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qui - PARROCCHIA CORPUS DOMINI

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Troppo poco si capisce l’importanza della povertà spirituale, del vuoto, della desolazione,<br />

dell’abbandono totale nella vita mistica. All’esperienza contemplativa non si<br />

arriva accumulando pensieri elevati o visioni o praticando mortificazioni eroiche. Non<br />

è «qualcosa che si può comprare» con una qualche moneta per spirituale che sia. È<br />

puro dono di Dio, e deve essere dono, perché questo fa parte della sua stessa essenza.<br />

E un dono del quale noi non potremo mai, per mezzo di nessun nostro atto, renderci<br />

pienamente e rigorosamente degni. Anzi, la contemplazione in sé non è necessariamente<br />

segno di merito o di santità. E segno della bontà di Dio, e ci permette di credere<br />

più fermamente nella Sua bontà, di confidare maggiormente in Lui, e soprattutto di<br />

rimanere più fedeli alla Sua amicizia. Tutte queste cose, normalmente, dovrebbero<br />

crescere come frutti della contemplazione. Ma non sorprendetevi se la contemplazione<br />

scaturisce dal vuoto assoluto, nella povertà, nell’abbandono e nella notte spirituale.<br />

In effetti, un desiderio troppo ardente di giungere alla contemplazione può esserle di<br />

ostacolo, perché può procedere da una fissazione e dall’attaccamento a se stessi. Lo<br />

stesso desiderio di contemplazione può essere qualcosa di denso e di opaco, che riempie<br />

il nostro vuoto, ci rende schiavi di quell’idolo che è il nostro io esteriore, e ci lega,<br />

ciechi Sansoni, alla mole delle vane speranze e dei desideri illusori.<br />

State in guardia contro ogni vana speranza: in realtà queste sono tentazioni che conducono<br />

alla disperazione. Possono sembrare molto vere, molto sostanziose. Potrete<br />

arrivare a fare troppo affidamento sull’apparente consistenza di qualcosa che pensate<br />

sarà vostra tra poco. Potrete far dipendere tutta la vostra vita spirituale, la vostra stessa<br />

fede da queste promesse illusorie. Poi, quando queste si dissolvono nell’aria, ogni altra<br />

cosa si dissolve con esse. Tutta la vostra vita spirituale vi sfugge tra le dita e restate<br />

senza nulla.<br />

In realtà potrebbe essere una buona cosa, e tale dovremmo considerarla, se solo ci fosse<br />

dato di tornare alla sostanza della fede pura ed oscura, che non può ingannarci. Ma<br />

la nostra fede è debole. Anzi troppo spesso il punto più debole della nostra fede è proprio<br />

l’illusione che ci facciamo che essa sia forte, mentre la «forza» che noi sentiamo<br />

è solo l’intensità dell’emozione o del sentimento, che non hanno nulla a che vedere<br />

con la fede vera.<br />

Quante persone vi sono oggi nel inondo, che hanno «perduto la fede» insieme alle vane<br />

speranze ed illusioni della loro infanzia. Quella che chiamavano fede non era che<br />

un’illusione fra le tante. Avevano fondato ogni loro speranza su una certa sensazione<br />

di pace spirituale, di consolazione, di e<strong>qui</strong>librio interiore, di stima di sé. Poi, quando<br />

incominciarono a lottare contro le difficoltà reali ed i pesi dell’età matura, quando si<br />

accorsero della loro debolezza, perdettero la pace, abbandonarono l’alta stima di sé, e<br />

divenne loro impossibile «credere». Ossia divenne loro impossibile confortarsi, rassicurarsi<br />

con le immagini e le idee che avevano rassicurato la loro infanzia.<br />

Non riponete la vostra speranza nella sensazione di sicurezza, di consolazione spirituale.<br />

Può darsi che dobbiate farne a meno. Non riponete la vostra speranza in quegli<br />

ispirati predicatori di un cristianesimo radioso, che potranno sollevarvi, rimettervi in<br />

piedi, farvi sentir bene per tre o quattro giorni fino a quando non vi ripiegherete su voi<br />

stessi e crollerete nella disperazione.<br />

La fiducia in se stessi è un prezioso dono naturale; è segno di salute. Ma non è la stessa<br />

cosa della fede. La fede è molto più profonda; deve essere abbastanza profonda da<br />

sussistere anche quando siamo deboli o ammalati; quando la nostra fiducia in noi stessi<br />

è sparita, come pure la nostra stima di noi stessi. Non intendo dire che la fede si<br />

esercita solo quando siamo abbattuti e scoraggiati. Ma la vera fede deve poter sussi-

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