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ti forzerà ad aprirti e a lasciar uscire il veleno.<br />

Per capire il pieno valore dell’obbedienza spirituale dobbiamo fare un’attenta distinzione<br />

tra caparbietà e libertà genuina. Questa distinzione è della massima importanza,<br />

perché siamo chiamati alla libertà nell’obbedienza e non al mero sacrificio di ogni indipendenza<br />

per sottostare all’autorità come macchine. La libertà più alta si trova<br />

nell’obbedire Dio. La perdita della libertà consiste nell’assoggettarsi alla tirannia<br />

dell’automatismo, sia nel capriccio della nostra ostinazione o nei ciechi dettami del<br />

despotismo, del convenzionalismo, dell’abitudine o della semplice inerzia collettiva.<br />

Una delle illusioni più comuni è che, con l’opporre i miei capricci ai dettami<br />

dell’autorità, io manifesto la mia libertà. Agisco «spontaneamente». Ma questa non è<br />

vera spontaneità e non conduce all’autentica libertà. È licenza invece che libertà. Certamente,<br />

anche questa spontaneità imperfetta può essere in sé preferibile alla morta<br />

routine di un convenzionalismo passivo, ma ciò non dovrebbe impedirci di vederne i<br />

limiti evidenti.<br />

Eppure oggi molti trovano assai difficile capire l’obbedienza religiosa, proprio perché<br />

avvertono che è troppo esigere il sacrificio della propria «personalità» e della propria<br />

«spontaneità». In verità, il problema è spesso molto confuso. Da una parte il soggetto<br />

può voler sfuggire alla responsabilità. Dall’altra, il superiore può essere mosso da capriccio<br />

o immaturità, non essendo egli stesso all’altezza di assumersi tutte le responsabilità<br />

del suo ufficio.<br />

Solo chi ha personalmente imparato a obbedire intelligentemente sa comandare intelligentemente.<br />

Così facendo, egli conosce il vero valore dell’obbedienza per il soggetto<br />

e lo stretto limite dei propri poteri. Una volta ammesso francamente che la prudenza<br />

del superiore e la sua capacità di assumersi le responsabilità del suo ufficio sono di<br />

grande importanza, bisogna anche ricordare che il soggetto deve sapere obbedire al<br />

suo superiore attuale, anche se non è all’altezza della situazione. Il soggetto può essere<br />

conscio o meno che la propria condizione non è l’ideale; ma ciò non deve influire<br />

sulla sua volontà di obbedire. La carità esige che egli ignori le eventuali debolezze di<br />

chi sta sopra di lui e il buon senso gli impone una certa prudenza nel giudicare e criticare<br />

le decisioni del suo superiore. Dopo tutto, nessuno è buon giudice della propria<br />

causa, e siamo tutti inclini a lasciarci influenzare dal pregiudizio e dalla caparbietà<br />

nello scorgere deficienze inesistenti. Quindi, anche senza voler restare deliberatamente<br />

ciechi di fronte alla verità, dobbiamo convincerci che ci sarà di gran profitto esercitare<br />

l’obbedienza anche di fronte a ordini non sempre ragionevoli e prudenti.<br />

Nell’agire così non chiudiamo gli occhi all’evidenza dei fatti né vogliamo ingannarci;<br />

ma accettiamo semplicemente la situazione per quella che è, con tutti i suoi difetti, e<br />

obbediamo per amore di Dio. Per fare questo dobbiamo giungere a una decisione molto<br />

ragionata e libera, che in alcuni casi può essere molto difficile.<br />

Nessuno può diventare santo o contemplativo abbandonandosi stupidamente a un<br />

concetto troppo semplicistico dell’obbedienza. Sia in chi obbedisce che in chi comanda,<br />

l’obbedienza presuppone una consistente dose di prudenza; e prudenza significa<br />

responsabilità. Obbedire non è abdicare alla libertà, ma fare uso prudente di questa a<br />

condizioni ben definite. Ciò non facilita in nessun modo l’obbedienza né può essere<br />

considerato un mezzo per evitare di assoggettarsi all’autorità. Al contrario<br />

un’obbedienza di questo genere fa pensare a una mente matura, capace di prendere<br />

risoluzioni difficili e di ben comprendere ordini difficili, eseguendoli con precisione e<br />

fedeltà alle volte veramente eroiche. Una simile obbedienza non è possibile senza<br />

un’ampia riserva di perfetto amore spirituale.

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