qui - PARROCCHIA CORPUS DOMINI
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gliosi pensieri senza desiderare di entrare in unione con la Sua volontà.<br />
Nonostante tutte le distrazioni che potrai avere, prega facendo uno sforzo tran<strong>qui</strong>llo e<br />
forse anche senza parole, per fissare il tuo cuore in Dio, che è presente in te indipendentemente<br />
da tutto ciò che ti passa per la mente. La Sua presenza non dipende dal tuo<br />
pensare a Lui. Egli è lì, infallibilmente; se non Vi fosse, tu non esisteresti. Il ricordo<br />
della sua presenza, che non vien mai meno, è il modo più sicuro per tener ancorate le<br />
nostre menti e i nostri cuori nella tempesta delle distrazioni e delle tentazioni, che necessariamente<br />
ci purificano.<br />
31. Il dono dell’intelletto<br />
La contemplazione, mediante la quale conosciamo ed amiamo Dio quale Egli è in Se<br />
stesso, afferrandoLo in una esperienza profonda e vitale che è oltre il raggio di ogni<br />
naturale capacità intellettiva, è la ragione per cui Dio ci ha creati. E benchè sia assolutamente<br />
al disopra della nostra natura, san Tommaso insegna che essa è il nostro proprio<br />
elemento perché è il pieno sviluppo di quelle profonde capacità esistenti in noi,<br />
che Dio ha voluto non potessero mai svilupparsi pienamente in altra maniera. Tutti<br />
coloro che raggiungeranno il fine per cui sono stati creati saranno <strong>qui</strong>ndi contemplativi<br />
in cielo; ma molti sono anche destinati a penetrare in questo elemento soprannaturale<br />
e a respirare questa nuova atmosfera mentre sono ancora sulla terra.<br />
Poiché la contemplazione è stata fissata da Dio per noi quale nostro vero e proprio<br />
elemento, il gustarla per la prima volta ci dà una sensazione nuova eppure stranamente<br />
familiare.<br />
Anche se fino allora tu ne avessi avuto un’idea assolutamente diversa (giacché nessun<br />
libro può dare un’idea adeguata della contemplazione, salvo a coloro che l’hanno provata),<br />
ora scopri che essa è proprio ciò che ti pare di aver sempre pensato dovesse essere.<br />
L’assoluta semplicità ed evidenza della luce infusa che la contemplazione versa nella<br />
nostra anima ci risvegliano improvvisamente a un nuovo mondo. Entriamo in una regione<br />
che non avevamo mai sospettato, eppure questo nuovo mondo ci sembra familiare<br />
e naturale. Il vecchio mondo dei nostri sensi ci sembra ora strano, remoto ed inverosimile<br />
—fino a che la luce intensa della contemplazione ci lascia, e noi ricadiamo<br />
al nostro livello.<br />
Paragonati alla pura e pacifica comprensione dell’amore in cui il contemplativo può<br />
vedere la verità non tanto con il comprenderla quanto con l’esserne assorbito, i consueti<br />
modi di visione e di conoscenza sono pieni di cecità e di fatica e di incertezza.<br />
La più vivida delle esperienze naturali è come sonno in confronto a quel risveglio che<br />
è la contemplazione. La certezza naturale più assoluta e sicura è un sogno in confronto<br />
a questa serena comprensione.<br />
L’anima si solleva dalla terra come Giacobbe che si desta dal suo sogno: vere Deus est<br />
in loco isto et ego nesciebam. Dio diventa la sola realtà, in Cui tutte le altre prendono<br />
il loro posto — e perdono il loro significato.<br />
Sebbene questa luce sia assolutamente al disopra della nostra natura, ci sembra ora<br />
«normale» e «naturale» vedere, come ora vediamo, senza vedere, possedere chiarezza<br />
nelle tenebre, avere una pura certezza senza ombra di evidenza discorsiva, essere pieni<br />
di un’esperienza che trascende l’esperienza ed entrare con serena fiducia in profondità<br />
che ci lasciano assolutamente senza parole.<br />
O altitudo divitiarum sapientiae et scientiae Dei!