,<br />
oggetto inutile, perché, per le quattro strasse che portava<br />
con sé, poteva limitarsi a un fagotto; ma gli avevano detto che<br />
era l’uso e che un viaggiatore senza valigia non è propriamente<br />
un viaggiatore. Giù, dalla pensilina, il Padre lo salutò con la mano.<br />
Anche Lui lo salutò con la mano. In silenzio. Il treno, sferragliando,<br />
partì. Dal finestrino vide il genitore, immobile, che lo<br />
guardava con un’ombra di tristezza sul volto e si faceva sempre<br />
più piccolo, mentre il treno prendeva sempre più fiato. Poi sparì.<br />
E allora capì chi era quel Padre che gli aveva insegnato la profondità<br />
<strong>del</strong> silenzio e la dedizione senza<br />
smancerie: padre di magre risa, quel tuo<br />
figlio ancora piange <strong>del</strong> tuo silente pianto<br />
nel giorno <strong>del</strong>la vuota partenza. E quello<br />
che tu non hai detto, lo dirà Lui per te nel<br />
trono <strong>del</strong>la Luce.<br />
Il treno prese a galoppare. Lui<br />
lasciò il finestrino e si sedette, in un<br />
cantuccio, sul sedile di legno <strong>del</strong>lo scompartimento.<br />
Solo allora si accorse dei<br />
compagni di viaggio: un signore dagli<br />
enormi mustacchi ingessati, parodia d’un<br />
regale tramonto, una signora dai lavari di<br />
fuoco, le gambe accavallate e le tette<br />
che duravano gran fatica a rimanere<br />
prigioniere <strong>del</strong> corpetto; infine,<br />
nell’angolo opposto, un frate dalla lunga<br />
barba, il volto immerso nella lettura d’un<br />
libriccino, ma che, a volte, saettava ovunque<br />
lo sguardo, con una certa predilezione<br />
per le tette mezze fuori <strong>del</strong>la<br />
signora.<br />
Il treno ora volava in mezzo alla<br />
campagna. Dal finestrino si vedevano<br />
sfilare in fuga case, alberi, ciminiere, prati, boschi, specchi<br />
d’acqua, e ancora case e alberi. I fili <strong>del</strong> telegrafo, anche loro in<br />
fuga, sembravano planare velocemente verso il basso, poi, con<br />
uno scarto improvviso, riprendevano dall’alto la folle rincorsa.<br />
Scorse in lontananza il campanile <strong>del</strong>la sua pieve; gli parve di<br />
vedere, persino, l’alto noce che sovrastava la casa paterna, che<br />
non avrebbe più rivista. Vide sfaldarsi nella bruma <strong>del</strong> mattino la<br />
torre <strong>del</strong>l’amato Castello. Ripensò ai giochi, là nelle latebre<br />
<strong>del</strong>l’immenso salone qual gli appariva in quella verde età, e rivide<br />
il dolce volto <strong>del</strong>le contesse che amavano favellare di glorie passate.<br />
Altri volti cominciarono ad affacciarsi e guardare ammiccanti:<br />
il volto sofferto di Arminio che stava per morire, il volto segaligno<br />
di Tujo, dall’animo smarrito. [...]<br />
E ancora volti, un turbinio di volti che sembravano implorare:<br />
«Fermati! No, non andare! Rimani ancora un po’…» Trontron,<br />
tron-tron cadenzavano le rotaie, mentre su in alto i fili <strong>del</strong><br />
telegrafo accompagnavano il ritmo con la loro danza convulsa. E<br />
dietro i volti, ecco apparire un mondo di oggetti, di voci, di sensazioni,<br />
l’arcano mondo dei suoi Campi Alti: i lieti tepori <strong>del</strong>la stalla,<br />
6<br />
il fastoso bailamme <strong>del</strong>la barchessa, le umane favelle lungo le<br />
strade, il canto altissimo <strong>del</strong>l’allodola, i garriti serali <strong>del</strong>le rondini,<br />
l’allegro vociare nel gioco <strong>del</strong> cuco, il segreto nascondiglio nel<br />
casoto <strong>del</strong> cane. E gli occhi supplici di Bobi III° quando morì. A<br />
Lui si riempirono di lacrime quando Cesco lo fece secco. Guaiva<br />
da alcuni giorni, come un licantropo, che ti cavava il cuore; persino<br />
le cicale zittirono al sentirlo piangere e, di notte, la soeta lo<br />
stava ad ascoltare. Allora Zi-piero chiamò Cesco che aveva la<br />
schioppa. La schioppa fece il suo dovere e Bobi III° prima di<br />
spirare cercò con lo sguardo l’ultima luce; poi raggiunse in paradiso<br />
i suoi padri, proprio come fanno i cristiani, quelli buoni, perché<br />
Bobi III° era un cane buono e non fece male a nessuno,<br />
neanche ai ladri di polli [...] Swooon! Lo strepere nero d’un treno<br />
che procedeva in senso contrario lo fece sobbalzare, disperdendo<br />
i cari pensieri. Ritornò al presente di quel piccolo mondo che<br />
ora accompagnava il suo viandare: gli occhi <strong>del</strong> frate continuavano<br />
a saettare e le tette <strong>del</strong>la signora<br />
continuavano a urlare la loro sete di<br />
libertà. Nessuno parlava. S’udiva solo il<br />
rombo <strong>del</strong>le ruote sulle rotaie. L’uomo<br />
dai mustacchi ingessati guardò l’orologio<br />
che aveva al polso e fece una smorfia, la<br />
signora si accese una sigaretta con quelle<br />
sue mani dalle unghie di fuoco, il frate<br />
le guardò le tette e rovesciò gli occhi al<br />
cielo. Il treno proseguiva la sua corsa<br />
come un forsennato e continuavano a<br />
sfilare, in fuga vertiginosa, alberi case<br />
prati filari case case cimiteri. Più lontano,<br />
invece, il mondo scorreva più lento; le<br />
case, gli alberi, gli specchi d’acqua sembravano<br />
attardarsi indolenti, ombre scivolavano<br />
lungo i pendii accarezzando<br />
boschi e case sparse, lasciando dietro di<br />
sé plaghe di luce abbacinata. Si lasciò<br />
cullare dall’ebbrezza <strong>del</strong>la fuga. Avrebbe<br />
voluto che il treno non si fermasse mai.<br />
Un viaggio lungo una vita. Seduto in uno<br />
scompartimento, con alcuni passeggeri<br />
che facevano i fatti loro, una valigia che<br />
non era poi così necessaria, gli sarebbe piaciuto andare senza<br />
posa e senza meta, oltrepassare paesi, montagne, pianure, e<br />
ancora paesi e paesi. La brama <strong>del</strong>la novità appena si stemperava<br />
con l’ansia <strong>del</strong>l’ignoto e le nostalgie <strong>del</strong> piccolo mondo agreste<br />
che si allontanava sempre più; volti e oggetti si sarebbero<br />
offuscati in una lontananza librata nel vuoto. Lo prese un desiderio<br />
di assopimento, cullato da quella regolare e indefinita velocità.<br />
Le ruote <strong>del</strong> treno giravano all’impazzata e anche il tempo sembrava<br />
correre come un forsennato portandosi via i luoghi<br />
<strong>del</strong>l’infanzia, di cui sarebbe rimasto un quadro incorniciato dal<br />
finestrino d’uno scompartimento. [...]<br />
«Dove vai?» gli chiese, dopo un lungo silenzio, la signora con<br />
una voce un po’ roca, ma carezzevole.<br />
«Vado a ***»<br />
«Solo?»<br />
«Sì.»<br />
«Non hai paura?»<br />
Lui non rispose, ma avrebbe voluto chiederle: quanto<br />
manca a quella stazione? Si arriverà mai? Valeva la pena andar-
sene dai luoghi amati? Si limitò a guardarla negli occhi, che erano<br />
dolci. E pensò che doveva essere una buona signora, nonostante<br />
i lavari rossi e le tette che volevano scivolare fuori dal<br />
vestito; senz’altro più buona di quelle donne vestite di nero dalla<br />
sbessola ai garitoli, che ti dicono sempre su, e che non devi fare<br />
questo e quello, proprio come don Sissola.<br />
«Non ti dispiace lasciare il tuo paese?» gli chiese.<br />
Ancora una volta Lui, schivo e timoroso, non rispose.<br />
Anche perché dai Campi Alti aveva ereditato magre parole, scabri<br />
gesti, pose aggrottate, rustiche fissità. Guardò fuori e lasciò<br />
smarrire gli occhi nel paesaggio in corsa. Sì, gli dispiaceva aver<br />
lasciato quel suo piccolo mondo, anche se l’ignoto continuava ad<br />
affascinarlo, attirandolo a sé con la speranza di nascere a una<br />
nuova vita, come diceva Arminio. <strong>Gli</strong> dispiaceva perché quel<br />
piccolo mondo di cose e sensazioni si sarebbe, forse, perduto,<br />
assieme alle parole che l’avevano accompagnato.<br />
Il treno continuava a macinare chilometri di strada ferrata<br />
col suo ritmo ossessivo. In cielo era apparsa una nuvolaglia obesa,<br />
che si affastellava in ovattate e in<strong>qui</strong>ete forme, a tarpare<br />
sguardi avidi di luce. La signora dai lavari di fuoco scese alla<br />
penultima fermata.<br />
«Buona fortuna!» disse prima di scendere, facendogli<br />
una carezza sulla guancia. Dal finestrino la vide allontanarsi, a<br />
passi brevi e affrettati, sugli alti tacchi a spillo. Chi poteva essere<br />
quella strana signora, piuttosto eccentrica, ma dall’aria così buona?<br />
Dov’era diretta?<br />
Il treno riprese la sua corsa. Era rimasto solo, lì, in quello<br />
scompartimento: un qualsiasi scompartimento di un qualsiasi<br />
treno che correva all’impazzata per le strade <strong>del</strong> mondo. Nessuno<br />
può fermare questo treno, pensò. Come nessuno può fermare<br />
un uomo che va verso il futuro. In quell’istante ebbe la sensazione<br />
che il lungo attimo <strong>del</strong>l’infanzia stesse per finire, mentre gli si<br />
affacciava una storia incerta. Era ancora un ragazzo; ma in quel<br />
treno avvertì per la prima volta l’in<strong>qui</strong>etudine <strong>del</strong>l’avvenire. Per-<br />
<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong><br />
Ricordo di Lino Lazzarini<br />
7<br />
STORIA & RACCONTI<br />
ché quel treno, che portava irrimediabilmente lontano dal mondo<br />
<strong>del</strong>l’infanzia, non si poteva fermare. E sentì che la distanza si<br />
caricava di addii. Non capiva se tristi o assetati di attese.<br />
Su, in alto, il cielo s’era fatto livido di rabbia e una nuvola<br />
molto imbronciata si mise in capo di seguire il treno. Quando lo<br />
raggiunse, gli scaraventò addosso una pioggia torrenziale. Per<br />
fortuna Lui non si trovava ai Campi Alti, dove la pioggia non era<br />
una favola bella che intesseva sinfonie su ginestre fulgenti, ma<br />
un castigo di Dio che ti brombava tutto e ti penetrava sino alle<br />
ossa, quasi volesse spolparle. Ora, ben protetto nel suo scompartimento,<br />
poteva godersi quel trambusto e la pioggia poteva<br />
pur sbattere sui finestrini e sulle spesse lamiere <strong>del</strong> treno. Rimase<br />
immobile a guardare quel pulviscolo d’acqua che annebbiava<br />
ogni cosa. E mentre correva verso l’ignoto, sentì che anche dentro<br />
la sua anima volti, avvenimenti, oggetti, voci dei suoi Campi<br />
Alti si sarebbero persi in una indefinita nebbia, fatti lentamente<br />
mondo remoto, cose smarrite in un paese straniero. Sarebbe<br />
rimasto solo un alone nostalgico e un po’ struggente: linee evanescenti<br />
che avrebbero implorato un po’ di cortese compagnia.<br />
Ma sbucate dalla galleria dei ricordi, si sarebbero sfaldate al<br />
primo fiotto d’aria fresca.<br />
Il fischio <strong>del</strong>la locomotiva lo risvegliò di soprassalto. La<br />
pioggia era cessata e su, in alto, splendeva il sole. Erano rimaste<br />
solo alcune nuvolette ironiche che vagavano per diporto, arabescando<br />
un cielo di smalto. La fuga <strong>del</strong>le cose andò lentamente<br />
arrestandosi, come la danza dei fili <strong>del</strong> telegrafo. Il suo cuore<br />
cominciò a pulsare più forte, perché capì che quella laggiù, in<br />
fondo, era la stazione d’arrivo. Il treno, sferragliando, si fermò.<br />
Aprì il finestrino e un brusio di campane lo avvolse.<br />
Si guardò attorno. Poi guardò lungo la pensilina.<br />
Non c’era nessuno ad aspettarlo.<br />
“Terra dura” è ac<strong>qui</strong>stabile online e presso la libreria Pangea a Padova,<br />
in Via San Martino e Solferino (di fronte al Cinema Teatro Concordi)<br />
Quando demmo l'addio a Lino Lazzarini ci trovammo in molti. Eravamo vecchi<br />
compagni di liceo, il glorioso <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong>, da cui eravamo usciti almeno cinquant'anni fa.<br />
Ma pareva fosse ieri, perché stavamo ancora con lui, come se non ci fossimo mai persi.<br />
Lo salutammo in silenzio, commossi per quel che ci aveva dato, senza enfasi; riconoscenti per quello che ci<br />
aveva insegnato.<br />
Ho passato molto tempo con lui, anche fuori <strong>del</strong>la scuola, ho collo<strong>qui</strong>ato con uno scambio di confidenze<br />
amicali, con la sua affabilità, col suo sorriso bonario, con l'affetto che trasmetteva senza mostra, con la<br />
scienza <strong>del</strong>l'umano che affascinava in modo coinvolgente.<br />
Ho rivisitato con lui vecchi ricordi che sembravano obsoleti e ho trovato in lui una straordinaria,<br />
eccezionale memoria, fino all'ultimo, di quelli che potevano essere insignificanti episodi di scuola, ma che<br />
davano il segno <strong>del</strong>l'intensità e <strong>del</strong>la serietà e <strong>del</strong>l'impegno<br />
<strong>del</strong>la sua vita di insegnante. Un Maestro, con la<br />
M maiuscola, di quelli che con la loro scomparsa fanno<br />
capire che col rimpianto è rimasta la certezza <strong>del</strong>la fine di<br />
un'epoca.<br />
Sono stato con lui fino ai suoi ultimi momenti,<br />
ammirato dalla dignità e dalla serenità con cui ha affrontato<br />
dolore e sofferenze, in un silenzio che trasmetteva<br />
più che parole.<br />
Spero di ritrovarlo, un giorno, per continuare i<br />
nostri incontri.<br />
Toto La Rosa
RIFLESSIONI & ATTUALITÀ<br />
<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong><br />
Questione di pelle: il corpo tra bellezza e violenza<br />
di ROMEO GALASSI<br />
Cos’è un corpo? Cos’è il corpo? Come<br />
penso e sento io il mio corpo? Come penso e<br />
sento il corpo altrui? Queste domande ci fanno<br />
subito capire che “corpo” è il nome, l’etichetta<br />
con cui si denomina una entità materiale: nel<br />
caso degli umani (ma non solo), un complesso,<br />
un insieme, un sistema di relazioni che intercorre<br />
tra ossa, muscoli, nervi, ecc. Ma, dal nostro<br />
punto di vista, cioè quello <strong>del</strong> semiotico e <strong>del</strong><br />
linguista contemporaneamente, il termine<br />
“corpo” rinvia necessariamente a ciò che esso<br />
significa, dunque al suo contenuto, ovvero al<br />
suo concetto.<br />
Secondo una regola fissa <strong>del</strong>le lingue<br />
storico-naturali ogni nomen possiede inevitabilmente<br />
più di un significato (cosa che può<br />
essere verificata empiricamente in qualsiasi<br />
istante); così, in Omero, il corpo era soma; ma<br />
soma significava anche “corpo morto”,<br />
“cadavere (umano)”, in contrapposizione a<br />
demas, cioè “corpo vivo”, ma anche “vita”,<br />
“struttura <strong>del</strong>le membra”, “persona”, “figura”,<br />
“forma”, “aspetto”, e via dicendo. Come si vede,<br />
la polisemia rappresenta, oltre che una<br />
condizione tipica e universale <strong>del</strong>le lingue<br />
storico-naturali, anche un’istanza di economia<br />
comunicativa (la lingua non è semplicemente<br />
una nomenclatura) 1 . Altro esempio quello <strong>del</strong><br />
latino corpus, che significa “corpo”, “sostanza<br />
materiale” (in contrapposizione ad animus/<br />
anima), “corpo di essere animato”, “vivente”,<br />
“persona”, ma, ancora una volta, “cadavere”,<br />
“salma”. Anche in inglese corpse significa<br />
“cadavere”.<br />
<strong>Gli</strong> esempi possono essere moltiplicati<br />
notevolmente. Ma ciò che ci appare sconcertante<br />
è il fatto che, nonostante “corpo” rimandi<br />
anche al concetto di “cadavere”, noi continuiamo<br />
a dire che ci sentiamo vivi perché, in fondo,<br />
abbiamo un corpo che si muove, che agisce<br />
nello spazio-tempo, che si pone e si propone<br />
come qualcosa di fruibile socialmente: il nostro<br />
corpo non è mai solo mio o tuo, ma è anche<br />
degli altri, perché il corpo ha una valenza cultu-<br />
8<br />
rale, cioè collettiva e non solo soggettiva.<br />
François Jullien 2 sostiene che la nostra<br />
civiltà occidentale ha elaborato concetti deviati<br />
e devianti circa alcune caratteristiche <strong>del</strong> nostro<br />
corpo materiale: egli dice, ad esempio, che noi<br />
abbiamo un concetto sbagliato <strong>del</strong> corpo nudo<br />
e, di conseguenza, <strong>del</strong> concetto stesso di nudo.<br />
Per Jullien infatti il nudo viene comunemente<br />
interpretato come assenza di vestimenta atte a<br />
ricoprire il corpo; in una spiaggia di nudisti,<br />
proprio per questo, si ritiene, impropriamente,<br />
di essere di fronte al nudo totale. In realtà,<br />
invece, si è di fronte ad una spettacolarizzazione<br />
pellicolare di quello che è il nostro corpo. <strong>Gli</strong><br />
unici nudi veri e propri, semmai, stanno nelle<br />
tavole anatomiche di Andrea Vesalio, dove i<br />
corpi compaiono e sono visti privi di pelle.<br />
Il nudo, pertanto, secondo la nostra cultura,<br />
assume la forma di una rappresentazione <strong>del</strong>la<br />
assenza di vestiti o di qualsiasi copertura: in tal<br />
caso, il corpo fa mostra di sé, è monstrum, è<br />
mostruoso, ma rimane pur sempre all’interno di<br />
un involucro, cioè la pelle. Già, la pelle, <strong>del</strong>la<br />
quale parleremo in seguito.<br />
Va anche detto che l’uomo, in generale,<br />
non sempre ha una corretta percezione <strong>del</strong> proprio<br />
corpo e/o <strong>del</strong>le sue parti; egli, infatti, non<br />
ha percezione, ad esempio, <strong>del</strong> pancreas: sa di<br />
averlo perché qualcuno glielo ha detto. Si pensi,<br />
tra l’altro, che attraverso differenti ambienti<br />
culturali storicamente determinati, gli organi<br />
preposti all’insorgenza <strong>del</strong>l’innamoramento<br />
(e anche <strong>del</strong> ‘mal d’amore’), sono stati diversi: il<br />
fegato, il cuore (che ancora oggi fa rima con<br />
‘amore’), il cervello, la percezione quasi olfattiva<br />
dei ferormoni, ecc.<br />
Dunque, il concetto di ‘corpo’ è estremamente<br />
complesso e complicato. Per Baudrillard<br />
“Il corpo è un carniere di segni e il segno è un<br />
corpo disincarnato” 3 : affermazione assai<br />
intrigante perché ci spiega come, in fondo, il<br />
corpo di per sé possa essere segno e portatore<br />
di segni e perciò di significati, pur tenendo<br />
presente che vi sono segni che, per essere tali,
non necessitano <strong>del</strong> corpo.<br />
E’ giusto segnalare, inoltre, un saggio di<br />
M. Sbisà 4 , la quale interpreta il corpo come testo,<br />
cioè come qualcosa suscettibile di una<br />
(qualche) lettura. Su questo ho qualche perplessità<br />
e qualche resistenza, poiché va di moda<br />
oggi (e si tratta di una moda sempliciotta) il<br />
ritenere che un qualsiasi oggetto possa costituire<br />
un testo: si tratta di una forma di ideologia<br />
(cioè di una “falsa coscienza”, come diceva<br />
Rossi-Landi) 5 secondo la quale tutto è testo,<br />
tutto è linguaggio e non si fa distinzione tra<br />
linguaggio e lingua. Si pensi a espressioni come<br />
“il linguaggio dei fiori”, “il linguaggio <strong>del</strong>la<br />
moda”, “il linguaggio <strong>del</strong> cinema”: non ci si<br />
chiede che lingua parlino i fiori, la moda, il<br />
cinema – la qual cosa, nel 2012, fa tenerezza.<br />
Esemplare, da questo punto di vista, è il<br />
lavoro di H. Blumenberg 6 , La leggibilità <strong>del</strong><br />
mondo: un titolo ingannevole, poiché il suo autore,<br />
in verità, sostiene che il mondo non è un<br />
libro e dunque non è leggibile (se poi davvero<br />
lo fosse, chi avrebbe scritto quel libro e perché?<br />
Metafisica a buon mercato). Al livello <strong>del</strong> pensiero<br />
comune, è facile supporre che qualsiasi<br />
cosa possa essere letta: ciò perché l’uomo<br />
sottopone le cose ad una serie di osservazioni e<br />
di regole dettate culturalmente. In realtà noi<br />
<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong><br />
9<br />
possiamo leggere solo ciò che è culturalizzato<br />
e, nelle diverse culture, si danno letture diverse<br />
<strong>del</strong>la stessa cosa 7 . Sono le differenze non indifferenti<br />
tra le diverse culture che ci costringono<br />
a leggere, cioè a pertinentizzare, a semantizzare,<br />
dunque ad attribuire senso 8 agli oggetti <strong>del</strong><br />
mondo; e l’oggetto Corpo non può sottrarsi a<br />
questa inevitabile sorte. Al punto che tutto ciò<br />
che non ci appare culturalizzato secondo le<br />
nostre regole, dunque tutto ciò che per noi non<br />
fa parte <strong>del</strong>la nostra cultura, sembra appartenere<br />
non ad altra cultura , ma a qualcosa che è<br />
anticultura. 9 Nella vita di tutti i giorni traspare<br />
con evidenza la paura terribile <strong>del</strong>l’altro, <strong>del</strong><br />
diverso.<br />
Continua nel prossimo numero<br />
1 Sul concetto (erroneo) di Lingua, intesa come pura nomenclatura, cfr. Saussure 1970: 26, 83, 89-90, 535, n. 74, 129, 132.<br />
2 Cfr. Jullien 2004.<br />
3 Cfr. Baudrillard 1976.<br />
4 Cfr. Sbisà 2005.<br />
5 Cfr. Galassi 2003-2004.<br />
6 Cfr. Blumenberg 1984.<br />
7 Cfr. Galassi 1977, Garroni 1978, Galassi 2012.<br />
8 Sulla questione <strong>del</strong>la ‘attribuzione di senso’ cfr. Galassi 1991.<br />
9 Su ciò, cfr. Lotman-Uspenskij 1987.<br />
Bibliografia<br />
RIFLESSIONI & ATTUALITÀ<br />
Baudrillard, J. , 1976, L’échange symbolique et la mort, Paris.<br />
Blumenberg, H. , 1984, La leggibilità <strong>del</strong> mondo, Bologna.<br />
Galassi, R. , 1977, Alcune considerazioni sul rapporto tra ambiente e produzione linguistica, in Ferrara,<br />
Galassi, R. , 1991, Osservazioni sul concetto di ‘interpretazione’ in C. S. Peirce e L. Hjelmslev, in AA. VV. ,<br />
Ethos e cultura, vol. II, Padova: 663-676.<br />
Galassi, R. , 2012, La Creatività governata da regole secondo Garroni, ovvero: scelte coscienti di pertinentizzazione dei<br />
Contenuti, Lanciano.<br />
Garroni, E. , 1978, Creatività, “Enciclopedia Einaudi”, IV vol. , Torino: 25-99.<br />
Jullien, F. ,2004, Il nudo impossibile, Roma.<br />
Lotman, J. M. Uspenskij, B. A. , 1987, Tipologia <strong>del</strong>la cultura, Milano.<br />
Saussure, F. de,1970, Corso di linguistica generale, Bari.<br />
Sbisà, M, 2005, Corpo e testo, in Marrone, G., Il discorso <strong>del</strong>la salute, Roma: 69-78.
VARIE ED EVENTUALI<br />
<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong><br />
Il Comitato Cultura vi aspetta…<br />
Sabato 22 settembre, a partire dalle 11.00<br />
Visita a Villa dei Vescovi e all’Abbazia di Praglia<br />
Il nuovo anno <strong>del</strong> Comitato Cultura inizierà con una visita a due bellezze dei nostri colli: la suggestiva Abbazia<br />
benedettina di Praglia e la splendida Villa dei Vescovi, recentemente restaurata e restituitaci in tutta la sua bellezza dal<br />
FAI – Fondo Ambiente Italiano. Al fine di permettere una migliore organizzazione, la prenotazione a questa visita è<br />
obbligatoria e potrà essere effettuata via email (cultura@amici<strong>del</strong>titolivio.it) oppure telefonicamente al numero 3467537878<br />
(attivo al sabato).<br />
Domenica 30 settembre - SCADENZA<br />
Concorso Fotografico “Fiat lux – LUCE!”<br />
Affrettatevi a consegnare le vostre fotografie presso i negozi RCE!<br />
Giovedì 18 ottobre, ore 21.00 – aula magna <strong>del</strong> liceo <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong><br />
La Sacra Sindone, un enigma ancora da risolvere – conferenza di Francesco<br />
Sormani Zodo<br />
L’incontro nasce dallo studio condotto per passione dal nostro socio Francesco<br />
Sormani Zodo, che condividerà con noi i suoi studi e ci guiderà alla scoperta<br />
<strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>la Sindone e dei segreti che ancora oggi nasconde. Sono invitati i<br />
soci e tutta la cittadinanza.<br />
Giovedì 15 novembre, ore 21.00 – aula magna <strong>del</strong> liceo <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong><br />
Terra dura, memorie radenti al suolo – presentazione <strong>del</strong> libro di Mario<br />
Simonato<br />
Il racconto <strong>del</strong>la nostra terra che si presenta ricca di storie, esperienze e<br />
affascinanti sogni letterari, presentati nel primo libro di Mario Simonato. La serata<br />
è aperta ai soci, agli amici e alla cittadinanza.<br />
Venerdì 14 dicembre, ore 19.00 – aula magna <strong>del</strong> liceo <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong> [da verificare]<br />
Fiat lux – LUCE! - Premiazione <strong>del</strong> III Concorso Fotografico de “<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong>”<br />
Torna il tradizionale concorso fotografico <strong>del</strong>l’Associazione, giunto quest’anno alla sua terza edizione grazie alla<br />
preziosa collaborazione dei negozi RCE e l’esperienza di Mario Dal Molin, presidente <strong>del</strong> Fotoclub di<br />
Padova. Il tema di quest’anno è ispirato ad un elemento particolarmente caro ai fotografi: la luce. Il termine per la<br />
consegna <strong>del</strong>le fotografie è il 30 settembre 2012.<br />
14 – 21 dicembre – aula magna <strong>del</strong> liceo <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong>[da verificare]<br />
Fiat lux – LUCE! - Mostra Fotografica<br />
Le fotografie di tutti i partecipanti al concorso fotografico verranno esposti nell’aula magna <strong>del</strong> Liceo <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong> nella<br />
settimana precedente la pausa natalizia: un sincero ringraziamento al Liceo per l’opportunità che ci viene offerta.<br />
Colgo inoltre l’occasione per anticipare alcuni appuntamenti previsti per i primi mesi <strong>del</strong> 2013.<br />
Alla fine <strong>del</strong> mese di gennaio è prevista la consueta visita alla mostra di Palazzo Zabarella, quest’anno dedicata a<br />
De Nittis - le adesioni verranno raccolte a partire dal mese di dicembre. Nel mese di febbraio torneranno gli<br />
appuntamenti teatrali al <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong>: speriamo di fare cosa gradita al pubblico dei soci e dei padovani, che potranno godersi<br />
gli spettacoli nell’accogliente cornice <strong>del</strong> liceo, che contribuisce sempre di buon grado a rendere vivo il centro storico <strong>del</strong>la<br />
nostra città.<br />
In questo numero <strong>del</strong> Periodico, inoltre, avete avuto l’occasione di conoscere la Fondazione De Leo (pagina XXX),<br />
con cui stiamo avviando una collaborazione che speriamo lunga e fruttuosa. I nostri primi passi insieme saranno rappresentati<br />
da una tavola rotonda organizzata per il mese di aprile e un’iniziativa in favore degli studenti <strong>del</strong> liceo, iniziativa che potrebbe<br />
concretizzarsi con un incontro al cinema per alcune classi <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong>, indicativamente nel mese di febbraio. Tale proposta<br />
verrà discussa con la Preside <strong>del</strong> Liceo e intrapresa se ritenuta coerente con gli impegni previsti dai docenti.<br />
Come di consueto, le comunicazioni relative a tutte le iniziative in programma verranno inviate ai soci via email o a<br />
mezzo posta. Qualora foste interessati a partecipare alle iniziative segnalate, suggerisco sempre un’ informale verifica di<br />
eventuali variazioni di luogo o orario, per aiutarci a raggiungervi tutti!<br />
Arrivederci a presto!<br />
Marina Bertolini<br />
14
Cari <strong>Tito</strong>liviensi, ex <strong>Tito</strong>liviensi e non solo, approfitto<br />
di questo spazio gentilmente concessomi per parlarvi di una<br />
giovane associazione che si occupa di un tema intimo e<br />
molto spesso trascurato dalla maggior parte <strong>del</strong>le persone e<br />
dai media perché considerato una specie di tabù o per lo<br />
meno qualcosa di cui è meglio o preferibile non parlare, cioè<br />
la morte.<br />
Ebbene si, nel 2007 per volere di Cristina e Diego De<br />
Leo, due genitori che hanno perso i loro figli in modo tragico,<br />
e grazie all’aiuto di tanti loro amici e volontari, è stato fondato<br />
il De Leo Fund. Si tratta di un’associazione che ha come<br />
scopo primario quello di fornire un aiuto concreto a tutte<br />
quelle persone che hanno subito eventi luttuosi di carattere<br />
traumatico, quali morti per incidenti stradali, suicidi, incidenti<br />
sul lavoro, catastrofi naturali.<br />
Abbiamo intrapreso questa strada, assieme a Diego<br />
e Cristina, perché siamo fermamente<br />
convinti <strong>del</strong>l’importanza<br />
di fornire un aiuto valido e qualificato<br />
a coloro che sono<br />
“sopravvissuti” alla morte tragica<br />
e improvvisa di una persona<br />
cara, come un genitore, un<br />
fratello o un amico.<br />
La condivisione di<br />
storie, ricordi, esperienze e<br />
sentimenti determina una naturale<br />
capacità di superare i momenti<br />
più difficili <strong>del</strong>la vita, ed è<br />
<strong>qui</strong>ndi fondamentale al fine<br />
<strong>del</strong>l’elaborazione di un lutto.<br />
Ciò è ancora più vero quando<br />
avviene tra persone che stanno<br />
soffrendo gli stessi dolori e che condividono la loro esperienza<br />
in un ambiente sicuro, empatico e di supporto.<br />
Spesso inoltre ci si chiede “come posso aiutare il mio<br />
amico che ha subito una tragica perdita?” o “Cosa gli posso<br />
dire e quando è il momento giusto per affrontare certi discorsi?”.<br />
Purtroppo capita a tutti di farsi queste domande, e<br />
rispondere a volte non è facile, ma è necessario per riuscire<br />
a portare conforto, nel modo giusto, al nostro caro.<br />
In questi anni primi anni abbiamo operato prevalentemente<br />
in Veneto, e siamo riusciti a creare con l’aiuto<br />
concreto <strong>del</strong>la Regione una rete di professionisti formati<br />
nell’assistenza alle persone che hanno subito un lutto<br />
traumatico, e particolarmente competenti nella conduzione di<br />
gruppi di supporto, che rappresentano una risposta assistenziale<br />
appropriata a questo tipo di situazioni. I professionisti<br />
sono divenuti referenti locali nelle varie province e si occupano<br />
in prima persona <strong>del</strong>la formazione di altri operatori, contribuendo<br />
così a estendere sul territorio l’opportunità di dare<br />
aiuto alle persone in lutto.<br />
E` stata inoltre attivata nella nostra Sede in Riviera<br />
Mugnai 8 a Padova, il NUMERO VERDE 800 168 678 che<br />
rappresenta il primo momento di contatto tra i sopravvissuti<br />
<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong><br />
De Leo Fund Onlus<br />
15<br />
VARIE ED EVENTUALI<br />
che cercano aiuto e gli operatori <strong>del</strong>la De Leo Fund, i quali<br />
sono a disposizione per fornire assistenza ed informazioni<br />
con il seguente orario: dal Lunedi al Venerdì dalle 9 alle 13<br />
e dalle 15 alle 19.<br />
Il numero verde, attivato nel giugno 2011 si è<br />
dimostrato uno strumento efficace: finora hanno chiamato<br />
circa 400 persone, che rappresenta una media di 35 chiamate<br />
al mese.<br />
Lo scorso Aprile è stato siglato un accordo con la<br />
sede regionale veneta <strong>del</strong>l’INAIL, che prevede una serie<br />
d’incontri di assistenza, tutoraggio e sensibilizzazione tenuti<br />
dai professionisti <strong>del</strong>la nostra associazione e rivolti ai loro<br />
dipendenti (medici, infermieri, assistenti sociali). Questo<br />
perché la morte in ambiente di lavoro è un evento particolarmente<br />
tragico, che comporta un difficile percorso di elaborazione<br />
e spesso l’ac<strong>qui</strong>sizione di nuovi e<strong>qui</strong>libri familiari. In tal<br />
senso si rivela fondamentale la<br />
promozione di interventi di<br />
sostegno sociale e psicologico<br />
a favore dei familiari <strong>del</strong>le<br />
vittime di incidenti sul lavoro.<br />
La De Leo Fund mette inoltre a<br />
disposizione i suoi professionisti,<br />
attraverso il numero verde,<br />
per l’accoglienza e il sostegno<br />
ai sopravvissuti.<br />
Un ulteriore progetto in<br />
corso di elaborazione prevede<br />
la realizzazione di un corso<br />
di formazione di volontari<br />
allo scopo di consentire<br />
l’attivazione di uno SPAZIO DI<br />
ASCOLTO/HELP-LINE, per<br />
poter dare immediato supporto ai sopravvissuti di lutti tragici,<br />
soprattutto nell’immediatezza <strong>del</strong>l’evento traumatico. Tra le<br />
nostre iniziative sono previsti altri corsi di formazione sul<br />
lutto che avranno luogo sia nella nostra sede di Padova,<br />
che a livello regionale, per contribuire ad accrescere<br />
competenze umane e professionali nell’ambito <strong>del</strong> sostegno<br />
ai sopravvissuti.<br />
Uno dei nostri principali obiettivi per il prossimo futuro<br />
è riuscire ad essere maggiormente presenti e di aiuto per la<br />
scuola, per questo ci piacerebbe che i docenti, ma soprattutto<br />
i ragazzi si sentissero liberi di dare suggerimenti e<br />
idee per riuscire ad essere il più possibile presenti e<br />
d’aiuto quando ne sentono il bisogno.<br />
I nostri contatti sono:<br />
Il sito Internet: http://www.<strong>del</strong>eofundonlus.org/<br />
L’indirizzo e-mail: info@<strong>del</strong>eofundonlus.org<br />
E il NUMERO VERDE 800 168 678<br />
Andrea Martini<br />
Responsabile “Attività Giovanili e Scuola” De Leo Fund
Membri <strong>del</strong> Consiglio Direttivo<br />
Mario Simonato (Presidente),<br />
Carlo Alberto Lentola<br />
(Vicepresidente),<br />
Leonardo Bruni (Segretario),<br />
Marina Bertolini (Tesoriere),<br />
Maria Pia Bernardi,<br />
Romeo Galassi,<br />
Giuseppe Iori, Salvatore La Rosa,<br />
Gian Paolo Prandstraller,<br />
Alessandro Zanella<br />
COMITATO PER LE ATTIVITA CULTURALI:<br />
Michele Ruol, Marta De Santis, Marina Bertolini,<br />
Valentina Masin, Anna Balagion<br />
cultura@amici<strong>del</strong>titolivio.it<br />
tel. 346/7537878<br />
COMITATO STAMPA - REDAZIONE DEL<br />
PERIODICO: Giuseppe Iori, Carlo Alberto Lentola<br />
periodico@amici<strong>del</strong>titolivio.it<br />
COMITATO PER LE ATTIVITA ARTISTICHE E LO<br />
SPETTACOLO: Mario Simonato, Francesca Fioroni,<br />
Massimo F. Palombi, Giacomo A. Rolma<br />
COMITATO PER LE RELAZIONI COL “TITO<br />
LIVIO”: Claudia Visentini, Daniela Del Sero<br />
COME EFFETTUARE L'ISCRIZIONE AGLI "AMICI DEL TITO LIVIO"<br />
Per far parte <strong>del</strong>l’Associazione, è necessario compilare il modulo d’iscrizione e versare la quota associativa. E’ possibile<br />
iscriversi recandosi presso l'aula di lettura o l’antibiblioteca <strong>del</strong> Liceo <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong>, ogni primo e terzo sabato <strong>del</strong> mese dalle 11.00 alle<br />
12.30 (festività escluse), dove membri <strong>del</strong>l'Associazione saranno a disposizione per fornire ogni dato informativo richiesto.<br />
In alternativa, è possibile versare la quota associativa al c./c. intestato a "<strong>Gli</strong> amici <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong>"<br />
IBAN IT 36 B 05040 12112 000000148869 e inviare il modulo (scaricabile dal sito) e fotocopia <strong>del</strong>la ricevuta <strong>del</strong> bonifico per posta<br />
all'indirizzo "<strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong>", Liceo Classico <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong>, Riviera <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong> 9, 35123 PADOVA o via e-mail a<br />
tesoriere@amici<strong>del</strong>titolivio.it .<br />
LA QUOTA ASSOCIATIVA ANNUALE E' DI €25.00<br />
(RIDOTTA A €10.00 PER I SOCI CHE NON ABBIANO COMPIUTO IL 30° ANNO D’ETÀ)<br />
Per informazioni generali sulla nostra<br />
associazione, visitate il sito web:<br />
www.amici<strong>del</strong>titolivio.it<br />
Potete anche contattarci a questo indirizzo di<br />
posta elettronica:<br />
segreteria@amici<strong>del</strong>titolivio.it<br />
<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>del</strong> <strong>Tito</strong> <strong>Livio</strong><br />
Membri <strong>del</strong> Collegio<br />
dei Revisori dei Conti<br />
Mario Saggin (Presidente),<br />
Andrea Todeschini,<br />
Francesco Murer,<br />
Paola Naso (sostituto),<br />
Celeste Monteforte (sostituto)<br />
COMITATI CONSULTIVI<br />
Membri <strong>del</strong> Consiglio dei Probiviri<br />
Armida Carbognin,<br />
Gherardo Piovesana, Claudia Visentini<br />
Gruppo informatico<br />
Matteo Riondato,<br />
Paolo Sacerdoti,<br />
Carlo Alberto Lentola,<br />
Francesco Murer, Leo Citelli<br />
COMITATO PER LE RELAZIONI CON IL<br />
PUBBLICO: Leonardo Bruni, Roberto de Luca<br />
relazioni@amici<strong>del</strong>titolivio.it<br />
COMITATO VIAGGI: Alessandro Zanella, Chiara<br />
Ruberto<br />
viaggi@amici<strong>del</strong>titolivio.it<br />
COMITATO PER LE INIZIATIVE CONVIVIALI:<br />
Camilla Bonon, Isabella Pirolo, Elisa Fassanelli<br />
convivialita@amici<strong>del</strong>titolivio.it<br />
COMITATO PER LE ATTIVITA’ SPORTIVE:<br />
Andrea Todeschini Premuda, Nicolò Sgueglia <strong>del</strong>la<br />
Marra<br />
Per qualsiasi segnalazione inerente al sito<br />
web o agli indirizzi e-mail sopra citati, potete<br />
contattare lo staff tecnico all’indirizzo e-mail:<br />
web@amici<strong>del</strong>titolivio.it<br />
Il periodico è disponibile anche in formato PDF sul nostro sito web<br />
Stampato presso Flyeralarm S.r.l., Bolzano